Mario Draghi è la panacea di tutti mali? INTERVISTA ad Alfredo Alessandrini: “Il fatto che il Recovery Plan sia impostato da Draghi è una garanzia”

Si è insediato da 15 giorni a Palazzo Chigi: già direttore generale del ministero del Tesoro, governatore della Banca d’Italia e presidente della Bce, in Mario Draghi sono riposte molte speranze degli italiani per uscire da una pesante crisi economica.

Con questa intervista ad Alfredo Alessandrini, attento osservatore delle dinamiche economico-politiche italiane ed europee, docente di materie economiche, editorialista di Gazzetta di Parma, già direttore generale della Provincia di Parma e presidente di Banca di Parma, abbiamo voluto cercare di capire quanto queste speranze siano fondate.

Mario Draghi ha parlato, durante il voto di fiducia al Senato, di “responsabilità nazionale” unità, impegno comune e di avviare una “Nuova Ricostruzione”. Le buone intenzioni ci sono tutte, ovviamente, ma lei crede che riuscirà a fare una sintesi tra forze politiche così diverse e distanti?

Sono convinto che la soluzione adottata dal Presidente Mattarella di incaricare Mario Draghi per far nascere un nuovo governo in un momento particolarmente difficile del paese, sia stata non solo l’unica ma la migliore. Un Governo di unità nazionale è l’unico che può affrontare la crisi della pandemia e quella economica. La difficoltà sta nel portare a sintesi posizioni così diverse all’interno della sua maggioranza ma Draghi saprà ottenere questo risultato concentrando la sua attività sui problemi concreti, che hanno bisogno di risposte rapide, sicure e nell’interesse unico dei cittadini italiani.

Crede che sarà la volta buona per realizzare riforme fondamentali per il nostro paese che finora nessuno ha avuto la forza o la volontà di fare? Mi riferisco in particolare a quella fiscale che lo stesso presidente del Consiglio ha definito “l’architrave della politica di bilancio”.

Le riforme sono necessarie al nostro Paese e sono state richieste anche dall’UE fra gli interventi necessari per attuare il Fondo per la ripresa e la resilienza. Sicuramente la riforma fiscale è fondamentale per dare una moderna struttura economica al paese. Draghi ha già sgombrato il campo da possibili equivoci: non ci sarà un aumento di tasse e le imposte saranno progressive, quindi non vi sarà la tassa piatta. Non so se la riforma potrà essere completata, ma confido nel fatto che Draghi la possa impostare e avviare nel modo giusto, compresa la lotta all’evasione.

Lavoro e blocco licenziamenti. Il nostro sistema economico oggi è “drogato” grazie a cassa integrazione e ristori. Come crede che sarà governata la fase dopo il 31 marzo? Quali leve saranno utilizzate?

La situazione drammatica della pandemia ha portato alla necessità di attuare lockdown totali e parziali, alla introduzione delle diverse colorazioni delle Regioni e in tutti i casi a chiusure parziali o totali di attività economiche. Le risposte attraverso i ristori, i sussidi, la sospensione delle cartelle esattoriali, dei licenziamenti, delle moratorie sui mutui, la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti erano e sono indispensabili. Le persone devono essere messe in grado di continuare ad avere una vita dignitosa.

Il Governo attuale deve continuare su questa strada, introducendo dei correttivi convenuti con le parti sociali, attraverso incontri che diverranno una prassi. Questi provvedimenti hanno portato ad un aumento del debito pubblico che il Fmi stima possa, nel 2021, divenire il 159, 7% del PIL.
Quello che ha consentito al paese di sopportare questa crescita del debito pubblico è stato il Quantitative Easing della BCE, che ha comprato i nostri titoli pubblici. L’importo complessivo per i paesi dell’Eurozona è di 1850 miliardi di euro per un piano speciale per la pandemia a cui si aggiungono 24 miliardi al mese per sostenere l’economia.

Draghi ha parlato di giovani, di merito, di parità di genere e delle conseguenze della pandemia soprattutto su alcune categorie oltre che di “disoccupazione selettiva”. Ha detto: “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi”. Crede che in un paese come l’Italia la politica possa davvero puntare sulle donne?

Credo che ci sia molta strada da fare per dare uno spazio alle donne nel lavoro come nella politica. Il problema è prima di tutto culturale: la concezione del ruolo della donna è ancora legato alla tradizione, che assegnava solo alla donna la cura della famiglia. Se non si modifica questa impostazione, per la donna diventa difficile conciliare i tempi di lavoro e i tempi della famiglia. È allora fondamentale costruire una rete di welfare in grado di consentire un reale accesso delle donne al lavoro e soprattutto alle carriere. Questo vale anche per le donne in politica. Prima di tutto occorre creare le condizioni di contesto che consentano alle donne di partecipare all’attività politica e poi occorrono nuove modalità di selezione della dirigenza politica.

A lungo Draghi si è soffermato sulla scuola e sulle necessità di cambiamento e innovazione per adeguare la domanda dei giovani all’offerta formativa crede che ci sarà una riforma anche nella scuola?

La scuola necessita di una profonda riforma. L’offerta formativa non è più in linea con la domanda che viene dai giovani, dal mondo dell’economia e dalla società. Ha ragione Draghi a mettere in risalto questa asimmetria. La pandemia ha messo in evidenza, fra gli altri, due punti deboli del nostro paese: la scuola e la sanità. I tagli di spesa, fatti in modo lineare, hanno colpito questi due settori. E invece scuola e sanità vanno considerati investimenti perché producono positività per le future generazioni. Per la scuola è fondamentale riposizionare l’offerta formativa per dare ai giovani reali possibilità di ingresso nel mondo del lavoro senza essere costretti ad andare all’estero.

Transizione ecologica, molti dei fondi europei sono concentrati su questo e sul “programma di ripresa e resilienza”, Draghi ha parlato di dover rafforzare gli obiettivi strategici. Qual è la sua visione?

Gli obiettivi che la Commissione Europea fissa per i Recovery Plan nazionali sono fondamentali per la definizione di un vero e proprio piano strategico del paese. La transizione ecologica, il trasporto sostenibile, la connettività e la banda larga, la digitalizzazione, la modernizzazione della pubblica amministrazione, la scuola, la sanità, sono veramente le sfide per ricostruire l’Italia dopo la profonda crisi indotta della pandemia. Il fatto che questo piano sia impostato e definito da Mario Draghi e dai ministri, soprattutto quelli economici, è una garanzia. Da questi 209 miliardi spesi bene dipende il futuro del paese.

Nell’ultimo decennio politici e amministratori ci hanno abituati a una comunicazione costante e continua, più attraverso i social che con i canali istituzionali. Draghi fino ad ora ha parlato pochissimo e soprattutto non ha profili social. Crede che questo nuovo modello attecchirà?

La comunicazione attraverso i social ha avuto dei vantaggi nel fare circolare le informazioni con grande rapidità. A mio avviso, però, vi è un eccessivo ricorso a questo strumento nella comunicazione politica: quante volte sono partite delle comunicazioni social che poi hanno avuto necessità di smentite. Quando la comunicazione politica tratta argomenti fondamentali di tipo economico e sociale ha bisogno di riflessione e approfondimento e non di risposte istantanee. La comunicazione di Mario Draghi è sempre stata sintetica ma efficace in quanto è sempre stata su temi e problemi concreti. La famosa frase “Whatever it takes” è l’esempio lampante della sintesi e dell’efficacia della comunicazione di Draghi, che valuto molto positivamente.

Tatiana Cogo

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