Chi vince e chi perde al primo giro delle comunali di Parma (di Andrea Marsiletti)

Prima di commentare con alcuni articoli l’esito delle elezioni comunali di Parma di domenica scorsa (leggi) e il ballottaggio del 26 giugno, credo utile inquadrare con qualche numero il contesto politico che si è creato su cui poi riflettere.

In pochi, forse nessuno, avevano previsto un divario così grande tra Michele Guerra e Pietro Vignali, con il primo che ha doppiato il secondo.

Guerra è piaciuto come persona, per i toni e per la capacità di interpretare la voglia di cambiamento in città, anche e sopratutto col supporto del Pd. Il suo 44% è sopra le previsioni, il 21% di Vignali sotto, molto sotto, almeno 6-7 punti sotto.

Il Pd, per la prima volta da decenni unito alle comunali di Parma, è riuscito a dispiegare appieno la sua forza elettorale e a imporsi come il primo partito in città con il 24%, portando il 54% dei voti raccolti da Guerra, il triplo di Effetto Parma e di Fratelli d’Italia, sei volte più della Lega.

Effetto Parma passa dal 34% delle comunali del 2017 all’8,5% di ieri, la Lega dal 29% delle regionali del 2020 al 4% di ieri. Il risultato di Effetto Parma ha sorpreso qualcuno che si aspettava di meno, dimenticando che si tratta del movimento che ha governato la città con una maggioranza monocolore per dieci anni. La percentuale della Lega che esprime quattro parlamentari in provincia di Parma, due consiglieri regionali e un gruppo consiliare uscente di quattro membri lascia esterrefatti.

Pur in un contesto perdente (e magari penalizzante gli alleati), la lista civica “Vignali sindaco” raccoglie il 13% dei voti, tanti.

Meno ma sempre molti i consensi della neonata lista “Michele Guerra sindaco” (7,6%) che ha lo stesso peso elettorale di Fratelli d’Italia e, nella sostanza, di Effetto Parma. Una performance rilevante se si pensa che la “lista Michele Guerra sindaco” è nata dal niente poco più di un mese fa, composta da candidati con un’età media di 34 anni, per la quasi totalità privi di esperienza politica.

Fratelli d’Italia è il primo partito del centrodestra a Parma, più alto della somma di Lega e Forza Italia. Poteva fare di più? La destra di Parma non è mai stata così alta e riconoscibile in consiglio comunale.

Dario Costi raggiunge la soglia clamorosa del 13,5%, superiore alle attese di tutti, forse non alle sue. “Niente basta a quell’uomo per il quale ciò che basta sembra poco” diceva Epicuro.

Sorprende ancora più del 4% di Enrico Ottolini (che riporta i Verdi in consiglio comunale) il 3,5% di Andrea Bui la cui elezioni (in bilico per una manciata di voti) nell’assemblea cittadina ridarebbe voce a una sinistra forse più movimentista che comunista, più spontaneista che ortodossa, ma pur sempre a una voce anti-sistema che sarebbe utile in municipio.

Ha fatto il suo, come al solito, Giampaolo Lavagetto, che però non gli basta per entrare in Consiglio comunale. Anche lui, secondo me, meritava di esserci. Ma questo lo decidono gli elettori.

Andrea Marsiletti

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