Il mistero dell’apparizione a Palazzo Tarasconi, INTERVISTA a Luca Bravo: “Statisticamente è improbabile che sia un Banksy autentico”

Luca Bravo, art consultant, esperto e collezionista di Banksy

Banksy autentico o solo una pregevole imitazione? È la domanda che da quando è apparso un misterioso murales sul lato di Palazzo Tarasconi che dà su strada al Ponte Caprazucca, in molti si pongono a Parma. Se fosse un’opera autentica avrebbe un valore inestimabile e certamente difficile da quantificare. Ma possibile che il genio di Bristol sia passato proprio dalla nostra piccola città? In ogni caso, autentica o no, l’immagine ha avuto il merito di far impennare il numero di visitatori alla rassegna di Palazzo Tarasconi (Banksy Building Castles in the Sky, fino al 18 gennaio), per non parlare del mondo social dove la notizia è subito diventata virale.

Abbiamo girato le nostre domande a Luca Bravo art consultant, esperto e collezionista di Banksy (ne possiede cinque: Pulp Fiction, Strawberry Donuts, Napalm, Trolleys colour, e No ball games) nonché consulente artistico della Fondazione Antonio Ligabue. Bravo, laureato in giurisprudenza nel nostro ateneo vanta una lunga esperienza nel mercato dell’arte contemporanea, ha partecipato a fiere di arte internazionali del settore in tutto il mondo. Da New York a Melbourne, da Hong Kong a Singapore.

L’esposizione, dedicata a uno dei maggiori esponenti della street art, ha già superato le 25.000 unità e Bravo confida nel fatto che si possa “sfondare il tetto dei 35.000 visitatori entro il giorno di chiusura (16 gennaio ndr)”. Circa la provenienza del pubblico Bravo ci spiega che è decisamente ultra regionale: “abbiamo avuto visitatori da tutto il nord Italia. Oltre che dall’Emilia Romagna, anche da Lombardia, Piemonte e ultimamente anche da Liguria e Toscana. Se vogliamo fare un focus sull’identità del pubblico si può dire che l’età è eterogenea, si passa da adulti a ragazzi senza distinzione. L’arte di Banksy è orizzontale a livello di comunicazione e di viralità, ma allo stesso tempo verticale per qualsiasi fascia di età. Un’enorme soddisfazione per me e per tutti gli organizzatori di questo evento che rimarrà nella storia espositiva contemporanea di Parma”.

Da quando è comparso il murales, sono aumentate le visite?

Of course, rispondo all’inglese. Non poteva andare diversamente. Da venerdì strada al Ponte Caprazucca, dove è comparso il murales, in pieno stile Banksy, sulla facciata laterale di Palazzo Tarasconi, è affollata ad ogni ora per fare fotografie, o selfie, nella speranza di dire “c’ero anch’io”. E da sabato, abbiamo avuto un aumento imprevisto di visite, a qualsiasi ora del giorno. In ogni caso ringrazio ironicamente la bomboletta spray che ha creato questo forte simbolo, perché ha finalmente fatto capire alla città di Parma, e all’Italia in generale, quello che io definisco da anni “l’effetto Banksy”. Un’adorazione conscia e inconscia collettiva, che genera emozione, stupore, spirito di emulazione, e desiderio di identificazione. Benvenuti nel mondo di Banksy.

Cosa rappresenta secondo te l’opera apparsa su Palazzo Tarasconi? E come la definiresti?

Beh, dare un titolo e un’interpretazione a un’opera banksyana o di uno stratega emulatore di Banksy, penso sia una delle risposte più complicate al mondo. In molti murales, attribuiti a Banksy, fin dal lontano 2003, ad esempio il famoso Love rat, all’inizio gli si attribuì un’interpretazione, poi Banksy stesso dichiarò l’esatto contrario. In ogni caso, fa parte del mio lavoro, prendermi responsabilità e posizioni su critiche o tecniche. Ho già rilasciato pubblicamente una mia personale interpretazione, che qui descrivo ancor più dettagliatamente. Ho trascorso ore davanti a questo murales e notavo che ogni passante vedeva qualcosa di diverso. Ogni occhio, ogni cuore, ogni universo personale vede qualcosa di intimo in Banksy. C’è chi vede una ragazzina accovacciata, e chi un ibrido dalle sembianze di un topo. C’è chi vede tre arance, e chi il gioco delle “tre palle ed un soldo”. Tutte interpretazioni plausibili e degne di studio. Io vedo una terza cosa, e mi sbilancio a definire una zucca aperta, portatrice di assolute simbologie e doppi sensi in pieno stile British/Banksy.

Credi che possa essere autentica e che Banksy abbia segretamente visitato la nostra città?

Questa è una domanda da un milione di dollari. E pubblicamente ho il divieto imposto di sbilanciarmi, perché se dichiarassi una cosa e poi si avverasse il contrario, rischierei il linciaggio pubblico o dai favorevoli o dai contrari. Un po’ come la questione vax o no-vax, o peggio ancora, un po’ come fare gli oroscopi. E siccome non credo negli oroscopi, molto meglio lasciarvi una mia constatazione. Statisticamente le probabilità sono sempre basse, se ragioniamo in modo razionale, e pensiamo a quanti pochi Banksy sono comparsi al mondo. Ma si respira un’atmosfera romantica a Parma, quella delle grandi occasioni. Staremo a vedere se creata da fenomeni di adorazione collettiva, o da Banksy stesso. In ogni caso, l’effetto Banksy è stato pienamente raggiunto ancora una volta. Parma e l’Italia dicono grazie.  

Come è stata realizzata?

È stata realizzata nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 novembre. Dalle prime luci dell’alba, tutta Parma era già informata della cosa. A me è andato in tilt il telefono. Dobbiamo ancora far analizzare tecnicamente l’opera, in attesa appunto di capire o saperne (se mai lo sapremo) la paternità. Nonostante la numerosa folla presente, appare un murales tecnicamente eseguito con stencil, tecnica che permette di agire con grande velocità eludendo l’attenzione dei passanti e della polizia. Lo stencil prevede l’uso di mascherine, generalmente di cartone, ritagliate in modo da ottenere, in negativo, forme, simboli e disegni che si vogliono ottenere. Applicando colore sugli stencil si ottiene sul supporto scelto l’immagine in positivo. Per creare immagini policrome sono necessarie diversi passaggi e mascherine, che di volta in volta si usano, in fasi successive, sulla medesima superficie. In questo caso il muro di Palazzo Tarasconi. Ma ripeto, l’opera sarà meglio analizzata nei prossimi giorni.

Cosa ti fa pensare che sia una zucca aperta?

Mangiare la zucca nei sogni, ha un significato psicologico e divinatorio, fa ambire a cambiamenti positivi. Iconograficamente e storicamente la zucca aperta, è sempre stata ricollegata alla presenza di una divinità, che tra le altre peculiarità, aveva quella di garantire rapidità ed efficacia negli affari. La zucca aperta, in vari affreschi, da Raffaello a Giovanni da Udine, negli antichi giochi popolari, è come la pentolaccia che libera il seme denaro (metafora con il seme della zucca), facendo piovere monete su chi l’ha colpita. Sembrerebbe quindi ancora una volta, la decisa presa di posizione banksyana sul sistema dell’arte, visto, definito e contrastato come sistema economico, di lucro e schiavo di un mercato globale. Aggiungo una piccola provocazione, sul nome della via ove è comparso il murales, strada al Ponte Caprazucca.  

Secondo te il fatto che l’immagine sia vicino a una grata è rilevante?

Assolutamente sì. Non si tratta di una grata qualunque, ma di una finestra delle cantine di Palazzo Tarasconi. Quelle cantine ove si trova la mostra, in un percorso tematico oggettivamente scomodo ai poteri forti. Si parla di guerre, di ipocrisia dei poteri centrali e di antitesi a principi dettati da un capitalismo consumistico globale condizionante. Così come, ancora una volta, della presa di posizione di Banksy contro al sistema dell’arte, vista come lucro, capitali, affari. Questo il motivo per cui ho ricollegato la metafora della zucca descritta, e la posizione della bambina verso questa grata.

Pensi che l’opera debba essere in ogni caso salvaguardata, indipendentemente dalla sua autenticità?
È un’opera che, piaccia o no, ha rappresentato per Parma il simbolo dell’effetto Banksy. Ha assunto una velocità virale mai vista in città e denota comunque una vera e propria nuova concezione di comunicazione dell’arte. Fossi nel proprietario del palazzo, la proteggerei.

Ma se dovessi scommettere sulla sua autenticità?

Qui mi tenti. Mi tocchi sul debole. Sono stato uno scommettitore, adoro il rischio, adoro l’adrenalina della vincita. Ma siccome, ho spesso perso, preferisco, per stavolta, rinunciare pubblicamente alla scommessa. In privato, ho già scommesso, confido..

Hai definito in più occasioni Banksy il più grande genio contemporaneo, perché?

“Un muro è un’arma molto potente”, è la cosa più dura con cui puoi colpire qualcuno. Banksy ha giocato con il mondo dell’arte (vedi l’autodistruzione della bambina con il palloncino nel 2018), con grande consapevolezza e lungimiranza. Io lo considero anche uno degli artisti più intelligenti e geniali mai esistiti. Si è opposto in ogni modo alle regole del mercato, inventandone altre. Nessuno lo ha mai visto, nessuno conosce il suo volto eppure è considerato tra i più grandi artisti del nuovo millennio. Ormai diventato una vera e propria icona internazionale, al punto che in molti accettano che vada al di là della semplice definizione di artista, ma sia considerato un vero e proprio fenomeno psicosociale. Banksy cerca il nostro consenso, ci invita a porci continuamente domande, emozionandoci senza via di scampo. Stimola (come dice Vittorio Sgarbi) la parte migliore di noi.

Cosa rappresenta questo artista per te?

Un’arte facile in apparenza ma complessa oltre l’apparenza stessa, ovvia eppure controversa, la più grande evasione mai esistita nella storia dell’arte.

Tatiana Cogo

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