TeoDaily – Oltre al peccato originale (leggi), anche l’escatologia è quasi sparita nella predicazione della Chiesa.
L’escatologia, letteralmente “scienza delle cose ultime”, è la verità teologica sul destino definitivo e finale delle persone e del creato, connessa alla morte e all’aldilà.
Nella religione cattolica essa si lega al giudizio personale, alla vita eterna, al ritorno di Cristo, alla risurrezione dei morti, al giudizio universale.
Si tratta dei temi fondanti la religione cattolica.
Se dovessi scommettere 1 euro, direi che 2 cattolici su 100 hanno una vaga conoscenza di queste questioni, 1 su 100 ha le idee chiare.
Sono argomenti teologici difficili da spiegare e ancor di più da credere rispetto ai valori sociologici e morali del cattolicesimo (solidarietà, amore, carità, perdono) che, viceversa, è più arduo negare che condividere.
La Chiesa sta rinunciando a parlare del destino delle anime, forse temendo (mia opinione personale) di apparire medievale, superstiziosa, un profeta di sventura, un cantastorie che vaneggia di paradiso, purgatorio, inferno, di beatitudine e pene eterne.
Non ho nessun titolo e sopratutto nessuna volontà di sindacare le scelte pedagogiche della Chiesa e mi guardo bene dal farlo.
Spero però di fare cosa utile nel richiamare a riguardo la catechesi ufficiale e “dimenticata” della Chiesa, ovvero la summa degli insegnamenti del nuovo e del vecchio testamento integrati con le interpretazioni e i dogmi definiti in duemila anni di storia.
Per il cristiano la morte è un andare verso Cristo ed entrare nella vita eterna.
Alla morte ognuno di noi sarà sottoposto a un giudizio personale e a uno universale, differiti nel tempo, ammesso che il concetto di tempo nell’aldilà sia omologabile a quello da noi concepibile.
In questo articolo mi soffermo sul giudizio personale, a cui saremo sottoposti subito al momento della morte, sulla base delle nostre opere e della nostra fede.
Ogni uomo riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre.
Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono “così come egli è”, “a faccia a faccia”. Questa vita perfetta, questa comunione di vita, di amore e contemplazione con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata “il cielo“, noto ai più come Paradiso. Il cielo è il fine ultimo dell’uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva. Il cielo è la beata comunità di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in Cristo.
Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, a una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo. La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. La tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, parla di un “fuoco purificatore”.
Teologia, religione, spiritualità
Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo, se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi. Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola “inferno“. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, “il fuoco eterno”. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.
Cielo, purgatorio e inferno sono quindi le nostre condizioni finali ed eterne, per chi crede naturalmente.
Va dà sè che non può esserci religione cattolica senza escatologia delle anime.
“Destinazione Paradiso” canta “escatologista” Gianluca Grignani.
Più che sperare dobbiamo agire perchè quella sia la nostra destinazione.
“Un viaggio ha senso solo
Senza ritorno se non in volo
Senza fermate né confini
Solo orizzonti neanche troppo lontani
Io mi prenderò il mio posto
E tu seduta lì al mio fianco
Mi dirai: Destinazione paradiso”.