INTERVISTA a Clarissa Agazzi, parmigiana che vive a Londra: “Qui non si dice che gli italiani sono gli untori di Coronavirus”. Parma in fondo alla classifica nazionale per emigrazione all’estero

Clarissa Agazzi

Conoscenza dell’inglese e offerta di lavoro qualificata: questi saranno i requisiti per entrare in UK. Sono le nuove linee sull’immigrazione presentate la settima scorsa dal governo di Boris Johnson.

Non proprio una buona notizia per il nostro paese che, secondo il report annuale dell’EF EPI (English Proficiency Index) l’ente che rileva il livello di conoscenza dell’inglese, la padronanza della lingua da parte degli italiani è fra le più basse d’Europa (siamo 36esimi al mondo e 26esimi in Europa). Ciò forse renderà un po’ più complicata la “fuga dei cervelli” di cui abbiamo sentito molto parlare negli ultimi 10 anni: giovani e meno giovani laureati che scappano in paesi in cui le opportunità lavorative qualificate sono maggiori e soprattutto gli stipendi sono più alti.

È proprio la Gran Bretagna uno dei paesi più gettonati dagli italiani: negli ultimi anni i trasferimenti in UK sono più che quadruplicati: poco più di 5.000 nel 2009, 21.000 nel 2018 (con un picco di 25.000 nel 2016 anno in cui l’UK ha votato l’uscita dalla UE).

Se guardiamo i numeri, ci accorgiamo però che gli italiani che emigrano sono meno di quanto si possa pensare e, in realtà, si scappa molto più dalla Germania e dalla Francia. Il nostro paese non è ai primi posti per numero di cittadini che se ne vanno: in una classifica di 31 paesi è al 24° posto, con 2,06 persone su 1000 che partono; in Francia il tasso era di 4,22 emigrati e in Germania 2,86 (dati Eurosat 2017 che considerano gli europei emigrati all’estero e non riguardano gli extracomunitari che escono dall’Europa). Al contrario però di quanto succede in Germania, Francia e Regno Unito, in Italia manca l’affluenza di persone preparate e specializzate a compensare.

E a Parma? Non sono tanti a valicare i confini nazionali per trasferirsi, perché la nostra città, su tutte le province italiane, è al penultimo posto con un indice di 1,09/1000. La media italiana è 1,89/1000 e sopra la media ci sono alcune delle province più ricche e con minore disoccupazione come Trento, Modena e la vicina Reggio Emilia.

Abbiamo voluto sentire il punto di vista di una professionista parmigiana, Clarissa Agazzi, che proprio in UK, a Londra, si è trasferita tredici anni fa, nel 2007. Agazzi ha 50 anni è architetto, si è laureata al Politecnico di Milano e oggi lavora per Mace Group, uno dei più importanti studi di consulenza e costruzione al mondo.

Di questi tempi, lingua a parte, ci sono altre barriere, come l’epidemia da Coronavirus il nord Italia ospita purtroppo il terzo focolaio al mondo come ci vedono i britannici?

In realtà non ci sono commenti del tipo “gli Italiani sono gli untori”, ci si limita molto ai fatti.

Perché hai deciso di trasferirti a Londra?

In realtà il mio trasferimento è avvenuto un po’ per caso, non è stato programmato anche se mi sarebbe sempre piaciuto fare un’esperienza lavorativa all’estero. Stavo lavorando a Parma nel 2007 e ad agosto, per le ferie, ho deciso di andare a Londra per 3/4 settimane a fare dei corsi alla Central St. Martin sulla scenografia teatrale e cinematografica. Mi sono portata il curriculum, giusto per provare a fare qualche colloquio, ma non ci speravo particolarmente. Nel 2007 a Londra, poco prima della grande recessione, c’era un boom di possibilità lavorative. In realtà sono riuscita a fare qualche colloquio e alla fine di agosto mi hanno fatto un’offerta e l’ho accettata. Ho accettato perché non avevo mai lavorato all’estero e l’idea di farlo in una grande metropoli mi affascinava.

Come è stato l’impatto con la città?

Fantastico! Avevo vissuto a Roma prima per qualche tempo, nei primi anni del 2000, ma Londra è un’altra cosa, molto più cosmopolita e multiculturale e mi sono trovata bene da subito. Caotica, veloce, dura ma anche una città dove puoi fare di tutto e ti dà tanto, a tutti i livelli.

Conoscevi bene la lingua? Avevi amici o parenti lì?

Il mio inglese era basico, scolastico. I primi sei mesi sono stati impegnativi, soprattutto al lavoro con termini tecnici che non avevo mai sentito. No non conoscevo nessuno e non avevo parenti. Ma ho fatto subito amicizia con qualche collega e da lì poi mi sono creata il mio circolo di conoscenti e amici. Alcuni di loro sono ancora tra i miei migliori amici anche se poi hanno lasciato Londra.

Oggi ti senti più londinese o più parmigiana?

Mi sento parmigiana e londinese allo stesso modo direi.  Mi piace e ho anche bisogno di tornare a Parma, ogni tanto per vedere la mia famiglia e gli amici di sempre. E quando torno apprezzo angoli della città che una volta mi erano indifferenti. Mi sento londinese perché è dove vivo adesso e da 13 anni e quindi è una città che sento mia.

Cosa pensi della Brexit?
Credo che uscire dall’Europa sia stato un grave errore e una scelta poco lungimirante, vedremo come andrà a finire. Gli effetti credo che si cominceranno a sentire tra un paio d’anni. 

Cosa credi che cambierà in UK e in Europa?

Se la Brexit risultasse un successo potrebbe avere gravi ripercussioni sull’Europa, altri stati potrebbero decidere di uscire dall’UE a meno che l’Unione Europea riesca a completarsi politicamente. Temo che lo scopo ultimo della UK sia quello di diventare un paradiso fiscale, una Singapore in Europa. La Brexit, secondo alcuni politologi ed economisti, è un’operazione economica più che politica e io condivido questo pensiero.

Hai mai pensato di rientrare in Italia e a Parma?

Sì, ogni tanto e soprattutto dopo il referendum sulla Brexit, ma per ora non ho intenzione di lasciare Londra. Mai dire mai però…

Tatiana Cogo

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