Negazione del referendum sull’inceneritore: unanimità solo nel Palazzo, tantomeno tra la gente

SMA MODENA
lodi1

23/09/2011

La decisone all’unanimità e bipartisan della Commissione Affari Istituzionali del Comune di Parma di non consentire il pronunciamento dei parmigiani sull’inceneritore negando la richiesta di un referendum popolare ai sensi degli articoli 54-58 dello Statuto Comunale è avvenuta tra qualche contraddizione.
Chi solo qualche mese fa era impegnato a sostenere i quesiti referendari contro il nucleare e le privatizzazioni delle società pubbliche e dipingeva i referendum come la massima espressione della democrazia, oggi impedisce l’espressione della volontà popolare e, non sazio, in queste settimane pure privatizzata niente popò di meno che la Tep, la società che gestisce il trasporto pubblico di tutta la provincia di Parma, in barba, o in beffa o in spregio al responso referendario e al proprio elettorato.
Chi ha impedito il referendum perché il cantiere dei lavori dell’inceneritore è in uno stato troppo avanzato dei lavori (a proposito, sarebbe opportuno che qualcuno esplicitasse l’articolo di legge da cui deriverebbe questo postulato, considerato che nella delibera della Commissione si sono ben guardati dal citarlo) sono gli stessi che nel 2007 hanno bocciato il referendum contro la metropolitana… il cui cantiere non solo non era avanzato, ma neppure iniziato, perché l’opera non era stata nemmeno appaltata. Ma la richiesta di referendum sull’inceneritore ha fatto la stessa fine di quella sulla metro… evidentemente lo stato dei lavori non è poi un criterio così tranchant, determinate o univoco.
Ad onore del vero e per non fare di tutta l’erba un fascio, va detto che l’unanimità nella decisione di respingere il referendum è stata “istituzionale”, non politica, nel senso che ha coinvolto i soggetti presenti in Comune nella loro totalità, ma fuori dal Palazzo le voci fuori dal coro ci sono state, eccome! Per non parlare dell’opinione della gente!
A sinistra Rifondazione Comunista ha ribadito la propria contrarietà all’inceneritore dissociandosi pubblicamente dal voto del consigliere comunale indipendente Marco Ablondi (capogruppo del PRC), i grillini del Movimento 5 Stelle si sono schierati a favore del referendum senza esitazione in coerenza con le battaglie portate avanti da anni, e nella coalizione di centrosinistra si è distinta la voce del candidato alle primarie Simone Rossi.
Inaspettata, dulcis in fundo, la dissociazione dei Comunisti Italiani che hanno manifestato dubbi sulla decisione di impedire il pronunciamento dei cittadini. Lo hanno fatto in modo discreto, dalle pagine del sito web del partito “L’idea comunista”, senza trovare lo stimolo per emettere un comunicato stampa. Una modalità un po’ democristiana di mettere qualcosa per iscritto a futura memoria, sottovoce, per non disturbare. Sicuramente Stalin quando imponeva la pubblicizzazione coatta dell’agricoltura e l’industrializzazione forzata del Paese che portarono dalla Russa zarista medioevale all’Urss superpotenza mondiale procedeva con ben altro piglio…

Andrea Marsiletti