Il ballottaggio di Parma del 2022 sarà completamente diverso: l’identikit dei candidati

Candidato del Pd o di Effetto Parma, della Lega, FdI o civico?

E’ finito anche il lockdown della politica di Parma che da qualche settimana ha ripreso, a tutti gli effetti, a ragionare e ipotizzare scenari per le prossime comunali del 2022.

Il sondaggio di qualche giorno fa del Sole 24 (leggi), poi, ha scaldato ancora di più gli animi.

E’ fatto noto che le elezioni comunali di Parma si decidano al ballottaggio, dove, storicamente, ha sempre contato di più la rendita di posizionamento politico che la qualità dei candidati e dei programmi.

Lo sa bene Pizzarotti che, per ben due volte, al secondo turno contro il centrosinistra ha fatto il pieno dei voti di centrodestra, che lo sostenne in massa per sconfiggere prima Vincenzo Bernazzoli e poi Paolo Scarpa.

In entrambi i casi al ballottaggio fu un voto di posizione, contro il Pd. Nel 2012 gli elettori di centrodestra si mobilitarono con un entusiasmo fin esagerato per votare Pizzarotti che neppure sapevano chi fosse, così come non avevano mai sentito nominare alcuno dei suoi candidati consiglieri. L’unica cosa di cui erano a conoscenza era che Pizzarotti non avesse alcuna competenza amministrativa, al pari di tutta la sua lista. Ma non si formalizzarono, l’antagonismo contro il Pd era troppo forte, e Pizzarotti passò dai 17.100 voti del primo turno ai 51.200 del secondo, mentre Bernazzoli rimase inchiodato ai suoi 34.000 voti iniziali.

Stesso identico schema nel 2017: questa volta gli elettori di centrodestra sapevano chi fosse Pizzarotti, lo avevano criticato duramente per 5 anni, ma al ballottaggio piuttosto di consentire l’elezione di Scarpa, lo rivotarono senza esitazione, con tanto di appelli al voto di Salvini e Meloni. Al ballottaggio Pizzarotti passò dai 26.500 voti del primo turno ai 37.200 voti, mentre Scarpa rimase, pure lui, al palo (da 25.000 voti a 27.000).

Nel 2022 sarà un altro film. Lo schema sarà completamente diverso, perchè il centrodestra andrà di sicuro al ballottaggio dove sfiderà il centrosinistra (ovvero alleanza Pd-Effetto Parma, sia essa al primo o al secondo turno). Quindi gli elettori esclusi dal ballottaggio, che decideranno chi sarà il prossimo sindaco di Parma (o col loro voto e stando a casa), saranno quelli di sinistra e del M5S, nei quali è più forte l’antagonismo al Salvini rispetto al Pd.

Pertanto, sulla carta e a parità di altre condizioni, il candidato più forte di Pd-EP è quello in grado di fare il pieno a sinistra e di farsi votare dai grillini.

Al ballottaggio, quantomeno stante i posizionamenti politici, il centrodestra non avrà più nulla da raccogliere, avendo fatto il pieno dei suoi voti già al 1° turno. Il centrodestra si ritroverà al secondo turno nelle stesse condizioni in cui si è ritrovato il centrosinistra negli ultimi dieci anni: solo contro tutti, in un contesto politico non favorevole, se si considera che alle regionali 2020 in città il centrodestra raccolse il 39,3%, contro il 49,7% del centrosinistra.

Per vincere il centrodestra dovrà per forza puntare su una candidatura civica in grado di creare una lista civica vera che non rappresenti lo spostamento surrettizio di qualche migliaia di voti già interni al consenso dei partiti della coalizione ma aggiuntivi.

Da solo, oggi come oggi, il centrodestra non ce la farebbe.

Secondo me lo hanno capito.

Glielo ha insegnato anche la Borgonzoni.

Andrea Marsiletti

perlavalbaganza