“L’esigenza di unirmi ogni volta con te” nelle sale

Giuliana lavora in un supermercato non per necessità ma per uscire ogni giorno di casa, essendo sposata a Martino, un “mago del fotovoltaico” di origine francese che passa le sere al computer e rifugge l’intimità coniugale. Vivono a Tricase, in Puglia, e conducono un’esistenza priva di sorprese, finché la sorpresa per Giuliana arriva nella persona di Leonardo, un poliziotto che sorveglia il fabbricato dove lei lavora. Quando due rapinatori cercano di svaligiare il supermercato Leonardo interviene e, di fatto, salva la vita di Giuliana, anche in senso metaforico: dalla calma piatta della sua quotidianità la donna infatti vede riemergere il proprio istinto vitale, e in breve tempo le sue resistenze alla passione dell’uomo si sciolgono al sole pugliese.
Basato sul suo omonimo romanzo, L’esigenza di unirmi ogni volta con te è il quarto lungometraggio di Tonino Zangardi, qui regista e sceneggiatore (coadiuvato da Beba Slijepcevic e Angelo Orlando): un misto di noir, road movie e melodramma che fatica a trovare la sua dimensione e sconta la fragilità delle interpretazioni dei due protagonisti maschili: Marco Bocci nei panni di Leonardo e Marc Duret in quelli di Martino, involontariamente comico in una delle scene clou del film anche a causa del suo marcato accento francese.
L’escalation passionale fra Giuliana e Leonardo viene raccontata con efficace concretezza dei corpi ma anche con l’assenza di quella tensione erotica, quella febbre indispensabili per rendere credibile l’attrazione fatale che li unisce e li condurrà verso il loro destino. Senza quel coté delirante, le loro scelte appaiono scriteriate, soprattutto visto che lui è un poliziotto che dovrebbe conoscere bene la legge. Altri dettagli, come il loro percorso geograficamente sconnesso (da Tricase a un autogrill toscano a – di nuovo – il sud d’Italia) o la ricerca di una notizia su un cartaceo nell’era di Internet e dell’informazione istantanea perdono per strada l’attenzione del pubblico.
I dialoghi alternano momenti di credibile spontaneità a frasi che risentono della provenienza letteraria (“Perché non smetti di fumare?” “La vita non me lo consente”), le radici profonde dell’attrazione fra i protagonisti restano invisibili e l’ironia, indispensabile anche all’interno di una tragedia, è incarnata unicamente dal sempre prezioso Antonio Iurio nei corposi panni di Vito, il collega di Leonardo. Il rammarico è per Claudia Gerini, che sottolinea con la sua presenza il bisogno, nel cinema italiano, di una fisicità reale, materna e mediterranea come la sua, capace di comunicare passione e tenerezza. Ma questa fisicità importante non è qui supportata da una sceneggiatura credibile, né da una regia precisa che ne contenga gli eccessi e ne metta in luce le potenzialità.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
Clicca qui per conoscere la programmazione nelle sale di Parma.

perlavalbaganza