INTERVISTA – Alessandro Tassi Carboni: “A Guerra chiediamo un ottimo lavoro, noi di sinistra non ci accontentiamo del buono. Il Pd rimane nel mio cuore… nonostante tutto”

Alessandro Tassi Carboni è stato il Presidente del Consiglio comunale durante il secondo mandato dell’Amministrazione Pizzarotti.

Oggi è un attento osservatore della politica cittadina che bene conosce.

Lo abbiamo intervistato.

Partiamo da te: qual è oggi il tuo impegno politico?

Identico a quello che ho praticato da quando ho aderito, sedicenne, al movimento studentesco: appassionato e divertito. Anche perché ho sempre inteso la politica in senso ampio. Ho fatto politica da volontario nell’Assistenza Pubblica cercando di convincere le Aziende Sanitarie a mantenere gratuiti i trasporti dei dializzati, da Presidente dell’Ordine Architetti perché venisse riconosciuto il ruolo sociale della professione, da Presidente di Workout Pasubio per dimostrare che gli edifici dismessi possono essere un patrimonio di cultura e socialità, da Presidente del Consiglio Comunale per difenderne la centralità rispetto al potere autoattribuito della Giunta e, da ultimo, come Consigliere di Parmaalimenta per promuovere modelli di sviluppo condiviso con popoli meno fortunati di noi. Insomma, l’esperienza Comunale è stata solo una delle tante forme di impegno politico.



C’è solo meno attenzione attorno a me – non che ce ne fosse molta durante il mandato amministrativo – ma così si misura la sincerità delle relazioni instaurate (molte delle quali confermate e ne sono davvero felice) e si possono vedere le cose con gli occhi di un cittadino, magari solo un po’ più attento.
Seguo con impegno le vicende cittadine ed, in particolare, l’evolversi dei processi di trasformazione della città con i suoi riflessi sul consolidamento di una comunità solidale e coesa cercando di portare sempre un contributo originale, fuori dagli schemi e dai pregiudizi.

Andrai a votare alle primarie del Pd?

Non trovo particolarmente avvincente il percorso cosiddetto rifondativo intrapreso dal Partito Democratico, ormai ridotto a cambiamenti del nome e poco altro. Ancora una volta la promessa di ripartire dalla base, dai valori, dagli obiettivi sembra andrà delusa. Il PD (luogo dei mie sogni e dei sempre più cocenti disinganni) si è avvitato nelle lotte intestine fra le correnti interne e tiene più alla gestione del potere che alla prefigurazione di un futuro basato sull’uguaglianza sociale, sulle pari opportunità, sulla dignità del lavoro, sulla garanzia di una scuola e una sanità veramente per tutti e su scelte coraggiose per salvare il pianeta. Insomma, pare che la felicità dei cittadini (quale obiettivo congenito alla politica) non gli interessi più.

Un vero dibattito potrebbe infiammare i cuori e le menti del popolo, dove idee ribelli, proposte coraggiose e approcci veramente fuori dagli schemi avrebbero la capacità di elevarci dalla melma fangosa che ci impedisce ormai ogni mossa.

Vorrei un partito capace di abitare l’utopia e l’empirismo senza imbarazzi e contraddizioni. La capacità pratica dell’amministrare condita dall’insopprimibile bisogno di sognare un futuro (apparentemente) impossibile.

Nonostante tutto il PD resta nel mio cuore anche se sempre meno per una scelta razionale e più per quell’attrazione fideistica istintiva che ti porta a tifare una squadra di calcio. Vincerà Bonaccini ma, questa volta, non andrò a votare.

Cosa stai apprezzando, fin qui, dell’Amministrazione Guerra, e cosa viceversa non ti convince?

Davvero presto per esprimere giudizi. Siamo ancora nella fase di rodaggio dove si guida con cautela per non rovinare il motore. Prevedo poi un rodaggio prolungato a causa della eterogeneità politica delle forze che sostengono l’attuale Amministrazione. Ma, nonostante le critiche spesso ingenerose e a differenza di altri, abbiamo fatto in campagna elettorale davvero un ottimo lavoro (me lo dico da solo) trattando in profondità tanti temi che comporranno la futura agenda politica. L’accordo di programma è solido e ha già consentito di evitare sbandate alla prima curva. Il sindaco sta imparando il mestiere: è bravo ed eclettico; ha iniziato a misurare le persone che gli stanno intorno con avvicinamenti ed allontanamenti per lo più già pronosticati (ma non ascoltati); ha detto tre cose chiare alla città (aeroporto, IREN e Tardini) senza giri di parole tracciando un solco deciso e mi è piaciuto.

Tutto ciò induce a prevedere un’attività amministrativa di buon livello. Ma noi siamo di sinistra e la vogliamo ottima! Altrimenti tanto valeva votare una delle varie alternative.

Auspico quindi la costruzione di una squadra (Giunta, Consiglio, personale, società partecipate, eccetera), ognuna per propria competenza, solida ed entusiasta di lavorare insieme. La forza delle intelligenze individuali non sfiora neppure l’energia che può produrre un gruppo coeso. Solo in questa condizione magica sarà possibile elaborare politiche coraggiose, laboratoriali, innovative per fare la differenza fra buono ed ottimo.

Partendo dalla tua recente esperienza di vicepresidente della Provincia, sei favorevole al ritorno all’elezione diretta del Presidente, come pare di possa tornare, a giudicare dalle dichiarazioni di esponenti del Governo e dai disegni di legge depositati dalla maggioranza?

Non credo sia necessario una mia valutazione per riconoscere ciò che sta nei fatti da molto tempo: la riforma che prevedeva l’abolizione delle Province è abortita e la condizione transitoria in cui l’ente è stato provvisoriamente collocato in previsione di una definitiva cancellazione deve essere necessariamente superata. Peggio di una cattiva riforma c’è solo una riforma non portata a termine.

Con il Presidente Diego Rossi prima e Andrea Massari poi si è avviata una vera e propria ricostruzione di un ambiente devastato da abbandoni di massa del personale e drammatiche carenze finanziarie. Credo che ora la condizione generale della Provincia precorra ciò che è in discussione al Parlamento, cioè una sua riabilitazione ad ente di primo livello. Ci sono varie proposte, comunque tutte incentrate sul ridare la parola ai cittadini per la scelta dei propri rappresentanti. Ciò consentirà di attribuire alla Provincia quella dignità politica che si è guadagnata in questi ultimi anni bui.


TeoDaily

Teologia, religione, spiritualità


Come vedi la candidatura di Federico Pizzarotti a segretario nazionale di Più Europa?

Vedevo benissimo l’ex sindaco in Parlamento. Sarebbe stato una risorsa formidabile per Parma: veloce, pragmatico, teso ai risultati e con personalità politica. Purtroppo, anche a causa di alcune sue scelte – a mio parere – profondamente sbagliate, abbiamo perso questa occasione e ci ritroviamo, come ormai consueto, senza rappresentanti diretti a Roma. Valuto la candidatura a segretario nazionale di Più Europa una decisione piuttosto ‘cinica’, cioè non indotta da una naturale inclinazione a quel partito o frutto di un lungo percorso di militanza, ma piuttosto uno strumento per mantenere una visibilità ed un peso tale da consentirgli di proseguire la sua volontà di fare politica e di portare avanti le proprie idee.

Le notizie che giungono sui primi esiti delle attività precongressuali sembrano riconoscere a questa candidatura un grado di apprezzamento maggiore rispetto agli altri concorrenti.

Credo che Più Europa potrebbe solo guadagnarci con l’innesto alla guida di un personaggio come l’ex sindaco anche se non conosco nei dettagli i possibili contraccolpi interni derivanti da un’alterazione così profonda del loro metabolismo.

A Federico Pizzarotti, nonostante tutto (e ci vorrebbe un’altra intervista per declinare a dovere tale malcelata lamentela), voglio bene e davvero mi auguro che ce la possa fare. Per lui e per il partito che si propone di guidare.

Andrea Marsiletti

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