“Chiediamo la carta di identità al cemento”

31/07/2012
h.15.20

Uno dei problemi più spinosi riguardanti il futuro inceneritore di Parma sarà il destino delle ceneri derivanti dalla combustione dei rifiuti.
Ceneri pesanti, quelle che finiranno sotto la griglia mobile, ceneri leggere, quelle che verranno trattenute dai filtri, prima che l’aria fuoriesca in atmosfera.
Già sappiamo che si tratta di sostanze tossiche, perché, specie quelle trattenute nei filtri e considerate rifiuto pericoloso, contengono diossine, metalli pesanti, PCB, IPA e via dicendo.
Sappiamo anche come sia difficile sbarazzarsene, tant’è che da anni sul piazzale dell’ex inceneritore del Cornocchio, a fianco della tangenziale Nord, giacciono circa 100 mila tonnellate di ceneri del vecchio impianto inceneritore.
Quello che ancora non sappiamo è il destino delle nuove ceneri prodotte a Ugozzolo. In discarica? In quale? Non è specificato nell’autorizzazione approvata dalla Provincia di Parma. Nei cementifici? In quali? Sono già stati fatti accordi? Possiamo sapere?
Ad oggi si reputa che la quota di scorie pesanti che si producono nel nostro paese si può stimare intorno a 930 mila tonnellate annue, la maggior parte delle quali viene smaltita tal quale in discarica, senza andare a recupero.
La difficoltà sta anche nell’ulteriore e costoso trattamento che le ceneri dovrebbero subire per poter essere utilizzate nei cementifici, il processo di inertizzazione, che in pochi vogliono applicare.
Ma anche la soluzione della discarica è solo apparentemente tale.
Il mescolamento delle ceneri con i rifiuti urbani può facilitare la mobilità di PCDD/F adsorbiti alle ceneri ed è così altamente raccomandabile che l’impermeabilizzazione di queste discariche e la composizione dei loro eluati sia costantemente sotto controllo.
Anche la durata di questi controlli merita una attenzione particolare, poco o nulla si sa sull’andamento nel tempo delle concentrazioni di composti organici persistenti, quali PCDD/F e PAH, in un ambiente particolare quale quello del corpo di una discarica.
Le problematiche di natura tecnica sul recupero in cementificio delle ceneri pesanti dipende soprattutto dalla natura del materiale in uscita dall’inceneritore, che presenta una notevole quantità di materiali ferrosi, materiali non ferrosi, inerti e acqua, che mischiate alle ceneri non ne consentono la lavorazione immediata in cementificio.
Basterebbe già questo per capire come sia dispendioso, quindi non conveniente, l’utilizzo delle ceneri al posto della sabbia nel cemento. A ciò va aggiunto il fatto che la qualità del cemento ne possa venire inficiata, come dimostrato anche recentemente dal riscontro di cementi di qualità talmente scarsa da mettere in crisi la stabilità degli edifici costruiti con tali miscela.
E a Treviso una palazzina è stata per questi motivi abbattuta.
Aggiungiamoci anche la crisi del settore edilizio, che sta colpendo in questo periodo e il gioco a nascondino delle ceneri diventa davvero difficile.
Negli ultimi due decenni, le “fly ash” (ceneri volatili) sono diventate uno dei prodotti più utilizzati nell’edilizia sostenibile in USA, ma questo ora potrebbe cambiare. Infatti, già dall’autunno del 2009, l’EPA (Environmental Protection Agency) sta pensando di emanare alcune regole restrittive in seguito ad incidenti avvenuti in passato con sversamento di ceneri su ampie aree di terreno.
Tant’è che al momento la legislazione USA obbliga i cementieri ad indicare sul contenitore se il cemento, in esso contenuto, deriva o no dallo smaltimento di rifiuti.
Sarebbe una precisazione importante anche per il nostro Paese.
Ognuno di noi, dovendo costruire o ristrutturare una casa, vorrebbe sapere se il suo cemento, e quindi le sue future pareti, contengano o meno materiali tossici come quelli derivati dalle ceneri pesanti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma

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