Estrazione di rame e altri metalli (oro?) a Berceto e a Borgotaro: no dei sindaci e di Legambiente. La multinazionale: “La ricerca non ha impatto ambientale”

Nei giorni scorsi la Società Energia Minerals Italia S.r.l. con sede legale a Milano, azienda controllata dalla multinazionale Australiana Alta Zinc LTD, ha depositato una VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) al Ministero dell’Ambiente, per una nuova concessione di estrazione mineraria denominata “Corchia”.

Il progetto è localizzato nei Comuni di Berceto e Borgo Val di Taro, interessa un’area di circa 34 milioni di metri quadri, nella quasi totalità composta da campi, boschi e pratoni stabili, con la presenza di alcuni alvei fluviali e di aree sommitali rocciose. Interessa alcune zone inserite nella rete di protezione ambientale europea “Rete Natura 2000”, come nel caso del Groppo di Gorro, Belforte e Corchia.

Il progetto è finalizzato al rilascio di un permesso di ricerca mineraria denominato “Corchia” per minerali di Rame, Piombo, Zinco, Argento, Oro, Cobalto, Nickel e minerali associati.

La notizia ha destato preoccupazione tra gli amministratori locali e gli esponenti ambientalisti più attivi. Abbiamo sentito il parere (contrario) dei sindaci di Berceto e Borgotaro, del responsabile locale di Legambiente Daniele Uboldi (altro giudizio negativo) e di Geraint Harris, Amministratore Delegato della multinazionale Australiana Alta Zinc LTD.

Sindaco Lucchi, come si pone l’Amministrazione Comunale di Berceto rispetto alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) depositata nei giorni scorsi per un “nuovo permesso di Ricerca Mineraria “Corchia” per Rame, Piombo, Zinco, Argento, Oro, Cobalto, Nickel e minerali associati?

Non ci piace, a priori, dire no a nulla. Per questo fatto, come Sindaco, ho paura. Ci sono Multinazionali fortissime, in questo caso, australiane, quotate in borsa e capaci di far fruttare miliardi di dollari qualsiasi diritto minerario acquisito. Guadagnano già prima di aver estratto un grammo di minerale più o meno di valore. Sanno valorizzare e sono maestri dell’economia di carta. Quell’economia che sta distruggendo il mondo con le diseguaglianze inaccettabili e non contrastate da nessuno adesso che ha vinto, in tutto il mondo, compreso in Cina, il neoliberismo, il neocapitalismo. Basterebbe questo per essere contrari, soprattutto per avere paura. Prendo atto che l’Italia, addirittura l’Emilia Romagna, vengono trattati come gli Stati colonizzati dell’Africa del Congo dove gli occidentali rubano tutto e poi si lamentano delle emigrazioni, dei profughi. Non faremo entrare nel nostro Comune società a cui non interessano i minerali ma solo “derubare” in borsa il parco buoi. Triste sapere che anche noi sempliciotti sudiamo i soldi, magari rubiamo sul peso o sull’orario, o sulla qualità e poi portiamo i nostri guadagni, pur essendo completamente incompetenti, in borsa. Un tempo si diceva giocare in borsa ora siamo tempestati, durante il giorno, dai listini di borsa. Sono romantico come Paperon dè Paperoni sepolto nella cripta del Comune ma desidero trattare con i minatori non con le multinazionali che fanno economia di carta. Dateci una vera società di minatori e discutiamo. In questo caso, invece, personalmente non voglio neppure discutere.

Sindaco Lucchi, da dove provengono queste concessioni minerarie? Sono un’eredità del recente passato minerario oppure nascono da nuovi contratti speculativi internazionali?

Sarebbero nuovi diritti. Tutto, del passato, a Corchia, riguardo le miniere è chiuso. Grazie all’ex Presidente Provinciale Vincenzo Bernazzoli possiamo vedere parte delle vecchie miniere e portarci i nostri bambini per capire le fatiche di un tempo. Le miniere non avevano portato molto quando le hanno aperte ed erano in funzione. I residenti hanno dovuto emigrare negli USA per mangiare e chi è rimasto a casa ha vissuto a castagne e sognava il pane bianco. Non porterebbero nulla ora se non lordare l’immagine di paese bello e salubre che ha Corchia e Berceto. Abbiamo gioia per essere riusciti a far rifare il tetto all’antica chiesa di Corchia. Provo piacere perché, come Sindaco, contribuisco a lasciare, alle nuove generazioni un gioiello che rischiava di rovinare a terra sotto il tetto marcio. Provo anche gioia essendo riuscito, lo scorso anno, ad acquistare i terreni su cui sorge una miniera, quella aperta al pubblico. Lo abbiamo fatto per valorizzare i nostri tesori (aria, acqua, ambiente) e non certo per farcelo espropriare, seppur con milioni di dollari da questi australiani.

Sindaco Rossi, le faccio la stessa domanda fatta a Lucchi: come si pone l’Amministrazione Comunale di Borgo Val di Taro rispetto alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) depositata nei giorni scorsi per un “nuovo permesso di Ricerca Mineraria “Corchia” per Rame, Piombo, Zinco, Argento, Oro, Cobalto, Nickel e minerali associati?

Abbiamo ricevuto PEC del MInistero dell’Ambiente il 19 marzo con comunicazione di avvenuta pubblicazione della VIA per il permesso di ricerca mineraria di cui si parla. In questi giorni stiamo leggendo e studiando le carte. Contestualmente abbiamo aperto preliminarmente un percorso di confronto e di ascolto dei cittadini che abitano la parte di territorio del nostro Comune indicata all’interno della VIA, in queste sere si terrà una riunione (in videoconferenza, naturalmente). Tanti sono stati i contatti ed i confronti di questi giorni con molti cittadini. Da una prima valutazione, sembra si tratti, appunto, di una richiesta al Ministero di poter svolgere indagini di ricerca. Ma facendo una valutazione anche di prospettiva, indipendentemente da quelli che potranno essere i risultati della VIA, noi NON riteniamo utile al territorio l’ipotesi di una attività estrattiva. Crediamo che questo tipo di attività poco possano dare e lasciare al territorio , se non diversi tipi di problematiche di impatto, che andremo ad argomentare in una nostra osservazione all’interno della procedura in capo al Ministero. Inoltre, chiederemo a Ministero e Regione di valutare ed analizzare con la massima attenzione la pratica presentata, e di mantenere un costante livello di confronto in particolare con il territorio , i cittadini e il Comune.

Sindaco Rossi, per trovare delle miniere (molto piccole) a Borgotaro bisogna andare indietro di secoli: in compenso l’areale di ricerca cade invece in due aree protette a livello europeo (Groppo di Gorro e alta Val Cogena) e ricopre una buona parte dell’areale del Fungo porcino IGP. Cosa ne pensa?

Il fatto che diverse aree siano ricomprese in aree di pregio ed inserite all’interno della “Rete Natura 2000” e SIC deve portare , come dicevo, a un ulteriore livello di attenzione da parte degli Enti decisori (Ministero), che siamo certi ci sarà. Noi non mancheremo di farlo presente e di farlo pesare.

Dott. Uboldi, quale è la posizione di Legambiente rispetto alla VIA depositata nei giorni scorsi per attivare nuove miniere di rame, piombo, zinco, argento, oro, cobalto, nickel a Berceto e a Borgo Val di Taro?

Le attività estrattive sono disciplinate dal regolamento 1907/2008, cioè dal REACh. Non è possibile ex novo avviare un impianto, almeno in Europa, che consenta di lavorare Cobalto, Uranio, Torio, in quanto sono considerati parte del processo  come sostanze di high concern (SVHC). Cioè finché vi sono elementi in natura, il loro uso segue le normative di tutela della salute umana e dell’ambiente,  ma se si vogliono estrarre e lavorare, allora arriva il blocco. Ma, tecnicismi a parte, si sta facendo un grande sforzo per rilanciare l’Appennino, la sua economia e conseguentemente la sua attrattività. Non servono ecomostri e attività invasive che, per quanto moderne e sofisticate, comporterebbero in ogni caso una violenza agli ecosistemi. Qualcuno obietta che i minerali sono fondamentali per la nostra economia. Non sarà Legambiente ad ostacolare le imprese e mettere zeppe all’economia, però è indispensabile ragionare su quali debbano essere le scelte strategiche, per sviluppare una economia che sappia coniugare gli interessi sociali e delle imprese con la salvaguardia dell’ambiente. Si parla di riconversione ecologica. Benissimo. Allora è necessario ragionare sul corretto utilizzo delle risorse, sul riuso, sulla gestione dei rifiuti come materie prime seconde. Il tempo dell’usa e getta è finito. Per cui il nuovo paradigma non può essere basato ancora sul prelievo di risorse non rinnovabili che eroda il capitale naturale. Per questi motivi esprimiamo la nostra contrarietà anche solo a studi preliminari, che comunque preluderebbero alle attività estrattive, se autorizzate.

Uboldi, nel caso la VIA venisse approvata, quali potrebbero essere le conseguenze al breve e al medio periodo sull’ambiente? E sulla salute? La zona interessata è ricca di ofioliti, rocce con un’alta per presenza di amianto.

Se approvassero la VIA l’azienda sarebbe autorizzata a compiere gli studi preliminari che, come dicevo prima, non rimarrebbero fini a se stessi. La vecchia miniera di Corchia può essere al centro dell’attenzione nel novero di un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, che apprezzi le bellezze e le tradizioni di questi luoghi. Oltretutto l’area dell’eventuale escavazione sarebbe nel bel mezzo di un SIC (Sito di Interesse Comunitario). Motivo in più per opporsi a qualsiasi ipotesi di attività aggressive per l’ambiente.

Mr Geraint Harris (nella foto sopra), Amministratore Delegato di Alta Zinc LTD, che controlla Energia Minerals Italia, con il permesso di ricerca depositato, cosa vi aspettate di trovare? Una volta mappato il territorio, si procederà ad attivare delle vere e proprie miniere per l’estrazione di metalli?

Stiamo cercando mineralizzazioni di rame, simili a quella trovate in passato. Tuttavia, un tempo le tecniche di esplorazione non erano così efficaci come lo sono oggi, per cui speriamo di trovare qualcosa di più, rispetto a quello che le tecniche utilizzate in altre epoche hanno portato alla luce. Ed ancora, in passato, le miniere si concentravano generalmente sull’estrarre solo le zone più ricche di metallo e talvolta quello con meno valore veniva lasciato in posto spesso, purtroppo, insieme ad un significativo impatto ambientale, in superficie. Oggi le miniere cercano di estrarre quanto più metallo, con valore economico, possibile, stoccando gran parte degli scarti in sottosuolo e lasciando un impatto minimo, se non addirittura una situazione migliore di quella di partenza, in esterna. 
Non sappiamo se un giorno sarà attivata una miniera vera e propria, dipende da cosa troveremo e se le comunità locali e gli enti interessati appoggeranno una miniera, se e quando sarà il momento.
 
Mr Harris, quanto avete investito in questa ricerca? Quanto intendete investire?

Ad oggi, le attività di ricerca, a Corchia, sono ancora in una fase preliminare, per cui sono state investite solo piccole somme, per svolgere la valutazione ambientale e pianificare quello che sarà il nostro programma di lavoro. Se la licenza verrà concessa, il nostro investimento dipenderà da ciò che troveremo: risultati positivi comporteranno una spesa maggiore. Direi che un importo iniziale approssimativo da € 25.000 a € 100.000 ci dirà se c’è qualcosa di positivo e se vale la pena di investire di più. Nel settore minerario, l’impegno di capitale iniziale, per un’azienda, è molto grande, prima che venga generato qualsiasi introito. Per esempio, a Gorno (BG), dove le attività sono iniziate nel 2015, abbiamo già investito 14 milioni di euro, entrati nell’economia italiana, abbiamo creato posti di lavoro e siamo ancora in fase di esplorazione. Mettere in funzione una miniera costerà altri 75-90 milioni di euro circa e solo dopo, l’azienda potrà aspettarsi di iniziare a generare ricavi. I fondi per fare questo provengono interamente dagli investitori e il denaro viene iniettato direttamente nell’economia italiana, poiché riteniamo che l’Italia sia un buon paese in cui investire e perché la geologia non è stata adeguatamente esplorata, negli ultimi 50 anni.
 
Mr Harris, da dove partono queste ricerche? Da quali fonti scientifiche?

Lavoriamo con diverse università italiane (es. Genova, Milano, Torino, Napoli, ecc.) per aiutarci a vicenda ad imparare di più e per dare la possibilità ai ricercatori italiani di fare esperienza pratica, di campo. Inoltre, abbiamo consulenti e terzisti, sia italiani che stranieri, che forniscono servizi quali il campionamento e il rilievo geofisico. Questi soggetti operano in tutto il mondo e secondo noi, è utile che applichino la loro esperienza in Italia e la condividano, con la speranza di trasferire alcune competenze moderne ad un paese che non ha avuto miniere di metalli attive per diverse generazioni.
 
Pandemia Covid e difficoltà nel reperimento di metalli: Mr Harris non è che il Covid c’entra anche con l’accelerazione di queste ricerche? 

No. Alta Zinc ha iniziato le ricerche in Italia molto prima del Covid (dal 2015). L’estrazione mineraria è un business a lungo termine che, se fatto correttamente, può creare occupazione per diverse generazioni (ad esempio, la miniera di Gorno ha operato con successo per oltre 100 anni).
 
Andiamo sempre più verso la mobilità elettrica, affamata di rame e altri metalli: con Alta Zinc LTD vi aspettate che questo fattore aiuti nell’approvazione della VIA? Sacrificare un po’ di zone protette montane spopolate a favore del benessere delle pianure densamente abitate e inquinate dallo smog.

No, immagino che l’approvazione della VIA dipenderà in gran parte dal fatto che il rischio ambientale legato alle attività sia considerato accettabile. Il nostro attuale programma di lavoro, per la ricerca, è leggero e non causa alcun impatto ambientale, per cui spero che potremo ottenere la licenza. Dopo di che, il processo proseguirà passo dopo passo, in collaborazione con la popolazione locale e con gli enti preposti.
 
Non è necessario alcun sacrificio – la produzione di metalli è parte significativa dell’economia di diversi paesi dell’UE, in particolare: Spagna, Svezia, Irlanda e Finlandia. Questi paesi operano in modo sostenibile e rispettando l’ambiente, creando un impatto minimo.
 
È vero che senza metalli non ci sarebbe civiltà (la civiltà romana ne è un elegante esempio). Attualmente, la maggior parte dei metalli vengono riciclati e ciò consente di soddisfare parzialmente la richiesta ma, a causa della domanda crescente (nuove case, turbine eoliche, veicoli elettrici, smartphone, ecc.) e del fatto che un po’ di metallo si perde abitualmente nel processo di riciclaggio, c’è sempre bisogno di nuovi metalli, da estrarre. L’UE si rifornisce della maggior parte dei metalli al di fuori dei suoi confini, prevalentemente dalla Cina e dai paesi in via di sviluppo, dove le condizioni di lavoro e i controlli ambientali non sono sempre così rigorosi come all’interno del territorio europeo. Ad ogni modo, non ci dovrebbe essere il “sacrificio” di alcuna area, come può essere accaduto in passato, o come può tuttora accadere nei paesi meno sviluppati.

Mauro Delgrosso

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