
TEODAILY – Papa Bergoglio è stato una persona che ha cambiato l’immagine del Papato, attraverso gesti simbolici e mediatici quali l’utilizzo di auto utilitarie, la rinuncia agli appartamenti papali, le scarpe ortopediche al posto di quelle rosse, il ritiro di persona degli occhiali presso l’oculista. E poi ha sempre rivolto parole per gli ultimi, per la pace, contro le diseguaglianze.
Se l’estetica e i pronunciamenti del Papa sono cambiati nella direzione attesa dai fedeli, la Chiesa, al di là della figura individuale del Pontefice, è cambiata sotto questi dieci anni di governo monocratico di Bergoglio? Direi in poco. E’ la medesima Chiesa di dieci anni prima, con gli stessi approcci, le stesse parole d’ordine, le stesse convinzioni, le stesse liturgie, gli stessi pregi e difetti. L’unica differenza è la crisi profondissima, senza precedenti nella storia, che la sta attraversando con le chiese vuote e l’indifferenza ormai sedimentata nelle persone. Non per colpa di Francesco, di certo, che ha cercato di avvicinare la Chiesa alla gente, creando però più generalizzata simpatia che connessione intellettuale, men che meno spirituale.
“Papa Francesco ci ha lasciati come Gesù, senza proteggere la sua salute, per amarci fino alle fine”. INTERVISTA all’assessora Daria Jacopozzi
Nel merito della dottrina quella di Francesco è stata una rivoluzione mancata. Ad esempio, la parità di genere, e quindi la fine della discriminazione della donna nella Chiesa, e la parità di diritti, e quindi la fine della discriminazione degli omosessuali nella Chiesa, sarebbero state due rivoluzioni che non solo Papa Francesco non ha vinto, ma non ha neppure provato a giocare per davvero, al di là di qualche dichiarazione più o meno abbozzata, più o meno fraintesa, più o meno ridimensionata.
“Una rivoluzione che non arriva alle sue ultime conseguenze è perduta” diceva Ernesto Che Guevara, uno che di rivoluzioni se ne intende, forse più di Michele Guerra. Non comprendo come il sindaco di Parma possa definire Papa Francesco “la voce più rivoluzionaria di questo primo quarto del secolo Ventunesimo” (leggi).
La rivoluzione non è una postura, la scelta pauperistica di un singolo, ma per definizione è un cambiamento complessivo radicale. Non è una “voce”, è un ribaltamento sistemico.
Per anni Francesco ha rivolto centinaia e centinaia di appelli contro le guerra, le diseguaglianze, per l’accoglienza. Non uno, uno che fosse uno, che abbia prodotto una conseguenza, che sia stato considerato un richiamo a cui vincolarsi perchè pronunciato dal vicario di Cristo. Tutti gli appelli sono caduti nel vuoto. Perchè nella società di oggi la Chiesa è diventata un’istituzione debole, e le parole del Papa sono ormai percepite come dichiarazioni d’ufficio indotte in automatico dal suo ruolo, ritenute al più suggerimenti morali dai credenti, figuriamoci dagli altri.
† La resurrezione di Gesù non potrà mai essere dimostrata, ma è l’ipotesi più credibile (di Andrea Marsiletti)
Papa Francesco è stato una persona buona e umile, a cui era impossibile non volere bene, che ha provato a contrastare l’evaporazione in corso del cristianesimo con gli argomenti del mondo immanente (meno con quelli del trascendente), finendo per confondersi con il mondo, per diventare una delle tante voci del mondo, semplificata, talvolta poco approfondita, già sentita e quindi inascoltata.
Papa Francesco non lascia alcuna sua frase teologica (sono certo nessuno di voi ne ricorderà alcuna), solo una geografica di “sono venuto dalla fine del mondo” che però si è impressa nella testa dei giornali e dell’italiano medio che non ha mai letto una riga di ciò che ha detto e scritto ma in queste ore posta le sue foto a ripetizione, quasi in trance mistica.
Francesco lascia l’esempio di se stesso.
Ha provato a dare l’impulso.
Vedremo se ha avviato qualcosa.
Buon viaggio Papa Francesco!
Andrea Marsiletti