Montagna, “il futuro della scuola tema vitale”

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29/10/2010

“La chiave di volta della montagna passa per la scuola”. E’ una riflessione collettiva, da fare insieme tutti gli amministratori dell’Appennino emiliano romagnolo, la proposta che ha lanciato oggi a Parma in Provincia l’assessore regionale alla Scuola, Formazione e Università Patrizio Bianchi. Un momento corale per arrivare con “una voce unica” a dire che se le scuole sono il centro della comunità, se chiudono quelle di montagna anche le comunità si spopolano. Che la scuola in montagna è dunque una priorità da salvaguardare anche in tempi in cui le risorse vengono tagliate.
Oggi a Parma in Provincia Patrizio Bianchi ha ascoltato dalla voce dei sindaci e dei due presidenti delle comunità montane parmensi le preoccupazioni per questa difficile fase, i racconti di come si sono affrontate le difficoltà, le proposte che degli amministratori riassunte in documento che questi amministratori gli hanno consegnato.
L’incontro è stato aperto dal presidente Vincenzo Bernazzoli che ha ricordato la filosofia unitaria che segna l’azione della Provincia di Parma. “Vogliamo che tutte le zone abbiano le stesse opportunità perché ognuna possa giocare le proprie carte per farlo abbiamo investito in montagna cinque – sei volte di più rispetto ad altri luoghi. E oggi di fronte al taglio enorme di risorse non intendiamo veder naufragare i territori e con essi i progetti a cui abbiamo lavorato”.
Quello che sta accadendo nella scuola lo riassume l’assessore provinciale Giuseppe Romanini: “Dopo due anni di tagli il sistema scolastico è stremato a tal punto da non poter sopportare un ulteriore impoverimento del servizio. Quello della montagna è un tema che ha proprie specificità e dobbiamo trovare risposte che diano tranquillità e stabilità ad una situazione ogni anno in discussione”.
Complessivamente nelle due comunità montane ci sono 32 pluriclassi nella primaria, 40 nella secondaria; nelle elementari sono 134 classi per 2100 alunni, con una media di 15,5 per classe. Nelle medie invece sono 80 pari a 1380 ragazzi (17 la media).
Anche se in montagna non si è chiusa nessuna scuola, il tema da affrontare è quello della qualità e di un numero di docenti adeguato “La montagna in questi anni è stata luogo di elaborazione e innovazione significativa – ha detto ancora il vicepresidente della Provincia Pier Luigi Ferrari, invitando a ragionare insieme di prospettiva e di soluzioni efficaci.
Negli interventi dei sindaci e nelle stesse righe del documento ( negli allegati) illustrato dai presidenti delle Comunità montane Luigi Bassi (Valli Taro e Ceno) e Giordano Bricoli ( Appennino est) ci sono tanti spunti per guardare al futuro e anche per capire che i comuni non hanno esitato in una situazione così complessa a farsi carico dei problemi. La ragione che unisce è una sola: non rinunciare alla scuola. Lo ripetono il sindaco di Varsi Osvaldo Ghisoni, il vicesindaco di Bedonia Pier Luigi Granelli, il sindaco di Berceto Luigi Lucchi, il sindaco di Tornolo Maria Crtistina Cardinali, la consigliera comunale di Tizzano Federica Madureri, il sindaco di Monchio Claudio Moretti, il consigliere regionale Gabriele Ferrari.
“Il 40”% delle scuole dell’Emilia Romagna sono in zone montuose Noi stiamo tentando di coinvolgere tutte le istituzioni in un piano che metta al centro la scuola di montagna, che le colleghi. Un piano che permetta a tutte le scuole di avere quegli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, per avere dei presidi locali che siano forti, capaci di dialogare con tutti gli altri e di dare ai ragazzi quel livello di scuola che è necessario”– ha ricordato Bianchi. L’assessore regionale ha evidenziato in specifico due difficoltà: quella determinata dal taglio delle risorse, stimabili per le casse regionali in 380 milioni di euro in meno per il 2011, e della poca chiarezza di norme sull’affinamento delle competenze alle Regioni sull’istruzione.
Da ultimo una buona notizia. La Regione è intervenuta rifinanziando la legge 12 sul diritto allo studio, in questo modo ieri la giunta provinciale ha potuto deliberare 220mila euro di sostegno alle scuole con i quali si darà risposta per tutte quelle sezioni di scuola dell’infanzia e statale sulle quali lo stato non ha messo gli insegnanti. “Possiamo dire che daremo risposta a tutte le situazioni, non poche – dice Romanini – nelle quali c’era bisogno di completamento in modo che la risposta sia piena. Con l’idea che la scuola dell’infanzia e statale sia un elemento fondamentale del percorso formativo e che lo stato quando si tratta di scuola dell’obbligo non possa sottrarsi al suo dovere”.

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