Lettera degli studenti gay iraniani

29/06/2009
h.17.20

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I dolorosi incidenti degli ultimi giorni, oggi hanno raggiunto il massimo.
Sabato 20 giugno  Il desiderio del Popolo di scegliere pacificamente il proprio governo attraverso elezioni giuste è stato frustrato dal Regime e dal Leader Supremo con l’inganno e con l’imposizione della forza. Questo ha condotto ad una protesta silenziosa dopo che i risultati delle elezioni hanno shockato l’intero paese. Una folla lunga miglia ha occupato le strade di Teheran, forte della tolleranza, calma e risolutezza di tre milioni di persone, ha affrontato le elezioni pilotate. Questa protesta, pacifica ma determinata, ha incontrato la forza bruta degli uomini forti del regime che sparavano dai tetti e dalle finestre.
Quello che la gente dell’Iran vuole sono elezioni democratiche e libere, garantite dalla Repubblica Islamica. Ma a quanto pare non è credibile che una Repubblica Islamica conceda la democrazia. I resoconti su morti e feriti negli attacchi ai civili variano, ma la verità è disponibile grazie a testimoni oculari, ad immagini scattate con cellulari e macchine fotografiche e grazie a messaggi digitati on line. La cosa più significativa non è il nostro numero, ma il fatto che ci abbiamo sparato addosso per le strade, di fronte a tutti, o che ci abbiano fatto del male nei centri di detenzione dove hanno portato coloro che protestavano. Filmati e foto che mostrano uccisioni e ferimenti, tagli alla gola o corpi che piangono non hanno bisogno di didascalie.
Gli uomini forti del regime e le forze militari stanno attaccando i civili usando ogni tipo di arma dall’acqua bollente alle pallottole. La Basij, polizia culturale in borghese che era stata reclutata per rafforzare la moralità religiosa, ora attacca le persone la notte nelle loro case.
Il Popolo è ancora calmo e determinato, ha giurato di riprendersi i voti che gli sono stati rubati e di porre fine all’imbroglio del governo con i propri corpi. Da quando questo venerdì il Leader Supremo ha annunciato i risultati delle elezioni con la vittoria definitiva e ha imposto di togliere il Popolo dalle strade, da allora le dimostrazioni sono state percepite come una guerra aperta alla legittimità del Regime stesso. Oggi Teheran è un bagno di sangue. Altre grandi città hanno riportato di assalti e attacchi militari ai civili, si registrano molte perdite.
Oggi nelle mani del Governo, le vite dei cittadini sono soggette ad un’orribile violenza così come lo è la loro speranza per la democrazia e per una società giusta. A causa della mano pesante del Regime Islamico sui dormitori universitari, durante le prime tre notti cinque studenti attivisti Mobian Ehterami, Kasra Sharafi, Kambiz Sho’a’ee, Fatemeh Baratee, and Mohsen Eemani, sono stati uccisi. Degli altri studenti che sono morti o sono stati feriti non si conosce il nome. Al momento attuale, tutti quanti fuori dall’Iran hanno avuto modo di vedere le immagini delle grida del Popolo muto e i corpi massacrati e sanguinanti di coloro che protestavano. Quelli che sono stati arrestati o rapiti e rilasciati hanno raccontato gli orrori di cui hanno fatto esperienza.
Ma ancora abbiamo paura che la gravità della realtà non sia stata compresa a fondo da chi sta fuori. Siamo consapevoli che quello che stiamo vivendo può sembrare come una vicenda del mondo orientale. Per questo motivo, gli studenti omosessuali in Iran si sentono obbligati a raccontare al mondo di questi tragici provvedimenti e vogliono esserne testimoni in prima linea. Come piangiamo la perdita di protestanti innocenti e ci preoccupiamo riguardo alla sorte di coloro che sono stati arrestati e di cui si sono perse le tracce, così siamo orgogliosi delle lunghe file di gente paziente e determinata che ha svelato il volto più incredibile di una società che si conserva elegante anche in presenza di circostanze completamente brutali. Siamo una cosa solo in questo e siamo un’unica voce che pretende democrazia.
Quelli che oggi sono vivi, lo sono per caso. Questa folla elegante e pacata è devastata e afflitta oggi. Viviamo nella paura e ci aspettiamo il peggio. Se Ahmadinejad sostenuto dal Leader Supremo ha in mente un colpo di stato contro il presidente iraniano eletto Mir Hosein Musavi e cerca in ogni modo di deviare il corso della democrazia, la nostra speranza ed il nostro obiettivo è di non permettere che questa cosa avvenga. Ora che il Consiglio dei Guardiani non ha appoggiato la richiesta del Popolo di nuove elezioni, il timore è che, se le proteste vengono soppresse, il regime impedirà le libertà individuali ed i diritti civili in modo ancora più duro di quanto già non faccia oggi. Il Regime Islamico dell’Iran, con la sua storia di violazione dei diritti umani, con la soppressione delle minoranze e la minaccia di pena capitale per l’omosessualità, ha scelto di reprimere ogni aspirazione democratica e di demolire le istituzioni civili così da aumentare il proprio controllo sulla vita del Popolo con una velata ma diffusa brutalità. Questo porterà ad una ferita della società iraniana nella sua interezza e da qui comprometterà i simboli dei diritti umani in tutto il mondo.
La comunità omosessuale iraniana sta vivendo in condizioni dure di persecuzione e paura. Noi ci identifichiamo con la sofferenza sopportata del Popolo in questa ultima settimana, quella di ha ricacciato indietro le lacrime ed è rimasto calmo anche di fronte agli attacchi e agli assalti. Il silenzio è stato il più efficace ed unico scudo. In questi giorni il Governo ha smesso di pretendere la giustizia aprendo il fuoco sulle persone o chiamandole come “meno della polvere”, “sporchi”, “froci”.
Gli omosessuali iraniani hanno combattuto per anni contro un Regime oppressivo e spietato: noi lo sappiamo bene cosa significhi sopportare la crudeltà. In questi giorni il Regime Islamico sta trattando le persone come ha fatto con la comunità queer per gli ultimi tre decenni. È con questa consapevolezza nella mente e con la speranza di un futuro libero, giusto e basato sull’uguaglianza che noi combattiamo fianco a fianco, mano nella mano, contro il dittatore.
Esortiamo la comunità internazionale LGBT ad ascoltare la nostra voce e ad ascoltare il Popolo iraniano che pretende nuove elezioni. Noi chiediamo alla comunità internazionale LGBT di assisterci nell’allertare il mondo circa le crudeltà e gli omicidi che succedono in Iran in questi giorni. Abbiamo paura che nei giorni a venire, se vince il dittatore, una generazione – la nostra generazione – verrà semplicemente eliminata.
In questi giorni il movimento queer dell’Iran è accanto al movimento della gente. Siamo certi che la morte della democrazia in Iran vorrà dire, prima o poi, la morte di tutta quanta l’umanità. Siamo sicuri che nella negazione dei diritti civili ed individuali – così come Ahmadinejad ha fatto nel suo discorso prima della salita al potere per la seconda volta riferendosi a coloro che protestavano come a “ladri”, “ruffiani” e “froci” – in quella negazione verrebbero spazzate via tutte le speranze per una società civile. Noi però viviamo ancora con la speranza di poter salvare l’Iran da questo esplosione di fascismo. Il quarto giorno della Resistenza Silenziosa uno di coloro che protestavano portava un cartellone che recitava “non ho paura della morte, mi spaventa la vita”. Questi giorni sono passati.
Uguaglianza, giustizia sociale, rispetto per le diverse etnie, religioni, lingue e minoranze sessuali, se alle persone non vengono impediti i propri diritti nell’ambito della democrazia, sono possibili. Noi chiediamo alla comunità internazionale, alla comunità internazionale LGBT, alle organizzazioni per i diritti umani e al mondo tutto, di vigilare sulle atrocità che oggi avvengono nelle strade dell’Iran, di rispettare il voto della popolazione iraniana e il loro desiderio di vivere in una società democratica, di rifiutarsi inoltre di riconoscere Ahmadinejad come presidente eletto fino a nuove elezioni tenute in presenza di osservatori delle Nazioni Unite.
Chiediamo alla comunità internazionale di sostenere gli iraniani attraverso la pressione della diplomazia e l’intervento delle Nazioni Unite. Chiediamo alla comunità internazionale di starci a fianco e di spronare i governi a rispettare il Popolo Iraniano e il suo voto, di rifiutarsi di riconoscere Ahmadinejad quale presidente iraniano fino a quando non avremo avuto l’opportunità di eleggere il nostro presidente con i nostri voti. Quello che vogliamo sono nuove elezioni. Il Popolo ha ferma intenzione di riprendersi i propri voti. Per le persone dell’Iran, in particolare per la comunità omosessuale e per tutte le altre minoranze, è l’unica via possibile per andare avanti. Oggi gli iraniani fanno affidamento sulle proprie capacità di resistere e di far valere la propria domanda di giustizia. Questo non accadrà senza il supporto della comunità internazionale.
Sia lodato il giorno in cui l’Iran sarà responsabile e sensibile verso i suoi bambini e cittadini.
In nome della libertà e della giustizia sociale, 

perlavalbaganza