La Gibertoni esce dal Gruppo del M5S in ER: “Netta complicità con la maggioranza. Gli elettori non ci hanno votato per essere la lista civetta o una costola del PD”

E’ durissima la nota di Giulia Gibertoni, consigliera regionale dell’Emilia Romagna in carica eletta nella lista del M5S, cinque anni fa candidata a Presidente della Regione: “Troppa complicità col Pd. Esco dal Gruppo consigliare del M5S, non dal M5S”


Nell’ultima seduta dell’Assemblea è successo un fatto che ritengo gravissimo, l’ennesima scorrettezza istituzionale e personale che si somma ad altre, all’interno del gruppo consiliare M5S in Regione Emilia-Romagna e con la netta complicità della maggioranza.

Già nelle scorse settimane, in piena fase di organizzazione dei gruppi, addirittura ben prima della scadenza entro la quale le formazioni politiche comunicano il nome dei loro capigruppi, l’Ufficio di Presidenza a maggioranza PD con un ‘colpo di mano’ , e quella che ritengo una illegittima modifica del regolamento, in poche ore di fatto si è ‘scelto’ quale doveva essere il capogruppo del M5S in Regione.

Io l’ho imparato dalla stampa, non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale o ufficiosa, né da chi è stato nominato e neppure dall’Ufficio di Presidenza stesso, alla faccia della tutela delle prerogative e diritti dei consiglieri. Ho chiesto chiarimenti ufficiali alla Regione, sono arrivati solo ieri a distanza di settimane e con giustificazioni che non fanno onore all’istituzione.

Solo a posteriori vengo quasi casualmente a sapere che questo ‘capogruppo’ così nominato, che gestisce il budget di tutto il gruppo, avrebbe già provveduto a firmare contratti per collaboratori ma soprattutto senza inviare neanche questa volta alcun tipo di comunicazione informativa a me, né prima né dopo la firma. Capisco bene la situazione di lockdown, ma le mail esistono ancora e anzi a volte sono il mezzo di comunicazione più chiaro, oltre ad avere un valore legale, forse proprio per questo non ne ho ricevute, pur avendole ripetutamente chieste.

Ho continuato a lavorare senza collaboratori, ho scritto comunque una trentina di atti e di proposte in poco meno di un mese, diciamo che la stragrande maggioranza degli atti M5S sono stati preparati da me, soprattutto sull’emergenza coronavirus, il mio primo pensiero ogni giorno in queste settimane. Eppure non ho mai ricevuto dal ‘capogruppo’ neppure i verbali che a quanto pare verrebbero inviati quotidianamente a loro per essere poi diffusi ai gruppi sulle sedute quotidiane dell’Unità di crisi regionale con i numeri sull’andamento dell’emergenza.

E veniamo all’ultima seduta dell’Assemblea. Venerdì, nell’ambito di un consiglio che doveva essere primariamente dedicato all’emergenza coronavirus, c’è stata la votazione dei Presidenti delle future Commissioni: sono 7. Molto inusualmente la Presidente del Consiglio si è limitata a presentare una nota che conteneva già i 7 nomi preconfezionati, già decisi (da chi? quando?) e in pratica pronti per essere soltanto ratificati. Indovinate un po’ cosa apprendo solo lì in diretta: il ‘capogruppo M5S’ appena nominato ECCOLA CHE RADDOPPIA E ‘ACCUMULA’ UN’ALTRA POLTRONA, quella di Presidente della “Commissione Statuto e Regolamento”, commissione inserita nell’ordine dei lavori soltanto il pomeriggio precedente, a sorpresa. Non ne sapevo nulla.

Tra l’altro: c’era proprio tutta questa urgenza di varare, in piena emergenza sanitaria, subito all’inizio dei lavori di un consiglio regionale sul coronavirus, una Commissione di questo tipo, oppure è soltanto una vecchia abitudine di discutere prima di poltrone e poi di emergenze?
Le poltrone non sono un tema che mi appassiona in genere, ma l’accumulo compulsivo di incarichi ancora peggio: qualifica meglio di ogni altra descrizione chi lo cerca e, secondo me, anche chi si presta a concederlo.

Ormai cosa concludere? Mi sento raggirata da questo ‘gruppo consiliare’ che avrebbe agito, nella sostanza, con i voti determinanti della maggioranza di centrosinistra a guida PD. E a questo punto mi chiedo cosa abbiano votato veramente i nostri elettori che ancora, tra mille difficoltà e dubbi, ci hanno dato fiducia a gennaio: hanno forse votato una lista civetta del PD? Non credo proprio, e comunque io non voglio raggirare chi mi ha votato.

Chi ha votato M5S si aspetta che il Movimento abbia una sua linea politica e una sua dignità politica, non certo che sia una costola del PD.

La democrazia nelle istituzioni e in tutti i suoi organi, quale è un Gruppo politico dell’Assemblea Legislativa, non è una questione di facciata, ma intrinseca (anche quando non fai parte del partito che governa e non ti interessa blandire nessuno)

Questa è una riflessione su una deriva politica in atto da tempo e che si manifesta anche in queste prevaricazioni che sfiorano l’abuso. Ognuno ha il suo stile e la sua morale. Al momento non ho collaboratori né presidenze, né incarichi o le benemerenze della maggioranza, ma i contenuti posso continuare a portarli avanti con orgoglio e senza paura né piaggeria nei confronti di nessuna maggioranza.

L’emergenza sanitaria è il mio primo pensiero (parlano per me le decine di atti depositati sul tema in poche settimane), ma nessuno si approfitti del dramma di questa emergenza per far mancare criteri minimi di democrazia interna, perché quando torneremo (perché ci torneremo) alla normalità, dobbiamo ritrovare intatti la lealtà dei rapporti istituzionali e il coraggio e il dovere di evidenziare i problemi da parte delle minoranze.

Pur uscendo da questo ‘gruppo consiliare’, resto nel Movimento 5 Stelle e continuo a sostenere ancora più fermamente di prima il programma per il quale i cittadini mi hanno eletta in Regione.

Io ci sono e resto in Assemblea per chiunque voglia collaborare, portare temi e istanze, dalla sanità all’ambiente al lavoro, per chiunque voglia continuare a fare politica indipendente e sana insieme, nell’interesse dei cittadini, in modo critico e chiaro anche e soprattutto in questo periodo di emergenza e poi nei tempi complessi che ci aspetteranno dopo, in cui fare la propria parte significherà avere il coraggio quotidiano di affrontare problemi e rilevare ingiustizie, di difendere con forza i diritti e i bisogni di chi non è ascoltato, senza inchinarsi a nessun sovrano e a nessuna corte.

Giulia Gibertoni, consigliera regionale dell’Emilia Romagna

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