“Perché sarebbe importante che Parma esprimesse un parlamentare europeo”

12/05/2009

Simona Caselli ha 47 anni, é nata e vive a Parma. Il suo compagno, Roberto Gilmozzi, astrofisico di fama internazionale, è costretto a vivere a Monaco di Baviera per motivi di lavoro.
Dopo la laurea in economia e commercio, conseguita con lode presso l’Università di Parma.
Parla tre lingue: un inglese ottimo ed un buon livello di francese e spagnolo.
Dopo aver lavorato per Legacoop Parma dal 1985 al 1992 come Responsabile Finanziario provinciale è passata al CCFS Consorzio Cooperativo Finanziario per lo Sviluppo.
Fa parte della Direzione Regionale di Legacoop e della Commissione Regionale delle Pari Opportunità dell’organizzazione.
Per tre anni è stata membro del Collegio Sindacale di Banca Monte Parma e nell’assemblea del 28 aprile scorso è stata eletta nel Consiglio di Amministrazione della Banca stessa.

Come mai hai accettato una candidatura così difficile come quella per il Parlamento europeo, forse la più ostica considerato che bisogna raccogliere tantissimi voti di preferenza su un territorio molto vasto che si estende su più regioni (nel tuo caso il Nord-Est)?
Ho accettato per tre ragioni fondamentali.
La prima perché ritengo di avere il profilo professionale adeguato, essendo in possesso di una buona conoscenza in campo economico e finanziario. In Europa nei prossimi mesi si prenderanno decisioni fondamentali per la nostra vita di tutti i giorni, perché la crisi finanziaria che stiamo attraversando dovrà essere affrontata con norme sovranazionali.
La seconda è che ritengo giusto che le nuove regole dell’economia non le scrivano quelli che hanno scritto quelle vecchie che ci hanno precipitati in questa crisi economica, anche in conseguenza della convinzione che il mercato alla fine fosse in grado di autoregolarsi e che quindi andava lasciato libero. Quelli che dovrebbero scrivere le nuove regole sono coloro che si opponevano ad una visione economica di breve periodo, quella che esalta il ROE ed è disposta anche a vendere la madre pur di fare un buon numero sulla trimestrale. Quello è stato un errore chiave, che forse è stato compreso, come dimostra il fatto che adesso la Banca d’Italia inviata a premiare i manager sulla base dei risultati di medio periodo.
La terza ragione è che il nuovo modello di sviluppo andrà fondato sulla ricerca, la conoscenza e la formazione. In Italia è noto che mortifichiamo la ricerca, al contrario di altri Paesi del Nord d’Europa. Il trattato di Lisbona sancisce che ogni Stato dovrebbe spendere una determina percentuale del proprio Pil nella ricerca… in Italia investiamo 1/10 di quella percentuale.

Ma come farai a raccogliere voti fuori da Parma, ovvero su tutto il territorio del tuo collegio del Nord-Est?
Anche fuori da Parma sono abbastanza conosciuta. Già il fatto di lavorare a Reggio Emilia dal ’92 mi porta ad avere tante relazioni in quella città che tra l’altro è un bacino elettorale molto importate per il PD.
La mia attività professionale mi consente di essere in contatto con molti ambienti produttivi, con tanti interlocutori finanziari, con l’associazionismo, il volontariato e i sindacati. Tramite pezzi di cooperazione sono conosciuta anche in Veneto e posso avvalermi di punti di appoggio in quella regione.
Sono consapevole che la sfida è difficile ma al tempo stesso c’è una rete che può aiutarmi.
 
Quanti voti ti serviranno per essere eletta?
Stando alle ultime elezioni ne servirebbero circa 100.000, ma ritengo che le condizioni siano molto cambiate da allora: il PD non c’era ancora, i posti per gli italiani nel Parlamento erano di più…
E’ difficile riferirsi all’altra volta, ma è chiaro che serviranno molti voti.

Quali strumenti utilizzerai per la tua campagna elettorale?
Lavoreremo molto su Internet, anche perché una campagna cartellonistica su più regioni risulterebbe molto costosa. Mi sono anche posta un problema di sobrietà considerato che questi sono tempi in cui c’è tanta gente in cassa integrazione e che non riesce ad arrivare alla fine del mese.

Sei l’unica candidata di Parma in lizza per le europee… tra l’altro la nostra Provincia non ha mai espresso un Parlamentare Europeo. Quali vantaggi potrebbero derivare a Parma all’averne finalmente uno?
Sarebbe molto importante perché nel contesto europeo saranno assunte decisioni importantissime e perché sarà inevitabile nel corso del tempo procedere ad un’ulteriore cessione di sovranità da parte degli Stati membri, almeno su alcune materie.
Già oggi dall’Europa provengono i fondi per tantissimi progetti nell’ambito della formazione, della cultura, del lavoro, per non parlare delle politiche agricole. Per un territorio come il nostro il cui modello economico è basato sul’agro-alimentare avere qualcuno a Bruxelles produrrà vantaggi immediati.
Ma penso anche a tutta la partita culturale, se ci vogliamo connotare, com’era una volta, come una città in dialogo con l’Europa (ambizione che siamo autorizzati a nutrire poichè abbiamo a Parma l’Efsa ed una storia e una tradizione importanti di europeismo).

Come mai la candidatura nel Partito Democratico?
Il PD è stata la scelta naturale del mio percorso politico cominciato a scuola nelle organizzazioni giovanili di sinistra, poi proseguito all’università durante la quale sono stata eletta nel Cda dell’Ateneo; a 23 anni sono entrata inaspettatamente in consiglio comunale tra le file del PCI che si collocava all’opposizione del Governo del Penta-Partito guidato dal sindaco Grossi e dal vicesindaco Ubaldi.
A 28 anni ho ritenuto di mettermi a posto dal punto di vista lavorativo, perché ero e sono convinta che la politica non debba essere un lavoro e che un lavoro una persona che fa politica deve avercelo di suo. Non mi sono pentita di quella scelta, anche perché ho sempre continuato a fare attività politica a livello di base.
Ho partecipato al processo che ha portato dal PDS ai DS, e poi dai DS al PD; ho sempre ritenuto che la tradizione emiliana della sinistra storica tutto sommato non fosse così distante da quella del cattolicesimo democratico perché comune è l’idea di stare vicini alle persone e attenti al mondo del lavoro.
E’ evidente che in questo periodo il PD abbia faticato perché si è dovuto dare un’organizzazione che non è ancora completa; è poi altrettanto chiaro che questi continui appuntamenti elettorali che si susseguono senza sosta ogni anno non abbiano aiutato la stabilizzazione del partito, nel quale però non mancano gli spazi e al quale assicuro la mia adesione convinta.

perlavalbaganza