“Era la stampa, bellezza!”: un ciclo di incontri online sull’informazione con Milena Gabanelli, Carlo Verdelli, Stefano Feltri e Piero Dominici

L'iniziativa online, promossa del Centro studi movimenti di Parma in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, per un bilancio sui cambiamenti nel sistema mediatico

Calo del 60% delle copie vendute, edicole che chiudono, inserzionisti che fuggono, la Rete che incalza i giornali, i giornali che inseguono i social network. E poi rapidità e ridondanza, emotività, spesso superficialità nel linguaggio dei media. Com’è cambiato negli ultimi anni il sistema dell’informazione? Come sta incidendo questo cambiamento sulle aspettative, sulle istanze politiche, sull’identità collettiva e individuale del nostro tempo? Se è vero che dal lavoro dei media dipende in buona parte lo stato di salute di una democrazia, com’è possibile che della qualità dell’ecosistema della comunicazione pubblica si parli, in fondo, assai poco?

Ci prova il Centro studi movimenti di Parma  a piantare un paletto in mezzo al flusso inarrestabile del sistema mediatico promuovendo un ciclo di incontri – online – sullo stato dei media in Italia. “Era la stampa, bellezza! Dal modello novecentesco alla post-verità: a che punto è l’informazione oggi?”  è il titolo dell’iniziativa, che curva in forma ironica la celebre frase pronunciata da Humphrey Bogart nel film L’ultima minaccia, nel 1952, quando la stampa era indiscutibilmente il più efficace cane da guardia della democrazia. Oggi, invece?

Alla domanda risponderanno gli ospiti dei tre appuntamenti in programma, tra i più apprezzati nomi del giornalismo e della sociologia della comunicazione in Italia: Milena Gabanelli, Piero Dominici, Stefano Feltri, Carlo Verdelli

Si partirà sabato 10 settembre, alle 17,30, in collegamento sul canale Youtube del Centro studi movimenti, con Milena Gabanelli, giornalista d’inchiesta per la quale sarebbero superflue le presentazioni: già conduttrice del programma Report su Rai3, attualmente è autrice di servizi di analisi e approfondimento sul Corriere della Sera e su corriere.it con la rubrica Dataroom. Dialogherà con lei il giornalista Marco Severo.

Secondo appuntamento una settimana dopo, sabato 17 ottobre, sempre alle 17,30 sul canale Youtube del Centro studi movimenti, quando Severo converserà con Piero Dominici, docente del Dipartimento di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Perugia; e con Stefano Feltri, direttore di Domani , il nuovo quotidiano fondato da Carlo De Benedetti.   

Chiuderà il ciclo di incontri Carlo Verdelli, editorialista del Corriere della Sera e già direttore, tra gli altri, de la Repubblica e de La Gazzetta dello Sport. Appuntamento venerdì 30 ottobre, alle 17,30,  sul canale Youtube del Centro studi movimenti.

“La necessità urgente che sottende all’iniziativa – spiega Marco Severo, coordinatore degli incontri  –  è quella di coinvolgere giornalisti di grande esperienza o protagonisti di progetti innovativi, insieme ad uno studioso di comunicazione, in una serie di conversazioni pubbliche sulla qualità dell’attuale sistema dell’informazione, tema secondo noi cruciale e che spesso, al contrario, è relegato agli ambienti degli addetti ai lavori e che quasi mai diventa compiutamente argomento di riflessione aperta”.

Il ciclo di incontri, promosso con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna,

muoverà da quattro spunti di riflessione. Dopo un’introduzione su questi ultimi “anni vissuti pericolosamente” dalla stampa italiana e internazionale, anni segnati dalla crisi economica e identitaria dei media tradizionali, le conversazioni con Gabanelli, Dominici, Feltri e Verdelli verteranno sulla relazione fra l’informazione e il digitale: linguaggi, marketing, emotività; sulla responsabilità dei grandi media nell’era delle fake news; sul rapporto potere-giornali in Italia.

Senza pretese di esaustività, “Era la stampa, bellezza!” proverà ad abbozzare un quadro sull’evoluzione dell’attuale ecosistema della comunicazione, sul ruolo, sulla responsabilità e sulla formazione professionale dei nuovi protagonisti dell’informazione, sulle abitudini emergenti e sugli spiragli di futuro, non eludendo la domanda di fondo: ma i giornali servono ancora?

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