È la terza residenza della provincia, dopo il Palazzo Ducale di Parma e la Reggia di Colorno, fatto che dovrebbe garantire cura per un bene pubblico di grande rilievo storico, culturale e artistico, e invece ne è stata annunciata la vendita alcuni mesi fa.
È il “Casino dei Boschi”, situato all’interno del Parco regionale dei Boschi di Carrega, un tutt’uno monumentale di villa e giardino all’inglese che Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma (1816-1847) volle come propria residenza extraurbana, su progetto dell’architetto di corte Nicolò Bettòli (lo stesso del Teatro Regio). E non è un segreto che, quella all’interno dei Boschi, fu la residenza prediletta della seconda moglie di Napoleone Bonaparte.
Attualmente il complesso del Casino dei Boschi è in parte di proprietà privata e in parte pubblica. Oltre alla parte nobile, la villa di Maria Luigia, conta un lungo colonnato (chiamato Prolunga) al centro del quale sta il Casinetto (edificio con orologio e torre campanaria che un tempo ospitava il teatrino di corte), lo storico giardino all’inglese, inscindibile trait d’union fra la villa e i boschi circostanti, un complesso di rustici e un originario “corpo di guardia”, due ghiacciaie. Rispetto al Casinetto, la parte sud del complesso della Villa è di proprietà privata, cioè dei Principi Carrega, mentre la parte nord della Prolunga, il Casinetto, i rustici e le due ghiacciaie sono di proprietà pubblica, cioè de “I Parchi del Ducato”, ente costituito nel 2012, gestore del Parco Regionale Boschi di Carrega. La messa in vendita delle proprietà pubbliche del Casino dei Boschi – per tre milioni di euro – è stata annunciata il 22 giugno scorso. Dopodiché l’Associazione di promozione sociale “Amici del Parco e del Casino dei Boschi di Carrega” (nata nel 2015 a seguito di una raccolta firme “I luoghi del cuore” – Fai) ha espresso “incredulità̀ e indignazione nei confronti dell’amministrazione del Parco Regionale che – hanno scritto in una nota – in questi ultimi venticinque anni ha letteralmente abbandonato a stesso e al conseguente suo degrado e rovina uno straordinario patrimonio monumentale storico, artistico, architettonico, naturalistico e paesaggistico di eccezionale importanza e inestimabile valore”.
Abbiamo intervistato il presidente dell’Associazione Amici del Parco e del Casino dei Boschi di Carrega l’architetto paesaggista Umberto Rovaldi.
Cosa vi preoccupa di più?
Personalmente assisto al destino del Casino dei Boschi dal 1974. Da quella data fino al 1989 sono stato consigliere dell’assemblea del Consorzio per la zona dei Boschi di Carrega. All’epoca col blocco di una lottizzazione residenziale di oltre 150 ville e villette nel bosco di Monte Castione furono create le premesse per la nascita del Parco Regionale (istituito nel 1982). Parco che avrebbe dovuto tutelare tutto. Non solo la parte naturalistica, ma anche quella monumentale. È paradossale che dopo quarant’anni si torni indietro, e si voglia vendere ciò che era stato comprato. Un bene pubblico diventa privato e già questo è grave, danno e beffa insieme, ecco a cosa ci troviamo di fronte in questo momento. Nessuno si è preso cura della storica villa e del suo inscindibile giardino all’inglese, e ora se ne vogliono liberare attraverso una vendita, peggio un’asta, magari al ribasso. Vale così poco questo bene? Questo non è un Parco Regionale come gli altri, qui non basta occuparsi della biodiversità, qui sarebbe stato necessario occuparsi dei beni storici e anche il giardino lo è, ma forse sono mancate le basi culturali necessarie per comprenderlo. È sconcertante che da parte di Parchi del Ducato non sia stato fatto nemmeno un tentativo per accedere ai fondi del Pnrr destinati specificamente al restauro dei giardini storici. Infine, tutto ciò accade tra luglio e agosto, quando per molti l’attività si ferma e anche l’attenzione verso questioni di questo tipo calano. Non c’è stata molta trasparenza.
Questi luoghi hanno però una serie di vincoli monumentali e paesaggistici?
Certamente. Quanto all’utilizzo possibile nella delibera che sancisce la decisione di vendita (n.22 del 14 marzo 2023) si fa appello all’uso abitativo, intendendosi per uso residenziale la residenza temporanea e non la residenza permanente (fatti salvi alloggi di servizio e assimilabili); uso ricettivo; uso politico amministrativo e sede istituzionale; uso ad attrezzature culturali. In un’intervista rilasciata da Agostino Maggiali, presidente dell’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, si citano anche possibili operazioni socio-assistenziali. Giusto quest’ultimo riferimento ci fa interrogare con preoccupazione su quale potrebbe essere la destinazione d’uso di questo bene. Lo scopriremo se l’operazione si chiuderà. E poi ci chiediamo: è verosimile che venga venduta solo la parte pubblica mentre quella “nobile” ancora in possesso dei principi, che non versa peraltro in buone condizioni, rimanga invenduta? Dalle dichiarazioni di Maggiali si percepisce che nemmeno la famiglia Carrega sia in grado di farsi carico di una ristrutturazione della propria parte.
Quali sono le vostre richieste e a chi vi rivolgete?
Chiediamo che arrivi al Governo la nostra richiesta di esercitare la prelazione sull’acquisto del Casino dei Boschi, che in questo modo rimarrebbe un bene pubblico, patrimonio storico paesaggistico della nazione. In questi giorni sta avvenendo qualcosa di analogo nel Parco Regionale emiliano del Delta del Po, a Lido di Classe, dove un’area privata di 500 ettari di grande valore naturalistico, chiamata Ortazzo e Ortazzino, che avrebbe potuto essere rilevata dal Parco alla cifra di euro 500.000, è stata venduta a una società immobiliare. L’accaduto è stato scoperto e denunciato da Italia Nostra di Ravenna e ha trovato la forte presa di posizione di Wwf e Verdi. Ciò ha indotto gli amministratori regionali a intervenire, assicurando che quell’area è soggetta a vincoli e non si può costruire. Le pesanti obiezioni sopraggiunte li hanno costretti a fare l’ulteriore passo di rendersi disponibili a sedersi a un tavolo per contribuire a riacquisire l’area da parte del Parco Regionale. Ci aspettiamo che, per coerenza, la Regione voglia chiarire anche la questione della messa in vendita e poi all’asta delle proprietà pubbliche del Casino dei Boschi. Due situazioni con sfaccettature diverse, ma che fanno emergere una sorta di debolezza del sistema Parchi dell’Emilia Romagna.
Tatiana Cogo