Indagine CNA Parma su aspettative degli imprenditori: più ottimisti sulla propria impresa che sull’Italia

Il Presidente di CNA Parma, Paolo Giuffredi

Gli imprenditori intervistati si sono mostrati più ottimisti sulle prospettive della propria impresa che su quelle del Paese, anche se l’inflazione e il costo dell’energia minacciano la ripresa più della pandemia, per la quale oltre il 50% si è dichiarato a favore dell’obbligo vaccinale. Sono queste alcune delle indicazioni che emergono dall’indagine condotta dalla CNA su un campione rappresentativo dell’artigianato e della piccola impresa interpellando oltre 1.700 imprese. Soltanto il 5,4% degli intervistati prevede che l’economia italiana tornerà ai livelli pre-pandemia, il 18,3% confida nella ripresa, ma le perdite saranno recuperate solo parzialmente. Toni più fiduciosi se si parla delle aspettative sui risultati 2022 per la propria impresa, con oltre il 40% del campione che indica risultati in crescita e quasi un’impresa su cinque prevede risultati migliori a quelli pre-pandemia.

Quasi il 30% si aspetta un anno molto difficile. A livello settoriale il pessimismo è più accentuato nel turismo dove soltanto il 21,4% prevede risultati in crescita, seguito dal trasporto con il 28%, mentre il comparto dei servizi alle imprese primeggia per ottimismo con il 53,3% di aspettative positive, seguito dalle costruzioni (quasi un’impresa su due indica una crescita dei risultati) e dalla manifattura (43,4%).

L’andamento dell’economia continua ad essere condizionato dalla pandemia ed oltre il 50% degli intervistati considera la vaccinazione obbligatoria l’arma più efficace per sconfiggere il virus ma con risposte differenziate tra i vari settori. Nei servizi alla persona i favorevoli all’obbligo salgono al 61,1%, 56% nei servizi alle imprese quasi il 50% nella manifattura e nelle costruzioni. Introdurre lockdown per i soli non vaccinati non incontra il consenso degli imprenditori, appena il 10% si dice a favore con punte del 5,3% nel turismo e del 6,7% nei servizi alla persona. L’acuirsi della pandemia è tra i principali fattori di rischio per la ripresa economica per il 41,8% delle risposte (concentrate nei settori che hanno più sofferto le restrizioni come servizi alla persona e trasporto), la stessa percentuale indica la scarsità di materie prime e semilavorati ma al primo posto con il 42% vengono indicati tensioni inflazionistiche e il caro-energia, in particolare nei comparti della manifattura e delle costruzioni.

Tra i fattori di rischio per la crescita economica il 37% delle risposte indica la mancata attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR, il 33,5% teme una fase di instabilità politica. In secondo piano il venir meno dei sostegni per i settori ancora in difficoltà con il 21,6% delle risposte (ma il 50% nel turismo) e la carenza di manodopera qualificata (20,3%), con punte del 29,5% nelle costruzioni.

“Lo scenario causato dal perdurare della pandemia e da una repentina crescita del prezzo di energia e materie prime si delinea nuovamente emergenziale per le imprese” – afferma Paolo Giuffredi, Presidente di CNA Parma lanciando un allarme a livello nazionale e su diversi settori. – “Rischiano di essere travolte, oltre al Turismo, soprattutto le aziende di trasformazione produttiva e operanti nel settore edile dove le materie prime sono la base di partenza. Un tema già affrontato durante un incontro tra istituzioni e tecnici che abbiamo organizzato a Fidenza nello scorso mese di dicembre e che ha destato grande preoccupazione tra gli imprenditori. Le aziende manifatturiere combattono da oltre due anni con le loro sole forze, ma si trovano in una posizione di svantaggio che potrebbe indebolirle ulteriormente, occorrono misure specifiche per superare questa difficile fase. Vera nota dolente per le imprese, infatti, è l’impennata dei costi dell’energia. Gli aumenti dei prezzi di energia, gas e materie prime, insieme alle difficoltà di approvvigionamento, stanno mettendo in seria difficoltà la produzione ed erodono i margini di profitto delle imprese in alcuni casi anche oltre il 50%. Senza poi parlare della ripresa dell’inflazione. Secondo le stime, ammonta a quasi 36 miliardi di Euro il rincaro della bolletta che le imprese dovranno pagare quest’anno a causa degli aumenti dei prezzi dell’energia. Costi raddoppiati per l’elettricità rispetto al 2019, prima della pandemia, un incremento spaventoso”.

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