“Il mistero della pietra magica”

31/08/2009

Nella standardizzata e omologata cittadina di Black Falls, sede di un’industria che produce un supporto tecnologico dagli infiniti usi, il Black Box, un gruppo di ragazzini segue la scia di un arcobaleno e trova una pietra magica in grado di soddisfare ogni desiderio. Passando attraverso le mani di Toe Thompson e di tutti i suoi amici, dal bizzarro Loogie all’ipocondriaco Nose, fino ai due malefici fratelli Helvetica e Cole Black, la pietra darà vita di volta in volta a sempre più incredibili avventure.
Come ogni prolifico regista di B-movie che si rispetti, Robert Rodriguez è in grado di girare a ritmi frenetici e di adattare questo stile convulso a registri continuamente dissonanti. Dal film più violento e iperrealista (El Mariachi; C’era una volta in Messico), all’horror pseudo-demenziale (Dal tramonto all’alba; Planet Terror), passando attraverso ragazzate “vietate ai maggiori” come la trilogia di Spy Kids, la sua costante è la capacità di trasformare ogni desiderio narrativo in cinema, attraverso un insieme di tecnica avanguardistica e serio pragmatismo.
Nelle prove più esplicitamente infantili come questo Il mistero della pietra magica c’è da notare l’esplicita volontà di dare corpo all’immaginazione più puerile, tanto fantasiosa nell’inventiva quanto scombinata nel racconto.
La storia si fa così letteralmente a “pezzi”, attraverso una serie di mini-avventure di alcune “simpatiche canaglie” dell’era ipermediale proposte in maniera antilineare, proprio come se venisse raccontata da un ragazzino, fino a formare un’unità narrativa compiuta.
Inoltre, ogni short viene condotto come il livello di gioco di un videogame, dove al crescendo di complessità e di dinamismo grafico corrisponde il tentativo di rendere più interattiva la fruizione del film, attraverso un espediente che visualizza i vari riavvolgimenti in avanti o all’indietro della visione del film come fossero opera del telecomando di un videolettore da salotto.
È un lavoro sulla componente fumettistica del nostro immaginario che Rodriguez ha ereditato da Tarantino, portandola ad un estremo più cartoonesco (quando non videoludico) e mettendo da parte le implicazioni intellettuali del collega e amico.
L’effetto è in fondo lo stesso che vedere un filmino casalingo nel salotto di casa propria, un “home movie” che può permettersi di realizzare in immagini tutti i desideri più brutalmente infantili grazie agli effetti digitali e al supporto di una major.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
Clicca qui per conoscere la programmazione nelle sale di Parma.

lombatti_mar24