† Paolo Buzzi: “Il concetto di anima e di coscienza non può che avere origine divina?”

Paolo Buzzi

TeoDaily – Caro Direttore,

mi interessa commentare la parte del tuo intervento “All’origine del male, prima del peccato originale: Satana” in cui ci si chiede perché Dio permette a Satana di agire, di indurre in tentazione, con la finalità di fare trionfare il male degli angeli caduti, contrapposto al bene ispirato da Dio.

Credo che la risposta filosofica, non dogmatica, possa essere che l’essere uomo che Dio ha creato è speciale perché, a differenza delle altre creature, ha la possibilità di scegliere.

E qui torniamo al libero arbitrio: come faremmo a capire ciò che è bene se non confrontato con una entità uguale e contraria che chiamiamo “male”?


TeoDaily

Teologia, religione, spiritualità


Il libero arbitrio è diretta emanazione di un’altra peculiarità che il Creatore ci ha instillato: nei secoli l’abbiamo chiamata anima, percezione, discernimento, ma tutto si traduce con la parola “coscienza” , la voce interiore che ci aiuta a comprendere ciò che è bene e ciò che è male.

L’ateismo riconosce l’esistenza della coscienza individuale con le sue prerogative di discernimento, ma non riconosce la sua origine divina, la considera solo una straordinaria rappresentazione psichica. E dice l’ateo: “non ho bisogno di avere un credo religioso per sapere ciò che è bene e ciò che è male, è sufficiente ascoltare la mia umana coscienza”.

Il dilemma è tutto qui: può un essere vivente sviluppare un’entità cosi profonda e impalpabile solo con una darwiniana evoluzione?

Oppure il concetto di anima e di coscienza non può che avere origine divina?



Lo stesso può certo dirsi per altre cose: il pensiero, la ragione/ razionalità.

Però sta di fatto che mentre il pensiero dalla creazione dell’uomo ha subito evidente evoluzione, la dimensione religioso/spirituale dell’essere umano è connaturata con la sua essenza, direi sempre uguale nei millenni, anche se con le inevitabili varianti delle diverse confessioni.

Tutto ciò ha implicazioni inevitabili col concetto di morte, che dolcemente San Francesco chiama “sorella” in funzione di una vita ultraterrena di puro spirito.

Altri sono convinti che la morte sia la fine di tutto l’essere stato… anche chi è sorretto da fede granitica qualche volta si chiede chi avrà ragione… e, forse, anche questa è una diabolica tentazione.

Paolo Buzzi

lombatti_mar24