“L’inceneritore di Brescia non inquina?”

29/11/2011
h.10.30

Il neo ministro Clini porta ad esempio di virtù l’inceneritore di Brescia “dove si gestiscono i rifiuti in modo razionale producendo ricchezza”. E ancora afferma: “Si è consolidata troppo spesso fra le popolazioni, una paura che non ha motivazioni tecniche o sanitarie ma nasce da input politici”.
Inquina un inceneritore? Inquina l’impianto di Brescia?
Una domanda importante, che merita una riflessione puntuale, per il bene dei bresciani, ma anche di quei territori che hanno a che fare nel quotidiano con questi impianti.
Una domanda che deve avere risposte scientifiche, sulla base di parametri analitici.
Una valutazione che va svolta con attenzione e rigore, con dati certi, mettendo in luce “tutti” i dati, evitando di “dimenticarsene” alcuni.
Le emissioni dell’inceneritore di Brescia, certificate da ARPA nelle ispezioni relative al 2009 oscillano sino a 0,04 ng/Nm3, quindi molto vicine ai limiti di legge (0,1 ng/Nm3), ma non tengono conto della presenza dei PCB-dioxin like PoliCloroBifenili) di cui si rinvengono tracce nei sistemi di abbattimento.
Dice infatti Arpa: “Si evidenzia la presenza di PCB-dl nelle polveri dei presidi di abbattimento, quest’ultimi possono essere indice di presenza degli stessi nelle emissioni convogliate” (p. 25), come è ovvio che sia. E ancora: “Dovrebbe essere inserita la valutazione analitica dei PCB totali e dei dioxin-like” (p. 104), azione che invece stranamente manca.
Se si moltiplicano questi valori, relativi alle sole diossine, per le emissioni di fumi su base annuale, si ottengono almeno 3-5 g di diossine emesse in atmosfera annualmente, una quantità “importante” per un inquinante che l’Oms annovera tra i più pericolosi al mondo, senza alcuna livello soglia.
Gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) rilevati dalle analisi ARPA oscillano tra 200 e 1000 ng/Nm3, (limite: 10.000 ng/Nm3) corrispondenti a 5 kg/annui emessi.
Le emissioni di ossidi di azoto sono intorno al 70% dei limiti (70-80 mg/Nm3 rispetto a 120 mg/Nm3) e invariati tra 2008 e 2010, nonostante l’azienda abbia dichiarato di avere installato dei catalizzatori di tipo speciale nella zona di post combustione nel corso del 2010. Corrisponde a quasi 600 tonnellate annue di inquinanti emessi in un anno.
Le emissioni di polveri totali, ancorché riferimento poco significativo perché occorrerebbe rapportarsi alla distribuzione delle dimensioni delle stesse, porta a svariate tonnellate annue emesse complessivamente.
Chi è che sa quanto incide l’inceneritore? Nessuno, perché di indagini non ne sono state fatte.
L’Arpa è inadempiente da 13 anni rispetto alle prescrizioni dalla Delibera regionale di autorizzazione dell’inceneritore: “La struttura di controllo dovrà effettuare con periodicità una campagna di rilevamento per la misura delle concentrazioni al suolo – immissioni” . Non una campagna è stata effettuata. Questo fatto è un importante indice per tutti quei territori come Parma, dove l’inceneritore è in fase costruttiva e tutti hanno fiducia nella gestione del post accensione.
L’Assessore comunale all’ecologia Paola Vilardi, in un incontro ufficiale con i Comitati ambientalisti, alla presenza del Dirigente del settore ecologia Pierantonio Capretti, il 5 febbraio 2010, aveva convenuto sull’opportunità di ripetere l’indagine sulle diossine e i microinquinanti nell’aria ambiente, nel dicembre 2010 – gennaio 2011, secondo la metodologia dell’Istituto superiore di sanità, al fine di ottenere dati attendibili per valutare “un eventuale rischio per la popolazione esposta”, aggiungendo ai punti di campionamento delle prime due campagne, altri otto nella zona sud-est di Brescia, quattro in prossimità dell’Alfa Acciai e quattro in prossimità dell’inceneritore Asm-A2A.
Non risulta che questa campagna sia mai stata avviata.
Solo con questa metodologia si potrà pervenire a valutazioni più precise sul “rischio per la popolazione esposta”, come indicato dal Ministero dell’Ambiente in sede di conferenza dei servizi decisoria per il “Sito Caffaro”, il 26 giugno 2009, indicazione rimasta a tutt’oggi disattesa.
Va anche rilevato che l’Arpa di Brescia, in un incontro tenutosi il 18 maggio 2009, in relazione alla vicenda del latte alla diossina, aveva garantito di effettuare un’indagine a tutto campo, sui terreni interessati, compresi quelli (quasi tutti, peraltro) collocati attorno all’inceneritore.
I dati come spesso succede, arrivano con anni di ritardo.
Nel corso delle visite ispettive del 2009 ARPA rileva che A2A si è sottratta alla prescrizione formale di rendere “disponibili i dati di monitoraggio in continuo all’ingresso impianto e/o su Internet” (p. 111, documento già citato).
Da pochi mesi sono disponibili dati settimanali, ma solo per i macroinquinanti.
Il 18 novembre scorso non è stato possibile scaricare i dati settimanali dal sito istituzionale dell’azienda; il rapporto completo biennale riportato sul sito è relativo al biennio 2006 -2007, quindi relativo al funzionamento di almeno 4 anni fa.
Scandaloso informare i cittadini delle emissioni con 4 anni di ritardo. A che cosa potrà mai servire?
L’aggiornamento tecnologico è una chimera.
Sono state svolte sperimentazioni durate alcuni anni su un sistema DENOX di cui non si è saputo nulla, ma in una trasmissione in diretta l’ex presidente Capra dichiarò esservi problemi tecnici con gli stessi. Ad oggi non è noto se e quale sistema ulteriore sia stato installato per la riduzione degli inquinanti.
Il premio al migliore impianto del mondo, nel 2006, fu consegnato a Brescia.
L’impianto è stato oggetto di messa in mora da parte della Commissione UE in quanto la terza linea è stata realizzata senza Valutazione di Impatto Ambientale e senza coinvolgimento dei portatori di interesse prima delle decisioni dell’autorità competente; la stessa linea era stata autorizzata in regime semplificato come impianto di recupero, pur essendo un impianto di smaltimento.
Come già sottolineato più volte il premio in oggetto è stato fondato su uno studio di cui nessuno ha potuto conoscere i contenuti, e due anni dopo il suo svolgimento il professor Themelis inviò uno scarno file di raffronto, dal quale si evinceva che esso non poteva essere assolutamente l’impianto migliore.
L’ente che ha attribuito il premio è sponsorizzato tra l’altro da aziende che hanno contribuito alla costruzione dell’impianto medesimo.
Quando la verità è completa, le tinte sono nette, e non lasciano ombre di dubbio alcuno.

Massimo Cerani

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma

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