TeoDaily – Davvero l’ultimo Papa si chiamerà Pietro II? Davvero dopo di lui ‘la città dei sette colli’ verrà distrutta e il ‘tremendo Giudice’ salirà in cattedra?
La storia del cristianesimo è attraversata da misteriose profezie (intese qui nel senso generico di ‘previsioni intorno a eventi futuri’), più o meno fondate sul piano teologico. La stessa predicazione di Gesù contiene elementi profetici, e tutto il primo cristianesimo ha una forte connotazione escatologica, cioè ‘orientata alle cose ultime’, nella prospettiva della parusia: il compimento di ogni cosa alla ritrovata presenza della divinità.
La modernità ha progressivamente secolarizzato le società cristiane, accrescendo l’importanza della dimensione mondana rispetto a qualsivoglia principio ultraterreno. Autorevoli teologi, come il pastore protestante Dietrich Bonhoeffer, videro nel processo di secolarizzazione un’evoluzione del cristianesimo piuttosto che una sua negazione. Nelle opere di Bonhoeffer la realtà mondana non è mai contrapposta alla fede: “La vita cristiana è l’albeggiare delle realtà ultime in me, è la vita di Gesù Cristo in me; ma è sempre anche un vivere nelle realtà penultime in attesa di quelle supreme”.
Teologia, religione, spiritualità
Di avviso differente fu il teologo Sergio Quinzio (1927-1996), esponente di un cristianesimo marcatamente escatologico, autore di saggi nei quali spicca il tema della disperazione umana di fronte alla perdurante (e tragica) assenza di Dio dal mondo. Nel suo racconto Mysterium iniquitatis (Adelphi 1995), Quinzio immagina l’ascesa al soglio pontificio dell’ultimo Papa, Pietro II, il quale si arrenderà allo scandalo del silenzio di Dio enunciando il dogma del “fallimento” del cristianesimo nella storia del mondo.
L’idea di Quinzio non è originale. Essa trae spunto dalla famosa Prophetia Sancti Malachiae Archiepiscopi, de Summis Pontificibus, un testo di incerta origine nel quale sarebbero ‘previsti’ i papi eletti dal 1143 sino alla fine dei tempi, ciascuno identificato con una perifrasi: Della fatica del sole corrisponderebbe a Woytjla, Gloria dell’Ulivo a Ratzinger. Bergoglio Siederà Durante l’Ultima Persecuzione della Santa Romana Chiesa. Dopo di lui, la profezia indica un solo nome: «Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.»
Qual è il valore della Profezia? Gli studiosi sono concordi nel ritenerla un falso cinquecentesco, cioè posteriore di quattro secoli rispetto alla data della presunta redazione. La prima parte dell’elenco non sarebbe perciò una previsione, mentre la seconda sarebbe inventata di sana pianta. Il suo fascino resta comunque legato al recupero della dimensione escatologica, oggi piuttosto mortificata anche nella religiosità ufficiale, decisamente più concentrata (per dirla con Bonhoeffer) sulle questioni penultime.
Secondo Quinzio, infatti, l’annuncio cristiano si è infine ridotto a puro umanesimo: il suo messaggio non è più salvifico ma “soprattutto etico, sociale, politico, economico”. Tanto che secondo lui (e il suo Pietro II), alla fine “il Magistero ha abdicato al proprio compito” e ha dovuto riconoscere la propria, inevitabile, sconfitta.
Lorenzo Lasagna
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