Il campo di Moria brucia, agire subito! Presidio a Parma

“Non possiamo chiudere gli occhi davanti alla catastrofe umanitaria che sta avvenendo nel campo profughi di Moria, sull’isola greca di Lesbo, completamente distrutto da un incendio nei giorni scorsi; E’ inaccettabile che in Europa, nel 2020 si creino situazioni che non rispettano alcun diritto umano”. E’ il messaggio che Ciac e altre realtà sociali (Art-Lab, Caritas, Nigrizia, Comitato Chiamata contro la guerra, Coordinamento pace e solidarietà, Gruppo diocesano Pace Solidarietà e Ambiente) hanno voluto lanciare ieri durante un presidio in piazza Garibaldi.

“Serve un intervento immediato che permetta la redistribuzione di uomini, donne e bambini nel resto d’Europa”.

Presenti alla manifestazione oltre 50 persone che, con cartelli e interventi al microfono, hanno chiesto un intervento immediato a Lesbo ma anche una modifica della politica sulle migrazioni. “Condividiamo – ha spiegato nel suo intervento il presidente dell’associazione parmigiana, Emilio Rossi – l’appello di decine di realtà italiane e internazionali: oltre 13mila persone hanno perso tutto nell’incendio che ha distrutto il campo, si trovano senza nulla e vivono per strada, è necessario rispondere all’emergenza ma anche ripensare ad un sistema di accoglienza, che non può essere basato su grandi campi come quello di Moria, ma su una accoglienza integrata e diffusa sui territori”.

Alcuni paesi dell’Unione Europea, come Germania e Olanda, si sono detti disponibili ad attivarsi per accogliere alcuni richiedenti asilo provenienti da quei territori e decine di manifestazioni, sotto l’hashtag #abbiamoposto, sono state organizzate in decine di paesi. “E’ chiaro – ha continuato Rossi – che poco più di 10mila uomini, donne o bambini non possono rappresentare un problema di accoglienza per un continente come l’Europa, ma per quelle persone significa avere salva la vita. Per questo è necessario agire immediatamente, senza se e senza ma”.

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