Il 2020 si sta rivelando un anno complicato per chi si deve occupare di sicurezza urbana. La pandemia e il rischio di contagio da Covid-19 hanno cambiato anche gli orizzonti di chi si dedica quotidianamente alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di criminalità e repressione dei reati. Oltre a queste attività si è aggiunta, a marzo, quella di controllo del territorio per garantire il rispetto del lockdown e il contenimento del contagio.
Sotto gli occhi di tutti, soprattutto di tanti cittadini esasperati, lo spaccio di droga in alcuni quartieri non si è mai fermato, nonostante il confinamento in casa della maggior parte dei cittadini. Nel 2019 il consumo di droga a Parma è salito: il numero delle persone segnalate alla Prefettura sono state 565, rispetto alle 522 del 2018. Fra questi 62 minorenni quasi raddoppiati se paragonati ai 38 del 2018. Poi abbiamo 234 persone tra i 18-25 anni, 98 tra i 26 e i 30 anni e 171 ultra-trentenni. Numeri comprensibili se si pensa appunto allo spaccio en plein air in alcuni quartieri e nei parchi che non accenna a diminuire, nonostante i continui interventi delle forze dell’ordine.
Con Cristiano Casa, assessore con delega alla Sicurezza (oltre che alle Attività Produttive e al Turismo), abbiamo fatto il punto sui primi sei mesi del 2020. Dove alle tradizionali attività di controllo del territorio si è inevitabilmente aggiunto il tema sanitario.
Che lavoro è stato fatto durante il lockdown e nei mesi immediatamente successivi?
La Polizia Municipale ha svolto e continua a svolgere tuttora un compito importante. Nella prima fase, anche perché svotata dei tradizionali funzioni, la Municipale con ben dieci pattuglie sulle strade, si è concentrata sul presidio del territorio, coordinata, come tutte le forze dell’ordine, dal Questore. Tante donne e uomini in prima fila, che voglio ringraziare, perché hanno svolto un grande lavoro di squadra in un momento difficilissimo, con il rischio costante del contagio, a cominciare dal Comandante, che non è rientrato a casa per due mesi.
La ripartenza della seconda fase è stata un po’ difficoltosa. Non è stato sempre facile tradurre i vari Dpcm, non proprio chiarissimi, per cercare di farli rispettare. Così i primissimi tempi delle riaperture, d’accordo con le associazioni di categoria, abbiamo cercato di non sanzionare i pubblici esercizi quanto di spiegare le nuove regole.
E i parmigiani come si stanno comportando? Non appena c’è stata la riapertura si è riproposta la movida in via Farini il venerdì sera…
Il sindaco è stato duro all’inizio, al momento della riapertura, perché c’è stato un po’ troppa disinvoltura. Tuttora c’è chi ha molta paura e rispetta appieno le regole e chi invece non è attento, mi riferisco in particolare i più giovani. Lo stesso capita con i pubblici esercizi e anche con gli ambulanti dei mercati: c’è sempre qualcuno che “balla nel manico”, ma in generale direi che i parmigiani sono bravi. Mi sento di dirlo soprattutto dopo aver visto altre città dove ho potuto constatare che non vengono rispettate le distanze previste, per esempio nei ristoranti. Auspico per questo che bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie e pasticcerie continuino a comportarsi come hanno fatto fino ad ora, con la stessa professionalità; è fondamentale, perché basta un errore per mandare all’aria tutto il lavoro fatto e l’intero Sistema. Io mi occupo anche di turismo e tengo molto a questo aspetto. Naturalmente i controlli della Polizia Municipale continueranno e sanzioneranno chi non rispetterà le normative.
Parlando invece di degrado di alcuni quartieri, legati soprattutto allo spaccio di droga, ci sembra che i controlli si siano intensificati. È così?
No, in realtà, i controlli ci sono sempre stati e la sinergia con le altre forze dell’ordine è molto alta, anche grazie agli attuali vertici di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, con i quali c’è grande dialogo. Io stesso vado spesso nei quartieri, i cittadini mi scrivono e ci segnalano sempre di più le situazioni pericolose, c’è molta collaborazione. Abbiamo fatto interventi anche grazie alla nuova pattuglia ciclistica, che è molto dinamica e riesce a muoversi bene e agilmente in diversi luoghi. Certo, le leggi italiane non ci aiutano, perché quante volte leggiamo dei denunciati a piede libero? Fino a quando non ci saranno pene certe, non si vedranno grandi cambiamenti.
Nel periodo del lockdown gli spacciatori erano molto ben visibili…
La politica del nuovo Questore è quella delle espulsioni: nel 2018 né sono state fatte 145 nel 2019 ben 230, quest’anno con il lockdown tutto ciò non è stato possibile.
Sono otto anni che chiediamo aiuto ai Governi che si sono succeduti per risolvere questo problema. Abbiamo parlato con tutti: dalla Cancellieri, a Bubbico, da Minniti, a Molteni e Lamorgese. Governi di tutti i colori da destra a sinistra, ma la situazione è ancora questa, nonostante il lavoro straordinario delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine. E come dicevo prima servirebbe certezza della pena.
Sono usciti recentemente i dati della Prefettura che ci dicono che è salito il numero delle persone segnalate come consumatori di sostanze stupefacenti. Cosa pensi di questi numeri?
I dati sono lo specchio di ciò che vediamo e cioè che c’è domanda. Purtroppo i minori sono quasi raddoppiati. Credo che la repressione non basti, serve conoscenza e cultura per combattere questo fenomeno. Ma bisogna affrontarlo nel modo giusto, con il linguaggio e gli strumenti dei più giovani, con testimonial che possano attrarli.
Fra i minori ci ci sono anche categorie fragili, spesso provengono da famiglie problematiche, sono ragazzi già coinvolti in risse o altri fatti delittuosi. Un grande aiuto nel contrasto al fenomeno viene anche dalle Unità di strada di Ausl che ci tengo a ringraziare. Svolgono un lavoro prezioso cercando di intercettare queste situazioni e aprire un dialogo con i ragazzi.
Cosa ti aspetti nei prossimi mesi rispetto a un eventuale ritorno del virus?
C’è l’esigenza e la volontà di ripartire, per il nostro Sistema, sono una necessità. Spero che la situazione migliori e si vada verso un calo dei contagi, ma vedo che anche gli esperti non danno messaggi univoci. Dobbiamo lavorare sulle leve che abbiamo: distanziamento, niente assembramenti, utilizzo della mascherina. Forse, se l’avessimo portata da subito, la situazione non sarebbe degenerata. Dobbiamo navigare a vista.
Tatiana Cogo