Il frate buono

Il frate buono


Tutti portano nel cuore Padre Lino
lui che già in vita aveva qualcosa di divino
ha insegnato ad ognuno di noi ad essere un buon cristiano
e da tutti è amato come se fosse sempre stato un parmigiano.
Nato nell’ex Yugoslavia, ora Croazia
sin da piccolo è stato un portatore di grazia
ed essendo l’ultimo di 10 figli
ha ricevuto tanto amore e tanti consigli.
Sin da giovane ha indossato l’abito francescano
che gli ha permesso di essere un ottimo cappellano,
appena ventenne fece una breve esperienza nella Guardia di Finanza
e anche in quella circostanza mostrò il valore della fratellanza;
poi decise di dedicarsi sempre al Signore
e così da allora agi’ ascoltando il cuore.
Fu caritatevole e al tempo stesso schivo
si mostrò affabile con tutti sin dal suo arrivo
e offrì ai parmigiani la sua vita consacrata
andando avanti e indietro dall’Annunziata.
Il suo saio era quasi uno straccio
veniva confuso spesso per un poveraccio,
aiutava tutti, soprattutto i diseredati
e quelli che dalle famiglie erano stati abbandonati.
In ogni angolo della città per aiutare i più poveri,
aveva attenzione per tutti i cittadini
e in particolar modo per le donne e i bambini,
nascondeva la beneficienza nelle sue maniche
che erano capienti come delle taniche,
così portava ovunque ogni pietanza
e con queste distribuiva a tutti tanta speranza.
Tutti i giorni andava a San Francesco al Prato
per ascoltare i problemi di ogni carcerato
per lui essere d’aiuto era un chiodo fisso
e in ogni opera si affidava al crocefisso.
Per se’ non teneva nulla e faceva ogni sacrificio
e pur soffrendo non abbandonava mai il suo cilicio;
bussava alle porte di ogni azienda, ditta e associazione
per portare aiuti a chi aveva un familiare in prigione
in particolar modo si rivolgeva a casa Barilla
e la sua stella si spense proprio in quella villa.
Tante sono le testimonianze che ha lasciato
in molti anni di intenso apostolato,
di lui si ricorda il suo essere alla mano
e di aver vissuto fino alla fine come un semplice popolano.
Negli ultimi anni dormiva sulla nuda terra
per essere più vicino a chi aveva perso tutto con la guerra;
stette anche al fianco dei sindacati e dei lavoratori
così come quando a Lucca testimoniò per gli agricoltori.
Non andava sul pulpito a far la predica
ma talvolta placava la folla con la sua espressione angelica,
a chi incontrava dava una forte scossa,
la sua energia la profuse anche nella Croce Rossa
sostenne sempre e ovunque il mutuo soccorso,
invitando tutti a farne in caso di necessità ricorso.
Preparava per le vedove dei piccoli cesti
che erano sempre accompagnati da bei gesti;
per ricordare questa sua opera è stato dato il suo nome alla mensa
che ogni giorno a tutti i bisognosi un pasto dispensa.
Faceva venir fuori negli altri le qualità e i talenti
ogni volta che li guardava con i suoi occhi lucenti,
tutti i borghi erano da lui solcati
girava per ogni dove con i suoi sandali sfondati,
dava voce a chi non aveva voce
e invitava tutti a pregare dinanzi alla croce.
Mori’ con in tasca le briciole di pane
tutti gli riconoscono un impegno immane.
La sua cassa di acero fu costruita dagli ergastolani
che avevano con lui rapporti fraterni e umani
in molti luoghi e in molte occasioni viene ricordata la sua figura
e sono in tanti ad aver della sua statua una riconoscente cura;
or le sue spoglie riposano all’ingresso della Villetta
perché è uno dei personaggi più amati della città della violetta
dal 1999 è stato dichiarato venerabile
e il suo ricordo sarà per tutti noi memorabile

Elvis e Raffaele

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