
23/07/2009
h.13.00
Tema non facile quello di Piazzale Santa Croce. La commissione di concorso di idee per la riqualificazione di questo importante nodo lungo lo storico asse della via Emilia non ha assegnato il primo e il terzo premio, secondo premio ex aequo a Recalcati Stefano e Ferrari Massimo.
Presieduta dall’arch. Dario Naddeo, dirigente dell’Agenzia per la Qualità Urbana e Architettonica, e composta dall’arch. Benito Dodi (Presidente Ordine Architetti di Piacenza), dall’ing. Luigi Minato, dal prof. Aldo De Poli (Facoltà di Architettura Università degli Studi di Parma), dalla dott.ssa Alessia Mendola (delegato del quartiere Oltretorrente), la commissione ha richiamato l’idea di prolungare verso via D’Azeglio l’attuale area centrale di piazzale Santa Croce ricavandone spazi ad uso pedonale e la ricostruzione di un pubblico passeggio come prolungamento dei viali, dando una diversa caratterizzazione all’area delle ex mura e incentrando la proposta sulla centralità di una vasca d’acqua memore della tradizione storica.
La mancata assegnazione del primo premio, però, evidenzia la necessità di approfondire un tema così complesso, dove si concentra l’intera viabilità della zona ovest della città e dove la presenza di elementi di grande pregio storico-architettonico, quali la chiesa romanica di Santa Croce o l’omonima porta farnesiana, pongono problemi di cucitura fra il centro storico e la prima periferia.
“Credo che le questioni sollevate dal concorso di idee – spiega Paolo Conforti, responsabile dell’Agenzia per la Qualità Urbana – abbiano anzitutto messo in evidenza la necessità e la possibilità di ampliare le zone pedonali di margine al piazzale, valorizzando le presenze monumentali e gli insediamenti commerciali prospicienti e riducendo di conseguenza la dimensione della grande rotonda ovoidale al centro. Questo consentirebbe di vivere uno spazio oggi quasi totalmente destinato alla viabilità”.
L’antica barriera di Santa Croce, un tempo accesso alla città per chi arrivava da Piacenza, potrebbe dunque essere ripensata recuperando l’antica funzione di “porta”, con la valorizzazione dell’accesso al Giardino ducale, della chiesa medievale, della porta cinquecentesca, del rapporto con il verde dei viali, della riqualificazione delle presenze commerciali.
La qualità urbana è infatti la compresenza nella città di elementi che definiscono nel loro insieme un senso di benessere e di sicurezza, attraverso interventi che sappiano finalmente dare una lettura unitaria di queste diverse componenti, proprio per evitare che la progettazione di uno spazio pubblico possa limitarsi a qualche panchina.
Piazze come “stanze pubbliche all’aperto”, proprio per rappresentare un momento “vitale” della città, dove i cittadini si possano sentire a proprio agio in un corretto rapporto con l’intorno.