Fabio Fecci scrive alle più alte cariche dello Stato sui rischi e responsabilità dei sindaci

In vista della mobilitazione dei Sindaci promossa da ANCI e prevista il 7 luglio a Roma, il Sindaco di Noceto e Vicepresidente ANCI Emilia Romagna Fabio Fecci ha scritto una lettera al presidente di ANCI ed alle più alte cariche dello Stato sui temi relativi al ruolo dei Sindaci – sempre più investiti di rischi e responsabilità – e delle riforme urgenti da mettere in campo:

“Prendendo spunto dalla vicenda della sindaca di Crema, destinataria di un avviso di garanzia a causa di un infortunio di un bambino al nido comunale, che segue ad altri episodi analoghi, interviene anche il sindaco di Noceto Fabio Fecci, Vicepresidente ANCI Emilia Romagna, con alcune riflessioni sul ruolo dei Sindaci
<< Siamo gli interlocutori diretti dei cittadini, l’anello di congiunzione con il territorio, investiti quotidianamente di mille problemi di ogni tipo.Il nostro è un ruolo appassionante, ma non compreso nei fatti dalle istituzioni sovraordinate, un ruolo difficile e sempre più rischioso. Spesso ormai firmare un atto è diventato esporsi ad abuso d’ufficio, non firmarlo – al contrario – può diventare omissione d’atti d’ufficio. Siamo esposti a responsabilità enormi, che spesso affrontiamo con un grande senso di solitudine, perché ci muoviamo all’interno di un quadro normativo che non ci tutela affatto, dove sono controversi i perimetri di responsabilità gestionali e politiche, gestito da una magistratura che spesso assume posizioni incomprensibili.

E’ chiaro allora quanto l’ANCI – che però siede ai tavoli della Conferenza Stato Enti Locali – abbia suo malgrado un ruolo di poco peso, nonostante i suoi numerosi tentativi di farsi ascoltare nei palazzi delle istituzioni centrali. Di conseguenza questa associazione oggi purtroppo sembra incapace di tutelare i Sindaci, la loro dignità e anche di rappresentare i Comuni di dimensioni medio piccole – ben 7192 sul totale dei 7903 Comuni italiani – che sono in realtà quelli più bisognosi di far sentire la propria voce. E la calendarizzata manifestazione a Roma del 7 luglio, che ci vedrà sfilare con temperature torride vestiti delle nostre fasce, non è la migliore dimostrazione di quanto i Sindaci si sentano abbandonati, non compresi e marginalizzati dalle istituzioni centrali?

Forse i tempi sono maturi perché ANCI ripensi al suo ruolo, al suo assetto ed alle sue strategie. A figure dall’innegabile impegno e competenze come quella del suo presidente – Antonio Decaro – e di molti dei suoi collaboratori, si affiancano purtroppo anche Sindaci abituati a parlare molto, guidati più da logiche partitiche che dal perseguimento dell’interesse collettivo, che sembrano puntare più ad avere visibilità che a risultati concreti.

Emblematico il caso di quel Sindaco che alla fine del mese di febbraio 2020, agli esordi di una situazione inedita ma già dai contorni evidentemente allarmanti – divenuta poi pandemia – è apparso sui media esortando a non lasciarsi prendere dal panico, affermando che si trattava di una banale influenza, che i ceppi erano localizzati in due parti d’Italia e i contagi solo casi isolati, proponendo una campagna contro le mascherine e sostenendo che questa malattia non avrebbe portato alla morte.

Nel mio Comune, nello stesso periodo, io avevo già sospeso e chiuso tutto quanto possibile, a costo di subire critiche pesanti, che poi hanno cambiato direzione quando Noceto si è dimostrato un paese con basso numero di contagi e di decessi rispetto a realtà di analoghe dimensioni. Eppure questi Sindaci, nonostante l’enormità delle loro dichiarazioni, sono ancora al loro posto, alcuni fanno i responsabili degli enti pubblici per i partiti di appartenenza e appaiono sistematicamente in TV. Che credibilità possono avere persone così e come ci possiamo fidare di loro?

Oggi sembra che i protagonisti siano quanti fanno dichiarazioni sensazionalistiche e appaiono continuamente sui social, mentre elementi come competenza, serietà e impegno sono diventate secondarie.D’altra parte tutto questo è di grande evidenza anche a livello delle istituzioni centrali.

Nel 1992-1994 il vuoto lasciato dalla politica è stato occupato dalla Magistratura, e in particolare nell’ultimo decennio sono state per la maggior parte persone incompetenti ad occupare i posti di rilievo. Ne è un esempio l’impossibilità dei cittadini di scegliere con il voto diretto i parlamentari nei propri territori.

Poi c’è stata la nascita di pseudo partiti o movimenti rappresentati da persone pescate casualmente nella società civile con l’unico merito di avere saputo cavalcare la protesta, risultati poi incapaci di passare dalle parole ai fatti.

Abbiamo bisogno di impegno esente da protagonismi e personalismi, di idee e capacità di tradurle in realtà, di persone con voglia di fare politica vera e ricca di valori che dia risultati per il nostro paese a medio e lungo termine. La classe politica deve riabilitarsi, liberarsi di tanti soggetti di basso profilo che lavorano solo per affermarsi sui social e contare i “mi piace”, occorre puntare su competenze, qualità, motivazioni reali.

Il mio appello è che le problematiche che affliggono cronicamente il nostro paese vengano individuate e fattivamente affrontate. Non solo quando i riflettori si accendono sull’uno o l’altro caso che sale alla ribalta della cronaca, per poi spegnersi.

Un male da estirpare è la burocrazia, che ci attanaglia e paralizza per tempi insostenibili, che i cittadini giustamente non comprendono e penalizza pesantemente tutti. Basta a quella pletora di adempimenti che ingessano i nostri uffici, dove ci sono persone motivate e serie, perché non è vero che i dipendenti dei comuni non lavorano, o quantomeno la regola non è questa.

Da ripensare con urgenza anche ai poteri, competenze e responsabilità dei Sindaci, attraverso una revisione del Testo Unico Enti Locali, del resto anche la pandemia, nel fare emergere tante criticità, ha ulteriormente dimostrato quanto il nostro ruolo sia fondamentale sui territori.

Da riformare anche la rappresentanza degli Enti Locali, ora raggruppati in due gruppi, i piccoli Comuni – circa 5mila500 – al di sotto dei 5mila abitanti, e poi tutti gli altri. In questo secondo gruppo però ci sono anche tutti i Comuni di medie dimensioni, che hanno situazioni e problematiche ben diverse rispetto a quelli veramente grandi. Credo che occorra identificare una soglia, che potrebbe essere quella dei 15mila abitanti, che sono il 91 % sul totale dei Comuni italiani. Io, interpretando anche il pensiero di molti miei omologhi, come Sindaco di un Comune di 13mila abitanti rivendico una rappresentanza distinta rispetto a quella di Comuni, ad esempio, capoluogo di provincia o di regione. Chi sta alla guida di questi ultimi, oltre ad avere forti agganci con le istituzioni centrali, ha grandi apparati politico amministrativi cui delegare le problematiche, noi dei Comuni medio piccoli invece dobbiamo affrontarle in prima persona, rimboccarci le maniche ogni giorno, parlare alla gente e passare con celerità dalle parole ai fatti. Per questo vogliamo che la nostra voce giunga in maniera chiara e diretta sui tavoli dove si assumono le decisioni.

E sarebbe interessante vedere qualche parlamentare che dice di legiferare a favore dei Sindaci, lasciare la poltrona per candidarsi a Sindaco di un Comune medio piccolo, per vedere innanzitutto se ottiene i voti per essere eletto e successivamente se è in grado di amministrare fattivamente, perché in queste realtà occorre essere veramente presenti sul territorio e fra i cittadini.

E ipotizzando di sostituire il migliaio di parlamentari con altrettanti Sindaci presi fra quelli dei 7192 Comuni medio piccoli esistenti in Italia, sarebbe interessante scoprire che questi sarebbero veramente in grado di cambiare faccia al nostro Paese in tempi rapidi, attraverso riforme concrete e scaturite da una reale conoscenza dei territori e delle problematiche da risolvere.

Se siamo arrivati a questo punto significa che bisogna davvero cambiare passo e in certi contesti anche le persone che sono al vertice da troppo tempo, dando la possibilità di occupare posti di rilievo a chi ha dimostrato di avere lottato realmente per salvaguardare i diritti dei cittadini. Dimostrando capacità e competenza.

Inaccettabile il fatto che al momento i Comuni risultano esclusi dalla discussione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR, e che oltre il 90 per cento di essi – tutti quelli con popolazione inferiore ai 15mila abitanti – ad oggi non potrà beneficiare dei fondi per la rigenerazione urbana e la sostenibilità, sfide fondamentali per il futuro dei territori, così come quella della progettazione degli interventi a contrasto del dissesto idrogeologico, tema sul quale è indispensabile che si crei un tavolo dove possano sedere anche i Comuni medio piccoli, i cui Sindaci – in materia di pianificazione territoriale – devono essere strutturalmente supportati da figure dotate di competenze specialistiche.

Dico allora al presidente ANCI Antonio Decaro che auspico veramente che la manifestazione del 7 luglio – trasversale ad ogni schieramento e appartenenza, anche dato l’attuale contesto politico – sia fruttuosa, che sia il preludio di una concreta stagione di riforme che preveda l’ingresso dei Comuni nei palazzi di potere per assumere finalmente un ruolo determinante all’interno dei processi decisionali, sia per erogare ai cittadini servizi di qualità con maggiore prontezza e semplicità, sia per dare maggiore dignità e chiarezza al ruolo dei Sindaci, due obiettivi necessariamente correlati. Il nostro è un ruolo appassionante,
ma messo da tempo fortemente in crisi, con il risultato che nella società civile stanno scomparendo le motivazioni nel volerlo ricoprire.”

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