Per l’Amministrazione Guerra sono passati i fantomatici primi 100 giorni di governo che da sempre giornalisticamente rappresentano una tappa simbolica su cui fare il punto.
Al di là dell’approvazione in Consiglio comunale dell’omnicomprensivo documento delle linee programmatiche, finora, a mio giudizio, il Comune di Parma non è riuscito a comunicare, o a mettere a fuoco, le sue priorità. Se interrogassimo cento parmigiani che passano per strada, nessuno saprebbe citare un solo obiettivo definito dall’Amministrazione comunale. Lo stesso limite dimostrato in campagna elettorale.
La “discontinuità” col pizzarottismo, che è stato il leitmotiv della campagna elettorale, tanto in attacco quanto in difesa, è evidente nella composizione della giunta, negli equilibri in consiglio comunale, nella storia e nel ruolo del vicesindaco, nell’utilizzo minimale, quasi svogliato, dei social, per non parlare del tema dei cargo che fa emergere un’autonomia da Bologna che non era scontata. Pizzarotti, poi, ci ha messo tanto del suo per farsi archiviare con una spregiudicata e alla fine inconcludente gestione della propria candidatura in parlamento.
Nei primi ed estivi mesi l’Amministrazione comunale si è alimentata soprattuto del dinamismo e del brand di un sindaco fresco, civico, che va dappertutto… e dove va raccoglie spesso simpatie. Un sindaco che deve rimanere terzo rispetto alle componenti della sua alleanza e alla città, continuando a non intrupparsi, anche solo con dichiarazioni che comunque non sposterebbero nulla, con la politica nazionale, e dedicandosi alla crescita del giovane movimento civico che ha promosso la sua lista civica e in un mese, dal nulla, ottenuto l’8% dei consensi.
Oltre all’attivismo del sindaco, si percepisce la costruzione di una rete fatta di ascolto, incontri, rapporti personali e politici del vicesindaco Lorenzo Lavagetto, a cui i parmigiani ormai riconoscono una rappresentanza praticamente esclusiva in città del primo partito locale esercitata in modo definito e leale.
In questo contesto si inserisce una minoranza divisa, perchè tale era già in campagna elettorale con una pluralità di candidature a sindaco, che non ha nessuna intenzione di fare fronte comune, con alcuni partiti usciti a pezzi tanto alle comunali quanto alle politiche, e con la lista più votata che si è avventurata in un “Governo ombra” già condannato all’indifferenza.
Priamo Bocchi, capogruppo di Fratelli d’Italia, appare colui chiamato a svolgere il ruolo di alternativa al guerrismo. Il vento politico gli spira a favore, ma non basta. Stare all’opposizione è una solitudine faticosa e difficile da mettere a reddito politico, soprattutto quando c’è uno che piace e un altro che costruisce la rete. Quella rete che i pizzarottiani non dico non sono stati in grado di costruire in dieci anni, ma neppure hanno mai pensato di realizzare… un’ingenuità e una sottovalutazione che hanno pagato care.