INTERVISTA – Filippo Mordacci: “La mia idea di città. Mi metto a disposizione per vincere e governare”

Filippo Mordacci

Filippo Mordacci ha annunciato nei giorni scorsi la sua disponibilità a candidarsi a sindaco di Parma.

Mordacci è l’attuale Comandante dell’Assistenza Pubblica di Parma, dopo esserne stato il presidente per otto, vicepresidente per quattro e milite per venticinque. E’ il presidente in carica del Comitato consultivo misto dell’Ospedale Maggiore di Parma, un organismo istituzionale composto da membri eletti dalle associazioni di volontariato e da rappresentanti dell’azienda ospedaliera che ha l’obiettivo di favorire la partecipazione dei cittadini.

E’ un civico, non ha mai avuto tessere di partito.

Lo abbiamo intervistato.

Cosa vuol dire aver manifestato la “disponibilità” a candidarti sindaco di Parma?

La mia è una disponibilità a declinare un progetto che abbia concrete possibilità di arrivare al governo di Parma. Lo faccio con la serietà di presentarsi alla città con una credibilità e una possibilità reale di successo. Le elezioni comunali non sono una vetrina dove mettersi in mostra per qualche mese.

Per fare questo passo ho rinunciato a dare seguito a un impegno nel sociale più che ventennale e gratificante. Lo sacrifico solo per dare a Parma un contributo concreto.

Ho in mente una serie di punti programmatici organizzati e calibrati sul territorio e sulle sue esigenze: ritengo necessario che questi siano parte di un progetto condiviso, mediato e meditato insieme ai soggetti che vorranno partecipare con me a costruire un percorso sostenibile per la città.

Cos’è il civismo?

Il civismo è un pensiero, è la partecipazione del cittadino disposto a sacrificare il proprio bene per quello della Comunità. E’ la volontà di affrontare le questioni piccole e grandi che la civitas percepisce come importanti per il proprio “stare bene”, è sentirsi portavoce di istanze meno formalizzate e più estese, è desiderio di sistemare marciapiedi, garantire sicurezza, pareggiare bilanci.

Porto un esempio: alla metà degli anni ’90 le forze politiche parmigiane “accettarono” di collocare la stazione mediopadana a Reggio Emilia in virtù di una ragion di partito che penalizzava la nostra città. Essere civici vuol dire non piegare gli interessi della propria Comunità a una logica diversa dal raggiungimento del proprio bene, certo, sempre con uno sguardo volto agli altri, perché il civismo non è egoismo e neppure personalismo.

Il civismo è compatibile con i partiti?

I partiti sono un elemento essenziale per la vita amministrativa. Una città che dialoga, che cresce, che cerca il suo spazio in un contesto più ampio necessità di cinghie di trasmissione che la colleghino con le istanze superiori, con la Regione, con il Governo, con l’Unione Europea. E’ un collegamento che calibra due istanze: quella civica che mettere al centro la propria Comunità e quella politica che si proietta su dinamiche legittime di mitigazione delle istanze cittadine a favore di politiche di altro respiro.

Cosa porterai in politica della tua importante esperienza nel volontariato?

Oltre vent’anni di impegno nel volontariato non rappresentano un baule pieno di esperienze che puoi richiudere e dal quale puoi estrarre qualcosa a piacimento ma sono il tuo stesso modo di essere. Posso dire che ho grande consapevolezza delle fragilità della nostra città, della solitudine, del dolore, delle difficoltà che vive la sua gente. Conosco la paura di aiutare quello che definiremmo “l’ultimo” quando è egli stesso motivo di pericolo per i suoi soccorritori e per se stesso. Il volontariato mi permette di conoscere una città ma anche un’umanità e una solidarietà che pochi che vivono nei palazzi della politica conoscono. Ho imparato a gestire situazioni fluide e imprevedibili che avevano a che fare con la complessità vera delle persone, quelle che ricevono e quelle che danno. Ho imparato a inventare strategie e risolvere problemi reali senza avere troppo tempo per farlo. Ho imparato a dialogare in maniera costruttiva con Istituzioni, enti pubblici e associazioni.

Come vedi oggi Parma e come la vedi domani?

La Parma che immagino è una città che riprende la consapevolezza di essere una città europea con la sede di un’importante Agenzia, che torni a curare i propri luoghi pubblici. Una città nella quale si possa girare fino a tarda sera senza avere paura di ciò che può succedere, che continui a dare opportunità a tutti ma che sia consapevole che non può esserci accoglienza a prescindere, senza rispetto delle regole e di chi accoglie.

Una città che riconosce la necessità di avere nuove infrastrutture (che richiedono inevitabilmente un prezzo ambientale) ma che al tempo stesso pretende di compensare quel debito con un saldo positivo attraverso politiche di recupero e gestione del verde urbano e periurbano, di risparmio energetico ed idrico, di gestione dei rifiuti e di rimodulazione della circolazione.

Una città che calibra i servizi nei quartieri e nelle frazioni sulla base di un’analisi demografica delle sue presenze per portare le scuole dove sono le famiglie giovani e i servizi per gli anziani dove la loro presenza è maggiore affinché ognuno possa continuare a vivere nel quartiere dove è cresciuto.

Una città che riapre alla cultura in senso maggiormente democratico, coniugando l’anima antica della tradizione con l’energia nuova che sentiamo arrivare soprattutto dai più giovani. C’è bisogno di inventare luoghi nuovi perché nuove sono le esigenze di una Comunità che è profondamente mutata nel tempo e allo stesso tempo tiene ferme le sue radici.

Una città che si apra alle scuole, non che vada nelle scuole con un atteggiamento di deamicisiana memoria: la città deve ascoltare, non solo entrare nei luoghi e parlare.

La scuola 4.0 non è più solo un pensiero lontano, è una realtà che ormai si va delineando e ha bisogno di una città in cui proiettarsi.

Una città che nell’inverno demografico che stiamo vivendo sia in grado di far germogliare nuova vita e assicurare benessere ai propri cittadini.

Quali saranno i tuoi prossimi passi?

Stiamo lavorando ad un programma attento ai bisogni delle donne e degli uomini di Parma che possa incontrare la convergenza di gruppi, forze politiche e altri soggetti che vorranno condividere la mia proposta.

Al dilemma se viene prima il candidato sindaco o il programma rispondo che sarò io a proporne l’impalcatura su cui concentrerò il mio massimo impegno. L’ultima cosa di cui Parma ha bisogno è un sindaco che faccia da mediatore tra le eterogenee forze che lo sostengono.

Contestualmente darò evidenza del primo nucleo di persone che lavorano con me a questo progetto civico e continuerò a incontrare persone, associazioni, organizzazioni per condividere la mia idea di città.

Ma allora sei candidato o no?

Mi metto a disposizione per vincere e governare.

Sto costruendo le condizioni per confermare il mio impegno.

Andrea Marsiletti

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