Caterina Bonetti (Pd): “Il Comune ha un’idea su cosa stia accadendo ai lavoratori della città?”

Caterina Bonetti

La consigliera comunale di Parma del Pd, Caterina Bonetti, è intervenuta in Consiglio affrontando vari temi legati all’emergenza Coronavirus, soffermandosi in particolare sulle ripercussioni occupazioni.

“La crisi internazionale causata dal diffondersi della Pandemia da Coronavirus ha mostrato al mondo intero ciò che, da tempo, si nascondeva sotto il tappeto dei grandi sistemi produttivi e di governo.

Non siamo tutti uguali, e il racconto, anche nel nostro Paese, di una comunità che insieme combatte contro il virus e insieme ne esce potrà avere un lieto fine soltanto se si deciderà di segnare un nuovo inizio, più che un ritorno alla normalità, perché la normalità, così come la conoscevamo, non era e resta non sostenibile. Con l’aggravio di tutto ciò che accadrà nei prossimi mesi di ricostruzione.

In questi giorni c’è che trascorre la quarantena al sicuro in casa, con le tutele dovute rispetto al proprio lavoro, con le garanzie necessarie per poter progettare un domani e vivere il presente limitando le angosce – già pesanti di per sé – al dramma sanitario.

Su questo non mi soffermo: altri hanno già sottolineato come una politica di tagli costanti, di equiparazione di pubblico e privato ci abbia portato ad avere un sistema quasi al collasso. Solo l’alta qualità professionale dei nostri lavoratori della salute ci permette di “reggere” l’urto e, non chiamiamoli eroi, ma diamo loro il dovuto rispetto per l’abnegazione al servizio, non sempre giustamente riconosciuta, ricordandocene quando la tempesta sarà passata.

Tornando a chi vive nel mondo che si è fermato, le disparità sono evidenti: fra coloro che avevano un lavoro tradizionale e le dovute garanzie e chi non l’aveva e ora non percepisce reddito, fra chi ha potuto continuare a lavorare in condizioni di sicurezza e chi si è trovato a gestire situazioni di pericolo pur di svolgere il proprio dovere. Non siamo tutti uguali e se per qualcuno la preoccupazione in queste giornate è la noia, per altri è non riuscire a garantire a sé stessi e alle proprie famiglie una qualità della vita decente. Chi era già disoccupato e ora non sa se e quando potrà tornare a cercare lavoro, che situazione troverà nell’imprenditoria locale, chi ha perso il lavoro, chi è in cassa integrazione con la speranza che si riparta e alla svelta, per non trovarsi a casa.

Il Comune ha in questo momento un’idea di cosa stia accadendo ai lavoratori della città? Non è una domanda retorica e lo chiedo senza alcuna polemica: quante persone hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo con il protrarsi dell’emergenza? Quante sono le domande arrivate all’Inps dalla nostra città rispetto ai liberi professionisti, quante le richieste di assistenza ai centri di volontariato e aiuto locali, a cui ovviamente va il nostro grazie? Quante aziende piccole e grandi hanno attivato la cassa integrazione? Occorre fotografare adesso la situazione, non attendere che, con il via alla progressiva riapertura, molte serrande restino abbassate, molti lavoratori non tornino al loro posto, perché serve iniziare a progettare da ora un rilancio che non può fare affidamento solo sui fondi governativi stanziati in emergenza.

Tante sono le difficoltà anche su questo, già oggi. Tutti coloro che non sono riusciti ad accedere ai fondi previdenziali delle casse professionali e coloro che si sono messi in fila per ottenere i buoni contributo spesa. I servizi sociali si trovano a dover far fronte, con i mezzi di sempre, ad una situazione straordinaria: seguire i casi già presenti sul territorio, un lavoro grosso e non semplice e, parallelamente, dover gestire un crescente numero di richieste a la burocrazia per l’assegnazione delle risorse. Sappiamo di problemi nella presentazione delle domande per il bonus spesa.

Forse il modello scelto in città per l’assegnazione dei contributi poteva essere pensato senza dover andare così fortemente in carico ai servizi, già sovraccarichi di lavoro, si poteva evitare ad esempio di pubblicare un vademecum per l’assegnazione che, essendo in forma di bozza, ha creato confusione negli aspiranti al contributo, richieste telefoniche e file davanti ai poli, così come si potrebbe ora immaginare un supporto tecnico, per la compilazione delle richieste in remoto, le domande e i dubbi degli utenti, per scaricare questa parte dagli assistenti sociali, che – come segnalato nella capigruppo – faranno fatica, per l’alto numero di utenti già in carico, a gestire tempestivamente tutte le pratiche con questa procedura. Occorre invece essere tempestivi con le pratiche, perché una parte di coloro che richiedono oggi il contributo non si può permettere di attendere settimane per andare a fare la spesa.

Su questo il volontariato a Parma ha risposto, come sempre, con grande cuore. Tante sono state le iniziative di aiuto alimentare e non per le famiglie in difficoltà, ma difficile è stato il coordinamento per la mancanza di una cabina di regia dell’emergenza efficace. Così le varie reti attivate non sono state messe a regime, creando a volte sovrapposizioni negli aiuti per chi era seguito da più realtà – i più fortunati – a volte inevitabili dimenticanze. Abbiamo un patrimonio umano e materiale incredibile, che però per essere davvero utile a tutti deve essere coordinato in modo puntuale e non c’è realtà che può avere migliore accesso a ciò che ci permette di tenere il polso della città, ovvero i dati, che il Comune.

Serve, nel bisogno, che il Comune faccia monitoraggio, metta in relazione domanda e offerta, con un unico spazio – magari virtuale – di coordinamento, dove chi ha da dare (beni di prima necessità, trasporti di spesa, servizi si supporto alla quarantena) possa essere messo in contatto con chi deve ricevere, ma in modo univoco, puntuale e tempestivo, non secondo l’iniziativa dei singoli. Su questo è importante anche per i servizi sociali che siano resi pubblici i dati statistici di chi fa richiesta per i contributi spesa poiché sono indicativi per analizzare i bisogni della città e necessari per la ricostruzione.

I dati saranno fondamentali per uscire dall’emergenza in campo sanitario – contagi reali, asintomatici, forme lievi mai diagnosticate che sarà utile sistematizzare per avere un quadro complessivo della pandemia in città – ma saranno fondamentali anche per sapere cosa ci aspetta alla ripresa, capire a quali priorità dare spazio, cosa mettere, per il momento, in panchina. Cito ad esempio un tema che mi sta molto a cuore, la cultura, e mi faccio una domanda? Si sta valutando quali finanziamenti sono già “congelati” per i contratti che giustamente dovranno essere onorati e quali invece siano ancora disponibili su Parma capitale?

Quando si parla di Parma 2021 si ragiona in termini di una riprogrammazione come se nulla fosse accaduto oppure si sta valutando quali eventi siano più utili al fine di un rilancio turistico e delle attività del territorio in base al loro possibile impatto? Si sta ragionando sull’esigenza di non lasciare sguarnite, in un momento di crisi che si prospetta ancora più lungo e complesso per spettacoli teatrali, concerti, eventi ed esposizioni a causa della loro natura aggregativa, le realtà che da anni lavorano nella nostra città portando da sempre un valore aggiunto che la caratterizza?

Personalmente mi preoccuperebbe sapere che saranno investiti fondi ancora disponibili in attività ex novo lasciando i nostri teatri, le rassegne e i festival tradizione della nostra città scoperti, perché quelli hanno tenuto viva la cultura cittadina e quelli continueranno a farlo solo se glie ne si darà la possibilità.

Siamo di fronte a un momento storico che richiede concretezza e pragmatismo, umiltà anche nel rivedere scelte che potevano sembrare sensate solo pochi mesi fa e che ora sarebbero anacronistiche. Una città vive se i cittadini sono in salute e hanno un lavoro, altrimenti la città muore e non c’è evento attrattivo, primato nazionale, attestazione di merito che possa compensare.

Usciti dall’emergenza sanitaria dovremo intervenire subito su welfare e lavoro, per non lasciare nessuno indietro.

Una nota positiva in chiusura: la Morris, azienda in crisi a inizio anno, ora ha ripreso la produzione per garantire l’approvvigionamento di disinfettanti sanitari. Lavoratori che sono tornati in azienda al servizio di questa battaglia comune. Ricordiamoci anche di questo quando si discuterà di lavoro nel nostro territorio, e di come ripartire.”

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