Massimo Rutigliano: “L’egemonia culturale del PCI non c’è mai stata. Ancor meno egemonica è la sinistra elitaria di Capalbio”

L’avvocato Massimo Rutigliano è intervenuto al webinar dal titolo “Egemonia culturale: gli intellettuali di Antonio Gramsci al tempo degli influencer” sul tema “Cosa rimane dell’egemonia culturale”. (LEGGI: “L’egemonia culturale di Antonio Gramsci” di Andrea Marsiletti)

Gli altri relatori sono stati Sergio Manghi, Renzo Rossolini, Michele Guerra, Andrea Massari, l’influencer parmigiana Ilaria Milite con 250.000 follower su Instagram.

Di tutti i contributi daremo conto nelle prossime settimane.

Di seguito riportiamo l’intervento di Massimo Rutigliano.

Nessuna egemonia culturale

L’egemonia culturale del Partito Comunista Italiano per me non c’è stata. C’è stata capacità di coinvolgimento e comunicazionale, ma nessuno ha prevalso, anche per la presenza di organizzazioni cattoliche molto radicate. La storia ci dice che sicuramente la sinistra non ha prevalso, visti i risultati.

Dell’organizzazione territoriale del PCI ho fatto parte anch’io: quando avevo 18 anni alla domenica andavano a vendere il giornale l’Unità, e lo facevo con grande motivazione.

C’erano ideali e una grande capacità attrattiva soprattutto da parte del mondo della cultura e delle classi professionali. Ricordiamoci che il PCI portava in Parlamento personaggi di alto livello della cosiddetta sinistra indipendente. Non dimentichiamo, poi, che una buona parte della classe dirigente del PCI proveniva dal mondo borghese (Amendola, Berlinguer, Ingrao per fare alcuni nomi).

Arrivano le TV commerciali

A un certo punto i tempi cambiarono, penso ad esempio all’avvento e agli effetti delle TV commerciali che hanno cambiato i modelli di riferimento con trasmissioni allora molto in voga, leggere e simpatiche, quali Drive In, Colpo Grosso, i film di Vanzina… quindi arrivarono gli yuppies e poi i paninari.

Mutò il modello culturale di riferimento che la sinistra non fu capace di contrastare ed esserne alternativa. Seguì qualcosa “del contro” con un atteggiamento sempre più snobbistico, senza cercare di calarsi nella nuova realtà.

La sinistra di Capalbio

Alla fine la sinistra si è arroccata sulla sinistra di Capalbio. Non è più stata parte del mondo che voleva rappresentare… ne sei parte se vai a distribuire l’Unità o sei dentro alle questioni attraverso le sezioni. Se diventi la sinistra di Capalbio che si rintana nella sua intellettualità è finita, perchè la gente giustamente ti volta le spalle. Quindi succede che se perdi consenso è colpa degli altri che non capiscono, mentre in realtà sei tu non più in grado di trasmettere un messaggio corretto.

Linguaggio

E’ cambiato il linguaggio: quando ero ragazzino ricordo che per vendere un prodotto c’erano un carosello e una storiella, poi siamo passati agli spot, quindi ai mini spot e adesso ai tweet.

Si è persa la capacità di esprime quei concetti e ideali che avevano presa sulle masse. E’ diventata un’elite, e non a caso si parla della “sinistra dei centri storici”.

Viviamo in una società nella quale i Briatore diventano delle icone e ci insegnano le cose del mondo, e dove conta fare i soldi rapidamente, e fa bene chi evade il fisco.

L’intellettuale di sinistra è capace di fare un discorso breve, non è più capace di comunicare. Oggi se scrivi un post lungo non lo legge nessuno.

La mia speranza è che, considerato che tanti soggetti sono ascesi e caduti rapidamente (Grillo, Renzi, Salvini…), si possano bruciano presto questi nuovi modelli che non mi piacciono, e possa tornare una società di ideali e valori, nella quale siano premiati la competenza e la formazione. E’ proprio vero che alcuni ministri di oggi negli anni passati non avrebbero ricoperto neppure il ruolo di segretari di sezione. AM

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