18/12/2009
12.30
Le mucche sono sottopagate per il latte ad un prezzo inferiore del 30 per cento rispetto al 1996 e gli allevatori della Coldiretti provenienti da diverse regioni “occupano” lo stabilimento della Parmalat a Collecchio in provincia di Parma dal quale partono le forniture per tutta Italia per denunciare che il latte fresco viene pagato in media dai consumatori 1,35 euro al litro con un ricarico di quattro volte e mezzo (+350 per cento) rispetto ai 30 centesimi riconosciuti in media alla stalla. La mobilitazione della Coldiretti è stata avviata dopo la rottura delle trattative sul prezzo del latte alla stalla pagato agli allevatori dagli industriali.
Il prezzo alla stalla – ha sottolineato la Coldiretti – ha raggiunto valori che non coprono i costi di produzione e stanno mettendo a rischio stalle, mucche e lavoro che hanno garantito all’Italia fino ad ora il primato mondiale nella produzione formaggi tipici con il record di 35 riconoscimenti a livello comunitario. A rischio – sottolinea la Coldiretti – ci sono 43 mila stalle con quasi 2 milioni di mucche e circa 200 mila occupati che producono un valore di oltre 22 miliardi di euro che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano.
Se le difficoltà sui prezzi sono diffuse in tutta Europa, l’Italia è però – precisa la Coldiretti – l’unico paese produttore comunitario in cui il crollo dei prezzi riconosciuti agli allevatori si è verificato nonostante una sostanziale tenuta dei consumi e l’insufficiente produzione nazionale che arriva a coprire appena il 60 per cento del fabbisogno.
Nell’ultimo anno – denuncia la Coldiretti – sono arrivati in Italia dall’estero ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi. Il risultato – continua la Coldiretti – è che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri e la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta. Se si vuole aiutare il settore servono intanto – sostiene Coldiretti – misure di intervento strutturali per la trasparenza come quelle previste dal Decreto, in corso di verifica in sede Ue, che prevede l’obbligo di indicare la provenienza di latte e derivati in etichetta, ma anche il divieto di utilizzare polveri e caseinati in sostituzione del latte per la produzione dei formaggi.
Stiamo reagendo – sostiene la Coldiretti – a quelli che rappresentano i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura che subisce da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come Italiano, e dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli a causa di uno strapotere contrattuale da parte dei nuovi forti della filiera agroalimentare.
Nel corso della manifestazione alla quale hanno partecipato centinaia di allevatori con trattori e camion dagli allevatori della Coldiretti armati di bandiere gialli sono stati gridati slogan “perche’ il prezzo del latte dalla stalla al bancone del supermercato aumenta 5 volte”, “vogliamo il vero latte italiano negli scaffali dei nostri supermercati”, “tre su quattro di latte a lunga conservazione sono stranieri senza indicazione in etichetta”.
IL MERCATO ITALIANO DEL LATTE IN CIFRE
Numero vacche 1.839.000
Numero aziende di produzione latte 43.861
Montagna 20.835
zone svantaggiate 3.809
Produzione totale di latte 111.054.000 quintali
Caseifici e centrali del latte 1.516
Cooperative 637
Centri di raccolta 82
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
IL SETTORE LATTIERO OCCUPA CIRCA 178.800 ADDETTI
Occupati totali 178.800 di cui:
negli allevamenti da latte bovino 129.000
nell’industria lattiero-casearia 27.800
· nei servizi e commercializzazione 22.000
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
LE IMPORTAZIONI DI LATTE E DERIVATI IN ITALIA
Latte liquido sfuso in cisterna e confezionato 21, 3 miliardi di chili
(tra cui 13 miliardi di chili di latte sterile)
Formaggi 4 miliardi di chili
(tra cui sono comprese 86 milioni di chili di cagliate)
Polveri di latte:
(tra le quali caseinati/concentrati proteici per 15 milioni di chili) 130 milioni di chili
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
PREZZO MEDIO ANNUO DEL LATTE ALLA STALLA
(riferimento Regione Lombardia)
Anno Prezzo (centesimi al litro)
1996 39,22
1997 36,20
1998 33,54
1999 33,13
2000 33,87
2001 36,65
2002 35,13
2003 33,96
2004 33,83
2005 33,76
2006 32,07
2007 34,45
2008 39,48
2009 da 27 a 32 cent/kg
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
CONSUMI NAZIONALI PROCAPITE DI LATTE E CASEARI (KG)
Latte fresco 20 kg
Latte UHT 26 kg
Yogurt 8,7 kg
Burro 2,2 kg
Formaggi 24 kg
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
Coldiretti Emilia-Romagna
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h.15.40
Il presidente di Confagricoltura Parma Lorenzo Bonazzi ha espresso un proprio commento alla manifestazione di protesta organizzata dalla Coldiretti davanti alla sede Parmalat di Collecchio.
L’accordo firmato nei mesi scorsi dalla Coldiretti di Brescia oggi pesa come un macigno sull’intero settore lattiero. E’ quantomeno curioso constatare come la Coldiretti prima, con gli accordi raggiunti a Brescia, abbia accettato un prezzo di 31 centesimi al litro, mentre ora si scandalizza perché non vi sono stati ampi margini di miglioramento rispetto a quel prezzo di partenza.
La responsabilità è della Coldiretti che, come sempre, ha agito da sola e ha così trascinato in una situazione difficile l’intero comparto lattiero. Noi di Confagricoltura – unitamente alla Cia – non avevamo accettato di sottostare a quell’accordo e lo avevamo duramente contestato”.
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h.16.00
Sul prezzo del latte è ormai in atto una guerra fratricida che vede contrapposti gli allevatori e le aziende della trasformazione.
Il mancato accordo sul prezzo delle materie prime rischia, però, di colpire gli anelli più deboli della catena, che sono rappresentati dai lavoratori dipendenti e da quei consumatori ai quali viene offerto un prodotto sempre più scadente e dalla dubbia provenienza.
Da mesi stiamo denunciando che in assenza di un patto di filiera sul lattiero-caseario l’intero settore rischia in breve tempo il collasso, con il conseguente pericolo di un trauma occupazionale che coinvolgerebbe circa 50.000 lavoratori.
In qualità di rappresentanti dei lavoratori dipendenti non siamo in nessuna misura disposti ad accettare alcun contraccolpo innescato dalla volontà espressa da tutti i soggetti che compongono la filiera e dal governo centrale di non trovare un comune accordo che possa rilanciare le produzioni del settore, salvaguardare i posti di lavoro ed offrire ai consumatori un prodotto sicuro e di qualità.
Non rimarremo, pertanto, inermi qualora questa situazione dovesse restare inalterata.
Antonio Mattioli
Segretario nazionale della Flai-Cgil