Il dramma degli albergatori, solo il 10% degli hotel della provincia è aperto. INTERVISTA a Emio Incerti, presidente di Federalberghi Parma

Nella foto: Emio Incerti, Presidente Federalberghi Parma

Tempi duri per il turismo e per alberghi: solo il 10 per cento delle strutture di città e provincia ha riaperto, pur non essendoci alcun divieto.

Lo rende noto Emio Incerti, presidente di Federalberghi Parma che ci racconta l’andamento delle attività, fra nuovi obblighi e carenza di liquidità.

“La situazione è ferma, esattamente come lo era a fine febbraio, inizio marzo quando abbiamo ricevuto tutte le disdette praticamente fino a fine anno. È un vero peccato perché avevamo lavorato molto i primi due mesi. Tre strutture in provincia, a Salsomaggiore, Monticelli e Collecchio, hanno ospitato pazienti Covid dimessi dagli ospedali, per fare la quarantena post ricovero, qualcuno in Appennino è rimasto aperto per ospitare operai al lavoro. Molti hanno posticipato a giugno l’apertura, altri a settembre, altri addirittura apriranno la primavera prossima. Anche perché luglio e agosto è sempre stato un periodo morto per noi e quest’anno lo sarà ancora di più”.
Sì perché il turismo – che in Italia vale il 13% del pil – è fermo a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria e le città che vivono di questo sono praticamente deserte. Fino al 3 giugno sicuramente non ci si potrà spostare nemmeno fra le regioni italiane. Il 15 giugno dovrebbe – e il condizionale è più che mai d’obbligo – essere il d-day per la ripartenza degli spostamenti, anche per ragioni turistiche, in Europa. Tutto ciò sempre che non aumentino i contagi e che alcuni stati – vedi Austria e Svizzera – non chiudano i confini verso il “Bel Paese”, impedendo il passaggio dei cittadini del nord Europa. La Grecia, per esempio, ha appena annunciato che il 15 giugno riaprirà i propri confini a 29 paesi e fra questi non c’è l’Italia.
Le poche strutture aperte sono orientate principalmente sui clienti business: “È così, anche se la pandemia ha costretto tutti a rivedere il modo di lavorare. Conference call e smart working se per alcuni sono un vantaggio, per noi ovviamente non lo sono, perché diminuiscono anche i clienti che un tempo sostavano perché in città per affari o per lavoro – dice Incerti. E noi contiamo sul fatto che, nel breve periodo, siano proprio i clienti business a far ripartire il settore alberghiero. Un tempo – scherza nonostante tutto Incerti – sognavo un albergo a Venezia o Roma, ora decisamente no”.

Qual è il suo giudizio sul bonus di 500 euro per le vacanze?

“È un provvedimento nato male, speriamo che vengano accolte le osservazioni e di Federalberghi e che vengano recepiti gli emendamenti. Ma per come è studiato, per gli alberghi di città come la nostra non servirà a niente. Sarebbe stato meglio fare assegni frazionabili. In modo da poterli utilizzare in più occasioni e in modo più flessibile”.
Anche sul fronte dipendenti per il settore non va meglio: “La cassa integrazione ci ha permesso di andare avanti, chi ha dipendenti ne ha usufruito, ma avremmo bisogno di altre settimane”.

Per gli alberghi, così come per la maggior parte delle imprese, si configura un grosso problema di liquidità. Lei crede che qualche struttura non riaprirà proprio?

“Speriamo di no, speriamo che non accada, le imprese a conduzione familiare in qualche modo riusciranno a cavarsela, i problemi maggiori li avranno quelle più strutturate. Comunque abbiamo bisogno di aiuti concreti. Il Comune di Parma ci ha dato una mano dilazionando il versamento delle tasse di soggiorno, quelle del primo trimestre che dovevano essere versate il 15 aprile sono state spostata al 15 ottobre e saranno dilazionate anche quelle del trimestre successivo. Anche il fatto di non versare la prima rata dell’Imu è stato molto utile. A livello nazionale Federalberghi sta chiedendo alcuni correttivi per il settore del turismo, per ciò che riguarda il credito d’imposta e i limiti di fatturato, perché ciò che è stato pensato fino ad ora non basta”.

Le strutture ricettive che hanno riaperto registrano un forte aumento dei costi: “Ci sono i dpi, i prodotti per la sanificazione e molte strutture hanno dovuto rivedere gli spazi e gli addetti. Faccio un esempio: la colazione a buffet, in cui il cliente si serve in autonomia, non è più possibile con le nuove norme sulla sicurezza, occorre del personale per il servizio. Chi fa anche ristorazione deve praticamente dimezzare i coperti per la questione del distanziamento sociale, poi vanno sistemati gli accessi, i percorsi, insomma sosteniamo molte spese in più”.

Cosa vede nell’immediato futuro?

“Onestamente credo che questo per noi sia un anno perso, dobbiamo capire cosa succederò dopo che le regioni e le frontiere riapriranno, ma fondamentalmente sarà bene lavorare tutti assieme per il 2021. Alcuni eventi e fiere sono ancora in calendario fra settembre e ottobre, ma la maggior parte sono state posticipate di un anno. Dobbiamo cercare di promuovere insieme il nostro territorio, magari aggiungendo un evento di rilievo che possa attrarre le persone per il 2021, visto che, fortunatamente, il titolo di Capitale Italiana della Cultura, Parma lo avrà anche l’anno prossimo”.

Tatiana Cogo

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