Chiara Bertogalli (Parma Possibile): “Parma chiede dialogo, apriamo le porte alle primarie di coalizione”

Stare al chiuso non va bene: ce lo dovrebbe aver insegnato la pandemia. Il concetto stesso di chiusura, che sia l’ambiente che frequentiamo o la misura sociosanitaria che subiamo, è un concetto negativo, che porta a un rischio maggiore da un lato e a un danno economico e sociale dell’altro.

Proviamo ad applicare questo concetto alla politica, almeno dove è più facile farlo, in sede amministrativa, di elezioni comunali.

Dove le distanze si devono accorciare e le visioni più affini, alla fine, devono necessariamente convergere per il bene comune, che è quello del Comune, della città.

Una politica chiusa è deleteria, allontana le persone, suggerisce l’idea che contino solo i voti e che conti solo contarsi, non confrontarsi. Che la politica sia impositiva e non positiva, per trovare quella posizione comune, quella migliore, quella che esce appunto dal confronto.

Apprendiamo che i vertici locali di Effetto Parma e del Partito Democratico stiano dialogando per le prossime elezioni comunali di Parma: bene. E’ altrettanto positivo che questo dialogo abbia il beneplacito del presidente della Regione, non a caso eletto in uno schieramento molto ampio.

Ma se questo dialogo riguarda la scelta del “candidato sindaco” (ahinoi declinato rigorosamente al maschile nei comunicati), e si fa al chiuso, nelle mitologiche segrete stanze, e, come pare stia avvenendo, è visto dai dialoganti come presupposto di partenza di una coalizione elettorale che poi, ma solo poi, sarebbe aperta a tutti, rischia di non funzionare.
Rischia anzitutto di disperdere idee e progetti, visioni e approcci ai problemi della città, che ci sono e non si risolvono con le alleanze a tavolino. Di conseguenza, rischia di disperdere forze politiche, energie, progetti e voti.

Lo diciamo adesso perché non sia un tema della campagna elettorale prima e un alibi poi: se non si pratica il dialogo e la condivisione adesso, dopo non si potrà dare la colpa ad elettrici od elettori se vincono gli “altri”.

Il voto utile è quello che nasce dal confronto aperto, non quello imposto a scatola chiusa senza affrontare i temi.

È quello che nasce dal confronto fra idee e non dai nomi, se questi non si mettono in relazione alle idee.

Come ha precisato in modo limpido Lorenzo Lavagetto, il capogruppo del PD in consiglio comunale, che ha fatto opposizione in modo trasparente alla giunta Pizzarotti, se si vuole chiamare all’azione un perimetro di centrosinistra, e ovviamente si parla di elettorato e non di sigle, allora bisogna dare voce a tutte le sue componenti elettorali, perché si possa raggiungere un’intesa su un nome e su un progetto. 

Non riduciamo il dialogo a due attori, ma apriamo a tutte le proposte – e candidature – che possono arrivare proprio da quella stessa coalizione, da quella stessa sinistra che tutti vorremmo vedere unita.
I temi sono scottanti e le posizioni sono diverse: vogliamo metterli sotto al tappeto facendo finta di niente?

Non funzionerà.

Parliamone adesso, parliamone prima.

Lo strumento c’è, sono le primarie di coalizione, che possono essere uno splendido esercizio di democrazia anche fra posizioni lontane. Che possono essere la prova dello sforzo politico e civico, oltre che civile, nei temi e nei modi, che tutti sono tenuti a fare per il bene comune.

Noi facciamo il primo passo: siamo promotori e promotrici delle primarie come momento di sintesi, ma soprattutto come attestato di fiducia ad elettrici ed elettori.

Perché possano partecipare, proporre, discutere e infine scegliere, programma e persona.  

Ci mettiamo a disposizione e se il progetto parte, siamo consapevoli che la ricerca di una sintesi potrebbe portarci a fare passi indietro su certi temi che pure ci stanno a cuore.

Ma solo se tutti i temi saranno oggetto di discussione aperta, e se il progetto e la persona che lo rappresenta saranno davvero contendibili, con la scelta finale lasciata all’elettorato del perimetro che si può formare.
Vogliamo unire, non dividere: se recuperiamo la dimensione del dialogo,  pensiamo non ci sia modo migliore per farlo.

Chiara Bertogalli – Parma Possibile

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