La Destra dice no alla privatizzazione dell’acqua

26/01/2010
h.15.30

L’acqua è un bene primario, bene di prima necessità per la regolare vita dei cittadini.
Essa è presente in natura, più di ogni altro bene sulla faccia della terra, essa è fonte di vita e di sostentamento per ogni popolo del pianeta.
Il Governo italiano ha varato nuove normative, leggi e regolamenti sulla gestione e sulla vendita al consumatore dell’acqua.
Questi indirizzi, politici ed economici, hanno maturato l’interesse dei privati ad entrare nelle aziende municipalizzate e a fare di queste una facile e comoda fonte di speculazione e guadagno assicurato.
Dopo pochi anni, i privati hanno iniziato una vera e propria politica aggressiva per la conquista delle maggiori fonti e reti di distribuzione dell’acqua, tentando di conquistarne l’intero mercato nazionale.
Ad oggi in Italia si sono formati e radicati enormi gruppi d’interesse e multinazionali che sembrano non frenare la propria fame di conquista del settore economico in quanto viene applicato il principio monopolistico (una e non più di una azienda di gestione e distribuzione per area municipale), circostanza che permette ai monopoli di praticare, con estrema facilità, tariffe fuori da ogni norma morale e sa ogni principio di politica sociale. Ovviamente con il beneplacito di enti ed istituzioni politiche ed amministrative.
Se ci basiamo sul principio che l’acqua è un bene paragonabile in ogni sua forma all’aria che respiriamo, possiamo facilmente dedurre che la privatizzazione, ma soprattutto, la speculazione è un atto contro i diritti fondamentali naturali e giuridici dell’uomo.
E’ ovvio, sia per compensare i costi di gestione degli impianti, sia per evitare degli sprechi, che l’acqua debba avere un costo, ma questo non deve essere fonte di guadagno ma capitale economico destinato a mantenere la struttura dell’azienda distributrice, che deve essere pubblica e senza scopo di lucro.
La Destra ribadisce che le aziende pubbliche che gestiscono e distribuiscono l’acqua devono rimanere o devono nuovamente essere riconvertite in un capitale di azienda al 100% pubblico, senza alcuna infiltrazione di privati. Tutti i consumatori saranno a loro volta soci dell’azienda con pari diritti e doveri. Il maggiore azionista rimarranno i Municipi e le Province che dovranno gestire l’azienda nell’interesse comune.

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