C’è un po’ di parmense nello spazio. Franco Bercella, l’ingegno di un visionario fra auto da corsa e aerospaziale

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“Dalle quote più alte agli abissi più profondi, dai deserti più caldi ai mari più duri, non esiste ambiente per cui Bercella non abbia sviluppato componenti”.

Lo si legge sul sito internet di Bercella ed è davvero così. Spazio, difesa, automotive e racing questi oggi gli ambiti di lavoro e fra questi l’aerospaziale rappresenta oltre il 60% del fatturato. Già nei primi anni Novanta Franco Bercella, il fondatore e attuale presidente dell’azienda, iniziò la sua avventura partendo da un hobby, cioè costruendo il suo aeroplano ultraleggero in fibra di carbonio e muovendo così i primi passi nel mondo dei materiali compositi. E oggi, a distanza di oltre 25 anni nello spazio c’è molto dell’ingegno dell’imprenditore di Varano de’ Melegari che ha fondato la sua impresa nel 1996.
Tutto è partito dalle auto – oggi il 35% della produzione è concentrato in questo ambito (e in quello delle barche da corsa). Dalla fondazione Bercella ha prodotto per il settore Racing, oltre 1.000 telai monoscocca per più di 20 diversi campionati, dalla F2 alla F3, da Indycar a Le Mans. E più di 100.000 parti di carrozzeria e strutture, diventando uno dei maggiori player mondiali. Sostengono di avere un faro guida: i materiali compositi: fibra di carbonio, fibra di vetro, Kevlar, Zylon, quarzo, preimpregnati, Honeycomb, Nomex, Rohacell, resine epossidiche, resine cianoestere, adesivi strutturali, termini più o meno noti che si sentono pronunciare centinaia di volte al giorno all’interno delle fabbriche di Varano.

Franco Bercella, è nata prima la passione per la velocità e le auto o il sogno di portare qualcosa di sé nello spazio?

Difficile da dirsi per uno che è abituato a stare sempre con gli occhi puntati verso il cielo, ma il primo amore sono state le auto da corsa.

È vero che non c’è un’auto, dalla Formula Uno in giù, che non abbia un componente prodotto da voi?
Per dirla meglio, nelle categorie delle racing formula di auto che corrono sul pianeta l’85% di queste hanno nostri componenti installati a bordo.

Spazio, difesa, automotive e racing sono gli ambiti in cui lavorate, settori altamente competitivi, quanto contano la ricerca e l’innovazione tecnologica?

La research and development è tutto se vuoi stare davanti agli altri. In un mercato che è in continuo cambiamento devi saper fare cose che altri non fanno, perché una volta che hai trasmesso questo sapere al tuo cliente nel fornirgli il prodotto commissionato, se vuoi continuare a offrire nuovi componenti devi saper qualche cosa in più che lui non sa e riuscire a dare un servizio innovativo e competitivo. Altrimenti sei come tutti gli altri.



Cosa significa lavorare in team per realizzare vettori spaziali? Quali sono i principali progetti a cui avete partecipato? Qual è il prossimo progetto che vi vede protagonisti?

Lavorare in team per noi vuole dire lavorare in simbiosi con i nostri clienti, con i collaboratori interni e quelli esterni. Solo così si raggiungono ottimi risultati in progetti che devono essere vincenti. Purtroppo non sempre ci è concesso di raccontare su cosa stiamo lavorando, a causa dei contratti di riservatezza a cui dubbiamo sottostare. Del resto lavoriamo per l’Esa l’Agenzia Aerospaziale Europea, per Leonardo per Airbus Defence & Space, per la Nasa e altre importanti istituzioni e compagnie.

In passato, per missioni su Marte abbiamo realizzato parti strutturali di sonde spaziali e strutture del trapanino spaziale Exomars. Ora invece stiamo realizzando tutti i substrati in composito su cui andranno montate le celle solari e i relativi bipodi per il collegamento pannello solare – satellite, ma non posso dire di più.

Bercella è una impresa familiare in cui lavorano donne e uomini di elevatissima professionalità: ingegneri aerospaziali, meccanici, gestionali, operai altamente specializzati. E mantiene un rapporto strettissimo con il territorio e con la scuola, perché?

Già nel 2014 abbiamo iniziato una collaborazione con le scuole e le università proprio per aiutare la crescita e per formare le competenze delle nuove generazioni di tecnici, operatori e designer, perché abbiamo bisogno di uomini e donne altamente qualificati e specializzati. Esperienza che si è consolidata nel 2016 con la nascita di Innovation Farm di cui siamo soci fondatori. Grazie a questo progetto abbiamo potuto, assieme ad altre imprese del territorio, introdurre tecnologie innovative nella didattica scolastica e sviluppare così conoscenza e saperi. Realizziamo laboratori formativi per l’apprendimento in contesti applicativi e aderiamo con convinzione all’alternanza scuola lavoro (Ptco).Tengo molto a sottolineare che nella nostra azienda l’età media è bassissima, circa 33 anni. Inoltre, siamo un centinaio e il rapporto uomini e donne è quasi il 50% (55% uomini e 45% donne). La componente femminile è presente a tutti i livelli e in tutti gli ambiti.

Tatiana Cogo

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