“La città che ho lasciato non era poi così male…”

30/10/2012
h.11.40

Nonostante il tanto clamore suscitato solo l’anno scorso contro la mia amministrazione, anche quest’anno Parma guida la classifica delle città più vivibili e meglio servite d’Italia.
Nella classifica del Forum PA pubblicata oggi dal Sole 24 Ore, Parma è, subito dopo Bologna, la città più smart d’Italia, intendendo come ‘smart’, la città con i migliori parametri in termini di economia, ambiente, governance, mobilità, qualità della vita, capitale sociale.
A questo si aggiungono le lusinghiere posizioni nell’annuale classifica di Ecosistema urbano, pubblicate sempre oggi dal Sole. Parma è quarta nella classifica generale delle medie città, prima per la mobilità sostenibile, terza per il trasporto pubblico e le isole pedonali, quinta per le politiche energetiche e in posizioni comunque altissime per tanti alti parametri.
Non mi stupisco di questi risultati, avendo lavorato per il loro ottenimento per 14 anni, prima come assessore all’ambiente e poi come sindaco. Era un obiettivo preciso, dal momento che nel ’98, quando divenni assessore all’ambiente Parma era tra le maglie nere, occupando solo la 69’posizione in classifica.
Mi ricordo bene quando l’ambiente era una specie di servizio igiene anni ’30 e, all’interno del Comune, era considerato una dependance dell’urbanistica.
Con noi questa logica è stata completamente ribaltata, portando le politiche ambientali, integrate con quelle sul traffico (io come assessore avevo entrambe le deleghe) al centro della qualità della vita in città. Su questo e tanti altri fronti, come anche le politiche energetiche, il verde, i rifiuti, sono stati anni di lavoro intensissimi. Quando sono diventato assessore all’ambiente si parcheggiava ancora sul marciapiede della centralissima chiesa della Steccata, dove ci sono gli affreschi del Parmigianino, o davanti al Teatro Regio (l’unica zona pedonale era via Cavour, 300 metri di strada, la ‘vasca’ dei ragazzini di allora).
Abbiamo realizzato 100 km. di piste ciclabili, introdotto i varchi elettronici, potenziato e innovato ai massimi livelli il trasporto pubblico, aperto nuovi parchi, investito in teleriscaldamento, potenziato la raccolta differenziata fino a una media cittadina del 45%, con punte del 70% nelle frazioni. E ancora, mobility manager, car sharing, bike sharing…termini che i cittadini di Parma conoscono bene, quanto i loro omologhi dei paesi europei più avanzati. E poi, ce lo dice anche la classifica di Parma città smart, ci sono stati gli investimenti in cablatura delle scuole, in diffusione del wi-fi, nell’alfabetizzazione informatica per gli anziani, nell’istituzione del ‘Comune amico’ e nella possibilità di erogare e ottenere servizi online e negli sportelli telematici diffusi in città.
Ecco, il sottoscritto, oggetto di una campagna diffamatoria che mirava solo alla poltrona di sindaco di Parma, ha lasciato una città con questi parametri e questi servizi, riconosciuti dalle classifiche più prestigiose e non ha mai alzato le tasse né le tariffe comunali.
Il fantasmagorico debito denunciato dal commissario che mi ha seguito (e che ha subito alzato al massimo le tasse) è stato smentito dal nuovo assessore al bilancio grillino (confermando la classifica della CGIA di Mestre che dà Parma solo al 56° posto tra le città indebitate). E anche la grancassa sulle partecipate si rivela un grande bluff. Cito sempre il Sole di oggi: la metà delle società partecipate dei comuni d’Italia è in rosso.
Era dunque Parma amministrata tanto male o qualcuno voleva farlo credere, anche a costo di danneggiare l’immagine della città, per puro interesse di parte?

Pietro Vignali

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