INTERVISTA – Luca Ariano: “Dono una mia poesia inedita ai lettori di ParmaDaily”

Daffada24
Massari_banner

Luca Ariano, poeta di livello nazionale, vive a Parma, ma è originario di Mortara (PV).

Scrive e pubblica poesie dal 1999.

Tra le sue opere: “Bagliori crepuscolari nel buio” (1999), “Bitume d’intorno” (2005), “Contratto a termine” (2010), “I Resistenti” (2012), “La Renault di Aldo Moro” (2014), “Ero altrove” (2015). Recentemente ha ripubblicato “Contratto a termine” per Qudulibri (2018). Ha curato insieme a Giancarlo Baroni “Testimonianze di voci poetiche. 22 poeti a Parma”, antologia uscita nello scorso settembre, per Puntoacapo Editrice. Ha organizzato il prestigioso Convegno su Pier Luigi Bacchini: “Quel problema del cielo”, tenutosi lo scorso ottobre a Parma, a Palazzo del Governatore. Tifa Juve. Nessuno è perfetto.

Come mai hai deciso di ripubblicare a distanza di otto anni “Contratto a Termine”? A quale delle tue raccolte pubblicate sei più affezionato?

Ho deciso di ripubblicare “Contratto a termine” perché la prima edizione del 2010 uscì in tiratura limitata e senza ISBN (il codice di riconoscimento in 13 cifre per i libri, ndr), nonostante chiesi all’editore dell’epoca una ristampa con ISBN. Per fortuna la raccolta andò molto bene a livello di critica e di diffusione, nonostante le esigue copie, in pratica però, a livello editoriale, è un libro che non esiste. Ho avuto la fortuna di conoscere Patrizia Dughero e Simone Cuva di Qudu e ho deciso che era il momento, con questo editore molto serio e non a pagamento, di ristampare (in una versione in parte riscritta e limata) la raccolta perché primo capitolo di una trilogia che si concluderà nel 2020 con il terzo capitolo intitolato “ La memoria dei senza nome”.
Questa è la raccolta a cui sono più legato perché ha aperto un percorso della mia vita poetica che, come ho detto, si concluderà fra un paio di anni.

A che età hai cominciato a scrivere poesie? Quali sono i poeti che ti hanno influenzato?

Ho iniziato a scrivere poesie da ragazzo verso i quattordici, quindici anni e non mi sono più fermato. Come tanti, le prime poesie erano frutto di un periodo travagliato quale può essere l’adolescenza, poesie anche d’ amore (per quanto possa essere compreso l’amore a quell’età) ma poi, crescendo e leggendo tanti poeti e poesie, ho naturalmente mutato il mio modo di scrivere e di rapportarmi alla poesia.
Il mio primo grande amore è stato Gozzano e, a seguire, i poeti crepuscolari come Corazzini. Piano piano ho scoperto i grandi poeti del Novecento come Montale, Ungaretti, Sereni, Caproni, Raboni e tutta la “Linea Lombarda” …insieme a Bacchini e Bertolucci per rimanere in ambito parmigiano.

Nelle tue poesie la storia – seppure mescolata in un presente lirico – gioca un ruolo determinante: cosa rappresenta per te?

Ho imparato ad amare la Storia fin da bambino. Mia madre si stava laureando in Discipline Letterarie e poi, preparando i concorsi per l’insegnamento, ha dovuto studiare e preparare esami di Storia. Per tenermi buono, invece di raccontarmi favole, spesso mi ripeteva la lezione di storia come fosse una favola e da allora è iniziata la mia passione per la Storia, così come per la Poesia e la Letteratura, i cui testi sempre mi venivano letti da mia madre.

Recentemente hai organizzato uno riuscito convegno su Pier Luigi Bacchini. Come consideri la sua figura di poeta? Cosa rappresenta per Parma? Cosa rappresenta a livello nazionale?

Pier Luigi Bacchini è sicuramente un poeta parmigiano, ma solo in quanto nato a Parma. Oggi possiamo dire che che Pier Luigi Bacchini non solo è un poeta conosciuto a livello nazionale, ma anche un poeta di dimensione europea che ha inventato un linguaggio e uno stile che lo rendono unico ed inimitabile. Forse l’ultimo grande poeta del Novecento e il primo poeta del nuovo millennio che è destinato a resistere al tempo e a durare negli anni in virtù della grandezza della sua poesia. Bacchini, che ho scoperto da adolescente, è stato uno dei poeti che più ho amato e che continuo a leggere e rileggere. Per Parma è sicuramente un vanto e un lustro così come è stato Attilio Bertolucci.

Nelle tue poesie vi sono numerose citazioni musicali, a volte sembra che tu stia invitando il lettore a canticchiare: che importanza ha per te la musica?

La musica per me è sempre stata importante. Questa passione credo me l’abbia trasmessa mio padre. Lui ascoltava tantissima musica e lo ricordo fin da bambino cantare per casa o in auto nei lunghi viaggi verso il mare. Io ho sempre Spotify aperto (un tempo la radio o i cd) e non potrei vivere senza ascoltare musica. Mio padre mi ha trasmesso la passione per i cantautori italiani come Vecchioni, Venditti, Baglioni, poi negli anni ho scoperto Guccini, De Andrè, Springsteen e tanti altri. Oggi amo anche ascoltare gruppi e cantanti contemporanei come i Baustelle, Vasco Brondi, ecc. Per me la musica è vita e non riuscirei a concepire una poesia senza musicalità e musica.

Come vedi l’ambiente poetico parmigiano di questi anni?

Parma per tradizione è sempre stata una città legata alla poesia che ha espresso tanti poeti e alcune eccellenze come Bacchini e Bertolucci, ma non possiamo certo dimenticare tanti bravi poeti come Artoni, Bevilacqua, Gian Carlo Conti, Attilio Zanichelli e altri. Oggi il panorama è sicuramente molto vivo, l’antologia che tu hai citato è sicuramente un esempio, ma ci sono tanti altri poeti e alcuni sono noti a livello nazionale come Giancarlo Baroni, Emilio Zucchi, Maria Pia Quintavalla, Antonio Riccardi, questi ultimi due milanesi di adozione da anni.

Che progetti futuri hai in ambito di poesia… e dintorni?

Come ho detto prima, nel 2020 uscirà l’ultimo capitolo della trilogia, ma ho in cantiere un paio di libri d’arte: uno collettivo ed uno che mi regalerò per i miei quarant’anni nel 2019. Naturalmente poi anche il prossimo anno ho varie presentazioni a Parma e in giro per l’Italia.

Hai un’ultima domanda/risposta marzulliana?

No. Però ho una sorpresa natalizia. Ti ringrazio per queste stimolanti domande, vorrei donare a voi e ai lettori di Parmadaily questa mia poesia inedita.

Alberto Padovani


Ormai quasi tradizione
ammalarti prima delle feste:
… .gli esami, forse il timore
di tornare, la conta di assenze,
una tavola in meno da imbandire.
Ti diranno che lo sapevano
che prima o poi sarebbe toccato…
Che fine faranno?
Schiavi di robot come antiche plebi
in guerra per un sorso d’acqua,
per terre non ancora di sabbia
e foreste reperti di civiltà prerobotiche.
Miniere di carbone cancellano
gli ultimi villaggi,
chiese medioevali senza liturgie.
Non ti servirà prendere treni:
ancora pioggia gelida sui tuoi passi
attendendo da lei un altro Natale
prima che cumuli di plastica
sommergano siti archeologici.

steam26ott