Centri estivi fascia 0-3 anni, 6 milioni dalla Regione per l’abbattimento delle rette, con un contributo fino a 336euro a bambino

Piccoli gruppi (composti da cinque bambini), pluralità di spazi, preferibilmente esterni, personale specializzato e che quindi sia composto di educatori. Se il bambino si ferma oltre le cinque ore è necessario prevedere il riposo, che si dovrà fare in lettini personalizzati e distanti un metro. Questi sono i punti chiave del protocollo regionale che prevede la riapertura dei centri estivi per la fascia di età 0-3, illustrato dall’assessore al Welfare Elly Schlein in commissione Cultura, presieduta da Francesca Marchetti.

“I bambini di questa fascia d’età- ha spiegato l’assessora- hanno esigenze particolari, esigenze di cui abbiamo tenuto conto nel redigere il protocollo. Saranno le strutture già autorizzate a gestire questi servizi, perché non è semplice occuparsi di questi bambini dopo tre mesi in cui sono stati in casa con i propri nuclei familiari. Il rapporto sarà di un educatore ogni 5 bambini ma può cambiare in base alle esigenze o alle attività. In caso di disabilità, è previsto un educatore a bambino”. Una scelta, quella di aprire i centri estivi per 0-3, arrivata dopo una lunga discussione con il governo, “perché non si poteva aspettare settembre, non solo per i bisogni di questi bambini ma anche per esigenze delle famiglie”. Dall’incontro col governo – ha spiegato Schlein – è scaturita la richiesta al comitato tecnico scientifico per integrare il nuovo Dpcm. “Ci eravamo messi avanti con i lavori, anche attraverso il dialogo con i sindacati, per mantenere alti glia standard qualitativi. Abbiamo previsto che le attività estive per questa fascia d’età possa svolgerla chi ha titoli di studio, dunque educatrici ed educatori professionali”.

La consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini ha rimarcato la necessità di “migliorare la comunicazione tra Regione e Comuni: molte città si sono adeguate ai vostri protocolli, ma serve una mappatura per avere un servizio più capillare possibile”. Inoltre, capitolo ‘costi’: “La riapertura dei centri è sicuramente un aiuto alle famiglie, ma si dovrà affrontare il tema delle rette”. Un tema sollevato anche da Valentina Stragliati (Lega), che ha presentato un’interrogazione proprio sul tema, evidenziando “i rigidi paletti previsti dai protocolli che producono un aumento dei costi per il personale e per l’osservazione dei protocolli sanitari. Molte famiglie hanno chiesto disponibilità dei centri estivi anche ad agosto, perché alcune aziende non chiudono. Chiediamo dunque alla Giunta se abbia intenzione di sostenere economicamente i Comuni che hanno più spese per personale e dispositivi di sicurezza.

A riguardo, l’assessora Schlein ha spiegato come “la Regione abbia previsto uno stanziamento di 6 milioni per l’abbattimento delle rette, con un contributo fino a 336 euro a bambino. L’anno scorso ne hanno beneficiato 1.280 strutture e 20 mila bambini, coinvolgendo le famiglie con reddito Isee fino a 28mila euro. Quest’anno abbiamo esteso la possibilità di usufruire di questa possibilità anche alle famiglie che hanno un genitore in cassa integrazione o a casa in malattia. Abbiamo insistito col governo per avere risorse aggiuntive. Abbiamo ottenuto- ha aggiunto ancora l’assessora- uno stanziamento di 150 milioni nel decreto Rilancio e la ministra ci ha detto che in poco tempo arriveranno risorse ai Comuni. Abbiamo anche chiesto che le amministrazioni locali sappiano a quanto ammonterà il contributo a loro destinato. Per la Regione Emilia-Romagna si tratta di quasi 10 milioni, da utilizzare per personale e sanificazione. Poi abbiamo anche dato la possibilità utilizzare i voucher baby sitter per pagare i centri estivi”.

Votata in commissione, ma bocciata dai consiglieri, la risoluzione della consigliera del Movimento Cinque Stelle Silvia Piccinini che chiedeva la modifica del Protocollo regionale per attività ludico-ricreative-centri estivi per i bambini e gli adolescenti dai 3 ai 17 anni. Un punto cruciale, per la consigliera, è la misurazione della temperatura: “Come è possibile che un Dpcm preveda l’obbligo e noi come Regione ci comportiamo in maniera diversa? Richiedere la misurazione della temperatura corporea non è un vezzo, è misura di prevenzione”.

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