Moschea, ricorso del Comune contro il Tar

28/11/2009
14.10

Il Comune di Parma ha annunciato l’immediato ricorso, presso il Consiglio di Stato, contro la sentenza del Tar dell’Emilia Romagna – Sezione di Parma – circa la sede della Comunità islamica di via Campanini. La sentenza ha annullato il permesso di costruire in deroga con il quale il Comune aveva concesso il cambio di destinazione d’uso del fabbricato di via Campanini, passato da uso “produttivo” a “Sede dell’associazione della Comunità Islamica”.
Infatti, la motivazione è, in definitiva, quella per la quale “… se, pertanto, la planimetria del progetto relativo ad un centro culturale di religione islamica evidenzia, fra i vari previsti, un locale pari alla metà della superficie totale disponibile ed espressamente destinato a “sala riunioni” dedicata ai fedeli, oltre tutto ospitando il mihrab orientato verso la Mecca, se ne deve necessariamente evincere la destinazione principale a luogo di culto islamico…” quindi “connota in termini quantitativi la funzione svolta da quell’edificio, perché le dimensioni della “sala assembleare multifunzionale” appaiono incompatibili con un ruolo meramente secondario dell’esercizio del culto islamico, da ascrivere pertanto a principale destinazione dell’immobile”.
La sentenza, quindi, ha focalizzato l’attenzione solo sulle dimensioni della sala assembleare, che però è usata anche come sala riunioni per una molteplicità di funzioni quali convegni, incontri tematici, attività di informazione e sensibilizzazione. A questo si aggiunge che gli altri spazi contengono una biblioteca, una sala studio con sessanta banchi di scuola, una sala riunioni e uffici.
Il Comune di Parma, infatti, aveva rilasciato i provvedimenti in deroga non ritenendo che la destinazione d’uso dell’edificio come sede di un’associazione culturale, potesse essere identificabile come mero “luogo di culto” nell’accezione occidentale di tale definizione.
Assunto del quale l’Amministrazione comunale di Parma è ancora convinta, in particolare:
1) negli anni ‘90 anche per la precedente sede dell’Associazione il Comune di Parma aveva rilasciato l’autorizzazione edilizia non per un luogo di culto, bensì per la sede di un’associazione culturale;
2) in data 28 novembre 2007 è stato siglato un Patto di Cittadinanza fra il Comune e la Comunità Islamica volto a favorire l’integrazione della popolazione mussulmana nel tessuto della società locale e, quindi, l’intervento è, ex se, destinato a soddisfare un interesse generale ben più ampio di quello legato al diritto di culto;
La sentenza del Tar non modifica le attività già in essere al Centro culturale islamico in quanto il nuovo Regolamento Urbanistico ed Edilizio (RUE) ha ampliato gli usi consentiti nelle zone produttive, permettendo la localizzazione anche dei luoghi di culto.
L’Amministrazione comunale ritiene infine doveroso il ricorso al Consiglio di Stato in quanto ritiene necessario giungere ad un indirizzo giurisprudenziale definito, che consenta a tutti gli amministratori locali italiani di orientare in modo preciso le scelte inerenti le sedi associative delle comunità islamiche, scelte che sono di una particolare delicatezza.

lombatti_mar24