Ian Curtis si impicca, nasce il dark

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Dark Daily
, musica, costume e moda a tinte scure e gotiche
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23/09/2010
h.13.30

La musica dark è uno dei filoni più floridi dell’intera scena new wave inglese che nasce nei primi anni ‘80 e prende il ben più suggestivo nome (dal punto di vista letterario) di musica gothic.
Musicalmente, siamo in presenza di suoni cupi, ossessivi, tetri, mentre, dal punto di vista lirico, l’indice viene puntato verso atmosfere lugubri o, comunque, opprimenti, malinconiche, tristi: in una parola, la cifra stilistica del dark è un romanticismo sì minimale e oscuro, ma quanto mai ricco di tensione emotiva.
Simbolo di questa visione della vita e progenitore-catalizzatore di tutte le caratteristiche del “mood” dark che abbiamo evidenziato fino ad ora è sicuramente Ian Curtis, leader degli indimenticabili Joy Division, morto suicida a soli 23 anni.
Caratteristiche dal punto di vista scenico nei Joy Division erano le digressioni, le degenerazioni e le movenze di Ian Curtis, con le quali il front man simulava gli attacchi provocati dalla epilessia, da cui era affetto e che forse va annoverata tra le cause che lo spinsero al suicidio. Suicidio che avvenne alla vigilia di un tour americano che aveva già fatto registrare uno straordinario successo in prevendita, poco prima dell’uscita del secondo album, Closer, la cui copertina (raffigurante una delle statue del cimitero monumentale di Staglieno, nei pressi di Genova) era stata decisa prima della morte di Ian Curtis, almeno così giurarono gli altri componenti del gruppo. Ian Curtis fu trovato impiccato alla rastrelliera della cucina della abitazione di sua moglie Deborah, nel quartiere di Macclesfield, la mattina del 18 maggio 1980.
Con lui finì la tragica avventura dei Joy Division. L’immaginario lirico presenta tinte fortemente goth, intrise della disperazione personale di Curtis. In più passaggi le liriche nascondono messaggi di morte che preannunciano i propositi suicidi del loro giovane autore (New Dawn Fades, Something Must Break, Disorder, Insight, Passover), rendendo lugubre ed opprimente l’atmosfera delle canzoni, nelle quali non si rinviene mai una apertura rispetto a tale clima ossessivo.
Caratteristica musicale principale, accanto alla voce singolarmente baritonale e melodrammatica di Ian Curtis, è invece il dominio del basso di Peter Hook e della batteria di Stephen Morris, a discapito della chitarra di Bernard Sumner. 
I Joy Division restano oggi tra le più famose ed influenti band della storia della musica moderna. La disperata malinconia dei testi (I remember when we were young cantava il ventenne Curtis) e le musiche spesso veloci e cadenzate che li sottolineavano, per quanto abbiano costituito la cifra stilistica inimitabile dei Joy Division, hanno rappresentato il modello con il quale hanno dovuto fare i conti tutti i gruppi inglesi pop-rock degli anni successivi. Come i Sex Pistols, e il punk in generale, avevano insegnato che si poteva suonare anche senza essere dei virtuosi, così i Joy Division, dettarono la linea ad una generazione che non aveva alcuna voglia di sorridere, mostrandole che non si era costretti a farlo neppure su un palco.
Dopo la morte di Ian Curtis, gli altri tre membri del gruppo continuarono l’attività dando vita ai New Order. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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