19/02/2009
Quando Mortimer Folchart detto Mo, esperto rilegatore di libri malandati, trova un volume di “Inkheart” in una vecchia libreria di provincia, non crede ai propri occhi.
Sono dieci anni che cerca quel libro, da quando sua figlia Meggie ne aveva tre; da quando, l’ultima notte in un cui lo ha letto ad alta voce, sua moglie Resa è scomparsa all’interno del mondo fantastico di Inkheart, alla corte medievale del malvagio Capricorn.
Pochi lo sanno, ma Mo è una lingua di fata: con la lettura può richiamare alla realtà i personaggi dei romanzi, ma rimandarli indietro può essere molto più complicato. Ora, con quella copia del libro in mano, Mo è deciso ha ritrovare Resa e, che lo voglia o meno, Meggie farà di tutto per aiutarlo.
Il ponte tra cinema e letteratura esiste da sempre, ma oggi è ormai un’autostrada e la trasformazione porta con sé pregi e difetti. Se poi non si è un minimo avvezzi alla fuga di fantasia, tentanti dal brivido e permeabili al sentimento, come nell’insuperato La Storia Infinita, non restano che i difetti.
È più avventuroso farsi strada su un ponticello di corda traballante o raggiungere la stessa meta su un’automobile, fermandosi solo per pagare il pedaggio al casello? Il problema di Inkheart è proprio qui: quando tutto è possibile – leggere un paragrafo del “Mago di Oz” e sollevare un tornado, inventare tre frasi poco ispirate e lasciare a loro il compito di (ri)scrivere il finale – resta ben poco di appassionante.
Quando ci si spaccia per amanti dei libri ma, invece che liberare il desiderio, si passa il tempo a ribadirne la pericolosità, si mente ai libri e ai lettori; quando si mette in scena un superpotere ma non gli si dà modo di far danni ed esigere grandi responsabilità, si mente al cinema e agli spettatori.
Là dove in Lemony Snicket la passione del giovane Klaus per i libri era strumento di soluzione dei problemi della quotidianità, in Inkheart la quotidianità è il sogno e i libri sono il problema. Sono belli solo se non letti ad alta voce, come belli e inutili ai fini della storia sono i personaggi che la popolano: il coccodrillo di “Peter Pan”, l’unicorno, l’adolescente scappato da “Le Mille e una Notte” e la terribile Ombra, sorta di potteriano gigante dissennatore.
Il romanzo di Cornelia Funke, primo di una trilogia, ipotizza l’esistenza di narratori in grado di gettare un incantesimo sul pubblico con la sola pronuncia della parole, malauguratamente, però, il film diretto da Iain Softley ha a disposizione tutti gli ingredienti ma non sa compiere l’incantesimo. Il cast ha dell’incredibile, il resto no.
(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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