
TeoDaily – Da qualche mese (o forse un anno?) lungo l’autostrada A1 davanti all’azienda SCIC, nei pressi dell’uscita “Parma”, venendo da Milano, agli occhi degli automobilisti che volgono il loro sguardo verso destra appare una vista mistica: una croce.
Un croce in metallo, enorme.
E’ la visione di milioni di automobilisti all’anno.
Non poteva esserci un “segno” (per usare le parole dell’evangelista Giovanni) più profondo all’ingresso della nostra città.
Una croce. Una volta tanto non una forma di parmigiano, un prosciutto, un salame.

Ciò che mi entusiasma è sì il contenuto religioso in sè, ma ancora di più l’idea che un’azienda privata proponga valori universali, una sua visione del mondo, financo escatologica. In questo caso una visione cristiana, ma io l’avrei apprezzata anche se espressione di altre religioni o di altri ideali laici, persino ideologica.
Tanto per essere chiari, non il green washing di facciata, ormai insopportabile, che va tanto di moda tra gli industriali di Parma. Con le eccezioni del caso, per carità di Dio, perchè è troppo facile generalizzare e sparare nel mucchio: penso a un’azienda come Davines che punta per davvero, e non da oggi, alla sostenibilità, diventando un modello di imprenditorialità grazie al genio di Davide Bollati (lo dico a bassa voce perchè non vorrei poi si gasasse troppo).
Sarà un caso che Lorenzo Marconi, ceo di Scic, è stato selezionato da Forbes tra i 100 migliori manager italiani 2024 (leggi). Da una lettura veloce, unico manager di un’azienda di Parma.
Sarà un caso.
O forse no.
Oso proporre a Marconi un passo ulteriore: illuminare la croce e farla spendere di luce rossa nella notte, per richiamare l’amore di Gesù e la sua passione sul Calvario.
Ho realizzato con l’AI una simulazione di come potrebbe essere.

Per me emanerebbe così tanta spiritualità da diventare il simbolo dell’intera A1, e meta di pellegrinaggio.
A pensarci bene forse sarebbe fin troppo d’impatto, e potrebbe distrarre gli automobilisti dalla guida…
Ci dicono che il significato della croce sia quello della morte del Figlio di Dio che purifica e riscatta l’uomo dal peccato originale di Adamo ed Eva. Sarà così, come dicono. Non mi metto certo a discutere con San Paolo e Sant’Agostino.
Per me il significato della croce è più semplice: testimonia che non è facile essere cristiani, nè 2000 anni fa nè oggi. E che per esserlo fino in fondo bisogna essere disposti a portare la croce. Del resto Gesù ce lo aveva anticipato: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.” (Matteo 10,16-18)
La croce della SCIC è una pagina di Vangelo.
Andrea Marsiletti