Manifesto per la cultura di Parma: “una pennellata di ‘giallo Parma’ nel grigiore generale”

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Questo manifesto ha l’intento di stimolare la politica culturale della città: una pennellata di “giallo Parma” nel grigiore generale per vedere uno spiraglio in fondo al tunnel di una superficialità che non ci appartiene sognando un nuovo “Rinascimento”.

Grazie alle eccellenze del proprio passato Parma si è potuta fregiare, nell’ultimo biennio, del titolo di Capitale della Cultura, ma oggettivamente è stata una sigla senza appuntamenti rilevanti sia di qualità sia di risonanza a livello nazionale ed internazionale.

Si avverte il disagio di una politica culturale sottodimensionata rispetto al passato: Festival Verdi, stagione lirica tradizionale e quella concertistica ormai ridotti ai minimi termini; il Festival della danza ed il Festival della Poesia sono stati cancellati e vi è scarsa attenzione per le importanti realtà produttive come Teatro Due, Teatro delle Briciole, Teatro del Tempo, Teatro Pezzani, Lenz Rifrazioni, Traiettorie, mentre Teatro del Vicolo è stato chiuso.

Il Teatro Regio è stato svilito a “contenitore” improprio per Master Chef, concerti di musica rock realizzati in contesti non idonei, mostre d’arte che non hanno superato i 50.000 visitatori quando quelle del Correggio (realizzata da Sgarbi, Vignali e Sommi) e del Parmigianino hanno visto più di 400.000 biglietti venduti superando le esposizioni di città come Venezia, Roma e Firenze con un indotto economico enorme sull’intera città.

Facendo attenzione al passato, la programmazione culturale dell’amministrazione Vignali, ad esempio, annoverava appuntamenti distribuiti lungo tutto l’anno: a maggio il Festival della Danza, a giugno quello della Poesia, a luglio e agosto attività teatrali e musicali in Pilotta ed al Parco Ducale con il cinema all’aperto in Piazzale della Pace ed appuntamenti culturali nelle piazze, borghi, parchi e giardini; poi “Settembre Italiano”in Piazza Garibaldi e ad ottobre il Festival Verdi nelle terre verdine; a dicembre iniziava la stagione lirica tradizionale e quella concertistica con intensi rapporti di coproduzione con gli altri teatri di tradizione.

Al di là delle varie sigle, la verità è che la nostra città non è stata in grado di costruire una reale programmazione culturale, sopravvivendo in perenne crisi d’identità e sulla nostalgia di un passato ideale.

Città a noi vicine come Mantova, Modena, Forlì o La Spezia hanno fatto crescere importanti festival mentre noi li stavamo cancellando.

Parma dispone di centri di produzione nel teatro, musica, editoria, arte visiva che dovrebbero essere aiutati a muoversi in modo armonico.

Il centro storico è divenuto brutto e pericoloso: andrebbe rianimato come polo culturale all’aperto di riferimento di quella “Officina parmigiana” che nonostante tutto ha continuato a crescere con scrittori, poeti e case editrici con progetti innovativi.

Tante potrebbero essere le proposte come il Festival del Jazz in collaborazione con quello di Berchidda; la valorizzazione delle “formazioni orchestrali in residenza” coinvolgendo il Conservatorio “A.Boito”; produzioni di spettacolo dal vivo con il coinvolgimento di tutte le strutture presenti e pensare ad un rilancio del Festival Verdi prendendo ispirazione da Salisburgo, Pesaro, Spoleto o Avignone.

Un altro tema da affrontare urgentemente è il Teatro dei dialetti, abbandonato, da 10 anni, ed avviare una programmazione coordinata fra Cinema Astra e d’Azeglio ed eventuale Arena estiva.

Anche l’attività di Casa della Musica va incentivata con cicli periodici di concerti di musicisti parmigiani e non ed appuntamenti d’ascolto del materiale audio-video conservato al proprio interno.

Importante sarebbe favorire l’ospitalità di gruppi musicali con il Conservatorio “A.Boito” di cui andrebbe valorizzato, altresì, l’archivio.

Sarebbe utile anche un Museo della fotografia e favorire la nascita di caffé letterari, jazz caffé dislocati soprattutto nell’Oltretorrente sulla base di un progetto che venne elaborato dalla precedente amministrazione.

 

Le previsioni di Asdente sullo scenario balcanizzato delle comunali di Parma 2022 (di Andrea Marsiletti)

 

Si dovrebbe aprire un dialogo con il polo museale della Pilotta rinnovato nelle forme e nei contenuti.

Il Palazzo del Governatore – recuperato dalla precedente amministrazione come spazio espositivo per l’arte contemporanea – potrebbe diventare anche un Museo Civico Contemporaneo e luogo d’incontro con manifestazioni di qualità, divenendo anche spazio di esposizione per realtà come lo C.S.A.C., l’Università e l’Istituto d’Arte “P.Toschi”.

Infine non possiamo che prendere le distanze dalle notizie apparse relative ad una possibile “sinergia” tra il Teatro Regio ed il Comunale di Bologna.

Nella speranza di aver contribuito ad aprire un libero dibattito, siamo convinti che vivere a Parma voglia dire VIVERE PARMA.

Vittorio Sgarbi, Sebastiano Rolli, Amedeo Amodio (coreografo), Giovanna Marchetti, Angela Spocci, Eugenio Caggiati, Rosella Lodi Menozzi (Presidente Ass. cult. “Emma Carboni”), Romeo Baldini (Presidente Loggionisti del Regio), Pier Paolo Pessini, Stefano Rabaglia (direttore d’orchestra), Alberto Mattia Martini (critico d’arte), Pinuccia Paganessi Bocchi (collezionista), Massimo Tannoia (primo violoncello orchestra del Teatro Regio), Vittorio Gatti (professore), Charly Gnocchi (comunicazione), Vittorio Zanini (Galleria Centro Steccata), Alessandro Cuomo (arte contemporanea) Mario Variati (docente)