Confermata la sentenza contro la moschea

SMA MODENA

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(non più in homepage)
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01/02/2011
h.22.00

La decisione del Consiglio di Stato conferma la sentenza del T.A.R.. Il permesso di costruire in deroga è, quindi, irreversibilmente annullato.
L’interesse della decisione è dato dalla sua motivazione: da un lato, quest’ultima ribadisce che è stato realizzato un “luogo di culto islamico” e non una mera sala riunioni; dall’altro, nega che la Moschea possa essere considerata un’opera di urbanizzazione secondaria, censurando la pretesa del Comune di ricorrere al permesso di costruire in deroga per realizzare la Moschea prescindendo dalla compatibilità di quest’ultima con la destinazione urbanistica dell’area prevista dallo strumento urbanistico.
In altri termini, il Consiglio di Stato dice al Comune che, anche ricorrendo al permesso in deroga, non gli è possibile far collocare a proprio piacimento le strutture, senza tener conto delle destinazioni fissate dal piano regolatore.
Ed è proprio questa affermazione, che evidenzia una criticità, foriera di future “tempeste giudiziarie”, della soluzione adombrata pervicacemente da questa Amministrazione per mantenere la Moschea lì dov’è. Il Consiglio di Stato, infatti, sottolinea, con tale passaggio, la necessità della coerenza delle previsioni urbanistiche, implicitamente (epperò non meno chiaramente) evidenziando la insostenibile contraddittorietà di una previsione che, in una zona produttiva, voglia consentire anche un edificio di culto.
E’ un annuncio di futuro annullamento della norma del R.U.E. introdotta da questa Amministrazione per aggirare, in via preventiva, la decisione oggi resa nota?
Chi vivrà vedrà! Di certo, fin da ora, si può e si deve denunziare come politicamente inaccettabile il ricorso alle modifiche delle norme urbanistiche per prevenire gli effetti di decisioni giurisprudenziali temute. Se questa è l’Amministrazione ispirata alla partecipazione, alla sussidiarietà e al rispetto dei diritti…

Gruppo PD

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01/02/2011
h.21.30

Dal fumoso e ipocrita comunicato della Cgil (vedi sotto) sulla vicenda della moschea si capisce solamente che, quello che un tempo era un sindacato di massa e rappresentativo del mondo del lavoro, è oggi solo una appendice politica di un partito in crisi di identità. Non è un caso che oggi la Cgil attestata principalmente su (perdenti) battaglie ideologiche, non abbia più il seguito di un tempo tra i lavoratori italiani.
Un epilogo triste certificato da un comunicato dai contenuti incomprensibili e farisei.
Se la sentenza come dice la Cgil è “ moralmente discutibile “, perché allora il sindacato attacca il Comune? Una posizione talmente ipocrita e contraddittoria da essere imbarazzante.
Sul centro islamico di Parma l’Amministrazione ha affrontato attacchi e polemiche razziste e strumentali per dare alla comunità una sede più adeguata alle sue esigenze senza creare disagi agli altri cittadini come invece avveniva con la vecchia sede in Oltretorrente. Una soluzione che accontentava sia la comunità islamica che i parmigiani, tranne quei pochi che vorrebbero i nostri quartieri chiusi e intolleranti.
In quei mesi, mai un sostegno dai professionisti dell’antirazzismo, né da chi, come i vertici della Cgil, è sempre pronto a scendere in piazza per sostenere i più svariati diritti.
Oggi, di fronte a una decisione del Consiglio di Stato che non condividiamo, ribadiamo che la scelta dell’Amministrazione è stata quella giusta. Oggi il centro islamico è un luogo di integrazione e scambio culturale.
La Cgil avrebbe fatto una figura migliore a continuare a tacere, anziché dimostrare ancora una volta che i suoi vertici sono più interessati alla battaglia partitica che ai valori e a bisogni del mondo del lavoro.

Parma Civica

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01/02/2011
h.18.40

“Il Comune, in ottemperanza alla sentenza del Consiglio di Stato, provvederà a legittimare la situazione esistente sulla base del nuovo regolamento urbanistico”. E’ quanto afferma Francesco Manfredi, assessore alle Politiche urbanistiche ed edilizie, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato relativa al Centro culturale islamico di via Campanini (nella zona del quartiere artigianale di via Venezia).
“E’ una sentenza che fa giurisprudenza – afferma l’assessore – perché per la prima volta un’autorità definisce cos’è un centro culturale islamico, anche se forse non in modo totalmente coerente con le attese delle molteplici comunità islamiche presenti in Italia.
Oggi, infatti, il 95% delle moschee presenti nel nostro Paese ha un uso come il nostro o simile al nostro, anche perché all’interno di esse si svolgono una pluralità di attività non legate al culto e neppure di tipo religioso. La comunità islamica di Parma e provincia nel momento in cui spostava la sua sede dall’Oltretorrente ci ha chiesto di vederle confermato l’uso con il quale era insediata e che per 15 anni nessuno aveva messo in discussione. Abbiamo trovato corretta questa richiesta, sia perché era l’interpretazione più diffusa in Italia, sia perché certificava la volontà della comunità di realizzare un luogo aperto alla città, dove si svolgessero iniziative culturali ed educative miranti a sostenere e facilitare il percorso di integrazione dei membri e di conoscenza della loro realtà e cultura da parte dei parmigiani.
E’ un percorso, costruito di intesa con l’Amministrazione, che ha dato in questi due anni ottimi frutti. Oggi il centro islamico è un luogo importante per la città e per i suoi membri, che fa dei progetti di scambio culturale e di integrazione uno degli obiettivi primari della sua attività, senza per altro disturbare i vicini o creare situazioni conflittuali come paventato da taluni”.

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01/02/2011
h.18.30

Si rinnova la vittoria di Davide contro Golia.
Il piccolo-grande artigiano ha avuto ragione contro la grande macchina amministrativa e la schiera dei suoi legali; dopo tre anni finalmente viene scritta la parola fine sul comportamento arrogante, prepotente e, per definizione del Tar e del Consiglio di Stato, illegale di una amministrazione e di un Assessore che, a fronte di innumerevoli e ben dimostrate verifiche dell’inadeguatezza e dell’illegittimità delle loro decisioni, hanno diabolicamente perseverato nelle loro scelte danneggiando economicamente e moralmente una comunità, quella islamica, che si era dimostrata, in un primo tempo, ben disposta ad accettare soluzioni alternative; forse non ritenevano gli amministratori di Parma di incontrare una così decisa determinazione da parte degli artigiani, e soprattutto di Cesare Piazza, nel far valere i propri diritti e nel vedere rispettate le leggi che lo Stato e il Comune stessi hanno deliberato. Questa rappresenta un’importante vittoria anche per la Lega Nord che da sempre ha supportato le battaglie degli artigiani contro l’amministrazione di Parma e unica forza politica che si sia apertamente schierata a favore del diritto e contro l’illegalità, sempre evitando di cadere nelle trappole che ci hanno teso certi politici e sindacati, vedi la Cgil, cercando di spostare il confronto dal fronte civile e urbanistico a quello dello scontro razziale. Allo stesso modo apertamente sconfessiamo chi come la Cgil, con un atteggiamento più vicino a quello degli avvoltoi o degli sciacalli, si avventano ora sulla vicenda cercando di strappare consensi presso la cittadinanza: come mai in questi anni hanno sempre e solo ciecamente difeso la comunità islamica e i loro diritti, trascurandone i doveri, e mai si sono posti il problema di valutare i diritti di chi in quel quartiere ci vive e lavora? come mai prima d’ora non hanno mai levato una protesta o speso una parola a favore degli artigiani? Perché ancora oggi cercano di accusare gli artigiani e la Lega Nord di razzismo quando invece quotidianamente sono loro che discriminano fra lavoratori e fra comuni cittadini. Riteniamo che l’onore delle cronache e i meriti vadano esclusivamente a Cesare Piazza che caparbiamente è riuscito a sconfiggere l’illegalità e l’illegittimità imposta dall’amministrazione di Parma. A noi comuni cittadini non resta che pagare i danni provocati dall’Assessore e dall’amministrazione che, esclusivamente per orgoglio personale, hanno speso impropriamente tanto denaro pubblico e fatto spendere un capitale ai musulmani.

Andrea Zorandi
Segretario sezione di Parma della
Lega Nord

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01/02/2011
h.13.50

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che, come a suo tempo il Tar, ha bocciato il ricorso del Comune e della comunità islamica contro il cambio di destinazione d’uso del capannone di via Campanini a luogo di culto dei musulmani di Parma, si è venuto a creare un autentico pasticcio.
Sulla tormentata storia del centro islamico trasferito da borgo San Giuseppe in zona artigianale, che pare essere arrivata alla resa dei conti, interviene Raffaele Tagliani, segretario confederale Cgil Parma con delega sulle Politiche per l’immigrazione, che mette in luce come “Il tortuoso percorso tecnico-legale, pieno di forzature procedurali e di ipocrisie politiche, che ha portato alla sentenza prima del Tar e oggi del consiglio di Stato, ha come peccato originale l’incapacità, o meglio la tentata furbizia, dell’Amministrazione Comunale di risolvere un problema attraverso una scelta cerchiobottista e farisea, con l’intento velleitario di accontentare alcuni protagonisti di questa storia rischiando ora di scontentare tutti”.
“Non vogliamo ora entrare nel merito della sentenza”, precisa Tagliani. “La Cgil ha sempre applicato il principio della legalità, ovvero di fronte ad una sentenza, anche moralmente discutibile, la nostra organizzazione ha sempre seguito la linea del diritto. L’osservazione di merito piuttosto è quella legata al perché si è giunti ad una situazione così delicata. Situazione che rischia di produrre danni sociali, frustrazioni collettive e una perdita di credibilità dell’agire politico e istituzionale che sinceramente ogni persona di buon senso avrebbe preferito evitare”.
“Ora – aggiunge Tagliani – chi si è da sempre opposto all’assegnazione di uno spazio pubblico riconosciuto e dedicato ad una comunità diversa dalla nostra, finalizzato alla propria pratica di culto, diritto peraltro riconosciuto dalla nostra Costituzione, canta vittoria grazie alle ambiguità di altri. Quanto coraggio serviva, in fondo, per affrontare fin dall’inizio in modo trasparente con i propri cittadini una vicenda che rischia adesso si assumere una valenza problematica per il futuro della nostra comunità, rappresentando un precedente che metterà alla prova la nostra capacità di continuare ad essere società aperta, civile e soprattutto di diritto?”
“È da queste prove di civiltà – secondo il segretario confederale – che si misura lo spessore di responsabilità e di provata democrazia delle nostre istituzioni e della nostra comunità. Ora la frittata è fatta. Vorremmo, come sempre ci si augura in queste occasioni, che da un errore ci si possa correggere, che lo sbaglio porti insegnamento. È chiaro che bisogna uscire da questa ambiguità dando una risposta certa e trasparente alla comunità islamica”.
“La Cgil rappresenta a Parma – conclude Tagliani – decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori italiani, pensionate e pensionati italiani, con i loro problemi, le loro ansie e le battaglie per i diritti e le garanzie necessari.
E in questo momento di crisi, di disoccupazione che cresce e di salari tagliati, i rischi di conflitto sociale e di guerra fra poveri crescono, e la responsabilità che ne segue altrettanto. Ma mai la Cgil ha anteposto il proprio dovere di rappresentanza che le compete come associazione d’interessi, al dovere di mantenere fede ai principi di libertà, eguaglianza di diritti e doveri, e di solidarietà indifferentemente all’appartenenza etnica, di lingua, religione, o di orientamento sessuale e culturale delle persone. Principi e valori che hanno fatto la storia democratica della Cgil e del nostro così tanto bistrattato Paese”.

Cgil Parma

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Segnalazione:
Parlando di rivoluzione proletaria…
Andrea Marsiletti racconta le sue impressioni durante l’incontro dei Comunisti Internazionalisti di Parma: “Nessun settarismo, solo un’applicazione logica di presupposti ideologici”.

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