No trascrizione anagrafe figlia di due donne, Torri (Si): “Colmare vuoto legislativo e stop a discriminazioni”

Il rifiuto, da parte di un ufficiale di stato civile del Comune di Piacenza, opposto alla richiesta di iscrizione all’anagrafe di una bambina nata da fecondazione assistita è al centro di un’interrogazione di Yuri Torri di Sinistra Italiana. Lo riporta il sito cronacabianca.eu.

L’impiegato comunale si è infatti rifiutato di riconoscere entrambe le madri e di formare un atto di nascita in cui risulti che la piccola è nata da procreazione assistita. Torri ha chiesto alla Giunta di farsi portavoce presso il Governo affinché venga colmato il vuoto legislativo sulla legittimità della trascrizione all’anagrafe dei figli di coppie dello stesso sesso, “uniformando i certificati di nascita in tutto il Paese e mettendo così fine alle discriminazioni”. Per poter iscrivere all’anagrafe la bambina entro i tempi previsti dalla legge – riporta il consigliere Si – la madre biologica ha così deciso di firmare il modulo ministeriale standard, dichiarando che la bambina sarebbe nata dall’unione tra la madre e un uomo non parente né affine, e poi ha deciso di autodenunciarsi per dichiarazioni false in atto pubblico. “Pur essendoci un vuoto legislativo in materia- sottolinea Torri- la giurisprudenza si è più volte espressa in riferimento all’interesse prevalente del bambino a vedersi riconoscere come genitori le due persone che lo hanno desiderato e messo al mondo rispetto alle norme nazionali che non prevedono esplicitamente la genitorialità omosessuale”.

È accaduto infatti nel 2014, quando il tribunale dei Minorenni di Roma ha riconosciuto a una coppia lesbica l’adozione co-parentale e nel 2015, quando la Corte di Appello di Torino ha riconosciuto il diritto di un bambino nato all’estero di avere due madri, come scritto nel certificato di nascita straniero. A seguire i casi di Trento, Pistoia e Bologna, dove i tribunali hanno imposto ai Comuni che lo avevano rifiutato di iscrivere due genitori dello stesso sesso. “Nonostante la legislazione italiana non normi specificatamente la questione- rimarca il consigliere Si- la legge 40/2004 riconosce come genitori di bambini nati da tecniche di fecondazione artificiale la coppia legalmente riconosciuta che ha dato l’assenso ai trattamenti, anche se questi trattamenti sono avvenuti all’estero, mentre la legge 76/2016 equipara le coppie omosessuali a quelle eterosessuali. E sulla base di ciò diversi Comuni hanno deciso di procedere alla trascrizione dei certificati di nascita”.

Proprio alla luce di questo Torri, nella sua interrogazione, invita la Giunta regionale “a farsi portavoce presso il Governo affinché venga colmato il vuoto legislativo, uniformando i certificati di nascita in tutto il Paese e mettendo così fine alle discriminazioni”.

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