Rassegna stampa del 31/03/2011

SMA MODENA
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31/03/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta, Sala: «Lactalis vuol far grande Parmalat a Collecchio». Intervista: il deputy general manager e presidente di Lactalis Italia.
“In queste ore cruciali per il destino di Parmalat, in attesa delle decisioni del Cda di domani su un probabile slittamento dell’assemblea, Antonio Sala, deputy general manager di Lactalis e presidente di Lactalis Italia, ha la preoccupazione di rassicurare la città di Parma e i dipendenti dell’azienda di Collecchio: «Parmalat deve restare a Collecchio e cre­scere ancora. A Parmalat man­cava un azionista industriale di riferimento, noi possiamo dare qualcosa in più per lo sviluppo di Parma e a beneficio della società e degli azionisti».
Abbiamo raggiunto Sala a Parigi. La giornata non era cominciata nel migliore dei modi per Lactalis. Attorno a mezzogiorno le agenzie di stampa battevano la notizia che a Bruxelles la portavoce del commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, a proposito della scalata Lactalis a Parmalat, affermava che «La regola è che non si può acquisire il controllo di un gruppo senza avere prima il via libera della Commissione Europea».
Dottor Sala, come commenta questa presa di posizione? Può cambiare qualcosa?
Penso proprio di no. Noi abbiamo già preso contatti con la Commissione Europea per illustrare la situazione. Tra l’altro ci sono anche cordate alternative e quindi non diamo neppure per scontato il fatto di riuscire ad acquisire il controllo della società.
Dopo il decreto del governo il cda di Parmalat, convocato per domani, potrebbe rimandare a giugno l’assemblea già fissata per il 12 aprile. Questo potrebbe avvenire solo se ci fosse un motivo valido per farlo, e cioè se venisse presentata una manifestazione d’interesse, un progetto alternativo, da parte di una cordata italiana. Lactalis ha già espresso la sua forte contrarietà a un cambiamento delle regole del gioco durante la partita. Adesso che dice? E’ rassegnata a uno slittamento?
Premetto che non sono un legale. La normativa cui fa riferimento il decreto legge è la normativa che riguarda i termini di approvazione del bilancio che permette di differire questi termini di 180 giorni. Questo era già previsto dallo statuto di Parmalat. Non riusciamo davvero a capire quali sarebbero le motivazioni per differire l’assemblea. Tra l’altro questo andrebbe a danno degli azionisti.
Noi abbiamo acquistato le azioni in Borsa dai fondi esteri, abbiamo fatto le cose in modo assolutamente trasparente.
Lei come spiega questo fuoco di sbarramento del governo? Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le dichiarazioni di esponenti del governo in difesa dell’italianità di Parmalat. Dopo le affermazioni di Tremonti e di Bossi, l’altro ieri anche il neo ministro alle Politiche Agricole, Saverio Romano, ha detto che «bisognerà fare il possibile e l’impossibile » per impedire che Parmalat cada in mani francesi. Voi vi aspettavate queste reazioni? E in passato, quando Lactalis ha fatto altre importanti acquisi­zioni in Italia, da Galbani a Cademartori a Invernizzi, avete incontrato altrettanta resistenza?
No. Certo, ci aspettavamo qualche reazione. Guardi, io da italiano del Gruppo ci tengo molto a sottolineare il fatto che noi vogliamo fare un’operazione industriale assolutamente amichevole e con un pieno rispetto, come nella tradizione di Lactalis, della territorialità dell’azienda. Questo è molto importante.
E poi, scusi, ma per noi parla la storia del Gruppo. Dopo che abbiamo acquistato Galbani non ci sono state delocalizzazioni.
Questo forse è quello che si te­me di più. Le ricadute sul tessuto sociale, economico, occupazionale… Lei che tipo di rassicurazioni può dare?
Che secondo noi la produzione deve restare in Italia, che il Gruppo intende acquistare il latte in Italia. Parmalat è una società che è e resterà indipendente.
Nessun progetto di fusione con Galbani?
Assolutamente no. Sono due storie diverse. Comunque è bene sottolineare quello che è accaduto a Galbani dopo la nostra acquisizione. Galbani esportava i suoi prodotti in 50 Paesi e oggi li esporta in 100. La produzione è rimasta in Italia. Galbani comperava in Italia il 40 per cento del proprio fabbisogno di latte. Oggi ne compra il 60 per cento. In Lombardia, Galbani è la sola società che ha firmato i contratti sul prezzo del latte con gli agricoltori. Questo è la prova che quello che diciamo è la verità. Non c’è alcun progetto di integrazione con le due sedi, quindi ribadisco che la sede di Parmalat resterà a Collecchio.
Ieri in un editoriale in prima pagina sul «Corriere della sera» Francesco Giavazzi scrive: «L’opa è la strada obbligata per i francesi di Lactalis, cui non può essere concesso di controllare Parmalat con il 29 per cento». Lei come commenta questa af­fermazione? Farete un’opa?
No. Non riteniamo necessaria l’Opa per proporre il nostro progetto di partnership industriale.
Ci sono molti timori anche su un eventuale «spezzatino», no voluto sottolineare in questi giorni è la ricca cassa di Parmalat, un miliardo e 400 milioni di euro. Come intendete impiegare queste importanti risorse?
Siamo interessati a favorire investimenti in acquisizioni e nello sviluppo industriale. Queste risorse devono essere gestite nell’interesse di Parmalat, non di Lactalis o di altro. Dopo l’acquisizione di Galbani da parte di Lactalis, gli investimenti industriali di Galbani sono raddoppiati. Questo dovrebbe pur dire qualcosa, dovrebbe dare rassicurazioni. O no? Il nostro è un Gruppo internazionale molto aperto che ha una cultura del marchio e del prodotto.
I vostri avversari, i vostri rivali in questa corsa a Parmalat, si chiedono perché Lactalis non pubblichi i bilanci….
Lactalis è un gruppo famigliare. Non ama esporsi. La spiegazione è solo questa, è fin troppo semplice. Non ci sono altre ragioni.
Il sindaco di Parma, Pietro Vi­gnali, ha scritto una lettera aperta al ministro Tremonti, esprimendogli apprezzamento per l’iniziativa intrapresa dal governo in difesa di Parmalat e lo ha esortato «ad un’azione il più possibile decisa e risoluta a salvaguardia della città e del Paese». Se lei avesse la possibilità di incontrare il sindaco Vi­gnali, che cosa gli direbbe?
Gli direi di stare tranquillo. Noi abbiamo un progetto industriale per la Parmalat e per il territorio. Il fatto che l’azionista principale di Lactalis abbia la carta d’identità francese non vuol dire niente. Quello che è importante è lo sviluppo degli aspetti industriali e la volontà di restare sul territorio. Anche perché, se proprio vogliamo fare il controllo delle carte d’identità, anche altri azionisti non sono proprio così nostrani….
Se le cose dovessero andare come voi vi augurate il dottor Bondi potrebbe rivestire un ruolo operativo? Avete mai avuto contatti con lui?
Noi abbiamo un rispetto enorme per quello che il dottor Bondi ha fatto. Se la permanenza del dottor Bondi rappresentasse una garanzia di italianità della società, per Lactalis non ci sarebbe assolutamente alcuna obiezione.
A proposito di italianità, ma lei si sente più italiano o più francese?
Guardi, io mi sento orgoglioso di essere stato chiamato a fare il presidente in Italia di un gruppo francese ma sono italiano al cento per cento. Anzi, sa cosa le dico? Ho anche un pizzico di sangue parmigiano, mia mamma era di Parma.
Beh, questa potrebbe essere una buona rassicurazione per il sindaco Vignali… Dottor Sala, un’ultima domanda: ma lei lo ha visto «Il gioiellino»?
No, non l’ho visto. Ma quella è la storia di un’altra Parmalat che non ha proprio niente a che vedere con questa”.
 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 30/03/2011

SMA MODENA
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30/03/2011
h.08.00

Sulla Gazzetta, “Presentazione liste: ultimatum di Sel al gruppo di Mari”. Se domani passa il Psc, il centrosinistra perderà la formazione vicina a Vendola.
Si legge: “La campagna elettorale per le amministrative a Traversetolo è ormai nella fase decisiva. Tra poco più di due settimane, le liste dovranno essere presentate e lo sce­nario si va delineando. Ma ci sono ancora tante incertezze.
A sinistra, la situazione dipende in parte da quello che accadrà domani sera all’ultimo consiglio comunale di questa amministrazione, in cui si voterà l’approvazione del tanto discusso Piano strutturale comunale. «Se gli esponenti del Pd, che rappresentano la componente principale degli amministratori, approve­ranno il Psc – avverte Francesco Viani, coordinatore del movimento Sinistra Ecologia e Liber­tà – noi non aderiremo a una lista con il Pd. Questo sia perché siamo stati messi davanti alla candidatura di Mari senza opportunità di discuterne, sia perché per noi è prioritario che non passi questo Psc che raddoppia le aree edificabili». Davanti all’ipotesi di una lista autonoma, però, Viani chiarisce: «Non intendiamo presentarci da soli».
Tutto confermato, invece, per quanto riguarda la candidatura a sindaco di Ginetto Mari alla guida di una grande lista di sinistra in cui, insieme al Partito Democratico, confluiscono i socialisti, Italia dei Valori e Comunisti Italiani: «Stiamo ultimando – commenta Mari ­la lista dei candidati e il programma, già largamente condiviso».
A destra, si sono delineati tre gruppi: il Pdl con il movimento “Per Traversetolo”; la lista “Centro Destra per Traversetolo” e la recente lista “Libera Politica”. E’ possibile che si possano essere intese, ma anche che corrano tutti divisi.
Il Pdl di Cristiano Calori, con Sergio Madureri confermato nel ruolo di candidato sindaco, ha trovato l’appoggio dal movimento civico “Per Traversetolo” (in precedenza guidato da Clemente Pedrona): «Auspichiamo – dichiara Roberto Gallo, attuale responsabile del movimento – la composizione di una lista che veda uniti i rappresentanti dei partiti Lega, Pdl e Udc ed esponenti della società civile non iscritti a partiti, purché siano condivise le priorità a sicurezza, lavoro per i giovani, revisione del Psc, valorizzazione del commercio, sostegno all’associazionismo e partecipazione dei cittadini». Ma è da vedere il ruolo che reciterà il gruppo «Centro destra».
La lista “Libera Politica”, che conta di presentarsi da sola, ha nel frattempo il sostegno di Fli, «rutelliani », Partito Pensionati, Pin e Mpa e due possibili candidati di Parma: Cristina Benassi e Antonio Stirparo. «Noi siamo vicini alla gente – dichiara la Benassi – vogliamo occuparci di problemi concreti: trasporti, qualità del mercato, promozione dell’immagine e delle ricchezze del paese».
Sulla Gazzetta, “Redditi 2009: sono i salesi i «paperoni» della provincia”. La media delle dichiarazioni è di 25.844 euro: 8.000 in più rispetto a Bardi, fanalino di coda.
Si legge: “Dopo la città la ricchezza sembra essere di casa soprattutto nella Pedemontana, mentre i redditi più bassi si incontrano salendo di quota sull’Appennino. A dirlo è l’analisi della distribuzione per Comune del reddito imponibile ai fini dell’addizionale Irpef con riferimento all’anno 2009 secondo i dati resi noti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nell’ambito della Provincia di Parma il titolo di area più ricca va sicuramente alla Pedemontana. Le prime posizioni della classifica dei redditi dichiarati sono tutte occupate da paesi a Sud della via Emilia che si estendono verso la collina, ma comunque mediamente vicini alla città.
Per i cittadini di queste zone, verrebbe da dire, non solo la fortuna di vivere in una delle aree più belle della Provincia, quella collinare, ma anche il vantaggio di poter disporre dei redditi più alti.
Alle spalle di Parma, dove la media delle dichiarazioni si attesta sui 27.710 euro, è Sala Baganza il comune più ricco della provincia con 25.844 euro conseguenza di 3.319 dichiarazioni nel 2009 per un totale che supera gli 85 milioni di reddito imponibile complessivo.
Nella classifica dei più ricchi, Sala vince il «derby» con Collecchio staccato di 500 euro e «fermo » ad una media di 25.344. Per trovare il primo paese della Bassa bisogna scendere, invece, al decimo posto dove si trova Sorbolo con i suoi 23.685 euro, una posizione prima di Fidenza che, per ovvie ragioni legate al numero degli abitanti, è il paese che dichiara di più in termini assoluti in provincia con i suoi 374 milioni.
Salsomaggiore è 17esima, mentre i più ricchi in «quota» sono Varano (13esimo con 22.716) e Terenzo (27esimo con 21.184).
La classifica mette in evidenza, purtroppo, anche la «depressione » della montagna tant’è che le ultime dodici posizioni, con dichiarazioni sempre al di sotto dei 20mila euro, sono tutte di paesi dell’Appennino con Bardi fanalino di coda a quota 17.554, con una media per dichiarazione di oltre 10 mila euro in meno rispetto alla città. Un dato che non sorprende di certo il sindaco del paese montano Giuseppe Conti: «Da tempo – ha commentato – denuncio la grave crisi della montagna. La desertificazione demografica sta portando via la forza lavoro e qui rimangono solo tanti anziani, spesso con pensioni minime. Si parla sempre di Parma ai primi posti delle varie classifiche, ma la verità è che esistono due province: una ricca nonostante la crisi rappresentata da Bassa e Pedemontana e l’altra, la montagna, in difficoltà socio economica e idrogeologica. L’uomo è presidio di sicurezza in montagna. Se continua così tra qualche anno le frane, tramite i torrenti e i fiumi, non si fermeranno a Fornovo, ma arriveranno in città».
Si respira tutta un’altra aria, invece, in cima alla classifica con il sindaco di Sala Cristina Merusi. «O siamo molto ricchi o paghiamo tutti le tasse» si è lasciato andare ad una battuta il sindaco pri­ma di analizzare il primo posto del suo paese: «In effetti siamo un’area ricca. Abbiamo avuto anche noi qualche problema con alcune aziende del territorio, ma il tessuto imprenditoriale presenta realtà diversificate e di livello nazionale grazie alle quali abbiamo affrontato la crisi con una certa vivacità». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 29/03/2011

SMA MODENA
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29/03/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, Pd Salsomaggiore, baruffa sul candidato Canepari scalza Del Fante. Il segretario Cocconi avrebbe già rassegnato le dimissioni”. Si legge: «Mare agitato» in casa Pd. A poco meno di una ventina di giorni dal termine ultimo (il 15 aprile) per la presentazione dei candidati sindaco e delle liste per le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, nel partito che governa la città ci sarebbero molti problemi interni.
Addirittura il segretario Er­nesto Cocconi avrebbe già presentato le sue dimissioni all’indomani di una nuova alzata di scudi da parte di una frangia del partito che avrebbe messo in discussione la già annunciata candidatura del «civico» Fausto Del Fante, proponendo al suo posto Paolo Canepari, attuale capogruppo Pd in Consiglio comunale.
Cocconi, interpellato dalla Gazzetta in merito alla vicenda e alle sue presunte dimissioni, non ha voluto al momento rilasciare dichiarazioni in merito, non confermando nè smentendo la notizia.
L’ennesimo «colpo di coda» contro la strada di rinnovamento intrapresa in questi mesi dal segretario Cocconi, sarebbe arrivato ancora una volta dal sindaco uscente Massimo Tedeschi che, con l’assessore Pigazzani, fin da subito si erano detti contrari alla candidatura di un civico, chiedendo invece una candidatura all’interno del partito stesso, in segno di continuità con l’amministrazione uscente.
Tedeschi e Pigazzani, insieme ad una parte frangia del Pd contrario alla linea di Cocconi, avrebbe portato avanti la candidatura appunto di Canepari, nome che potrebbe mettere d’accordo sia la corrente «tedeschiana », sia anche l’altra parte del partito. Inoltre Canepari potrebbe trovare anche l’approvazione delle altre forze politiche più a sinistra.
A questo punto quindi potrebbe tramontare la candidatura Del Fante.
Insomma il quadro all’interno del Pd sarebbe quanto mai convulso e se le dimissioni di Cocconi trovassero conferma nei prossimi giorni, si delineerebbe una situazione alquanto complessa e critica, a meno di due mesi dalle elezioni.
Sempre sul fronte elettorale, potrebbe anche non vedere mai la luce, per dissidi interni, la ventilata lista civica «Salso Futura» formata da albergatori e commercianti locali, mentre resta ancora l’incognita Udc.
Dopo essere stato «tagliato fuori», per un veto imposto a livello nazionale dal Carroccio, dall’accordo Pdl-Lega nord-La Destra che correranno uniti sostenendo la candidatura a sin­daco di Giovanni Carancini, l’Udc potrebbe a questo punto sostenere la nascente lista di centro oppure correre da solo. Riserve che verranno sciolte nei prossimi giorni”.
Elezioni di San Secondo sulla Gazzetta, “La Lega si prepara a correre da sola: ipotesi Torri”. Da Langhirano alla Bassa: il senatore potrebbe rimettersi in gioco. Si va verso le sei liste.
“Sei schieramenti in campo, a San Secondo, alle amministrative di maggio? In vista dell’importante appuntamento elettorale, anticipato di un anno dopo la caduta, nel 2010, della giunta Bernardini, la situazione si fa sempre più intricata, ed inevitabilmente tesa.
Quella delle sei liste è una ipotesi ancora lontana dal diventare realtà: bisognerà aspettare la scadenza del 16 aprile, ultimo giorno utile per presentare le formazioni. Ma ad oggi, è questo, di fatto, il numero degli schieramenti al lavoro.
C’è quello del primo candidato ufficiale, il cinquantenne Paolo Leporati di Parma, a capo del movimento civico «Libera Politica » sostenuto da Futuro e Libertà, Api e Mpa; c’è la lista «Progettiamo San Secondo» che ha come responsabile e portavoce Roberto Longari.
C’è poi la squadra dei «fedelissimi » dell’ex sindaco Roberto Bernardini capeggiata dall’ex as­sessore Massimiliano Dall’Argine; ci dovrebbe essere una coalizione civica, capeggiata da Antonio Dodi; e dovrebbe esserci pure una lista civica sostenuta dal Pd, al lavoro per trovare un candidato dopo aver incassato il quasi certo «no» di Dodi.
Ed infine, la notizia clamorosa emersa nel tardo pomeriggio di ieri: la Lega Nord potrebbe correre da sola candidando alla carica di sindaco il senatore Giovanni Torri.
Notizia, questa, arrivata direttamente dal segretario provinciale del Carroccio Roberto Corradi. Nulla di ufficiale ancora ma, come confermato da Corradi, il partito di Bossi al momento sta lavorando per presentare una propria lista.
E quello di Torri – che nel 2009 era stato candidato sindaco a Langhirano ma non era stato eletto – è il nome su cui, al momento, si punta.
Sono giornate davvero febbrili quelle che si stanno vivendo nel centro della Bassa, la tensione è molto alta ed i colpi di scena sono dietro l’angolo. L’ennesima conferma di quanto sia rovente il clima politico a San Secondo: del resto, da queste parti, è sempre stato così.
Uno dei nomi su cui si continuano a sprecare le indiscrezioni resta quello di Antonio Dodi, civico, moderato, molto conosciuto e stimato in paese per la sua attività professionale.
Negli ultimi mesi è stato corteggiato dai vertici provinciali di più movimenti, sia del centro­destra che del centrosinistra, a dimostrazione del fatto che piace a molti. Solo qualche giorno fa, la sua candidatura era data per quasi certa a capo di una lista civica sostenuta dal Pd. Lo stesso segretario locale Attilio Boselli aveva confermato che era quello di Dodi il nome su cui si era orientato il partito ed aveva affermato che ormai, era solo questione di dettagli.
Ma, in queste fasi, è noto, la politica è solita a colpi di scena ed a «ribaltoni». Così pare essere stato anche per San Secondo dove, nel fine settimana, sono cambiate parecchie cose. In particolare, quello che era un matrimo­nio annunciato, sembra essersi arenato prima del «fatidico sì».
Nemmeno un divorzio quindi, ma una rottura fra Dodi e Pd, le cui cause dovranno inevitabilmente essere chiarite.
Ieri sera, nel frattempo, si è tenuto un nuovo vertice del Pd per valutare quale strategia adottare. Intanto una candidatura di Antonio Dodi a sindaco di San Secondo continua ad essere assolutamente in auge.
Voci sempre più insistenti lo indicano a capo di una coalizione civica, allargata a più «correnti », molto probabilmente sostenuta dall’Udc. In questo caso, l’«alleanza» che, più di un anno fa, aveva visto Pd ed Udc recitare un ruolo di primo piano nella caduta della giunta Bernardini, sarebbe da considerare praticamente «naufragata ». Quel che sembra più che mai certo è che questi, ed i prossimi giorni, saranno assolutamente intensissimi e si entra, con ogni probabilità, nella settimana decisiva. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/03/2011

SMA MODENA
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28/03/2011

Sulla Gazzetta, CasaPound, alta tensione in via Farini”. “Tafferugli in via Jacchia con gli antifascisti, poi i due gruppi si riversano in centro”.
Si legge: “Le cinture diventano fruste e le bandiere artigianali mazze pericolose. Volano schiaffi e anche qualche sasso. Dura tutto una decina di minuti, forse meno. Giusto il tempo di trasformare via Jacchia, per l’ennesima volta, in un campo di battaglia tra CasaPound e antifascisti.
Poi la protesta si riversa nel cuore di via Farini, in pieno centro, proprio di fronte al Gavanasa: e la via della movida, che in un baleno si riempie di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, fa da cornice a un imprevisto scenario da anni ’70.
Ancora una volta la tensione tra i militanti di estrema destra e i sodalizi antifascisti è schizzata alle stelle. Fortunatamente i tafferugli si sono placati quasi subito, grazie all’intervento delle forze dell’ordine.
Durante gli scontri nessuno ha riportato ferite particolarmente serie: solo due giovani, appartenenti alle fazioni avverse, hanno rimediato rispettivamente un taglio sulla fronte e uno zigomo tumefatto forse a causa di un pugno. Nessuno però ha voluto lasciarsi medicare.
Un copione tristemente noto quello andato in scena ieri, ma questa volta a riversarsi sulla strada c’erano oltre un centinaio di attivisti contrari alle iniziative del «fortino nero». Sembra che a scatenare la miccia sia stato il raduno targato CasaPound che ha richiamato in città diversi militanti da Reggio Emilia, Modena Bologna. Una réunion per parlare dell’Unità d’Italia prima dell’aperitivo al Gavanasa.
Peccato che per raggiungere il luogo dell’incontro gli attivisti di CasaPound abbiano impiegato tre ore abbondanti e si sia resa necessaria la scorta della polizia, oltre che un dispiegamento di uomini e mezzi non indifferente. Le forze dell’ordine hanno im­pedito che la situazione degenerasse pattugliando via Farini fino alla fine dell’incontro.
Tutto doveva filare liscio, almeno inizialmente. I componenti dei movimenti antifascisti, a cui si è aggiunto il popolo di studenti universitari e operai, avevano intenzione di radunarsi (ancora una volta) a poche decine di metri dalla sede per ribadire il loro «no» alla presenza del fortino nero. «Si tratta di un presidio di resistenza – spiega Mirko Baroni, che si fa ambasciatore dei «compagni antifascisti » – che ha coinvolto diversi parmigiani convinti che la nostra città creda in valori diversi». Baroni approfitta per togliersi un altro sassolino dalla scarpa: «Dopo le polemiche diffamatorie legate al “caso Battei” molti movimenti di lotta per la libertà hanno espresso la loro solidarietà e ne è testimonianza la massiccia partecipazione di oggi (ieri, ndr)».
Le due fazioni, rigorosamente divise da cordoni di polizia e ca­rabinieri, prendono a insultarsi rabbiosamente. Ma il tempo stringe e i militanti devono raggiungere il locale scelto per il meeting. Gli agenti armati di caschi antisommossa e manganelli, ma soprattutto di una buona dose di equilibrio e pazienza. fanno di tutto per evitare che i due gruppi arrivino a contatto. Ma è difficile tenerli a bada e così, solo per pochi istanti s’incontrano.
E dalle parole si passa ai fatti. Questione di pochi minuti, giusto il tempo di separarli e gli uomini delle forze dell’ordine riportano la calma.
Poi i componenti di CasaPound lasciano via Jacchia e gli antifascisti si raccolgono in un corteo rumoroso per sfilare nelle strade di quartiere prima di riversarsi in centro. Qui, complice la massiccia presenza delle forze dell’ordine (per cui il titolare del Gavanasa esprime tutto il suo plauso) la pioggia spegne le ultime scintille.
Sulla Gazzetta, Carancini: «Come salvare Salso? Pochi progetti, ma fattibili». Il segretario del Carroccio e assessore al Comune di Fidenza scende in campo.
Si legge: “Sottrarre Salso all’isolamento politico, economico e turistico in cui versa attraverso progetti concreti di stampo liberale e imprenditoriale: sono questi gli obiettivi fondamentali di Giovanni Carancini, il candidato sindaco del centrodestra. L’imprenditore, oggi in pensione, segretario della sezione salsese del Carroccio ed assessore all’Ambiente, Viabilità e Sicurezza a Fidenza – carica che lascerà in caso di vittoria – è stato ufficialmente presentato ieri mattina nella sala conferenze dell’albergo Kursaal.
Carancini, candidato sindaco per la coalizione Pdl-Lega-La Destra, è stato presentato da Luigi Giuseppe Villani, coordinatore provinciale del Pdl, Roberto Corradi, segretario provinciale della Lega e da Giorgio Cenci, rappresentante de La Destra. Presente in sala anche il sindaco di Fidenza Mario Cantini.
«Da oggi parte la sfida per cambiare il volto politico di una città importante come Salso, che si colloca al terzo posto nella nostra provincia e che ha bisogno di una svolta radicale – ha detto Corradi -. La sfida è impegnativa: da parte nostra garantiamo in caso di vittoria l’impegno a sostenere l’amministrazione salsese al di fuori dei confini locali».
Il rilancio del termalismo, la semplificazione della burocrazia, il Comune come casa trasparente dei cittadini, nessuna promessa mirabolante, ma idee concrete e chiare: sono questi i punti fondamentali attraverso cui passa la ripresa della città secondo Luigi Villani. «Il centrodestra metterà le basi per un cambiamento radicale per Salso che oggi è una città abbandonata – ha detto -. La situazione è drammatica e quando avremo vinto lo sarà ancora di più, perché credo che ci sia molta polvere sotto i tappeti: per questo occorre buon senso, poche idee chiare e realizzabili. Carancini incarna questo spirito di fare politica e per questo lo sosteniamo». «Abbiamo accettato con piacere di sostenere la candidatura di Carancini – ha detto Cenci -. Quando siamo stati al governo con la giunta Franchi, l’opposizione ci ha sempre tacciati di incapacità, ora dobbiamo riprenderci Salso».
«La sfida è molto difficile, ma anche stimolante – ha detto il candidato sindaco -. La nostra coalizione vuole confrontarsi con le problematiche delle aziende e delle persone, preoccupate per il loro futuro. Salso deve uscire dalla tendenza recessiva in cui versa, occorre salvare le Terme con progetti fattibili, non con la bacchetta magica». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 25/03/2011

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25/03/2011

Sulla Gazzetta l’editoriale del direttore Giuliano Molossi: “Dove sono finiti i pacifisti?”.
Si legge: “Dove sono finiti i pacifisti? Dove sono le bandiere arcobaleno che ai tempi delle guerre in Afghanistan e in Iraq avevano invaso le nostre piazze?
Eppure l’operazione internazionale contro la Libia non appare, a prima vista, molto diversa da quelle che l’hanno preceduta. Gheddafi è della stessa pasta di Milosevic e di Saddam Hussein. E le bombe non sono diventate più intelligenti. Fanno sempre morti fra la popolazione civile. Li chiamano «effetti collaterali » ma sono uomini, donne e bambini. A volte scudi umani, che regimi sanguinari piazzano a protezione di obiettivi sensibili. In altri casi solo poveretti che hanno la sventura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E allora? Perchè i movimenti pacifisti sono così silenziosi? Non sarà per caso che quelle erano le guerre dello sceriffo Bush e questa è invece la guerra del premio Nobel per la pace Obama? Non sarà per caso che questa è la guerra contro un amico di Berlusconi, uno che è venuto a Roma meno di un anno fa a farsi baciare le mani dal premier, e che quindi si merita di venir bombardato? Non sarà per caso che questa volta anche a sinistra molti abbiano condiviso le ragioni «umanitarie» dell’intervento in aiuto ai ribelli di Bengasi che stavano per essere massacrati dal Rais?
Non c’è dubbio che l’operazione «Odyssey Dawn» abbia spiazzato il movimento pacifista. Agnoletto e compagni sono confusi, imbarazzati, incerti sul da farsi.
Basti dire che domani sfileranno con le bandiere arcobaleno e gli striscioni anti-Nato a Roma a una manifestazione già indetta in precedenza contro la privatizzazione dell’acqua. Il rischio, visto il tema, è quello di affondare. Sarà curioso ascoltare gli slogan. Non mancheranno certamente quelli indirizzati al duo nostrano Frattini-La Russa e quelli contro la «grandeur» di Sarkozy. Vedremo se qualcuno si ricorderà che anche Obama ha dato l’ok ai missili su Tripoli.
Accanto alla galassia pacifista, non mancheranno i politici. Ci sarà Nichi Vendola. Ci sarà anche Di Pietro (che ieri in Aula ha insultato il nostro ministro degli Esteri, definendolo coniglio e giullare) ma il suo partito, l’Italia dei Valori, sul tema Libia è spaccato e molti non lo seguiranno. Probabilmente andrà in piazza anche qualche deputato del Pd in dissenso con la linea decisa da Bersani («serve una missione nei limiti dell’Onu, bisogna fermare i massacri e poi da lì parta la diplomazia che non può avere come interlocutore Gheddafi»). Fermare i massacri: siamo tutti d’accordo. Ma il punto è che i massacri di un dittatore spietato come Gheddafi non si fermano, come piacerebbe ad Agnoletto, con la diplomazia. Si fermano con i missili e con le bombe. E i missili e le bombe fanno dei morti.
Anche, e soprattutto, fra i civili.
Berlusconi ha assicurato che i nostri Tornado parteciperanno alle operazioni ma non apriranno il fuoco. Ci permettiamo di dubitarne. Cosa useranno, se non i missili di bordo, per neutralizzare i radar nemici e la contraerea? Dire, come ha fatto ieri il ministro La Russa, che i nostri non hanno ancora avuto necessità di sparare, significa ammettere che in futuro potrebbero averne bisogno. Cerchiamo di non essere ipocriti, ambigui e pavidi. Prendiamoci le nostre responsabilità. Se abbiamo deciso di partecipare alla coalizione facciamolo a testa alta e con dignità e se ci tocca di sparare, spariamo. Altrimenti, se siamo tormentati dai dubbi, è più onesto fare come la Germania che ha detto subito: non ci stiamo”.
Sulla Gazzetta, “Revisori dei conti, il Tar dà ragione al Comune”. “Bocciato il ricorso dell’opposizione L’ordinanza: «La nomina è legittima»”. Il primo round va al Comune e alla maggioranza. Il Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna respinge il ricorso presentato da dodici i consiglieri comunali di opposizione e conferma l’efficacia della nomina dei revisori dei conti del Comune. Insomma, i commercialisti Vincenzo Piazza e Pier Luigi Pernis restano al loro posto, nel pieno delle loro funzioni. Siamo in fase cautelare: il Tar ha emesso un’ordinanza per respingere la sospensiva. E su questa decisione, gli stessi consiglieri di Pd, Prc e Ap-Av hanno già annunciato un appello al Consiglio di Stato. Sempre il Tar, poi, nei prossimi giorni dovrà pronunciarsi nel merito del ricorso con una sentenza.
Il Tar, nell’ordinanza emessa ieri, dichiara che «non sussistono i presupposti per la misura cautelare» chiesta dalla minoranza. Il motivo? Secondo il Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna «la nomina dei revisori dei conti del Comune di Parma per lo scorcio del triennio 2009/2012 era iscritta al punto 79 dell’ordine del giorno della seduta del Consiglio comunale del 21/02/2011, per cui appare legittima la sua trattazione in tale seduta, corrispondendo a un principio generale di funzionamento degli organi collegiali la necessaria trattazione dei punti all’ordine del giorno, a nulla rilevando il mutamento nella presidenza della medesima seduta». […] 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 24/03/2011

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24/03/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, Termovalorizzatore: 5 ore di confronto”. Si legge: “Da una parte i medici che chiedono «una moratoria alla costruzione di nuovi inceneritori». Dall’altra gli esperti dell’istituto superiore della sanità, che rispondono: «La cattiva gestione dei rifiuti è nelle regioni dove non ci sono impianti di questo tipo».
Ad ascoltare ci sono i consiglieri comunali, l’assessore all’ambiente Cristina Sassi, il responsabile dell’agenzia alla sa­nità, Fabrizio Pallini e il vicesin­daco, Paolo Buzzi. E poi c’è il pubblico, quello delle grandi occasioni, per la seduta delle com­missioni Ambiente e Salute del Comune.
In una sala gremita parlano i medici chiamati dall’associazione gestione corretta rifiuti e gli esperti convocati dai consiglieri. «Non si tratta di uno scontro tra visioni contrapposte, ma di un aggiornamento delle conoscenze scientifiche, aperto alla città, per ascoltare tesi diverse» – così il consigliere Giuseppe Pantano apre i lavori.
Il primo a parlare è Marco Caldiroli, dell’Asl provincia di Milano 1: «La trasparenza di questi impianti è una chimera. La soluzione non può essere quella dell’inceneritore – dice Caldiroli, che critica il documento di impatto ambientale del termovalorizzatore di Parma -. I livelli di esposizioni a singole sostanza tossiche sono sotto la nor­ma, ma bisogna tenere conto della miscela di queste sostanze ».
Paola Zambon, responsabile del registro tumori veneto, ricorda una ricerca del 2007, in cui «si evidenzia una relazione tra esposizione all’inceneritore nella provincia di Venezia e la registrazione di sarcomi, tumori rari, nella popolazione».
«Il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità conclude, nel 2007, che le discariche e gli inceneritori realizzati a norma non sono a rischio per la salute – è la replica di Giovanni Marsili, dell’istituto superiore di sanità -. Nel 2008 l’associazione degli epidemiologici italiani conferma questa conclusione».
«In Campania non sono presenti impianti di incenerimento dei rifiuti – commenta il suo collega dell’Iss, Gaetano Settimo ­ma hanno avuto problemi di contaminazione di diossina. Gli inquinamenti prodotti dall’ince­neritore sono paragonabili a quelli normalmente prodotti dagli impianti di produzione di elettricità, dei cementifici, dell’industria siderurgica».
«Dall’impianto vengono fuori tante sostanze tossiche di cui sappiamo poco o nulla sulle quantità e gli effetti – afferma Ernesto Burgio, pediatra e coordinatore comitato scientifico Isde – per gran parte di quelle sostanze non è stata fissata la soglia di tossicità. Sappiamo che il particolato ultrafine è molto più difficile da bloccare, ed è in grado di superare qualsiasi bar­riera, anche la placenta, modifica il Dna e gli effetti si vedono dopo 20, 30 anni».
«E’ necessaria una moratoria dell’inceneritore – dice il presidente dell’ordine dei medici di Piacenza, Giuseppe Miserotti ­: se avessimo atteso le evidenze epidemiologiche sull’amianto, prima di metterlo fuori legge, avremo avuto ancora più danni ».
Ieri è stata presentata la ricerca sugli effetti dell’esposizione ai fumi di inceneritore sulla gravidanza, curata da Moniter, il programma di monitoraggio degli inceneritori dell’Emilia-Romagna. «Il campione era di 9.980 bambini, che abitano a 5 chilometri da un impianto – spiega Paola Angelini -: per ora l’unica differenza con l’esterno è l’aumento di gravidanze pretermine. I dati sono pubblici, sul sito di Moniter». Dopo gli interventi, dalla minoranza sono arrivati interventi critici verso la costruzione del termovalorizzatore, in particolare da Marco Ablondi del Prc, e dai medici Paolo Pizzigoni (Altra politica) e Maurizio Vescovi (del Pd, ma da sempre contrario all’inceneritore). L’assessore all’ambiente, Cristina Sassi, si è soffermata sulla necessità di una normativa nazionale sul tema della gestione della raccolta differenziata e ha ribadito che «il termovalorizzatore di Parma è un impianto che serve solo per il nostro territorio, non potrà accettare rifiuti dall’esterno».
Ad assistere al confronto c’era anche il dirigente di Iren, Roberto Paterlini: «Il dibattito è stato variegato, nella comunità scientifica non c’è una posizione condivisa sugli effetti sulla salute umana. Credo di capire che l’intenzione del sindaco è di migliorare le caratteristiche dell’impianto di Parma, ridurre al minimo l’emissione di sostanze. Entro la metà dell’anno prossimo entrerà in funzione». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 23/03/2011

SMA MODENA
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23/03/2011
h.11.00

Sulla Gazzetta, Termovalorizzatore: le risposte di Iren”. «L’incremento dei costi non inciderà sulle tariffe e i rifiuti conferiti saranno solo quelli della nostra provincia»
Si legge: “Il termovalorizzatore sarà in grado di smaltire 130 mila tonnellate all’anno, i rifiuti conferiti saranno prodotti solo nel territorio provinciale, l’incremento dei costi per realizzare l’impianto non inciderà sulle tariffe, che rimarranno in linea con quelle del 2008 al netto dell’inflazione. La verità di Iren sull’impianto di smaltimento che sorgerà a Ugozzolo – tecnicamente Polo ambientale integrato di Parma – è racchiusa in sei cartelle dattiloscritte. Lì, a firma del direttore generale di Iren Andrea Viero e del vice­presidente Luigi Villani, si leggono le risposte alle dieci domande ­almeno quelle principali – che Pietro Vignali aveva rivolto ai vertici della multiutility a metà febbraio. Un documento inviato nei giorni scorsi ovviamente al sindaco e, per conoscenza, anche al presidente della provincia Vincenzo Bernazzoli.

Quantità e provenienza rifiuti
Iren fa riferimento all’autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Provincia il 15 ottobre 2008 secondo la quale l’impianto di Ugozzolo potrà smaltire «70 mila tonnellate all’anno di frazione secca selezionata da rifiuto urbano indifferenziato; 20 mila tonnellate di fanghi da depurazione essiccati al 65%; 15.300 tonnellate di scarti da attività di recupero e smaltimento rifiuti; 18 mila tonnellate di rifiuti speciali non valorizzabili; 3.500 tonnellate di ri­fiuti sanitari; 200 tonnellate di rifiuti cimiteriali e 3 mila tonnellate di scarti da lavorazioni industriali, artigianali e commerciali». Totale, 130 mila tonnellate di rifiuti. Sempre secondo la delibera provinciale, si legge nella lettera, al termovalorizzatore «potranno essere conferiti rifiuti prodotti esclusivamente nel territorio provinciale di Parma». Quindi le assicurazioni dei vertici della multiutility: «Trattandosi di prescrizioni autorizzative, Iren Ambiente si atterrà scrupolosamente ai quantitativi, alle tipologie di rifiuto e alla provenienza espressamente indicate nell’autorizzazione integrata ambientale». Iren interviene anche sulle 15.300 tonnellate annue di scarti da attività di recupero su cui il termovalorizzatore non potrà contare nella fase di avvio, quando il selettore ancora pienamente in funzione: «L’apporto di scarti derivanti dal processo di recupero dei rifiuti sarà garantita dell’attività di selezione e cernita svolta in ambito provinciale da impianti, sottoposti al controllo degli organismi competenti».

I costi
Il sindaco aveva chiesto ad Iren anche di vigilare affinchè l’incremento dei costi per realizzare l’im­pianto (da 175 a 193 milioni) non incidesse sulle tariffe. Iren ammette l’aumento di tali costi a causa di nuove prescrizioni degli enti autorizzatori, di nuove normative e di miglioramenti tecnologici apportati al progetto. Sempre la multiutility ribadisce «che sono stati affidati appalti per 130 milioni di euro» e ricorda che «all’interno del progetto sono compresi 13 milioni di euro» per «oneri di ristoro ambientale a favore di Comune di Parma, Provincia, e altri Comuni confinanti». Quindi Iren conferma «l’impegno assunto a suo tempo da Enìa di mantenere, con l’entrata in funzione degli impianti, tariffe di smaltimento in linea con quelle dell’anno 2008 al netto dell’inflazione».

Sostanze odorigene e fanghi
Iren considera «ottimale la soluzione del depolveratore per la tipologia di rifiuti trattati, che hanno un contenuto trascurabile di materiale odorigeno» e ritiene «superfluo un ulteriore trattamento». Quanto ai fanghi di depurazione , la multiutility precisa che «provengono già in larga parte da un processo di trattamento anaerobico negli impianti di produzione e quindi sono giù digeriti». La società, poi, aggiunge che «la scelta di valorizzare energeticamente i fanghi di depurazione nasce dalle previsioni del Ppgr che prevede il trattamento di 50.000 tonnella­te/ anno di fanghi al 25% di secco, in linea con le tendenze europee e nazionali». Inoltre, Iren annuncia uno studio per verificare la possibilità di realizzare un impianto di trattamento biologico dei fanghi.

I fumi
Quanto alla scelta delle tipologie impiantistiche inserite nel Polo ambientale integrato, Iren puntualizza che «sono state effettuate comparazioni con le diverse tecno­logie adottate a livello mondiale». Quindi Iren assicura che «le performance dell’impianto di trattamento fumi rispettano efficacemente le prescrizioni autorizzative in termini di emissioni in atmosfera, tanto da ottenere risultati che si attestano su valori che sono inferiori ai limiti previsti dalla normativa vigente del 65% per gli NOx e del 50% per le polveri totali». Inoltre la multiutility annuncia che «sta già valutando un ulteriore affinamento della fase di trattamento fumi in grado di ottenere prestazioni ambientali ancora migliori».

I controlli dell’aria
Iren dichiara che «intensificherà i controlli sui metalli e sui microinquinanti organici (diossine e Ipa) effettuando sei controlli nel primo anno di attività rispetto ai quattro previsti (dalla Provincia, ndr) e passando dai tre controlli previsti dal secondo anno di esercizio, ai quattro controlli annui ». I dati di progetto, si legge ancora nella lettera, «mostrano livelli di emissioni in atmosfera notevolmente al di sotto dei limiti previsti dall’autorizzazione integrata ambientale che, a loro volta, risultano inferiori rispetto a quelli previsti dalle vigenti normative nazionali ed europee».

Monitoraggio sanitario
Iren si dice disponibile ad un confronto con gli enti locali per «un’eventuale ristorazione dei costi derivanti» da una possibile «convenzione con I’Istituto superiore di sanità per garantire una continua validazione delle risultanze del monitoraggio ambien­tale previsto nell’autorizzazione».

Le ceneri volanti
Le ceneri o «ceneri volanti», per l’impianto di Ugozzolo «si attesteranno attorno al 3% dei rifiuti trattati pari a circa 4.000 tonnellate»: attualmente, aggiunge la multiutility, «quelle prodotte dai termovalorizzatori gestiti da Iren Ambiente vengono avviate a smaltimento in discariche autorizzate previo trattamento di impianti di inertizzazione autorizzati». Iren annuncia l’avvio «di un progetto di collaborazione con l’Università di Parma, per il trattamento mediante vetrificazione delle ceneri».

La differenziata
Iren ricorda che il termovalo­rizzatore «è stato dimensionato considerando una percentuale di raccolta differenziata al 65%, in coerenza con gli obiettivi comunitari ». La multiutility dichiara la propria disponibilità «ad affiancare l’amministrazione comunale nella predisposizione dei progetti per il miglioramento della raccolta differenziata, in linea con gli obiettivi comunali e provinciali del 70% al 2020, e proseguirà nella collaborazione già avviata per I’introduzione dei sistemi di tariffazione puntuale». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 22/03/2011

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23/03/2011
h.11.00

Sulla Gazzetta, “Caro acqua La bolletta aumenta del 20%”. Parma fra le città che hanno registrato i maggiori incrementi. A Reggio costa di più.
Si legge: “Chiare, fresche, dolci acque. E care. Parma nel 2009 ha avuto, fra 106 capoluoghi di provincia italiani, uno dei maggiori aumenti percentuali in bolletta per l’acqua di rubinetto: a fronte di un aumento medio del +6,7% ci siamo attestati su +20,2%. Meno di Viterbo, d’accordo, che ha più che raddoppiato il costo dell’acqua rispetto al 2008, ma in buona compagnia con Venezia, Udine, Asti, Ragusa, Carrara e Massa, tutte con aumenti fra il 20,7% e il 25,8%. In generale gli incrementi si sono registrati in ben 80 capoluoghi di provincia.
Lo dice il dossier dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, reso strategicamente noto alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua, che si celebra oggi.
Dal dossier scopriamo così che, se la spesa media annua che una famiglia-tipo italiana (tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua, Iva al 10%) sostiene per l’acqua è di 270 euro, i parmigiani devono sborsarne 327, posizionandosi al 21esimo posto della classifica dei capoluoghi italiani. Dopo Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia (fra i 370 e 360 euro) ma prima di Rimini, Modena, Bologna e Piacenza (fra 311 e 257).
Perchè spendiamo così tanto? «Anzitutto non spendiamo così tanto», sostiene Aldo Spina, direttore di Ato 2, l’Autorità di Ambito Territoriale Ottimale competente per la Provincia di Parma, che fa parte dell’Autorità regionale per la gestione di servizi idrici e rifiuti urbani e che fissa le tariffe per il servizio idrico a livello provinciale.
«A Parma circa i tre quarti delle famiglie consumano meno di 120 metri cubi all’anno e hanno costi al di sotto di 327 euro», aggiunge Spina. Che ha anche una spiegazione per il forte aumento registrato fra 2008 e 2009.
Già un decreto ministeriale del 1996 imponeva metodi condivisi per stabilire un tariffario nazionale per il servizio idrico, dice Spina.
Un decreto del presidente della Giunta regionale del 2007 ha recepito questa esigenza di uniformare le tariffe «in una logica solidaristica e cooperativa. La scelta fatta a livello locale dai sindaci del territorio è stata di applicare tariffe omogenee per garantire standard omogenei di servizio, a prescindere dall’ubicazione degli utenti», dice Spina.
«Nel 2008 – continua Spina ­c’erano 18 tariffe comunali diverse gestite da Iren. Nel 2011 siamo arrivati all’uniformità e proprio il 2009 ha scontato il maggior aumento per il Comune di Parma, che aveva una delle tariffe più basse»: 0,796 euro al metro cubo contro – per fare qualche esempio – l’1,157 euro al metro cubo di Calestano, 1,081 di Lesignano e 1,033 di Medesano.
Un aumento distribuito su cinque anni – dal 2008 al 2012 ­che prevede (al netto dell’inflazione) un ulteriore rincaro del 2,50% per i parmigiani quest’anno e dell’1,18% il prossimo anno. Non resta che rassegnarsi. Con qualche consolazione. Gli investimenti, sempre nello stesso quinquennio, per ridurre le perdite, interconnettere i vari acquedotti e migliorare impianti fognari e di depurazione, sono di circa 145 milioni di euro, fa notare Ato.
Un investimento cui il rapporto di Cittadinanza attiva rende in parte merito: la dispersione di acqua nella rete a Parma risultava nel 2009 del 28%, quattro punti percentuali in meno dell’anno precedente, e a fronte di una media nazionale del 35%. Ma ancora sotto la media regionale del 22%. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 21/03/2011

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21/03/2011
h.10.10

Sulla Gazzetta, Fincuoghi, tre multinazionali interessate all’acquisto”. “Due con sede all’estero e una italiana. Domani a Bologna al vaglio le loro proposte”.
Si legge: “Si susseguono a Borgotaro gli incontri a vari livelli istituzionali con i lavoratori della «Fincuoghi ». Ieri mattina si è tenuto un mo­mento di confronto a Palazzo Tardiani, sede della Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno, organizzato in questo caso dalle organizzazioni sindacali unite -Cgil, Cgil e Uil – alla presenza del presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, del vicepresidente Pier Luigi Fer­rari, del presidente della Comu­nità Montana Luigi Bassi, e dei sindaci interessati alla vicenda.
In particolare quello di Borgotaro Salvatorangelo Oppo, quello di Bedonia Carlo Berni, quello di Albareto Ferrando Botti, quello di Compiano Sabina Delnevo e quello di Tornolo Cristina Cardinali. Oltre a loro, diversi amministratori della vallata e naturalmente i lavoratori.
Scopo dell’incontro è stato quello di ribadire ed approfondire quanto deciso nei giorni scorsi a Bologna, nell’incontro in Regione – alla presenza dell’assessore regionale Giancarlo Muzzarelli – dopo il «no», da parte del Tribunale di Modena per quanto concerne la proposta di concordato e dopo la grande de­lusione arrivata per 271 lavoratori degli stabilimenti «Fincuoghi » di Borgotaro e Bedonia.
Innanzitutto si è parlato degli ammortizzatori sociali: è emersa la possibilità di conservare la copertura già in essere fino alla metà di maggio ed è stato annunciato l’impegno ad attivare altre possibilità e formule per una coper­tura ulteriore in tal senso. Importante anche l’altro tema: quello cioè della continuità produttiva ed occupazionale. Si tratta di verificare la reale ed effettiva offerta di acquisto pervenuta da tre importanti multinazionali: due con sede all’estero ed una italiana.
Domani si terrà a Bologna un primo incontro, proprio con queste aziende (sulle quali vige peraltro il più stretto riserbo), e forse entro la settimana si potrà aprire qualche spiraglio di speranza in più. Sugli stessi temi il sindaco di Borgotaro aveva convocato, un consiglio comunale straordinario, comunicando, con l’occasione, una nuova iniziativa: «Abbiamo deciso – ha detto Oppo ­che, in questa fase, ogni volta che si terrà un tavolo istituzionale od un incontro a Parma, a Bologna o a Roma, noi, subito dopo convocheremo un consiglio comunale straordinario. La sera stessa. Questo proprio come regola, fin tanto che la situazione non si sarà risolta».
Anche in Consiglio si era posta sul tappeto l’importanza di reperire dei partners (come pare appunto vi siano) per poter continuare, nei modi possibili, l’attività dello stabilimento di Borgotaro e di conseguenza di Bedonia, visto che il loro destino è strettamente legato.
Pure dai banchi della minoranza – oltre a qualche appunto espresso verso l’amministrazione, accusata di non aver riposto a suo tempo il doveroso interesse verso il comparto occupazionale -, è emersa comunque la massima disponibilità ed il massimo impegno nel collaborare per trovare una soluzione adeguata, che risolva questa grave situa­zione che coinvolge tantissime famiglie della vallata”.
Sempre sulla Gazzetta, «Senza Miss Italia meno prospettive per Salso Massimo». I negozianti: «Maggiore attenzione alla sicurezza» I residenti: «Molte strade da sistemare al più presto»
Si legge: “Più sicurezza, un miglior utilizzo del Palazzetto dello Sport, maggiore attenzione allo stato delle strade e una forte preoccupazione per la perdita di Miss Italia: sono queste le problematiche più sentite dai commercianti e degli abitanti del quartiere Salso Massimo. Rimane tutto sommato positivo, invece, il giudizio sulla situazione economica.
«Questo quartiere è densamente abitato e conta molti esercizi commerciali – ha detto Carlo Crovini, titolare di una lavanderia -: la crisi c’è, ma rispetto al centro di Salso non ci possiamo lamentare. Forse stiamo assistendo ad uno sviluppo eccessivo dei supermercati circostanti, ma è il rovescio della medaglia generata dal progresso». Sostanzialmente d’accordo con lui anche Enrico Mazzocchi, lattoniere, che lamenta però costi troppo elevati della tassa sui rifiuti.
«La perdita di Miss Italia – ha dichiarato Vittorio La Scala, che gestisce un bar tabaccheria – è un grave danno sia per la città sia per noi che abbiamo un’attività nei pressi del Palazzetto dello Sport, dove si svolge la manifestazione, che ci assicura sempre clienti in più. Un’altra problematica di questa zona è la delinquenza – ha con­tinuato ­: non è diffusa come in altre zone di Salso, ma inizia a farsi sentire».
Preoccupata anche Isabella Buroni, commessa di uno spaccio di prodotti caseari. «In questo quartiere assistiamo all’apertura quasi quotidiana di grandi supermercati – ha detto -. E’ ovvio che per le piccole botteghe diventa sempre più dura sopravvivere. Mi auguro che l’amministrazione futura investa di più sul turismo, che ancora oggi rimane il vero motore di Salso: ad oggi si è detto tanto e concluso nulla».
«Quello che manca in questo quartiere – ha detto Teresa De Mattheis, residente nella zona – è la manutenzione delle strade, che sono piene di buche e la scarsa vigilanza: ci sono tanti immigrati e una donna anziana come me non si sente sicura»…. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/03/2011

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18/03/2011
h.10.30

Sulla Gazzetta, “Anziani e giovani uniti dalla musica”. Il coro del Regio entusiasma. Il sindaco: «L’Italia si fa ogni giorno» In platea i parmigiani insigniti dell’onorificenza della Repubblica.
Si legge: “Una chiusura in grande stile per i due giorni di celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Ieri pomeriggio all’auditorium Paganini il Comune di Parma e il Teatro Regio, nell’ambito del programma coordinato dal Comitato provinciale per i festeggiamenti della ricorrenza, hanno voluto dedicare ai parmigiani insigniti delle onorificenze al merito della Repubblica italiana un concerto del coro del Teatro Regio, diretto dal maestro Martino Faggiani.
Accanto al sindaco Pietro Vignali, tutte le più alte cariche delle istituzioni cittadine, dal prefetto Luigi Viana, al questore Salvatore Longo, al procuratore della Repubblica Gerardo La Guardia e al presidente del Tribunale di Parma Roberto Piscopo. Presenti anche molti esponenti della giunta comunale, le alte cariche militari, nonché il direttore dell’Unione parmense industriali, Cesare Azzali e il presidente della Camera di com­mercio Andrea Zanlari. Ma il vero protagonista, come sempre, è stato il coro del teatro Regio, che ha interpretato liriche di Giuseppe Verdi e Goffredo Mameli, con l’immancabile «Canto degli italiani», meglio conosciuto come inno di Mameli, eseguito ben due volte, con il coinvolgimento della platea che, in piedi, ha cantato con il coro.
La forza trascinante del canto corale ha dato corpo anche alle liriche di Verdi, molte delle quali divenute inno di libertà e unità come «Gli arredi festivi» e «Va’ pensiero» dal Nabucco, «Si ridesti il Leon di Castiglia» da Ernani e le due versioni (1847 e 1865) di «Patria oppressa» da Macbeth. In platea, i parmigiani insigniti delle onorificenze al merito della Repubblica italiana, circa cinquecento, entusiasti dell’esecuzione, ma anche delle introduzioni storico-musicali alle liriche che il maestro Faggiani ha regalato conquistando l’attenzione del pubblico: «Verdi è stato tra i pochi compositori – ha detto il maestro Faggiani – ad aderire da subito, in modo pieno e spont­neo, agli ideali del Risorgimento ». «Concludiamo le celebrazioni – ha detto il sindaco Pietro Vignali – dopo due giorni intensi ed emozionanti che hanno avuto il loro culmine con la restituzione alla città della statua restaurata di Garibaldi e l’incontro con la pronipote dell’eroe dei due mondi, Anita Garibaldi. L’Italia però la dobbiamo continuare a fare tutti i giorni, con il rinnovo della politica, la ripresa dell’economia e il welfare: le sfide non mancano e le possiamo vincere solo se uniti ». Ma i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia non finiscono con i due giorni di eventi speciali appena conclusi, come ha ricordato il prefetto Luigi Viana: «Tutto questo anno servirà alla rievocazione e alla celebrazione dei momenti più importanti che hanno con­tribuito a formare il Paese».
Sulla Gazzetta: “E’ ufficiale: Matteo Orlandi si candida”. “L’assessore: «Con me una squadra giovane e un programma per una città nuova»”. Si legge: “Matteo Orlandi sarà il candidato sindaco della lista civica «Cambiare Salsomaggiore»: la scelta, con consenso unanime, è stata fatta dal coordinamento del gruppo. Già da tempo girava il nome dell’assessore uscente, e promotore della stessa «Cambiare Salsomaggiore»: adesso arriva l’ufficialità.
«La decisione di andare da soli è stata necessaria in quanto a due mesi dalle elezioni quasi nessuna delle forze in campo ha presentato un accenno di programma – spiega Orlandi -. Noi, invece, abbiamo concentrato il lavoro su questo: siamo felici di avere da molti mesi un programma innovativo, e lo vogliamo mettere a disposizione. La proposta di Cambiare Salsomaggiore è di apertura perché invitiamo le altre forze politiche e sociali della città a seguirci in questo percorso di forte cambiamento».
Non è quindi escluso che altre liste possano affiancarsi e appoggiare la candidatura di Orlandi. «Abbiamo le idee per una città nuova, sia come proposte sia come modo di amministrare e rapportarsi con i cittadini. Alla base c’è molta partecipazione ma allo stesso tempo la volontà di seguire i progetti in modo deciso e obiettivo, senza logiche clientelari o di simpatie, cercando solo il bene per tutta la città. Abbiamo davanti anni difficili, compresa la complicata situazione delle Terme, e ogni cittadino dovrà accettare qualche sacrificio per il rilancio. Se però sapremo unire le forze su una nuova visione di città, come quella che propone Cambiare Salsomaggiore, è davvero possibile iniziare a invertire la rotta». Orlandi sottolinea la «soddisfazione di avere alle spalle una squadra forte, giovane (età media 40 anni), di persone esperte in tanti settori e che si rivolgono alla politica in modo nuovo, senza preconcetti. Ho accettato la candidatura perché credo in questo gruppo, che non guarda al passato ma solo al futuro, e che è formato da cittadini che amano profondamente Salso. Dobbiamo guardare avanti: la Salso di una volta è andata e non tornerà più, bisogna aggiornare il turismo ai tempi correnti e proporre nuove soluzioni. Le nostre idee vanno in questa direzione e sono pubbliche, disponibili a tutti».
«In questi 16 mesi da assessore ho avuto la possibilità di imparare i meccanismi complessi dell’apparato comunale, aumentando l’esperienza già accumulata al Parco dello Stirone. Ho studiato i punti di debolezza, cercando soluzioni che possano rendere l’ente più efficiente; è un aspetto essenziale in una città-azienda come la nostra, e sono convinto che uno dei primi obiettivi sia proprio una profonda revisione della struttura amministrativa – conclude Or­landi -. Adesso la corsa è iniziata, siamo pronti per metterci a disposizione per cambiare Salso. La lista di candidati è quasi pronta e siamo aperti a nuove adesioni di persone volenterose e interessate al nostro progetto». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 16/03/2011

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16/03/2011
h.09.00

“La Regione diventerà socia delle Fiere di Parma”. L’ingresso sarà possibile grazie a un aumento di capitale da 3 milioni di euro.
Si legge sulla Gazzetta, “Dopo le polemiche politiche e le lunghe trattative ieri è arrivato, a sorpresa, l’annuncio ufficiale: la regione Emilia-Romagna entrerà nei prossimi mesi in qualità di socio pubblico nella proprietà delle Fiere di Parma sottoscrivendo interamente un aumento di capitale a lei riservato di 3 milioni di euro. La proprietà oggi è suddivisa fra due soci pubblici, il Comune e la Provincia, entrambi detentori del 34,19% delle azioni, e due privati, l’Unione parmense degli industriali e Cariparma-Credit Agricole e l’ingresso della Regione avverrà con una «diluizione» delle quote di tutti gli altri soci.
Il percorso di ingresso della Regione nel capitale della Fiera cittadina è stato avviato ieri con la firma di un protocollo d’intesa con il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e il sindaco Pietro Vignali, che è finalizzato a «perseguire – come dice una nota della Regione – obiettivi comuni di cooperazione per lo sviluppo e il sostegno dell’attività fieristica». La Regione poi si pone l’obiettivo di valorizzare le peculiarità della Fiera di Parma «con particolare riguardo alla sua centralità nei comparti agroalimentare, meccano- alimentare e dell’antiquariato». Il numero di azioni che sarà attribuito alla Regione verrà determinato in base ad una perizia di stima redatta da un soggetto terzo. Inoltre, Comune e Provincia, in base al protocollo, discuteranno con la Regione le condizioni per un eventuale patto di sindacato e di voto tra i soci pubblici delle Fiera per adottare linee decisionali e di governance comuni.
Il presidente della Fiera Franco Boni preferisce ancora essere prudente, anche se non nasconde la soddisfazione per la firma del protocollo d’intesa: «Ci sono ancora diversi passaggi da compiere prima di poter dire che la Regione diventerà nostra socia, ma questo è un passo fondamentale ed è frutto di un equilibrio di posizioni fra le varie necessità che auspico possa essere confermato anche nelle prossime fasi in modo che si concretizzi l’arrivo di nuove risorse nelle casse di una Fiera come la nostra che è in una fase di grande sviluppo».
«Alla fine di un lungo percorso – dice il sindaco Pietro Vignali ­abbiamo accettato la proposta della Regione di entrare nelle Fiere di Parma, ma con la necessaria sottolineatura che Parma deve essere sostenuta come il polo fieristico agroalimentare regionale. Ben venga dunque – conclude Vignali – l’ingresso della Regione, ma dovrà servire soprattutto a valorizzare le peculiarità specifiche della nostra Fiera».
“E’ un passo senz’altro molto positivo e siamo contenti di que­sto passaggio – afferma in una nota il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli – per il quale abbiamo lavorato. Ritengo importante per Parma aprirsi a una collaborazione forte con la Regione, anche in un’ottica di rafforzamento delle autonomie locali, per poter meglio competere a livello internazionale; in particolare per il nostro settore principe, l’agroalimentare».
Commenti positivi anche dai due soci privati. Per il presidente dell’Upi Giovanni Borri «L’ingresso della Regione nel capitale delle Fiere di Parma costituisce l’atto finale di un processo di apertura e di leale collaborazione con la regione da cui ci auspichiamo possano derivare in futuro scelte condivise che rafforzino le stru­ture e la capacità operativa del nostro ente fieristico dando adeguato sostegno e riconoscimento all’ottimo lavoro di questi anni e alla sua posizione di leadership nel settore alimentare e del modernariato ». Cariparma, in una nota «Valuta positivamente questo ulteriore rafforzamento della compagine sociale di Fiere di Parma, già fortemente coesa nel promuovere un ingente ed atteso piano di investimenti. L’accordo quadro con la regione favorira’ la sua ulteriore affermazione come hub fieristico dell’agroalimentare regionale e nazionale».
Sempre sulla Gazzetta, “Vedelago, dove il rifiuto diventa una risorsa”. Nell’impianto trevigiano si recuperano materiali altrimenti destinati all’incenerimento.
Si legge: “Città della speranza”, recita la scritta sotto al cartello di Vedelago. La speranza, forse, in un mondo non soffocato dai rifiuti, visto che è proprio nel comune trevigiano che esiste il «Centro riciclo Vedelago», un impianto di stoccaggio e selezione meccanica dei rifiuti finalizzato al recupero dei materiali. Una realtà all’avanguardia a livello internazionale, che esporta la propria tecnologia in Europa e nel mondo, e che ieri mattina il comitato Gestione corretta rifiuti di Parma ha voluto far visitare a un’ottantina di parmigiani giunti a bordo di due pullman (fra loro anche studenti di Itis e Ipsia), per dimostrare ciò che va sostenendo da tempo, e cioè che esiste un’alternativa ai termovalorizzatori, e in particolare a quello in costruzione a Ugozzolo, contro il quale il comitato si batte.
Un centro, quello di Vedelago, dove – come ha spiegato la titolare Carla Poli – entrano ogni giorno 100 tonnellate di rifiuti da raccolta differenziata, da imballaggi industriali e da frazione secca residua: il 35% viene subito avviato al mercato, in quanto si tratta di materiali già pronti per essere riutilizzati, mentre il resto va al trattamento, in modo che possa essere recuperato quanto più materiale possibile. In particolare, ciò che normalmente viene considerato non recuperabile e che quindi sarebbe destinato all’incenerimento o alla discarica, viene trasformato in granulato plastico, che può essere utilizzato nell’industria dell’edilizia (dai mattoncini per pavimentazione ai blocchi in calcestruzzo) e per lo stampaggio di materie plastiche (dai pali alle panchine). Il residuo finale è del 3,5%.
«Questo sistema impiantistico, tarato sui vari territori – ha spiegato la Poli – può risolvere il problema rifiuti e si pone come alternativa alla discarica e all’incenerimento, puntando al recupero di materia: una pratica che è incentivata dall’Unione europea ». Può essere un’alternativa ai termovalorizzatori? «Sicuramente sì, a condizione che si faccia una raccolta differenziata anche della frazione residua secca, togliendo i pannoloni».
Per Francesco Barbieri, del comitato Gestione corretta rifiu­ti, «nel 2011 diventa un dovere morale recuperare materia, perché viviamo su un pianeta finito e limitato con risorse finite e limitate. Questo impianto è un tassello importante nel mosaico della sostenibilità». Da solo non è alternativo all’incenerimento, «ma insieme ai mille altri tasselli – dalla riduzione a monte nella produzione di rifiuti alla raccolta differenziata spinta porta a porta, dagli ecoincentivi all’ecodesign – è un tassello molto importante perché ridona vita a quella materia che gli altri bruciano ». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 14/03/2011

SMA MODENA
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14/03/2011
h.10.00

Pd: «Con Varazzani Comune commissariato»”. «Disastrosa situazione finanziaria: debito di 3500 euro per ogni parmigiano».
Si legge sulla Gazzetta: «Il Comune di Parma è stato di fatto commissariato per debiti». A dirlo è la parlamentare del Partito Democratico, Carmen Motta, che interpreta così il ruolo di Massimo Varazzani, nominato, lo scorso dicembre, presidente dell’holding comunale Stt. «Qui è venuto un commissario – continua la Motta – è stato mandato da Tremonti per dire “tiriamo il freno a mano e salviamo il salvabile”. L’amministrazione Vignali ha fatto le carte false per non ammettere di avere ridotto il Comune in dissesto finanziario ». L’attacco arriva nella sede del circolo Arci Zerbini di via Bixio, durante l’incontro sui conti di piazza Garibaldi, organizzato ieri mattina dal Pd Oltretorrente.
Non è stato più tenero Giorgio Pagliari: «Il Comune di Parma ­ ha detto – è da marzo dello scorso anno che non riesce più a pagare i fornitori. Avevano promesso una stagione di grandi opere. Faranno solo il Ponte a nord, la nuova stazione, la sede Efsa, il social housing. Saltano tutti gli altri, compreso Palaeventi e Wcc. Parma non ha alcuna differenza dai Comuni più indebitati d’Italia».
Il capogruppo del Pd in Consiglio comunale boccia il trasferimento delle azioni Iren a Stt: «E’ come la nonna che vende i gioielli per salvare il nipote. Sono 65 milioni di euro messi in pegno, comunque insufficienti a coprire i debiti. Stt è in condizione pre-fallimentare, senza un intervento straordinario, l’unica soluzione è portare i libri in tribunale ». «Un altro buco colossale è la Stu Pasubio, – continua Pagliari – in cui c’è silenzio e omertà. è stata approvata una delibera con cui, ad appalti e contratti già definitivi, hanno inventato 6.500 metri quadrati in più di costruzione, è una cosa inconcepibile».
Ad assistere all’incontro non ci sono più di venti persone. «Io parlo con tanta gente, ma non c’è la percezione del dramma» – sostiene Carmen Motta, che propone una campagna di comunicazione sui conti comunali. «Il Comune ha creato 35 società partecipate, ma sono mancati controlli e responsabilità – sottolinea Simona Caselli, del direttivo del circolo Pd Oltretor­rente – l’arrivo di Varazzani è sintomatico, che pure è una persona tecnicamente molto brava, perché ha certificato quello che il Pd diceva da tempo, e cioè che la situazione finanziaria era diventata insostenibile. Il debito comunale è di circa 3000 euro per ogni parmigiano. Qui non bisogna prendersela con i debiti, che sono necessari per fare investimenti. Qui bisogna prendersela con chi ha contratto quei debiti non sapendo come ripianarli. è come uno facesse un mutuo sapendo che non se lo può permettere».
Si è parlato anche dei fondi ex metro, dopo che la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso della Regione. «Quel ricorso non avrebbe tolto soldi, li avrebbe fatti arrivare in modo diverso – dice Giorgio Pagliari – Parma doveva avere 172 milioni di euro, non meno della metà. Il sindaco ha gestito male la vicenda. Ha fatto un’aggiudicazione definitiva di gran corsa, sapendo che il Comune non sarebbe mai riuscito a pagare la rata del mutuo di 9 milioni e mezzo ogni anno. Come saranno riassegnate le risorse ora? Se ne deve parlare in Consiglio comunale» insiste Pagliari.
Sulla Gazzetta, “Rifiuti, raccolta differenziata al 47%. I quartieri periferici fanno da traino”. La Sassi: «Obiettivo raggiunto grazie all’estensione del porta a porta».
“La raccolta differenziata, a Parma, cresce. Secondo i dati relativi al 2010, infatti, la città ha raggiunto quota 47% di raccolta differenziata, con punte di eccellenza, nelle zone periferiche, di 77%. Una situazione che va di pari passo con la diminuzione dei rifiuti prodotti, relativamente all’aumento della popolazione, e che fa ben sperare il Comune di Parma. «Non c’è dubbio che su questi risultati abbia influito molto l’estensione ad alcuni quartieri della raccolta porta a porta – commenta l’assessore all’ambiente Cristina Sassi. Proprio per questo il nostro obiettivo è quello di estendere la raccolta spinta a tutta la città, togliendo quindi i cassonetti per l’indifferenziato, che potranno diventare spazi da dedicare a nuovi posti auto migliorando anche l’estetica e il decoro della città».
Scendendo nel dettaglio, a Parma, l’anno scorso, sono stati gettati 104.602.066 chilogrammi di rifiuti. Di questi, 46.081.913 chili sono finiti nella raccolta differenziata, mentre 56.656.058 chili nell’indifferenziata. A questi si devono aggiungere 1.749.671 chili di rifiuti ingombranti, 14.464 chili di farmaci scaduti, 41.275 chili di spray e confezioni particolari, 14.265 chili di pile e 44.420 chili di rifiuti speciali. Scendendo ancora di più nel dettaglio, si sono raccolti 12.009.160 chilogrammi di vetro, plastica e barattolame, a quali si aggiungono 1320 chili di alluminio (materiale riciclabile al 100%), 44.395 chili di batterie, 10.128.010 chili di carta e 3.979.040 chili di cartone. Ma i rifiuti differenziati sono dei più disparati: si sono raccolti 366.780 chilogrammi di ferro, 1.165.260 chilogrammi di inerti, 2.779.700 chili di legno, 70.080 di chili pneumatici e 5.919.124 chili di potature. Una piccola curiosità: il mese in cui i parmigiani hanno prodotto più rifiuti? Novembre 2010, con ben 9.877.162 chilogrammi di spazzatura. Per quanto riguarda l’indifferenziato, invece, nel 2010 sono stati gettati 52.961.278 chilogrammi di rifiuti urbani e si sono raccolti 3.694.780 chilogrammi di rifiuti da spazzamento. Cifre simili a quelle ottenute nel 2009, quando però la popolazione era inferiore di qualche migliaio di abitanti.
L’anno scorso si erano raccolti 103.309.694 chilogrammi di rifiuti totali, di cui 44.453.224 chili destinati alla raccolta differenziata e 56.507.631 chili di indifferenziato. Nel 2007 la raccolta differenziata era ferma a quota 38%. 

                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 11/03/2011

SMA MODENA
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11/03/2011
h.08.20

Sulla Gazzetta:Termovalorizzatore, esperti a confronto”. “Otto tecnici discuteranno dell’impianto di Ugozzolo”.
Si legge: “Si terrà il 23 marzo alle 14,30 nella sala del consiglio comunale in Municipio la riunione delle commissioni comunali Sanità e Ambiente sul tema del termovalorizzatore che era stata rinviata lo scorso 28 gennaio con un solo giorno di anticipo. Una decisione, quella presa a suo tempo dai presidenti delle due commis­sioni, Giuseppe Pantano per la Sanità e Giampietro Calestani per l’Ambiente, che aveva scatenato la polemica da parte del Comitato per la gestione corretta rifiuti che si oppone da sempre alla realizzazione dell’impianto di Ugozzolo.
E’ stato Giuseppe Pantano a spiegare ieri in una conferenza stampa convocata in Municipio il motivo della convocazione della riunione: «Avevamo detto all’epoca che si trattava di un rinvio e non di un annullamento e abbiamo mantenuto la promessa. C’è voluto un po’ di tempo, ma ora siamo riusciti a fare in modo che ci possa essere un’equa ilustrazione delle posizioni scien­tifiche a favore oppure contrarie ai termovalorizzatori e quindi abbiamo convocato nuovamente la commissione». Una commissione che, precisa lo stesso Pantano, «non vuole essere un momento di giudizio assoluto sull’impianto già in corso di realizzazione di Ugozzolo, ma vuole essere un momento di confronto scientifico fra addetti ai lavori per comprendere meglio le problematiche che ci sono e le soluzioni possibili».
Saranno ben 8 i tecnici che parleranno nella commissione, 4 invitati dal Cgcr, due inviati dall’Istituto superiore di sanità e altrettanti dal progetto Moniter della Regione che controlla l’andamento degli 8 inceneritori in funzione in Emilia-Romagna. I quattro indicati dal comitato sono Ernesto Burgio, coordinatore comitato scientifico Isde, Marco Caldiroli dell’Asl Milano 1, Giuseppe Miserotti, presidente Ordine dei medici di Piacenza e Paola Zambon, responsabile registro tumori del Veneto, mentre per l’Iss parleranno Gaetano Settimo e Giovanni Marsili.
La commissione sarà aperta al pubblico, ma dopo le relazioni dei tecnici potranno intervenire solo consiglieri comunali, membri di Giunta e rappresentanti delle altre istituzioni invitate, che sono l’Iren, la Provincia, l’Ausl di Parma, l’Arpa e l’Ordine dei medici di Parma. «Sarà un momento importante di confronto – ha detto l’assessore al­l’Ambiente Cristina Sassi – che ci auguriamo possa essere utile per tutta la città», mentre il delegato alla Sanità del Comune Fabrizio Pallini sottolinea che «dall’incontro potrebbero uscire anche novità rispetto alle necessità tecniche per ridurre al minimo le emissioni del futuro impianto ».
Sempre sulla Gazzetta, “Minacce a Battei, annullata la presentazione di un libro”. “L’editore: scelta obbligata per garantire l’incolumità dei miei collaboratori”.
“Tra il rosso e il nero, per ora vince il bianco: bandiera bianca sulla copertina di «Nessun dolore ». Il romanzo non s’ha da presentare. L’appuntamento era oggi da Battei di via Cavour ed è stato l’editore-libraio ad annunciarne l’annullamento. «Presento libri da oltre quarant’anni, accogliendo tutte le voci, anche le più lontane dal mio pensiero ­ricorda Antonio Battei – ma per la prima volta mi sono arreso alle numerose telefonate ricevute dai miei collaboratori, affinché, oggi, non si presentasse, nella stessa libreria che dal 1872 accoglie le più svariate espressioni del mondo culturale e politico, un libro. Sì, un libro, “Nessun dolore. Una storia di Casa-Pound” scritto da Domenico Di Tullio e pubblicato da Rizzoli».
Poteva essere un incontro per poche decine di persone. La presentazione, tra il letterario e il sociologico, un paio di applausi, magari qualche dissenso, ma secondo le regole della libertà di pensiero (il profumo delle librerie di solito la ispira) qualche domanda, anche quella che spieghi una buona volta «il fascismo del terzo millennio», perché mai dovrebbe essere meglio dell’altro, qualche libro autografato dall’autore e poi tutti a casa. Invece, è scoppiato il caso: e una censura annunciata vale molta più pubblicità di una presentazione (che forse si terrà lo stesso, anche per non darla vinta alla «dialettica minatoria»). «Mai più avrei pensato a una reazione di questo tipo – prosegue Battei -. Una trentina di telefonate, alcuni fax. A chi non minacciava ho provato a chiedere di venire, invece, perché fosse un confronto civile. Non c’è stato verso. Altri invece minacciavano e basta».
«Triste che chi rivendica la libertà di stampa e la necessità della lotta alla mafia s’impegni in modo così sporco e mafioso per impedire la libera circolazione delle idee – dice Di Tullio -. Io non ho fatto un’apologia dei “santi fascisti”, ma ho scritto un libro che rappresenta la realtà di persone impegnate in lotte sociali: per la casa e l’assistenza sociale, contro i potentati economici. Ho voluto rappresentare un mondo attraverso uno stile e uno spirito piuttosto che per un programma».
Un’opera nata a tavolino, in questo senso. «Mi sono trovato a scrivere il romanzo su espressa indicazione della casa editrice» spiega l’autore. Le copie vendute in quattro mesi sono 15 mila. «Quando i militanti di Casa-Pound sono solo tremila – sottolinea Di Tullio -. Il fatto è che il grande interesse viene proprio da sinistra». E, fintanto che lo si «vieta», da tutto ciò che è tabù. Quella di Parma doveva essere la 22esima presentazione di «Nessun dolore». Nelle altre 21 città dietrofront non ce n’erano stati. «Ci sono stati anche volantinaggi contro, come ad Arezzo, ma poi i ragazzi di CasaPound e quelli di sinistra si sono anche parlati. E’ ciò che vorrei: che fosse un’occasione per un confronto tra persone di idee diverse». Lo stop di oggi ha solo un precedente. «A Palermo. Ma la data sarà recuperata il 23 marzo. Pensare che nel 2006 alla Feltrinelli a Parma ero venuto per il mio “Centri sociali di destra”. Un saggio che non fu contestato; un’opera di narrativa, invece, suscita queste reazioni». E ora, niente presentazione? «Stiamo concordando una nuova data. Mi auguro anche di incontrare qualcuno che ha fatto le telefonate: magari scoprirà qualcosa di nuovo». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/03/2011

SMA MODENA
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10/03/2011
h.09.20

Sulla Gazzetta, “Parma ritrova Piazza Ghiaia con la spesa «a bon marchè»”. Vignali: «E’ il punto d’arrivo di un lungo percorso». Zoni: «Grazie ai commercianti».
Si legge: “Il «D-Day» di Piazza Ghiaia è arrivato ieri dopo un’attesa durata «quattro anni, quattro mesi e 12 giorni», come ricordava a mo’ di monito la scritta su una lavagnetta di uno dei bar che si affacciano sulla piazza. Un periodo lunghissimo, intercorso fra il 25 ottobre del 2006 e ieri, in cui le bancarelle del tradizionale mercato bisettimanale sono state «esiliate» in via Verdi, lontane da quello che è sempre stato il «cuore pulsante» della vita mercatale cittadina, prima all’ingrosso e poi al dettaglio.
Forse non è un caso se è una giornata di sole pieno, anche se ancora con un’arietta frizzante, a salutare il «primo giorno» della «nuova Ghiaia». E se le bancarelle sono lì, quasi come se non se fossero mai andate dalla «Giära», fin dal primo mattino, il «taglio del nastro» delle autorità arriva alle 11, quando la piazza, come ormai non accadeva da troppo tempo, è strapiena di persone che curiosa­no tra le bancarelle. E la cerimonia è informale, rispettando così il «cuore popolare» che batte da sempre nella Ghiaia e che durante tutto il periodo del cantiere era stato tenuto «in ghiacciaia», come quella che c’era nelle vecchie Beccherie demolite per far posto al Lungoparma. Ma ieri «la Ghiaia» è tornata. E ha prevalso su tutti i problemi. Perché finalmente il nuovo pavimento è stato calpestato da centinaia di piedi e non più solo da qualche nostalgico «alla ricerca del tempo perduto».
Una Ghiaia tanto forte da ridurre al minimo anche la cerimonia del taglio del nastro. Nessuna cerimonia pomposa o discorsi interminabili, come è d’uso in queste circostanze. Poche parole, sia da parte del sindaco Pietro Vignali che dell’assessore al Commercio Paolo Zoni, cui è toccato gestire l’ultima parte dell’estenuante «telenovela» avviata nel 2004. Il sindaco ha ricordato che «questo è il punto d’arrivo di un percorso lungo, difficile e travagliato che però ci ha portato a creare le basi per il rilancio della Ghiaia che già oggi si vedono». Con un appuntamento già dato: «Ci rivedremo qui fra un anno per inaugurare anche il comparto della “Ghiaia piccola” di via Romagnosi per il quale partiranno i lavori nelle prossime settimane e che completerà l’intero progetto». L’assessore, invece, dopo «un doveroso ringraziamento ai commercianti e ai residenti per la pazienza dimostrata in questi anni» sottolinea «il colpo d’occhio straordinario offerto dal ritorno del mercato. Certo, resta ancora molto lavoro da fare, ma questa è una tappa importante per ritrovare un luogo storico della città». E poi arriva anche l’annuncio di Albino Guatteri, responsabile di Promo-Ghiaia, la società che gestisce gli spazi commerciali della rinnovata piazza e rappresenta il «nuovo che avanza»: «Stiamo già pensando a iniziative per vivacizzare la piazza il più possibile anche nel resto della settimana». Un altro passo verso la «resurrezione» della Ghiaia, anche se quella «vela» un po’ troppo audace della copertura non piace quasi a nessuno.
A testimoniare la «voglia» che i parmigiani avevano di tornare in una Ghiaia «viva» e non formato «deserto dei tartari» è anche il contrasto tra la vera e propria folla che si accalca fra le bancarelle situate in piazza oppure nelle vie vicini (Pigorini, Carducci e piazzale San Bartolomeo) e la relativa calma che si può vedere fra i banchi «assegnati» al piazzale della Pilotta. Una cornice suggestiva, certo, ma che piace meno ai parmigiani. Perché la Ghiaia è una sola, unica e insostituibile. E allora il «bentornato al mercato» che compare con volantini stampati in formato standardizzato su tutti i negozi attorno alla piazza più cara ai parmigiani non è solo un augurio for­male, ma l’espressione del sentimento di una città. Da ieri Parma e la Ghiaia si sono ritrovati: e anche se non è più «quella di una volta» (l’esempio sono le vetrine troppo anonime dei negozi sotto viale Mariotti), rimane sempre lei: la cara, vecchia Giära dove fare spesa «a bon marchè».
Sempre sulla Gazzetta, “La Gambazza scioglie le riserve: «In corsa per migliorare Busseto»”. “E’ ufficiale a Busseto la candidatura a sindaco di Maria Giovan­na Gambazza, esponente del Pd. Dal 2006 assessore comunale alle politiche sociosanitarie, sarà lei a rappresentare la continuità rispetto all’amministrazione uscente. Il centrosinistra scopre così «le carte» confermando quelle che, ormai da qualche settimana, erano molto più che indiscrezioni.
Di professione coordinatrice sanitaria all’ospedale di Vaio, 49 anni, sposata e madre di una figlia, per dieci anni presidente della locale Pubblica assistenza, sarà alla guida di una lista civica (sostenuta dal centrosinistra appunto) denominata «Busseto città viva – La stagione dell’impegno», una coalizione che, come lei stessa precisa, avrà al suo interno figure della società civile. Ha accettato la candidatura a sindaco «con consapevolezza ed entusiasmo» e con la volontà di «dare vita a progetti nuovi per Busseto mettendo a tutto campo la mia esperienza umana e professionale, col massimo impegno al fine di migliorare la qualità della vita e lo sviluppo della nostra bellissima città che amo e rispetto profondamente. Credo -dice – in una città guidata da un’amministrazione che investa sulla famiglia, sui giovani ma anche sulla sicurezza e sull’assistenza ai nostri anziani. Che sia una comunità partecipe e viva, sostenuta con impegno e competenza, rafforzando i diritti dei cittadini ed investendo nella solidarietà e nel volontariato».
Maria Giovanna Gambazza ha tenuto a ringraziare subito «i tanti cittadini che in questi giorni hanno sollecitato la mia partecipazione attiva a questo progetto.
«Partiamo – afferma – da una base solida: 15 anni di buona amministrazione, coi sindaci Mazzetta prima e Laurini poi». Proprio con Laurini ha lavorato in questi ultimi 5 anni come assessore. «Anni molto produttivi – dichiara – che mi hanno permesso di acquisire la giusta esperienza per affrontare con impegno ed ottimismo la nuova legislatura, continuando sulla linea di lavoro già intrapresa». Rivela quindi che «in questa prima fase che precede il rinnovo dell’amministrazione stiamo già lavorando per strutturare un’«officina delle idee» ascoltando i cittadini per definire ed elaborare un programma che sappia esprimere valori ed interpretare le esigenze». […]”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 08/03/2011

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08/03/2011
h.11.00

Sulla Gazzetta, Unità d’Italia: a Parma la notte tricolore”: Il prefetto Viana: «Concerto “risorgimentale” al Regio, musei aperti e iniziative per le scuole».
Si legge: “Una notte bianca. Ma anche rossa e verde: tricolore, insomma. Il ricco calendario di eventi con cui Parma si appresta a celebrare solennemente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia prenderà il via già mercoledì 16, per proseguire nella notte e trovare coronamento nel giorno del compleanno del Belpaese: il 17 marzo. Eventi, spettacoli, aperture straordinarie dei musei, iniziative con le scuole, sono solo alcuni degli appuntamenti organizzati dalla Prefettura, dal Comitato provinciale per le celebrazioni del 150°, dal Comune e dalla Provincia di Parma, che ieri sono stati presentati a palazzo Rangoni. «Un programma ricco di iniziative di alta valenza storico istituzionale, che poi proseguiranno nel corso di tutto il 2011 – spiega il prefetto Luigi Viana -. Il momento clou sarà la “Notte tricolore”, durante la quale, tra le altre cose, si terrà un importante concerto di musiche risorgimentali al Teatro Regio: alle 23, infatti, si esibirà la banda musicale della Marina militare, diretta dal maestro Antonio Barbagallo. Un evento importante: voglio ringraziare anche Fondazione Cariparma che lo ha sostenuto ». I biglietti-invito saranno a disposizione della cittadinanza oggi, domani e mercoledì alla biglietteria del Teatro Regio, e il concerto sarà trasmesso in diretta su Tv Parma: «E’ per noi un grande onore suonare in questa occasione a Parma – ha spiegato il maestro Barbagallo -. Proporremo celebri brani di Verdi e Rossini, la sinfonia di Nabucco, il preludio di Attila, l’allegro finale della sinfonia di Guglielmo Tell e alcuni brani di Ponchielli e Novaro».
Giovedì 17, invece, all’Audito­rium Paganini, si esibirà il coro del Teatro Regio sotto la direzione del maestro Martino Faggiani, per un concerto dedicato alle persone insignite di onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: «E’ con grande entusiasmo che collaboriamo alle celebrazioni – dichiara il sovrintendente del Teatro Regio Mauro Meli -. Ad esibirsi a Parma una delle migliori bande e uno dei migliori cori del nostro Paese».
Una festa fortemente sentita, quella che ci si prepara a cele­brare: «Il significato di queste cerimonie è grande. L’Unità d’Italia ha rappresentato un traguardo importante, in grado di rendere realtà quella che prima era solo un’idea – sostiene il sindaco Pietro Vignali -. Ci sono valori di quel periodo che vanno recuperati. 150 anni fa l’Italia è stata creata, oggi qualcosa in Italia va rifatto, in termini di politica, economia, welfare e federalismo ».
Tanti gli appuntamenti che partiranno nel pomeriggio di mercoledì 16, con la restituzione alla città della statua di Garibaldi. Ma numerose saranno anche le iniziative in tutta la provincia: «Moltissimi i comuni che non hanno voluto mancare questa occasione, nonostante le ristrettezze economiche del periodo ­ricorda il presidente della Pro­vincia Vincenzo Bernazzoli. Noi, nello specifico, metteremo in piedi un progetto di indagini, progettualità ed eventi legato alla Reggia di Colorno, e, il 21 marzo, commemoreremo la prima seduta del consiglio provinciale di Parma con uno speciale consiglio monotematico, aperto dall’esibizione del Coro delle voci bianche della Corale Verdi. Il cartellone estivo degli eventi, Estate fuori città, inoltre, si rifarà al tema di fondo dell’Unità d’Italia». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/03/2011

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07/03/2011
h.08.40

Sulla Gazzetta, “I conti in tasca alla politica”.
“Dai senatori che prendono quasi 16 mila euro netti al mese, ai consiglieri di quartiere che «lavorano» gratis”.
Si legge: “Quelli che percepiscono di più, ovviamente, sono i parlamentari, e in particolari i senatori, che ogni mese si portano a casa mediamente quasi 16 mila euro, al netto di tutte le ritenute. Quelli che prendono di meno sono i consiglieri di quartiere, per i quali proprio nel 2010 è stato abolito il gettone di presenza e che quindi non intascano nulla. Ma fra questi due estremi ci sono numerose altre categorie di politici, dal Comune alla Provincia, alla Regione, che ogni mese percepiscono indennità varie e rimborsi connessi al proprio mandato. La «Gazzetta» ha provato a riepilogare questi costi della politica, calcolando – categoria per categoria – quanto mensilmente lo Stato e gli enti locali versano ai rappresentanti del popolo.
L’importo netto totale percepito da un senatore è dato dalla somma di più voci. Oltre all’indennità di carica, pari a 5.613,59 euro, viene riconosciuta una diaria mensile di 4003,11 euro (decurtata per ogni giorno di assenza qualora vi siano votazioni). C’è poi un importo forfettario di 4.678,36 euro mensili a titolo di rimborso delle spese per lo svolgimento del mandato parlamentare. Inoltre, per le spese telefoniche i senatori hanno a disposizione 4.150 euro all’anno (345,83 al mese). Per quanto riguarda le spese di trasporto, usufruiscono di tessere di libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima e aerea, oltre a un rimborso forfettario annuo di 15.379,37 euro (vale a dire 1.281,61 al mese) per le spese di trasferimento dalla propria residenza all’aeroporto più vicino e dall’aeroporto di Roma a Palazzo Madama.
L’importo netto dell’indennità mensile di un deputato ammonta a 5.486,58 euro, cui vanno aggiunti una diaria mensile di 3.503,11 euro (decurtata per ogni giorno di assenza in caso di votazioni), 3.690 euro a titolo di rimborso delle spese inerenti al rapporto fra eletto ed elettore, 3.098,74 euro annuali di spese telefoniche (cioè 258,23 al mese), 3.323,70 euro al trimestre di spese di trasporto (pari a 1.107,90 euro al mese) per i trasferimenti dalla propria residenza all’aeroporto più vicino e dall’aeroporto di Roma a Montecitorio. Come per i senatori, anche i deputati dispongono di tessere di libera circolazione e quindi non pagano i biglietti di treni, aerei e traghetti, né i pedaggi autostradali.
Il presidente della Regione percepisce 5.491,14 euro netti di indennità di carica e di funzione, cui si aggiunge un rimborso forfettario di 2.277,02 euro per le riunioni istituzionali e 455,40 euro di rimborso per le missioni. Identico per gli assessori regionali l’importo dei rimborsi per le riunioni e per le missioni, mentre l’indennità totale netta ammonta a 4.740,65 euro. Il netto mensile percepito da un consigliere regionale a titolo di indennità di carica è di 3.389,76 euro, per il resto il rimborso forfettario è sempre di 2.277,02 euro. Specifiche indennità di funzione – in aggiunta a quella di carica ­sono previste per i consiglieri che rivestono ruoli particolari, come presidente e vicepresidente dell’assemblea, presidente e vicepresidente di commissione, capogruppo.
Presidente della Provincia e sindaco percepiscono indennità praticamente identiche. Niente rimborsi, anche se ovviamente possono contare su assistenti e auto blu a carico dei rispettivi enti. Gli assessori provinciali guadagnano un po’ di più dei colleghi del Comune e lo stesso vale per i presidenti dei rispettivi consigli. Chi chiede l’aspettativa, dedicandosi quindi a tempo pieno al proprio incarico, percepisce poco meno del doppio rispetto a chi non la chiede. Consiglieri provinciali e consiglieri comunali non ricevono alcuna indennità di carica, ma solo un gettone di presenza per ogni seduta a cui partecipano. I presidenti dei consigli di quartiere percepiscono una piccola indennità mensile di poco più di 300 euro netti, mentre i consiglieri di quartiere «lavorano» gratis: una modifica al testo unico degli enti locali, introdotta l’anno scorso, ha infatti abolito il gettone di presenza per questa categoria. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 03/03/2011

SMA MODENA
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03/03/2011
h.10.20

Sulla Gazzetta, “I politici in coro: «Salveremo la Fincuoghi», Bernazzoli: «Pronto un piano, aspettiamo la decisione del Tribunale di Modena».
Su legge: “Un grido d’allarme che fa discutere. Carlo Berni, sindaco di Bedonia, da un paio di giorni sta richiamando a gran voce l’attenzione delle istituzioni sulla delicata vicenda dell’industria di ceramica Fincuoghi a Borio di Bedonia: «Bisogna evitarne il fallimento, o la montagna muore», le caustiche dichiarazioni del primo cittadino in un’intervista pubblicata ieri sulla Gazzetta di Parma, all’indomani di un avviso a pagamento a tutta pagina da parte dell’Amministrazione comunale di Bedonia che metteva nero su bianco i timori e le preoccupazioni sul futuro del settore ceramico in quell’area. 270 i lavoratori coinvolti (a cui vanno aggiunti quelli dell’indotto) che rischiano il posto: e senza lavoro, la montagna, rischierebbe un ulteriore spopolamento.
L’unità produttiva di Bedonia è ferma dal dicembre 2008, i lavoratori sono in cassa integrazione a zero ore; la chiusura definitiva sarebbe un colpo troppo duro per la vallata. Ha il suono di una sveglia il richiamo di Berni, volto a ridestare il mondo istituzionale, politico e le organizzazioni di categoria. Un imprenditore c’è, disposto a investire 20 milioni di euro per mantenere in funzione lo stabilimento, potenziandone addirittura l’occupazione, ma Berni chiede certezze, dal Tribunale di Modena vuole risposte in tempi brevi.
Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia, questa mattina presenterà alla stampa l’accordo siglato qualche giorno fa per il salvataggio della Fincuoghi, di cui è parte importante Soprip spa, l’Agenzia per lo sviluppo che effettuerà un significativo investimento insieme ad un’altra società: «Siamo in un momento delicatissimo – dichiara -, quello in cui il Tribunale di Modena deve prendere una decisione in base alla quale noi sapremo se l’azienda sarà ammessa al concordato e quindi potremo avviare un progetto di rilancio, oppure se sarà portata al fallimento e cesserà la produzione. Per il rispetto che dobbiamo a quei trecento lavoratori che rischiano il posto di lavoro, e a quella montagna, a cui dedichiamo grande attenzione, dobbiamo fare tutto il possibile in queste ore perché nulla rimanga intentato e perché questa vicenda vada a finire nel miglior modo possibile».
Luigi Giuseppe Villani, consigliere regionale del Pdl, in proposito aggiunge: «Credo che in questo caso la politica abbia un ruolo decisivo. La scomparsa di quell’azienda sarebbe un danno irreparabile, e bisogna fare di tutto perché questo non avvenga e perché il Tribunale agisca consapevole del risvolto sociale della sua decisione. C’è un soggetto che si propone come un importante investitore, per di più in una zona montana: non lo si può ignorare. Venerdì sarà a Parma il ministro Sacconi: sicuramente mi farò portavoce, con lui, di questa difficile situazione».
Tavolo in Regione Gabriele Fer­rari, consigliere regionale del Pd, commenta così la vicenda: «Abbiamo presentato due settimane fa, in accordo anche con il sindaco Berni, la richiesta dell’apertura di un tavolo alla Regione. Tavolo che è stato convocato per il 9 marzo. è una situazione delicata, complessa e di fondamentale importanza per il territorio, ma rispetto alla quale l’assessore regionale ha già da tempo avviato i contatti. L’abbiamo seguita da vicino fino a questo momento e continueremo a farlo, nell’intenzione di arrivare al più presto a una soluzione utile». Ottimismo o pessimismo sono parole che al consigliere regionale del Pd non piacciono: «In politica si badi al realismo. Ora è fondamentale impegnarsi al massimo per raggiungere l’obiettivo».
Sostengono la richie­sta di un incontro urgente giunta da Berni, la senatrice Albertina Soliani e l’onorevole Carmen Motta del Pd: «Appoggiamo la richiesta sia con la task force sulle crisi industriali presso il ministero dello Sviluppo economico, sia con la commissione industria del Senato – dichiarano -, allo scopo di sollecitare una soluzione positiva al gravissimo problema occupazionale dell’Appennino». Un impegno corale e senza sto­natura alcuna, quindi, quello che emerge dalle diverse dichiarazioni raccolte. L’obiettivo condiviso è mantenere in vita un’azienda che, in fondo, è il muscolo ef­fettivo di un’intera valle”. 

                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 02/03/2011

SMA MODENA
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02/03/2011
h.08.50

Sulla Gazzetta, Bonsu:
«Pestato, insultato e costretto a fare flessioni nudo». Drammatica ricostruzione in aula: «Un agente mi disse: “negro di m…, vorrei spaccarti la faccia”».
Si legge: “E’ minuto, quasi sopraffatto da quel completo grigio che non riesce a regalargli qualche anno in più. Sembra un adolescente, Emmanuel Bonsu, nonostante i suoi 25 anni. Ma quel guscio di fragilità nasconde una forza che non ti aspetti. E’ il suo giorno al processo: deve raccontare come quel 29 settembre 2008 sia uscito di casa per andare alla scuola serale e sia rientrato molte ore dopo con un occhio tumefatto ed escoriazioni su tutto il corpo. Parla lentamente, mette in fila i fotogrammi del passato. Quel pomeriggio arriva in anticipo rispetto all’inizio delle lezioni, così decide di sedersi su una panchina del parco ex Eridania, a pochi passi dall’Itis. «Improvvisamente ho sentito un rumore dietro di me e uno mi ha afferrato le mani, dicendomi: “fermati, fermati”. Poi sono arrivati altri due signori, ero spaventatissimo, perché non sapevo cosa volessero, così mi sono divincolato e ho cominciato a correre verso la scuola. C’era anche uno con la pistola».
«Signori» e «signore»: li chiamerà così per tutta l’udienza, perché nessuno dei vigili urbani, tutti in borghese, si qualificherà durante il blitz al parco. Tanto da fargli pensare a balordi pronti ad aggredirlo. «Ho cominciato a scappare verso la scuola – dice, rispondendo alle domande del pm Roberta Licci – poi ho perso l’equilibrio e ho tentato di aggrapparmi alla rete di recinzione, ma loro mi hanno tirato giù e messo a terra. Quello con la pistola mi teneva il piede sulla testa. C’era anche una signora, con una giacca legata in vita, che mi bloccava una gamba. Continuavano a colpirmi, poi mi hanno ammanettato e qualcuno mi ha tirato, facendomi strisciare la faccia e la gamba sull’asfalto ».
Il tono è pacato. La voce venata dall’amarezza più che dalla rabbia anche quando i ricordi bruciano. Con le manette ai polsi, Bonsu viene portato alla macchina che i vigili urbani avevano parcheggiato davanti alla scuola «Giordani», a pochi passi dal parco. «Uno si è messo in sella alla mia bici, io gli ho detto “cosa fai?” e lui mi ha dato un colpo al fianco. Poi mi hanno caricato in macchina. Quello con gli occhiali era furioso, perché diceva che nel divincolarmi gli avevo rovinato il braccialetto che gli aveva regalato la sua donna. E’ andato via, poi è tornato dopo 5 minuti e mi ha gridato: “negro di m…, ti vorrei spaccare la faccia”. E fuori dalla macchina c’era un altro con la giacca marrone che mi diceva che dovevo sempre rispondere di sì alle domande che mi facevano ».
Sguardi smarriti in aula. Il racconto di quel pomeriggio sta diventando uno spaccato d’orrore. La mamma di Bonsu scuote la testa. Il padre, seduto su una panca davanti alla porta aperta dell’aula, può percepire solo alcuni frammenti delle dichiarazioni di quel figlio che non mostra alcuna paura. Dal Ghana l’hanno portato a Parma otto anni fa, l’hanno sostenuto negli studi: ora è iscritto alla facoltà di Scienze politiche. «Ma non è più come prima, anche se alcuni dolori sono spariti: faccio fatica ad uscire di casa», dice rispondendo all’avvocato Lorenzo Trucco, che lo segue insieme alla collega maria Rosaria Nicoletti.
Sono stati i genitori a dargli la forza di denunciare. Di mettere nero su bianco ogni minuto di quel pomeriggio senza fine. «Quando sono arrivato al comando dei vigili – pro­segue Bonsu – mi hanno messo in una cella». «Ma lei era ferito, non le hanno dato nulla per medicarsi?», gli chiede il giudice Paolo Scippa. E la risposta pare surreale, ma la na­turalezza del ragazzo fa pensare che sia assolutamente vera. «Hanno cercato qualcosa negli armadi, ma si vede che non hanno trovato nulla e allora mi hanno offerto da bere qualcosa d’alcolico: “così ti passa il dolore”, mi hanno detto».
Strappato da quella panchina al parco e portato al comando senza un perché. Era un’operazione anti­droga, peccato però che Bonsu non c’entrasse nulla e che abbia avuto il sospetto di essere finito in un’operazione di polizia solo quando gli sono state messe le manette. «Mi dicevano: “devi dire cosa hai fatto”. Ma io non capivo, non avevo fatto nulla». E per convincerlo a parlare, ogni mezzo (o quasi) è buono. «In cella mi hanno fatto spogliare completamente e mi hanno fatto fare dei piegamenti. Po imi hanno chiesto di compilare un foglio, ma mi sono rifiutato e allora mi hanno colpito ancora». Insistono, vogliono che confessi. «Un agente con la maglia a maniche corte mi ha dato una bottiglia di plastica in testa. Altri ridevano. E quello con gli occhiali ha detto: “Da tempo aspettavo questo momento”». Lo stesso agente che poco dopo si fa scattare da un collega la foto ricordo. L’immagine con il «trofeo». «Si è seduto vicino a me e mi ha chiesto di sorridere mentre un altro scattava. Non è venuta bene, così ne hanno fatta un’altra».
Quattro ore nel comando in via Del Taglio. Fino all’arrivo dei genitori. Bonsu è una maschera di dolore. «Stavamo facendo un’operazione, e vostro figlio è caduto», si sentono dire. L’unica «spiegazione », oltre alla riconsegna degli effetti personali. Chiusi in una busta intestata a «Emanuel negro».
Su Polis: “Proposta dal direttivo, gruppo del Pdl in Consiglio”. Si legge: “Prove tecniche di fine civismo. Se non è questo, poco ci manca. Il sogno di Elvio Ubaldi si sta arenando nelle secche delle casse comunali. Una coalizione larga, larghissima che comprende buona parte dell’arco costituzionale: centro, destra, scontenti della sinistra. E poi, ancora bocciofile, associazioni. Tutti insieme nel calderone: obiettivo dichiarato, il governo della città di Parma senza il giogo dei partiti, senza i dicktat della politica. Nel Pdl c’è chi ora avanza la proposta di formare un gruppo autonomo e indipendente all’interno del consiglio comunale. La maggioranza non corre pericoli, Vignali può dormire sonni tranquilli. Niente di traumatico, ma il civismo parmigiano, ora, boccheggia.
Un direttivo provinciale estremamente tecnico quello che si è svolto nei giorni scorsi in casa Pdl. Al centro del dibattito il momento non propriamente felice che sta attraversando il comune di Parma. A relazionare il vice sindaco della città ducale Paolo Buzzi; ad ascoltare e intervenire il gotha dei berluscones parmigiani. Chi si aspettava strali politici verso i vertici è andato a casa a bocca asciutta. È forse calma apparente in attesa del grande botto, forse un patto non scritto per andare a soccorrere una città che versa in un momento di particolare difficoltà.
L’impressione è quella che sia arrivato il momento dei distinguo, delle visioni differenti dal progetto iniziale. Scricchiolii, fruscii. Suoni feltrati. A tenere banco il nuovo cambio al vertice della mega holding comunale Stt. Massimo Varazzani ha parlato chiaro: non tutto quello che è stato promesso in sede di campagna elettorale sarà fattibile. E allora la grandeur sta declinando verso la parsimonia obbligata da una crisi difficilmente prevedibile. Il dilemma della Lega – Ma ora è anche tempo di decisioni, le elezioni amministrative sono alle porte. Si voterà in sei comuni del parmense. In linea di massima, i candidati a sindaco per quanto riguarda il centrosinistra sono già stati designati. I pidiellini sono ancora al palo. Che cosa stanno aspettando? Chi è che tiene le briglia strette nel centrodestra? È la Lega Nord, decisiva in tutte le situazioni. Roberto Corradi, segretario provinciale del Carroccio, più volte interpellato ha chiesto tempo. Il tempo necessario per capire se le urne, il 15 maggio, saranno aperte solo per le comunali o se gli aventi diritto si dovranno esprimere anche per il governo nazionale. Ma intanto il tempo passa.
Diversa la situazione cittadina. La Lega per lungo tempo ha osteggiato il primo cittadino sperando di poter far parte di quella che, ai tempi della grandeur, era indicata come una invincible armada. Ma ora, nel momento in cui le venature si stanno allargando, il Carroccio si defila, assumendo un profilo basso. Anche in questo caso aspettano notizie da Roma?”.

                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 01/03/2011

SMA MODENA
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01/03/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta, “Varazzani: avanti solo con le opere sostenibili”. Congelato il progetto della nuova questura «Non ci sono i soldi e la permuta non basta».
“Il nuovo percorso per riequilibrare il sistema delle società partecipate è sul tavolo. Massimo Varazzani, presidente di Stt, ne marca i contorni con linee nette. «Fino ad oggi non è stato realizzato un piano industriale complessivo – dichiara il manager – in questo momento, grazie alle azioni di Iren, abbiamo il patrimonio, ma ci manca il tempo. E questo me lo devono dare banche e fornitori: se loro mi seguiranno sarò in grado di presentare un piano che avrà una durata di cinque o sei anni. Non prometto nulla, ma devo dire che tutti i segnali a mia disposizione sono positivi. In caso contrario, non saprei come venirne fuori».
Dopo il passaggio in Consiglio comunale, Varazzani torna a parlare in commissione congiunta di Bilancio e Controllo su istituzioni. E mette subito in chiaro che l’operazione «trasparenza» avviata dopo la sua nomina passa sul confine tra le opere che si fanno e quelle da congelare. «Realizzeremo la nuova stazione, anche se non la finiremo completamente all’interno perchè al momento mancano i soldi del secondo stralcio – puntualizza il presidente di Stt – poi la sede dell’Authority, la Scuola europea e il Ponte a Nord. Inoltre realizzeremo il progetto dell’Housing sociale: abbiamo consegnato tre milioni al fondo gestito da Polaris che, va detto, è una realtà italiana e lavora secondo il diritto italiano». Per le altre opere, lo dice chiaramente Varazzani, «vedremo se arriveranno i soldi: in caso contrario io non faccio null’altro». Dunque, almeno per ora, non si realizza «la nuova questura: non si possono fare permute con le spa. Il Comune non può finanziare venti milioni in cambio di un immobile, ovvero la vecchia questura, che solo quando sarà riqualificato consentirà un ritorno economico: ma nel frattempo i soldi chi li mette? Io inizio i lavori solo se mi danno il denaro o una fideiussione: altrimenti stanno fermi».
Una boccata d’ossigeno di liquidità, Varazzani, la individua poi nei 70 milioni che dovrebbero arrivare a Parma dopo la rinuncia alla metropolitana («Scelta molto saggia di questa amministrazione», dice il presidente di Stt). «Vediamo cosa succede dopo il ricorso della Regione – aggiunge Varazzani – ma alte fonti ministeriali mi dicono che i finanziamenti dovrebbero arrivare ad aprile: se sarà così, trenta milioni sono destinati a noi: impiegheremo 15 milioni per la stazione e 15 per l’housing sociale».
Non fornisce altri numeri, Va­razzani: per un quadro più chiaro fissa un appuntamento con la commissione stessa fra un paio di mesi. Si limita a dire che il debito di Stt ammonta a 8 milioni su 35 milioni di capitale: il resto è relativo alle partecipate della holding (Stu Authority, Stu Stazione, Casadesso, Parmabitare, Metro­parma, Città delle scienze e Alfa).
Nel frattempo, Varazzani, non concede deroghe: «Sono molto rispettoso dell’azionista, ma io realizzo solo ciò che condivido. Non si possono indebitare le generazioni future oltre misura per opere che la città non si può permettere». E poi promette che tutte le «verifiche del caso saranno eseguite: se emergeranno elementi per intentare azioni di responsabilità le proporrò all’azionista, al quale spetta la decisione finale».
Un altro punto, Varazzani, lo fissa senza ambiguità: «La strada dei bond l’abbiamo definitivamente abbandonato». Quindi il nodo Spip: «Quanto a Spip2 – spiega il presidente di Stt – è stato fatto qualche preliminare con valori in perdita: a breve dovrebbero entrare 800 mila euro nelle casse della società. Quanto a Spip3 confermo la lettera di intenti dell’Unione parmense degli industriali. Naturalmente vedremo di ottenere il massimo prezzo possibile, ma va messo in conto un necessario sacrificio economico: dei 68 milioni a bilancio, i 12 milioni di capitalizzazione ce li possiamo dimenticare. Cercheremo di avvicinarci il più possibile al prezzo di acquisto, ovvero quei 56 milioni spesi per un prato che va urbanizzato. Un’operazione folle pagata tutta a debito: anche qui vedremo se ci saranno responsabilità ». A quando risale questa operazione? chiede Mario Variati della maggioranza. A cavallo tra il 2006 e 2007, risponde il vicesindaco Paolo Buzzi.
Sempre sulla Gazzetta nelle pagine di Salsomaggiore, “Ricca, un «civico» per il centrodestra?”. Durante l’ultima riunione del direttivo del Pd non sarebbe emersa nessuna indicazione. Elezioni amministrative: anche il centrodestra alla ricerca di un candidato «civico»?
Se da tempo l’intenzione del centrosinistra, in particolare del Pd (o almeno di una sua parte) sarebbe quella di puntare su un nome della società «civile», anche da parte dello schieramento opposto, si potrebbe andare verso questa direzione. Nei giorni scorsi era circolato il nome del professor Carlo Nizzani, docente al Paciolo di Fidenza; adesso circolerebbe quello di Luigi Ricca, generale dei carabinieri in congedo. Attualmente Ricca ricopre la carica di presidente del Rotary di Salso.
Al momento comunque lo stallo all’interno del centrodestra sarebbe determinato in particolare dalla difficoltà di trovare una convergenza fra Pdl e Lega nord, sia programmatica che di nomi.
Fra i nomi «politici» rimarrebbe in pole position quello di Giovanni Carancini, segretario della Lega nord di Salso ed assessore a Fidenza, seguito da quello di Lupo Barral (consigliere comunale del Pdl) mentre starebbe riscuotendo consensi anche la possibile candidatura di Isabella Pezzani, noto avvocato salsese.
Anche sul fronte del centrosinistra le acque sarebbe agitate. Il Pd sta lavorando su tre fronti: l’individuazione del candidato, il programma per la città, la formazione delle liste.
Anche durante l’ultima riunione del direttivo, però non sarebbe emerso alcun nome definitivo, anche se sembrerebbe confermata la direzione di andare verso un civico. Fra i papabili Daniela Isetti, dirigente della Federazione ciclistica italiana.
All’interno del centrosinistra però ci sarebbero alcune «frizioni » fra il Pd e la parte più a sinistra. Tant’è che Sinistra ecologia e libertà, Italia dei valori e Comunisti Italiani, che nelle scorse settimane avevano dato vita all’«Unione della Sinistra per Salsomaggiore», avrebbero l’intenzione di correre da soli. Il candidato unitario potrebbe essere Elena Francani, coordinatrice del Club Unesco di Salso.
Sul versante invece delle liste civiche, a giorni dovrebbe essere ufficializzata la scelta di «Cambiare Salsomaggiore » che dovrebbe essere quella di correre con un proprio candidato, probabilmente il promotore Matteo Orlandi.
Come pure a breve dovrebbe essere ufficializzata la nascita della lista di imprenditori ed albergatori locali che non è escluso possa correre da sola. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/02/2011

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28/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, Ambulanti: «Pilotta vietata? Atto cervellotico e immotivato». «Ora la piazza è degradata. Il mercato può solo migliorarla».
Si legge: “La decisione di non concedere provvisoriamente piazzale della Pilotta per una parte delle bancarelle del mercato bisettimanale? «Un atto cervellotico e immotivato, non supportato da alcuna valutazione logica e razionale e che ha come unica conseguenza non la salvaguardia dei beni architettonici, ma la cancellazione di un patrimonio: il mercato, non solo degli ambulanti, ma di tutta la città». Sono parole durissime quelle che Roberto Quintavalla, presidente dell’Anva Confesercenti di Parma (l’associazione dei venditori ambulanti) usa nei confronti di Carla Di Francesco, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici, ovvero l’ufficio del ministero per i Beni culturali dal quale nei giorni scorsi è arrivato un secco «no» alla concessione ­anche se temporanea e solo per due mattine alla settimana – del cortile della Pilotta per ospitare 45 banchi. Il motivo del rifiuto: il mercato sarebbe «incompatibile con la destinazione culturale del bene».
Nella propria lettera, Quintavalla non nega che sia giusto che la piazza sia oggetto di tutela e che la soprintendenza, in quanto proprietaria dell’area, possa decidere come questa debba essere utilizzata. Ma proprio per questi motivi contesta alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici lo stato in cui si trova attualmente piazzale della Pilotta: «Il degrado di questa piazza – attacca – è sotto gli occhi di tutti: una pavimentazione che non permette ai pedoni di attraversarla; dislivelli che dopo alcune ore di pioggia formano pozze che danno l’idea dell’acqua alta di Venezia; portici ridotti a vespasiani e adibiti al commercio e uso di droga». A fronte di questa situazione, continua, la presenza di un mercato «ne qualificherebbe e migliorerebbe l’uso». E non solo perché le bancarelle fanno rivivere una zona altrimenti poco frequentata, ma anche perché «il mercato rappresenta un patrimonio storico e culturale della città». E ricorda che gli ambulanti in piazzale della Pilotta ci sono stati più volte in passato, «senza peraltro creare alcun danno diretto o indiretto al patrimonio artistico».
Sempre sulla Gazzetta, “La Lega: «Togliete a Ferrari la delega alla montagna»”. Si legge: “Il consigliere provinciale Massimiliano Cavatorta, ha presentato all’ordine del giorno del consiglio provinciale, la richiesta di revoca della delega allo sviluppo della Montagna al vice presidente Pier Luigi Ferrari.
La richiesta è motivata dal fatto che «Ferrari ha in consegna tale, delega dal precedente mandato, cioè dal 6 luglio 2004, e ancora oggi, nonostante sette anni di gestione di tale incarico ci si debba confrontare con l’attuale stato della Montagna parmense ed in par­ticolare della Montagna est: ritardi strutturali, difficoltà di accesso alle reti di comunicazione globale, scarsa produttività delle risorse pubbliche a disposizione».
Cavatorta con la sua richiesta vuole essere stimolo di un rinnovamento, un ricambio generazio­nale, al fine di conferire «una maggiore vitalità alla delega per lo sviluppo della montagna; cosicché tramite una più concreta gestione di tale incarico, la Montagna possa avere una nuova spinta allo sviluppo. Sviluppo che deve essere scopo primario per porre freni allo spopolamento e abbandono che ora sta vivendo l’Appennino parmense». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 24/02/2011

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24/02/2011
h.09.20

Sulla Gazzetta, «
Per realizzare il Wcc occorre trovare 30 milioni di euro». L’attuazione del quartiere dedicato agli anziani possibile solo con risorse certe.
Si legge: «Per poter andare avanti con il progetto del Welfare community center occorre trovare almeno 30 milioni di euro». A dire queste parole è stato il sindaco Pie­tro Vignali, che ha confermato ieri quanto aveva già detto martedì sera nella trasmissione televisiva «Parma Europa» di TeleDucato. Il primo cittadino spiega che «non dico che non si farà più, ma le mutate condizioni economiche anche delle finanze del Comune e delle sue partecipate rendono necessario il fatto che si trovino fondi senza ricorrere a nuovi debiti».
I problemi per la realizzazione del Wcc, progetto sul quale il Comune aveva puntato più di un anno fa per la realizzazione di un quartiere in cui avrebbero dovuto sorgere le nuove strutture assistenziali per gli anziani a fianco di impianti sportivi e di zone residenziali oltre che di centri per l’aggregazione giovanile, vanno fatti risalire alla mancanza di compratori per gli immobili ex-Iraia, oggi di proprietà dell’Asp Ad personam. Si tratta, in particolare, del Romanini e dell’ex Stuard, di Villa Parma e del palazzo di fronte al Tribunale dove hanno sede gli uffici amministrativi oltre ad alcuni altri immobili di minor valore. Un patrimonio valutato 36 milioni di euro e da cui sarebbe dovuto arrivare il contributo pubblico per la realizzazione dell’opera da parte dell’associazione di cooperative che ha partecipato al bando di gara per il Wcc e che però non ha manifestato l’intenzione di acquistare questo patrimonio.
A quel punto, avrebbe dovuto subentrare Stt, garantendo l’acquisto degli immobili per poi «girare» il denaro ai realizzatori, ma i noti problemi finanziari della holding comunale hanno impedito di fatto la concretizzazione di questo progetto.
L’assessore ai Servizi sociali Lorenzo Lasagna, in prima linea sulla realizzazione del Wcc, non nega che «le parole del sindaco non sono una novità, visto che sapevamo che l’accordo a 3 fra Comune, ex-Iraia e Asp incontrava delle difficoltà per l’attua­zione. A questo punto dovremo fare una verifica della situazione, anche perché tengo a sottolineare che in realtà la vendita degli immobili potrebbe anche essere attuata in modo frazionato, visto che non c’è la necessità immediata dei 36 milioni di euro. E per questo dovrà essere fatta un’attenta valutazione per capire se la strada pensata a suo tempo è ancora percorribile trovando nuove forme per il repe­rimento dei fondi necessari. E’ chiaro però che per andare avanti si dovrà dimostrare la sostenibilità finanziaria».
L’assessore però chiarisce che «se capiremo che il Wcc non è più sostenibile non potremo aspettare oltre e quindi andrà trovata una strada alternativa per garantire servizi e assistenza agli anziani in linea con le nuove direttive regionali. E dunque andrà presentato un progetto alternativo che sia sostenibile non solo economica­mente, ma anche e soprattutto dal punto di vista dell’incremento dei posti disponibili previsto dal Wcc, visto che abbiamo 300 anziani in lista di attesa per entrare nelle strutture». Lasagna conclude con una «stoccata» all’opposizione: «Voglio però ribadire che il progetto presentato dalla minoranza non può essere l’alternativa, semplicemente perché porterebbe a una riduzione dei posti disponibili e questo non è pensabile in proiezione futura».
Il gruppo del Pd ha invece diffuso ieri una nota in cui scrive: «Apprendiamo, da notizie televisive, che il sindaco ha annunciato, in tono sostanzialmente ufficiale, l’accantonamento del progetto del Wcc di via Budellungo. Siamo contenti per la città e siamo contenti di aver reso a quest’ultima, con la nostra battaglia, un servizio evitandole quel cronicario. Ribadiamo la nostra disponibilità ad avviare un confronto serio e costruttivo perché la città ha bisogno di una risposta e di un nuovo modello di welfare basato sui principi che hanno ispirato la nostra proposta».
Su tutti i giornali l’esposto di Arrigo Allegri e Pietro De Angelis: per legge, la rete dell’acqua calda doveva restare proprietà comunale”. Ricorso alla Corte dei Conti: “Illeciti sul teleriscaldamento”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 23/02/2011

SMA MODENA
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23/02/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta, Revisori, la minoranza attacca:
«Atto nullo, ricorreremo al Tar». L’opposizione: «Uno strappo istituzionale finalizzato a pagare i debiti di Stt».
Si legge: «Uno strappo istituzionale gravissimo, un vero e proprio colpo di mano». I consiglieri di opposizione marchiano «come un atto nullo» la delibera per la nomina di revisori dei conti, approvata lunedì in consiglio comunale solo con i voti della maggioranza, dopo che il presidente del Consiglio aveva sciolto la seduta. E ne chiedono l’annullamento: «Vogliamo rieleggere l’intero collegio dei revisori: in caso contrario presenteremo ricorso al Tar – dicono all’unisono Giorgio Pagliari del Pd, Marco Ablondi di Rifondazione, Gabriella Biacchi di Ap-Av e altri consiglieri – Si tratta di un atto dovuto per il ripristino della legalità ».
A ricostruire quanto accaduto comincia Pagliari: ricorda che nell’ultima conferenza dei capigruppo «gli accordi erano di discutere la delibera in un’ipotetico consiglio da fissare il primo marzo» e che «prima della seduta di lunedì avevo dato la mia disponibilità per un consiglio straordinario giovedì o venerdì ».
La cronaca è nota: la maggioranza, l’altroieri, ha nominato Vincenzo Piazza e Pier Luigi Pernis nuovi revisori (manca, appunto, il terzo membro, la cui nomina spetta alla minoranza) dopo che il presidente del Consiglio Elvio Ubaldi aveva già sciolto la seduta. «Sono state calpestate le regole del funzionamento degli organi istituzionali: un fatto grave e clamoroso – aggiunge Pagliari – Lunedì il presidente del Consiglio – l’unico ad avere la competenze di aprire e chiudere il consiglio comunale ­aveva sciolto la seduta: dunque, un nuovo consiglio non poteva avere luogo senza una preventiva convocazione con il relativo ordine del giorno. Nessuno in quel momento, nemmeno il vicepresidente, aveva la competenza di riaprire la seduta o convocarne una nuova».
I toni si fanno sempre più duri. «Lo strappo – aggiunge Pagliari ­rappresenta una linea amministrativa che da un lato è sempre più appiattita sul modello delle prevaricazioni romane e dall’altro sconta la necessità di coprire le falle finanziarie». Il motivo è presto detto: «Tutta questa operazione era finalizzata all’assunzione di una delibera approvata in Giunta questa mattina (ieri per chi legge, ndr): ovvero una variazione di bilancio di tre milioni di euro per pagare una certa società, la Polaris, creditrice di Stt che aveva perso la pazienza e che minacciava gli atti conseguenti. Ora, visto che in questo momento anche uno sternuto rischia di determinare il crac di Stt, questa Giunta ha perso ogni minimo senso di lucidità».
L’opposizione ha annunciato di aver già chiesto un incontro al prefetto e di chiederlo a breve al procuratore: «Quindi abbiamo inviato una lettera al segretario generale del Comune – e per conoscenza alla Corte dei conti, al prefetto e al procuratore – invitandolo a non dare esecuzione a questo atto nullo. Inoltre presenteremo un ricorso al Tar perchè ieri sera sono stati lesi i diritti dei consiglieri comunali e offesa la sovranità popolare».
Su Polis: “Libia a fuoco, imprese in fuga”. La Bonatti gestisce dieci impianti nel deserto sahariano. Pizzarotti attende una commessa a Tripoli da 3,5 miliardi. L’anno scorso in nove mesi esportazioni per oltre 16 milioni di euro”.
Dalle pagine di Salso: “Mancano i soldi, niente Miss Italia”. Nel fine settimana ultimo tentativo di Tedeschi: chiederà a Miren e Rai un super sconto.
Si legge: “Manca solo l’ufficialità, ma il di­vorzio tra Salso e Miss Italia è ormai certo: la rottura tra la città termale e il concorso dei Mirigliani, infatti, non è mai stata così vicina. A testimoniarlo è l’assenza della manifestazione tra le voci inserite nel bilancio di previsione del 2011, presentato lunedì nel corso del consiglio comunale. Per la prima volta, infatti, nell’elenco dei progetti finanziati dall’amministrazione mancano i circa 600 mila euro che tradizionalmente il comune termale ha destinato alla kermesse.
L’assenza del concorso di bel­lezza tra le voci di spesa sembra quindi mettere il punto ad un lun­go tavolo di trattative triangolare che ha visto coinvolti l’amministrazione, Rai e Miren, la società che gestisce il concorso presieduta dalla patronne Patrizia Mirigliani.
La discussione relativa al mantenimento o meno della manifestazione a Salso, iniziata nei mesi scorsi, ha messo in evidenza da subito forti aspetti di criticità, in primis quello di natura economica. Non a caso il sindaco Massimo Tedeschi, alla luce della mancanza di fondi per sostenere gli elevati costi della manifestazione – che in totale sfiorano i due milioni di euro – più volte si era lasciato andare ad un’affermazione che suonava come una battuta: «Se Rai e Miren ci regalano Miss Italia di certo non la buttiamo via, altrimenti non potremo sostenere i costi della manifestazione».
Nonostante la grave crisi economica, Tedeschi non perde la speranza di poter mantenere a Salso Miss Italia. «Stando ai numeri -afferma – il Comune quest’anno non può permettersi il concorso. Ma i giochi non sono chiusi: a breve incontrerò alcuni dirigenti Rai con cui spero di trovare un accordo, cioè di strappare Miss Italia ad un prezzo molto ribassato. Se così fosse, Provincia e Regione dovranno aiutarci».
D’altronde non è possibile ignorare il malcontento che da tempo si respira in città: quasi tutte le categorie economiche e turistiche della città, infatti, non «appoggiano» più la manifestazione, non riconoscendo in essa un valido strumento di rilancio e promozione della città. L’unico spiraglio aperto è l’incontro che a fine settimana vedrà di fronte il primo cittadino salsese, Patrizia Mirigliani e i dirigenti Rai per quella che sarà la decisione ufficiale: scopo della riunione è capire se i giochi sono davvero fatti o se sarà possibile per Salsomaggiore riuscire a strappare il concorso di bellezza ad un prezzo irrisorio. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 22/02/2011

SMA MODENA
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22/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, “Via libera all’operazione Iren-Stt”. “Lungo braccio di ferro sul trasferimento delle azioni. Compatto Impegno per Parma, minoranza critica”.
Si legge: “Quello di ieri è stato un consiglio comunale infuocato e interminabile con il «veleno» nella coda, rappresentato dalla dura contrapposizione fra il capogruppo di Impegno per Parma Gianfranco Zannoni e il presidente del consiglio comunale El­vio Ubaldi sulla votazione per i revisori dei conti di cui riferiamo a parte che ha visto la seduta sciolta da quest’ultimo e «riaperta » dal suo vice vicario Franco Cattabiani. Ma a tenere banco per oltre quattro ore è stata la contestata (dall’opposizione) delibera che porta al conferimento a Stt di oltre 52 milioni di azioni Iren di proprietà del Comune e a Parma infrastrutture di altre 20 milioni di azioni, tutte a un valore nominale di 1,3 euro per azione e poi approvata con 23 sì e 16 no.
La delibera è passata con il voto compatto dei consiglieri di Pdl e Ipp, mentre contro, oltre alla minoranza, hanno votato anche Ubaldi e Carmelo La Mantia (misto).
Il vicesindaco Paolo Buzzi ha parlato di «un intervento necessario per consentire alle due società di portare avanti il proprio programma di interventi in modo compiuto e senza nessuna perdita di valore del patrimonio immobiliare ». Per la maggioranza hanno parlato in favore di un «atto importante di responsabilità per il futuro della città» Boscarato, Coli, Michelotti, Bertorelli, Agoletti («ma vogliamo che in futuro tutti gli atti che riguardano queste società ripassino dal consiglio comunale») e Zannoni che ha descritto l’operazione come «una scelta dovuta a fronte di difficoltà che nessuno nega, ma alle quali non vogliamo soccombere per portare avanti il nostro programma di opere a favore della città». Moine (Pdl) ha invece parlato «di un’operazione di doverosa chiarezza a fronte di una situazione che è oggettivamente grave, ma di fronte alla quale compiamo oggi un atto di responsabilità».
Agguerrito anche il fronte dei «no» alla delibera. Per Ubaldi «così si impegna tutto il restante patrimonio del Comune per salvare una società come Stt che è diventata uno strumento di corruzione, nel senso che ha alterato le normali regole amministrative, creando un enorme debito senza controllo e non producendo fin qui nulla di concreto». Per Pagliari (Pd) «questa delibera è l’ammissione che le nostre denunce sulla bancarotta del Comune erano fondate. E ora si va avanti con un’operazione che è l’ultima alternativa e che sarebbe per noi possibile votare solo a fronte delle dimissioni di una Giunta che ha gonfiato a dismisura il debito senza mai ammetterlo». Contrari anche Ablondi (Prc) che ha criticato «il silenzio assoluto del sindaco, che è eloquente sull’ammissione degli errori compiuti » e Guarnieri (Ap-Av) che ha parlato di «un sindaco silente che lascia parlare su una scelta peantissima per il futuro della città e che lascia quindi forti dubbi anche per questo». «No» alla delibera anche da La Mantia, mentre anche Mantelli, Massari, Ca­selli, Iotti, Biacchi, Pizzigoni e Torreggiani avevano espresso dure critiche al documento.
Sempre sulla Gazzetta, «Rafforzamento patrimoniale indispensabile». «Possibile interessamento per l’area Spip 3 da parte dell’Upi».
Si legge: «Quella che intendo compiere in Stt è un’azione di trasparenza e di rigore che, se necessario, comporterà anche azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori che avessero compiuto eventuali scorrettezze ». Sono le parole di Massimo Varazzani, il presidente di Stt che ieri, per la prima volta, si è presentato in consiglio comunale a relazionare sui suoi primi due mesi di guida della holding delle partecipate comunali.
Varazzani ha difeso a spada tratta l’operazione contenuta nella delibera votata ieri con cui il Comune conferisce a Stt una parte delle azioni Iren di sua proprietà: «Voglio chiarire che scegliendo questa strada non si attua nessuna svendita del patrimonio comunale, perché Stt è al 100% di proprietà del Comune. Si tratta però di un rafforzamento patrimoniale che consentirà di evitare svalutazioni selvagge del patrimonio immobiliare delle partecipate che comporterebbero una perdita di valore per tutta la città». Varazzani ha parlato di «una scelta che mio consentirà di chiedere alle banche creditrici delle varie società un allungamento del debito esistente. E in ogni caso ribadisco con forza che ogni intervento eventuale su queste azioni ripasserà da questo consiglio comunale ».
Ma il presidente di Stt, oltre a difendere l’operazione contenuta nella delibera preparata dalla Giunta, non ha mancato anche di lanciare bordate pesanti sulla situazione che si è trovato a dover gestire: «Per quanto mi riguarda ho suggerito questa operazione perché sono assolutamente contrario alla strada scelta in precedenza che era quella dell’emissione di “bond”, che altro non sono che ulteriori debiti aggiuntivi a quelli già esistenti».
Per quanto riguarda i dati del bilancio Stt, Varazzani ha ricordato che «quello del 2010 sarà il primo bilancio vero della società, ma in questo momento non ho elementi per poter dare altri numeri che non siano quelli elencati nella mia relazione, vale a dire che servono non meno di 60 milioni di rafforzamento patrimoniale, che i debiti sono di oltre 190 milioni di euro e il patrimonio immobiliare che risulta iscritto ha una valore di oltre 234 milioni di euro». L’alto dirigente ha però sottolineato che «in realtà il Comune ha molti più strumenti di controllo su Stt di quanti io non ne abbia sui bilanci delle società che sono all’interno della holding. E per questo ho incaricato un esperto di Roma che ho già utilizzato in passato in altre occasioni di effettuare le perizie che servono per stabilire il reale valore degli immobili e anche la consistenza dei debiti esistenti» Varazzani ha però ammesso che «se l’idea iniziale di Stt era sicuramente buona, è altrettanto evidente che ci sono problemi nel conto economico e quello che non va è che in realtà non sia stato attivato nessun sistema di controllo reale che consenta di avere in tempi brevi la situazione economica delle società che nel tempo sono state conferite a Stt. E’ poi altrettanto chiaro che il patrimonio immobiliare è stato eroso dalla crisi nei suoi valori e che è pressoché totalmente ipotecato, ma se lo si volesse vendere agli attuali valori di mercato oppure darlo in garanzia avremmo una perdita secca pesantissima non più recuperabile, mentre con la garanzia delle azioni di Iren c’è il progetto di un rafforzamento patrimoniale». Infine Varazzani ha annunciato che «il nostro obiettivo sarà di focalizzarsi su alcune cose da completare, come la sede Efsa, la stazione, il ponte a Nord, la scuola europea e l’edilizia sociale».
Alla fine della seduta Varazzani ha poi annunciato a sorpresa: «Ho ricevuto una telefonata in cui mi è stato riferito che il consiglio direttivo dell’Unione industriali ha deliberato favorevolmente in ordine alla messa allo studio di un’ipotesi di acquisizione dell’in tera area Spip 3. E per domani (oggi per chi legge ndr) si attende la formalizzazione da parte dell’Upi di una lettera di intenti, non impegnativa, in quanto soggetta alle verifiche di compatibi­lità e convenienza da parte dell’Upi stessa». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 21/02/2011

SMA MODENA
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21/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, “La maggioranza pronta a votare i suoi revisori”. “Impegno per Parma dovrebbe decidere due dei tre nomi per sostituire i dimissionari”.
Si legge: “Sarà la riunione di maggioranza in programma prima del Consiglio comunale di oggi a individuare i nomi dei due revisori dei conti che proprio alla maggioranza spetta indicare. E anche se l’opposizione – come sembra probabile – non sceglierà oggi il terzo revisore che per prassi ha diritto di nominare, la maggioranza andrà comunque avanti e voterà, nella seduta di oggi, solo due dei tre revisori. Sembra questo l’orientamento che il gruppo di Impegno per Parma sarebbe intenzionato a seguire nel consiglio in programma per le 15.30, nel cui ordine del giorno c’è appunto la sostituzione dei revisori dei conti dimissionari.
Il collegio dei revisori dei conti, infatti, può validamente operare anche solo con due dei tre membri di cui si compone. Era già successo in passato, in occasione delle dimissioni di un componente, e quindi – fanno sapere da ambienti di maggioranza – potrebbe benissimo accadere di nuovo. Ovviamente non per un periodo prolungato, ma per il tempo strettamente necessario perché l’opposizione compia la propria scelta e indichi il nome del terzo componente. Quindi il Consiglio comunale di oggi potrebbe trovarsi a votare (a scrutinio segreto, come è previsto in questi casi) solo per due dei tre revisori. Alla base di questa volontà di accelerare i tempi c’è la necessità di non ritardare l’approvazione di una serie di delibere che, prima di essere approvate, necessitano del vaglio dei revisori.
I nomi dei papabili della maggioranza ci sono già: si tratta di otto-dieci professionisti, individuati nel corso della riunione di maggioranza tenutasi sabato. Sarà fra loro che, nel vertice di maggioranza di oggi, saranno scelti i due che entreranno nel collegio dei revisori. I prescelti ­fanno sapere dal municipio – dovranno avere alcune caratteristiche ben precise: la prima è una consolidata esperienza nell’ambito degli enti pubblici o comunque partecipati dal pubblico; la seconda è quella di godere di indiscusso prestigio in ambito professionale; la terza (che non è vincolante, ma che sarebbe comunque gradita) è quella della vicinanza politica rispetto all’attuale Amministrazione comunale.
Per quanto riguarda la minoranza, questa aveva espresso la propria contrarietà a procedere oggi con la nomina, in quanto avrebbe necessitato di più tempo per individuare il nome. Ma se la maggioranza procederà all’elezione dei propri due revisori, non è escluso che anche l’opposizione possa accelerare i tempi e indicare fin da subito il proprio prescelto.
Sempre nella seduta di oggi, poi, il Consiglio comunale sarà chiamato a votare la delibera che determinerà il contestato passaggio di azioni (per un valore di circa 94 milioni di euro) dal Comune a Stt e a Parma infrastrutture.
Sempre sulla Gazzetta, “La delibera sul passaggio delle azioni Iren a Stt”. “Approderà oggi in Consiglio comunale la delibera per il trasferimento di quasi 72 milioni e mezzo di azioni di Iren dal Comune alle due società parteci­pate Stt e Parma infrastrutture.
Valore complessivo del pacchetto azionario: oltre 94 milioni di euro, stando alla quotazione attuale del titolo, che è di circa 1,3 euro per azione.
La delibera, oggetto di aspre contestazioni da parte dell’opposizione, secondo le intenzioni dell’Amministrazione risponde alla logica di rafforzare patrimonialmente le due partecipate (di cui il Comune è azionista unico), garantendo liquidità a breve termine per realizzare le opere strategiche previste, senza dover liquidare beni patrimoniali a prezzi bassi in un periodo di crisi immobiliare come quello attuale.
E’ nella stessa delibera che queste motivazioni vengono messe nero su bianco. La scelta di rafforzare la dotazione patrimoniale del gruppo, si legge nel documento, «rappresenta il presupposto essenziale per riequilibrare i rapporti con il sistema bancario e in generale con i creditori », ma anche per «consentire la prosecuzione del programma di realizzazione delle opere affidate alle società operative ». Senza trascurare un altro aspetto considerato particolarmente importante: quello di «realizzare la dismissione dei beni immobili destinati al mercato in tempi più lunghi e a condizioni che ne salvaguardino il valore intrinseco, altrimenti non conseguibile in caso di vendite in tempi brevi». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/02/2011

SMA MODENA
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18/02/2011
h.08.20

Sulla Gazzetta, «77 milioni per rafforzare Stt e Parma Infrastrutture», Maggioranza e opposizione si confrontano. L’Udc chiede verifiche.
Si legge: Un «rafforzamento patrimoniale » di circa 77 milioni di euro in azioni Iren, destinato a Stt e Parma Infrastrutture per consentire alle partecipate di completare il programma delle opere pubbliche. Il provvedimento è contenuto in una delibera discussa ieri dalle commissioni Patrimonio e Bilancio, che arriverà in Consiglio lunedì prossimo.
L’ha illustrata il vicesindaco Paolo Buzzi: «Viste le congiunture economiche – ha spiegato – e la necessità di risorse per realizzare opere pubbliche strategiche, il Comune intende rafforzare il patrimonio delle società e garantire la liquidità che serve per completare i progetti». Non essendo possibile erogare direttamente contributi ed essendo il patrimonio delle società non immediatamente «spendibile», («Perchè ancora da realizzare», ha spiegato Buzzi), l’unica soluzione è mettere a disposizione di Stt e Parma Infrastrutture il patrimonio delle azioni Iren.
In particolare saranno cedute a Stt 8.700.000 azioni libere e 43.500.000 vincolate, e a Parma Infrastrutture 6.217.703 azioni libere e 14.000.000 vincolate, l’equivalente, in soldoni, di circa 19 milioni di euro per Parma Infrastrutture e poco meno di 58 milioni di euro per Stt.
Un’operazione che per Buzzi non solo è necessaria, ma che non ci sono motivi per non mettere in atto: «Si svolge – ha spiegato – nel pieno rispetto dei patti parasociali siglati con i soci di Iren, e per loro non cambierà nulla; al Comune resteranno i dividendi e sarà sempre il Consiglio comunale ad avere l’ultima parola in caso di vendita o alienazioni delle quote». «Inoltre – ha aggiunto l’assessore al Bilancio Gianluca Broglia – Varazzani (presi­dente di Stt, ndr) ha assicurato che le azioni non verranno toccate».
Tutto a posto allora? Per l’opposizione no. Secondo Massimo Iotti, Pd, è «un’operazione da acqua alla gola, che non risolverà nulla. Quando avremo venduto anche le azioni Iren cosa resterà? Non sarà l’ultimo soccorso che dovremo dare alle partecipate ». Per Marco Ablondi, Rc, è «Il tentativo di salvare una società in coma», mentre per Carmelo La Mantia è una delibera che dando concretezza ai programmi delle due partecipate «cambierà completamente l’operatività e la gestione delle opere pubbliche, che non saranno più in capo al Comune».
Non è però solo la minoranza ad esprimere qualche perplessità. «Come gruppo Udc abbiamo qualche dubbio – ha commentato Matteo Agoletti a margine dell’incontro -; non tanto sulla delibera, quanto su come le partecipate, stando al piano investimenti, spenderanno questi soldi. Dovremo discuterne all’interno della maggioranza prima del 21; chiederemo verifiche, rassicurazioni e la possibilità di fare alcune modifiche, su cui il Comune deve avere ancora voce in capitolo».
Sempre sulla Gazzetta, “Bilanci del Comune La Corte dei Conti rinvia la discussione”. Delegazione composta da sindaco, assessore Broglia e tecnici dai giudici contabili.
Si legge: “E’ stata rinviata la decisione della Corte dei Conti di Bologna sulla regolarità dei bilanci del comune di Parma che doveva essere presa ieri dopo i rilievi mossi nei mesi scorsi dall’organismo contabile dello Stato all’ente locale.
Una nota del Comune informa infatti che «una delegazione del Comune composta dal sindaco Pietro Vignali, dall’assessore al Bilancio Gianluca Broglia, dal segretario generale Michele Pinzuti e dal direttore del settore finanze Cristiano Annovi, si è recata volontariamente e su propria ri­chiesta, a Bologna alla Corte dei conti per ribadire, anche a voce, al collegio dei giudici contabili quanto contenuto in una lettera in risposta ai rilievi mossi dalla Corte stessa sul conto preventivo 2010. Il Comune ha risposto puntualmente – prosegue la nota – alle domande dei giudici che alla fine hanno richiesto una relazione scritta su quanto affermato, in modo da riassumere tutte le spiegazioni fornite. Una relazione che verrà mandata nel corso della prossima settimana e che di fatto rimanda la discussione. Di Parma i giudici bolognesi ne riparleranno più avanti, una volta acquisita e analizzata anche la relazione. La presenza del sindaco e dell’assessore Broglia all’incontro – conclude il Comune – testimonia la grande fiducia e rispetto per l’operato dell’organo di vigilanza». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 17/02/2011

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17/02/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta,
“Bilancio, la Corte dei Conti «giudica» il Comune” Oggi saranno valutate le risposte dell’amministrazione ai rilievi dei giudici.
Si legge: “I numeri del bilancio di previsione 2010 del Comune saranno setacciati oggi dalla Corte dei Conti. I giudici si riuniranno in camera di consiglio per giudicare la memoria difensiva inviata dall’amministrazione e firmata dal dirigente Cristiano Alinovi: il plico risponde ai rilievi mossi dai magistrati contabili a proposito del documento economico.
E’ cosa nota: in un documento inviato il 31 gennaio scorso, la Corte dei Conti aveva parlato di «elusione del patto di stabilità interno» citando «la concessione di credito» di 6,5 milioni di euro fatto dal comune alla Stu Authority (a questo proposito l’istruttoria era stata avviata dopo l’esposto della minoranza in consiglio comunale). Quindi «l’utilizzo di entrate da plusvalenze da alienazioni di beni» per raggiungere «l’equilibrio di bilancio di parte corrente». Poi i giudici contabili avevano fatto riferimento «al crescente ricorso a forme di indebitamento indiretto attraverso le società partecipate per il finanziamento della spesa corrente in violazione dell’articolo 119 della Costituzione » e infine «all’esistenza di lettere di patronage» a favore di Casadesso, It city e Spip «non evidenziate nei dati di bilancio».
Quattro eccezioni a cui il Comune ha risposto inviando una memoria difensiva: e oggi, analizzato il plico, i giudici contabili vergheranno un verbale da inviare al Comune: in questa fase, come trapela dal Municipio, sembra che i giudici contabili, qualora non ritenessero convincenti le motivazioni dell’amministrazione, dovrebbero limitarsi ad inviare una sorta di diffida, senza comminare alcuna sanzione.
Oggi, inoltre, in Municipio sarà convocata la commissione congiunta di Bilancio e Partecipate: all’esame dei consiglieri comunali la delibera che determina il trasferimento di un consistente pacchetto azionario di Iren dal Comune a Stt e a Parmainfrastrutture. Il testo sarà illustrato dal vicesindaco Paolo Buzzi. Il documento poi, come già fissato, sarà discusso in coniglio comunale lunedì: lo stesso giorno in cui si terrà l’assemblea dei soci di Stt, che a questo punto rimarrà aperta fino all’approvazione (salvo improbabili sorprese) della delibera. Nel civico consesso potrebbe essere presente il presidente della holding, Massimo Varazzani, anche se – come chiesto e ottenuto dall’opposizione – non avrà la possibilità di interloquire con i consiglieri. Lunedì, contrariamente a quanto ipotizzato in un primo momento, non si discuterà la delibera per la nomina del nuovo collegio dei revisori: il bando per la presentazione delle candidature scade sabato e probabilmente non ci sono i tempi tecnici per portare la delibera in consiglio comunale quarantotto ore dopo.
Su Polis, “Traversetolo, la miccia Pazzoni. E io scendo ancora in campo” Spiega: “Chi ha fatto il Papa non può accontentarsi di fare il cappellano”. É in rotta di collisione con il candidato ufficiale del Pd, Ginetto Mari.
Si legge. “Mandati da sindaco a trecentosessanta gradi non si cancellano con un colpo di spugna. Alberto Pazzoni, di professione sindaco di Traversetolo, deve scendere dallo scranno più alto della capitale della pedemontana. «Sono un sindaco amato dalla popolazione – spiega – I recenti sondaggi confermano quella che è sempre stata la mia percezione». Pezzo importante nello scacchiere del Pd provinciale, Pazzoni, si gode gli ultimi mesi da sindaco. «Abbiamo ancora tre mesi da amministrare. Sono un tempo lunghissimo. I progetti da portare a termine sono tanti. Fatto questo, lascerò il mio ufficio. Io sono sempre stato un Pd di cuore, molto legato al partito e alle sue strategie. Ma…».
Ma chi si illude che Pazzoni scelga un buen retiro, magari con una pila di libri gialli e una pipa in radica, si sbaglia. «No. Non penso che sia corretto nei confronti dei cittadini che per due mandati mi hanno scelto come sindaco – continua, è un fiume in piena – Scenderò sicuramente in campo. Continuerò a fare politica. Le porte che si aprono non necessariamente sboccano a Traversetolo, c’è anche Roma, per esempio», ride di gusto.
Inutile girarci intorno, Pazzoni è un sindaco ingombrante, per sua stessa ammissione. «Penso che qualora mi presentassi in qualche lista, certamente non vorrei ruoli amministrativi. Perchè? Faccio un esempio. Se arrivasse una personalità importante a Traversetolo, secondo voi, chi andrebbe a cercare?».
Non aspetta nemmeno la risposta: per lui è scontata. «Ma non lo dico io. In questi dieci anni, penso, di aver contribuito in maniera determinante alla crescita della mia Traversetolo – continua – . Ho lavorato senza badare all’orologio, senza nemmeno guardare festività e ricorrenze. Ho dato molto al paese. Ecco vorrei che questo modo di portare avanti le sorti di Traversetolo non venga perso. In questo senso che i paese ha ancora bisogno della mia presenza. Certo è che chi ha fatto il papa, non si accontenta di fare il cappellano».
Butta lì questa metafora con fare sornione. Una frase che gira per l’aere del paese fino a che incoccia con il vero bersaglio: Ginetto Mari. È proprio lui, ex sindaco del pre Pazzoni, il candidato ufficiale della coalizione di centrosinistra. Il partito democratico punta sulla continuità. Con Mari, sembrerebbe non cambiare nulla. Apparentemente. Ma anche Mari è una personalità ingombrante, un pezzo di storia del paese, una tessera importante nel mosaico del potere del parmense. C’è chi giura che nel cortile della capitale pedemontana, due galli di quella stazza proprio non ci possono stare.
E allora? E allora non è un caso vedere nelle trattorie del comprensorio i due avversari delle ultime amministrative, Pazzoni, appunto, e Clemente Pedrona, che venerdì prossimo presenterà ufficialmente la sua lista civica. Non v’è dubbio che avere tra i candidati un ex primo cittadino della portata di Pazzoni, alzerebbe notevolmente il peso specifico in termini squisitamente numerici.
Tutta da decifrare anche la situazione di Gianni Bellini, assessore uscente in quota al partito socialista. L’importanza di Bellini risiede nel peso della delega consegnatogli da Pazzoni ad inizio mandato: il commercio. Nella città del mercato più grande e importante del territorio, questa delega conferisce un prestigio maggiore rispetto a tutti gli altri assessorati. Voci di corridoio lo darebbero un po’ in uggia rispetto alla leadership targata Mari. L’ipotesi più accreditata darebbe Bellini transfuga verso un’altra lista meno “bloccata” (ancora Pedrona?). Non è peregrina nemmeno la variante “corro da solo”: in questo caso sarebbe proprio lui a proporsi come sindaco ai cittadini di Traversetolo. Ancora più ingarbugliata la situazione nelle file del centrodestra. Dopo aver parlato
di Pedrona, tutta da definire la formazione delle liste della destra e della lega Nord. Le polveri sono caricate. Manca poco, un cerino o forse anche meno, per dare inizio ai fuochi artificiali a Traversetolo. O “La Piccola Parigi”, come direbbe Pazzoni… 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 16/02/2011

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15/02/2011
h.09.30

Su Polis, “I bilanci del Comune attendono il verdetto della Corte dei Conti”. “La sezione Controllo di Bologna ha dubbi sulla gestione finanziaria di Vignali. Broglia: “Abbiamo risposto a tutto. Si vedrà chi ha ragione”.
Si legge: “Domani a Bologna i magistrati della sezione Controllo della Corte dei Conti si riuniranno per giudicare lo stato delle finanze del Comune di Parma. I giudici contabili avevano sollevato diversi rilievi al documento di programmazione finanziaria per l’anno passato, dando tempo al Comune di rispondere entro lo scorso 10 febbraio. Domani il giudizio definitivo. Il verdetto della Corte dei conti arriverà in quella che l’assessore comunale al Bilancio Gianluca Broglia chiama «Settimana di Passione». Se i giudici contabili ritireranno i loro rilievi sulla gestione del bilancio 2010, per il Comune sarà una sorta di assoluzione da tutte le accuse degli ultimi giorni, perché anche se l’operazione che ha portato alle dimissioni del Collegio dei revisori è successiva, comunque i sistemi dell’anno passato non sono diversi da quelli per l’anno in corso.
Viceversa, una condanna a Bologna dopo le scosse telluriche degli ultimi giorni metterebbe in panne la Giunta Vignali; del resto c’è già chi ha adombrato la nomina di un commissario al posto degli amministratori eletti. La Corte dei conti stabilirà se la gestione finanziaria del Comune di Parma, organizzata non su un solo bilancio come nella maggior parte dei municipi, ma su una rete con al centro il bilancio dell’ente e attorno i bilanci di società controllate che si sorreggono vicendevolmente, sia corretta o scorretta, se ha ragione Broglia a difendere i suoi metodi finanziari innovativi o hanno ragione i tanti che vedono nell’indebitamento di piazza Garibaldi e succursali la possibilità di un default definitivo.
La Corte dei Conti ha contestato alcune irregolarità. C’è una sospetta elusione del patto di stabilità, che sarebbe stato aggirato cedendo crediti ad alcune sue società partecipate, in particolare passando un credito fruttifero di 6 milioni e mezzo di euro alla Stu Autorità, così da riclassificare la spesa. Sotto la lente anche l’utilizzo di entrate da plusvalenze da alienazione di beni patrimoniali per il raggiungimento dell’equilibrio del bilancio della spesa corrente, alienazioni fatte sempre a società partecipate già dal 2007. I giudici contestano poi forme di indebitamento indiretto attraverso le partecipate, di nuovo per finanziare la spesa corrente. Il Comune avrebbe infine dovuto considerare debiti gli impegni presi con istituti di credito attraverso fidejussioni a favore di Casadesso, It.City e Spip, ma non lo ha fatto.
L’assessore al Bilancio Gianluca Broglia ha risposto punto su punto ed è convinto che i rilievi della Corte dei conti non siano fondati. L’operazione sul patto di stabilità non è mai stata fatta, così come non sono state fatte le cessioni per alienazioni per sostenere la spesa correte. Per le plusvalenze è stata seguita alla lettera la norma in materia in vigore dal 2003. L’errata contabilizzazione delle lettere di patronage per Casadesso, It.City e Spip, infine, sarebbe una questione del tutto marginale che non cambia la solidità del bilancio di piazza Garibaldi. «Siamo tranquilli e sicuri di avere ragione su tutto – afferma Broglia alla vigilia del verdetto –. Avviene tutti gli anni e per moltissimi Comuni che la Corte dei conti chieda chiarimenti, li abbiamo dati e ci daranno ragione».
Sulla Gazzetta, “L’ex sindaco Bernardini al lavoro per una lista civica”. Si legge: “A San Secondo cresce il fermento in vista delle elezioni amministrative. Se i partiti, di fatto, non hanno ancora ufficializzato nulla, è in piena attività anche il civismo. Da qualche settimana è stata ufficializzata la nascita del movimento civico «Progettiamo San Secondo» che ha per coordinatore Roberto Longari. Alla presentazione di una lista civica sta anche lavorando l’ex sindaco Roberto Bernardini con il gruppo di ex amministratori che gli sono rimasti al fianco fino al commissariamento di un anno fa. Fra questi anche l’ex assessore Massimiliano Dall’Argine: «Crediamo sia necessario spendersi in prima persona per il futuro della nostra comunità, senza fare riferimento a partiti politici porremo come fondamento della nostra azione amministrativa la Costituzione della Repubblica, da 60 anni fondamentale garanzia per tutti i cittadini italiani. Vogliamo anche impegnarci per la partecipazione ai referendum per l’acqua pubblica, che un’assurda decisione del governo sembra volerli fissare per il 12 giugno. Nel programma – ha proseguito – porremo una forte attenzione agli altri beni comuni come il suolo, proponendo una moratoria per la classificazione di nuove aree, per la tutela ambientale, privilegiando la manutenzione del patrimonio edilizio esistente. Privilegeremo i rapporti con le associazioni di volontariato. Su questi temi ci confronteremo con i cittadini e con i partiti che vorranno incontrarci a partire dal Pd».
Un aspetto non secondario visto che il Pd, di fatto, ha giocato un ruolo determinante nella caduta, un anno fa, della giunte Bernardini. Una voce insistente, che circola in paese, vedrebbe in Filippo Carraro (ex assessore della giunta Bernardini, ed ex assessore provinciale di Rifondazione), passato in «quota» Pd un possibile «papabile» alla carica di sindaco. Ma al momento si tratta, appunto, di voci. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 15/02/2011

SMA MODENA
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14/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta,
“Comune, depositata la delibera per salvare il patrimonio di Stt”. “Il testo sarà discusso nel consiglio comunale che si terrà lunedì prossimo”.
Si legge: “La delibera che determina il passaggio di quote azionarie di Iren dal Comune a Stt, necessario per ricapitalizzare la società e far fronte alla situazione debitoria, è stata depositata ieri mattina. Ora, dunque, il percorso individuato dall’amministrazione comunale per uscire dalle secche in cui si era arenata dopo le dimissioni del collegio dei revisori è chiaro. Per oggi alle 13 è stata convocata la conferenza dei capigruppo, organismo che fisserà la prossima seduta del consiglio comunale lunedì: in quell’occasione dovrebbe essere presente anche il presidente di Stt Massimo Varazzani.
Nel civico consesso la Giunta porterà dunque in discussione la delibera senza la firma dei revisori dei conti: del resto il sindaco Pietro Vignali aveva già dichiarato che il nulla osta dei contabili, per questo specifico documento, non sarebbe stato necessario. E l’approfondimento di ieri eseguito con esperti in materia, evidentemente, non lo ha indotto a cambiare linea. L’opposizione, al contrario, è ancora al lavoro per verificare se la procedura è corretta. Si andrà comunque allo scontro. Il testo della delibera è già nelle mani dei consiglieri: oltre 52 milioni di azioni (di cui 8,7 milioni libere e 43,5 milioni bloccate) passeranno dal Comune a Stt. E circa 14 milioni di azioni (di cui oltre 6 milioni libere e 14 milioni bloccate) saranno trasferite dal Comune a Parma infrastrutture. Le azioni vengono cedute alle due società partecipate in nuda proprietà (l’usufrutto a favore del Comune), nonchè con piena proprietà dal prossimo giugno per quelle libere, da giugno 2015 per quelle bloccate. La materia è piuttosto complicata e, c’è da scommetterlo, in consiglio si scontreranno anche pareri contrapposti di esperti.
La firma dei revisori dei conti, invece, è necessaria per portare in consiglio comunale la variazione di bilancio che recepisce il trasferimento di tre milioni di euro dal Comune a Stt per avviare il progetto di housing sociale. E per questa ragione, sempre ieri mattina, la Giunta ha depositato la delibera per la nomina del nuovo collegio dei revisori. Documento, anche quest’ultimo, che la Giunta ha intenzione di discutere nel consiglio di lunedì prossimo, sempre che i consiglieri di maggioranza e quelli di minoranza abbiano individuato i candidati: ne spettano due ai primi e uno agli altri. E’ assai probabile che anche in questo caso si andrà allo scontro frontale: l’amministrazione vuole accorciare i tempi per approvare la variazione di bilancio, l’opposizione ha tutta l’intenzione di approfondire le dimissioni del vecchio collegio”.
Sempre sulla Gazzetta, “Primarie del Pd: Rossi stravince a Borgotaro”. “Il neo candidato sindaco: «Straordinario risultato per tutto il centrosinistra»”.
Si legge: «Un risultato straordinario, per tutto il centrosinistra borgotarese ». Così si è espresso ieri mattina, Diego Rossi, il vincitore delle primarie, organizzate dal Pd e svoltesi domenica nel capoluogo.
«Oltre duemila cittadini – ha proseguito il candidato sindaco -, che in una “normale” domenica di febbraio, decidono di partecipare attivamente ad una consultazione politica, sono, a mio avviso, un evento bellissimo ed eccezionale. Evidentemente è stato capito il messaggio di apertura, partecipazione, democrazia, che si era voluto trasmettere con la scelta delle primarie come strumento per scegliere il candidato- sindaco. Dobbiamo ringraziare tutti gli amici, i sostenitori, i tantissimi cittadini che, in queste settimane, ci hanno seguito ed aiutato, nel fare informazione e nel far comprendere l’importanza della partecipazione a questo momento».
«Personalmente – ha proseguito Rossi – voglio ringraziare innanzitutto Claudio Barilli, con il quale mi sono confrontato, nella massima lealtà, correttezza e stima reciproca, partendo dall’ottima collaborazione, che, in questi cinque anni, trascorsi insieme nella giunta Oppo, abbiamo costruito. Claudio ha svolto un ruolo importante, sia politico che amministrativo: dovremo continuare a coltivare insieme il nostro percorso. Sono sicuro che ci riusciremo. Voglio poi ringraziare i tanti amici, i tanti cittadini, che hanno voluto esprimermi una fiducia così grande e significativa. Ora so che inizia, per me, la parte più difficile di questo lavoro, ma con l’aiuto di tanti, riuscirò a portarlo avanti, con l’obiettivo di costruire la squadra giusta, per vincere quella che è la competizione più importante, ossia le amministrative del prossimo maggio».
Infine un’ultima osservazione: «Credo – dice Rossi – che questa partecipazione così numerosa, sul confronto tra due assessori della giunta uscente, sia stata aiutata anche da un giudizio positivo sull’azione che, complessivamente, l’amministrazione uscente ha saputo realizzare nei cinque anni trascorsi». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 14/02/2011

SMA MODENA
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14/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, “Un mare di donne in Piazza: «Dignità»”. In migliaia con la sciarpa bianca: «Mai vista una folla così».
Si legge: “Un piccolo popolo di sciarpe bianche (simbolo della manifestazione), donne, uomini, giovani e meno giovani, mamme, lavoratrici, italiane e straniere; ieri migliaia di persone, anche a Parma, sono scese in piazza per aderire alla manifestazione nazionale «Se non ora quando?».
L’obiettivo? Ribadire la dignità delle donne, messa a rischio dagli ultimi fatti di cronaca, dal «Rubygate» alle feste di Arcore.
Ieri mattina piazza Garibaldi è stata invasa da migliaia di persone (7 mila per gli organizzatori, tra i 3 mila e i 3.500 secondo le prime stime della Questura), per una manifestazione che voleva essere trasversale. «Non ci aspettavamo una tale partecipazione – ha detto Patrizia Maestri, Cgil -. In piazza ci sono donne di tutte le età, di tutte le estrazioni.
Anche Cgil, Cisl e Uil, sono unite con un obiettivo comune. E’ la dimostrazione che tanta gente vuole un Paese diverso». Un Paese dove uomini e donne abbiano gli stessi diritti, dove le donne non debbano scegliere tra carriera a maternità: «Ogni giorno ­ha ricordato Vanda Lauro, ginecologa – sempre più donne ricorrono all’aborto per paura di perdere il lavoro. Sembra che l’unica professione possibile per una donna oggi sia la prostituzione.
Protestiamo per difendere la dignità delle donne». Inevitabile il collegamento alla situazione nazionale e agli scandali che hanno coinvolto Silvio Berlusconi, da cui la richiesta dei manifestanti delle sue dimissioni e di un maggiore rispetto per le istituzioni, per le persone, per l’etica.
Sul piccolo palco allestito davanti al Comune, tra discorsi più o meno improvvisati, letture e citazioni, si sono alternate studentesse, donne comuni, rappresentanti di associazioni, attrici («Credevano ci saremmo limitate a lamentarci un po’ l’8 di marzo – ha esordito Franca Tragni – invece, quando meno te lo aspetti, una donna che pensa ti fa una sorpresa: Cucù! »), e ancora Lorenza Dodi, Carmen Motta e Albertina Soliani.
«Mai vista una Parma così», ha commentato la senatrice che tra gli applausi ha ricordato come «Ogni popolo si merita il governo che tollera. Noi abbiamo tollerato troppo a lungo».
Un «noi» che per Maria Teresa Guarnieri non ha colore politico: «Diranno che questa è una manifestazione di parte – ha commentato -: sì, dalla parte delle donne, dei giovani e del nostro Paese». La manifestazione si è conclusa poco dopo mezzogiorno con il corteo di manifestanti che da piazza Garibaldi ha raggiunto il monumento al Partigiano: «In ricordo di Mirka Polizzi – ha spiegato Lucia Mirti – a cui dedichiamo questa manifestazione e che oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) è qui insieme a noi».
Sulla Gazzetta, “Revisori, Comune al lavoro per uscire dall’«impasse»”. L’obiettivo è approvare entro una settimana la delibera sul passaggio di azioni Iren a Stt.
Si legge: “Ventiquattro ore dopo la bufera provocata dalla dimissioni del collegio dei revisori, in Comune si traccia il percorso che porti la Giunta definitivamente fuori da un passaggio amministrativo assai critico.
In un clima di scontro aperto tra maggioranza e opposizione, l’obiettivo è approvare in consiglio comunale, in tempi brevi, la delibera che determina il trasferimento di un pacchetto azionario di Iren dal Comune (60 milioni di euro il valore) alla partecipate Stt e Parma infrastrutture. Un’operazione che dovrebbe avvenire entro lunedì prossimo, giorno in cui è fissata l’assemblea dei soci di Stt proprio per registrare il passaggio delle azioni: un passaggio necessario, come ha spiegato l’altroieri il presidente Massimo Varazzani, per aumentare il patrimonio della holding, non svendere i propri beni e ottenere nuova liquidità per fronteggiare la situazione debitoria.
I tempi sono stretti: in Comune, già da questa mattina, si depositerà la delibera in questione e il sindaco valuterà la possibilità di convocare un consiglio comunale d’urgenza: nel caso in cui esistano i requisiti, l’assemblea civica potrebbe riunirsi nel giro di un paio di giorni. In caso contrario (ipotesi più probabile) la conferenza dei capigruppo, che dovrebbe essere convocata dal presidente del Consiglio tra oggi e domani, fisserà la data del prossimo consiglio: poichè devono passare almeno cinque giorni, i consiglieri non saranno convocati prima di lunedì e a quel punto l’assemblea dei soci di Stt resterà aperta il tempo necessario a recepire la delibera approvata.
Altra questione: si può portare in consiglio tale documento senza la firma dei revisori dei conti? In Comune, sia il sindaco Pietro Vignali, sia lo stesso presidente Massimo Varazzani assicurano che il nulla osta del collegio non è necessario.
L’opposizione, in queste ore, sta verificando se l’operazione determinata dalla delibera rappresenti una variazione patrimoniale e come tale comporti una variazione di bilancio. Se così fosse servirebbe la firma dei revisori. Ora, poichè l’ipotesi più probabile è che prevalga la linea del Comune, fra una settimana il passaggio dovrebbe essere completato. Anche perchè, dopo la riunione in Municipio di sabato pomeriggio, la maggioranza sembra aver digerito i mal di pancia provocati dalle dimissioni dei revisori e tutti i consiglieri di Impegno per Parma – salvo sorprese – dovrebbero sostenere la «ricetta» presentata dallo stesso Varazzani.
Poi sul tappeto resta il nodo della nomina di un nuovo collegio dei revisori: servono tre professionisti, due indicati dalla maggioranza e uno dall’opposizione. In questo caso i tempi potrebbero allungarsi di una decina di giorni perchè il meccanismo di nomina è piuttosto complicato ed è disciplinato dal regolamento per il funzionamento del Consiglio.
Ad esempio, sembra che la civica assemblea debba prima discutere le dimissioni dei revisori uscenti, recepirle e poi, in seconda battuta, dare il via alla procedura di nomina: da quel momento i curricula dei candidati dovranno rimanere a disposizione dei consiglieri per diversi giorni. In ogni caso, mentre il sindaco è già al lavoro per individuare due nuovi revisori, la minoranza – al momento ­sembra intenzionata a chiedere ad Angelo Anedda di rimanere. Una cosa è certa: per determinare il passaggio di tre milioni di euro dal Comune a Stt, per iniziare il progetto dell’housing sociale, serve la firma del nuovo collegio in calce alla variazione di bilancio. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 11/02/2011

SMA MODENA
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11/02/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, Metrò, il sindaco: la Regione vuole danneggiare Parma”. Vignali sul ricorso di Bologna alla Consulta: così rischiamo di perdere tutti i fondi.
Si legge: «La presa di posizione della Regione con il suo ricorso alla Corte Costituzionale contro l’accordo per la suddivisione dei fondi prima destinati alla metropolitana di Parma è motivata soltanto dalla volontà di causare un danno alla nostra città».
A lanciare questo inequivocabile «j’accuse» è stato ieri in consiglio comunale il sindaco Pietro Vignali, rispondendo a due interrogazioni di tenore opposto presentate da Giuseppe Pantano (Ipp) e Franco Torreggiani (Pd) su un tema che, a distanza di alcuni mesi dall’annuncio dell’abbandono del progetto da parte del Comune e a pochi giorni dalla sentenza della Corte costituzionale sul ricorso presentato dalla Regione contro l’accordo stipulato fra Comune e Governo per la ripartizione dei 172 milioni deliberati dal Cipe, torna a infiammare il dibattito sulla questione.
A innescare la polemica è stata un’interrogazione di Pantano che ha chiesto al sindaco «perché la Regione sia pronta a danneggiare il proprio territorio pur di far prevalere la propria parte politica. Il ricorso alla Corte costituzionale, che dovrebbe essere discusso il 22 febbraio, se sarà accolto riattiverà tutta la procedura per la metropolitana, rimettendo in gioco i fondi per un’opera che non si farà più e togliendo la certezza dell’arrivo a Parma della metà dei 172 milioni di euro con un danno evidente perché è chiaro a tutti che difficilmente a Parma si vedrebbe un euro di questi fondi. E’ evidente in questo modo che la Regione considera poco o per niente le nostre esigenze».
Opposta la versione di Franco Torreggiani: «L’azione della Regione è volta al ripristino della legalità a fronte di un comune di Parma che sta cercando di aggirare la sentenza della Corte facendosi accreditare prima del 22 febbraio i fondi previsti. E’ un’evidente scorrettezza, ma deve essere anche chiaro che se la Regione avrà ragione tutti i 172 milioni torneranno a Parma, e toccherà a Stato e Regione definirne la nuova destinazione».
Il sindaco Pietro Vignali ha replicato che «non può essere certo il comune di Parma ad avere il potere di aggirare o rinviare una sentenza della Corte costituzionale. Però deve essere chiaro che un “sì” al ricorso della Regione porterebbe a una situazione di “impasse” totale, con la quasi certa perdita dei 60-70 milioni di fondi destinati a Parma, visto che gli 86 milioni assegnati ai porti sono già stati stanziati con una legge votata dal Parlamento. Per questo non c’è nessuna illegalità nella nostra azione. Caso mai, al contrario, c’è contradditorietà nell’azione della Regione che, dopo aver ostacolato in ogni sede istituzionale il progetto della nostra metropolitana, ora che via abbiamo rinunciato fa un ricorso proprio perché lo stesso progetto venga di fatto ripristinato. E l’unico esito sarà quello di penalizzare Parma in modo pesante».
«Le dichiarazioni del sindaco e di Parma civica sono da incompetenti sul piano amministrativo, da arroganti sul piano politico e un’offesa, oltre che un danno gigantesco, per la città che dicono di voler difendere».
E’ durissima la replica che l’assessore regionale ai Trasporti Alfredo Peri fa rispetto alle accuse lanciate alla Regione dal sindaco Pietro Vignali ieri in consiglio comunale e ribadite da una nota di Parma civica.
«Un sindaco che ha deciso di buttare via come minimo 30 milioni tra contenzioso e soldi già spesi e ha rinunciato a metà del finanziamento complessivo dopo aver firmato dei contratti – aggiunge Peri – non ha nessun titolo per dire che la Regione non sta facendo gli interessi di Parma. Al contrario, la Regione ha fatto ricorso alla Corte perché ritiene che le risorse programmate su Parma debbano essere mantenute interamente su Parma, per progetti che servano alla comunità. E’ quanto prevede la Legge obiettivo, sulla quale le norme costituzionali impongono l’intesa tra Stato e Regione».
Altrettanto dura la presa di posizione di Parma civica contro la Regione: «Il ricorso della Regione -dice il comunicato – ha l’evidente scopo di mettere in difficoltà l’Amministrazione facendo perdere alla nostra città le risorse per rea­lizzare opere alternative alla metro come il piano di edilizia sociale, scuole, strutture per gli anziani. Infatti quello che dice Peri è evidentemente falso: come farebbe Parma a riavere tutti i soldi quando parte di questi sono già stati assegnati ai porti? L’effetto di quel ricorso sarebbe quindi evidente: far perdere 60 milioni a Parma. In ogni caso, – è la conclusione – gli uomini del Pd dimostrano ancora una volta di essere contro Parma e la sua gente». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/02/2011

SMA MODENA
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10/02/2011
h.08.20

Sulla Gazzetta, San Prospero: mini tangenziale anti traffico”. L’idea proposta dall’assessore Aiello: lunga poco più di un chilometro, costerà 2 milioni.
“Il Comune ha pronta una soluzione per togliere San Prospero dalla «morsa» del traffico di attraversamento. E’ una «tangenzialina » a due corsie larga come la via Emilia e lunga poco più di un chilometro che dovrebbe scorrere parallela alla ferrovia Milano-Bologna congiungendosi alla via Emilia con due rotatorie, una già presente all’altezza di via Viazza in direzione Reggio e l’altra da costruire poco prima dell’ingresso alla frazione per chi arriva da Parma.
A presentare l’idea, che proprio in queste settimane sta arrivando alla stesura del progetto preliminare è stato ieri pomeriggio l’assessore ai Lavori pubblici Giorgio Aiello per rispondere alle critiche venute dalla conferenza stampa tenuta in mattinata dal Pd di cui leggete a fianco il resoconto. «Si tratta di un’idea praticabile in tempi relativamente brevi, sia dal punto di vista realizzativo che finanziario e che andrebbe a dare la risposta più attesa alle richieste dei residenti di San Prospero, vale a dire l’allontanamento dal paese del traffico della via Emilia».
L’idea del Comune nasce, come sottolinea ancora Aiello «dalla considerazione che il progetto della via Emilia bis, che rappresenterà la soluzione definitiva per togliere il traffico da tutto il vecchio tracciato della statale nel nostro Comune, avrà sicuramente tempi molto lunghi per la realizzazione. E questo sia perché mancano le risorse, che sarebbero di competenza dell’Anas, sia perché il progetto prevede complesse realizzazioni tecniche. Per questo ritengo che difficilmente la via Emilia bis possa diventare realtà prima di 8-10 anni e dunque occorre trovare una soluzione praticabile, sulla linea di quelle che stiamo pensando, in collaborazione con la Provincia, per il Botteghino e Corcagnano».
Il costo della «mini-tangenziale », che sarebbe a carico del Comune, sarebbe attorno ai 2 milioni di euro. L’unico problema. come sottolinea Aiello, «è la presenza di un capannone che interferisce in un punto con il tracciato che è stato pensato, ma nei prossimi giorni incontrerò i proprietari valutando la possibilità di un suo spostamento di alcuni metri, che è tecnicamente possibile, che potrebbe risultare conveniente anche per loro, a fronte di una visibilità dell’insediamento notevolmente superiore». Per quanto riguarda i tempi, considerato che si deve anche arrivare al progetto preliminare, si parla di un paio d’anni, quindi entro la fine del 2012, per vedere la «tangenzialina » realizzata.
Aiello respinge le critiche del Pd sul disinteresse del Comune verso San Prospero: «Non parlo di urbanistica perché non è un settore di mia competenza, ma per quanto riguarda le opere pubbliche sono previsti nuovi marciapiedi, un’area verde davanti alla chiesa, mentre le fogne sono già state in buona parte realizzate. Quanto poi alla “tangenzialina”, è un’opera fattibile e sul suo tracciato non ci sono previsioni di insediamenti. Di questi tempi ritengo che si debba pensare a soluzioni praticabili e realistiche, piuttosto che a grandi opere non finanziate. E in ogni caso la “tangenzialina” non interferirebbe sull’eventuale futura costruzione della via Emilia bis».
Sempre sulla Gazzetta, Il Pd: «Situazione drammatica» «Ci vorrebbe l’elicottero per collegare San Prospero con Parma – dice Franco Torreggiani, consigliere comunale del Pd ­. La situazione è drammatica. Da anni diciamo che la via Emilia bis è un’opera urgente e necessaria per sgravare di traffico la parte est della città». «L’amministrazione non solo ha dimenticato questo progetto – continua Torreggiani – ma ha autorizzato un’espansione urbanistica a San Prospero fuori misura, di 122.800 metri quadrati, che aumenterà il traffico e l’inquinamento di auto e mezzi pesanti ». Il partito democratico torna alla carica sul progetto di via Emilia bis, con una conferenza stampa nella mattina di ieri nel circolo Parma est del partito: «In orario di punta ci vogliono 15 minuti per fare 3 chilometri. – dice Bruno Bazzani, iscritto al Pd e residente a San Prospero, che nel 2007 ha raccolto 8.000 firme per costruire l’asse di traffico lontano dai centri abitati -. La situazione è insostenibile. è già un dramma adesso. Con i nuovi insediamenti lo sarà ancora di più». «Sulla carta ci sono 71.000 metri quadrati di superficie per strutture “produttive”, 46.100 metri quadrati di “direzionale-ricettivo-commerciale” – continua Torregiani – l’amministrazione comunale usa l’urbanistica per fare quadrare i conti di spesa corrente, invece di creare uno sviluppo ordinato della città. Vorrei mandare un “telegramma” all’assessore ai lavori pubblici Giorgio Aiello – continua il consigliere del Pd- pare che voglia realizzare una circonvallazione a San Prospero: rischia il ridicolo a farla, perché qui il problema è più generale, riguarda tutta la via Emilia est, compresa la mancata chiusura dell’anello della tangenziale». «Non ha senso uno sviluppo urbanistico selvaggio senza infrastrutture» aggiunge Giorgio Pagliari, capogruppo del Pd in consiglio comunale. «Ci sono tante lettere di cittadini sulla stampa che si lamentano – dice Ermes Gandolfi, responsabile del Pd nel quartiere Lubiana – la via Emilia bis è sul tavolo da anni. L’amministrazione non solo non ha portato avanti gli impegni, ma anzi, pensa ad aumentare il traffico su una strada che ormai non regge più». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 09/02/2011

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09/02/2011
h.09.20

Sulla Gazzetta, «Ricorreremo al Tar contro gli aumenti Tep». Il Movimento nuovi consumatori: «Tariffe eccessive».
“Il Movimento nuovi consumatori annuncia un ricorso al Tar per bloccare gli aumenti gli aumenti delle tariffe Tep, decisi a fine 2010 da Comune e Provincia. Aumenti che – scrive il presidente del movimento, Filippo Greci – «sembrano davvero eccessivi e privi di giustificazioni valide per le tasche del cittadino- consumatore che ancora una volta viene costretto a pagare senza tanti complimenti».
Il Comune di Parma, aggiunge il Movimento dei nuovi consumatori, «vanta un primato da invidia nel panorama nazionale ed è quello riguardante la qualità dei servizi alla persona, che, nonostante la crisi, non sono stati tagliati, ma in alcuni casi anche potenziati. Le plurime motivazioni poste alla base di tali aumenti ed individuate in tagli, crisi economica, tariffe ferme dall’anno 2003, minor introiti Stato/Regioni, seppur all’apparenza genuine e plausibili, in realtà si appalesano alquanto discutibili, tenuto conto di quanto recentemente accaduto proprio in ambito Tep e tenuto conto del primato che Parma detiene, come sopra detto».
Il Movimento fa ovviamente riferimento agli «8,5 milioni di euro depositati dall’ex presidente della Tep Tiziano Mauro, nella Banca MB, istituto di credito milanese che era in amministrazione straordinaria già da un anno e mezzo: investimento che aveva poi portato Mauro alle dimissioni. Ad oggi, nonostante le rassicurazioni politiche del caso, non c’è alcuna certezza sul fatto che Tep potrà effettivamente rientrare in possesso di tale ingente somma che appartiene alla comunità cittadina di Parma. Di pochi giorni fa è la notizia che si è parlato addirittura anche di “premi di risultato” pari ad 30717 euro per l’ex presidente Tep Tiziano Mauro e per il vicepresidente Alessandro Fadda per il risultato di bilancio 2009. Ciò crediamo sia francamente insopportabile per il cittadino- consumatore, al di là o meno della fondatezza di tale premio che agli occhi delle persone, seppur legittimo, appare comunque immorale: non e’ giusto che siano solo i cittadini a pagare e su coloro che provocano i “danni” non venga mai avviata una azione di responsabilità civile. Non e’ giusto che vengano penalizzate sempre le fasce piu’ deboli nel nome dell’incompetenza, della negligenza e dell’imperizia di coloro che amministrano soldi pubblici in maniera piuttosto discutibile».
Per tutte queste ragioni, il Movimento nuovi consumatori comunica «ufficialmente l’intenzione di adire il Tar, al fine di chiedere una sospensiva sugli aumenti tariffari in parola, e contemporaneamente annuncia alla cittadinanza l’intenzione di avviare una class action, essendovene i presupposti, contro coloro che risulteranno responsabili dell’ammanco della somma di 8 milioni di euro in Tep; class action alla quale potrà aderire qualunque cittadino consumatore lo ritenga giusto, dove­roso ed opportuno, presentandosi presso la nostra sede».
Su Polis: “Salso, un arabo vuole le Terme. Per Tabiano una cordata locale”. La Al-Mutabagani Health Services di Jedda ha manifestato interesse per l’acquisizione dell’intera società ma non c’è l’offerta vincolante. Nessuna proposta concreta per lo Zoia, spunta l’ipotesi di riapertura del bando.
“Spunta anche una pista araba nella corsa di Terme verso la privatizzazione. Un “investitore internazionale”, come lo avevano definito i dirigente delle Terme nel loro comunicato di lunedì sera, che ha preso carta e penna e scritto al Comune di Salsomaggiore per manifestare il proprio interesse. Assistito da uno studio commerciale e legale del territorio emiliano, per la precisione di Reggio Emilia, la Al-Mutabagani Health Services, questo il nome della società con sede a Jedda, in Arabia Saudita, interessata all’acquisto, non avrebbe comunque, secondo indiscrezioni, presentato una offerta vincolante. Non avendo in precedenza presentato una manifestazione di interesse, l’investitore non ha infatti potuto accedere alla data room, come invece hanno potuto fare gli altri potenziali acquirenti. Lo stesso investitore avrebbe per la stessa ragione chiesto una dilazione nei tempi, una “pausa” di qualche mese che però nessuno a Salsomaggiore Terme pare in grado di concedere.
Vuoi per la possibile offerta in petrodollari, vuoi per l’incerto destino delle Terme Zoia, per le quali non ci sono attualmente offerte vere e credibili sul tavolo, sono in molti in città a vociferare di un possibile secondo bando o della eventuale riapertura di quello appena concluso. Una ipotesi più che praticabile per la natura della società. Terme di Salsomaggiore e Tabiano è infatti una società per azioni, pur partecipata da Regione Emilia Romagna, Comune di Salsomaggiore e Provincia di Parma, e per questa ragione può muoversi con la libertà prevista per una società privata, effettuando, eventualmente, anche un nuovo sondaggio per la ricerca di investitori.
In ogni caso anche la privatizzazione parziale dell’azienda, ovvero l’ingresso di privati interessati solo a parti della società termale, comporterebbe l’ingresso di fondi freschi che potrebbero essere utilizzati per il rilancio di parti di Terme non acquisite da privati. Un’altra partita che i dirigenti salsesi stanno cercando di giocare.
Se si vocifera di un arabo interessato all’acquisto di Terme spa nella sua interezza, di sicuro per Tabiano la soluzione viene da ben più vicino. Un gruppo di albergatori della zona ha infatti deciso di unirsi per tentare l’acquisizione dello stabilimento che fornisce a loro e a tutti gli altri abitanti della città del respiro il pane quotidiano. Si tratta di una solida pattuglia di piccoli imprenditori, secondo le indiscrezioni capitanata dal pool che gestisce il Grand Hotel Astro, che per avanzare l’offerta si è affidata ad uno studio commerciale di Salsomaggiore. Essendo investitori locali e soprattutto essendo il loro futuro strettamente legato a quello delle Terme, questi potrebbero contare sulla benevolenza degli enti proprietari cui spetterà l’ultima parola.
Mentre il presidente della società Terme di Salsomaggiore e Tabiano spa in collaborazione con il suo staff è impegnato nell’analisi attenta delle offerte arrivate, in città proseguono le polemiche sulla privatizzazione. In particolare è ancora sul piede di guerra il Popolo delle Libertà con il consigliere provinciale Simone Orlandini e il consigliere comunale salsese Lupo Barral. “Siamo partiti da venti manifestazioni di interesse per arrivare a cinque offerte vincolanti – afferma Orlandini – Questo dimostra come si trattasse di una operazione pubblicitaria. Ora attendiamo di sapere quante tra queste offerte andranno effettivamente in porto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il salsese Barral. “Tedeschi e soci devono capire che il mondo gira diversamente dai loro desideri – sostiene il vulcanico consigliere – i privati che sono arrivati finora hanno visto come stanno i conti e poi si sono ritirati, o hanno manifestato interesse solo per quelle realtà che hanno ancora qualche potenzialità. Si rischia però di cedere solo quanto ha ancora qualche potenzialità di recupero: i debiti poi come li paghiamo? Con le promesse elettorali di Tedeschi?”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 08/02/2011

SMA MODENA
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08/02/2011
h.09.10

Sulla Gazzetta, “Salvatore Longo alla guida della questura”. Arriva da Ferrara dove aveva affrontato il difficile periodo dopo il caso Aldrovandi.
Si legge: “Sbaglia chi pensa che Salvatore Longo venga da un posto tranquillo. Ferrara la è, d’accordo. Ma la sua questura per un po’ non la è stata. Era un «posto di frontiera», dove la fiducia del cittadino s’era fatta molto sottile, dopo la tragedia del diciottenne Federico Aldrovandi, morto durante un controllo delle volanti nel settembre del 2005. Dopo quella data, oltre a difendere la gente dai criminali, i poliziotti hanno dovuto difendere se stessi dalle accuse che, per l’operato di pochi (quattro agenti sono stati condannati in primo grado per eccesso colposo, altri tre per irregolarità nelle indagini), rischiavano di macchiare la divisa di tutti. Questore di Ferrara dal 2008 all’altro ieri, Longo è stato tra quelli che, mettendoci faccia e cuore, sono riusciti a ricostruire un rapporto incrinato. Il nuovo questore di Parma non ne parla volentieri, ma quel passato prossimo è ancora lì, accanto a lui che s’affaccia a un presente tutto da costruire. In questi due anni ha dato prova di grande capacità di dialogo, per ricucire «uno strappo tra istituzioni e istituzione che s’era fatto palpabile. E questo in una città, Ferrara, molto vicina alle istituzioni. Inoltre – aggiunge – da quella tragica esperienza abbiamo tratto nuova linfa per aggiornamenti professionali, per affinare le modalità d’intervento in casi come quello».
Sono le 11, quando Longo si presenta. Ha appena avuto il tempo di incontrare il prefetto Luigi Viana, «che conosco molto bene per le nostre esperienze lavorative torinesi». Nel capoluogo piemontese il nuovo questore ha iniziato la sua carriera da funzionario di Polizia nel 1976; è poi tornato a capo del Gabinetto di polizia scientifica di Piemonte e Valle d’Aosta, per poi dirigere l’Ufficio immigrazione, organizzando il Centro di permanenza temporanea, per diventare capo di gabinetto e infine vicequestore vicario, prima di essere questore di Bergamo dal 2004 al 2008.
«Il prefetto – prosegue Longo ­mi ha parlato in termini entusiastici della collaborazione con il vicario Sanfilippo, in questo periodo ». Un altro nome e volto noto. Claudio Sanfilippo era alla Squadra mobile di Palermo, quando lui dirigeva quella di Catania. Altri «incarichi di frontiera», questa volta meno diplomatici. «Un periodo lontano, ma che lascia ricordi forti». E forse anche nostal­gia in chi ci crede fino in fondo.
Dal sud al nord, questure pic­cole e grandi. Un bagaglio sfaccettato, quello di Longo, 58 anni, catanese, sposato, due figli. «Anche questa è una bella sfida – dice con un sorriso -. I questori, cambiando sede, si rivitalizzano: trovano nuovi spunti ed energie. Si danno nuovi obiettivi». Presto per poterne parlare. «No, non mi va di fare proclami. Prima voglio capire. Ma di certo mi preme molto ottenere la massima collaborazione con le polizie locali».
Che la nuova destinazione gli piaccia lo si capisce a un primo sguardo. «Nel fine settimana sono venuto da turista» confessa. E pochi mesi fa era stato all’inaugurazione della caserma di via Chiavari. «Sono stato colpito da­la logistica dell’Ufficio immigrazione e della centrale operativa» sottolinea. Poi, l’occhio cade sull’orologio. Il vicequestore Sanfilippo e il commissario capo Roberto Cilona seduti al suo fianco annuiscono: in agenda c’è l’incontro con il sindaco. Poi, alle 16, quello con tutti i funzionari, per prendere le misure ai problemi di Parma. E stabilire i nuovi obiettivi”.
Sulla Gazzetta di Salsomaggiore: “Ancora nebbia fitta sulle scelte dei candidati”. “Elezioni amministrative: si potrebbe votare il 15 maggio. Il ministro degli Interni non ha ancora firmato il decreto ma, salvo imprevisti, sarebbe questa la data prescelta, mentre in caso di ballottaggio si andrebbe al 29 maggio.
Quindi mancano circa tre mesi al rinnovo del governo cittadino ma al momento sembra non ci sia nulla di nuovo nel panorama dei «movimenti elettorali», dove regnerebbe, almeno all’apparenza, una sorta di immobilismo. E non è escluso che questo sia dovuto anche al fatto di «conoscere» quale sarà il futuro della privatizzazione delle Terme, iter che dovrebbe concludersi entro la metà di marzo. Comunque al momento la difficoltà maggiore sia per il centro­destra che il centrosinistra sarebbe proprio quella di trovare il candidato sindaco «giusto».
Per il centrosinistra, sfumato il possibile appoggio all’imprenditore Mario Ceriati che si è ritirato dall’agone elettorale, la ricerca si potrebbe concentrare o verso una nuova figura di civico, oppure all’interno del partito stesso. Che però sembrerebbe molto diviso. E il sindaco uscente Massimo Tedeschi? Se non venisse ricandidato, potrebbe formare un sua lista magari portandosi dietro «gli arrabbiati» del Pd e catalizzando su di se anche alcuni esponenti del centro.
La sinistra intanto si sta organizzando ed è nata di recente «L’unione della Sinistra per Sal­somaggiore», formata Sinistra ecologia e libertà, Comunisti italiani e Italia dei valori, che strizzano l’occhio anche a Rifondazione comunista. L’obbiettivo sarebbe quello di correre insieme al Pd ma se non si trovasse una condivisione, allora potrebbero scendere in campo con un proprio candidato . E il movimento dell’assessore Matteo Orlandi «Cambiare Salsomaggiore » cosa farà? Appoggiare il candidato del centrosinistra oppure correre da solo con un proprio candidato magari lo stesso Orlandi?).
Molto frammentario ed incerto anche il panorama del cen­trodestra dove la difficoltà maggiore sarebbe anche qui quella di individuare il candidato (o la candidata) a sindaco. Salvo imprevisti Pdl, Lega nord ed Udc dovrebbero andare uniti, contando anche sull’appoggio del movimento «SalsoTabiano civica » della Mecarelli e magari di altri movimenti civici che potrebbero nascere”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/02/2011

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07/02/2011
h.09.50

Due abbandoni del PD oggi sulla Gazzetta.
Termovalorizzatore, la Ferraroni lascia il Pd”. «Documento non in linea con le direttive regionali e non approvato democraticamente».
Si legge: “Cinzia Ferraroni sbatte la porta e lascia il Pd. Il motivo? La presa di posizione dei democratici sul termovalorizzatore: «La risposta più adeguata per la gestione dei rifiuti». Troppo per lei che aveva fondato alcuni anni fa il Comitato gestione corretta dei rifiuti, che aveva raccolto circa 11 mila firme contro l’impianto, e che ne aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia quando, nella primavera del 2007, si era candida a sindaco alla testa di Parmaincomune. Al Pd aveva aderito qualche mese dopo: ieri ne è uscita mandando un lunga lettera ai vertici del partito. «Due anni e mezzo fa mi è stato chiesto di aderire al Pd e io ho accettato per portare il mio contributo culturale su questi temi – dichiara la Ferraroni – La mia speranza era quello di trovare una disponibilità all’ascolto e invece questo argomento è sempre stato un tabù: adesso arriva una presa di posizione del partito che costringe tutti ad avvallare una scelta di questo tipo. Non posso essere d’accordo». La Ferraroni, fin dal 2007, aveva presentato «un percorso virtuoso che affrontasse il tema dei fiuti in assenza di un impianto come l’inceneritore: non se ne è mai parlato».
La Ferraroni dunque rassegna le sue dimissioni dalla direzione regionale, da quella provinciale, dal circolo e dalle altre assemblee. «La decisione non mi trova d’accordo sia nel merito che per la modalità e la tempistica con le quali tale discussione è stata affrontata dall’organo decisionale del partito – scrive nella sua lettera la Ferraroni – Ritengo inoltre che il documento non sia in linea con le direttive politiche del partito regionale che ritiene sufficiente la dotazione impiantistica attuale e che recita ‘Il problema della gestione dei rifiuti non potrà dunque fermarsi all’incenerimento, ma sarà per il futuro indispensabile programmare una società di prevenzione e recupero. Penso che il consenso verso il Pd di Parma sarà pesantemente penalizzato sul territorio dalla pubblicazio­ne di questo documento».
Nella lettera la Ferraroni – che definisce l’impianto «sovradimensionato e funzionale soprattutto ai rifiuti speciali» – lamenta l’assenza «di ascolto negli anni passati delle legittime preoccupazioni degli abitanti del territorio». Solo una settimana fa, aggiunge l’ex democratica, «la discussione è approdata alla direzione provinciale. Ora che l’impianto è in costruzione e i lavori appaltati si è chiesto al massimo organismo dirigente di avvallare le scelte amministrative compiute, utilizzando il “Sistema Marchionne”, per cui altre strade non ce ne sono se non quella del pagamento di pesanti penali (da verificare) in caso di rinuncia». Infine, l’ultima accusa: secondo la Ferraroni «il documento del Pd «non è stato democraticamente approvato».
Sempre sulla Gazzetta,Colorno, riassetto in maggioranza”. Dal prossimo consiglio sarà ufficiale la nascita del «Movimento per la sinistra»
Si legge: “Contrarietà alla linea del Pd a livello nazionale, ma stima nei confronti dell’operato della sezione locale. L’assessore ad Urbanistica, Ambiente e Patrimonio Marco Boschini ha spiegato la scelta di non fare più parte del Pd. «La mia uscita – ha detto – è dovuta alla non condivisione della linea del partito a livello nazionale, soprattutto sulle politiche ambien­tali. Ciò non toglie che a livello locale ci sia stima nei confronti della sezione del Pd. E’ una stima che deriva dal lavoro che l’amministrazione sta portando avanti nei progetti su energia, rifiuti, mobilità e ambiente. Per una questione di rispetto e di coerenza – ha aggiunto Boschini – ho pensato di fare un passo indietro all’interno del partito. Ringrazio il sindaco per la fiducia che continua a dimostrare nei miei confronti per il lavoro che sto svolgendo».
Boschini, che alla tessera del Pd ha rinunciato già dalla fine del 2009, ha parlato della sua uscita dal partito durante un’intervista ad un quotidiano nazionale in qualità di coordinatore dell’«Associazione dei Comuni Virtuosi». Giovedì aveva comunque incassato la piena fiducia da parte del sindaco Michela Canova che aveva dichiarato come Boschini resti un importante assessore di riferimento di cui l’amministrazione non può fare a meno.
Nel frattempo anche il gruppo consiliare «Colorno in Comune. Movimento per la Sinistra» ha chiarito la propria posizione. «Con l’inizio del nuovo anno – è scritto in un comunicato di Mps – il nostro gruppo consiliare ha deciso di riorganizzarsi, anche a seguito dell’adesione a Sinistra Ecologia e Libertà, in base a scelte personali, di due dei nostri tre componenti (Mirko Reggiani e Marco Pezziga, mentre Alessandro Niero sta ancora valutando i passi da compiere ndr). Va però chiarito che non cambiano affatto gli obiettivi e i principi, che hanno caratterizzato la nostra proposta politica all’interno della lista “Colorno in Comune”, guidata dalla sindaco Michela Canova. In occasione della prossima seduta del consiglio comunale sarà comunicata la nuova denominazione del gruppo consiliare che sarà: “Colorno in Comune – Movimento per la Sinistra”; un nome che ben rappresenta l’obiettivo di proporre una sinistra unita». 

                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 04/02/2011

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04/02/2011
h.08.15

Inceneritore, La Curia: «Mai prese posizioni ufficiali»”. Si legge: “La Curia vescovile di Parma non ha mai preso posizioni ufficiali o espresso affermazioni sul tema dell’inceneritore di Parma: è questa la sintesi di un comunicato diffuso ieri dall’ufficio comunicazione della Diocesi con il quale il vescovo, monsignor Enrico Solmi interviene con decisione sull’argomento dopo l’acerrima polemica che ha visto contrapporsi nei giorni scorsi monsignor Pietro Ferri e l’Associazione gestione corretta rifiuti proprio sul tema dell’im­pianto di smaltimento in corso di realizzazione a Ugozzolo.
«Sono apparsi su diversi organi di stampa notizie circa la presunta presa di posizione della Curia vescovile – è l’esordio del comunicato – sulla messa in opera di un inceneritore a Parma. Con il presente comunicato si notifica che questa Curia diocesana, unitamente al vescovo, non ha mai espresso affermazioni di alcun genere al riguardo. La valutazione dei danni alla salute di detto inceneritore è di pertinenza delle amministrazioni preposte e degli organismi che, nella responsabilità delle loro funzioni, sono interpellati su tematiche così gravi».
«Con la disponibilità che è consuetudine del vescovo, – prosegue la nota – più volte sono stati ricevuti i responsabili dei comitati contrari all’inceneritore e con loro si è attuato un dialogo serio e sereno, al quale il vescovo non intende sottrarsi neanche oggi, nei modi e nelle sedi dovute. è patrimonio comune della teologia morale cattolica la considerazione piena e la tutela della salute della vita fisica della persona umana senza in alcun modo contrapporla alla dimensione spirituale. Una conoscenza basilare del magistero conciliare e delle stesse parole del vescovo, la prassi di carità e l’impegno di tanti cattolici, di associazioni, di movimenti, delle Caritas, da quella diocesana a quelle parrocchiali, lo testimoniano. Si auspica, – è la conclusione del comunicato della Diocesi – da parte di tutti, un tono pacato e rispettoso nell’affrontare temi e problemi delicati e l’esclusione di forme violente e volgari che, oltre che offendere il buon gusto e la sensibilità di tanti, non depongono neppure a favore della dignità e serietà di chi le pubblica».
Dalle pagine di Salso, I salsesi interpellati on line: di Miss Italia si può fare a meno. Per il 73% si può rinunciare al concorso Soddisfazione per la nuova piazza Berzieri.
«Sì» alla fine del matrimonio con Miss Italia; piace la nuova piazza Berzieri mentre la copertura del torrente Ghiara è un intervento prioritario.
Questi i risultati di alcuni dei primi quesiti proposti alla cittadinanza attraverso il progetto sperimentale di voto elettronico «Salso 2.0.».
Chiuse le urne virtuali il 31 gennaio, a presentare i risultati sono stati ieri in Municipio il sindaco Massimo Tedeschi, l’assessore all’Innovazione tecnologica Matteo Orlandi e ingegner Andrea Marsiletti, che con il geometra Ticchi dell’Ufficio tecnico, ha curato il progetto.
Hanno votato, con voto palese, i cittadini che si sono registrati via web all’indirizzo www.salso20.it fornendo le proprie generalità, codice fiscale e numero del documento di identità, dati la cui correttezza è stata verificata dall’Ufficio anagrafe. Alle votazioni si sono registrati circa 300 salsesi di cui 210 hanno espresso il loro voto. Pochi, chiaramente, rispetto alla popolazione totale, ma il progetto spera di coinvolgere sempre più cittadini.
Nel quesito di Miss Italia, il 73% dei votanti si è espresso in senso contrario perché «è venuto il momento di voltare pagina ed interrompere il sodalizio che ci lega a questa kermesse»; il 24% si è detto favorevole a «continuare la tradizione».
Per la riqualificazione di Piaz­za Berzieri: il 79% si ritiene sod­disfatto e il 70% la ritiene utile al rilancio della città. Per quanto riguarda la copertura del torrente Ghiara, il 57% la valuta un intervento prioritario mentre la nuova zona wi-fi da realizzare è stata individuata nel parco Mazzini (38% di preferenze).
Indifferenza infine sull’opportunità di dedicare una targa commemorativa a Giorgio Almi­ante sulla casa natale in via Milano: 33% dei salsesi è favorevole; 28% contrario; al 39% la questione «non interessa».
«Nei prossimi giorni comunicheremo i nuovi quesiti – ha an­ticipato Orlandi – e i cittadini stessi potranno proporli. Inoltre apporteremo delle modiche per rendere più veloce l’iter di registra­zione che comunque è sempre aperto. ‘Salso 2.0′ non è solo uno strumento di rilevazione dell’opinione della città ma anche e soprattutto uno strumento di par­tecipazione. I contatti che abbiamo avuto da tutta Italia, e anche dall’Europa, sono un segnale che siamo sulla strada giusta e che il futuro passa attraverso un ruolo ancora più attivo dei cittadini».
«Si è trattato di un accreditamento molto scrupoloso – ha spie­gato Marsiletti -. Non ci sono pre­cedenti di votazioni web aperte al pubblico tanto rigorose e affidabili: 300 persone che si accreditano con le modalità dette e ci mettono la faccia è davvero un ot­timo numero e punto di partenza, tra l’altro destinato a crescere».
«Sia per le modalità di regi­strazione, che per l’innovazione del voto palese e quindi per la massima trasparenza garantita ­ha sottolineato Tedeschi – il progetto Salso 2.0 è stato segnalato dal Governo italiano -. Funzione pubblica come eccellenza a livel­lo nazionale».
«Un riconoscimento di cui siamo orgogliosi. Il voto palese è una scelta di responsabilità: abbiamo chiesto ai cittadini, al pari degli amministratori pubblici, di metterci la faccia sui temi di interesse comune. Ci pare un bel passo in avanti del mondo web. E alla luce di questa prima esperienza, in 3-4 votazioni ci poniamo l’obiettivo delle 1.000 registrazioni». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 03/02/2011

SMA MODENA
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03/02/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta,Centro islamico, botta e risposta Zorandi-Manfredi”. L’assessore: «Al via la procedura per la trasformazione in luogo di culto»
Il giorno dopo la sentenza del Consiglio di stato che ha dichiarato illegale la procedura seguita dal Comune per la moschea è polemica a distanza fra il segretario comunale della Lega Nord Andrea Zorandi e l’assessore all’Urbanistica Francesco Manfredi, con il leghista che chiede le dimissioni dell’assessore, il quale replica che a Verona l’amministrazione leghista ha seguito le stesse procedure. Il Comune, dal canto proprio, ribadisce, ancora per bocca di Manfredi e dell’assessore ai Servizi Lorenzo Lasagna che già dai prossimi giorni verranno attivate tutte le procedure necessarie per dare continuità legale all’attività del centro islamico, trasformandolo in luogo di culto.
«Come pensiamo di far trionfare la legalità e la sicurezza quando amministratori e gruppuscoli di estremisti si fanno beffe delle leggi dello Stato italiano? », è l’inizio del comunicato di Zorandi che prosegue: «Come cittadini quale considerazione possiamo avere verso amministratori, per esempio l’assessore all’Urbanistica, che spacciano, e il termine non è scelto a caso, per logiche e lecite le scelte e le delibere volute e votate su tema della moschea? Scelte fatte solo per motivi elettorali essendosi spesi sul suo spostamento in campagna elettorale: ricordiamo che sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno, senza mezzi termini, definito illegali la delibera iniziale e tutte quelle consecutive. E qual è la decisione dell’assessore? Cambiamo le regole e i regolamenti che noi stessi abbiamo deliberato: perché io sono “il re” e decido io e voi sudditi pagate le spese.
Ma non solo: pretende di incolpare di tutto questo le leggi approssimative; ma penso che l’assessore sia tenuto a conoscerle le leggi e prima di qualsiasi decisione chiederne eventuali delucidazioni esplicative e inoppugnabili: ma questo sarebbe contrario al senso di onnipotenza che lo pervade. Dato che per due anni ha costretto una intera comunità, quella islamica, a vivere nell’illegalità, dovrebbe rassegnare le dimissioni dal ruolo pubblico che indegnamente ricopre ».
«Tutta questa illegalità – è la replica dell’assessore Manfredi ­esiste solo nella mente di Zorandi, nella realtà vi è esclusivamente una diversa interpretazione del concetto di moschea tra noi e il Consiglio di stato. Peraltro, la nostra interpretazione è quella largamente maggioritaria in Italia. Se sapesse quello di cui parla, Zorandi saprebbe che a Verona, città ben amministrata da leghisti di altro stampo rispetto al suo, la sede della comunità islamica è in un quartiere produttivo e ha come uso quello di “as sociazione culturale”. Proprio come a Parma. E si risparmierebbe, quindi, la triste figura del politico dalla doppia morale: se una cosa la faccio io, è “buona e giusta”, se la fanno gli altri, è “cattiva e illegale”».
Con un proprio comunicato il Comune fa poi sapere che «Il centro culturale islamico di via Campanini è una realtà molto su più fronti, come dimostra il numero di iniziative e progetti finora promossi in collabo­razione con il Comune e altre realtà del nostro territorio. «Domattina (stamattina per chi leg­ge ndr) – dice ancora Francesco Manfredi – il tecnico della comunità islamica depositerà una richiesta di titolo abilitativa in sanatoria, sulla base delle norme del regolamento urbanistico ed edilizio, chiedendo di trasformare l’uso da associazione culturale di tipo religioso a luogo di culto». «Riaffermiamo il ruolo cruciale – spiega per contro l’assessore ai Servizi sociali Lorenzo Lasagna ­che la comunità islamica ha svolto come interlocutore dell’Amministrazione, assieme a molte altre realtà istituzionali e associative, nelle politiche per l’integrazione. L’associazione comunità islamica ha realizzato importanti iniziative di sensibilizzazione dei cittadini musulmani, avvicinandoli ai costumi, alle tradizioni e alle regole della nostra comunità; ha inoltre fatto conoscere alla città la propria cultura, promuovendo anche comportamenti di alto valore civico, come la donazione del sangue, il dialogo tra diverse fedi religiose, i corsi di formazione civica, le campagne di prevenzione sanitaria. L’amministrazione comunale non può permettersi di abbandonare la strada del dialogo e dell’integrazione; manterrà perciò uno stretto legame di collaborazione con l’associazione comunità islamica anche nei mesi a venire».
Sempre sulla Gazzetta, pagina di Salsomaggiore: “Tedeschi: o ci regalano Miss Italia o non ce la possiamo permettere”. Il primo cittadino: «Se i costi rimarranno gli stessi, siamo costretti a rinunciare».
«Se i costi di Miss Italia rimarranno gli stessi dello scorso anno anche Salso, dopo il Veneto, non potrà permettersi di ospitare la manifestazione: se invece gli organizzatori ce la regalassero, non la butteremmo di certo via». Con queste parole il sindaco della città termale Massimo Tedeschi fa il punto della situazione dopo l’affermazione dal governatore del Veneto Luca Zaia, il quale ha detto che la sua Regione non è in grado di sostenere i costi per l’organizzazione delle finali del concorso e che «le poche risorse disponibili verranno usate per servizi utili ai cittadini».
D’altra parte si sa che il sindaco Tedeschi si è impegnato a dare una risposta entro la metà di febbraio all’organizzazione di Miss Italia e farà sapere se il suo Comune può aspirare a mantenere la kermesse a Salso.
«Tutti i Comuni d’Italia – ha spiegato Tedeschi – stanno vivendo un momento di profonda crisi economica a causa dei tagli finanziari apportati dal Governo. Il “no” di Jesolo a Miss Italia non cambia in alcun modo la posizione di Salso: siamo tutti nella stessa barca. Il problema principale è quello della disponibilità limitata di risorse economiche che devono essere spese in un’ot tica che salvaguardi il rapporto qualità-prezzo. L’unica speranza è che venga qualcosa di buono dalla privatizzazione delle Terme e si possa avere così possibilità di investire anche in Miss Italia».
Patrizia Mirigliani, informata delle dichiarazioni del primo cittadino, ha preferito non fare commenti, considerando, forse, l’affermazione come una semplice battuta, e rimandando ogni riflessione a metà febbraio.
Comunque sia, la frase di Tedeschi fa capire la situazione di difficoltà in cui si trova oggi il comune termale, dove nessuno regala niente, tantomeno una manifestazione come Miss Italia. I problemi economici che assillano tutte le amministrazioni comunali sono certamente in primo piano, e il sindaco di Salso si spinge fino a sperare in un regalo per risolverli. Miss Italia e la Rai – che non navigano di certo nell’oro – che ne pensano? Basta aspettare il 15 febbraio. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 01/02/2011

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01/02/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, “E anche per le righe blu arriva un «ritocco» delle tariffe”. “Per gli abbonamenti si passa da cinquanta a sessanta euro mensili”.
Si legge: “Via ai rincari per la sosta nelle righe blu: da lunedì prossimo parcheggiare costerà di più. «Un aumento – si legge in una nota del Comune – che arriva in contemporanea con i rincari degli autobus, a cui è strettamente le­gato, essendo volontà dell’Amministrazione quella di continuare a privilegiare il trasporto pubblico rispetto al privato». L’aumento degli abbonamenti scatterà invece a partire dal 1° marzo.
Legata alla delibera con cui la giunta ha aumentato la tariffa dei bus, lo scorso 23 dicembre è arrivata quindi anche la decisione relativa all’aumento e la riomogenizzazione delle tariffe del piano sosta, che passano da 0,60 a 0,80 euro l’ora e, nelle ztl, a un euro contro gli 0,90 di oggi. Circa gli abbonamenti, invece, si passa da 50 a 60 euro mensili.
«Questo sia per necessarie e comprensibili ragioni di organicità e coordinamento del sistema generale della mobilità, che vedrebbe altrimenti sfavorito il trasporto pubblico nei confronti di quello privato, sia perché le tariffe di Parma, inalterate dal 2003, si trovano a essere le più basse fra le città delle nostre dimensioni», dice l’assessore Davide Mora.
Con l’adeguamento delle tarif­fe si è anche cercato di ricalibrare alcune disomogeneità, con l’obiettivo di conseguire nel 2011 una maggiore semplificazione del sistema delle ztl. Ci saranno quindi alcuni distinguo: nessun aumento per la zona Oltretorrente, per cercare di incrementare il livello di attrattività e permea­bilità della zona in fase di riqualificazione e ridisegno urbanistico, dall’altra per venire incontro alla notevole riduzione di posti auto che si è prodotta, in attesa delle realizzazioni in atto (nuovo parcheggio Kennedy in primis). Inoltre, ci sarà una facilitazione per alcune categorie, come coloro che hanno necessità di accedere e sostare per lavoro (imprese, artigiani e commercianti), a favore dei quali sono stati previsti spe­ciali abbonamenti semestrali (200 euro) e annuali (385 euro) con aumento del 7% rispetto all’attuale unico titolo mensile.
I biglietti già acquistati vanno ad esaurimento, mentre per i residenti rimane valida la gratuità per le prime due macchine, mentre l’abbonamento mensile per la terza auto passa da 15 a 25 euro mensili. I permessi minimi di accesso occasionali in ztl da un’ora passano a due ore, questo perché nella stragrande maggioranza era questa la richiesta. Il costo è di 5 euro.
«Ricordo – conclude Mora ­che il piano di sosta, insieme alle ztl, è un sistema di tutela per la sosta dei residenti, oltre che di abbattimento degli accessi e quindi dello smog. Non è invece come molti pensano un sistema per far cassa, dal momento che per lo più si tratta di titoli gratuiti per i residenti e gli incassi servono per pratiche di mobilità sostenibile e gestione del piano sosta, manutenzione, funzionamento e controlli».
Sempre sulla Gazzetta, Autobus urbani: oggi scattano gli aumenti”. “Il biglietto singolo passa da 1 euro a 1,20 Arrivano il giornaliero e quello da 8 corse”.
Si legge: “Erano stati decisi a fine 2010, congiuntamente da Comune e Provincia sulla base delle indicazioni della Regione, e alla fine sono arrivati. Scattano oggi gli aumenti delle tariffe del trasporto pubblico urbano. E a breve arriveranno anche quelli per il trasporto extraurbano, che potrebbero partire già da marzo.
Gli aumenti sono giustificati in parte con il fatto che le tariffe erano ferme al 2006 (alcune addirittura al 2003), ma soprattutto con i minori trasferimenti del­lo Stato alle regioni in materia di trasporto pubblico. Nel caso dell’Emilia Romagna i tagli ammontano a 70 milioni di euro. A compensare questi minori introiti sono per la maggior parte le risorse stanziate dalla Regione (circa 50 milioni), in parte gli aumenti tariffari.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico urbano, l’aumento percentualmente più rilevante è quello del biglietto giornaliero rilasciato dalle emettitrici dei parcheggi scambiatori, che dà diritto a circolare per tutto il giorno sull’intera rete urbana: in questo caso la tariffa passa da 1,10 a 2 euro, con un incremento di oltre l’80%. Un aumento che, almeno in parte, è conseguenza dell’«abuso» che molti fanno di questa tipologia di biglietto, che viene acquistato non solo da chi effettivamente lascia l’auto nel parcheggio scambiatore, ma anche da automobilisti che si fermano solo per acquistare il biglietto e poi se ne vanno.
Il secondo maggiore incre­mento è quello dei biglietti orari con sovrapprezzo (cioè acquistato sull’autobus), che sale da 1,50 a 2 euro (+33,3%). Anche i titoli di viaggio per il Prontobus salgono sensibilmente (+25% e +20%). Il biglietto classico, ovvero quello di corsa semplice, da un euro passa a 1,20, con un +20% secco. Gli aumenti per gli abbonamenti, invece, variano dal 5,5 al 14%.
Un aspetto importante da tenere presente è che tutti i biglietti a tariffa vecchia già ac­quistati possono essere utilizzati fino al 30 giugno.
Altre novità di rilievo sono la scomparsa del biglietto singolo per anziani (Carta argento), sostituito dall’abbonamento mensile. Addio anche al biglietto da sei corse, sostituito da quello a otto corse. E poi la novità – da tempo attesa – dell’introduzione del biglietto giornaliero, che costa 3 euro. Vengono poi eliminati l’abbonamento mensile per i parcheggi scambiatori e l’ab­bonamento mensile Prontobus per studenti.
Da oggi il parcheggio della Villetta (servito dalle linee 1 e 16) diventa ufficialmente un parcheggio scambiatore, con relative macchinette che emettono i biglietti giornalieri da 2 euro. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 31/01/2011

SMA MODENA
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31/01/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, «Rivoluzione» nel Decentramento: dal 2012 spariranno i Quartieri. Fecci contrario: «Stiamo lavorando affinchè il governo ci ripensi».
Si legge: “Addio ai Quartieri. L’ultima Finanziaria – approvata dal Parlamento appena un mese fa – ha infatti stabilito che per le città con una popolazione inferiore ai 250mila abitanti, il decentramento venga cancellato. Se non ci sarà un ripensamento da parte del Governo, l’attività dei tredici «parlamentini» che rappresentano le varie zone della nostra città, sarà definitivamente cancellata: dal 2012, quindi, verranno abolite quelle realtà civiche – isti­tuite nel 1979 – che sono diventate l’anello di congiunzione tra l’amministrazione e i cittadini.
A Parma il dibattito sulla riforma del decentramento era in corso già da tempo: molti chiedevano un possibile accorpamento delle circoscrizioni, ma non certo la loro completa abolizione. «E’ veramente un dispiacere – commenta con amarezza Ferdinando Orlandi, presidente del Montanara ­che la Finanziaria proposta dal ministro Tremonti sia andata a colpire l’organizzazione dei quartieri, perché il lavoro portato in questi anni è stato importante, perché abbiamo sempre portato avanti delle proposte che ci provenivano direttamente dai cittadini ».
Concorda Annalisa Andreetti, presidente del Parma Centro: «Non credo che sia una scelta condivisibile, nel senso che la partecipazione parte proprio dal ‘basso’, e quindi dalla prima istituzione che è in contatto con i cittadini, che è il quartiere; sicuramente – prosegue la Andreetti ­è condivisibile una operazione di riorganizzazione e ristrutturazione, ma non secondo queste modalità.
A detta di Mirella Casoni, presidente del Lubiana, «il consiglio di quartiere rappresenta un incontro diretto con la popolazione, dove si riesce a capire e ad ascoltare i bisogni e le necessità che si presentano quotidianamente ».
Secondo Anna Maria Burgio, presidente del San Lazzaro, «la razionalizzazione delle spese andrebbe fatta dall’alto e non invece dal basso, perché così facendo, viene eliminato uno strumento di partecipazione e di conoscenza che porta le esigenze dei cittadini all’attenzione degli amministratori».
Questo il parere dei quartieri, che corrisponde in sostanza al pensiero dell’assessore comunale al Decentramento Fabio Fecci, che già nello scorso mese di ottobre inviò al ministro Tremonti una lettera, mettendo in rilevo il fatto che «i Quartieri sono parte essenziale nel processo di partecipazione dei cittadini alla vita democratica delle Istituzioni, e che le circoscrizioni rappresentano una importante risorsa democratica ed un luogo di partecipazione insostituibile e non un ‘costo della politica’». «Come Amministrazione comunale e come Giunta, – dichiara Fecci – stiamo partecipando al Comitato nazionale del Decentramento al fine di far ripensare il Governo per una riorganizzazione del Decentramento, da attuarsi mediante una riduzione del numero delle circoscrizioni, con una conseguente riduzione del numero dei consiglieri».
Sempre sulla Gazzetta, Libè: «Nel Nuovo Polo i veri responsabili». «Il Nuovo Polo deve essere un’area di responsabili veri che credono nelle regole e nella meritocrazia. Chi aderisce al Nuovo Polo deve mettere da parte il “piacionismo” imperante, che porta la politica a essere guidata solo dall’inseguimento del consenso, e avere il coraggio di scegliere nell’interesse del Paese, anche a costo di risultare impopolare». Lo dichiara il deputato e responsabile Enti locali dell’Udc, Mauro Libè, all’indomani della riunione dei parlamentari del Nuovo Polo organizzata a Todi.
«L’Italia – prosegue l’esponente centrista – ha bisogno di sviluppo, di nuove infrastrutture e di creare lavoro e ricchezza, anche attirando investitori stranieri. In questi anni abbiamo perso molte posizioni rispetto a tutti gli altri Paesi occidentali, le grandi opere non hanno fatto nessun passo avanti e la sbandierata semplificazione di Calderoli, uno dei tanti spot di questo Governo, non ha prodotto nessun risultato concreto. E infatti le imprese straniere, spaventate dalle lungaggini della nostra burocrazia, si tengono lontane dall’Italia. Tutto poi è destinato a peggiorare quando sarà attuato questo federalismo che prevede solo un aumento dell’imposizione fiscale locale. Serve una decisa inversione di tendenza. E il Nuovo Polo deve prefiggersi il compito di stimolarla e guidarla per far uscire il Paese dal tunnel in cui l’ha condotto Berlusconi». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/01/2011

SMA MODENA
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28/01/2011
h.09.30

Sull’Informazione, Inceneritore, salta la commissione”. “Revocata dai capigruppo in attesa di un contraddittorio”.
Si legge: “Revocata a data da destinarsi la commissione consiliare sull’inceneritore. La comunicazione è pervenuta all’Associazione gestione corretta rifiuti poche ore prima dell’appuntamento, suscitando l’amarezza di chi lo aveva a lungo cercato e faticosamente ottenuto. E’ il consigliere di Impegno per Parma Giuseppe Pantano, a seduta già fissata e confermata, a informare gli interessati che i capigruppo, all’unanimità, hanno valutato inopportuna la commissione, in attesa di avere anche un contraddittorio.
Uno stop inspiegabile,a detta dell’Associazione Gcr che si batte per fermare la costruzione del termovalorizzatore a Ugozzolo: «Inutile far notare che i relatori sono stati convocati ufficialmente, hanno preso biglietti aerei, cancellato appuntamenti, si sono resi disponibili alla causa della salute. Inutile sottolineare che la commissione ha avuto tutto il tempo, prima, di definire la necessità di un contraddittorio, ma fino a ieri sera tale eventualità non era nemmeno stata presa in considerazione. E che la stessa commissione ha convocato gli esperti come si legge nella comunicazione, quindi aveva già valutato l’opportunità. Inutile dire che non c’è contraddittorio con dei medici: loro non possono dire bugie, ne opinioni, possono solo raccontare fatti».
La riunione avrebbe preso una “brutta piega”, divenendo una vera e propria “cassa di risonanza” per coloro che dicono no all’impianto e che ora chiedono spiegazioni: «La commissione consiliare è un organo del consiglio comunale, ovviamente è libera di fare e disfare, ma colpisce,crediamo non soltanto noi, questa improvvisa retromarcia, questo correre ai ripari per una serata che si annunciava troppo pubblica, troppo sotto i riflettori, troppo sproporzionata rispetto al solito». La riunione dei capigruppo ha anche negato la diretta televisiva. «Paura di far ascoltare alla gente quello che sta succedendo? Paura delle parole? », si chiede Gcr,che ha già organizzato per questa mattina alle 11 un incontro all’hotel Savoy di via XX Settembre per parlare dell’argomento.
Titolo dell’incontro:“La parola negata”, riferito alla commissione «annullata per evidenti conflitti di interesse con la malattia».
Sempre sull’Informazione:Provincia, dubbi del PdL sul bilancio di previsione”. Previsione di bilancio eccessivamente pessimistica o “furbata”contabile per ritrovarsi, a conti fatti,con un tesoretto in tasca da spendere come meglio si crede? Se lo stanno chiedendo Gian Luca Armellini e Daniele Reverberi, consiglieri del PdL in Provincia, all’indomani della scoperta che, a fronte di una previsione di bilancio 2011 di due milioni, 211mila euro e rotti della riduzione del trasferimento dello Stato all’ente di piazzale della Pace, l’esatta entità del “taglio”sia di 963.800,86 euro,e quindi di meno del 50 per cento di quanto previsto. Il che significa una disponibilità di circa un milione e 200 mila euro per l’Amministrazione di Vincenzo Bernazzoli.
«A questo punto vorremmo proprio sapere – spiegano i due consiglieri azzurri – si sia arrivati ad una stima nel bilancio di previsione tanto pessimistica che, a questo punto sembrerebbe essere stata dettata più da mere ragioni di propaganda politica contro i necessari tagli fatti dal governo sulle spese inutili degli enti pubblici, che da accurati calcoli contabili. Inoltre – continuano Armellini e Reverberi – vorremmo davvero conoscere come si intenda impiegare questo tesoretto, auspicando, prima di tutto, che l’Amministrazione provinciale presenti al più presto una variazione di bilancio che dia conto degli effettivi tagli operati dal governo,con una descrizione dettagliata della destinazione delle maggiori risorse che risulteranno disponibili rispetto alla pessimistica previsione presentata a dicembre 2010».
Risponde l’assessore provinciale al Bilancio Roberto Zannoni: «Il taglio della nostra Provincia si aggirava tra 900mila e 2,2 milioni di euro. Per cautela nel bilancio 2011 è stata prevista la somma maggiore. L’incertezza è dipesa da chi doveva essere chiaro per tempo e non lasciare senza riferimenti certi chi ha scadenze fisse per approvare il bilancio. Nella prossima variazione di bilancio sarà inserita la somma originariamente non prevista. Il consigliere Armellini dimentica che i tagli e la diminuzione di risorse per il nostro ente sono di gran lunga superiori alle cifre in questione». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 26/01/2011

SMA MODENA
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26/01/2011
h.10.30

Su Polis, Tassa di soggiorno a Parma. il no di Fecci e albergatori. Un danno per il turismo”. Il vice presidente Anci è categorico: “Dobbiamo attirare visitatori, così li respingiamo”. Incerti: “Così si blocca l’economia”.
Si legge: “La proposta è stata accolta dal governo dopo che numerosi sindaci ne avevano caldeggiato l’approvazione: una tassa del cinque per cento su ogni soggiorno in albergo nei principali centri turistici. In buona sostanza, una piccola percentuale del costo di pernottamento andrebbe al comune. Una mossa in direzione del federalismo, almeno queste sono le intenzioni, visto che i proventi dovrebbero essere destinati agli enti locali. L’idea, però, non raccoglie molti consensi a Parma.
Ad essere assolutamente contrario è Fabio Fecci, assessore cittadino alla sicurezza, ex sindaco di Noceto e soprattutto vice presidente vicario di Anci, l’associazione che riunisce le fasce tricolori d’Italia. “Non la ritengo una tassa giusta – tuona Fecci – Il nostro scopo deve essere quello di attirare visitatori, in questo modo rischiamo di respingerli. Decisamente non ha senso. Il turismo è fonte di sicurezza”.
Secondo Fecci, assessore con l’animo da primo cittadino, tanto da essere temibile stopper nella nazionale dei sindaci, il federalismo è cosa buona e giusta, da caldeggiare. Il problema è dove si colpisce. “Sarebbe meglio sbloccare l’addizionale Irpef, come anche l’Anci chiede – prosegue infatti il delegato di Pietro Vignali – Questa sarebbeper i comuni una autonomia in positivo. Tenendola bloccata si premiano invece quanti già in passato avevano aumentato l’addizionale
Irpef, come Bologna, dove è allo 0,7%”. Nei comuni del nostro territorio è in effetti ben più bassa, nel Comune di Parma siamo ad esempio allo 0,4%. “Permettendo agli enti locali di aumentare il prelievo questi potrebbero contare su nuove risorse, mentre i cittadini sarebbero felici di poter finalmente consegnare i loro soldi a quanti effettivamente forniscono loro servizi”.
Non sono solo i politici però ad essere decisamente contrari all’operazione. Anche agli addetti ai lavori l’operazione non è per nulla andata giù.
Emio Incerti ad esempio, titolare della Inc Hotels, tra le maggiori catene alberghiere in città, e presidente provinciale di Federalberghi, è assolutamente contrario. “Il rischio è bloccare una economia che oggi rappresenta il futuro – afferma Incerti – In altri paesi si riduce l’Iva, che in Francia e in Spagna è al 7% contro il 10% da noi. Comprendiamo quindi la grave situazione economica di molti comuni, ma non riteniamo sia la mossa migliore. Se poi proprio si deve fare, mi auguro almeno i soldi siano destinati ad un fondo per il turismo”.
Secondo Incerti il rischio è quello di una vera e propria fuga dei turisti. “Rischiamo di non essere più concorrenziali nei confronti degli altri paesi – prosegue il presidente di Federalberghi – Se andiamo ad inglobare la nuova tassa nelle tariffe attuali, con i margini molto bassi che ci sono, molte aziende rischiano di dover chiudere, se invece facciamo pagare questo balzello ai clienti, l’aumento del prezzo ci rende poco competitivi”.
Sempre secondo il leader nostrano degli albergatori, più che di tasse c’è bisogno di una strategia per il rilancio fatta di eventi e spazi adeguati. “E’ evidente come i fenomeni che più di tutti attirano turisti siano i grandi eventi culturali – assicura Incerti – La mostra del Parmigianino è un esempio in
questo senso. Un altro settore che può garantire presenze è il congressuale, ma per questo servono spazi adeguati. Purtroppo qui da noi sono sempre occupati o troppo piccoli.
Infine, sono da valorizzare gli eventi legati all’enogastronomia. Personalmente intendo rivolgere un plauso e un ringraziamento a questa amministrazione per la bella iniziativa Parma capitale dello sport, un evento importante che va nella direzione giusta”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 25/01/2011

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25/01/2011
h.08.30

Su Polis: Discarica a San Secondo, incontro in Provincia. Scendono in campo anche i No inceneritore”.
Si legge: “Non si placano a San Secondo le polemiche sulla discarica che potrebbe presto sorgere nel comune della Fortanina. L’idea di ricoprire alcune cave presenti nel territorio comunale con rifiuti di diverso genere non ha infatti convinto quasi per nulla i cittadini del luogo che, dopo essersi riuniti in un comitato, hanno incontrato ieri l’assessore all’ambiente della Provincia di Parma Giancarlo Castellani.
Nel corso del summit, durato alcune decine di minuti, gli arrabbiati san secondini lo hanno detto chiaramente: loro non hanno nessuna intenzione di accettare l’arrivo di monnezza da tutta la provincia. Un faccia a faccia duro, un confronto tra uomini della bassa, visto che Castellani
è un fidentino doc, al termine del quale i contestatori si sono detti almeno parzialmente soddisfatti.
“Almeno hanno accettato di incontrarci – afferma il portavoce del Comitato Mario Bolzoni – La procedura non prevede purtroppo la presenza dei comitati dei cittadini durante le riunioni della Conferenza dei servizi”.
Nel frattempo, i ribelli assiepati all’ombra della Rocca dei Rossi incassano la solidarietà del Comitato gestione corretta dei rifiuti. “Il Gcr sosterrà anche la battaglia di San Secondo – affermano i No inceneritore – e Rete Ambiente Parma, che si riunirà all’inizio di febbraio, è pronta a mettersi a disposizione per sostenere i cittadini in questa ennesima lotta per la salute”.
Primo atto fattivo della solidarietà dei No inceneritore, una nota diffusa ieri con pesanti accuse. In particolare, secondo l’associazione, nei siti di stoccaggio san secondini dovrebbero andare a finire i materiali di scarto prodotti dall’inceneritore del Cornocchio prima della sua chiusura e dal nuovo inceneritore dopo la sua apertura. “I cittadini della località della Bassa sono avvertiti – affermano i Gcr – Il loro destino potrebbe essere quello di respirare i residui dei rifi uti inceneriti a Ugozzolo da Iren, per buon pace dell’ex Allodi, che non vedeva alcun problema a chiudere il cerchio con la bacchetta magica, scordandosi delle ceneri. Quando presentiamo il nostro piano alternativo, che prevede comunque un certo quantitativo di residuo da porre in discarica, ma si stratta di materiale stabile ed inerte e assomma a meno di 30 mila tonnellate annue, ci rispondono sempre che non abbiamo discariche e quindi non sapremmo dove metterlo.
Ecco che invece per le ceneri la soluzione si trova, improvvisamente la provincia di Parma si scopre non a discariche zero ma con un nuovo invaso in cui interrare un po’ di schifezze, una modica quantità, 238 mila tonnellate di immondizie. A pochi metri dal paese della Bassa e con i cittadini completamente all’oscuro della vicenda”.
Un vero e proprio giallo, visto che nel replicare alle accuse lo stesso assessore provinciale Giancarlo Castellani è stato più che categorico. “Si tratta di una ipotesi assolutamente infondata – si arrabbia Castellani – Si tratta di accuse frutto di fantasia e malafede”
.
Sempre su Polis, Bertoni: “Il luogo è inadatto, un progetto da cancellare”
I sansecondini hanno da sempre la fama di gente tosta, da perfetti uomini della bassa. Di sicuro coriacei li sono i membri del comitato contro la discarica nelle ex cave, se in poco più di un mese sono riusciti a raccogliere più di mille e in una assemblea in paese sono riusciti a coinvolgere qualche centinaio di persone. Da qualche tempo, i contestatori si sono infatti dati una struttura ed hanno anche scelto un portavoce, Mario Bolzoni, giovane studente che sul tema sembra avere le idee ben chiare. A lui siamo andati a chiedere le ragioni che portano una percentuale così alta dei cittadini del luogo ad osteggiare il progetto.
Da cosa deriva la vostra ostilità alla realizzazione della discarica?
Nel momento in cui si va a toccare un bene comune serve partecipazione, trasparenza e tutela ambientale. Il progetto è stato presentato già compiuto, invece avremmo voluto intervenire in fase di progetto.
Nello specifico quali sono i rischi?
I punti critici su cui è necessario fare chiarezza sono legati alla natura idrogeologica di questi luoghi. Secondo uno studio del 1995, la falda in quella zona si trova ad una profondità molto bassa, tra gli 1 e i 3 metri, esiste quindi un rischio di vulnerabilità per la stessa acqua di falda.
Bisogna poi considerare come la natura abbia già agito per riprendere possesso di quell’ambiente, che può contare attualmente anche sulla presenza anche di alcune specie protette, e un intervento distruggerebbe quel processo già in atto. Infine, per questo tipo di attività, ossia lo spandimento sul suolo a beneficio di agricoltura ed ecologia, ci sono diversi tipi di rifiuti previsti.
Ma ritenete sia necessario un adattamento del progetto o siete totalmente contrari?
Crediamo date le caratteristiche del luogo questo sia inadatto per un progetto di questo tipo di questa entità. Detto questo, la gestione dei rifiuti richiede responsabilità sia da parte delle istituzioni che dei cittadini e una pianificazione accurata, è un problema di cui devono farsi carico. Trovare una soluzione richiede poi il coinvolgimento della popolazione nel suo complesso. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 21/01/2011

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21/01/2011
h.10.00

Su Polis, Salsomaggiore: “Le elezioni spaccano il centrosinistra. Tutta in salita la strada per la vittoria”. “La città è rimasta l’unica fra le quattro più grandi della provincia ad essere governata dal Pd, che ora cerca disperatamente un candidato condiviso con la coalizione. Timori per l’”eretico” Orlandi”.
Si legge: “Il problema è che con lo scorrere del tempo l’invincibile armata si è trasformata in un vascello alla deriva che ogni soffi o di vento porta fuori rotta. La crisi economica e senza dubbio anche qualche responsabilità degli amministratori, a volte non in grado di comprendere l’anima del paese, hanno portato i pidini a fare i conti con un serio rischio di sconfitta in occasione delle prossime amministrative.
Per discutere di questo, ma anche di candidati, programmi e strategie, si è riunita ieri sera l’intera coalizione capitanata dal Partito Democratico nella cittadina termale. Una seduta necessaria ma assai poco partecipata, o almeno con assenze importanti. Innanzitutto non c’era il consigliere di Sinistra ecologia e libertà Alessandro Benvenuti. Ex rifondarolo, Benvenuti è uno che di voti può prenderne parecchi, soprattutto a Tabiano, dove vive e lavora come albergatore. Se dovesse decidere di abbandonare la nave, l’affondamento potrebbe trasformarsi in una colata a picco.
Seconda mancanza che si è fatta sentire, quella di Matteo Orlandi, assessore della giunta Tedeschi attualmente impegnato nella creazione di un nuovo progetto civico. Ufficialmente l’assenza era legata a ragioni familiari, ma visto il percorso che sta seguendo non è detto sia così. Infine, era presente Rifondazione Comunista, ma la strada per un accordo con loro è ancora tutta in salita.
Il nome del candidato prescelto dalla dirigenza, ovvero Mario Ceriati, non è stato pronunciato ufficialmente, ma aleggiava. Sul suo nome convergono i responsabili provinciali e regionali del Partito Democratico, e qualcuno dice si sia sbilanciato perfino il lider maximo Pierluigi Bersani, ma far digerire il nome alla sezione locale non sarà facile, e ancora meno farlo accettare alla coalizione.
Ceriati non si sbilancia. Intervistato dal quotidiano on line parmadaily.it, il diretto interessato, il corteggiatissimo Ceriati, per ora non si pronuncia. “L’unico accordo che in questo momento mi sento di fare è con quei cittadini salsesi che vogliono trovare il modo di far risorgere la nostra città – afferma – In quest’ottica posso tranquillamente garantire che lavorerò con il massimo impegno e senza alcun condizionamento”.
Anche sull’intesa con altri partiti della coalizione di centrosinistra Ceriati rimane vago. “Occorre agire perseguendo l’unico obiettivo che è quello del bene comune, con pragmatismo e attraverso azioni indirizzate allo sviluppo delle iniziative economiche, dell’equilibrio sociale
e della sicurezza di tutti i cittadini da tutelare in tutte le loro diverse esigenze. In sede amministrativa non si esprime un voto politico, ma un gradimento verso coloro che vogliono impegnarsi per il bene della collettività con trasparenza e onestà intellettuale; troppo spesso abbiamo assistito al ribaltamento di questi valori e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
Orlandi spaventa il Piddì Sempre in questi giorni Matteo Orlandi, leader della lista Cambiare Salsomaggiore, ha definito con i suoi collaboratori il programma elettorale. Un passaggio non di poco conto, visto che oramai da definire ci sono solo le alleanze elettorali, passaggio che potrebbe concludersi entro il 2 febbraio prossimo, quando ci sarà il prossimo incontro del gruppo. “Accordi? – afferma l’incerto Orlandi – Tutto è possibile. Vedremo”. Sta di fatto che secondo i soliti bene informati sarebbero in molti all’interno della compagine a vedere bene una corsa solitaria. L’eretico della sinistra termale potrebbe a quel punto fare davvero male al Partito Democratico, raccogliendo i consensi di molti tra i delusi di Massimo Tedeschi.
In conclusione, tanti cocci da raccogliere e una strada, quella verso la vittoria elettorale, tutta in salita”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 20/01/2011

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20/01/2011
h.10.20

Sull’Informazione: “Banca Monte, indaga l’Antitrust”. “Darebbe a Intesa Sanpaolo una posizione dominante”.
Si legge: “L’acquisto da parte di Intesa Sanpaolo di Banca Monte Parma nel mirino dell’Antitrust.
L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha infatti deciso di avviare un’istruttoria sull’operazione di acquisizione di una partecipazione pari ad almeno il 51 per cento del capitale di Banca Monte Parma detenuto a titolo di proprietà da Fondazione Monte di Parma.
Una quota che, come si legge nel documento dell’Antitrust, potrebbe anche aumentare nell’ipotesi in cui «i soci di Banca Monte Parma diversi dalla Fondazione decidano di vendere tutte o parte delle loro azioni a Intesa Sanpaolo.
Secondo le parti – prosegue il documento – la quota del 51 per cento comporterà l’acquisizione,da parte di Intensa Sanpaolo, del controllo esclusivo di Banca Monte».
Un’operazione che secondo l’Autorità avrebbe un impatto potenziale su diversi mercati ricompresi nel settore bancario tradizionale e in altri settori del credito, nel settore del risparmio gestito e in quello assicurativo.
La valutazione «terrà conto non solo degli effetti diretti della concentrazione, ma anche del peculiare contesto concorrenziale che la caratterizza: nelle province di Parma e Piacenza il primo operatore è infatti il gruppo Cariparma-Friuladria, società controllata dal gruppo Crédit Agricole, non qualificabile gruppo Crédit Agricole, non qualificabile quale operatore concorrente a pieno titolo, alla luce dei legami azionari e personali tuttora esistenti con il gruppo Intesa Sanpaolo».
«Alla luce delle analisi sopra riportate – si legge a conclusione del documento – l’Autorità ritiene che vi siano diversi mercati nei quali la realizzazione dell’operazione di concentrazione in esame determina il rischio di costituzione o rafforzamento di una posizione dominante; si tratta dei mercati rilevanti connessi a raccolta bancaria, impieghi alle famiglie consumatrici, impieghi alle famiglie produttrici-Pmi,distribuzione di prodotti del risparmio gestito (fondi comuni di investimento e Gpm e Gpf), nonché alla distribuzione di prodotti assicurativi vita nelle province di Parma e Piacenza».
Il procedimento dovrà dunque verificare se l’operazione determina la creazione o il rafforzamento di una posizione dominante sui mercati provinciali di Parma e Piacenza (relativamente a raccolta bancaria, impieghi, distribuzione di prodotti di risparmio gestito e distribuzione di prodotti assicurativi vita) in grado di eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza.
L’istruttoria si chiuderà entro 60 giorni lavorativi, salvo i 30 giorni per il prescritto parere Isvap.
A metà ottobre Intesa San Paolo, dopo un travagliato periodo di crisi che ha portato alle dimissioni dei vertici, aveva acquistato il 51 per cento dell’istituto dalla Fondazione Monte Parma per 159 milioni di euro e prenotato inoltre un aumento di capitale da 75 milioni di euro.
Sulla Gazza: “C’è l’accordo alla Giavarini. Oggi stipendi e tredicesime”. “Dopo lo sciopero e il presidio, lunga giornata di trattative e intesa in serata”.
Si legge: “Un lungo pomeriggio di estenuanti trattative conclusosi in tarda serata con un accordo che dovrebbe trovare attuazione definitiva nella giornata di oggi. E’ dopo le 20 di ieri che i rappresentati sindacali sono emersi dal piazzale avvolto nella nebbia della Laterizi Giavarini per portare notizie incoraggianti ai sedici operai che nel corso della giornata si sono dati il turno al picchetto istituito dinnanzi all’azienda sansecondina.
«E’ stato trovato un accordo ­hanno annunciato congiuntamente Corrado Turilli della Fillea Cgil, Mauro Toscani della Filca Cisl e Antonio Cuppone della Feneal Uil – nella giornata di domani (oggi per chi legge ndr) l’azienda si impegna a garantire ai lavoratori il pagamento della tredicesima, della retribuzione di dicembre e una parte della cassa integrazione di dicembre. Alla data del 12 febbraio, con il pagamento della cassa integrazione di gennaio, avverrà anche il pagamento della cassa integrazione relativa al mese di novembre e alla seconda parte di dicembre. Siamo riusciti a ottenere anche il ripristino dell’anticipo della cassa integrazione a partire dal mese di gennaio».
Le future mosse dei sindacati e dei lavoratori dipenderanno dall’effettivo concretizzarsi degli accordi. «Aspetteremo sino alle 15 di domani (oggi ndr) consentendo in mattinata soltanto le operazioni di carico, ma non di scarico, dei materiali presenti all’interno del piazzale da parte dei camion che raggiungeranno l’azienda. Tutto questo in attesa che, entro le 15, siano definiti tutti gli accordi e che ci sia mostrata una copia della distinta dei bonifici fatti dall’azienda a favore dei lavoratori. Quando tutto questo ci sarà garantito procederemo con la sospensione del nostro presidio».
L’accordo è arrivato al termine di una giornata di intense trattative. Un primo colloquio tra i rappresentanti sindacali e l’amministratore delegato Giorgio Giavarini è iniziato intorno alle 15 e si è interrotto alle 15.45 per poi riprendere alle 16.30. Alle 18 i rappresentanti sindacali hanno lasciato gli uffici per indire un’assemblea insieme ai lavoratori ai quali è stata presentata una prima proposta da parte della proprietà. Una volta elaborata la controproposta la trattativa è ripresa per terminare dopo le 20 con l’accordo.
Lo sciopero era partito nella giornata di martedì quando i sedici operai in attesa di ricevere i pagamenti avevano istituito un presidio davanti all’ingresso del piazzale della Giavarini impedendo il passaggio dei camion diretti all’azienda. A portare la propria solidarietà ai lavoratori della Giavarini ieri sono stati anche gli esponenti di Rifondazione Comunista Guglielmo Dall’Asta, Pietro Paolo Piro e Francesco Samuele. «Siamo qui per un gesto di solidarietà concreta – ha detto Francesco Sa­muele del dipartimento lavoro di Rifondazione – e non solo per fare una passerella tant’è che siamo rimasti a freddo e alla nebbia con gli operai. La nostra vicinanza si concretizzerà con l’iniziativa ‘Arancia Metalmeccanica’ con la vendita di arance nelle piazze del territorio devolvendo il ricavato a favore degli operai della Giavarini». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 19/01/2011

SMA MODENA
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19/01/2011
h.09.40

Sulla Gazzetta, “La Finanza a Infomobility. Prelevati atti e fatture”. “Acquisita dai militari la documentazione sull’attività dal 2006 al 2010”.
Si legge: “Inattesa «visita» ieri mattina alla sede di Infomobility, la società partecipata del Comune che si occupa della gestione della viabilità e del controllo delle righe blu. Due pattuglie di finanzieri, infatti, sono arrivate al m­mento dell’apertura degli uffici e hanno richiesto all’amministratore delegato Arcangelo Merella tutta la documentazione contabile della società dal 2006 fino al 2010. Un vero e proprio «blitz» che, a quanto sembra, è stato compiuto in modo autonomo e avrebbe nel mirino il controllo di tutte le spese effettuate negli ultimi anni da Infomobility per conto del Comune.
Quella a Infomobility è l’ennesima della numerosa serie di «visite » che i militari della Finanza hanno compiuto negli ultimi mesi, per svariati motivi, nelle sedi degli uffici del Comune oppure in quelli di altre controllate, come Stt e Alfa. I finanzieri si sono presentati negli uffici di viale Mentana richiedendo copia dell’intera documentazione contabile della società degli ultimi 5 anni senza un mandato ufficiale della Procura. E per questo non si è trattato di un sequestro, ma di un’acquisizione di veri e propri «faldoni», con decine di scatoloni che sono stati accumulati prima di essere trasportati in via Torelli. Nel mirino ci sarebbero le spese sostenute dalla società per convegni, incontri e materiale divulgativo con le relative giustificazioni.
Almeno per il momento, non risultano ipotesi di reato contestate a qualcuno degli amministratori di Infomobility. L’impressione è che la Guardia di Fi­nanza abbia acquisito la corposa documentazione riguardante la contabilità societaria per valutarne la congruenza in rapporto ad altri filoni di indagine che sono stati aperti nei mesi scorsi e che sono tuttora in corso e che per il momento quella riguardante Infomobility sia ancora un’indagine «conoscitiva».
Quel che è certo è che ieri mattina dalla sede di viale Mentana sono stati trasportati fino alla Guardia di finanza di via Torelli decine e decine di scatoloni stracolmi di documenti. E il fatto che si indaghi su 5 anni di gestione di infomobility fa ritenere che ci possano essere sviluppi anche sul fronte tributario, sul quale la Finanza, come noto, ha piena competenza. L’operatività di Infomobility, intanto, non si è però interrotta anche perché, fatta eccezione per qualche ufficio della contabilità, stabilmente occupato per tutta la giornata dai finanzieri, i dipendenti della società hanno potuto proseguire il loro lavoro senza problemi. Saranno le prossime settimane, forse, a spiegare meglio i motivi di questo «blitz».
Sulla Gazzetta,Neviano, unica certezza: la Lista civica si ripresenterà”. “Solo voci sulle candidature a sindaco di Devincenzi, Ugolotti, Galloni”.
Si legge: “Il sole dei giorni scorsi non è stato ancora sufficiente a fare un po’ di luce in merito alle prossime elezioni comunali. Da dieci anni Neviano è amministrato da una compagine di centro, presentatasi, alle due tornate precedenti, sempre con il nome di Lista civica per Neviano – Insieme per amministrare il futuro. Ed è forse in questo raggruppamento che le cose restano, per il momento, molto nebulose, anzi coperte. Tuttavia, di questa formazione, come futuro candidato sindaco si fanno diversi nomi; poi si disfanno per ricomporsi il giorno dopo e così via. Si parla dell’assessore alla Cultura, Raffaella Devincenzi, così come del vicesindaco, Francesco Ugolotti, ed dell’architetto e assessore al Lavori Pubblici, Marco Galloni. Ma niente di certo e neppure di altamente probabile.
Quello che si sa è che gli incontri continuano, ma nella riservatezza. Ed è, però, sicuro che questa squadra, Lista civica per Neviano, si ripresenterà anche «come logica della continuità del lavoro svolto in questi 10 anni », ha detto il sindaco. Nel Partito democratico, l’ultima e recente riunione avrebbe aperto qualche spiraglio. Il responsabile della zona, Sergio Crippa, ha detto che si sta lavorando intensamente sul programma. Ma, di un’eventuale lista e quindi di candidati specifici ancora non si è parlato.
«Lo si vedrà nel tempo» – ha detto Crippa. Ci potrebbero essere anche degli apparentamenti, «se i programmi saranno condivisibili ». Il Pdl, che da 10 anni, almeno come tale, non è mai stato nella stanza dei bottoni, sta forse pensando di evidenziarsi questa volta? Non si sa ancora. Forse la posizione più sicura, a tutt’oggi, pare sia quella della Lega Nord, coordinata in zona da Massimiliano Cavatorta, Consigliere provinciale, eletto alla ultime elezioni provinciali.
«Non sappiamo ancora se da soli o in abbinamento – ha detto ­ma stiamo lavorando sul territorio per riuscire a portare in comune gente nuova, gente che sappia fare una politica nuova, con idee all’avanguardia». E questa, della Lega Nord, non è una novità per Neviano.
Altre due volte, negli anni Novanta, la Lega Nord fu presente in Consiglio comunale con un consigliere di minoranza. Ma questa volta le aspettative della Lega Nord pare siano un po’ più ambiziose. «E dipende anche da eventuali chiamate a camminare insieme con un passo, però, sincronizzato» ha detto Cavatorta. Quello che è certo è che alle prossime elezioni comunali di Neviano l’elettore andrà nell’urna quasi di sicuramente con tre schede”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/01/2011

SMA MODENA
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18/01/2011
h.08.50

Sulla Gazzetta, “Rischio amianto, la procura sequestra l’ex scalo merci. Si legge:“Entra la Finanza ed escono gli operai al lavoro. Sono da poco passate le 15,30 quando le Fiam­me gialle si presentano davanti al cantiere dell’ex scalo merci, in viale Fratti, a pochi passi dal Duc. E nel tardo pomeriggio scattano i sigilli su tutta l’area, di proprietà di Stt, la holding del Comune: una superficie di mi­gliaia di metri quadrati su cui dovrà sorgere la nuova questura, il polo pediatrico dell’Ausl, un laboratorio per la creatività gio­vanile, oltre a un centro direzio­nale­commerciale.
Sequestro probatorio, firma­to dal pm Paola Reggiani. Il fa­scicolo aperto dalla procura ipo­tizzerebbe i reati di abuso d’uf­ficio e omissione d’atti d’ufficio legati alle analisi sull’eventuale presenza d’amianto nell’area. Oltre a porre i sigilli al cantiere, i cui lavori sono stati affidati a Mingori-Unieco, la Finanza nei giorni scorsi ha sequestrato an­che vari documenti inerenti i prelievi e gli accertamenti sui materiali dell’area.
Lo scorso ottobre il gruppo Pd in consiglio comunale aveva presentato un’interrogazione in cui chiedeva se era vero che nella zona erano state «rinve­nute significative quantità di eternit e amianto». Non solo. I consiglieri d’opposizione ave­vano anche chiesto copia degli elaborati presentati dalla socie­tà incaricata di effettuare le analisi.
Un caso su cui poi la procura ha acceso i riflettori. E il seque­stro probatorio di ieri insieme alle perquisizioni dei giorni scorsi sono finalizzati alla ricer­ca degli elementi di prova.
«Non comprendiamo i motivi per i quali viene fatta un’azione del genere, dal momento che Stt si è sempre mossa nel pieno ri­spetto della legge circa le analisi e le procedure finalizzate al re­lativo smaltimento della ridot­tissima quantità di ballast, con­tenente amianto, rilevata – sot­tolinea il vicesindaco Paolo Buz­zi -. Ci auguriamo che questo se­questro, dal nostro punto di vista immotivato, venga al più presto revocato, in quanto sta bloccan­do e causando un danno all’ente pubblico. Per questo, Stt, pro­prietaria dell’area, darà incarico a un legale di procedere alla ri­chiesta di dissequestro».
Ma a quali risultati hanno portato le analisi sull’area? E in che modo sono state svolte? So­no le due domande attorno a cui ruota l’inchiesta della procura. «Le analisi sono state condotte da un laboratorio di analisi ac­creditato, lo scorso autunno, e successivamente approfondite e trasmesse a tutti gli enti di competenza. Essendo l’area un ex scalo merci ferroviario, si è registrata la presenza di ballast (pietrisco utilizzato per la for­mazione di massicciate ferro­viarie) – sottolinea Buzzi -. Al­cuni tipi di ballast (quelli im­piegati in tempi non recenti) hanno un contenuto naturale (per composizione della roccia stessa) di amianto. Identica si­tuazione è peraltro rinvenibile in ogni metro delle linee fer­roviarie italiane».
Verifiche che hanno rispetta­to procedure corrette, dice il vi­cesindaco, e «nessun pericolo». «Siamo assolutamente tranquil­li – aggiunge Riccardo Mingori, amministratore di Mingo­ri- Unieco -. Eravamo in attesa della Conferenza dei servizi della provincia per il piano di smal­timento, di cui si è fatto carico Rfi (Rete ferroviaria italiana, ndr)».
Da parte sua, invece, il gruppo Pd, dopo aver denunciato il caso, chiede «che il sindaco riferisca al prossimo consiglio, che l’area venga risanata secondo le regole e che si costruisca solo dopo aver eliminato questo pericolosissimo materiale». I consiglieri, inoltre, «si augurano che questo enne­simo episodio induca la giunta ad atteggiamenti più prudenti, tan­to nell’assunzione delle decisioni, quanto nelle reazioni alle prese di posizione dell’opposizione».
Mentre la procura vuole chia­rire come sono state fatte quelle analisi”. 
Su Polis: Da ogni parmigiano 1.419 €  in tasse pagate agli enti locali”. “Ma la pressione fi scale comunale resta sotto la media”. Si legge: “Buche da riparare, asili da sostenere, vigili da far girare… e io pago, come ripeteva Totò in 47 morto che parla. Tutti paghiamo, ogni parmigiano paga esattamente 1.419 euro all’anno per sostenere le attività di chi li amministra.
A tanto ammonta la pressione fiscale media prevista per l’anno 2010 nel nostro territorio, sommando le undici tasse comunali, le sette provinciali e le quattordici regionali in vigore.
Il conto lo ha fatto il centro studi della Cgia di Mestre. Rispetto alla media nazionale, i parmigiani sborsano 186 euro in più della media nazionale. In fatto di tasse, la Regione Emilia- Romagna è la quarta che raccoglie di più dalle imposte, dopo Lazio, Lombardia e Piemonte.
Fra le Province, la nostra è undicesima.
A livello di comune capoluogo, invece, Parma resta nella parte bassa della classifica. Complessivamente siamo al 34° posto in Italia, su 118 città, per maggior esborso fiscale agli enti locali. Non è solo questione di aliquote più o meno alte, ma di maggiori redditi su cui le tasse sono calcolate: chi paga più tasse, è più ricco.
In Italia i Comuni capoluogo che la Cgia ha classificato come “più esosi” sono quelli laziali, che occupano i primi cinque posti della classifica nazionale riferita al 2010. Al top della graduatoria si trova Rieti, con una pressione tributaria locale pro capite pari a 1.934. Seguono Latina con 1.899 euro e Frosinone con 1.823. Appena fuori dal podio si piazzano Viterbo (1.803 euro) e Roma (1.758). Chiudono la graduatoria nazionale tre Comuni capoluogo del profondo Sud: Messina, con 779 pro capite, Caltanisetta con 711 e Agrigento con 672.
«Nonostante il forte peso che ricade sulle tasche dei cittadini italiani – dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – è utile ricordare che rispetto a cinque anni fa, il livello medio delle tasse locali è diminuito del 14%, grazie all’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Nelle realtà dove si versano più tasse, almeno inlinea teorica, i livelli di reddito sono tra i più elevati e anche la qualità e la quantità dei servizi offerti sono migliori. Insomma, nei territori più ricchi si paga di più, ma si riceve anche di più».
 



                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 14/01/2011

SMA MODENA
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14/01/2011
h.11.00

Sulla Gazzetta i commenti al discorso di S. Ilario di Vignali: «Discorso coraggioso». «No, senz’anima». Si legge: “C’è chi lo apprezza e chi lo stronca: il discorso di Sant’Ilario del sindaco raccoglie pareri contrastanti. Tra chi sposa in pieno le tesi di Vignali c’è il consigliere regionale del Pdl Luigi Giuseppe Villani, che parla di «un discorso molto coraggioso che richiama tutti i settori della città a non commiserarsi nelle difficoltà». Molto importante per Villani il riferimento alle società partecipate, «oggetto di continua polemica e che però sono gli strumenti che hanno consentito anche in un periodo di grave crisi economica di proseguire in un cammino di innovazione». Per Claudio Bigliardi, presidente di Parma civica, «ha ragione Vignali quando dice che Parma e il suo modo di vivere sono già una risposta alla crisi. Una risposta che non può che far leva sulle risorse profonde di questa città, che deve continuare a guardare ai grandi progetti di sviluppo come ai piccoli problemi quotidiani dei parmigiani».
Di parere opposto la senatrice del Pd Albertina Soliani, che parla di «discorso senz’anima» e aggiunge: «Sant’Ilario è la festa di tutta la città, avrei voluto un discorso che accogliesse tutta l’anima di Parma, invece è stata una riflessione politica dalla sua parte che non è stata all’altezza della giornata».
«Un discorso con molti concetti condivisibili – dice il presidente di Banca Monte Carlo Salvatori -, so­prattutto il fatto che la politica dovrebbe essere più al servizio della gente e della società civile».
Critica la deputata del Pd Carmen Motta: «Un intervento poco unitario per la città, piuttosto rancoroso e molto sulla difensiva. Mi sarei aspettata che in questo clima di difficoltà generale il sindaco lanciasse un messaggio per richiamare tutti alle proprie responsabilità e a uno sforzo comune».
«Un discorso non positivo per la città». Così la pensa Maria Teresa Guarnieri, di Altra politica-Altri valori, che spiega: «Il Sant’Ilario è l’occasione in cui la città dovrebbe trovare elementi di unità, in cui si dovrebbero individuare le prospettive per il futuro, e non rimarcare le differenze. Credo poi che su alcune cose ci siano dei ritornelli quasi privi di contenuti ». Secondo il consigliere regionale Pd Gabriele Ferrari Sant’Ilario «sta diventando un’autoesaltazione dell’Amministrazione: vorrei che si recuperasse lo spirito originale». Il consigliere comunale del Pd Giuseppe Massari parla di discorso «poco centrato su Parma e molto elettorale».
Marco Rosi, titolare della Parmacotto, parla di «discorso alto, in cui il sindaco ha dato una linea guida per il futuro, facendo riferimento ai bisogni essenziali della popolazione in momenti così difficili». Per Gilberto Greci, presidente della Fondazione Monte, è stato «un discorso importante, che guarda avanti, con un’impronta ottimistica: fa appello alle capacità e al senso morale e civico dei parmigiani». «Ho apprezzato in particolare il richiamo ai valori fondanti della nostra società, i valori della persona e della crescita culturale», dice il presidente della Fondazione Cariparma Carlo Gabbi.
Al suo primo Sant’Ilario, il prefetto Luigi Viana parla di «intervento apprezzabile sotto tutti i profili, molto articolato e completo ». E confida anche la propria «impressione molto positiva sulla cerimonia, che testimonia l’affetto della città per la sua festa patronale».
Per Patrizia Maestri, segretario Cgil, «in un’ottica di sistema come quella a cui Vignali si richiama, è necessario riavviare il confronto con le parti sociali, e non rifiutarlo laddove non si sia d’accordo».
Su Polis l’editoriale del direttore Emilio Piervincenzi: “Il coraggio di parlar chiaro”. Scrive: “Il discorso del Sant’Ilario è tradizionalmente occasione colta dal sindaco di Parma per fare il punto sull’anno appena trascorso e anticipare i contenuti politici e i progetti per l’anno che è appena arrivato.
Vignali ha fatto qualcosa di più. Dribblando abilmente la retorica e la mostruosa noiosità che ogni discorso ufficiale contiene per definizione in sé, ha utilizzato questa occasione per togliersi qualche sassolino (sassolone, direi) dalle scarpe, mostrare ai cittadini che chi li amministra ha le palle, non nascondersi dietro i soliti equilibrismi del Palazzo ammettendo gli errori commessi. Inoltre, Vignali ci ha anticipato un radicale cambiamento nella politica economico-industriale della città. Ed è da quest’ultimo punto che voglio partire.
Il sindaco ha detto, testualmente, “sarà nella città costruita, e non in quella da costruire, il futuro del nostro sviluppo urbano. Questo è lo sguardo del nuovo Psc. Uno sguardo diverso che il vecchio Psc, nato in un altro mondo, non poteva certamente avere”. E’, questa, una rivoluzione che non mancherà di scatenare polemiche, farà scorrere – come tutte le rivoluzioni – il sangue (metaforicamente parlando), creerà condizioni totalmente nuove per lo sviluppo infrastrutturale della città. In questo punto del discorso di Vignali si condensa un cambio di filosofia politica. Concludiamo le grandi opere che abbiamo iniziato quando il mondo era diverso, miglioriamo la città recuperando gli spazi dismessi e riconvertendo le aree urbane ora che il mondo è cambiato. Il coraggio, diceva Manzoni, se uno non ce l’ha non se lo può dare. E ci vuole coraggio per ammettere il grave errore commesso nel caso Tep-Banca Mb, un errore che Vignali avrebbe potuto benissimo condividere col presidente della Provincia, il silenzioso e malmostoso Bernazzoli, che della Tep è comproprietario e dunque corresponsabile. Invece la colpa se l’è presa per intero.
Ci voleva coraggio per ammettere che insistere sulla costruzione della metropolitana, nelle condizioni che l’economia del paese ha creato, sarebbe stato un errore.
Quella metropolitana che aveva rappresentato il cavallo di battaglia (e della conseguente vittoria) di Vignali. Vignali lo ha ammesso. Metro addio. Politico inusuale, questo Vignali. Sembra quasi che egli si stia costruendo una strada propria. Quando cita il prime minister Cameron e dunque la politica del civismo britannico, quando attacca il monopolio del pubblico nei servizi alla persona, quando è al “sistema Parma” che si rivolge ricordando che l’amministrazione da sola non ce la può fare,
Vignali delinea una sua via originale per il governo della città. Non ha timore, il sindaco, di sposare il Federalismo né di condividere la riforma dell’università, e non gli tremano le gambe nel definire “ottuso” il patto di stabilità fortemente voluto e protetto da Giulio Tremonti. Il civismo di destra firmato Vignali è senza paraocchi. Non ci sono Moloch, nel pensiero politico del sindaco. O padroni da servire. Certo, Vignali è ambizioso, possibile che il suo entusiasmo abbia Roma come porto d’approdo. Un seggio alla Camera, o magari al Senato. In caso di elezioni in primavera non mi pare fantapolitica. L’impressione che rimane, dopo il suo discorso del Sant’Ilario, è di un politico cresciuto. E il suo attacco alle opposizioni, accusate di aver alimentato una campagna mediatica fondata sul gossip e la demonizzazione dell’avversario (cioè lui), aggiunge quel pizzico di cattiveria dialettica che fin qui, forse, gli è mancata.
Mentre Vignali parlava, nel salone antistante l’aula del Consiglio alcune decine di manifestanti del “No Inceneritore” si facevano sentire agitando i loro piccoli e colorati lenzuoli. Nel discorso del Sant’Ilario Vignali non ha fatto alcun cenno alla questione del termovalorizzatore, ma nell’ultima seduta pubblica tenuta all’Auditorium Paganini dal Comitato del No il sindaco aveva inviato l’assessore Pallini. Il che denota attenzione al problema, la volontà da parte dell’Amministrazione di non nascondersi. Perché, comunque sia la vostra opinione, l’inceneritore rappresenta un problema da risolvere, che non può essere semplicemente nascosto come la polvere sotto il tappeto. Ci piacerebbe che anche la Provincia, ente che prese la decisione di avviare le procedure per la realizzazione del Termovalorizzatore, mostrasse la medesima sensibilità. Ma a Palazzo Giordani si sceglie il silenzio. Un silenzio che fa sempre più rumore”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 13/01/2011

SMA MODENA
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13/01/2011
h.09.50

Sulle pagine di Busseto della Gazzetta, “Sindaco, nel centrosinistra due nomi in lizza”. “Il centrodestra punta a un movimento civico per unire elementi di diversa estrazione”.
«Rombano» i motori della politica a Busseto. La città di Verdi è in fermento in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera e le «grandi manovre », fra le nebbie e le gelate in­vernali, sono in piena attività. Se cinque anni fa erano stati due gli schieramenti che si erano affrontati, questa volta, stando alle prime indiscrezioni, pare che le liste potrebbero aumentare.
Da quindici anni, il Comune verdiano è amministrato dal centrosinistra; il sindaco uscente Luca Laurini non può ricandidarsi ed è certo che dall’attuale maggioranza scaturirà una lista civica. Chi sarà a guidarla? Il nome più gettonato, da più parti dato addirittura per scontato, è quello di Maria Giovanna Gambazza, attuale assessore alle politiche sociosanitarie. In lizza c’è un altro nome: quello del giovane Luca Concari, attuale consigliere delegato allo sport. Non si sbilancia, sul nome del candidato, il segretario del Pd Gianluca Catelli che parla di «coalizione formata da persone che vogliono fare il bene del paese, continuando sulla strada della buona amministrazione portata avanti in questi anni».
Catelli fa sapere che «la squadra sarà composta anche da diversi giovani, oltre che da persone che hanno ben operato anche in questa legislatura. L’impronta è quella del civismo; siamo infatti aperti a tutti, indipendentemente dal fatto che siano o meno tesserati ed il principio ispiratore sarà quello di una grande attenzione alle fasce deboli della popolazione». Affermazione, questa, che spinge ulteriormente in quota la probabile candidatura della Gambazza.
Dell’amministrazione uscente fanno parte anche i Comunisti Italiani (con Carla Talignani) e Rifondazione Comunista, con Fabrizio Genua. Quest’ultimo, premettendo che non è ancora stato deciso nulla, afferma che «siamo aperti e disponibili ad alleanze, anche e soprattutto civiche, purchè siano finalizzate al bene di Busseto. Abbiamo le idee ben chiare su ciò che vogliamo per Busseto: ecco perché è per noi fondamentale partire dal programma individuando solo successivamente un candidato che sia sintesi delle diverse parti in gioco, con l’obiettivo di migliorare sempre di più le cose per Busseto». Genua è assessore uscente e, sottolineando «il grande lavoro fatto su un settore, quello dei servizi alla persone, per il quale Busseto non ha nulla da invidiare a nessuno» non nasconde il suo appoggio a Maria Giovanna Gambazza, ma ricorda anche che «in questi ultimi mandati si sono visti all’opera diversi giovani che hanno lavorato ottenendo importanti risultati. Uno su tutti Luca Concari che, pur non essendo assessore ha profuso grande passione».
Sul fronte opposto, quello del centrodestra, sembra aver perso quota il nome di Gian Carlo Contini, che veniva invece dato quasi per scontato sino a qualche settimana fa e la situazione, al momento, sembra essere molto «fluida ». Gianarturo Leoni, capogruppo Pdl in Consiglio comunale parla di «accordo di massima tra Pdl e Lega Nord e si sta ragionando anche con l’Udc. Inoltre – annuncia ­è in itinere la nascita di un movimento civico che stiamo seguendo con attenzione. Ci sono soggetti, del tutto civici, con potenzialità e capacità, coi quali è certamente possibile ragionare in termini di programmi. Un’ossatura di programma, in ogni caso, è già stata approntata e si sta lavorando con impegno al fine di giungere ad un radicale cambiamento: Busseto ne ha più che mai bisogno».
Dello stesso parere Lamberto Michelazzi, candidato sindaco cinque anni fa, pronto a rimettersi in gioco, ma solo come candidato consigliere. «Questo movimento civico di cui si parla – dice Michelazzi ­praticamente deve ancora nascere, ma auspico che possa concretizzarsi quanto prima lavorando per il bene di Busseto. Per crearlo occorrerà innanzitutto molta volontà e la capacità, da parte di tutti i suoi componenti, di lasciare a casa un po’ della propria storia personale, lavorando con spirito di responsa­bilità, mettendo insieme le diverse forze. A Busseto – conclude – in questi 10 anni è stato fatto poco ed invece il nostro paese ha bisogno di molto. Per questo ritengo fondamentale giungere ad una lista civica che comprenda, al suo interno, elementi di diverse estrazioni».
Salsomaggiore, sulla Gazzetta, “Comune, scoppia il caso delle nuove assunzioni”. Tedeschi: «Massima trasparenza. In più sono tutti giovani del territorio». Si legge: “Nuove assunzioni in Comune. Il caso sollevato da un’interpellanza del consigliere del Pdl Lu­ca Musile Tanzi, già anticipata dalla «Gazzetta» nei giorni scorsi, sarà uno degli argomenti caldi del prossimo consiglio comunale. Musile Tanzi infatti chiedeva chiarimenti su due recenti concorsi (di cui uno poi sospeso) per l’assunzione di nuovo personale, e sul fatto che sia stata aumentata la pianta organica comunale, con relativo aumento di costi.
Infatti, in tutta questa vicenda aleggerebbe il sospetto di un posto creato «su misura» per favorire l’assunzione di uno dei funzionari dell’Ufficio di gabinetto del sindaco.
Il 20 dicembre scorso la giunta, con una apposita delibera, ha modificato l’organigramma del personale, creando un nuovo posto ed accorpando due settori, le Politiche comunitarie e l’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale. In una lunga nota il Comune risponde a Musile Tanzi spiegando «come lo scorso anno siano stati svolti secondo quanto previsto dal piano occupazionale, tre concorsi pubblici per posti di assistente sociale, geometra e impiegato di categoria C. I concorsi sono stati regolarmente espletati e 29 candidati sono stati dichiarati idonei. Di questi, undici sono stati assunti nei ruoli comunali con decorrenza da inizio anno; si tratta di 2 assistenti sociali (Giorgia Coppellotti, Elisa Marziani), 2 geometri (Elena Cortesi, Luca Zucchi) e 7 impiegati (Ilaria Nilluti, Sara Ravanetti, Sara Taverna, Laura Toscani, Simone Dallatommasina, Luca Bruschi, Luca Billi). Di queste persone, nove avevano già un rapporto di lavoro con il Comune e quindi alcune hanno ottenuto quella che in termine tecnico si definisce ‘progressione verticale’, sia pur tramite concorso pubblico, ed altre la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Il costo annuo lordo delle 11 persone sarà di euro 342 mila mentre nel 2010 le 9 persone già impiegate insieme con i 5 dipendenti andati in pensione nello stesso anno 2010 sono costati 413 mila euro. Il minor costo è pari a 71 mila euro corrispondente a 3 figure non sostituite. Si aggiunge anche che nel corso del 2011 altri 4 dipendenti raggiungeranno la pensione e ne sarà rimpiazzato uno».
Nel comunicato del Comune si fa notare «che le commissioni di concorso, non da oggi e non solo in Comune a Salso, sono composte da tecnici ed esperti, di norma dirigenti e funzionari comunali, in base a specifici ruoli e competenze e nell’ottica di minor costo poiché solo eventuali membri esterni hanno diritto ad un gettone di presenza. Nel nostro caso la commissione per il concorso da assistente sociale era composta da Patrizia Onesti (dirigente), Lorena Gorra (coordinatrice Servizi sociali), Cecilia Valeri (responsabile amministrativa Ufficio servizi sociali); quella da geometra da Rossano Varazzani (dirigente), Maria Grazia Chiusa (Ufficio ur­banistica), Giulio Ticchi (Ufficio ambiente) e quella da impiegato da Mariella Cantarelli (dirigente), Patrizia Onesti (dirigente), Elena Sartori (Ufficio turismo) ».
«Al predetto minor onere relativo al personale assunto, vanno aggiunti i minori oneri relativi ai due posti di dirigente (vicesegretario e dirigente tecnico) non coperti dal 2007 per un importo di euro 200 mila annui e all’eliminazione della figura di direttore generale per un impor­to di euro 30 mila annui dal 2° semestre 2010 – prosegue la nota -. Lo stesso sindaco in carica, come noto dirigente in aspettativa senza assegni, percepisce una indennità annua lorda di 39 mila euro inferiore di 60 mila euro rispetto allo stipendio di dirigente ».
Per quanto riguarda infine la modifica della pianta organica su cui il consigliere Musile Tanzi chiede chiarimenti «si precisa che i due posti di categoria D1, proprio nell’ottica di contenimento dei costi, su proposta della dirigenza, sono stati ridotti ad un’unica figura professionale che in futuro l’amministrazione, se lo riterrà, potrà ricoprire e che attiene, tra le altre, ad attività molto importanti per la nostra città quali l’Europa, le relazioni e i finanziamenti europei, le attività della associazione europea delle città storiche termali cui Salso attivamente partecipa».
«E’ importante sottolineare, oltre alla trasparenza – afferma il sindaco Massimo Tedeschi – l’età media dei nuovi assunti, 29 anni, e il fatto che siano giovani del territorio poiché quasi tutti residenti nella nostra città. Si tratta quindi di un ringiovanimento del personale e di un rinnovamento nella macchina amministrativa in una fase in cui la pubblica amministrazione è impegnata a migliorare l’efficienza dei propri servizi». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 12/01/2011

SMA MODENA
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12/01/2011
h.10.50

Su Polis, “Elezioni a Salso, battaglia a sinistra. Ceriati il civico fa paura al Pd”. Si legge: “In seguito ai malumori provocati dalle voci sulla candidatura è stato addirittura convocato un direttivo del PD che si svolgerà nella serata di venerdì nella cittadina termale con l’obiettivo di ricomporre il partito intorno alla figura di Ceriati, ovviamente augurandosi nel frattempo il sindaco in carica Massimo Tedeschi abbia deciso di annunciare la propria decisione di non ricandidarsi.
La strategia del Partito Democratico volta a liberarsi dell’ingombrante presenza di Tedeschi è chiara fin dall’estate scorsa, quando numerosi cittadini vennero contattati dall’Istituto Piepoli per un sondaggio commissionato, secondo i soliti bene informati, proprio dai vertici provinciali del centrosinistra.
Una inchiesta tutta incentrato sul giudizio dato all’operato del sindaco. Una tipica consultazione pre-elettorale dalla quale l’immagine del primo cittadino uscì tutt’altro che bene. Il pacchetto di numeri e percentuali venne quindi consegnato all’ex parlamentare diessino affinché il medesimo avesse tempo per studiarlo e decidere il da farsi. Chi si attendeva una decisione rapida, però, è rimasto deluso: dall’ufficio nel palazzo municipale per ora nulla è trapelato, e l’irritazione nel Pd è crescente.
Di fatto, allo stato attuale delle cose, il centrosinistra ha infatti due possibili candidati. Il primo, Mario Ceriati, che può contare sull’appoggio del segretario provinciale del PD Roberto Garbi oltre che dei vertici regionali e, secondo alcuni, addirittura nazionali del partito, l’altro è appunto Massimo Tedeschi, assai malvisto all’interno dell’apparato, ma sindaco uscente e sulla carta ricandidabile.
A non avere digerito granché bene la propensione del centrosinistra per il nome di Ceriati, poi, diversi esponenti dell’attuale giunta, assessori di Tedeschi a caccia di conferme. A surriscaldare il clima, infine, una mail anonima giunta alle redazioni di diversi quotidiani, tra cui Polis. Nella missiva, in allegato, un vecchio articolo del Corriere della Sera su una inchiesta della Guardia di Finanza che nel 2005 avrebbe coinvolto l’allora direttore generale delle vendite di Pfizer Italia Mario Ceriati. Secondo molti, un tentativo di affossare sul nascere la candidatura del probabile campione del centrosinistra, visto che non vi furono strascichi di rilievo. Il tutto mentre molti temono gli assai stretti rapporti tra finiani e Tedeschi: una ricandidatura del sindaco con l’appoggio degli esuli del centrodestra potrebbe fare davvero male al PD.
Se il centrosinistra piange, gli avversari non ridono. Sulla carta Popolo delle Libertà e Lega Nord dovrebbero avere gioco facile visto lo scarso consenso di cui gode l’attuale giunta, ma la lotta per l’investitura è ben lungi dall’essere terminata. Contrariamente al centrosinistra, sono diversi i nomi in lizza. Si va dalla civica Paola Meccarelli a Lupo Barral, istrionico consigliere pidiellino e nemico storico di Tedeschi e della sua giunta, passando per la caccia agli esuli del centrosinistra e agli esponenti della società civile.
In particolare Corrado Testa, presidente provinciale di Confesercenti, sarebbe stato anche nel recente passato contattato da alcuni esponenti del mondo politico cittadino interessati ad una sua possibile candidatura. Parecchio conosciuto in città, stimato da molti, una figura come quella di Testa e i numerosi consensi su cui può contare, soprattutto nel mondo imprenditoriale, fanno gola a tanti. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 11/01/2011

SMA MODENA
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11/01/2011
h.09.40

Sulla Gazzetta “Bernazzoli e Vignali sempre in alto ma in leggero calo”. “Sindaco e presidente della Provincia rimangono ai vertici della classifica”.
Si legge: “Il sindaco Pietro Vignali oggi sarebbe votato dal 57% dei parmigiani, mentre il presidente della Provincia Bernazzoli avrebbe il 58% dei consensi.
E’ il risultato di un sondaggio di Ipr Marketing per IlSole 24 Ore. I due politici restano nelle zone alte della classifica, anche se perdono qualcosa rispetto al sondaggio del 2009 (meno 1,5% per il primo cittadino e -2% per il presidente della Provincia).
«Se il consenso è al 57%, vuol dire che c’è una parte significativa di elettorato non di centrodestra che dimostra di apprezzare il mio lavoro, mi fa piacere ­commenta Pietro Vignali -. Sono sempre sondaggi, quindi vanno presi con le pinze. Tuttavia, in un contesto generale di calo di consensi per i sindaci, è un risultato soddisfacente, superiore al risultato delle elezioni, che testimonia l’apprezzamento dei cittadini nei confronti dell’amministrazione».
Il sindaco di Parma è ventiduesimo nella classifica dei sindaci più popolari. Al primo posto si trova Matteo Renzi, sindaco di Firenze del Pd.
«Sicuramente Renzi ha guadagnato visibilità con le sue posizioni critiche nei confronti del Pd – dice Vignali -. Poi è giovane. Vedo in generale che gli elettori tendono a dare fiducia ai giovani, e inoltre può contare su una base di elettorato di centrosinistra ampia, intorno al 60%, alla quale lui aggiunge il 7%. La mia base elettorale, composta da Pdl e Udc, arriva al 35%, per questo il 57% è un risultato molto positivo».
Soddisfatto anche Vincenzo Bernazzoli, presidente della Pro­vincia: «Il 58% è sempre un livello alto, ma io ho sempre detto che non si amministra guardando i sondaggi – dice Bernazzoli ­. Non si amministra per ottenere consenso, ma per costruire cose durature, anche se non sono di facile e immediato gradimento. Non credo che lo stile populista sia utile per costruire prospettive durature, soprattutto in un momento di crisi e di difficoltà come questa, in cui serve una visione non di breve ma di lungo periodo».
La classifica de Il Sole 24Ore assegna un settimo posto al presidente della Regione Emilia- Romagna, Vasco Errani, che ottiene il 53,5% dei consensi. Le persone contattate, dal 15 set­tembre al 15 dicembre 2010, per misurare la popolarità del presidente della Provincia sono state 800. A 600 cittadini del Comune di Parma è stata fatta que­sta domanda: «Le chiedo un giu­dizio complessivo sull’operato del sindaco nell’arco del 2010. Se domani ci fossero le elezioni voterebbe contro o a favore dell’attuale sindaco?».
E se domani ci fossero le elezioni politiche, cosa farebbe il sindaco? Voci lo davano tra i candidati per il parlamento nelle fila del Pdl: «Intanto non si sa neanche se ci saranno a breve le elezioni. – commenta Vignali ­C’è stata non dico una richiesta, ma un pour parler, da parte di qualche esponente nazionale del Pdl, quando sembrava che le elezioni fossero imminenti. Adesso non lo sembrano più e in ogni caso non ho dato nessuna risposta ». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/01/2011

SMA MODENA
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10/01/2011
h.08.30

Sulla Gazzetta, «I Giardini di San Paolo vanno in rovina». I residenti: «Ci hanno vietato di portare i cani ma ora il parco è pieno di drogati e vandali».
Si legge: “Niente cani ai Giardini di San Paolo di via Melloni, «ma ora il parco è abbandonato a se stesso ». Venti di protesta nel cuore di Parma a causa di quel gioiello verde incastonato tra le mura dell’antico convento omonimo.
Alcuni residenti hanno dovuto appendere il «guinzaglio al chiodo» e cambiare meta delle loro passeggiate quotidiane «eppure – raccontano – eravamo le sentinelle dei giardini che ora sono tornati mete di tossicodipendenti e vandali».
Siringhe, colonnotti divelti, tavoli e panchine imbrattati, cartacce e fazzoletti lerci sparsi qua e là «e in pochi si azzardano a varcare i cancelli dopo le quattro di pomeriggio».
«Da quando i proprietari dei cani non vengono più qui, i graffiti spuntano come funghi – aggiunge una signora – e questo rischia di trasformarsi in un ricettacolo di disperati».
Il divieto per i quattro zampe è scattato a inizio estate e i proprietari dei cani certo non hanno perso tempo: «In tre giorni abbiamo raccolto duecento firme per chiedere all’amministrazione di revocare il provvedimento. Senza contare i due colloqui chiesti e ottenuti con l’assessore al Verde pubblico Cristina Sassi ».
Se è pur vero che il Comune ha disposto altre aree destinate alle bestiole, i proprietari di Fido hanno accettato a malincuore questa decisione «ed ora assistiamo amareggiati alla rovina dei giardini di San Paolo».
«La nostra presenza in questo parco – prosegue il folto gruppo di residenti – ha un valore so­ciale: concordiamo con l’ammi­nistrazione sulla necessità di sal­vaguardare questo spicchio ver­de che ha un valore storico e ar­tistico, per questo cerchiamo di ravvivare con la nostra presenza un luogo che se no si trasforma in terra di nessuno».
Il drappello di parmigiani con la passione per i cani e i giardini di San Paolo assicura tolleranza zero nei confronti di quei «padroni recidivi che permettono al loro animale di sporcare ovunque, senza curarsi minimamente degli altri» e al contempo raccontano la forma di «vigilanza alternativa» messa in atto fino a pochi mesi fa.
«Abbiamo sempre tenuto d’occhio i giovani che vengono lì a bivaccare – racconta il padrone di un piccolo meticcio dal pelo fulvo e lo sguardo vivace – e più di una volta abbiamo impedito che imbrattassero muri o esagerassero con le loro bravate».
Ognuno col suo angolo di strada, col suo muro, con la sua aiuola, col suo lembo di terra da difendere e, magari, riportare ad antico splendore.
«Rilanciamo l’appello al Comune – concludono – lasciateci tornare ai giardini di San Paolo, il parco non deve diventare terra di nessuno, specialmente dopo tutti gli sforzi e l’impegno per riqualificarlo e restituirlo ai parmigiani ».
Sempre sulla Gazzetta, l’intervista al sindaco di Salsomaggiore, “Tedeschi: con 4 milioni in meno difficile far quadrare i conti”. «Il taglio dei fondi ci è stato comunicato soltanto a metà dicembre»
“Il bilancio comunale di previsione 2011 è in fase di preparazione da parte della giunta e dei dirigenti comunali con l’intendimento di sottoporlo all’approvazione del Consiglio comunale entro fine mese.
Si tratta di un bilancio molto «difficile» a causa del taglio delle entrate comunicato dal ministero dell’Interno soltanto il 10 dicembre ma che, nonostante questo, punta sul mantenimento dei servizi alla persona e su alcuni investimenti. A fare il punto sulla situazione dei conti è il sindaco Massimo Tedeschi.
Quali sono i tagli sulla spesa corrente previsti?
«Il taglio, che ci è stato comunicato solo a metà dicembre, è enorme. Non si era mai visto. E’ quantificabile in quasi 4 milioni di euro variamente distribuiti in tutti i capitoli in cui non vi siano uscite vincolate a contratti in essere (manutenzioni, contributi, servizi non essenziali). Nello specifico: 600.000 euro è il taglio della manovra estiva del Governo; 350.000 euro i minori contributi ordinari e finalizzati di Regione e Provincia; ci sarà poi 1 milione di euro in meno di contributi erariali incassati una tantum nel 2010; 110.000 euro è l’avanzo d’esercizio 2009 applicato nel 2010; 300.000 euro in meno da oneri di urbanizzazione applicati in parte corrente (non am­messi al momento nel bilancio 2011); 1.200.000 euro di minori violazioni tributarie e 226.000 euro in meno per la scadenza del contratto con Salso Servizi.
Per l’imponente totale di 3.786.000 euro, oltre a minori entrate di importi meno consistenti ».
Quali vincoli impone il patto di stabilità?
«Il patto di stabilità è una grossa tagliola che l’Anci, l’Associazione dei Comuni di tutti gli orientamenti politici, e le imprese chiedono con forza di modificare. Esso impone la riduzione degli investimenti, finanziati soprattutto a mutuo, in quanto diventa di fatto impossibile provvedere ai pagamenti nei tempi contrattualmente stabiliti. Nel biennio 2012-2013, poi, gli investimenti si ridurranno ulteriormente poiché si potranno utilizzare solo i proventi di eventuali alienazioni e di oneri di urbanizzazione e sono richiesti saldi contabili positivi in parte corrente che nessun comune italiano può avere».
Quale saldo positivo è stato richiesto per il biennio 2011/2012?
«Per l’anno 2011 si tratta di 1 milione e 375 mila euro che sal­gono a quasi 1,9 milioni per il 2012. E nel 2010 abbiamo avuto un saldo negativo di 46 mila euro». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/01/2011

SMA MODENA
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07/01/2011
h.09.20

Sulle pagine di Fontanellato della Gazzerra, “Elezioni, la sfida potrebbe essere affollata”. “Il centrosinistra è pronto a lanciare Altieri Pdl e Lega nicchiano sulla candidatura di Arduini”.
Si legge: “Cresce la fibrillazione politica per le prossime elezioni amministrative a Fontanellato e gli occhi del mondo politico, non solo fontanellatese, sono puntati sulla data della sfida: a marzo con le politiche (qualora cadesse il governo) o a giugno per la scadenza naturale del mandato di Maria Grazia Guareschi? Una differenza di tre mesi: relativamente breve, ma enorme se misurata in questo periodo preelettorale.
Il centrosinistra, attraverso la formazione civica «Fontanellato Progresso», è pronto comunque all’ufficializzazione della candidatura di Domenico Altieri, il vice dell’attuale primo cittadino Maria Grazia Guareschi. Su di lui mancherebbe l’assenso di Sinistra e Libertà e Italia dei Valori. Il centrosinistra punta a presentarsi unito e la segretaria provinciale dell’Idv Paola Zilli spiega così il momento di stallo: «Più sui nomi vorrei ragionare di programmi». E la riflessione sulle amministrative, più che sul piano locale, lei preferirebbe affrontarla su quello provinciale.
Al tavolo provinciale di Parma, convocato il prossimo 15 gennaio dal segretario del Pd Roberto Garbi per parlare di amministrative negli 8 comuni del Parmense, si siederà anche la segretaria provinciale di Rifondazione comunista Paola Varesi, partito storicamente collocato all’opposizione a Fontanellato a differenza dei Comunisti Italiani che, con Benito Allegri, sono in maggioranza.
Ubaldo Arduini, pronto anche lui a correre per la fascia tricolore, ragiona così del futuro politico del movimento per cui sta lavorando: «Vogliamo formare una lista civica che coinvolga attorno a sé le forze politiche come Pdl, Lega e Udc». Ma l’auspicio di Arduini, fratello dell’assessore ai Servizi sociali Barbara, è quello che i partiti non si sfilino dalla prospettiva civica di ampio respiro, affermando sibillino: «Chieda ad Agrimonti (Massimiliano, segretario della Lega ndr) se parteciperà a questo progetto». L’avvocato infatti vede il rischio che si profili a Fontanellato una situazione analoga, ma a parti invertite, a quella che accadde un anno fa a Fontevivo dove fu il centrosinistra a presentarsi diviso.
Sul fronte del centrodestra sia Roberta Papotti del Pdl che Agrimonti della Lega non si sbilanciano ma assicurano di stare lavorando sui programmi per poi arrivare a sintesi sui nomi. Per questo l’autocandidatura civica di Arduini è stata accolta da loro tiepidamente: «E’ un nome valido come tanti altri» aveva dichiarato la Papotti.
Se Pdl e Lega non raccogliessero l’invito di Arduini per una lista civica, un possibile candidato per l’area di centrodestra, secondo indiscrezioni, potrebbe essere Matteo Piccioni. L’assicuratore, coetaneo di Altieri, attualmente non ha incarichi politici ma in passato fu tra i fondatori del locale Circolo delle Libertà di Michela Vittoria Brambilla. Cosa questa che l’accomuna al segretario leghista Massimiliano Agrimonti, anche lui fra i fondatori del circolo ai suoi esordi politici.
Giuseppe Pasquali, candidato sindaco mancato nel 2006 per il ritardo nel deposito delle firme, oggi militante ne La Destra di Storace, è più esplicito e prende le distanze dalla possibilità di formare una lista civica capeggiata da Arduini preferendo una lista più politica che non snaturi i contorni del centrodestra. «Cerchiamo in questi mesi – è l’invito di Pasquali – di scrivere un programma credibile per vin­cere a Fontanellato. Perché il centrodestra, in questo momen­to, ha bisogno di operai della politica non di protagonisti». Pa­squali parla anche di un’even­tuale sua ricandidatura: «Sono a disposizione come tanti altri nomi che intendono metterci la faccia ma fra noi rappresentanti dei partiti servirebbero meno linee d’ombra e più chiarezza, nel rispetto degli elettori».
Sempre sulla Gazzetta, Solmi: «Gli stranieri rinvigoriscono la nostra Chiesa». Il vescovo saluta «le famiglie del mondo» e mette in guardia dalla crisi dei valori forti.
“Nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Epifania, il vescovo saluta le «famiglie del mondo» che vivono a Parma e mette in guardia dal «vuoto di fede che porta allo sbandamento morale».
«La nostra società occidentale, anche nella nostra città, – dice monsignor Enrico Solmi – mette in crisi valori forti e radicati, quali la vita e la religiosità. Pensate al rifiuto della vita, a quante madri, arrivate qui da popoli lontani, accedono all’interruzione di gravidanza. La nostra città, in questo, è prima in Emilia-Romagna ». Nella messa in Duomo il vescovo parla a parmigiani e agli stranieri: «Se non c’è ascolto di Dio, rischia di venire a mancare quel patrimonio di ricchezza e di dono che le sorelle e i fratelli ci possono portare. Tutti noi siamo chiamati in causa, per pensare insieme a forme nuove di incontro per esprimere la propria fede cattolica. Vedo come una cosa bella mantenere l’eucarestia nelle varie lingue».
La messa nei linguaggi di provenienza dei fedeli cristiani e stranieri, è solo il primo passo, per il vescovo: «Questo è un momento importante, ma deve prospettarne uno ulteriore: l’ingresso più forte nelle nostre comunità parrocchiali. Deve proseguire con forme di aggregazioni giovanili». Si susseguono letture e canti in italiano e in inglese, folta la presenza della comunità filippina. «Dobbiamo essere grati dei fratelli e delle sorelle che vengono da lontano e possono rinvigorire la nostra Chiesa. – dice Solmi -. Le famiglie del mondo vengono a Parma, per fare un’unica famiglia. Bussano alle porte della comunità, delle nostre case. Ecco l’impegno di tutti, perché ognuno possa esprimere la propria fede».
Nel giorno della festa cristiana per l’adorazione dei Re Magi, questo il pensiero del vescovo: «La carovana dei Magi è un’immagine di grande suggestione. E’ bene avere una rappresentazione di questo genere, solo se non abbassa la contemplazione del mistero di Dio, che si è rivelato per tutti.
Solo nel cuore del silenzio Dio parla agli uomini. Dio è padre, fonte e modello della paternità umana. Noi invece viviamo tempi avari di figure paterne. Molti pensano che i Magi siano icona di chi cerca Dio. In realtà io credo che siano cercati dal Signore, come ogni uomo e ogni donna è cercato da Dio. Tracciano il confine tra chi accoglie Dio e chi ne ha paura». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 05/01/2011

SMA MODENA
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05/01/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, Poli commerciali dove e come: ecco la mappa dei nuovi centri”. “Il complesso di via Traversetolo apre la lista delle aperture previste nel corso del 2011”.
Si legge: “Il 2011 porterà novità sul fronte dei centri commerciali cittadini. In primavera dovrebbe avvenire l’apertura del nuovo centro di via Traversetolo. E a fine anno dovrebbe entrare in attività anche il Parma retail vicino allo Spip, di fronte all’Ikea. Anche se rallentamenti nel calendario delle nuove aperture, a causa del delicato momento economico, si fanno sentire un po’ ovunque.
Via Traversetolo
E’ il centro commerciale più vicino all’apertura. Avrà una superficie complessiva di 16-17 mila metri quadrati e una superficie di vendita di 10 mila metri quadrati; ossia una grandezza molto simile al Centro Torri. Di questi, circa 6 mila saranno occupati dall’Ipercoop e i rimanenti dai negozi della galleria. La struttura si sviluppa su due piani: a livello del terreno verrà realizzato un grande parcheggio coperto, sopra invece spazio al centro commerciale vero e proprio. La nuova Ipercoop proporrà prodotti non soltanto alimentari che ora trovano meno spazio al Centro Torri. Nell’ambito dei lavori in tutto il nuovo comparto residenziale e commerciale è stata anche realizzata la nuova viabilità con nuove rotatorie e il raddoppio di via Traversetolo.
Parma retail
Il nuovo maxi insediamento da 39 mila metri quadrati sorge di fronte all’Ikea a fianco dell’autostrada e della linea ad alta velocità. Nei progetti si trattava di un polo sportivo da oltre novanta ne­gozi. L’apertura era prevista per la fine del 2010 ma è slittata anche a causa del periodo economico non molto… roseo. L’apertura – il condizionale è d’obbligo – dovrebbe avvenire a fine 2011. Il grosso dei lavori, compresa la grande copertura in acciaio e vetro è terminata, così come i parcheggi. Restano invece da realizzare tutti gli allestimenti interni.
San Prospero
L’apertura del nuovo polo commerciale, «La vela shopping center », era prevista, in un primo momento per Pasqua 2011. Ma per ora è stato realizzato solo lo scheletro di cemento armato e i lavori hanno subito un forte rallentamento negli ultimi mesi. Fino quasi a fermarsi. E si rincorrono le voci di possibili cambiamenti nella compagine societaria che aveva avviato questo polo commerciale lungo la via Emilia, subito dopo San Prospero. Un progetto che prevede una superficie totale di 22 mila metri quadri senza galleria chiusa come i normali centri commerciali, bensì una galleria aperta come il Barilla Center; a servizio del polo commerciale saranno disponibili circa 1200 posti auto. Fra gli spazi previsti la piastra alimentare (2500 mq), profumeria, centro benessere e bellezza (1000 mq), abbigliamento ed accessori bimbi (1500 mq), negozio di sport, intimo, ottica, bar , tabacchi, edicola, ristorante, pizza al taglio, ge­lateria, poliambulatori, uffici, palestra, abbigliamento, calzature, yogurteria, mobili, accessori auto (800 mq), asilo e tanti altri.
Via Emilia Ovest (ex Battistero)
L’area dove si trovava l’ex stabilimento della Battistero sta cambiando volto poco alla volta. In questo momento sono in corso i lavori di urbanizzazione, in particolare la creazione delle condotte per i servizi. Qui dovrà insediarsi un nuovo ipermercato Es­selunga. E’ stato richiesta una proroga sulle autorizzazioni: difficile che venga aperto quest’anno.
Area ex Salvarani
Nell’area ex Salvarani, di fianco alle Fiere di Baganzola sorgerà il centro commerciale più grande della città.
I vecchi edifici sono stati demoliti, quest’anno si dovrebbe iniziare a costruire. Al momento è in fase di avvio l’iter per la richiesta delle autorizzazioni commerciali. Non solo shopping, l’«Urban district» sarà anche una vera e pro­pria cittadella del tempo libero con tanto verde e spazi per il relax e le relazioni umane, strutture per il wellness, palestre e cinema. Occuperà 330 mila metri quadri.
Sull’Informazione, “Collegato lavoro, Prc non ci sta. Samuele: «Attacco del governo ai diritti conquistati»”.
Si legge: “Il mondo del lavoro è oggetto di vivaci discussione tra i cittadini, i precari e i politici,
soprattutto dopo la legge 183/2010, meglio conosciuta come “collegato lavoro”.
La sezione di Parma del partito di Rifondazione Comunista cerca di contrastare gli effetti negativi di questa legge, approvata il 4 novembre del 2010. «La Repubblica sta attraversando un periodo
molto buio – ha detto Francesco Samuele, responsabile del dipartimento del Lavoro – perché vive un attacco concentrico del governo di destra contro i diritti conquistati dai partigiani e dal mondo del lavoro e si sta giungendo verso uno Stato autoritario, di cui Marchionne è l’emblema».
Il Prc vuole dare risposte concrete e appoggia lo sciopero della Fiom del 28 gennaio per la rivendicazione dei diritti del lavoratore.
«La legge 183,approvata grazie al voto determinante di Fini e alle pressione della Lega, è un guazzabuglio; – afferma Samuele, che continua – dai 9 articoli della bozza iniziale, si è passati a 50 articoli in cui ci sono cose positive come la possibilità di confutare i contributi lavorativi nel conteggio della base pensionabile – dice Samuele – ma anche effetti negativi come la costituzione di una commissione antidoping, che con il lavoro ha poco a che vedere».
Il Prc appoggia il mondo dei lavoratori e gli scioperi dei precari e propone misure per contrastare l’articolo 32, che prevede una compressione di termini per il lavoratore sulla possibilità di fare ricorso su un’ingiustificata interruzione del proprio lavoro. «Un lavoratore, assunto a tempo determinato o a progetto, se prima non aveva termini per impugnare una causa sull’illegittima interruzione del lavoro, ora si vede costretto a fare un ricorso legale entro e non oltre il 21 gennaio» dichiara Samuele, che aggiunge che «nessuno pare essere informato su questa situazione».
Se il lavoratore non fa ricorso entro 60 giorni dall’interruzione, gli verrà impedito di agire per vie legali; «si tratta di un effetto retroattivo e negativo che penalizza 200mila lavoratori», fa sapere Samuele.
Un altro aspetto negativo, secondo Samuele, vede la presenza di situazioni irregolari nelle nuove forme contrattuali previste dalla legge Biagi: «L’entità di risarcimento è prevista da 2,5 alle 6 mensilità dello stipendio percepito da lavoratore, impedendo al buon senso del giudice di valutare il reale risarcimento che spetta al lavoratore stesso». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 04/01/2011

SMA MODENA
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04/01/2011
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Sulla Gazzetta, Asp Fidenza: la Guarnieri nel mirino di Lega e Pdl”.
Si legge: “Lega e Pdl all’attacco di Maria Teresa Guarnieri, consigliere comunale di Altra Politica/Altri Valori e direttore generale dell’Asp di Fidenza. La Lega chiede anche le dimissioni della stessa Guarnieri.
«La sostituzione dell’attuale dirigenza dell’Asp di Fidenza non è certamente la soluzione di tutti i problemi, ma rappresenta un passaggio imprescindibile» in «una situazione fuori controllo, che non può essere risolta solo scaricando i costi sugli anziani ».
Così il consigliere regionale della Lega nord, Roberto Corradi e il leghista, Valter Porcari, che rappresenta il Comune di Noceto all’Azienda pubblica di servizi alla persona (Asp) del distretto di Fidenza. In una nota congiunta, i due leghisti parlano di «un probabile «buco» superiore a 1,5 mi­lioni di euro per il 2011, circostanza a cui la direzione dell’Asp sembra intenzionata a far fronte aumentando pesantemente il costo delle rette a carico degli anziani ricoverati».
E puntano il dito contro il direttore generale, Maria Teresa Guarnieri.
«Accade talvolta che chi si erge a intransigente censore di alcune amministrazioni si riveli in altre un pessimo dirigente. E’ notizia di questi giorni che così avviene anche a Parma e dintorni, laddove il consigliere comunale di Parma, Maria Teresa Guarnieri, non perde occasione per predicare contro l’amministrazione comunale del capoluogo mentre a poca distanza, l’Asp distretto di Fidenza di cui è direttore generale, annega in un debito ormai insostenibile».
Questo il commento del coordinatore provinciale di Parma del Pdl, Luigi Giuseppe Villani, alla notizia trapelata da alcuni Comuni rientranti nell’Asp che gestisce i servizi per anziani in una larga fetta del territorio provinciale che va da Salsomaggiore, Fidenza e Noceto alla gran parte della Bassa, per cui si prevede un aumento del debito di gestione nel 2011 oltre gli 1,5 milioni di euro.
«I fatti e non le illazioni sono inoppugnabili: la Guarnieri, che per dirigere questa azienda percepisce uno stipendio annuo di quasi 100.000 euro, più di quanto prende la sua collega per l’Asp di Parma che ha un bacino di utenti decisamente maggiore ­aggiunge il coordinatore provinciale del Pdl – dopo avere chiuso il passato bilancio con una perdita già preoccupante che superava il milione di euro, invece di riuscire a ripianare i debiti li ha addirittura fatti aumentare.
Il rischio, quindi, che per ripianare il buco di bilancio si debbano alzare le tariffe dei servizi per gli utenti della stessa Asp ovvero diminuirli in qualità e quantità diventa molto concreto. Chiederò pertanto in Regione se sarà possibile evitare questo – ha quindi incalzato Villani anche nel ruolo di consigliere regionale capogruppo del Pdl in Regione Emilia- Romagna -. Quello che però fa specie è che sempre lei, come consigliere comunale a Parma, critica in modo sferzante il comune guidato dal sindaco Vignali che invece le tariffe non le alza per nessun servizio, quelle per i servizi agli anziani sono addirittura bloccate da 4 anni, e partecipa al 98 % ad una Asp che ha ormai ripianato completamente il debito pregresso ereditato in virtù disastrosa riforma regionale che ha obbligato i Comuni a costituire gli ibridi delle Asp».
«Parma dunque per i servizi per i suoi anziani può guardare avanti con una gestione virtuosa che permette di pensare a mi­gliorare in qualità e quantità, mentre la Guarnieri che si appiattisce nelle sue critiche al Pd che le ha dato il suo posto da dirigente, dovrebbe guardare indietro. Sarebbe pertanto meglio che lasciasse a qualcun altro più capace la sedia che occupa a Fidenza con così catastrofici risultati ».
Sempre sulla Gazzetta, “Con il federalismo fiscale a Parma 31 milioni in più”. Il sindaco Vignali: «Confermata la bontà delle nostre scelte».
Si legge: “Quasi 31 milioni di euro in più. A tanto potrebbe ammontare l’incremento delle risorse che fra qualche anno potrebbero essere a disposizione del Comune di Parma per effetto del federalismo fiscale. Questo significa che se oggi i trasferimenti statali garantiscono alla nostra città entrate per 86,4 milioni di euro all’anno, quando nel 2014 il nuovo sistema fiscale sarà a regime Parma potrebbe beneficiare di 117,3 milioni, vale a dire 30,9 milioni in più rispetto a ora, con un incremento del 36% che è il secondo più elevato in tutt’Italia. è quanto emerge dai dati dell’Ifel (la fondazione dell’Anci per la finanza locale) pubblicati ieri dal «Sole 24 Ore».
Nella graduatoria stilata dal quotidiano economico, Parma viene immediatamente dopo Imperia, che svetta in cima alla classifica con un incremento calcolato del 44%. Per trovare le altre città dell’Emilia Romagna occorre scendere di parecchio: a Rimini l’aumento calcolato è del 22%, a Piacenza del 15%, a Modena del 13%, a Bologna del 9%, a Ravenna del 7%, a Reggio Emilia del 6%, a Forlì del 3%, mentre a Ferrara è addirittura prevista una contrazione del 14%. I dati pubblicati dal «Sole» confermano di fatto una tendenza già anticipata qualche giorno fa da uno studio realizzato dal senatore del Pd Marco Stradiotto.
«I dati del “Sole” – dice il sin­daco Pietro Vignali – confermano ciò che sto dicendo da anni, anche in risposta alle contestazioni dell’opposizione, e cioè che era giusto da parte nostra non chiudersi in casa e non rinunciare a processi di miglioramento decisivi, cercando di guardare oltre la crisi e andando avanti investendo in progetti e servizi, secondo un approccio evolutivo e non conservativo, perché prima o poi il federalismo fiscale avrebbe compensato quel disavanzo che ci trasciniamo dal 2005 tra le nostre spese e le nostre entrate attuali, che non compensano la nostra qualità della vita. Con il federalismo fiscale tutto questo sarà più che compensato e lo studio lo dimostra».
I quasi 31 milioni di euro in più per la nostra città sarebbero una vera manna dal cielo per il Comune. «Questo consentirà di risolvere definitivamente il tema della spesa corrente e d’innalzare ulteriormente la qualità della vita nella nostra città», commenta l’assessore al Bilancio Gianluca Broglia.
Ma per quale motivo Parma sarebbe così beneficiata dall’entrata a regime del federalismo fiscale? Innanzitutto occorre considerare il meccanismo alla base del federalismo fiscale, che fa sì che le entrate fiscali derivanti dagli immobili vengano trasferite ai Comuni. Precisato questo, Broglia spiega perché la nostra città sarà avrà tutto da guadagnare dal nuovo sistema. «Innanzitutto – ricorda – perché abbiamo immobili di pregio con valori elevati e valori catastali elevati, e questo sarà importante per la nuova Imu (imposta municipale unica), che verrà calcolata proprio su questi valori ». Altri elementi che incidono sono gli affitti elevati e la bassa evasione sugli stessi, visto che la cedolare secca sugli affitti andrà ai Comuni.
Anche il volume di compravendite immobiliari, elevato nonostante la crisi, fa sì che l’Imu da noi inciderà di più rispetto alle città dove il mercato è stagnante. Di particolare importanza, per Broglia, è poi la nostra dipendenza relativamente bassa dai trasferimenti statali, «per cui quando questi verranno a cessare, dovremmo risentirne di meno rispetto a chi, come Napoli, oggi fa affidamento su trasferimenti erariali molto maggiori».
Stesso discorso per l’addizionale comunale Irpef: quando verrà eliminata, chi come Parma l’ha sempre tenuta bassa (0,4%) soffrirà meno rispetto a chi ha fatto affidamento su un’aliquota maggiore. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 03/01/2011

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03/01/2011
h.09.10

Sulla Gazzetta, Premio Sant’Ilario, conto alla rovescia: parte il toto-nomi”. “Raccoglie consensi Francesco Canali Fra i papabili Quintavalle e Gallo”.
Si legge: “Dieci giorni esatti e la città, come da tradizione, vivrà il suo giorno degli Oscar. A Sant’Ilario (il patrono di Parma viene festeggiato il 13 gennaio) saranno assegnati medaglie d’oro e atte­stati di benemerenza. Ancora presto, ovvio, per dare un carattere di ufficialità alle prime indiscrezioni. Ma già cominciano a circolare i possibili premiati.
Già da diversi giorni, tra i nomi più segnalati all’amministrazione comunale c’è quello di Francesco Canali, il podista afflitto da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) che spinto da quattro amici ha partecipato alla maratona di West Palm Beach. Affinché la città premi Francesco come esempio di coraggio e amore per la vita si stanno mobilitando in tanti: amici, associazioni (ad esempio quella degli alpini di Parma), enti, ma anche molti semplici cittadini. Su Facebook, il gruppo lanciato da Cesare Pastarini, sta raccogliendo decine e decine di adesioni.
Medaglie e attestati, come da tradizione, spazieranno in diversi campi: dall’imprenditoria alla cultura, dallo sport al volontariato. E in quest’ultimo campo a Parma lo meriterebbero in tanti, ma c’è un nome che circola in diversi ambienti: è quello di Luisa Flisi, una missionaria laica che da 38 anni opera a Goma (Congo), dove assiste soprattutto poveri e ammalati di Aids. Di recente è stata insignita della ventesima edizione del premio Cuore amico, una sorta di «Nobel missionario». Nel mondo dell’associazionismo circola poi il nome dell’Admo, l’associazione dei donatori di midollo osseo.
Per lo sport ci sono diversi papabili: in molti vedrebbero di buon occhio un premio assegnato alle società storiche che op­rano da tempo nel settore giovanile. Circolano i nomi, ad esempio, dell’Astra, dell’Orsa e dell’Us Carignano (quest’ultima è una realtà che opera nelle frazioni da circa sessant’anni). E poi, ovviamente, c’è chi vorrebbe assegnare un premio al Cariparma baseball, vincitore del decimo scudetto, o ai Panthers, che nel football americano si sono aggiudicati il loro primo titolo italiano. Nel campo della cultura, al momento, il nome più gettonato è quello dello storico dell’arte Carlo Arturo Quintavalle, mentre in quello della ricerca, tra i papabili, figura Alberto Broggi del dipartimento di Ingegneria dell’informazione, ideatore di un sofisticato sistema di guida automatica (la cosiddetta auto intelligente senza pilota). Poi c’è anche chi fa il nome del questore Gennaro Gallo, da poco in pensione, che oltretutto ha svolto a Parma parte della sua lunga carriera, ma anche dell’attuale ambasciatore dell’India R­berto Toscano: in Cile, durante il colpo di Stato del 1973, diede ospitalità a 280 persone nell’ambasciata e fece in modo che tutte potessero prendere il volo della salvezza per Roma.
Sempre sulla Gazzetta, sulle pagine di Salsomaggiore, “La città riparte con le partnership pubblico-privato”. “Ripubblicato il bando per affidare la gestione di Palasport e Palacongressi”.
Si legge: “Terme, Palazzo dei Congressi, golf e Teatro Nuovo: si riparte nel 2011 con importanti partnership pubblico-privato. Nelle prossime settimane ci saranno scadenze fondamentali per l’iter di privatizzazione delle Terme e la ricerca di un partner, e per l’affidamento del bando per la gestione di Palasport e Palacongressi.
Il bando per la gestione dei due contenitori infatti è stato di nuovo pubblicato nei giorni scorsi, dopo che a novembre l’unico soggetto infatti che si era presentato, una cordata di imprenditori locali, non era risultato idoneo. «Per quanto riguarda le Terme, venti manifestazioni di interesse pervenute lo scorso mese di novembre – ha detto il sindaco Mas­simo Tedeschi – hanno rappresentato un primo importante segnale ma sarà l’apertura delle buste contenenti le offerte vincolanti, che avverrà davanti al notaio il prossimo 21 gennaio, che costituirà un significativo termometro dell’attenzione che il mondo imprenditoriale locale e nazionale, pur in tempi di congiuntura economica non propriamente brillante, ci riserva».
«Il secondo importante ap­puntamento di questo primo mese del nuovo anno – aggiunge il sindaco – riguarda l’affidamento del Palazzo dei Congressi e del Palazzetto dello Sport, la cui scadenza è fissata il giorno 17. Il futuro gestore dei due importanti complessi è tenuto a dare sviluppo in particolare ai settori del turismo congressuale e sportivo ed all’attività del World Trade Center di cui siamo titolari per le province di Parma e Piacenza e la cui sede sarà ubicata proprio nel Palacongressi. I grandi numeri della associazione mondiale dei Wtc, oltre 750.000 aziende aderenti, costituiscono un grande motore di promozione turistica, termale e congressuale per la città».
Per quanto riguarda la collaborazione pubblico – privato, il sindaco Tedeschi ricorda poi «l’importanza dei nuovi partner acquisiti al circuito culturale e sportivo della città ‘Just in Time’ e ‘International Golf Holding’. Due imprese che la città apprez­za dimostrando di sostenere chi crede in Salso e vuole operare per il suo sviluppo». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/12/2010

SMA MODENA
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28/12/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta, si raccolgono pareri sulle telecamere in città: “Favorevoli e contrari alla proliferazione di «occhi elettronici»”.«Sono diventate troppe» «Ce ne vogliono di più» , dicono Giorgio Pagliari ( Pd): puntiamo su un’urbanistica vivibile e Andrea Zorandi, (Lega Nord): aiutano a catturare i colpevoli
Giorgio Pagliari, avvocato, professore di diritto urbanistico all’ateneo di Parma, capogruppo in consiglio comunale del Pd.
Da giurista, come vede il fenomeno della proliferazione di telecamere a Parma?
E’ un fenomeno crescente, può essere preoccupante se lede la privacy delle persone. Le telecamere in strada sono solo un ganglo di un meccanismo più vasto, che ci vede sempre più controllati negli spostamenti e nelle operazioni. E’ difficile stabilire il limite. Nel settore pubblico questi strumenti si usano per esigenze di tutela della sicurezza o della viabilità. Nel privato è diverso, c’è il rischio che la legge sulla riservatezza rimanga un ricordo, e si arrivi al controllo totale.
Sono utili, tutti questi occhi elettronici, a parer suo?
Come dimostrano le cronache, colme di fatti gravi anche in presenza di occhi elettronici, possono solo aiutare a trovare il colpevole.
Come giustifica questo fenomeno?
C’è una percezione d’insicurezza a livelli elevatissimi. E’ un fenomeno psicologico collettivo di paura, acuito dalla grande circolarità di informazioni. Non si scoprono oggi, purtroppo, stupri e violenze.
Come agisce in questo campo il diritto urbanistico?
Creando condizioni ambientali ottimali. Una città ordinata aiuta a creare una comunità ordinata. Situazioni vivibili, meno delinquenza. Ma, la questione è questa: molti quartieri sono spopolati, di giorno; anche in centro, senza negozi e con le donne al lavoro, non si trova nessuno.
Per esempio, quindi, una politica commerciale che favorisca il negozio di vicinato alla grande distribuzione periferica, rende le vie più vissute, quindi più vivibili. Il controllo sociale, un tempo fortissimo, si è sfilacciato.
Si spieghi meglio.
Quand’ero bambino, negli anni Sessanta, le parrocchie erano punti di riferimento frequentati da tutti. Comunità dentro la società, come le Arci. Mi sembra che questi punti di aggregazione, come altri minori, stiano perdendo potenzialità di coagulo. Per non parlare dell’usanza di stare in strada la sera, in estate. Nei nuovi quartieri, com’è successo al Montanara negli anni Ottanta, non si è pensato all’aggregazione, al controllo diffuso.
Andrea Zorandi, 52 anni, segretario cittadino della Lega Nord, medico di fa­miglia e nel 2007 candidato sindaco della Lega Nord.
Da militante di un partito con il tema della sicurezza fra le priorità, che idea si è fatto della videosorveglianza diffusa?
Le telecamere sono molto utili.
E’ impensabile fare tutto quello che fanno gli occhi elettronici, con mezzi solo umani. Possono funzionare da deterrente, se però si possono vedere le immagini in remoto, e cioè non solo in presa diretta, ma anche recuperando tutte quelle filmate in precedenza. E la rete dev’essere capillare.
Quindi, promuove?
Sì, e auspico che vengano istallate tutte le telecamere necessarie.
Qual è la ragione, secondo lei, del fenomeno?
E’ evidente: è aumentato il numero dei reati. Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine, la cittadinanza sente il bisogno di tutelarsi. E ricorre alla tecnologia. E’ comprensibile che si cer­chino di difendere le proprietà, le case, i negozi.
Come?
Chi ricorre alle telecamere, sa che probabilmente non eviterà i reati. Ma anche cercare i colpevoli è un’esigenza sentita e da tutelare.

E allargando il discorso alla società, come vede le cose?
E’ un momento critico per l’economia, c’è poco lavoro: e questo ha inciso sull’aumento della criminalità.
Così come l’abusivismo e la clandestinità. Se non lavori, prima o poi, per campare qualcosa bisogna inventarsi. E c’è chi pensa allo spaccio e al furto come vie per tirare la fine del mese. I reati, in percentuale, salgono così come gli immigrati che non hanno un lavoro. Quindi, per riassumere, la crisi economica ha creato insicurezza, e con questa, benvenute telecamere.
Corretto?
La crisi ha portato nuovi poveri. Le telecamere, certo, non sono un rimedio, ma una risposta. La soluzione sarebbe che tutti avessero un posto di lavoro, ma in questo periodo non si può. E comunque non nell’immediato. Se tutti avessero un lavoro, ci sarebbe benessere economico, e a nessuno salterebbe in mente di rubare per mangiare. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 27/12/2010

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27/12/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta, Federalismo fiscale, le stime del Pd: a Parma +105%”. Il nuovo meccanismo porterebbe 50 milioni in più nelle casse del Comune.
Si legge: “Se la proiezione sarà confermata le cassa del Comune di Parma sono destinate a rimpinguarsi ben oltre le previsioni più ottimistiche: a partire dal 2011 circa 97,5 milioni di euro, ben 50 milioni in più del totale dei trasferimenti statali del 2010 (pari a 47,5 milioni di oggi). Sarebbe l’effetto del federalismo municipale (il relativo decreto legislativo 292 è al vaglio del Senato) e la stima è stata calcolata per tutti i capoluoghi italiani dal senatore del Partito democratico, Marco Stradiotto. L’incremento di Parma deriverebbe dal fatto che in città esistono molti immobili di pregio con affitti elevati che determinerebbero una cedolare secca molto alta.
La ricerca mette in luce due Italie: una che sarebbe fortemente penalizzata dal decreto, quelle delle città del Sud (Sardegna esclusa), e quella avvantaggiata del Nord. Se L’Aquila, Napoli e Messina perderanno il 60% delle attuali entrate, Olbia avrebbe un incremento del 180%, Imperia del 122%, Parma del 105%, Rimini del 74% e Milano del 34%. Dei Comuni presi in esame, secondo il senatore del Pd, 52 otterrebbero benefici mentre 40 ne verrebbero penalizzati.
«Al momento va detto che il testo non è ancora stato approvato – commenta l’assessore comunale al Bilancio Gianluca Broglia – Naturalmente non possiamo che auspicare che questi dati vengano confermati, anche se dobbiamo essere prudenti perchè non siamo in grado di capire come la ricerca sia stata condotta. Inoltre va anche detto che questo studio non considera il fondo perequativo previsto per i prossimi cinque anni: intendo dire che, anche se questi dati venissero confermati, bisogna capire l’effetto che avrebbe su Parma il meccanismo di perequazione che verrebbe applicato».
Dal 2011, se il decreto sarà a­provato così come è stato depositato nella commissione bicamerale federalismo – e sul quale il parlamentare democratico ha effettuato la sua stima – al posto dei trasferimenti statali, i comuni tratterranno i gettiti dell’imposta di registro e di bollo, dell’imposta ipotecaria e catastale, dei tributi catastali speciali, dall­’Irpef relativa ai redditi fondiari e della cedolare secca sugli affitti.
«A Parma ci sono molti immobili di pregio con affitti molto elevati – conferma Broglia – e quindi l’applicazione della cedolare secca porterà ci vantaggi, tanto che gli introiti potrebbero superare gli attuali trasferimenti statali. Naturalmente sul calcolo preciso dei dati bisogna essere prudenti, aspettare prima di tutto che il decreto venga approvato e soprattutto conoscere il calcolo perequativo. Ad oggi ci limitiamo a dire che questi dati ci fanno piacere e ad auspicare che vengano confermati». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 24/12/2010

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24/12/2010
h.10.20

Dalla Gazzetta, “Il governo «blinda» gli oneri Spesa corrente da ridurre”. “Nel 2011 con gli importi da urbanizzazioni si potranno fare solo investimenti”.
“La certezza è arrivata soltanto ieri mattina, dopo che fin da mercoledì pomeriggio le voci si erano rincorse: nel decreto legge “Milleproroghe” varato dal Governo manca, a sorpresa, la proroga più importante per molti comuni d’Italia. Si tratta di quella che consente (ma è in scadenza il prossimo 31 dicembre) di mettere a bilancio fra le spese correnti degli enti locali una quota fino al 75% delle entrate derivanti da oneri di urbanizzazione.
La sorpresa, amara, arriva a pochi giorni dall’approvazione del bilancio preventivo per il 2011, che era stato definito dallo stesso sindaco Pietro Vignali come «di rigore e di coerenza, ma anche al buio». E proprio l’inatteso «colpo di mano» del Governo rischia di costringere il Comune a rimettere di fatto mano al bilancio per una variazione sostanziale già entro la metà di febbraio, data entro la quale si saprà se la proroga sugli oneri di urbanizzazione (in vigore fin dagli anni Ottanta) rientrerà «dalla finestra » al momento dell’approvazione del decreto in Parlamento oppure no. Di fatto il Comune non avrà nessun «buco» nelle entrate, perché gli 11 milioni di oneri urbanistici entreranno comunque nelle sue casse. Il problema è che potranno essere utilizzati solo per investimenti e non per le spese di «funzionamento» della macchina comunale. E dunque per il Comune sarebbe necessario trovare un’alternativa a questi 11 milioni sul fronte della spesa corrente, oppure «tagliare» una parte di questa spesa. Una situazione in cui rischiano di trovarsi anche buona parte dei comuni italiani, visto che oltre il 50% di loro ha sfruttato questa possibilità.
L’assessore al Bilancio Gianluca Broglia, sulla questione, si dice d’accordo con il sindaco di Torino e presidente dell’Anci Sergio Chiamparino che ha affermato che «a essere penalizzati da questa decisione soprattutto i Comuni che hanno fatto e sono ancora in grado di fare qualcosa. Così non saranno neanche in grado di chiudere i bilanci». «Questa valutazione di Chiamparino – dice Broglia – mi trova d’accordo anche se sono a conoscenza di molte pressioni da parte dei vari comuni che invitano ad una modifica del decreto. Modifiche che, dalle informazioni che ho, sembrano essere già arrivate sui tavoli della politica romana. Mi auguro ora che in sede di conversione in legge del pacchetto, il Parlamento sappia integrare le norme relative agli oneri di urbanizzazione, una norma storica e contemplata da oltre vent’anni. Il nostro comune quest’anno si è sforzato di normalizzare questa voce rendendola più simile a quella di altri comuni che, come il nostro, si trovano a sostenere alti servizi alla persona, più alti di quanto la ricchezza pro­dotta riesca a garantire. Ovvio – conclude Broglia – che a questo grandissimo sforzo se ne aggiungerà un altro altrettanto importante di tagli alla spesa, nel caso venga modificato il decreto e gli oneri non possano sostenere la spesa corrente. E per questo non posso nascondere una certa preoccupazione, anche perché si tratta di un fulmine a ciel sereno che penalizza la nostra programmazione di bilancio senza concreti benefici per lo Stato. In ogni caso, dopo le vacanze natalizie terremo sotto controllo la situazione per capire cosa si dovrà fare».
Con una propria nota il gruppo consiliare del Pd (che aveva duramente contestato le scelte del bilancio preventivo) interviene sulla vicenda: «Ed ora? Si è voluto approvare il bilancio in tempi brucianti, – scrive il Pd – addirittura dando per approvati previsioni che legge non erano: gli effetti “positivi” di queste scelte non hanno tardato a farsi sentire! La proroga della previsione sull’utilizzabilità (parziale) dei proventi derivanti dagli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente non è prevista dal “Milleproroghe”, cosicché il bilancio preventivo 2011 del Comune ha, già, un buco di circa 11 milioni. Complimenti! E’ questo il bilancio di serietà e rigore? Chiediamo – conclude il Pd – che la questione venga affrontata nella prima seduta consiliare di gennaio 2011».
Sempre sulla Gazzetta, Tep: «inevitabile» il rincaro dei biglietti dal prossimo anno”. Il presidente Tirelli: «Nel 2011 arriveranno meno risorse all’azienda». Il rincaro dei biglietti Tep, dal prossimo anno, è «inevitabile». Lo dicono Davide Mora, assessore del Comune di Parma e Andrea Fellini, suo collega in Provincia nel corso della cerimonia, svoltasi ieri, per la premiazione dei dipendenti con 25 anni di servizio.
Le cifre non sono ancora state fissate, ma si parla di un più 20% sul prezzo del singolo biglietto: per salire sull’autobus in città si dovrà pagare non più solo un euro, ma un euro e venti centesimi.
«Le tariffe sono ferme dal 2005, dobbiamo fronteggiare la diminuzione di risorse statali per i trasporti» – spiegano i due assessori nella sala Righi di via Po.
«Nel 2011 i soldi che arriveranno a Tep saranno di meno rispetto al 2010 – dice il presidente, Antonio Tirelli -. Ancora oggi non sappiamo come sarà il budget del prossimo anno, se ci sarà un taglio alle risorse statali del 7% la risposta sarà la razionalizzazione delle corse. Stiamo lavorando per trovare soluzioni logiche e condivise, meno traumatiche, soprattutto per il personale ». I tagli ai chilometri percorsi dai bus, l’aumento dei biglietto e la riorganizzazione aziendale ­precisa il presidente – non sono legati alla vicenda della banca Mb.
Il fatto però che 7,5 milioni di euro, versati dall’azienda nell’istituto di credito siano ancora «congelati» «crea qualche problema – dichiara Tirelli, che dal 22 ottobre è succeduto all’ex presidente, Tiziano Mauro -. Oggi come oggi dobbiamo attendere la fine dell’amministrazione straordinaria, di Banca d’Italia su Banca Mb, per avere notizie certe. Faremo di tutto per recuperare i soldi, fino all’ultimo centesimo».
L’amministrazione straordinaria si concluderà l’8 gennaio, ma potrà essere prorogata per altri due mesi.
«La Tep è una società importante, di eccellenza – sottolinea Antonio Tirelli -. Ne ho avuto conferma in questi mesi. Voglio essere presidente di tutta la Tep. Ora serve uno sforzo corale, non solamente degli autisti, ma di tutti i dipendenti e dei dirigenti ».
Nella sala Righi, per l’annuale incontro di auguri, ai lavoratori sono arrivate le rassicurazioni dei dirigenti e dei politici.
«L’atteggiamento dell’amministrazione comunale di Parma è orientato alla salvaguardia del personale e dell’occupazione» ­ha detto Davide Mora, accolto da un applauso.
«La Provincia ha già pronto un patto di tutela dei lavoratori, che esclude esuberi e salvaguarda l’occupazione. Lo abbiamo già proposto al Comune» – ha aggiunto Fellini, accolto da un altro applauso.
«E’ un messaggio positivo ­commentano i sindacalisti della Fit Cisl e Filt Cgil, presenti in sala – ora attendiamo la convocazione del tavolo per passare dalle parole ai fatti».
«Ha ragione il presidente Tirelli: la vicenda Banca Mb non c’entra con la razionalizzazione, che doveva essere fatta comunque – aggiunge Michele Franco, della Cisl -. Se però c’erano i 7 milioni di euro a disposizione di Tep, avevamo più garanzie, si potevano fare ad esempio dei prepensionamenti, per limitare i rischi dei tagli». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 23/12/2010

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23/12/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta, “Termovalorizzatore, il Tar «boccia» il Wwf”. “I giudici amministrativi danno il via libera all’impianto”. Si legge: “L’iter per la realizzazione del termovalorizzatore andrà avanti. Il Tar ha respinto, con sentenza sul merito, il ricorso presentato dal Wwf, l’associazione che chiedeva la sospensiva della delibera del 15 ottobre 2008, firmata dalla giunta provinciale, sulla valutazione d’impatto ambientale del progetto.
Già nel luglio del 2009 il Tar aveva respinto la richiesta di sospensiva. Gli ambientalisti contestavano alla Provincia una «tardiva deliberazione della valutazione di impatto ambientale » e una «lesione del principio del giusto procedimento, per essere stato il progetto (del Pai, il Polo ambientale integrato comprensivo di un inceneritore ndr) presentato (…) nella sua versione definitiva solo cinque giorni prima dell’approvazione da parte della Conferenza di servizi, così impedendo un’effettiva partecipazione ai vari soggetti interessati ».
Altra doglianza era imperniata sulla presunta insufficienza delle misure preordinate al contenimento dell’inquinamento atmosferico, ad avviso della ricorrente destinato ad incrementarsi in modo significativo per effetto delle emissioni derivanti dal nuovo impianto, disattendendo in tal modo disattese le prescrizioni del «piano provinciale di tutela e risanamento della qualità dell’aria». «Trattandosi, tuttavia, di questione legata non all’esistenza in sé degli strumenti di intervento previsti, ma all’adeguatezza degli stessi rispetto all’obiettivo della protezione della qualità dell’aria nella zona interessata dalla localizzazione dell’impianto da installare – si legge nella sentenza – il Collegio è dell’avviso che, in assenza di macroscopiche incongruenze, il sindacato giurisdizionale invocato si risolverebbe in una inammissibile verifica del merito delle scelte operate da organi dotati di potere tecnico-discrezionale, tanto più che, per la molteplicità delle misure mitigatrici e delle opere di compensazione nella circostanza previste e per la varietà delle condizioni ambientali e delle esigenze territoriali da prendere in considerazione, non risulta neppure possibile avvalersi di accertamenti meramente tecnici».
Quanto alla denunciata carenza del parere comunale in merito all’«autorizzazione integrata ambientale» e in ordine alla compatibilità ambientale del progetto, «occorre considerare che in sede di Conferenza di servizi risulta espresso il parere favorevole del Comune di Parma ». Quanto, ancora, all’addotto sovradimensionamento dell’impianto, il Tar ritiene che «in assenza di parametri certi (non mere previsioni) circa l’entità dei rifiuti da trattare e in difetto di macroscopiche incongruenze nelle scelte operate, la censura investa profili di merito dell’azione amministrativa, estranei come tali al sindacato esercitato dal giudice amministrativo in sede di giurisdizione generale di legittimità».
In merito alla denunciata assenza di una specifica analisi dei rischi di contaminazione delle produzioni agrozootecniche in conseguenza delle emissioni inquinanti dell’impianto – anche in ragione della necessità di escludere la localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti nelle zone interessate da produzioni agricole di partico­lare qualità e tipicità – il Tar osserva «come la ricorrente valuti inadeguato lo “studio” in proposito redatto dal C.R.P.A. di Reggio Emilia, che si sarebbe limitato a descrivere lo stato attuale delle aree circostanti e di talune matrici alimentari ivi esaminate, senza effettuare alcuna reale stima degli effetti inquinanti dell’impianto e senza quindi consentire un adeguato apprezzamento della compatibilità dell’impianto stesso con le produzioni agricole della zona. Sennonché, nel proporre una simile questione, la ricorrente richiede al giudice un inammissibile sindacato di tipo tecnico-valutativo su di uno studio che non risponderebbe alle esigenze che lo ave­vano giustificato, e soprattutto non tiene conto delle circostanza che le relative prescrizioni ri­guardano la fase pianificatoria anteriore, mentre – come è pa­cifico tra le parti – il “piano provinciale per la gestione dei rifiuti” non recava preclusioni alla localizzazione di che trattasi (con rinvio delle ulteriori veri­fiche alla fase attuativa), pur dovendo naturalmente la procedura di Via introdurre ogni misura utile alla salvaguardia del comparto agricolo».
Quanto, poi, alla contestata lesione del principio del «giusto procedimento» – per essersi provveduto alla rielaborazione del progetto in prossimità della determinazione conclusiva della Conferenza di servizi ed essersi in tal modo impedita un’effettiva partecipazione degli interessati secondo il modulo procedimentale disegnato dalla leg­ge regionale del 1999 – il Tar osserva che «l’integrazione della documentazione e degli elaborati progettuali è ipotesi espressamente regolata dall’art. 13 del­la legge reg. n. 9 del 1999, senza che sia tuttavia prevista una nuova fase di pubblicità degli atti e di presentazione di osservazioni da sottoporre al vaglio della competente autorità amministrativa». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 22/12/2010

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22/12/2010
h.08.30

Sulla Gazzetta, «Il Wcc? Intervento invasivo Il servizio non migliorerà». L’opposizione: isolare 400 anziani in un unico posto contrasta con la storia della città.
Si legge: “Le opposizioni di Parma non hanno dubbi: la proposta del Welfare Community Center avanzata dall’amministrazione comunale, così com’è, non va bene. E la si combatterà fino in fondo, arrivando a proporre un referendum, se necessario. Durante il convegno «Uniamo le idee per costruire il nuovo welfare», organizzato dai tre gruppi d’opposizione del consiglio comunale (oltre al Partito Democratico, Rifondazione Comunista e Altra Politica – Altri Valori), che si è svolto ieri pomeriggio all’Hotel Stendhal, il coro di no si è alzato unanime e, per una volta, senza stonature. Un’iniziativa congiunta che è partita da un comune punto di partenza: la ferma convinzione che il Wcc sia inaccettabile.
«Vogliamo che la città sappia perché riteniamo erroneo il progetto e che conosca le nostre proposte alternative» spiega il capogruppo del Pd Pagliari, introducendo le tematiche dell’in ­contro. Oltre al metodo con cui l’amministrazione ha portato avanti il progetto «in consiglio comunale non ci si è mai confrontati sul Wcc» puntualizza Maria Teresa Guarnieri di Altra Politica -Altri Valori, le opposizioni contestano il merito: «Isolare oltre 400 anziani in un unico posto con­trasta nettamente con la storia e l’esperienza di questa città – dichiara Marco Ablondi, di Rifondazione Comunista -: la territorialità va tenuta presente. Quello che contestiamo è un intervento invasivo, che non risponde ai bisogni della nostra popolazione, una popolazione che sarà sempre più anziana, e che dovrà contrastare un sempre maggiore impoverimento. Qui si vuole solo espropriare per cementificare».
Quello che spaventa è il rischio di «ghettizzazione» degli anziani, a scapito della domiciliarità e delle logiche di prossimità. C’è poi chi mette in dubbio che i 36 milioni necessari per realizzare il progetto, nel passaggio da Stt a Parma Infrastrutture, siano solo un miraggio, e chi si domanda come possa migliorare la qualità del servizio agli anziani affidando l’intero «universo» delle case protette a un unico gestore, che ne avrebbe così il monopolio.
«Bisogna fermarsi per pensare a dei progetti che guardino al futuro – spiega la Guarnieri -, perché nel Wcc di innovazione non ce n’è. Apriamo un tavolo di confronto». Andare oltre le logiche di schieramento, quindi, per dare alla città una risposta adeguata. E la sua alternativa, il Pd, ce l’ha già pronta: sette diverse strutture distribuite nei quartieri (recuperando parte di Villa Parma, ristrutturando il Romanini, mantenendo le strutture del San Leonardo e del Lubiana e realizzando tre nuove strutture nel San Pancrazio, Mon­tanara e Cittadella).
Queste case protette sarebbero gestite da soggetti «in concorrenza » tra loro e garantirebbero an­che un risparmio economico: «Si verrebbe a spendere 35 milioni di euro – spiega Danilo Amadei del Pd, illustrando il progetto di Welfare comunitario degli anziani nei quartieri -, dai quali, però, andrebbero tolti i 21 milioni e 500 mila euro ricavati dalla vendita di alcune parti delle strutture attualmente in uso».
Anche l’opposizione in Provincia va all’attacco: “Tutti gli sprechi di Bernazzoli. Dal “terzo polo” alle poltrone”. Spese eccessive: il rapporto dell’opposizione. “Sono quattro anni che si parla del terzo polo della Provincia, ma ancora nel piano delle opere pubbliche non compare nulla. Lo abbiamo solo nel 2012, vorremmo a questo punto sapere se davvero si farà e quando”. L’attacco del gruppo consiliare del Popolo delle Libertà nella massima assemblea provinciale sul Bilancio di previsione 2010 e sul Piano triennale delle opere pubbliche è netto e senza esitazioni, anche perché contiene il progetto di un’opera finita su quello che sembra essere un binario morto.
Oltretutto, per il progetto di quell’opera venne fatto un concorso di idee. Spesa totale tra premi, gettoni di presenza della giuria e organizzazione: 150mila euro. Di soldi pubblici ovviamente. Non proprio bruscolini in tempi di ristrettezze economiche e tagli necessari.
E non è l’unica accusa mossa dai pidiellini nel corso della conferenza stampa che ha preceduto la seduta della massima assemblea che ha visto l’approvazione del bilancio dell’ente di Piazzale della Pace per il 2011. La minoranza se la prende anche con la decisione di designare due nuovi assessori, Agostino Maggiali e Francesco Castria. “Se non c’erano i soldi per farli a giugno – riflette Massimo Nonnis Marzano – com’è possibile che gli stessi fondi fossero invece disponibili in autunno? Hanno perso l’occasione per ridurre le spese, mettendo in atto un’operazione il cui unico scopo è quello di soddisfare l’appetito di poltrone di alcune correnti interne al Partito Democratico e dei partiti che sostengono la giunta”.
Infine, dito puntato su quella che definiscono assenza di progettazione. “Si fanno opere a macchia di leopardo senza un progetto organico – afferma il capogruppo Gianluca Armellini – l’unica discriminante sono le simpatie politiche delle amministrazioni comunali. Non si tengono in alcun conto le reali esigenze del territorio, che non viene coinvolto nemmeno sul tema della sicurezza. Lo dimostra il nuovo polo scolastico dedicato all’agroalimentare: si spendono cinque milioni di euro e lo si fa a San Pancrazio, quando lo si sarebbe potuto fare tra Collecchio e Medesano valorizzando un territorio e potendo anche usufruire di fondi europei”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 21/12/2010

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21/12/2010
h.09.50

Sulla Gazzetta, “Diritto alla casa e nuove povertà Le sfide del Comune”. “Casadesso, ParmAbitare, Social Housing: l’assessore Pellacini fa il bilancio dei progetti”.
Si legge: “Il Comune tira le somme sulle politiche abitative messe in campo finora e guarda ai progetti futuri. La seduta della Consulta comunale della casa, che si è tenuta ieri in Municipio, è stata l’occasione per fare il punto sui diversi programmi legati alla casa del nostro territorio. «Nell’ultimo anno e mezzo sono stati avviati numerosi progetti – specifica l’assessore alle Politiche abi­tative, Giuseppe Pellacini -, tutti frutto di un’intensa fase di concertazione che non è mai venuta meno. “Di carne al fuoco” ce n’è parecchia, perché mai, come in questo momento di crisi, la casa è fondamentale». La famiglia vede proprio nell’abitazione una sicurezza necessaria al suo sviluppo, e le due «braccia operative » del Comune, ParmAbitare per quanto riguarda gli alloggi definitivi e Casadesso per le abitazioni in dotazione tempora­nea, hanno lavorato al fine di garantire «tranquillità» al più ampio numero di famiglie possibile.
«Il progetto di Edilizia Residenziale Pubblica propone alloggi che hanno una media di canone di circa 120 euro mensili – spiega l’assessore -. Nell’ultimo periodo abbiamo voluto incrementare il numero delle abitazioni del patrimonio del Comune, costituito da 4 mila case, coinvolgendo il nostro ente gestore, Acer, che si è impegnato, entro il 2012, a mettere a disposizione altri 154 alloggi». Poi c’è la rimodulazione dei 127 alloggi che comportano un investimento del Comune di 11 milioni di euro, per realizzare case che rispondano meglio alle esigenze delle famiglie (in poche parole qualche abitazione in meno, ma più spaziose), e il Parma Social Housing: «Entro il 2012 metteremo a disposizione 852 nuovi alloggi – continua Pellacini ­. Una parte venduti a prezzo convenzionato, una parte con riscatto all’ottavo anno e una parte a canone di locazione contenuto. Non sarà semplice, ma ce la faremo ».
Tra le nuove iniziative che il Comune metterà in campo, poi, c’è il progetto «Una casa per ricominciare »: per dare risposta alle «nuove forme di povertà», in particolare a nuclei e persone la cui situazione emergenziale è legata a una separazione, alla perdita del lavoro o all’assenza di reti familiari. Il progetto punta a mettere a disposizione del settore Welfare una trentina di alloggi di Casadesso.
Per rispondere all’emergenza freddo, il Comune ha voluto realizzare 24 unità abitative da mettere a disposizione dei senza tetto, mentre per gli universitari, con l’anno nuovo, sarà rilanciato il progetto «Affitti garantiti per studenti».
Da marzo, inoltre, gestire tutte le informazioni legate al «mondo casa», sarà più semplice: «Realizzeremo al Duc un “Punto Casa”, per ottenere tutte le informazioni relative agli alloggi in un unico spazio – conclude l’assessore -, e daremo vita al “Centro Servizi per l’abitare”, un unico portale internet di riferimento per i cittadini, che funga da tramite tra chi cerca casa e chi vende o affitta».
Sempre sulla Gazzetta, “Non solo multe e trasparenza: nuovo corso per le Terre verdiane”. Il comandante della Polizia municipale Soranno: «Valori e impegno comune». “Spirito di squadra e logica di rete. E’ stato questo il messaggio uscito dal bilancio dell’Unione Terre verdiane, nel segno della positività e della continuità.
Rispetto per il lavoro del Corpo Unico di Polizia municipale che per troppo tempo è stato associato alle «multe» e che oggi vede invece un nuovo comandante alla guida della Polizia municipale, il commissario capo Luciano Soranno «pronto a tenere alta l’attenzione su valori, impegno comune, trasparenza». Altrettanto rispetto per tutti gli altri servizi che Utv garantisce ai cittadini.
Questi alcuni concetti chiave emersi – di fronte ad una platea di agenti in divisa – accanto ai dipendenti e ai collaboratori dell’Unione Terre verdiane nel ridotto del teatro Magnani. Idee programmatiche espresse da al­cuni amministratori, sindaci e rappresentanti del Consiglio Utv, dopo il discorso ufficiale tenuto dal presidente Utv Giorgio Quarantelli.
Non è stato un anno facile ha spiegato il comandante di Pm, Luciano Soranno, però il bilancio è positivo: il Corpo Unico dell’Unione Terre verdiane ha lavorato bene, con professionalità, In questo anno, non facile, per tutti voi, per l’Unione». onestà e senso del dovere. Nelle nuove vesti di comandante ho potuto conoscere meglio neces­sità e aspettative non solo del territorio, ma anche degli agenti».
«Ho accettato il ruolo di vicepresidente di Unione Terre verdiane – ha spiegato il sindaco Mario Cantini – accanto ad un presidente accorto e capace quale è Giorgio Quarantelli, con uno spirito di impegno e servizio ver­so il territorio. Penso che Unione Terre verdiane possa e debba acquisire un’immagine diversa nella mente dei cittadini perché non è e non è mai stato un ente che fa solo multe. Sono tante e valide le iniziative in corso. I cittadini de­vono sapere che Utv ha una nuova identità, con una convergenza a trecentosessanta gradi da parte degli enti che la formano. Oggi Utv ha una nuova sede a Fidenza in via Gramsci: è stata una scelta voluta e condivisa».
Sono anche intervenuti Massimiliano Grassi, assessore Utv e sindaco di Fontevivo, Maria Grazia Guareschi, assessore Utv e sindaco di Fontanellato, Salvatore Iaconi Farina, assessore Utv e sindaco di Soragna, Raffaella Pini e Maria Alessandra Toscani, presidente e vicepresidente del Consiglio Utv. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 20/12/2010

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20/12/2010
h.10.20

Sulle pagine di Salsomaggiore della Gazzetta: «Turismo: Basta con Miss Italia, meglio micro-stagioni tematiche» il progetto civico promosso da Matteo Orlandi si è presentato ai cittadini.
Si legge: “Prime manovre in vista delle elezioni amministrative dell’anno che arriva: la macchina della politica comincia a scaldare i motori. Si è svolto all’hotel Suisse il primo incontro di «Cambiare Salsomaggiore», il progetto civico promosso da Matteo Orlandi. Positiva la partecipazione dei salsesi, che hanno stimolato un dibattito interessante sui temi del futuro della città.
Presenti molti operatori economici, commercianti, albergatori, artigiani, insegnanti, studenti, a rappresentare una composizione eterogenea del tessuto sociale.
L’incontro è stato aperto da Orlandi, che ha illustrato i principi alla base di «Cambiare Salsomaggiore »: onestà, coraggio nell’intraprendere scelte importanti, innovazione, trasparenza, partecipazione. Sono state evidenziati i punti principali della bozza programmatica, alla cui stesura hanno contribuito molti cittadini.
«Si tratta di una serie di proposte aperte – ha sottolineato Or­landi – e devono ancora essere inseriti molti temi. La base è stata realizzata ma ogni giorno arrivano nuove idee che vengono integrate nel documento, a disposizione di tutti i cittadini (sca­ricabile dal sito www.cambiare­salsomaggiore. it). In questa fase, fino a gennaio, lavoreremo ancora sui programmi e in seguito inizieremo il confronto con i portatori di interesse della città, per illustrare le idee e discuterne».
Molti gli interventi dei partecipanti.
A farla da padrone è stata l’economia, con l’analisi della si­tuazione degli ultimi anni e le possibili soluzioni per nuove forme di turismo: importante il tema delle microstagioni temati­che (città dei bambini, grandi eventi, sport e riabilitazione, cultura e gastronomia, musica e teatro) per connotare diverse offerte durante l’anno.
Molti i cittadini concordi sulla necessità di avere una maggiore formazione per gli operatori economici del territorio, in modo da saper cogliere le opportunità europee e offrire servizi di alto livello.
Si è discusso anche di strutture come il Tommasini, che viene individuato come possibile sede dell’Alberghiero, e delle Terme, con tutte le problematiche connesse la necessità di rivedere e migliorare (oltre che riprezzare) l’offerta dei centri benessere.
Il discorso si è allargato anche ad aspetti come la sicurezza, l’integrazione, la vivibilità, la necessità di avere un’offerta di eventi lungo tutto l’arco della settimana, l’importanza di incentivare l’apertura serale dei negozi e la necessità di abbandonare Miss Italia per riuscire ad organizzare una serie di eventi alternativi di grande rilievo (da affidare ad una nuova agenzia per il turismo e il marketing).
«Sono soddisfatto dell’incontro – ha dichiarato Orlandi – anche se in assemblee pubbliche si rischia spesso di perdere di vista l’obiettivo programmatico, che deve invece essere il punto di partenza. Sarà importante essere più ‘operativi’ negli appuntamenti successivi. Sono uscite proposte, critiche, osservazioni, stimoli: ora è il tempo di costruire il progetto definitivo e ci metteremo al lavoro per sintetizzare le proposte in un programma concreto, realizzabile, innovati­vo e in grado di cambiare Salsomaggiore». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 17/12/2010

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17/12/2010
h.11.20

Su Polis, Banca Monte tesoriere in Provincia, ma l’Ente non organizza la gara”. “La Giunta riconosce che la giurisprudenza esclude il semplice rinnovo del servizio, ma il Consiglio “per eccesso di lavoro” non può deliberare. Possibile il ricorso da parte di altri Istituti di credito?”.
Si legge: “Comune e Provincia di Parma sono alle prese con la grossa rogna della riconferma di Banca Monte al servizio Tesoreria. Il contratto che lega l’Istituto di credito cittadino ai due Enti è in scadenza e l’opzione più scontata – quella del rinnovo, così come contemplato dal contratto medesimo e dalla legge (almeno fino al 2004) – è materia di un complicato contendere tra giureconsulti in tutt’Italia.
Tuttavia, se il Municipio ducale sta valutando in questi giorni il da farsi – indiscrezioni parlano della volontà, anche in questo caso, di riconfermare Banca Monte – , la Giunta provinciale ha già votato, il 9 dicembre scorso, “la proroga dell’affidamento del servizio tesoreria a Banca Monte”. Un passo non privo di una certa dose di rischio: come recita la delibera numero 776, infatti, “nella dottrina e nella giurisprudenza nazionale si sta affermando il principio che non si può procedere al rinnovo del servizio di tesoreria, anche se previsto contrattualmente, dovendosi esperire le procedure di evidenza pubblica previste dal decreto legislativo 163 del 2006”.
Questo in ossequio al divieto di rinnovo dei contratti pubblici conseguente all’entrata in vigore della legge comunitaria nel 2004.
In sostanza, un Istituto concorrente di Banca Monte potrebbe adire le vie legali per ottenere l’indizione di una gara per l’affidamento del servizio di tesoreria. Tanto è vero che “anche in una logica prudenziale” la giurisprudenza recente “preclude la facoltà dell’Amministrazione provinciale di avvalersi della clausola di rinnovo prevista dalla convenzione di tesoreria attualmente vigente”.
Prima di tutto: se i limiti giuridici sono così chiari al punto da inserirli in delibera, perché mai la Provincia è andata avanti? E che escamotage ha trovato per farlo? La risposta a questo quesito è l’utilizzo della “proroga dei contratti di appalto degli enti pubblici, consistente in un mero slittamento nel tempo (anche se non si precisa di quanto, ndr) della scadenza del contratto, mantenendo invariate le sue clausole”.
Sulle ragioni che hanno impedito una nuova gara, la Provincia parla di “oggettivi fattori”, il primo dei quali è il super lavoro del Consiglio – cui compete il voto sul testo della convenzione da mettere a bando –, intasato “dal sovrapporsi a fine anno della programmazione finanziaria per il 2011, dell’assestamento del 2010 e di altre scadenza”. Ok, ma è anche vero che quando il servizio di tesoreria venne vinto 5 anni fa da Banca Monte, si era prevista una sua fine per il 31 dicembre 2010, con possibilità di una riconferma. Il tempo per programmare le sedute le Consiglio non è mancato, questo no.
Poi, l’Ente mette sul tavolo ragioni di convenienza nel continuare il rapporto con Banca Monte. Ad esempio, “la particolare natura del servizio suggerisce di non cambiare il tesoriere in corso d’esercizio finanziario, in quanto ciò comporterebbe notevoli costi e disagi”. Per non dire che “l’attuale contratto con Banca Monte prevede condizioni vantaggiose per l’Ente”, non ultimo un “contributo di sponsorizzazione” e l’accesso al finanziamento con formule migliori “rispetto a quelle della Cassa depositi e prestiti”.
Tutti argomenti di peso, certo, tanto più evidenti in un periodo di vacche magre come questo. Ma la famosa giurisprudenza citata in delibera ha dei nomi e dei cognomi di rango. Il Tar della Basilicata (sentenza 767/2009) ha imposto “il divieto per le amministrazioni di procedere al rinnovo dei contratti di appalto scaduti”. C’è, poi, il Consiglio di Stato (sentenza 3.391/2008), che stabilisce che “in tema di rinnovo o proroga dei contratti pubblici di appalto non vi è alcuno spazio per l’autonomia contrattuale delle parti, ma vige il principio che (…) una volta scaduto il contratto, (l’Amministrazione, ndr) deve, qualora abbia ancora la necessità di avvalersi dello stesso tipo di prestazioni, effettuare una nuova gara”.
Esattamente la stessa cosa sostenuta dal Tar di Lecce con sentenza 1.999/2009. Ancora: il rischio del ricorso ai giudici da parte di una Banca penalizzata dal rinnovo (senza gara) del servizio di tesoreria è evidenziato sempre dal Consiglio di Stato: “(…) quando un’impresa del settore lamenta che alla scadenza di un contratto non si è effettuata una gara, fa valere il suo interesse legittimo al rispetto delle norme dettate in materia di scelta del contraente”.
Questo dicono i giudici. La Provincia ha varcato lo stesso il suo Rubicone. Ora vedremo che farà il Comune capoluogo”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 16/12/2010

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16/12/2010
h.10.55

“Infiltrazioni della criminalità: Parma si salva”. “Indagine dell’Unione parmense degli industriali e della questura: 3 i tentativi di estorsione”.
Si legge sulla Gazzetta, “Dati rassicuranti sulle eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto produttivo (solo 3 tentativi di estorsione effettuati su 313 aziende interpellate), ma allo stesso tempo la richiesta di maggior sicurezza sul fronte della delinquenza comune, in particolare per far fronte a furti e rapine. Sono questi, in estrema sintesi, i due elementi più importanti emersi dal questionario sulla sicurezza del­le imprese elaborato dalla Questura e dall’Unione parmense degli industriali distribuito nel mese di novembre alle imprese associate e i cui risultati sono stati resi noti ieri durante una conferenza stampa a Palazzo Rangoni, sede della Prefettura.
Sono 313 le aziende iscritte all’Upi, su un totale di circa un migliaio a cui era stato inviato, che hanno risposto al questionario (compilato in forma anonima), costituendo così un campione più che attendibile. Il 43% hanno sede in città e il 57% in provincia, mentre il settore manufatturiero è quello che ha risposto di più, con il 51% dei questionari, mentre il 34% è arrivato dalle imprese di servizi e il 15% dalle imprese edili. Divise esattamente, invece, le risposte fra le aziende con più o meno di 15 dipendenti. Nel dettaglio, è emerso che il 58% delle imprese parmensi sono dotate di misure di sicurezza passive (allarme interno, videosorveglianza, teleallarme e così via), ma la percentuale sale all’83% fra le aziende produttive con sede in città, mentre scende al 40% nel settore edile. Fra chi è dotato di sistema di allarme, il 91% lo ha collegato con un istituto di vigilanza, il proprio telefono privato o le centrali delle forze dell’ordine, mentre a servirsi degli istituti di vigilanza è il 58% delle imprese.
Solo 3, vale a dire l’1% di quelle che hanno risposto, le aziende vittime di tentativi di estorsione, che però sono stati subito denunciati. Quattro, invece, le aziende in cui c’è stato un tentativo di infiltrazione di capitali sospetti. Dati bassi ma, come ha sottolineato il questore Gennaro Gallo «sicuramente attendibili, sia per l’elevato numero di risposte che per l’anonimato garantito dal questionario». Un problema vero e sentito, invece, riguarda i danni conseguenti a furti e rapine: in questo caso ben il 27% delle risposte dice di esserne stato vittima negli ultimi due anni, con il 49% che dichiara di aver subito un solo furto, ma il 5% che ne ha subiti più di 5. Il settore più colpito (il 50% dei casi) è quello edile, mentre nel 10% dei casi i danni subiti superano i 50 mila euro, con l’1% che va oltre addirittura i 500 mila euro.
In diversi questionari c’è stata la richiesta di maggiori controlli delle forze dell’ordine nelle zone industriali e allo stesso tempo anche di più controlli su alcune tipologie di dipendenti, come gli autisti extracomunitari.
Il prefetto Luigi Viana e il que­store Gennaro Gallo si sono detti soddisfatti dei risultati emersi.
«Credo che il quadro complessivo sia confortante – ha detto il prefetto – anche se ovviamente la guardia non può essere abbassata. Però abbiamo avuto la conferma di un tessuto produttivo ancora sano, nonostante sia in teoria appetibile per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Abbiamo però ottenuto importanti elementi di conoscenza che ser­viranno per delineare le strategie operative, tanto che contiamo di estendere questo metodo anche al settore commerciale».
Sulla Gazzetta, “Fondi Tep, Banca Mb verso la liquidazione”. “Ancora brutte notizie: sembra che per Banca Mb – l’istituto di credito milanese nel quale sono ancora depositati 7,5 milioni di euro di Tep – la liquidazione coatta è sempre più vicina. A dirlo è il «Corriere della sera». In un articolo pubblicato ieri si legge che l’offerta presentata da Centrale Finanziaria, insieme ad una cordata di soci di Banca Mb, per salvare l’istituto di credito in amministrazione straordinaria da diciassette mesi non piace ai commissari della Banca d’Italia. I quali, sempre secondo il «Corriere », avrebbero marchiato la proposta come un «impegno inadeguato». L’offerta era partita un mese fa: in tutto sul piatto ci sono venti milioni di euro. Dodici garantiti dalla Centrale di Giancarlo Elia Valori, otto da quindici soci di Banca Mb con un aumento di capitale. Un impegno non ritenuto sufficiente, appunto, dai commissari per una banca che si trova attualmente con 360 milioni di debiti e con 370 milioni di crediti. E se – continua il «Corriere» – i soci di banca Mb hanno chiesto di sapere in che modo l’offerta può essere considerata adeguata, Giancarlo Elia Valori – secondo indiscrezioni – potrebbe abbandonare la partita e uscire di scena. Tutto ciò viene considerato dal «Corriere » come un ulteriore passo in avanti verso la liquidazione coatta: e se così è, il rientro dei fondi Tep appare sempre più problematico.
Nei giorni scorsi i sindacati hanno firmato l’accordo con i commissari per accedere ai fondi emergenziali: un paracadute per sessanta lavoratori della banca ormai sottoposti alla procedura di licenziamento collettivo (anche questo viene letto come un segnale che porta verso la liquidazione). Si tratta di due anni di indennità di disoccupazione. Questa la situazione: oltre ai 60 dipendenti citati, altri quattordici hanno deciso di rimanere sino alla fine, e dodici hanno accettato il licenziamento conservando la possibilità di intentare causa. Cosa che ha già fatto l’ex management, che si è rivolto al Tar del lazio per fermare i commissari. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 15/12/2010

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15/12/2010
h.09.30

Sulla Gazzetta, Studenti nel corteo «innaffiato»”. La protesta anti-Berlusconi di 150 universitari per le strade del centro bersagliata dalle secchiate d’acqua di una residente di via Mazzini.
Si legge: “Arrabbiati per la fiducia ottenuta per un soffio dal governo e per il cambio di casacca dei deputati. Arrabbiati ancora di più, se possibile, quando una signora, dalla finestra del quinto piano di via Mazzini, ha tirato una secchiata di acqua sulle loro teste.
I manifestanti del corteo di sfiducia a Berlusconi hanno risposto a male parole, per cinque minuti, alla donna che li aveva presi di mira, mentre lei li salutava dal davanzale di casa.
«Noi siamo quelli che non si fanno comprare» era lo slogan con cui si sono ritrovati in piazzale Santa Croce. Uno striscione in testa alla marcia diceva: «La nostra fiducia non la comprate», mentre un altro, lanciato dagli studenti era: «La fiducia nei palazzi, la sfiducia nelle piazze». Hanno percorso via D’Azeglio, urlando ai passanti di entrare in corteo, si sono seduti per terra per qualche istante all’incrocio sul Ponte di Mezzo, hanno superato il Teatro Regio e hanno bloccato il traffico all’incrocio di Barriera Garibaldi, fermi sul cemento.
Sarà stato per il gelo, sarà stato perché altri cento studenti erano a Roma a manifestare, ma ieri il corteo non era folto, i dimostranti non più di 150. Soprattutto giovani.
La discussione sulla sfiducia a Roma e il corteo a Parma dovevano andare in scena contemporaneamente, poi il primo è stato anticipato alla mattina, e così i ragazzi hanno sfilato per la città al pomeriggio, «sviliti» e «indignati » per il risultato del voto. Alla manifestazione, organizzata dal Popolo Viola e da Rifondazione Comunista, hanno partecipato l’Udu, Liberacittadinanza, Sinistra Studentesca Universitaria, Giovani Democratici, l’Italia dei Valori, il blog Sapere è Potere, Libertà e Giustizia e Sel.
«Nonostante abbiano comprato i voti in parlamento, questo governo non può continuare. – afferma Michele Pellerzi, studente e componente dei giovani dell’Italia dei Valori, – nonostante due nostri ex deputati abbiamo votato la fiducia a Berlusconi, siamo qui per dire che non possono comprare i cittadini». «Oggi manifestiamo contro un governo che di fatto non ha più i numeri. Perché con i tre voti comprati non hanno stabilità. – attacca Mirco Petronelli, coordinatore di Sinistra studentesca universitaria -questo governo non fa nulla, se non i tagli alla cultura, all’istruzione e al diritto allo studio».
Su Polis: “Fiducia, il governo Berlusconi ce la fa. Una rissa coinvolge il leghista Rainieri”. Si legge: “Il governo di Silvio Berlusconi porta a casa la pellaccia per soli tre voti e grazie ai ripensamenti improvvisi delle “colombe” finiane. Quella di eri è stata una giornata di fermento, ovviamente, anche per la politica cittadina, appesa all’esito del “grande giudizio” e incuriosita dalla rissa a Montecitorio tra i deputati della Lega e quelli finiani di Fli.
Tutti i media nazionali hanno mostrato le immagini dell’onorevole padano Fabio Rainieri, eletto a Parma, bloccato da almeno tre valletti della Camera. Non è stato, però, il “battesimo del fuoco” per il parlamentare: lo scorso febbraio fu il protagonista di una scazzottata con il collega Idv Fabio Evangelisti, che portò alla sospensione dei lavori assembleari.
Risse a parte, primatista della dichiarazione è stato il ras del Pdl parmense, Luigi Villani, per il quale “è fallito il disegno di chi voleva destabilizzare il paese. Ha vinto l’unico governo che può garantire una guida sicura contro i giustizialisti ed i traditori degli elettori. Ora, l’onorevole Fini, che tra l’altro ha usato la sua posizione di terza carica dello stato in modo assolutamente parziale, ne tragga le conclusioni dovute, perché da oggi inizia la sua parabola discendente”.
Ha risposto a Villani, quasi immediatamente, il coordinatore provinciale di Fli, Antonio Rozzi: «Futuro e Libertà vede una vittoria numerica nel governo Berlusconi, ma non politica. Esprimo rammarico nel constatare che tre deputati di Futuro e Libertà sono stati folgorati sulla “Via di Damasco” durante la votazione, ma rimango fermo nella convinzione che il nostro nuovo partito,
pregno degli umori della società civile, vada dotato di un forte senso delle istituzioni in grado di esprimere un’adeguata cultura e capacità di governo ».
Rozzi, inoltre, notando che Villani ha scritto la sua nota di partito «usando la mail istituzionale della Regione» di cui l’azzurro è consigliere, ricorda al suo detrattore che «noi di Fli, a differenza di Villani, usiamo le caselle di posta elettronica private per le comunicazioni di partito».
Dal Pd, si fa sentire Roberto Garbi, segretario provinciale dei democratici. Definisce la fiducia ottenuta da Berlusconi una “vittoria col fiato corto che fa male al paese. La maggioranza, infatti, si è sfaldata, ma l’Italia è condannata ad altre settimane, forse mesi, senza guida”. Nel mirino del Pd anche la legge elettorale, che ha portato a Roma “deputati non eletti dal popolo ma nominati di fatto dai partiti, che non possono avere quel legame con il territorio e con i cittadini tale da garantire la coerenza dei loro comportamenti e delle loro scelte”.(EllePi) 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 14/12/2010

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14/12/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta, «Termovalorizzatore? Il cantiere va avanti ma trasparenza sui conti».
«Da parte mia e nostra come Comune non c’è nessuna volontà di nasconderci e tantomeno nessun balletto attorno alla realizzazione del termovalorizzatore. L’impianto è in costruzione e i cantieri sono in attività. Ricordo però che è stato votato in Consiglio comunale un documento in cui si chiedeva un monitoraggio continuo sulla trasparenza degli atti relativi all’impianto e per questo ho chiesto a Iren il piano economico-finanziario, che peraltro non ho ancora ricevuto».
Sono le parole del sindaco Pietro Vignali (in seguito duramente contestate anche dal suo predecessore Ubaldi nella dichiarazione sul bilancio) in risposta a un’interrogazione di Massari (Pd) che chiedeva «una parola chiara dal Comune in merito all’inceneritore, che preferisco chiamare così, e sulla sua realizzazione». Vignali ha però sottolineato che «l’organismo che deve ridiscutere eventualmente la scelta del termovalorizzatore è il Consiglio provinciale, perché è la Provincia l’ente che per legge sceglie tipologia e collocazione degli impianti di smaltimento. Inoltre, è stata la Giunta provinciale ad approvare sia il progetto definitivo che esecutivo ». Poco prima sia il presidente del Consiglio Ubaldi che lo stesso Massari avevano stigmatizzato «la conclusione della ma­nifestazione di sabato sotto la casa del sindaco, perché la vita privata degli amministratori non deve entrare nelle questioni pubbliche relative al loro mandato».
In serata il gruppo Pd ha diffuso un comunicato polemico in cui ricorda che «la Provincia ha approvato, tra fine 2004 e inizio 2005, come obbligatorio per legge, il piano provinciale per la gestione dei rifiuti e ha, poi, autorizzato l’impianto proposto da Enìa. La decisione di realizzare l’impianto, la scelta del soggetto cui affidare la realizzazione, le caratteristiche tecniche e dimensionali, la sua localizzazione nell’area vasta sono tutte scelte operate di fatto (o tramite l’Ati) dal Comune di Parma. Solo successivamente la Provincia, ben lungi dall’essere chiamata a co-decidere, è tenuta ad avviare il procedimento di autorizzazione alla localizzazione dell’impianto: un controllo tecnico-amministrativo. Assurdo, inutile e irresponsabile è, quindi, il tentativo del sindaco di spostare su altre istituzioni competenze decisionali proprie».
Sempre sulla Gazzetta, “Maratona finita: Approvato il Bilancio 2011”. “Votazione senza grandi scossoni Ubaldi si schiera con la minoranza”. “Sono le 21,30 quando il tabellone elettronico fornisce il risultato della votazione sul bilancio preventivo 2011 che conclude la «maratona» avviata con la presentazione da parte del sindaco nella seduta di martedì scorso, proseguita con il dibattito che ha visto 27 interventi di consiglieri comunali fra giovedì e venerdì e portata a termine ieri con le repliche dello stesso sindaco, del suo vice e di alcuni assessori della Giunta e le dichiarazioni di voto dei capigruppo.
L’unico «fuori programma» del voto è il «no» scelto per la prima volta in modo esplicito su un documento programmatico di bilancio da parte dell’ex sindaco Elvio Ubaldi, che ha duramente criticato il documento presentato dalla Giunta. Per il resto, i due fronti contrapposti non hanno registrato alcuna incrinatura, sia durante il lungo dibat­tito che alla «conta» finale: su 36 consiglieri presenti in aula rispetto ai 41 eletti (40 più il sindaco, ndr) i «sì» sono stati 23: 22 da «Impegno per Parma» e 1 da Massimo Moine, unico esponente di An. 13 invece sono stati i «no»: oltre a quello «fuori quota » di Ubaldi ci sono stati infatti quelli dei consiglieri del Pd, di Rifondazione comunista e di «Altra politica – altri valori». Un risultato scontato alla vigilia, giunto al termine di un confronto che si è infuocato soprattutto nella fase di dichiarazione di voto, dove ci sono stati 6 interventi, anche se era assente il capogruppo del «Misto» Carmelo La Mantia, in quanto Ubaldi ha parlato «in dissenso» rispetto a quello che formalmente sarebbe il suo gruppo, vale a dire «Impegno per Parma».
I tempi accorciati rispetto al passato, quando più volte si è votato a notte fonda, sono dovuti anche al numero molto ristretto di emendamenti presentati dall’opposizione, soltanto 9, tutti sotto forma di ordini del giorno. La maggioranza di questi, però, ha ottenuto il «via libera» della Giunta e quindi il voto favorevole del consiglio comunale. In particolare, sono stati approvati quelli che richiedevano alla Giunta la predisposizione di un bilancio consolidato (vale a dire Comune più partecipate) del 2010 nel corso dei prossimi mesi, l’impegno a ridurre il più possibile l’utilizzo di entrate straordinarie (non più ripetibili) per le spese correnti, l’inserimento della realizzazione di un campo da calcetto e di uno per basket e volley all’aperto nell’area verde retrostante la scuola «Toscanini » ricavata con l’interramento di un elettrodotto, il ripristino dei 200 mila euro tolti dalle borse-lavoro per disabili e la posa del guardrail nel cavalcavia di via Paradigna. E’ arrivato invece il «no» al passaggio in consiglio degli atti di indebitamento delle partecipate e del bilancio di Parma infrastrutture, oltre che al controllo sui derivati e all’aumento della quota deliberata per il consorzio Boschi di Carrega. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 13/12/2010

SMA MODENA
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13/12/2010
h.08.20

Sulla Gazzetta: “Tutto il Pdl si mobilita per sostenere Berlusconi”. Villani: «Il terzo polo? Un sodalizio basato sul nulla».
Si legge: “La partita è ancora aperta. E se Roma vive giorni difficili tra schiarite e marce indietro, con­trordini e naufragi il Popolo della Libertà di Parma agisce ed è compatto.
«Il sostegno al governo non deve mancare» e «indipendentemente dall’esito di martedì, gli italiani sono chiamati a riconfermare la propria volontà per non cadere nei complotti di Palazzo». Queste le parole di Massimo Moine, vice-coordinatore del Pdl ed ex presidente provinciale di An, tra i primi ad arrivare in via Mazzini di fronte al banchetto per la raccolta firme pro-Berlusconi.
La mobilitazione dei pidiellini locali nel corso della giornata di ieri, a due giorni dal voto di fiducia delle Camere, ha radunato un folto drappello di parmigiani che si sono assiepati per «ribadire ancora una volta l’approvazione dell’operato del premier». Consiglieri comunali e provinciali, assessori ma anche tanti cittadini. E alla fine le firme raccolte saranno più di millecinquecento.
Moine non ha dubbi: «I numeri non mancano, martedì passeremo. Ma – si affretta ad aggiungere – se anche non dovessimo farcela, rinnoviamo l’appello nei confronti dei parmigiani per riconfermare un governo stabile con un indirizzo sicuro e attento ai cittadini. Se fosse necessario anche tornando alle urne». Se è pur vero che la lettera firmata dai sei deputati di Fli potrebbe ostacolare la corsa di Gianfranco Fini alla sfiducia, che sembrava in un primo tempo a portata di mano, è ancora troppo presto per azzardare prognostici.
«Al di là delle vicissitudini nelle aule parlamentari la mobilitazione nei confronti del governo è sempre più diffusa – ha spiegato il coordinatore provinciale del partito oltre che capogruppo del Pdl in Regione Luigi Giuseppe Villani – : a partire dalla manifestazione che si è tenuta sabato a Bologna a finire all’adesione di oggi (ieri per chi legge ndr)». Oltre ai big del Popolo della Libertà parmigiano non mancavano i giovani del gruppo ma anche i ragazzi della Giovane Italia, il circolo nato all’ombra di Fini ma che ha ben presto preso le distanze dalle diatribe della Capitale. «Il terzo polo? Non esiste e lo dimostrano proprio i fautori di questo movimento».
Sebbene Villani preferisca non sbilanciarsi troppo su quanto accadrà martedì, il consigliere regionale non ha dubbi «sull’assoluta incapacità di decollo di questo sodalizio basato sul nulla ».
Troppe le differenze, culturali e politiche dei componenti secondo Villani: «come si può proporre un programma autentico e condiviso riunendo insieme esponenti della sinistra estrema con quelli della destra storica?». E se Berlusconi dal canto suo si mostra fiducioso, tra brindisi e affondi, il Pdl di Parma certo non si tira indietro: «può ancora succedere di tutto».
Sempre sulla Gazzetta, Sinistra Ecologia Libertà era presente alla fiaccolata No Inceneritore di sabato pomeriggio”.
La nuova formazione politica guidata a livello nazionale da Nichi Vendola, si è schierata in appoggio al movimento che protesta contro la costruzione del nuovo termovalorizzatore di Parma. E ieri ha partecipato con i suoi militanti alla fiaccolata di Santa Lucia contro l’inceneritore, fiaccolata che è partita da piazzale Santa Croce e si è conclusa davanti alla casa del sindaco Vignali.
Sinistra ecologia libertà, si legge in un comunicato diffuso ieri pomeriggio, «ha partecipato senza simboli e bandiere per ri­spettare lo spirito che vuole i cittadini tutti, senza sigle di appartenenza, uniti nella battaglia co­mune. La posizione di Sel Parma, critica rispetto all’impianto, è stata anche sancita dal primo Congresso provinciale del partito, celebratosi nell’ottobre scorso, con l’approvazione di un documento nel quale si è ribadito l’impegno di Sel a partecipare attivamente nella ricerca di una soluzione alternativa sostenibile e condivisa». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/12/2010

SMA MODENA
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10/12/2010
h.09.30

Sulla Gazzetta, “Muro contro muro sul bilancio preventivo”. La minoranza critica compatta, la maggioranza difende il piano.
Si legge: “Nessuna incrinatura nelle due parti contrapposte: sul bilancio preventivo 2011 del Comune, di cui è iniziata ieri la discussione in consiglio comunale che proseguirà oggi e si concluderà lunedì con la seduta in cui sono previste le dichiarazioni di voto e le votazioni su emendamenti e documenti finali, maggioranza e minoranza sono al «muro contro muro» ben rappresentato dai 15 interventi (8 di minoranza e 7 di maggioranza) di ieri.
Molto critici gli interventi dei consiglieri del Pd Franco Torreggiani e Massimo Iotti. Per il primo «questo è un bilancio “al buio” che evidenzia un Comune ormai schizofrenico nel divario fra gli annunci e le cose realmente fatte. La riduzione delle spese correnti è di fatto fittizia, perché si basa in gran parte sul trasferimento di spese a Parma infrastrutture, un nuovo “mostro” dopo Stt, e la riduzione di trasferimenti dal Governo che non è più così amico. Quanto a Stt, nata per razionalizzare le partecipate, è a tutti evidente il suo fallimento, visto che è stata fatta diventare il “braccio armato” del Comune, incorrendo poi in gravi incidenti di percorso che hanno portato oggi a una situazione di indebitamento di Comune e partecipate molto alto e ormai prossimo, se non superiore, al dissesto ». Per Iotti «è indicativo il passaggio del Wcc in carico a Parma infrastrutture, segnale chiaro del disastro in cui si trova Stt. E in ogni caso parlare di bilancio responsabile quando si ammette di avere 320 milioni di debiti, in aumento, nelle partecipate, è una contraddizione in termini. Questo è il peggior bilancio della giunta­Vignali, perché abbandona ogni velleità senza dare prospettive di un risanamento».
Convinta la difesa del documento da parte del «gruppone» di Impegno per Parma. «Sì» convinti sono arrivati da Giovanna Michelotti («bilancio di maturità), Mario Variati («documento responsabile ») e Roberto Agnetti («spese ridotte »), mentre Giuseppe Pantano ha detto che «il bilancio 2011 legge bene le criticità future. cercando di razionalizzare le spese senza però toccare i servizi alla persona, ridurre gli investimenti, ma senza rinunciare a completare opere e puntando ancora su grandi interventi strategici come il Wcc». Per Fabrizio Pallini «non è scontato ricordare che l’alto livello dei servizi viene mantenuto, a fronte di investimenti importanti sul fronte della sicurezza e della conferma di un Wcc che viene criticato senza che arrivi alcuna valida alternativa da un’opposizione che gioca solo a distruggere senza costruire mai nulla».
Per la minoranza sono intervenuti anche per il Pd Danilo Amadei («non è vero che non ci sono tagli nel sociale, perché ci sono 500 mila euro nell’assistenza domiciliare agli anziani»), Matteo Caselli, scatenato «contro la presa in giro di opere annunciate e mai realizzate come il centro sportivo di Corcagnano, che è una vergogna che si trascina da 3 anni»), Carla Mantelli («sprechi e contraddizioni sono evidenti»), Maria Rita Zennaro («il vero problema sono le partecipate ») e Giovanni Massari («non c’è più traccia del trionfalismo di un anno fa») e Paolo Pizzigoni (Ap-Av) che ha parlato di «ennesimo esempio di finanza creativa». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 09/12/2010

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09/12/2010
h.09.30

Sulla Gazzetta, Wcc, Parma Infrastrutture subentra al posto di Stt”. “Dovrà fornire una fidejussione da 36 milioni agli ex Iraia”.
Si legge: “Sarà la società Parma infrastrutture e non più la holding comunale Stt a farsi garante della fidejussione da 36 milioni necessaria all’azienda Asp Ad Personam (ex Iraia) per poter dare insediare la commissione giudicatrice e poter così dare il via all’iter prima di aggiudicazione e quindi di realizzazione del Wcc (Welfare community center), il nuovo quartiere compreso fra via Sidoli e via Budellungo in cui nelle intenzioni del Comune, dovranno essere concentrate tutte le strutture per anziani degli ex Iraia oggi collocate in diverse zone della città assieme a residenze per giovani e ad altri servizi alla persona come scuole per l’infanzia e asili nido.
La decisione, nell’aria da qualche tempo viste le difficoltà incontrate negli ultimi tempi per trovare i finanziamenti necessari per i suoi numerosi progetti da parte della «holding» comunale ora guidata da Massimo Varazzani dopo le dimissioni di Andrea Costa (raggiunto da un avviso di garanzia), è stata formalizzata nei giorni scorsi dalla Giunta comunale e punta ad accelerare le procedure del Wcc. La gara d’appalto per la realizzazione del «nuovo» quartiere, infatti, era stata chiusa più di due mesi fa e aveva visto la partecipazione di un unico concorrente, una cordata di imprese facenti capo al mondo della cooperazione. Nel giro di qualche settimana avrebbe dovuto costituirsi quindi la commissione per l’aggiudicazione. Visto che non era stata presentata alcuna offerta per l’acquisto degli immobili ex-Iraia, la gara prevedeva che su­bentrasse Stt, con una garanzia fidejussoria di 36 milioni a favore di Ad Personam. Garanzia che invece fin qui non è arrivata, «bloccando » di fatto l’iter del Wcc e impedendo all’azienda guidata da Giancarlo Cattani di dare esecuzione alle procedure del bando.
A questo punto Parma infrastrutture, che si occupa della gestione di buona parte del patrimonio immobiliare del Comune, si prenderà «in carico», presumibilmente in tempi brevi e non oltre le prime settimane del 2011, gli immobili ex-Iraia e fornirà la fidejussione da 36 milioni all’Asp. A quel punto, verrà insediata la commissione aggiudicatrice e avvierà l’analisi dell’offerta presentata per arrivare poi all’aggiudicazione dell’appalto o a eventuali prescrizioni. L’iter dovrebbe concludersi al massimo entro febbraio 2011”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/12/2010

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07/12/2010
h.08.30

GRADUATORIA L’ANNUALE CLASSIFICA DEL «SOLE 24 ORE»

Sulla Gazzetta, Qualità della vita: Parma è 13esima Guadagna 3 posti”. “Servizi, ambiente e salute: siamo sesti Tempo libero: terzi nell’indice di sportività”.
Si legge: “Guadagna tre posizioni e balza al tredicesimo posto. Nella classifica sulla Qualità della vita pubblicata dal Sole 24 Ore – ormai un classico a dicembre – Parma si porta a casa una pagella di tutto rispetto e per una manciata di punti sfiora la top ten. Centosette le realtà prese in considerazione in base a settori suddivisi per tenore di vita, affari e lavoro, ordine pubblico, servizi e ambiente, popolazione e tempo libero. Nella graduatoria che vede Bolzano al primo posto e Napoli all’ultimo, in Emilia fa meglio di noi solo Bologna (ottava). Seguono Ravenna (14esima), Rimini (17esima), Piacenza (18esi­ma), Forlì Cesena (19esima), Fer­rara (27esima), Reggio Emilia (31esima) e Modena (32esima).
Il settore in cui Parma va meglio è quello relativo ai Servizi e ambiente: ci piazziamo al sesto posto facendo un balzo in avanti di ben dodici posizioni rispetto al 2009. Siamo al secondo posto quanto a disponibilità di asili comunali (in percentuale rispetto all’utenza): con il 24,2%, in Italia facciamo peggio solo di Bologna (26,6%). Ci piazziamo al terzo posto nella pagella ecologica (l’indice di Legambiente), dietro a Belluno e Verbano Cuso.
Il tenore di vita. Ci piazziamo al 19esimo po­sto, retrocedendo di sette posizioni. I parmigiani si confermano cittadini oculati: quanto ai risparmi ci piazziamo al sesto posto con circa 21 mila euro per abitante (la media nazionale è di poco superiore a 12 mila). Quanto ai consumi – le spese per veicoli, elettrodomestici, e computer – Parma si piazza al 17esimo posto con una spesa procapite di 1.253 euro contro una media na­zionale pari a 1.050 euro. E il costo del mattone? A Parma è elevato: ci piazziamo all’84esi­mo posto con un costo al metro quadro di 2.600 euro (media na­zionale 2.170 euro).
Nel capitolo che riguarda affari e lavoro, Parma si piazza al 42esimo posto (era 24esima nel 2009). La nostra provincia primeggia al­la voce giovani occupati: siamo al quindicesimo posto con l’80% rispetto ad una fascia che va dai 25 ai 34 anni. Ci piazziamo ancora meglio nel parametro che valuta le donne occupate: siamo al nono posto con 43,8% del totale della popolazione femminile.
Il ritratto della popolazione
Il settore della popolazione ci vede al 23esimo posto (regredia­mo di dieci posizioni rispetto al 2009).
Vediamo alcuni degli indicatori: ci piazziamo al 38esimo po­sto quanto alla densità (126,8 abitanti per chilometro quadrato); siamo al 33esimo posto per la natalità (9,6 nati ogni mille abitanti); ci piazziamo 51esimi per i matrimoni in crisi (52,1 divorzi o separazioni ogni 10mila famiglie); siamo una provincia di anziani e piuttosto multietnica: con l’11,4% per cento di stranieri ci piazziamo al settimo posto.
I reati
Nella classifica dell’ordine pubblico la nostra provincia si piazza al 76esimo posto, esattamente come lo scorso anno. Scippi, rapine e borseggi: nella hit di questo indicatore scivoliamo al 91esimo posto, con 142,5 reati per 100 mila abitanti (la media nazionale è pari a 86,5). Appartamenti svaligiati: anche in questo caso siamo sopra la media nazionale (105,2) e ci piaz­ziamo al 60 esimo posto con 110 furti in casa ogni 100 mila abitanti. Sotto la media, invece, le estorsioni (4,69): qui arriviamo 35esimi con 3,4 reati di tale natura ogni 100 mila abitanti.
Gli svaghi
Bene il tempo libero: ci piazziamo all’undicesimo posto (avanziamo di una posizione). I parmi­giani si mantengono in forma: siamo terzi nell’indice di sportività. Mentre ci piazziamo al 22esimo posto per il numero di spettacoli, e al 15esimo nel volontariato.
Le percezioni dei parmigiani
Nell’indice di percezione del carovita ci piazziamo al 64esimo posto; al 33esimo per il problema lavoro; al 23esimo per pl’ambiente e la salute; arriviamo 63esimi nella percezione del miglioramento della vita rispetto agli ultimi tre anni; 70esimi per la criminalità e 17esimi per la cultura e il tempo libero”.
Non mancano i commenti dei politici: “Vignali e Bernazzoli: «Soddisfatti»”. “Villani (Pdl): «Il merito va riconosciuto anche ai nostri amministratori»”.
«Le luci e le ombre che emer­gono da questa classifica sono quelle tipiche di un territorio ricco come il nostro. Da una parte gli alti livelli di qualità della vita, dell’occupazione, del risparmio e dei consumi delle famiglie, dall’altra, per esempio, i costi della casa per rispondere ai quali tra pochi giorni poseremo la prima pietra del Parma Social House, quasi 900 alloggi di edilizia sociale».
Così il sindaco Pietro Vignali commenta la classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita.
Poi il primo cittadino aggiunge: «Un motivo di soddisfazione arriva da settori di più stretta competenza comunale, e sui quali è stato forte il nostro impegno, come le strutture per l’infanzia e l’attenzione verso le tematiche ecologiche, senza contare gli impianti per lo sport. Inoltre, Parma si conferma una realtà solidale, attenta agli altri, con un fortissimo mondo del volontariato e una presenza di stranieri che ha raggiunto buoni livelli di integrazione». Quindi Vignali, a proposito della classifica sulla sicurezza, si chiede «come Parma possa essere peggiore rispetto ad altre realtà dove è presente una criminalità percettibilmente più diffusa ed evidente. Probabilmente sul nostro territorio, diversamente da quello che succede altrove, i reati vengono ancora denunciati».
«Aver guadagnato tre posizioni in un momento di grande difficoltà per l’economia, l’occupazione e dunque per le nostre comunità è indubbiamente un motivo di soddisfazione – commenta il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli – Questa soddisfazione è però lo stimolo per impegnarci di più. Nelle prime 20 posizioni l’Emilia-Roma­gna piazza ben sei province e Parma è seconda, subito dietro Bologna. Il tratto che unisce questi risultati è la capacità di tenere insieme lo sviluppo economico con la coesione sociale, la forza delle imprese con la solidarietà all’interno delle nostre comunità. Siamo nella parte alta della classifica proprio per questo». «Il sostegno all’economia e al lavoro che abbiamo cercato di mettere in campo in questi anni ­aggiunge Bernazzoli – ha avuto proprio questo obiettivo: sostenere le imprese e i lavoratori anche per diminuire le tensioni sulla società, e mantenere quel livello di coesione che determina la qualità della vita».
«Se la provincia di Parma recupera tre posizioni rispetto all’anno scorso parte del merito va riconosciuto anche alle donne e agli uomini del Popolo della libertà che amministrano a livello di enti comunali quasi i due terzi dei cittadini del nostro territorio – commenta il coordinatore provinciale del Pdl, Luigi Villani – E che nonostante la crisi hanno saputo tenere alto lo standard dei servizi alla persona e, più in generale, la qualità della vita di Parma e della sua Provincia. Per quanto riguarda i servizi alla persona, Parma e il suo territorio risultano essere costantemente ai primi posti, con punte di eccellenza: il secondo posto degli asili comunali la dice lunga sulla sensibilità dei nostri amministratori che hanno mantenuto alti gli investimenti, proprio in questo settore fondamentale per la qualità della vita dei cittadini». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 05/12/2010

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05/12/2010
h.08.40

Sulla Gazzetta, “Una domenica in Ghiaia. 4 anni dopo”. Soddisfatti i commercianti: «E’ stato un periodo duro ma finalmente ritorniamo a lavorare».
“E’ una Ghiaia tornata alla vita quella che si è presentata agli occhi dei parmigiani questo fine settimana. Dopo anni di lavori, in molti hanno finalmente rimesso piede in un luogo che sembrava dimenticato. E anche i commercianti cominciano finalmente a tirare un sospiro di sollievo.
Complice l’attrazione esercitata dal mercato francese con la sua parata di leccornie e artigianato, sabato e domenica si è finalmente iniziata a respirare aria di festa anche nello storico mercato di Parma, per troppo tempo rimasto nell’ombra. Negozi nuovi ed esercizi storici fanno ora i conti con la curiosità delle persone che tornano a vivere la piazza, a vedere quello che è diventata e a ricordare com’era.
«Sono stati anni duri – con­fessano tanti commercianti – anni in cui abbiamo dovuto fare debiti per sopravvivere». Affari dimezzati, che per alcuni hanno toccato un -60% rispetto agli anni d’oro in cui la Ghiaia era ancora il centro del commercio cittadino: «Molte persone negli ultimi anni non sono più passate da qui per via del cantiere – spiega Barbara Zanacca, della calzoleria Coli – alcuni pensavano addirittura che avessimo chiuso tutti».
Certo, i pareri dei parmigiani sulla nuova Ghiaia sono divisi, ma il bisogno di rinascita dei commercianti è più forte anche di questo: «In questi due giorni ci è sembrato di uscire da un incubo – racconta Tiziana Longari dell’omonimo negozio di intimo – adesso speriamo che l’amministrazione comunale ci dia una mano con i mercati e l’organizzazione di nuove iniziative. Il lato estetico non ci interessa più, l’importante è che lo spazio che è stato creato sia funzionale ».
Non solo in Ghiaia, ma anche nelle vie limitrofe, il movimento dei tanti parmigiani attratti dalla nuova piazza, porta a una rinascita del commercio: «Ai miei clienti non piace il lavoro che è stato fatto, lo considerano troppo moderno – dice Federica Schiaretti di Trendy accessori e bijoux – ma il fatto che stia richiamando molta clientela è per me innegabile».
A pochi metri di distanza dalla frenesia che si respira in Ghiaia ci sono però i grandi esclusi, i boxisti, quelli che maggiormente hanno sofferto in questi anni e che si sentono fuori dalla festa. Non hanno voglia di commentare, né tantomeno di finire sul giornale con nome e cognome, ma si dicono molto preoccupati del loro futuro. Ma la prima domenica di shopping prenatali­zio, che ha avuto come protagonista indiscussa la rinnovata piazza Ghiaia, ha coinvolto anche tutti gli altri negozi del centro, affollati dai tanti clienti «in perlustrazione », in cerca di regali.
Molte le buste in mano ai parmigiani, le più voluminose riportavano soprattutto i nomi dei colossi Zara e H&M, ma anche gli esercizi più piccoli hanno fatto buoni affari”.
Sempre sulla Gazzetta,Qualità della vita Parma resta decima”. “Miglior risultato in regione. Trento prima, Napoli ultima”. “Era decima l’anno scorso. E decima resta anche quest’anno. Inalterata la posizione della provincia di Parma secondo la classifica che ogni anno viene ele­borata dal quotidiano finanziario Italia Oggi insieme all’università la Sapienza. Questa è la nona edizione e anche questa volta si è valutata la qualità della vita analizzando 9 voci: ambiente, affari e lavoro, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita.
Trento torna sul podio più alto. Provincia autonoma e reginetta del mitico nord-est, sopravanza tutte le altre realtà territoriali facendo il bis del 2002, imponendosi nella top ten su Mantova, Belluno, Bolzano, Pordenone, Siena, Cuneo, Sondrio, Aosta e Parma. La prima posizione della provincia di Trento per qualità della vita, sottolineano gli autori dell’indagine, si spiega con le buone performance archiviate negli ambiti affari e lavoro, ambiente, popolazione e servizi finanziari e scolastici. Da sottolineare anche la grande rincorsa della provincia di Pordenone, quinta, che rispetto all’anno scorso recupera addirit­tura 32 posizioni; allo stesso modo di Aosta, risalita di 34 posti.
Come nel 2009 anche quest’anno è la provincia di Napoli a occupare il posto di fanalino di coda della classifica, simbolo tuttavia di un Mezzogiorno – viene sottolineato – che fa segnare un ulteriore arretramento, cancellando i buoni risultati del 2009, quando era emerso un gruppo di province con caratteristiche omogenee (Campobasso, Foggia, Bari, Potenza e Matera) in cui la qualità della vita veniva giudicata accettabile. In termini complessivi, informa l’indagine, le province in cui la qualità della vita è buona o accettabile sono 55; le realtà in cui è invece scarsa o insufficiente sono 48 (ben 36 nell’Italia meridionale e insulare).
Parme è la prima in regione. Modena arriva al gradino 14, con un salto in avanti di ventotto posizioni. Appena sotto, alla posizione 15, Reggio Emilia (era ventinovesima). Crolla invece Piacenza che era tredicesima e scende al trentacinquesimo posto”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 03/12/2010

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03/12/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta, “L’attesa è finita. Oggi la Ghiaia torna a vivere nel cuore di Parma”. “Dopo un’attesa durata tre anni, oggi finalmente in Ghiaia si potrà tornare a passeggiare e fare acquisti. Un bel regalo di Natale per i cittadini, che già da questo pomeriggio potranno mettersi a cercare il dono più adatto per i propri cari, in vista delle festività, curiosando tra le proposte del mercatino regionale francese. Venti bancarelle che da oggi fino a giovedì resteranno allestite sotto la «vela» della nuova piazza, che torna così ad essere fruibile quasi integralmente.
Organizzato da Ascom Parma attraverso il marchio Parma Viva, con il patrocinio del Comune e del Centro commerciale naturale distretto di piazza Ghiaia, il mercatino, che battezzerà quest’oggi la nuova Ghiaia, è stato presentato ieri mattina nella sede Ascom da Claudio Franchini, responsabile Area servizi associativi di Ascom, e dall’assessore al Commercio del Comune, Paolo Zoni.
«Torna per il terzo anno il mercatino regionale francese ­ha spiegato Franchini – un evento doppiamente importante, sia perché segna la rinascita di una piazza storica della città, sia perché, dopo tre anni, è un’iniziativa che è entrata a far parte delle tradizioni di Parma nel periodo natalizio, offrendo sempre l’opportunità di scegliere regali particolarmente originali da mettere sotto l’albero».
Effettivamente, la scelta sarà davvero vasta: perché il mercatino della Jocaba – consorzio degli operatori commerciali francesi – offrirà ai visitatori la pos­sibilità di acquistare saponi di Marsiglia, profumi alla lavanda, tovaglie provenzali e tutto ciò che fa parte dell’artigianato locale tipico francese.
Ma non solo. Largo spazio anche alla tradizione gastronomica, con croissant, baguettes e fragranti biscotti bretoni. «Siamo certi che anche quest’anno il mercatino richiamerà moltissime persone – ha dichiarato Zoni ­del resto, la nuova Ghiaia è stata pensata proprio per esaltare al meglio la naturale vocazione di un luogo tradizionalmente dedicato al commercio: la piazza, infatti, rappresenta da sempre non solo uno dei cuori commerciali del centro storico, ma anche uno spazio di aggregazione e socializzazione aperto a tutta la città, che siamo certi riprenderà a vivere non solo nel periodo natalizio, ma durante tutto l’anno».
Il mercatino aprirà oggi pomeriggio dalle 14 alle 19; da domani fino a giovedì, potrà essere visitato anche la mattina, a partire dalle 10.
Sempre sulla Gazzetta, «Qui ritroviamo la magia». «Era bellissimo fare la spesa in Ghiaia prima che cambiasse tutto: sembrava un piccolo angolo della città a sé stante, dove trovavi persone di fiducia che oramai ti conoscevano e sapevano che prodotti consigliarti. Non è stata più la stessa cosa dopo il trasferimento del mercato in via Verdi: ma speriamo che da oggi tutto ritorni alla normalità, nel segno della tradizione».
Annamaria Brandolese, pensionata, originaria del Trentino ma residente a Parma da oltre quarant’anni, ricorda così la «sua» Ghiaia: una piazza che a tanti è mancata, proprio perché ha sempre rappresentato un centro di aggregazione importante per i cittadini, oltre che un nodo commerciale di rilievo.
Moltissimi i parmigiani che hanno atteso con ansia la riapertura della piazza, e con identica trepidazione aspettano l’im­minente ritorno del mercato bisettimanale (previsto per metà gennaio), mentre in questi giorni iniziano a illuminarsi le vetrine dei negozi sotto viale Mariotti.
«E’ stato molto triste passare dal profumo della frutta sui banchi ai calcinacci e alla polvere ­spiega Emilio Fabbri, pensionato – e poi vedere i rallentamenti dei lavori, la piazza sempre deserta: immagino il periodo duro che devono aver vissuto i commercianti, se è stato triste per noi, semplici cittadini. Siamo contenti di riprenderci questa parte della città, che ha davvero bisogno di tornare ad essere vissuta al meglio».
Stefania Molinari, impiegata, mamma di due bambini, si dichiara felice che il mercato bisettimanale ritorni nella sua storica collocazione. «Vado sempre al mercato ma qui in Ghiaia, rispetto a via Verdi, si crea tutta un’altra atmosfera durante il periodo natalizio: sembra un piccolo mondo a parte. Da oggi verranno allestiti i mercatini: fare i regali di Natale sarà sicuramente più stimolante. Era ora che ci restituissero l’atmosfera magica di questa piazza». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 02/12/2010

SMA MODENA
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02/12/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta, “Tep: Fadda e Ragone rimettono il mandato”. “Il presidente della Provincia: li ringrazio per la loro serietà”.
Si legge: “I due componenti del Cda e i due membri del collegio dei sindaci della Tep nominati dalla Provincia hanno rimesso ieri mattina il loro mandato nelle mani del presidente Vincenzo Bernazzoli. Le dimissioni di Alessandro Fadda e Graziano Buzzi (rispettivamente vicepresidente e consigliere della Tep) e di Luciano Ragone e Bruno Rastelli (presidente e membro del collegio dei sindaci) sono però per il momento state «congelate » da Bernazzoli, che non le ha accettate o respinte, in attesa di conoscere i risultati dell’analisi della situazione aziendale affidata alla Ernst Young dal cda nei giorni scorsi su proposta dell’attuale presidente Antonio Tirelli.
L’annuncio delle dimissioni dei 4 membri della Tep è stato dato ieri mattina dallo stesso Bernazzoli nel corso di una lunga e articolata conferenza stampa incentrata proprio sui problemi e le prospettive della Tep. «Voglio sottolineare – ha detto Bernazzoli – che questo atto compiuto dai membri di nomina della provinciale è finalizzato soprattutto a evitare danni all’azienda e mettere al riparo quello che è un bene comune di tutti i cittadini della nostra provincia da polemiche strumentali. Io li ringrazio per la loro serietà e, quando avrò in mano i risultati sulla situazione dell’azienda e sulle eventuali responsabilità di gestione a loro addebitabili, non esiterò un istante ad assumere le decisioni più opportune, che però non possono essere prese sull’onda di polemiche politiche che tutto fanno, tranne che aiutare la Tep».
Bernazzoli ha individuato in tre questioni «pesanti» i nodi a cui è legato il futuro della Tep («ne basterebbe anche uno soltanto per dire che siamo di fronte a un momento di svolta»). I tre punti sono la privatizzazione della società, con la vendita di una quota non inferiore al 40% della proprietà da parte di Comune e Provincia, che ne sono soci oggi al 50%, la manovra del Governo che ha tagliato fondi per 70 milioni di euro per il trasporto pubblico in Emilia-Romagna («e questo è un dato di fatto già avvenuto e non una polemica politica») e infine le difficoltà collegate al «prestito di 8 milioni e mezzo a Banca MB di cui 7 milioni e mezzo non sono ancora rientrati nelle casse».
Il presidente della Provincia ha annunciato con decisione che «sono pronto a un’azione di responsabilità contro chiunque risulterà responsabile di aver causato danni all’azienda. E questo, soprattutto se emergeranno profili di rilievo penale dall’inchiesta in corso da parte della magistratura in cui ho piena fiducia, nei confronti di chiunque abbia avuto o ricopra ancora incarichi in Tep, ma anche verso persone esterne all’azienda (evidente il riferimento a Andrea Costa ndr). E questo perché davanti a tutto metto l’interesse dei cittadini, che è di recuperare quanto più possibile del­le somme date a Banca Mb».
«Deve essere però chiaro a tutti che questa spiacevole vicenda non ha nessuna influenza sul bilancio 2010 della Tep – ha proseguito Bernazzoli -. E mi spiace leggere che la Lega Nord faccia polemiche a sproposito su questo, quando è agli atti un taglio di 70 milioni di euro del Governo di cui la Lega fa parte al trasporto pubblico emiliano. Ed è solo grazie ai 50 milioni aggiunti dalla Regione, anche questo un fatto, se non si dovrà intervenire con tagli che sarebbero stati molto pesanti sulle linee e sul personale. E per questo dico che sulla Tep non ci devono essere battaglie politiche strumentali che rischiano solo di minare la solidità di un’azienda alla ricerca di un partner privato affidabile, ma anche che non mi sottrarrò a nessuna azione, purché sia motivata da dati e documenti inoppugnabili e non da accuse generiche di parte fatte solo per sollevare polveroni».
Sempre sulla Gazzetta, “Il Pdl: «Una pantomima: subito le dimissioni»”. «Fadda e Ragone non potevano non essere a conoscenza dell’investimento ».
“Non cantano ancora vittoria, nel Popolo della Libertà. Prima di farlo, dicono, «deve finire quella pantomima a cui stiamo assistendo». Un’espressione che usano un po’ tutti, nel nuovo quartier generale di via Farnese: il vicecoordinatore Massimo Moine, il consigliere comunale Giuseppe Pantano e il capogruppo in consiglio provinciale Gianluca Armellini. La pantomima sono le dimissioni consegnate da tutti gli uomini della provincia in Tep, ma congelate da Vincenzo Bernazzoli: il vicepresidente Alessandro Fadda, il consigliere Graziano Buzzi, i membri del Collegio dei revisori Luciano Ragone (presidente) e Bruno Rastelli. Tutto sospeso, per ora: sì, perchè il presidente di piazza della Pace non ancora deciso se accettare la proposta o restituire gli incarichi.
E su questo punto arrivano le bordate del Pdl che da più di un mese e mezzo chiede a Fadda e Ragione di lasciare gli incarichi. Il motivo è noto: sarebbero corresponsabili dell’investimento di 8,5 milioni di euro effettuato dall’ex presidente di Tep, Tiziano Mauro, in Banca Mb: l’istituto di credito milanese, oggi commissariato, dove ancora sono depositati 7 ,5 milioni. «Il vicepresidente di Tep e il presidente del collegio sindacale – precisa Moine – non potevano non essere a conoscenza della situazione: queste dimissioni sono tardive, dal momento che il sindaco Vignali ha chiesto e ottenuto in modo tempestivo quelle di Mauro. E Bernazzoli, che qualcuno definisce il bell’addormentato nel pioppeto, deve accettarle subito. Lo stesso presidente della Provincia, peraltro, ha rilasciato dichiarazioni che si prestano a molte interpretazioni: in particolare quando dice che se dopo un’analisi approfondita sui conti dell’azienda, voluta dal cda, si accerteranno delle colpe, le dimissioni verranno accettate. Questa sceneggiata deve finire».
Anche Pantano parla di «atto necessario ma tardivo, che decreta il fallimento di Bernazzoli e la sconfitta della linea tenuta dal Pd fino a questo momento». L’affondo è nei confronti dei capigruppo di opposizione in consiglio comunale (Pagliari, Ablondi e Guarnieri) che «hanno sempre taciuto le evidenti responsabilità degli uomini della Provincia in Tep». Pantano va oltre: «Se sarà appurato che Mauro e Fadda si sono attribuiti un premio relativo allo scorso bilancio, ebbene tali somme dovranno essere restituite».
Armellini mette sotto la sua lente le responsabilità di Fadda e Ragone. Il capogruppo in Provincia sventola il testo in cui sono state attribuite le funzioni dallo stesso cda al vicepresidente e legge: «Avrà il compito di verificare la contabilità analitica e l’andamento della gestione anche in relazione alle procedure di spesa e di sottoporle al cda». Dunque, aggiunge Armellini, come minimo Fadda «non ha controllato e allora deve dare le dimissioni: il comportamento di Bernazzoli rappresenta uno scivolone ». E lo stesso vale per Ragone: «Il collegio sindacale ha responsabilità di controllo del bilancio anche in presenza di una società di revisione dei conti ». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 01/12/2010

SMA MODENA
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01/12/2010
h.09.50

Sulla Gazzetta, “Bilancio, scontro aperto fra Vignali e Ubaldi”. “Il sindaco: nessun dissesto. Il presidente: manca il coraggio delle scelte”.
Si legge: “Quando il tema in discussione è il bilancio comunale, soprattutto negli ultimi mesi, la battaglia ai «ferri corti» è quasi scontata. Ed è quanto è avvenuto anche ieri, in occasione della presentazione dell’assestamento finale del bilancio 2010, ultimo atto prima della «maratona » che la prossima settimana, dovrà portare invece all’approvazione del bilancio preventivo del 2011.
La novità più rilevante di ieri è stata che al «no» i tutti e 3 i gruppi di minoranza (Pd, Prc e Ap-Av) si è unito in modo palese anche quello del presidente del Consiglio ed ex sindaco Elvio Ubaldi, che ha apertamente contestato con un proprio intervento il documento presentato dall’assessore al Bilancio Gianluca Broglia. Ubaldi è andato giù duro e ha parlato di «insipienza come filo conduttore di questo bilancio, perché se c’è crisi bisogna avere il coraggio di fare scelte ed è impossibile garantire servizi maggiori ai cittadini con la minor tassazione possibile. Non si è avuto il coraggio di aumentare l’addizionale Irpef nel 2007, quando la legge lo consentiva, ma adesso non c’è neppure quello di tagliare una spesa corrente in cui figurano grandi quantità di costi inutili e immorali non giustificabili di fronte ai cittadini in momenti di crisi».
Il sindaco Pietro Vignali, da parte propria, ha difeso con forza la politica di bilancio della Giunta, pur non nascondendo che «la situazione è complessa e difficile e che è in arrivo una fase, doverosa, di maggior rigore a fronte di un panorama complessivo che mette in ginocchio gli enti locali». Vignali ha però respinto con forza il fatto «che si parli di dissesto o addirittura di commissariamento del Comune per problemi debitori. Queste sono affermazioni non solo scorrette, ma anche false e per chi ha scritto che siamo a rischio commissariamento ho già dato mandato ai legali di agire con querele sia in sede civile che penale. Parma ha nella propria disponibilità liquida oltre 70 mi­lioni di euro a fronte di 25 milioni di debiti non pagati a causa dei vincoli imposti dal patto di stabilità, ma ha una qualità di servizi alla persona che non ha eguali in Italia e l’unica criticità è data dall’utilizzo di entrate straordinarie per far fronte al disavanzo nella spesa corrente. E’ però un trend che è iniziato nel 2005 e che iniziamo già con questo documento a ridurre, scendendo da 24 a 22 milioni, e che per il 2011 prevede un’ulteriore discesa a 15 milioni. Faccio poi presente che, a fronte di 85 milioni di investimenti, il 60% di quelli preventivati in un anno così difficile, abbiamo contratto debiti solo per 26».
A favore del bilancio si sono espressi Zannoni, Arcuri, Agnetti, Variati di Impegno per Parma e Moine del Pdl («dal centrosinistra solo fantasie e clima di terrorismo politico creato ad arte »), mentre contro hanno parlato Mantelli, Iotti e Pagliari del Pd, con il capogruppo che ha parlato di «un dissesto netto e evidente che ci fa paura» e Pizzigoni di Ap-Av. Alla fine le due delibere sono passate con 23 «sì» (Ipp e Pdl) e 14 «no» (Ubaldi, Pd, Prc e Ap-Av).
Sempre sulla Gazzetta, Nuova Ghiaia: i posti del mercato gestiti da una società privata.
«La gestione del plateatico della nuova piazza Ghiaia sarà affidata alla società Progetto Ghiaia e ogni richiesta da parte degli ambulanti o di chi intende usufruire degli spazi sottostanti la copertura dovrà essere fatta a questa società. è chiaro però che l’utilizzo degli spazi verrà programmato in pieno accordo fra il Comune e la società privata, in base a parametri che sono in corso di definizione, così come le tariffe per i mercati ambulanti ».
L’inedito annuncio del passaggio della gestione ai privati anche degli spazi della «nuova» Ghiaia all’aperto è arrivato ieri dall’assessore al Commercio Paolo Zoni, in risposta a un’interrogazione di Massimo Iotti (Pd) che chiedeva conferma «delle voci che circolano in città su una privatizzazione di fatto degli spazi pubblici della Ghiaia per quanto riguarda tutto lo spazio di plateatico sottostante la nuova copertura. In questo caso mi pare che non sia corretto affidare la gestione di uno spazio pubblico aperto, sia pure coperto, a un privato, senza contare che di questa tipologia di gestione non si era mai avuta notizia in tutti questi anni di lavori.
Inoltre vorrei sapere se e quando saranno completati anche i negozi sotto viale Mariotti, per i quali i lavori sembrano piuttosto in arretrato ».
Zoni, oltre al clamoroso annuncio sulle nuove modalità di gestione degli spazi della Ghiaia, ha spiegato anche che «per tre settimane, a partire dal prossimo 3 dicembre, si terranno mercati tematici all’interno della Ghiaia, per la quale i lavori sulla parte di superficie sono di fatto ormai conclusi. Anche per quanto riguarda i negozi sotto viale Mariotti, inoltre, risulta che soltanto un paio di spazi, al momento, siano ancora privi di un’occupazione sicura, mentre tutte le altre botteghe dovrebbero aprire già nel periodo prenatalizio o comunque hanno già trovato degli assegnatari. In ogni caso – ha concluso Zoni – l’utilizzo di piazza Ghiaia rimarrà di fatto per usi pubblici ed è anche certo che in quegli spazi, con il nuovo anno, farà ritorno il tradizionale mercato bisettimanale. Per il resto, vorrei ricordare che è comunque soltanto da due anni che i lavori sono effettivamente partiti, mentre in precedenza c’erano stati soltanto fasi preparatorie del progetto e dell’intervento definitivi». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 29/11/2010

SMA MODENA
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29/11/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta, un altro comunicato sul caso Tep-Mb, «Spudorato è chi ignora la gravità dei fatti»
Si legge: “I consiglieri d’opposizione Giorgio Pagliari (Pd) Marco Ablondi (Prc) e Maria Teresa Guarnieri (Altra politica-Altri valori) tornano sul caso Tep-Banca Mb, discutendo in particolare la questione delle responsabilità nella vicenda.
«La spudoratezza è di chi ignora completamente i fatti evidenziati, la loro gravità oggettiva, la realtà dei fatti ad oggi accertati e i presupposti dell’azione di responsabilità – sottolineano in una nota -. Noi non ignoriamo niente: partiamo dai dati e su di essi esprimiamo le nostre valutazioni, sempre fermi al principio che chi sbaglia deve pagare. La responsabilità, però , non può essere attribuita con un giudizio politico, oltre tutto palesemente condizionato dalla strumentale preoccupazione di non essere i soli a portare il peso politico e di immagine del disastro dell’operazione Tep-Banca Mb, ma deve essere provata o ammessa come ha sostanzialmente fatto l’ex presidente. E questa valutazione non è solo nostra, ma appare, nei fatti, anche autonomamente operata dai consiglieri Tep di nomina del sindaco, i quali, ritenendosi non responsabili per avere agito l’ex presidente in au­tonomia e per avere lo stesso reso nota l’operazione un anno dopo alla presentazione del progetto di bilancio, hanno rispedito, anche pubblicamente, al mittente, cioè al sindaco, la richiesta di dimissioni ». «Noi non difendiamo né tuteliamo nessuno – aggiungono ­, ma oggi l’azione di responsabilità può essere proposta solo nei confronti del signor Mauro e proporla è doveroso. In consiglio ciascuno si assumerà le proprie responsabilità. Magari, in quella sede, sentiremo anche se la cronologia dei fatti da noi esposta è risultata insignificante o se si tace per amor di patria. A noi parrebbe davvero impossibile che si possa far finta di niente, se non avessimo visto come è stata “assorbita” ai più alti livelli la vicenda della cosiddetta cricca».
Sempre sulla Gazzetta, Villani: «Provincia in apnea ma il governo non ha colpe». «A strangolare l’ente sono stati gli eccessi della spesa corrente, come quelli per il parco auto».
«E’ una Provincia in apnea, tanto per usare le parole dello stesso Bernazzoli, quella che ha presentato il bilancio 2011, ma i tagli del governo c’entrano ben poco. A strangolare Piazzale della Pace sono stati, soprattutto, gli eccessi della spesa corrente, come quelli per il parco auto denunciato dal consigliere Orlandini».
Luigi Giuseppe Villani, coordinatore provinciale del Pdl è lapidario nel commentare i numeri della manovra economica del prossimo anno annunciati l’altro ieri dal presidente Vincenzo Bernazzoli nel presentare il bilancio della provincia di Parma.
«Tant’è – riprende Villani ­che proprio in quel settore si è dovuta necessariamente abbattere più duramente la mannaia dei tagli al bilancio – che ha perso in tutto 10 milioni e mezzo di euro di disponibilità rispetto a quello del 2010 – con un -70% per la spesa libera, rispetto al 2009, che la dice lunga sulla leggerezza con cui venivano redatti fino ad oggi gli strumenti di pianificazione economica dell’ente territoriale Provincia».
«Come abbiamo detto – con­tinua il coordinatore azzurro ­proprio in occasione della presentazione dell’interpellanza sull’aumento del canone per il noleggio del parco auto, il prossimo anno la Provincia spenderà 100.000 euro in più potendo contare su diciannove auto in meno rispetto a quelle previste dalla gara d’appalto. Se i tagli del governo, per altro necessari per mantenere il Paese nel patto di stabilità – continua Villani ­servono anche per far affiorare sacche di malcostume amministrativo come quelle della Pro­vincia di Parma, allora ben vengano ».
«Ancora una volta – sottolinea il coordinatore provinciale del Pdl – questa sinistra, che si candida apertamente alla guida del Paese ma che non nasconde nep­pure appetiti locali, ha perso un’altra buona occasione per di­mostrarsi un’amministratrice credibile ed accorta e, invece di far propria la necessità del con­tenimento della spesa pubblica ­condividendo l’onere, gravoso, del mantenimento del patto di stabilità con tutte le altre am­ministrazioni locali, prima fra tutte quella che guida il Comune di Parma – non sa far altro, come emerge nelle parole di Bernazzoli, che incolpare, puerilmente, il governo dei tagli».
«D’altronde – conclude Villani – ormai sappiamo di che lana va vestita questa classe dirigente di sinistra, che non riesce a togliersi il paraocchi e guardare oltre il proprio orticello e alle proprie clientele». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 26/11/2010

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26/11/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta, «O si fa il termovalorizzatore o chiederemo 80 milioni». Iren vuole i danni se l’impianto salta. «Vignali dica cosa intende fare».
Si legge: «Il sindaco Vignali ci dica se il termovalorizzatore si fa o non si fa, perché se non si fa chiederemo i danni, che ad oggi ammonterebbero a 80 milioni di euro. E ogni giorno che passa, il gruppo Iren si espone sempre di più». Alla richiesta di chiarezza giunta dal primo cittadino sui costi dell’opera ha risposto ieri con determinazione l’amministratore delegato di Iren Ambiente Andrea Viero, che a sua volta ha chiesto al Comune altrettanta chiarezza sulle sorti dell’impianto in fase di costruzione a Ugozzolo, dove i lavori procedono a tambur battente e dove sono in fase di ultimazione le fondazioni dell’impianto. Un impianto, ha ricordato Viero, la cui ubicazione è stata decisa da Provincia e Comune fin dal 2005-2006 e rispetto al quale, ha spiegato, «ad oggi abbiamo già appaltato lavori per 120 milioni di euro». Al di là di tutto, ha ricordato l’ad, «se si deciderà di non farlo, dovranno dirci dove portare le 88 mila tonnellate di rifiuti all’anno che si producono a Parma e che ora vengono portate fuori provincia».
I costi del termovalorizzatore, ha sostenuto Viero, sono noti a tutti da tempo. «Sostanzialmente – ha spiegato – è dal luglio 2007 che tutti i soggetti che facevano parte della conferenza di servizi hanno totale conoscenza di tutti i documenti che riguardano il Pai (Polo ambientale integrato, ndr), compresi i conti. Sulla base della conferenza di servizi, il progetto iniziale, che era stimato in 143 milioni di euro, per tutta una serie di prescrizioni di miglioramento tecnologico e di mitigazione paesaggistica, alla fine è arrivato a 181 milioni. Dopodiché, nell’ambito della fase finale dell’autorizzazione ambientale integrata, sono state rappresentate ulteriori esigenze di integrazio­ne e perfezionamento del pro­getto, che hanno portato il costo totale da 181 milioni a circa 193 milioni». Ai dubbi di Vignali sul fatto che questo aumento di circa 12 milioni possa incidere sulla tariffa rifiuti, Viero ha risposto: «L’impegno del gruppo, già ribadito, è che le tariffe, una volta che entrerà in funzione il termovalorizzatore, saranno in linea con quelle del 2008 indicizzate. Poi è chiaro che questo implicherà una riduzione dei margini, ma abbiamo deciso per serietà che sarà il gruppo a farsene carico».
L’esortazione di Viero è chiara e netta: «La politica segua il suo corso e si assuma le sue responsabilità, perché la parte tecnica se le è assunte e per noi non vi è nulla di poco chiaro o di indefinito. Si prenda una decisione, ma non si dica che i costi non sono chiari, perché noi non abbiamo mai nascosto nulla». E a questo proposito ha spiegato che le voci incontrollate che si sono diffuse negli ultimi tempi «hanno un effetto immediato sugli investitori. Ne ho sentite di tutti i colori, perfino che il termovalorizzatore verrà a costare più di 300 milioni di euro. Queste sono sciocchezze. Ogni volta che qualcuno si diverte a fare questi giochetti il gruppo, che per il 61% è in mano ai Comuni e quindi ai cittadini, perde milioni di euro». Inoltre, ha ricordato, se non si fa il termovalorizzatore viene messo in discussione anche il progetto per il teleriscaldamento, visto che il calore necessario dovrà essere prodotto dalla combustione dei rifiuti. Detto questo, ha aggiunto, «Iren Ambiente non ha bisogno di fare questo termovalorizzatore e non è che smania dalla voglia di costruirlo». Se lo fa, ha ricordato, «non è per un business, ma come servizio al territorio nel quale siamo fortemente radicati». E se Parma non lo vuole, «abbiamo molte altre possibilità di business: ci sono altri termovalorizzatori che stiamo costruendo a Torino e a Genova».
Quanto al piano economico finanziario che Vignali ha chiesto di poter consultare, Viero ha spiegato che «è un dato riservato del gruppo perché ha un impatto sulla valutazione del titolo», ma che nonostante questo «dietro insistenza e siccome il Comune è un nostro azionista, l’abbiamo inviato al sindaco, precisando che è riservato». Da Viero è arrivato anche apprezzamento per il ruolo svolto da Luigi Giuseppe Villani, vicepresidente di Iren, «che si sta prodigando per mantenere questa partita nei binari della ragionevolezza».
Sempre sulla Gazzetta, Il sindaco Vignali: «Cerchiamo solo di fare chiarezza» «Ho il dovere di tutelare i cittadini. Devo capire su quale base sono stati fatti i conti».
«Sul termovalorizzatore chie­do solo chiarezza». Così il sindaco Pietro Vignali risponde alle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Iren Ambiente Andrea Viero, che ieri, dopo le richieste del primo cittadino, ha pubblicamente precisato la questione dei costi dell’impianto in costruzione a Ugozzolo. «Nessun balletto mediatico e nessun tentennamento – ha precisato Vignali -, ma la legittima chiarezza che un sindaco, di fronte alle novità che quotidianamente emergono attorno al termovalorizzatore, ha il dovere di chiedere per tutelare i suoi cittadini ».
Da parte del sindaco, come ha spiegato ieri, c’è prima di tutto la volontà di tutelare i cittadini sul fronte delle tariffe relative allo smaltimento dei rifiuti: «Il sindaco deve conoscere il Piano economico finanziario. Lo scorso 19 luglio, in una lettera, ho chiesto il Pef a Iren. In risposta, undici giorni dopo, mi è stato detto che non era ancora pronto in quanto, tra le diverse motivazioni, non si aveva la certezza della tariffa. Ora si dice che i costi sono aumentati e che le tariffe si assesteranno a quelle del 2008: io devo però capire su che base sono stati fatti questi conti. Così come mi sembra legittimo auspicare che i costi per la realizzazione non aumentino ancora ».
Quindi il sindaco Vignali ha parlato dell’esposto in procura presentato dal Comitato gestione corretta rifiuti, che si oppone all’impianto di Ugozzolo proponendo sistemi alternativi di riciclo e riuso dei rifiuti. «Mi sembra più che normale – osserva Vignali – l’aver conferito un mandato a un avvocato per verificare la fondatezza o meno dell’esposto in procura del Comitato gestione corretta rifiuti». «Ripeto ­conclude il sindaco – la mia è una richiesta di trasparenza doverosa, alla luce anche degli impegni che ho preso in Consiglio comunale di rendere questa operazione il più possibile chiara ai cittadini ». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 25/11/2010

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25/11/2010
h.11.00

Su Polis, Inceneritore, i dubbi di Vignali sui costi. Ma per Iren la spesa non è cambiata”. Si legge; “Prima le dichiarazioni del sindaco di Parma Pietro Vignali secondo cui i costi dell’inceneritore sarebbero lievitati, poi la smentita di Iren sullo stesso argomento. Ennesima giornata convulsa quella di ieri con ennesimo caos sul termovalorizzatore di Ugozzolo.
Tutto ha inizio nella tarda mattinata quando in una intervista rilasciata al quotidiano on line Repubblica Parma Vignali afferma di avere ricevuto notizia ufficiale di un secco aumento dei costi dell’inceneritore.
«Abbiamo ricevuto una lettera da Enìa (Iren, ndr) – afferma Vignali – con la quale la multiutility ci informa dell’aumento dei costi del termovalorizzatore. Costi che secondo Enìa (Iren, ndr) non ricadrebbero poi sulla bolletta dei cittadini. Questa mancata ricaduta in tariffa a me sembra molto strana, poiché secondo il decreto Ronchi tutti i costi di questo tipo devono poi essere scaricati sulla bolletta».
Per il primo cittadino parmigiano questo non è che l’inizio dell’operazione chiarezza. «Abbiamo subito scritto a nostra volta ad Enia – prosegue il sindaco – per avere spiegazioni, l’incremento dei costi non è pensabile specie se di queste dimensioni».
Sull’altro fronte caldo, ovvero la segnalazione presentata alla Procura della Repubblica dall’associazione Gcr, Vignali è più ermetico. «Abbiamo subito trasmesso gli atti ai legali del Comune – sostiene – vogliamo capire se l’affidamento per la costruzione del termovalorizzatore conferito nel 2006 sia corretto oppure no. E’ chiaro che se emergesse che le procedure di affidamento non sono state regolari ci sarebbe da rivedere, ripensare».
L’azione legale degli anti – inceneritore riguarda nello specifico la delibera del 2006 con la quale si realizzava una intesa con l’allora Enia e attuale Iren per la realizzazione dell’impianto. Poche ore dopo l’annuncio di Gcr l’assessore all’ambiente Cristina Sassi affermò che per lei l’inchiesta non cambiava nulla. Urge a questo punto però un chiarimento all’interno della giunta, visto che la posizione di Vignali è ben diversa. «Dal mio punto di vista – afferma infine il sindaco – anche
quando una decisione è stata presa occorre poi non procedere a occhi chiusi ma valutare le nuove situazioni venutesi a creare. Alla luce di nuove valutazioni, che stiamo facendo e faremo insieme alla Provincia, prenderemo decisioni».
Per replicare a Vignali si muove addirittura l’Amministratore Delegato di Iren Ambiente Andrea Viero, una specie di megadirettore di fantozzaina memoria secondo il quale «come indicato nelle puntuali comunicazioni agli Enti locali competenti, l’ammontare totale dei costi di investimento previsti è pari a 193.589.000 di euro». Una cifra, quindi, ben inferiore a quella diffusa dall’associazione Gestione corretta dei rifiuti che Vignali sembrava confermare: i contestatori parlavano di spese raddoppiate.
«Le variazioni rispetto alla stima di 180.000.000 di euro indicata in fase di richiesta dell’Autorizzazione Integrata Ambientale – prosegue Viero – riguardano essenzialmente i maggiori costi derivanti dal recepimento di prescrizioni previste nell’Autorizzazione, dall’implementazione di indicazioni e prescrizioni pervenute dagli Enti territoriali in sede di valutazione dei progetti esecutivi, dal recepimento di nuove normative tecniche e dall’introduzione di migliorie impiantistiche in sede di progettazione esecutiva. Si sottolinea infine che, data la compatibilità dei costi di investimento attuali, rimane confermato l’impegno assunto a suo tempo da Enìa di mantenere le tariffe di smaltimento in linea con quelle adottate nell’anno 2008».
Sulla Gazzetta, “Caso Stt, due nuovi indagati: fatture per operazioni inesistenti”. “Le indagini si concentrano su una cooperativa locale e su una società romana”.
Si legge: “Ore 16,20 il colonnello Guido Mario Geremia esce dalla Procura dopo un lungo colloquio con il pm Paola Del Monte. E’ un’altra giornata importante per l’inchiesta Stt che coinvolge l’ex presidente Andrea Costa, indagato per abuso d’ufficio. Ieri è emerso che ci sono altri due indagati. Una vicenda che riguarderebbe fatture per operazioni inesistenti e che – stando a indiscrezioni – coinvolgerebbe uno dei responsabili di una società romana che avrebbe avuto un ruolo legato ad attività promozionali nel film «Baciato dalla fortuna» interpretato da big come Vincenzo Salemme, Alessandro Gassman (che interpretava il comandante dei vigili urbani) e Asia Argento e che ha visto la troupe presente per mesi in città. False fatturazioni sarebbe l’ipotesi di reato su cui sta indagando la Guardia di finanza; stessa ipotesi anche per l’altro indagato, indicato come presidente di una cooperativa che si occupa di svariate attività, dalle ricerche di mercato, alla promozione e organizzazione eventi, ma anche trasporti e traslochi. La sede della cooperativa sarebbe stata «visitata » dalle Fiamme gialle che avrebbero prelevato documentazione utile alle indagini.
In attesa di conferme ufficiali, queste notizie sarebbero la prova di come l’interesse di finanzieri e inquirenti sia sempre più indirizzato ai contratti di consulenza stipulati dalla holding del Comune. Stando agli inquirenti, la cooperativa e la società romana avrebbero emesso fatture per prestazioni in realtà mai effettuate. Gli uomini della Guardia di Finanza coordinati dalla pm Paola Dal Monte avrebbero verificato che la cooperativa e l’azienda in questione operano in ambiti tali da non poter giustificare nessun rapporto con la holding Stt. All’esame degli investigatori ci sono anche le società di trasformazione urbana che fanno capo a Stt, impegnate nell’opera di riqualificazione di zone della città”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 23/11/2010

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23/11/2010
h.10.00

Sulla Gazzetta, Costa indagato, si dimette da Stt”. “Sollecitato dal sindaco e dai gruppi di maggioranza, il presidente della holding abbandona l’incarico”.
Si legge: “Andrea Costa si è dimesso. Sono da poco passate le sette e mezza di sera quando il presidente di Stt, ormai da giorni al centro di una rovente bufera politica, lascia la guida della holding. La sua decisione arriva alla fine di una giornata convulsa, quando trova conferma la notizia secondo cui, all’alba, gli uomini della guardia di finanza gli avevano notificato un avviso di garanzia per abuso di ufficio.
Costa sale le scale del municipio nel primo pomeriggio per entrare nell’ufficio del sindaco Pietro Vignali per un lungo colloquio. Ma quando lascia il municipio, il presidente di Stt è ancora formalmente al suo posto, nonostante le sollecitazioni del primo cittadino. E solo per qualche minuto riesce a schivare telecamere e fotografi, che nel frattempo si sono concentrati sotto i Portici del grano in attesa che arrivino i tre capigruppo di minoranza: hanno appuntamento alle 18,15 in segreteria generale per acquisire gli atti di Stt. In piazza Garibaldi arrivano anche il coordinatore provinciale di Forza Italia, Luigi Villani, e il presidente di Parma Civica, Claudio Bigliardi. E pure loro entrano nell’ufficio del sindaco, decisi a ottenere le dimissioni di Costa, che invece pare intenzionato a non lasciare l’incarico. Anche dal deputato dell’Udc Mauro Libè, seppure a distanza, arrivano segnali in linea con il resto della maggioranza.
Poi, intorno alle 19,30, quell’epilogo che ormai era nell’aria da ore: «Dopo essersi consultato con il sindaco Pietro Vignali, pur continuando a dichiararsi estraneo ai fatti e nella consapevolezza che si tratta di un avviso di garanzia e non di una sentenza definitiva, il presidente di Stt Andrea Costa ha rimesso il mandato nelle mani del primo cittadino, per garantire la migliore operatività della società ed evitare strumentalizzazioni politiche ». La nota, diffusa dal Comune, conferma quanto anticipato a voce dall’entourage del sindaco stesso. Una manciata di minuti e arriva anche la posizione di Vignali. Il sindaco, pur augurandosi che «venga dimostrata l’estraneità dei fatti imputati ad Andrea Costa» e nella consapevolezza che «l’atto di oggi non sancisce un giudizio di colpevolezza », annuncia di «aver accettato le dimissioni del presidente di Stt e di voler convocare l’as semblea straordinaria per ratificare le dimissioni». Succede tutto in pochi minuti: dalla soglia del Municipio si affacciano anche Villani e Bigliardi. «Vista l’evenienza che si è verificata ­dichiara il coordinatore provinciale del Pdl – riteniamo che il sindaco sia stato tempestivo. Naturalmente siamo fiduciosi nel fatto che la magistratura dimostri la trasparenza dell’operata di Andrea Costa, al quale riconosciamo il lavoro che ha svolto in questi anni, ma stiamo parlando di temi importanti che riguardano l’amministrazione e che non devono essere rallentati. Si tratta di un atto di chiarezza che sgombra il campo dalle strumentalizzazioni, anche rispetto agli episodi più banali che ruotano attorno a questa vicenda». Bigliardi annuisce: «Non si poteva consentire che queste vicende bloccassero l’attività di Stt, dal momento che è una società importante per il Comune e per la città».
Adesso le tappe sono chiare. Il sindaco convocherà un’assemblea straordinaria della holding che ratificherà la dimissioni di Costa. Poi il consiglio di amministrazione assegnerà temporaneamente tutte le deleghe al direttore della partecipata, ovvero Carlo Frateschi (la sua nomina risale ad una ventina di giorni fa). Quindi Vignali, nei prossimi giorni, dovrà individuare il nuovo presidente di Stt.
Sempre
sulla Gazzetta, “Consulenze nel mirino. Sequestrati i pc”. “E anche la moglie del manager sarebbe stata ascoltata come persona informata sui fatti”.
Si legge: “Abuso d’ufficio: l’informazione di garanzia è stata notificata ieri ad Andrea Costa, capo di Stt e Alfa. Verso le 7,30 i militari della Finanza hanno bussato alla porta di casa consegnandogli l’avviso.
Dal mattino fino a metà pomeriggio, la Finanza ha poi passato al setaccio uffici e studi. Undici gli «obiettivi» ispezionati per acquisire una marea di documenti sull’attività di Stt, la maxi holding del Comune, e Alfa, l’Agenzia per la logistica e filiera agroalimentari, sempre a totale partecipazione pubblica.
Una perquisizione, non una semplice acquisizione di documenti, come nelle settimane precedenti, il che – per legge ­impone la notifica dell’avviso di garanzia, in modo che l’indagato possa farsi assistere da un difensore, se lo ritiene opportuno.
Nel mirino della procura, le consulenze di Stt e Alfa: secondo l’accusa, infatti, Costa avrebbe affidato una serie di incarichi a persone che non avrebbero avuto i titoli richiesti, oppure violando il limite previsto dalla legge per il conferimento d’incarichi.
L’inchiesta, coordinata dal pm Paola Dal Monte, vuole fare luce su quelle consulenze, da tempo al centro anche della dura protesta dell’opposizione, che avrebbero creato un grave danno alle casse pubbliche.
Nulla trapela da procura e investigatori, ma certo è che le Fiamme gialle di Parma non si sono limitate ad ispezionare gli uffici di Stt e Alfa in via Conforti. Sono stati perquisiti l’abitazione di Costa, varie società di cui è responsabile e anche le sedi delle tenute agricole di cui il presidente di Stt è socio unico. Documenti sono poi stati acquisiti anche nell’ufficio di un commercialista del centro della città che si occupa dei conti della holding.
Decine di uomini della Finanza si sono suddivisi fin dalla prima mattina nelle varie sedi. Oltre a una marea di documenti, sono stati sequestrati anche alcuni computer. In via Conforti, cuore di Stt e Alfa, le due strutture al centro dell’inchiesta, i finanzieri hanno anche ascoltato, come persona informata sui fatti, uno dei funzionari amministrativi della maxi holding.
Abuso d’ufficio legato a una serie di consulenze illegittime per la procura. Ma non è escluso che gli sviluppi possano essere molto più ampi. Già ieri le perquisizioni sono state estese ben oltre gli uffici di Stt e Alfa. Gli investigatori non si sono limitati ad acquisire migliaia di carte e a «sigillare» alcuni pc, ma hanno anche ascoltato alcune persone. Oltre al funzionario di Stt, nel pomeriggio sarebbe stata sentita, sempre come persona informata sui fatti, anche la moglie di Costa, socia in alcune aziende di famiglia.
Tra pubbliche e private, sono diverse le società in cui figura il nome di Costa. Le prime indiscrezioni della mattinata parlavano di un avviso di garanzia per il caso Tep-Mb. Per quegli 8,5 milioni di euro, di cui solo un milione è rientrato, che l’azienda di trasporti pubblici investì nel maggio 2009 nella banca d’affari milanese, prima commissariata e ora sull’orlo del fallimento, quando al timone c’era Tiziano Mauro. Il ruolo di Costa? Ancora tutto da definire in questa operazione, tanto è vero che non risulta indagato, ma resta il fatto che Costa è socio di Mb e per alcuni mesi, nel 2009, era seduto nel cda. L’inchiesta sta andando avanti, ma già alcune settimane fa fu lo stesso procuratore Ge­rardo Laguardia a sottolineare: «E’ risultato che Costa era in contatto con Mauro e che fosse a conoscenza dell’operazione».
Ma per ora, il numero uno di Stt ed Alfa pare non sia stato nemmeno ascoltato come persona informata sui fatti.
L’opposizione in consiglio comunale, poi, aveva chiesto in una lettera aperta informazioni al sindaco su un presunto investimento da 3 milioni di euro fatto da Alfa in banca Mb. A stretto giro di po­sta era arrivata la risposta del di­rettore generale dell’istituto mi­lanese, Angelo Gnocchi, che ave­va negato quel maxi versamento da parte di Alfa. E lo stesso Costa aveva smentito seccamente.
Tuttavia, c’è chi avrebbe scommesso che, al di là delle responsabilità tutte da provare, il big manager avrebbe lasciato per gli eventuali sviluppi giudiziari del caso Mb. Ma è arrivato prima l’avviso di garanzia per le consulenze delle società pubbliche. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 22/11/2010

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22/11/2010
h.08.20

Sulla Gazzetta, Mille alberi si rifanno in look”: “Oggi, meteo permettendo, prenderanno il via una serie di potature e altri interventi su oltre mille alberi, che si vanno ad aggiungere al programma di manutenzioni ordinarie e straordinarie già varato per il 2010.
Questo ulteriore intervento sul patrimonio verde della città è stato programmato dall’assessorato all’Ambiente del Comune per tutelare e salvaguardare gli alberi della città, assicurando che le piante non siano pericolose per i cittadini e per la circolazione.
L’amministrazione comunale ha indetto una procedura di gara, che si è aggiudicata la ditta «Fea Srl» di Castelfranco Emilia per un importo di circa 164 mila euro, a seguito dei monitoraggi effettuati dai tecnici del verde pubblico e delle segnalazioni fat­te pervenire dai cittadini al call center di Comune Amico.
Gli interventi in programma riguardano oltre 70 vie comunali e prevedono operazioni su 1036 alberi. Di questi 836 saranno in­teressati da operazioni di pota­tura di contenimento della chioma. 45 piante, seriamente malate o danneggiate, saranno abbattute.
A questi numeri si aggiungono 146 rialzi da terra al fine di favorire la circolazione dei pedoni su marciapiedi e nei parchi.
Sono inoltre iniziate le attività di completamento dell’arredo urbano, o di posa dei nuovi arredi, tra cui panchine, fontanelle, giochi, gazebo, tavoli, staccionate
Sempre sulla Gazzetta sulle pagine di Corniglio, “Una raccolta di firme per le dimissioni del sindaco». La minoranza: «Disponibili a forzare uscendo dal Consiglio». Si legge. «Siamo stati molto chiari nell’organizzare questi incontri, senza giri di parole politicanti perché è necessario raggiungere l’obbiettivo: il sindaco Massimo De Matteis e la giunta devono essere mandati a casa per la loro slealtà, arroganza, incoerenza, e palese inefficienza amministrativa ». Questo ha affermato Nando Donnini, assieme ai suoi colleghi di minoranza del Consiglio comunale di Corniglio, nell’ultima assemblea pubblica organizzata dal gruppo a Beduzzo.
Il capogruppo Claudio Delmonte ha aggiunto: «Siamo stati spinti ad avviare questa serie di incontri dalla popolazione, e soprattutto dalle persone che hanno votato l’attuale maggioranza, per un profondo e crescente mal­contento. Questo sindaco non rappresenta in modo adeguato le necessità del territorio».
Con parole molto decise e forti ha proseguito: «è necessario azzerare questa situazione che per il nostro comune sta diventando troppo pericolosa e dannosa. Bisogna sgombrare il campo e ritenere questo ultimo anno e mezzo un incidente di percorso per poter poi ripartire da zero».
All’incontro, tra i membri della minoranza, era presente anche Marta Marazzi (mancava solo Giuseppe Delsante per impegni personali) che ha motivato con esempi pratici gli spunti alla base dell’azione che stanno intraprendendo. «La lista del sindaco De Matteis in campagna elettorale si era presentata come civica, mentre ora invece tutti i componenti della giunta sono esponenti del Pdl o della Lega. è un comportamento scorretto, aggravato dal fatto che ora la parte bassa del comune non è più rappresentata, nonostante costituisca la parte maggiore della popolazione». «Prima delle elezioni – ha proseguito – avevano promesso che non avrebbero messo le mani in tasca ai cittadini, e invece hanno ritoccato le tariffe di scuola e sociale, senza contare gli impegni non mantenuti come quelli a riguardo della gestione dell’acqua».
«Ora – come hanno spiegato i consiglieri di minoranza – per ottenere il nostro obbiettivo di fare crollare questa maggioranza, è necessario ottenere le dimissioni contestuali di almeno 7 con­siglieri. Noi 4 componenti della minoranza diamo la nostra disponibilità, il tutto per poter salvare il nostro comune. A riguardo non escludiamo di avviare una raccolta firme».
Dopo gli interventi si è avviato il dibattito con i cittadini presenti. Diversi gli argomenti toccati, tra cui la scuola, la centrale a biomassa di Bosco, il parco eolico, la seggiovia e la viabilità.
Dopo aver espresso la loro solidarietà ad Ilaria Zammarchi, ex assessore della giunta De Matteis, hanno chiarito che «non abbiamo nulla contro di loro sul piano umano ma solo sul piano amministrativo, e per raggiungere l’obbiettivo che ci prefiggiamo chiediamo a tutti di aiutarci». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 19/11/2010

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19/11/2010
h.08.40

Su Polis, Clan padroni della via Emilia,da Tangentopoli all’ecomafia”. “Nuovi dettagli dal rapporto Dia sugli affari della criminalità organizzata a Parma e provincia. Una storia che viene da lontano. Quando il boss Bidognetti parlava di mazzette e della Pizzarotti…”.
Si legge: “È di mercoledì la presentazione in Parlamento della relazione semestrale della Dia che fotografa la situazione della criminalità organizzata nel nord Italia. Le penetrazioni, non si parla più di infiltrazioni, sono presenti e attive lungo la via Emilia, nelle città più ricche e importanti fra cui Parma.
Il problema della criminalità organizzata non è certo un problema nato negli ultimi tempi, degli affari delle famiglie calabresi si è venuto a sapere ufficialmente perlopiù durante il processo per il delitto del Carceo a Salsomaggiore. Luglio 1999, Giuseppe Carceo, l’uomo di Mesoraca viene ucciso da Domenico Mangone, 30enne di Cutro, residente nel piacentino che viene condannato a 22 anni di detenzione. Vengono invece assolti Leonardo Mangone fratello di Domenico, Gennaro Galli, Tommaso Carbone e Francesco Lamanna, considerato dagli inquirenti il capo della presunta cosca finita alla sbarra. Carceo era uno spacciatore fuggito dal sud mentre era sotto sorveglianza speciale, la sera del 16 luglio viene affiancato da una Uno, trovata poi bruciata poco distante, da cui vengono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco.
Quando Carceo, ferito, tenta di scendere dalla sua Ritmo gli viene data la raffica letale. Un delitto commesso forse perché Lamanna e il suo gruppo vedevano Salsomaggiore come territorio di loro competenza, non avrebbero visto di buon occhio l’arrivo di Carceo che si era invece affiancato al vecchio reggente di zona.
Una lite di origine mafiosa su cui le sentenze hanno dato un accentuato colpo di spugna. Durante il processo è infatti emerso come i ristoratori di Salsomaggiore fossero obbligati a offrire cene agli affiliati, il coinvolgimenti nella politica e soprattutto negli appalti e nelle costruzioni. Le testimonianze rese a processo e i verbali sono usciti di scena essendo dichiarati come inutilizzabili, quelle affermazioni sono cadute nel vuoto e le indagini non hanno avuto seguito.
Da quel momento i nomi delle famiglie presenti a Parma si moltiplicano, attratte dalla ricchezza dalla zona e da una testa di ponte: “I casalesi avevano in città – ha affermato tempo fa Raffaele Cantone, coordinatore delle indagini sugli Zagaria – un imprenditore condannato in primo grado per associazione a delinquere di stampo camorristico, primo caso del nord Italia. Era legato agli Zagaria da un rapporto sentimentale con una donna. I casalesi dovevano investire ingenti capitali e a Parma c’erano le condizioni per farlo”. Lo stesso Cantone, attualmente al Massimario della Cassazione, definisce Pasquale Zagaria come colui che poteva passare come un grosso imprenditore pronto a discutere di affari, di prezzi al metro quadrato, di materiali e mano d’opera come un esperto costruttore. Domenico Bidognetti tira in causa Pizzarotti
Il pentito Domenico Bidognetti, a cui viene ucciso il padre nel tentativo di tappargli la bocca, è il primo che fa il nome della parmigiana Pizzarotti. Stando a quanto riportato nel libro “Tra la via Emilia e il clan” di Christian Abbondanza e Antonio Amorosi (edito da Casa della legalità e della cultura), racconta di “mazzette e accordi con i grandi costruttori”, l’Emilia è terra sicura per i casalesi. “Partecipai a una riunione con l’ingegnere della Pizzarotti – racconta Bidognetti secondo il libro – per sollecitare i lavori che spettavano a una delle nostre ditte di fiducia. E’ così che con i soldi in nero, pagati attraverso giri di fatture false, la Camorra ottiene contratti leciti che portano dritti alla dimensione imprenditoriale tanto auspicata”.
La stessa azienda di cui, qualche riga prima, si racconta di come si sia accordata con la malavita per la costruzione del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Al sud la convivenza fra imprese e mafie è all’ordine del giorno secondo Bidognetti, tanto che in “Fra la via Emilia e il clan” si legge: “Con la Pizzarotti sono i «cavalieri dell’apocalisse mafi osa» Mario Rendo, Carmelo Costanzo e Gaetano Graci.. è un groviglio di subappalti all’interno della base, tra questi quello alla «Sien» che fa capo ai fratelli Curale che viene espulsa dai lavori per rientrarvi tramite la Biagio Crescione”.
Sempre a quanto riportato da Abbondanza e Amorosi il legame fra Pizzarotti e l’ex ministro Pietro Lunardi era particolarmente forte: il primo diviene general contractor per i grandi appalti mentre il secondo li promuove a gran voce ed è allo stesso tempo consulente per l’impresa edile parmigiana.
Il leit motif è sempre quello della tangente, e non solo ai politici, ovvero di “ringraziamenti”
di cui Pizzarotti parla ai magistrati, a quanto scrivono gli autori, per mantenere buoni rapporti
di amicizia con tutto l’arco dei partiti che contano. “Nel 2003
la Dia di Napoli – si legge nel libro secondo la ricostruzione di Bidognetti – raccolse gli elementi che confermavano come la camorra riusciva a estorcere denaro alle imprese nazionali come la Pizzarotti ed imporre la regola dell’omertà a tecnici e addetti ai lavori anche fuori dai territori controllati direttamente”.
Sulla Gazzetta, Movida in Ghiaia? Il popolo di via Farini si divide. «Non ci spostiamo». «Magari è una bella novità» I baristi: «Faremo sentire la nostra voce»
Si legge: “In principio era via Farini, ma domani chissà. Dalle Malve al Gavanasa, passando per il Dolcevita, poi giù verso Mood, Pirù, Peter Pan e Barino. Una svolta si profila all’orizzonte della «gente della notte»: la movida si trasferirà in Ghiaia. La tanto agognata piazza parmigiana, che il primo weekend di dicembre si mostrerà alla città, potrebbe diventare il nuovo luogo del divertimento.
Per ora si tratta di poco più di un’ipotesi, ancora al vaglio dell’amministrazione. Ma le opinioni sono contrastanti: il sondaggio della Gazzetta dice «sì» al possibile trasloco. Ma un giro tra i ragazzi e i baristi della movida dà risultati diversi: la maggioranza è contraria. I baristi non vedono bene la proposta, il popolo della dolcevita assicura: «Da qui non ci spostiamo». Eccetto qualche «mosca bianca» che si lascia tentare dalla nuova proposta. …. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/11/2010

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18/11/2010
h.08.40

Sulla Gazzetta: “La Dia lancia l’allarme: «La ‘ndrangheta a Parma»”- “In prefettura sarà costituito un Osservatorio sul fenomeno mafioso”.
“I tentacoli della ‘ndrangheta si allungano sull’Emilia Romagna e anche Parma non è immune dalle infiltrazioni della potente organizzazione criminale calabrese. A dirlo è il rapporto semestrale sull’attività della Dia (la Direzione investigativa anti­mafia) presentato ieri al Parlamento: un rapporto che, più in generale, delinea un quadro in cui il Nord Italia e la Toscana vedono una sempre maggiore presenza delle cosche. Proprio per prevenire e monitorare il problema del rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, la prefettura di Parma sta già da alcuni mesi lavorando alla creazione di uno specifico Osservatorio sul fenomeno mafioso nel nostro territorio, cui sa­ranno chiamate a dare il proprio contributo le istituzioni locali e varie altre realtà del territorio.
Nella nostra regione, secondo il documento della Dia, la ‘ndrangheta è operativa nelle province di Bologna, Modena, Reg­gio e Parma, con una presenza «diretta» della cosca Grande Aracri e di sono personaggi riconducibili alle ‘ndrine (come vengono chiamate le cosche) dei Barbaro, degli Strangio, dei Nirta e dei Bellocco. E sarebbe in atto anche un tentativo di allargamento del raggio d’azione delle varie famiglie nelle altre province della nostra regione.
Che nel Parmense vi siano esponenti della ‘ndrangheta è un dato confermato anche dal questore Gennaro Gallo. «Senz’altro la presenza di questi soggetti deve far ritenere che vi sia un collegamento con la ‘ndrangheta calabrese », spiega, per poi però subito precisare che «non c’è riscontro sotto il profilo giudizia­rio che queste persone abbiano attivato qui delle attività di stampo tipicamente mafioso». Alcuni arresti nella nostra provincia ce ne sono stati: quattro tra l’anno scorso e l’inizio del 2010, ma, ricorda Gallo, «quei provvedimenti di custodia cautelare furono emessi dalle autorità giudiziarie calabresi per fatti avvenuti in Calabria, mentre procedimenti a carico di questi soggetti qui a Parma, per fatti avvenuti a Parma e di cui si siano occupate le nostre forze di polizia, negli ultimi anni non ce ne sono stati». La situazione a Parma, comunque, per il questore è ben diversa rispetto per esempio alla vicina Reggio Emilia (di cui Gallo è stato que­store): «Lì in effetti abbiamo trovato riscontri e abbiamo anche fatto operazioni relative alla famiglia Grande Aracri». Una cosa, secondo Gallo, è sicura: «La presenza di questi soggetti della ‘ndrangheta deve indurre ad alzare il livello di attenzione, così come la presenza di tanti altri soggetti ». E qui fa un esplicito riferimento ai non pochi collaboratori di giustizia e alle altre persone sottoposte a misure preventive che vivono in provincia di Parma. «La stessa presenza nel nostro carcere di soggetti sottoposti al regime del 41 bis (il carcere duro, ndr) è elemento di criticità», per l’inevitabile motivo di richiamo che essi rappresentano.
«La nostra provincia non è, tra quelle emiliane, quella in cui il fenomeno della criminalità organizzata è più diffuso, il che però non significa che non ci sia niente». A ricordarlo è il procuratore della Repubblica Gerardo Laguardia, che spiega anche che la competenza per questo genere di indagini è comunque della Direzione distrettuale antimafia di Bologna”.
Sempre sulla Gazzetta, “Sfila la protesta: migliaia di studenti contro la Gelmini”. Un corteo di ragazzi invade la città: «Siamo una generazione senza futuro».
“Ieri mattina la città è stata invasa dal «No Gelmini Day». Migliaia di studenti hanno manifestato con striscioni, urla, bandiere al cielo. Sono partiti alle 9 da barriera Garibaldi e sono approdati in Piazza intorno alle 12, dopo essere passati davanti alle scuole e al provveditorato di viale Vittoria.
Nel corteo contro la «scuola in mutande» marciava la preoccupazione degli ragazzi delle superiori e dell’università. «Se ce ne freghiamo del futuro, il futuro se ne fregherà di noi» hanno scritto sopra un drappo bianco gli studenti dell’istituto magistrale Albertina Sanvitale. «Niente soldi adesso, niente futuro domani» lo slogan dell’istituto d’arte Toschi. Mentre la sinistra studentesca universitaria ha preso di mira il premier con un cartello: «Tu Ruby, noi senza soldi».
All’incrocio sul Lungoparma tra via Mazzini e il ponte di Mezzo, un centinaio di studenti si è seduto per terra, sull’asfalto, bloccando per sette minuti il traffico. Mentre in viale Vittoria, dieci ragazzi volevano entrare dentro al provveditorato per appendere uno striscione sul balcone dell’edificio. Gli agenti di polizia si sono messi a scudo per non fare entrare nessuno. Alla fine gli studenti hanno appeso il lenzuolo al cancello dell’ufficio scolastico provinciale: sopra c’era scritto «Provveditorato della nostra scuola te ne sei fregato». Il corteo era organizzato dalla rete degli studenti medi, dall’unione degli universitari, dai ricercatori dell’ateneo di Parma e dalla Cgil; non mancava il comitato istruzione bene comune e i collettivi studenteschi.

«Hanno precarizzato sia il lavoro, sia l’istruzione. Vogliamo unire le lotte degli studenti e dei lavoratori» dice Deborah Pezzani, coordinatrice dei giovani co­munisti. «Mettono le lavagne interattive e tolgono gli insegnanti: è una scuola dell’apparenza» commenta Salvatore Pizzo, por­tavoce dei maestri e maestre autoconvocati. «La metà viene qui per perdere un giorno di scuola ­si lamenta Debora Caruso, studentessa di terza del Toschi -: io sono preoccupata, siamo la generazione zero, senza futuro, che deve andare all’estero». «Con i tagli del governo, l’anno scorso hanno mandato a casa 12 persone al Melloni – dice Lorenzo Di Santa Cristina, rappresentante di istituto -, l’anno scorso, tutte le scuole hanno fatto fatica a pagare i professori precari. Gli studenti sono scandalizzati che 8 miliardi di euro sono tolti alla scuola e 9 miliardi di euro servano per comprare i cacciabombardieri e che alle scuole private siano dati 245 milioni di euro più dell’anno scorso».
In tutta Italia ieri sono state organizzate manifestazioni. A Parma non ci sono stati momenti di tensione, ma nel corteo c’era un ragazzo con un passamontagna nero: quando un vigile urbano gli ha fatto notare che rischiava grosso, se non era identificabile, ha rinunciato ad imitare «Ivan il terribile», il capoultrà serbo. Secondo gli organizzatori al corteo hanno partecipato 5.000 persone; coprivano, senza lasciare spazi, metà via D’Azeglio, da barriera Santa Croce all’ospedale vecchio.
Non sono mancati cori e «vaffa» contro il ministro dell’istruzione, Maria Stella Gelmini. «Si potevano risparmiare – dice Filippo Tassi Carboni, rappresentante dell’istituto Albertina Sanvitale ­: noi manifestiamo contro le idee, non contro le persone». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 17/11/2010

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17/11/2010
h.09.10

Su Polis l’editoriale del direttore Emilio Piervincenzi: “Tartufi e voltagabbana, ma Parma è stufa”.
Si legge: “Ma l’inceneritore si farà, sì o no? Credo che i parmigiani abbiano diritto di saperlo eppure il tempo passa e la confusione aumenta. Ieri un’altra rogna è scoppiata all’interno della coalizione di sinistra. Alle perplessità avanzate dai Comunisti italiani lo scorso 5 novembre, si è aggiunta formalmente la coordinatrice parmense dell’Idv, Paola Zilli, che ha chiesto “una seria rivalutazione del progetto”.
Le ha risposto il capogruppo in Consiglio provinciale del Pd, Pietro Baga, che così ha rimproverato la compagna di coalizione: “Cara Paola, prima di finire sui giornali parliamone fra noi”. Dimensioni dell’impianto, costi, reale necessità di costruirlo: ma insomma si fa o non si fa? Ci aspetteremmo finalmente una posizione chiara dal presidente della Provincia, Bernazzoli, che insieme al sindaco Vignali assume la responsabilità della decisione. Ma un sì o un no, in tempi di lacerazioni politiche e soprattutto di strategia di posizionamento dei partiti in vista delle prossime sempre più probabili elezioni politiche, equivale a chiedere la luna ai nostri amministratori.
A sinistra, il terrore che un sì convinto al termovalorizzatore si traduca in una emorragia di voti prevale sulle reali convinzioni. Le battaglie si fanno se sono giuste, non se servono a vincere le elezioni. Altrimenti si fa la fine di Milano, dove alle primarie gli elettori pd hanno scelto il loro candidato al Comune sconfessando le direttive di partito e questo ha provocato un terremoto di dimissioni al vertice.
La destra, che non si è mai opposta all’inceneritore di Ugozzolo, dovrebbe rompere ogni indugio e dire chiaramente se l’impianto lo vuole o no.
Il tira e molla, il non decidere, lo scaricare responsabilità addosso all’avversario di turno, è il leit motiv della politica, nazionale e locale. Nel mezzo, noi. I cittadini di Parma, stufi di assistere a questo teatrino sull’inceneritore (a proposito, ce ne sono 52 in funzione in Italia), vorrebbero avere una parola chiara e definitiva sulla gestione dei rifiuti. E’ chiedere troppo?”.
Sulla Gazzetta: “La nuova Ghiaia apre a dicembre”. “Si parte con i mercatini natalizi. Da gennaio torna il mercato bisettimanale e in primavera aprono i negozi”.
Si legge: “E’ ufficiale, lo ha annunciato ieri il sindaco Pietro Vignali: il primo week end di dicembre la Ghiaia riaprirà. Un annuncio senza eccessivo clamore, nel corso della presentazione dei nuovi Centri commerciali naturali, ipotizzando una data, quella di venerdì 3 dicembre, che aspetta solo la conferma definitiva (in alternativa l’inaugurazione ufficiale potrebbe essere spostata a domenica 5 dicembre). Giusto in tempo, in­somma, per la grande corsa agli acquisti natalizi.
Dopo tre anni, in cui i parmigiani hanno assistito come spettatori alla rappresentazione del «loro» mercato prima azzerato e poi ricostruito, gettando un’occhiata ad ogni passaggio per controllare lo stato dei lavori, dall’inizio di dicembre la Ghiaia tornerà ad essere loro.
«All’inizio del prossimo mese – ha spiegato l’assessore comunale alle Politiche per il commercio, Paolo Zoni -, restituiremo definitivamente la piazza alla città»; «definitivamente» nel senso che non si tratterà di una riapertura temporanea, limitata magari al periodo natalizio. Quanto alla sistemazione dei negozi, invece, occorrerà attendere ancora qualche mese perché il processo possa considerarsi ufficialmente completato.
Il primo fine settimana di dicembre riapriranno infatti la maggior parte dei negozi fissi sistemati sotto viale Mariotti («Gli altri – chiarisce Zoni – stanno completando gli allestimenti e riapriranno con l’inizio del 2011»); contemporaneamente, tornerà a vivere lo spazio centrale della piazza, che per tutto il mese di dicembre ospiterà una serie di mercatini tematici, organizzati dal Comune in collaborazione con le associazioni di categoria Ascom e Confesercenti.
Con l’inizio del nuovo anno, a gennaio 2011 – oltre a completarsi il reinsediamento dei negozi coperti – tornerà, al centro della piazza, il mercato «degli ambulanti», con i due consueti appuntamenti settimanali.
Saranno invece un pò più lunghi i tempi per quanto riguarda l’apertura dei negozi del primo piano interrato: «La parte grezza della struttura è stata ultimata – conferma l’assessore – ma per terminare la realizzazione degli impianti tecnologici, come centraline e generatori, dovremo aspettare ancora qualche mese ».
«Credo comunque – aggiunge – che indicativamente verso la primavera sarà completato anche l’allestimento di quella parte di attività commerciali». Ci si avvia, dunque, al lieto fine di una vicenda iniziata tre anni fa e che restituisce ai parmigiani un pezzo della loro città, della loro storia e delle loro abitudini.
«Con l’apertura della nuova Ghiaia – ha sottolineato Vignali ­torna al suo posto un tassello fondamentale per il rilancio del commercio nel centro storico, di cui il suo mercato è sempre stato il cuore pulsante». 



                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 16/11/2010

SMA MODENA
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16/11/2010
h.09.40

Sulla Gazzetta, “Comunali 2012: il Pd affila le armi e pensa alle primarie per il candidato”. “Il segretario Garbi: «Tavolo di confronto con chi non si riconosce nelle scelte del Comune»”.
Si legge: “Costruire per Parma un progetto alternativo che ruoti attorno ad un modello capace di rispecchiare i reali bisogni della collettività, con particolare riferimento ai grandi temi: il sociale, l’occupazione, la scuola e più in generale il futuro dei giovani. Animato da questi propositi, il Partito Democratico affila le armi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, su tutti quello delle comunali in programma nel 2012.
La prima mossa è la creazione di uno staff formato da diversi volti nuovi che si stanno già muovendo sul territorio, al fianco del segretario provinciale, Roberto Garbi, con l’obiettivo di radicarsi e tornare a fare politica stando in mezzo alla gente. Un percorso finalizzato all’avvio di una «nuova stagione» che, per il Pd, passa anche dal coinvolgimento di quelle forze moderate della politica e della società civile.
«Credo che un serio progetto di rilancio della nostra città non possa prescindere dal contributo di tutti quei soggetti che hanno a cuore l’idea di cambiamento ­ sottolinea Garbi -; apriremo un tavolo di confronto con quanti non si riconoscono nelle scelte operate dall’amministrazione comunale e successivamente, anche attraverso lo strumento delle primarie, andremo a scegliere il candidato sindaco che ci rappresenterà. L’attuale amministrazione, che maschera la sua natura di centrodestra con continui spot di civismo, si è distinta solo per una politica autoreferenziale caratterizzata da proclami che non hanno mai portato a nulla di concreto – aggiunge Garbi -; è opportuno fare chiarezza sugli investimenti e sulle reali condizioni economiche della nostra città. Noi pensiamo che a Parma si sia vissuto ben al di sopra delle possibilità realizzando opere faraoniche che non rispondevano alle esigenze dei cittadini».
Saranno un migliaio i volontari del Pd che, nei prossimi due fine settimana, incontreranno le famiglie nell’ambito della cam­pagna «Porta per Porta» che prevede, oltre ad appositi punti informativi allestiti sia in città che in provincia, pure una serie di incontri. Venerdì, alle ore 18.30, all’hotel Farnese sarà presente il vice segretario nazionale del partito, Enrico Letta, che si soffermerà sui temi dell’economia.
Su Polis: “Riqualificazione di piazzale Lubiana: più illuminazione e più verde”. “I lavori, costo complessivo 340mila euro, dovrebbero partire nella prossima primavera”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 15/11/2010

SMA MODENA
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15/11/2010
h.09.50

Sull’Informazione, «Inceneritore, tutto da rivedere». Idv: potenziare la differenziata e fare chiarezza. Si legge: “l progetto del termovalorizzatore di Parma deve essere rivalutato. Lo ha chiesto a sindaco di Parma e presidente della Provincia, attraverso una lettera, il coordinamento provinciale dell’Italia dei valori, esprimendo le proprie considerazioni sull’opera.«La potenzialità dell’impianto previsto è notevolmente superiore rispetto ad un’ottica a lungo termine – dichiara la coordinatrice Paola Zilli -.Un altro motivo è l’impatto economico, ambientale, d’immagine e sulla salute». L’Idv propone di potenziare la raccolta differenziata, diminuire alla fonte la produzione di rifiuti, garantire che vengano smaltiti solo i rifiuti prodotti in provincia di Parma, monitorare e controllare in modo costante le immissioni, garantire il funzionamento di un comitato tecnico scientifico di sorveglianza, ricercare ottimizzazione degli impianti, tenere sotto controllo le tariffe e fare chiarezza sui costi.
L’Idv chiede infine al sindaco «che fine abbia fatto il Comitato tecnico-scientifico di alta sorveglianza sul processo di realizzazione del termovalorizzatore istituito con delibera consiliare nel 2006 e che avrebbe dovuto relazionare al consiglio comunale».
Sulla Gazzetta, “L’associazione «Parma 2.0» continua a crescere”. Si legge: “I giovani parmigiani che hanno come obiettivo il ricambio generazionale, si sono dati appuntamento per una cena alla Centrale del Latte, a cui ha partecipato anche il sindaco, Pietro Vignali. «Sono contento di vedere una realtà in espansione come Parma 2.0 – commenta il primo cittadino -. E’ un interessante luogo di dibattito e di discussione per i giovani. A Parma esiste una classe dirigente giovane, non solo nella politica, ma anche nelle libere professioni, nel mondo universitario, che spesso rimane nascosta. Ma anche se non si vede, esiste, e questa associazione ne è la dimostrazione. Ritengo che la forza di Parma sia anche nel ricambio generazionale e Parma 2.0 porta avanti questo spirito, promuovendo una rete di giovani che hanno voglia di comunicare, impegnarsi. E ritengo che gruppi come questo siano un’importante officina di idee anche per l’amministrazione comunale».
Durante la serata, il direttivo dell’associazione ha presentato gli eventi promossi in passato e quelli in via di sviluppo, alternando momenti culturali a momenti di aggregazione e divertimento. «Abbiamo organizzato incontri con giornalisti noti, come Luca Sofri, e società per la ricerca di lavoro – commenta Mario Benecchi, uno dei membri del direttivo -. Ma tanti sono i progetti in programma».
«Entro fine anno parleremo ancora di giornalismo e organizzeremo un’iniziativa benefica ­spiega Matteo Agoletti, anche lui del direttivo di Parma 2.0 -. Mentre il prossimo anno partirà una web radio e iniziative legate al mondo universitario». Il tutto sempre nello spirito di «Parma 2.0», che vuole vedere i giovani protagonisti del futuro: «Lo spirito di Parma 2.0 l’ha ben capito Elisa, una bimba di 3 anni – spiega Ambra Piscopo, portavoce dell’associazione -, che quando ha visto il sindaco è andata da lui con fare deciso dicendogli: Signor sindaco, in piazza potrebbe mettere delle giostre?». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 12/11/2010

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12/11/2010
h.08.20

Su Polis, “Castelli a cena dalla Lega Nord ma il conto lo paga la Regione”. Si legge: “Diceva Pietro Nenni, con una massima ripresa e copiata da destra a sinistra, che per essere epuratori, occorre restare adamantini e con la schiena diritta, perché in politica si troverà sempre qualcuno più puro che può fregarti.
Ora, la Lega Nord ha costruito la sua fortuna elettorale come forza contro. Contro le tangenti, contro la partitocrazia, contro certa parte del meridione d’Italia e i suoi vizi clientelari, contro i “clerico-fascisti” prima e i comunisti poi. Come dimenticare i parlamentari che agitavano il cappio in Parlamento, ai tempi di Mani Pulite, diventando icona della Lega “contro”?
Il movimento, però, è cambiato negli anni del governo e dell’opposizione, almeno quanto il look di Bossi, passato dalle canottiere sfoggiate con orgoglio maschio in Sardegna alla pochette verde infilata nella giacca da ministro.
Sempre più e sempre meglio il “padroni a casa nostra” del Carroccio è diventato sinonimo di padronanza nell’uso delle leve dei centri del potere vero. Ministeri, tv di Stato, Istituzioni e tutto il sottobosco di poltrone e poltroncine che si assommano senza fine nel Belpaese.
In Regione, ad esempio, la Lega negli ultimi due anni ha macinato consensi su consensi, trasformando il Carroccio in una Ferrari, alimentata anche con i soldi del contribuente. Come? Con i fondi pubblici assegnati al pattuglione degli eletti nel parlamentino emiliano-romagnolo, guidato fino al giugno 2009 da Maurizio Parma, oggi vicepresidente della Provincia di Piacenza.
La Regione, in sostanza, eroga soldi a tutti i gruppi consiliari, che questi devono usare per sostenere l’attività dei deputati. Dentro ci può finire un po’ di tutto ma non l’utilizzo dei quattrini pubblici per “dare una mano” al partito. Questa no, non è una finalità istituzionale. Basta leggere l’articolo 36 dello Statuto dell’Assemblea legislativa: al quarto comma recita che “i gruppi, per le proprie attività e quelle dei singoli consiglieri, ricevono contributi (…)”. Eppure, proprio a Parma, il 30 aprile del 2007 le cose non sono filate nel migliore dei modi. Nei vari moduli presentati dagli eletti leghisti per il rimborso spese figura una ricevuta da 3.420 euro rilasciata alle 23.51 dal ristorante “Corale Giuseppe Verdi”, in pieno centro, a due passi dal Parco Ducale. In uno dei templi della cucina tipica parmigiana si sono riunite 114 persone (quasi tutti militanti e dirigenti, oltre ad un discreto numero di ospiti) per una spesa di 30 euro ciascuna. Una cifra considerevole, per il cui rimborso il consigliere regionale Roberto Corradi ha battuto cassa al suo gruppo. La motivazione sta scritta in calce sul modulo che Polis pubblica in anteprima: “Cena consigliere Corradi con rappresentanti associazioni disabili/mutilati e amministratori del Comune di Parma per discutere problema dei parcheggi riservati a disabili nel centro di Parma”. Ecco un bell’esempio di attività istituzionale da manuale. Costosa ma pur sempre istituzionale.
Fatto sta, però, che la sera del 30 aprile – e proprio alla “Corale Verdi” di vicolo Asdente – più che le problematiche lamentate dai “rappresentanti” di disabili e mutilati, le camicie verdi hanno ascoltato la viva voce del senatore ed ingegnere Roberto Castelli, già ministro leghista di Grazia e Giustizia. Sarà un caso, ma poco meno di un mese dopo, il 27 e il 28 maggio, i parmigiani sarebbero stati chiamati alle urne per l’elezione del sindaco. E allora, vuoi vedere che la cena istituzionale forse era una cena di partito?
Disabili non ricorda di averne visti Stefano Zibana, all’epoca consigliere provinciale, oggi ex della Lega. «Andai alla Corale Verdi, dove si tenne un comizio di Castelli. Di associazioni di disabili non ricordo di averne viste. So bene, invece, perché partecipai a quell’incontro: volevo spiegare all’ex ministro, che è ingegnere, le alternative all’inceneritore di Parma, ma ricevetti solo risposte evasive. Non mi fermai, però, alla cena che era stata preparata». Parla anche un importante dirigente leghista, desideroso di restare anonimo: «Confermo, c’era Castelli. Anche quella sera tutti i militanti di Parma hanno pagato la loro quota». La domanda è la stessa: la cena era in funzione di un incontro con le associazioni dei disabili? L’esponente del Carroccio ride, fragorosamente. E aggiunge: «Se qualcuno dei nostri ha sbagliato, è giusto che paghi».
Spunta, a questo punto, un problema nel problema. Come tutti i partiti, la Lega ama radunare simpatizzanti e militanti intorno ad un desco bene imbandito, ripartendo, però, le spese tra gli astanti col classico conto “alla romana”. Anche quel 30 aprile del 2007, infatti, sembra che venne allestito un banchetto all’interno del locale con un militante addetto a incassare le quote dei partecipanti al convivio col senatore Castelli. Ma se le cose stanno così, perché mai, di grazia, chiedere alla Regione di rimborsare 3.420 euro?
Inevitabilmente, ritorna alla mente il pensierino saggio di Nenni, che potremmo arricchire di un arcano di difficile risoluzione, almeno quanto quello sulla primogenitura dell’uovo o della gallina: chi epurerà gli epuratori?”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 11/11/2010

SMA MODENA
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11/11/2010
h.09.30

Sulla Gazzetta, Vignali: «Metropolitana, saldo positivo di 206 mln». «Il debito sarebbe stato insostenibile. E la legge dice che a pagare i costi è lo Stato, non il Comune».
Si legge: «Non è vero che il Comune si indebita per 43 milioni di euro, dopo la scelta di non procedere alla realizzazione della metropolitana. Anzi il saldo positivo per Parma e i suoi cittadini, fra mancato indebitamento ed entrate per investimenti, è di 206 milioni ». Il sindaco di Parma Pietro Vignali risponde così alla lettera di Metroleggera e della sua capofila Pizzarotti, mentre, con una propria lettera, replica a quella di Paolo Pizzarotti a lui indirizzata pubblicata ieri dalla «Gazzetta».
Vignali, nella dichiarazione diffusa ieri dall’ufficio stampa del Comune – parla di «scelte e priorità, che diventano principi di responsabilità di fronte alla crisi che investe l’economia mondiale. In questi anni – afferma – la situazione è mutata, un debito per la metropolitana di 96 milioni di euro più 37 di materiale rotabile, per il quale non esiste alcun impegno del Governo, con la crisi che si sta respirando e con i tagli delle entrate da parte dello Stato, sarebbe stato insostenibile oltre che irresponsabile. Il nostro dovere di buoni amministratori imponeva un cambio di rotta e una scelta nelle priorità, fra le quali non poteva starci questa infrastruttura ».
«Fra l’altro la realizzazione dell’opera – continua il sindaco – avrebbe fatto superare i limiti dell’indebitamento previsti nel testo unico degli enti locali, che ad una maggiore stretta sulla percentuale di indebitamento consentita aggiunge anche una ulteriore riduzione sull’utilizzo delle garanzie fideiussorie. Inoltre Metroleggera dimentica che l’indennizzo è previsto da una legge speciale dello Stato, che fra l’altro scioglie il contratto per la realizzazione dell’opera, e non si quantifica con i normali canoni del codice civile a fronte di inadempimenti contrattuali. Somma che è dunque lo Stato a pagare, rendendo fuori luogo il ri­corso alla magistratura. La medesima legge, infine, parla di 73 milioni che possono essere richiesti al Governo dal comune di Parma per aver rinunciato all’in frastruttura. Questo basta per fare due calcoli: 96+37 milioni, uguale a 133 milioni, che non gravano sulla città e 73 milioni incassati per spese di investimento. In totale – conclude Vignali -206 milioni di saldo positivo».
«Si tratta di una missiva con errori sia di metodo che di merito ». E’ invece così che il primo cittadino replica a Paolo Pizzarotti che con una lettera ha annunciato la sua causa al Comune per la realizzazione della metropolitana.
«Ogni profilo afferente l’opera – scrive il sindaco a Pizzarotti in una lettera diffusa ieri dall’ufficio stampa del Comune – sia per il nascere dell’iniziativa che per la sua conclusione, è stato deciso dal Parlamento con una legge, la quale ha finanziato pure l’indennizzo dovuto all’aggiudicataria, che non è posto a carico della città, bensì dello Stato. Il destinatario delle sue domande e delle sue azioni – continua Vignali -. non è né il sindaco né l’amministrazione comunale, tenendo conto che il Comune è soggetto estraneo ai rapporti contrattuali fra stazione appaltante, cioè lo Stato, e impresa aggiudicataria dei lavori».
Quindi il sindaco contesta i metodi utilizzati da Pizzarotti: «Ho appreso della lettera dalla stampa prima ancora di riceverla sul mio tavolo. Un metodo di rapportarsi con l’Amministrazione molto simile a quello utilizzato dalle forze politiche, come legittimo sistema di contrapposizione democratica nel contenzioso politico».
Su Polis, Comune, i mal di pancia della maggioranza. Lasagna: “Ubaldi è il capo dell’opposizione”
Si legge: “Così lontani, così vicini. Il sindaco di Parma Pietro Vignali e il suo predecessore Elvio Ubaldi hanno condiviso tutto e in un certo senso continuano a farlo, accomunati dalla vis polemica.
È la lotta tra chi si sente custode di un modello amministrativo che – volenti o nolenti – ha scalzato la sinistra dalla guida del capoluogo e chi, per varie ragioni, ha deciso di non stare nel solco della tradizione.
Ubaldi, martedì, ha chiesto un confronto pubblico con Vignali. Poche ore prima il sindaco in carica aveva, però, arringato i big di Parma Civica definendo l’ex primo cittadino “il capo dell’opposizione”, come ha riportato la cronaca della Gazzetta di Parma.
La sfida tra le due teste coronate della politica parmigiana, dopo mesi di incubazione, ora deflagra, destinata a lasciare lunghi strascichi. Prende posizione, ad esempio, Lorenzo Lasagna, assessore e soprattutto dirigente del movimento Parma Civica, erede di quella Civiltà parmigiana che fece da contenitore dei successi ubaldiani nel ’98 e nel 2002. «Con la richiesta di un pubblico confronto, l’ex sindaco ha passato il suo Rubicone. Vignali ha concesso al consigliere Ubaldi un ampio beneficio di inventario e, forse, la definizione che gli ha attribuito, quella di capo dell’opposizione, sarebbe stata valida già un anno fa.
Questo per dire che Vignali è stato prudente e non lo si può accusare di aver reagito alla prima provocazione – spiega Lasagna –. Ciò detto, Ubaldi si è scelto il suo ruolo di effettivo leader di un’opposizione che, per altri versi, non batte segni di vita, nel senso che il Consiglio comunale è l’unica opposizione degna di questo nome. Non metto in discussione la legittimità della scelta di Ubaldi, ma sono e siamo dispiaciuti: se come consigliere non ha vincolo di mandato, come presidente del Consiglio riveste un ruolo delicato. Non esiste alcun automatismo nel fatto che l’arbitro del Consiglio sia in quota alla maggioranza o all’opposizione, ma è chiaro che Ubaldi non può comportarsi come un consigliere qualsiasi –ammonisce l’esponente di Parma Civica –.
Invece, il presidente non sempre ha rispettato il suo ruolo terzo e di garanzia e, nei prossimi mesi, credo che Ubaldi debba stare molto attento a non lasciare che le sue scelte ne condizionino l’operato di arbitro. Certo, sarà molto difficile, se prendiamo come metro gli ultimi mesi di cronaca politica».
Auspici a parte, il punto vero è se Lasagna e Parma Civica ritengono opportuno il faccia a faccia invocato da Ubaldi. E la risposta è il classico due di picche: «I cittadini di Parma non si aspettano gesta d’annunziane dalla classe politica. Se una squadra gioca bene non ha interesse a farsi trascinare nelle risse. Il confronto auspicato da Ubaldi avviene in tutte le sedi istituzionali e attraverso gli organi di stampa». Prevenendo l’obiezione, Lasagna scansa il dubbio della paura del confronto con Ubaldi e punta dritto al “peso specifico” dell’ex sindaco. «Una azione di drenaggio di consensi a nostro danno, da parte di Ubaldi, non la vedo proprio – attacca l’assessore –. Così come mi sembra di dubbia efficacia l’utilizzo del marchio di Civiltà parmigiana, che rischia di assomigliare a quei gruppi rock che non ti ricordi mai se si sono sciolti… se chiediamo a Parma chi ne fa parte, nessuno saprebbe rispondere»…. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/11/2010

SMA MODENA
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10/11/2010
h.08.00

Sulla Gazzetta, Metroleggera fa causa al Comune per l’indennizzo”. L’azione legale decisa dopo la revoca del contratto per costruire il metrò.
“Metroleggera, l’associazione temporanea di impresa composta da Pizzarotti-CoopSette-Ccc che avrebbe dovuto realizzare la metropolitana leggera a Parma, fa causa al Comune per ottenere l’indennizzo dopo la revoca del contratto. La notizia emerge da una lettera che Paolo Piazzarotti, presidente dell’omonima azienda, ha inviato al sindaco Pietro Vignali.
«Nella qualità di presidente dell’impresa Pizzarotti & C. spa, ma ancora prima nella qualità di cittadino di Parma, sono con la presente a chiedere chiarimenti in merito alla notizia, appresa informalmente, secondo cui l’Amministrazione comunale della nostra città, da Lei rappresentata, starebbe negoziando con la società aggiudicataria dei lavori di realizzazione della nuova stazione ferroviaria il versamento di un corrispettivo in denaro, a seguito di un accordo bonario, la cui unica e vera causale sarebbe rappresentata dall’ultimazione dei lavori anticipata rispetto alla prossima scadenza elettorale. L’amministrazione comunale, quindi, se le notizie apprese informalmente fossero vere, mentre, nella circostanza in questione, impiegherebbe denaro pubblico per riconoscimenti che non trovano ragione in opportunità puramente contrattuali, in altre circostanze, non onorerebbe – di contro – gli impegni assunti».
«Mi riferisco – scrive ancora Pizzarotti al sindaco – come può facilmente intuire, all’iniziativa per dotare di metropolitana la città di Parma, iniziativa nella quale era coinvolta la società Pizzarotti. In quella circostanza, non solo l’amministrazione comunale non ha mantenuto fede agli obblighi presi per consentire la realizzazione dall’opera, così impedendo alla città di cogliere la grande opportunità di crescita che la metropolitana rappresentava in termini di mobilità, di riduzione dell’inquinamento e di miglioramento della qualità della vita, di crescita economica per le imprese impegnate nei lavori e per l’indotto, ma anche, successivamente, dopo la revoca del contratto, si è rifiutata di corrispondere alla società affidataria dell’opera l’indennità prevista dalla legge e dal contratto per il caso in questione. Ha così costretto la Metroleggera Scpa a promuovere avanti al Tribunale di Parma giudizio civile per ottenere la giusta soddisfazione dei propri diritti, con ulteriore aggravio di costi (per spese legali, interessi e rivalutazione monetaria) che andranno a gravare sulla città. Credo sia doverosa una riflessione da parte sua signor sindaco, le cui conclusioni vorrei cortesemente conoscere quanto prima».
Su Polis, “Pagliari moralizzatore quando gli serve. Usa il suo ruolo pubblico a fini privati”. Un clima acceso come non si ricordava da tempo ieri in consiglio comunale, con diversi esponenti dell’opposizione che non riescono a nascondere la propria irritazione. L’argomento non è però una importante delibera urbanistica, e nemmeno gli oramai noti ritrovamenti in Ghiaia. Al centro della discussione c’è invece il comportamento, giudicato da qualcuno poco corretto, del consigliere pidino Giorgio Pagliari. L’esponente di minoranza avrebbe infatti abusato della sua qualifica chiedendo agli uffici del Comune di reperire l’indirizzo di un membro della massima assemblea cittadina di Salsomaggiore. Allo stesso sarebbe stata nei giorni successivi recapitata una missiva su carta intestata dello studio legale presso cui Pagliari svolge la professione di avvocato. A tirar fuori la questione con una interpellanza il consigliere PdL Giuseppe Pantano. Secondo Pantano gli uffici comunale avrebbero esaudito la richiesta di Pagliari in assoluta buona fede, ritenendo fosse legata al ruolo politico del consigliere. Il fatto è stato confermato dal vicesindaco Paolo Buzzi. «E’ dato riscontrare che Pagliari si è rivolto alla segreteria del consiglio per avere l’indirizzo di un consigliere di altro ente – afferma Buzzi – così come risulta che a un consigliere di altro ente sia giunta comunicazione da parte dello studio legale di Pagliari. Le richieste di accesso agli atti per i consiglieri sono possibili però solo per ottenere informazioni legate solo al loro ruolo politico. Se questo può essere censurabile dal punto di vista etico non riteniamo di inviare alcunché alla procura della repubblica perché episodio di scarsa gravità e di breve durata». Una volontà di chiudere l’incidente in tempi brevi che non ha trovato riscontro nei sostenitori della giunta. «Il consigliere non ha dato spiegazioni a noi ne il suo partito – affermava ancora Pantano – Questo stride parecchio con l’immagine integerrima che vuole dare il consigliere e il Pd di Parma». L’aria si surriscalda, con qualcuno tra i banchi del Partito democratico che alza la voce, respinge le accuse di scarsa moralità al mittente. Contro Pagliari si scaglia però anche il presidente del consiglio comunale Elvio Ubaldi. «La politica ha raggiunto livelli d’oscenità etica – afferma Ubaldi – oramai non c’è da stupirsi più di nulla».
Scaramucce tra le opposte fazioni anche sul tema dell’inceneritore, portato in consiglio da una interpellanza del pidino Pagliari sul levitare dei costi. «Potrebbero riverberarsi – afferma Pagliari – sul costo della tariffa dei rifiuti». Dall’assessore all’ambiente Cristina Sassi una risposta quasi imbarazzata. «Ho chiesto ragione alla Provincia della lievitazione dei costi dell’inceneritore – afferma la Sassi – ma dall’inizio del mese ancora non mi è stato risposto nulla. Sto attendendo la risposta anch’io».
Duro scontro, invece, su Stt. Oggetto del contendere, la mancata consegna di alcuni atti richiesti da Maria Teresa Guarnieri. «La Guardia di Finanza ha sequestrato nei mesi scorsi numerosi atti – la replica del sindaco Vignali – non si può escludere gli atti richiesti fossero tra quelli che sono stati acquisiti». Accuse dall’opposizione infine sull’architetto Burdett e sui 256 mila euro richiesti per stilare il documento preliminare al Psc. Secondo il consigliere del Pd Massimo Iotti una spesa eccessiva”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 09/11/2010

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09/11/2010
h.10.20

Sulla Gazzetta, “Tremonti: «Sul social housing Parma batte Milano»”. “Il ministro elogia l’iniziativa del Comune che prevede la costruzione di 852 alloggi”.
Si legge: “Il Piano casa nazionale lanciato due anni fa dal Governo parte dalla nostra città con il progetto «Parma social house», cui ne seguiranno altri in tutt’Italia. A tenere a battesimo l’ambiziosa iniziativa, che porterà alla realizzazione a Parma di 852 alloggi di edilizia sociale privata, c’era ieri al ridotto del Teatro Regio il ministro dell’Economia Giulio Tre­monti, che ha così sintetizzato il primato conquistato dalla nostra città: «Ero convinto che la partenza sarebbe stata a Milano, invece è evidente che Parma batte Milano 1-0, palla al centro». Per poi però aggiungere subito dopo che «in realtà bisognerebbe dire palla altrove, perché sarebbe importante che queste iniziative si sviluppassero anche al sud». «Un risultato molto importante – ha detto il sindaco Pie­tro Vignali – perché parliamo del più grande progetto di edilizia popolare mai realizzato nella nostra città, che rientra in una strategia più ampia dell’Amministrazione sul problema della casa, che è un bisogno primario al quale oggi occorre dare risposte differenziate».
Il «Parma social house» prevede interventi edilizi in sette aree della città, messe a disposizione dal Comune perché vi vengano realizzati alloggi destinati a una fascia di popolazione i cui redditi sono troppo alti per beneficiare dell’edilizia residenziale pubblica, ma troppo bassi per accedere al libero mercato immobiliare: giovani coppie, nuclei monogenitoriali, famiglie numerose, famiglie con anziani o disabili. Degli 852 alloggi complessivi – che saranno realizzati nell’arco di due anni e la cui prima pietra verrà posata nel giro di due settimane – 265 saranno in affitto a canone sostenibile, 182 in affitto con previsione di riscatto all’ottavo anno, 405 in vendita a prezzo convenzionato. In tutto, oltre 61 mila metri quadrati di superficie. Il Comune si è impegnato a cedere il diritto di superficie di queste aree, oltre che ad esentare dal pagamento dei contributi di costruzione e dell’Ici, inoltre concederà 3 milioni di euro a fondo perduto (conferiti dalla Regione) e investirà 15 milioni nell’apposito fondo immobiliare chiuso «Polaris Parma social house», che è lo strumento attraverso il quale verrà attuata l’iniziativa. Nello stesso fondo confluiranno anche 25 milioni di euro della Cassa depositi e prestiti, 10 milioni della Fondazione Cariparma, 5 milioni dei soggetti promotori (Parma social house Scarl) e 1,5 milioni di euro di Legacoop (che potranno lievitare fino a 4 milioni). Un aspetto significativo è dato dal fatto che il «Parma social house» è il primo progetto cofinanziato dal Sif (Sistema integrato dei fondi) previsto dal Piano casa nazionale.
La realizzazione dei sette interventi edilizi, che avrà un costo complessivo di 105 milioni di euro, è stata affidata a un’associazione temporanea di imprese già individuata tramite un bando pubblico indetto dal Comune: l’Ati è composta da imprese di costruzione e cooperative di abitazione locali. Alla gestione degli immobili provvederà il cosiddetto «Gestore sociale» – alla cui formazione partecipano le cooperative di abitazione – attraverso un modello di gestione degli immobili innovativo che prevede la partecipazione attiva dei residenti. La filosofia di questo tipo di intervento è quella della comunità sostenibile: l’obiettivo è quello di andare oltre il semplice concetto di abitare, offrendo spazi comuni, servizi destinati alla socializzazione, alla cura della persona e al tempo libero, per rafforzare l’identità locale e il senso di appartenenza della comunità.
La risposta al bisogno della casa, ha spiegato Vignali, «è una priorità di questa Amministrazione ». Il piano presentato ieri, ha aggiunto, «parte dall’analisi e dall’ascolto, anche attraverso gli Stati generali della casa che abbiamo convocato l’anno scorso. Un processo che ha portato a elaborare un piano strategico articolato e complesso, per rispondere a un bisogno, quello della casa, che si sta modificando». In tutto questo, «fondamentale è stata la partnership fra pubblico e privato».
Sempre sulla Gazzetta: “Broglia annuncia: «Squilibrio ridotto nel bilancio 2011»”. «L’utilizzo di entrate extra per le spese correnti scenderà da 24 a 15 milioni».
“La bufera, adesso, si sposta sui conti. E ad alimentarla, ieri, è arrivata una classifica (pubblicata dal Sole 24 Ore) che vede Parma al secondo posto tra i Comuni con il maggior squilibrio di bilancio. Ecco i numeri che inquadrano il fenomeno: in piazza Garibaldi le entrate straordinarie servono a finanziare l’11,5% delle spese correnti (peggio fa solo Napoli con il 12,3%; mentre al terzo posto si piazza La Spezia con l’11,3%): in termini assoluti si parla di 24 milioni di euro. La legge lo consente, ma, in soldoni, si ha un bilancio più sicuro quando c’è equilibrio tra entrate stabili e spese fisse. Sì, perchè in tal caso gli oneri di urbanizzazione e plusvalenze delle vendite di beni immobili e mobili (le en trate straordinarie, appunto, e quindi non certe) vengono impiegati per finanziare opere. Il fenomeno, come ha messo in risalto lo stesso sindaco Pietro Vignali in un’intervista rilasciata alla «Gazzetta», si trascina dal 2005, ovvero due anni prima della sua elezione a sindaco.
Il problema, comunque, esiste anche oggi, come sanno bene in Comune, dove per coprire il disavanzo di parte corrente utilizzano 13,5 milioni di oneri di urbanizzazione e 10,5 milioni di plusvalore. E più di tutti lo sa l’assessore al Bilancio Gianluca Broglia: «E’ arrivato il momento di invertire in modo drastico questa tendenza: tanto che nel bilancio preventivo 2011, che presenteremo tra qualche giorno, lo squilibrio scenderà da 24 milioni a 15 milioni di euro. Non si poteva andare avanti così: abbiamo preso la strada giusta e dobbiamo continuare ». Un cifra – i 15 milioni – che fa rientrare il tutto «dentro i confini della tranquillità – continua Broglia – Proprio così: il punto è che a Parma abbiamo una della addizionali Irpef più basse in assoluto: è pari allo 0,4%, contro lo 0,7% di Bologna, lo 0,6% di Ravenna, lo 0,5% di Reggio Emilia, Ferrara e Modena. E a fronte di questo dato, il Comune eroga servizi di altissima qualità. Ad oggi, la legge prevede che dal 2011 l’addizionale Irpef potrà essere sbloccata: se le cose rimarranno così, basterà aumentarla, ad esempio, di un paio di punti percentuali per ridurre lo squilibrio solo a qualche milione di euro. E a quel punto il problema sarebbe definitiva­mente risolto. L’aumento, tra l’altro, inciderebbe nelle tasche dei cittadini in modo assolutamente non significativo: su un reddito di 100 mila euro l’anno, ad esempio, l’Irpef aumenterebbe di una cifra inferiore a 200 euro l’anno».
A breve, dunque, Broglia presenterà il bilancio preventivo 2011. «Come ho fatto a ridurre a 15 milioni lo squilibrio? Con un’operazione molto complessa di riduzione della spesa, ma non quel­la per servizi – spiega l’assessore -Lo sforzo è stato notevole, ma abbiamo colto tutte le opportunità: da una parte abbiamo aumentato le spese per il sociale e per lo sport, dall’altra le abbiamo razionalizzate e tagliate in settori come personale, viabilità, manutenzioni e le spese generali. Inoltre abbiamo posto molta attenzione al recupero dell’evasione fiscale». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 08/11/2010

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08/11/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta l’intervista al deputato dell’Udc che interviene nel dibattito politico. Libè: «Avanti con i progetti, il nostro impegno per la città». Trasparenza «Noi i primi a chiedere chiarezza sulla vicenda Tep»
“Se la Lega Nord scalda i motori in vista delle elezioni comunali del 2012, l’Udc non li ha mai spenti. Parola di deputato: «Chi fa politica e amministrazione deve sentirsi in campagna elettorale tutti i giorni: solo così si risponde agli impegni presi e ci si prepara ai prossimi appuntamenti. Non si può dire che si comincia da un determinato giorno in avanti». Mauro Libè, parlamentare dell’Udc, interviene nel dibattito politico che sta tenendo banco in città. «A Parma abbiamo preso un impegno con i cittadini su un progetto amministrativo ­aggiunge il deputato – Non è un caso che nel 2007 è stata presentata una lista civica nella quale rappresentanti della società civile e della politica si so­no impegnati tutti insieme, al di fuori di degli schemi nazionali, su un progetto che ha rappresentato la continuazione della filosofia di sviluppo della città intrapresa anche con le amministrazioni precedenti. I risultati sono evidenti. La città dopo l’arrivo dell’Efsa è diventata sempre più europea, si è sviluppata nel campo economico e delle infrastrutture». Non trascura il sociale, Libè.
Anzi. «Un settore in cui si sono centrati risultati importanti ­aggiunge il deputato dell’Udc -Su tutti, il quoziente Parma: è stato un modello seguito da moltissime città in giro per l’­talia. Inoltre ci sono altri progetti di spessore che impegnano risorse: su quelli noi siamo impegnati affinchè vengano realizzati a breve».
Libè interviene anche sulle polemiche sollevate dall’opposizione negli ultimi mesi. A partire dalla vicenda Tep e dall’indebitamento: «L’amministra­zione comunale va giudicata per i risultati che ottiene. I cittadini li vedono tutti i giorni anche se dalla Giunta si aspettano ancora tante opere. Le persone si aspettano anche grande trasparenza. Sicuramente qualche aspetto nebuloso, e penso ad esempio alla vicenda Tep, si è verificato: attraverso il nostro rappresentate nel cda di quell’azienda e grazie ai nostri consiglieri comunali lo abbiamo denunciato nelle sedi opportune.
Giudico poi molto positivamente l’intervista del sindaco Vigna­li, rilasciata alla “Gazzetta”, a proposito dei bilanci di Comune e partecipate perchè fa chiarezza una volta per tutte sui dubbi espressi dall’opposizione». Libè ha anche le idee chiare sul percorso che porterà l’Udc alle elezioni del 2012: «E’ ovvio che ad ogni appuntamento elettorale si stipula un contratto con i cittadini elettori: quando arriveremo a quel punto se le condizioni che ci hanno portato a seguire questa strada saranno ancora attuali, e mi auguro di sì, nulla impedirà di rinnovare il medesimo impegno».
Sempre sulla Gazzetta di Parma: “La Comunità montana ovest contro i nuovi collegi elettorali”. Il presidente Bassi: «Portano alla disgregazione di un territorio che invece lavora per unirsi»
Si legge: “La prevista riduzione dei collegi provinciali si ripercuote sui Comuni montani. La proposta del Consiglio provinciale di ridefinire i collegi elettorali non convince i Comuni della Comunità montana delle Valli del Taro e del Ceno, «perchè porta – si è detto – alla disgregazione di un territorio che, al contrario, lavora per unirsi. Non si possono infatti aggregare Comuni ad economia a prevalenza industriale, con altri a prevalenza agricola, o Comuni di pianura con quelli montani».
Per questo Luigi Bassi, presidente della Comunità montana e sindaco di Varano Melegari, ha inoltrato, su mandato della propria giunta, una lettera di dissenso al Prefetto di Parma Luigi Viana, al presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli ed al presidente del Consiglio Provinciale Mario De Blasi.
Le maggiori perplessità emergono per quanto riguarda la ridefinizione, prevista dalla proposta, dei 24 collegi della provincia che, di fatto provocherebbe addirittura uno smembramento della Valceno, rendendo impossibile ai Comuni di crinale di avere un rappresentante in Provincia.
Inoltre, la riduzione dei consiglieri provinciali porterebbe un ulteriore danno ai Comuni più deboli e, proprio per questo, più bisognosi di rappresentanza.
«Questa proposta, inoltre, non tiene nemmeno conto delle caratteristiche geo-economico- sociali, che, come previsto anche dai criteri della circolare prefettizia, devono necessariamente essere il più possibile simili tra Comuni di uno stesso collegio: in questo senso, riunire Comuni ad economia a prevalenza industriale, con altri a prevalenza agricola, o Comuni di pianura con quelli montani – come è stato fatto con Bardi, Varsi, Pellegrino, Bore e Medesano – è sbagliato. L’aspetto territoriale proposto dal consiglio provinciale risulta essere addirittura contraddittorio, rispetto alla attuale delimitazione territoriale delle due Comunità Montane-Unioni di Comuni, perchè l’individuazione dei nuovi collegi provinciali ne determinerebbe la disgregazione ».
Una possibile soluzione sarebbe, invece, la seguente: «Collegio di Borgotaro, comprendente i Comuni di Albareto, Bedonia, Borgo Val di Taro, Compiano, Tornolo. Collegio di Bardi- Berceto, Varano Melegari, comprendente i Comuni di Bardi, Berceto, Bore, Pellegrino Par¬mense, Solignano, Terenzo, Valmozzola, Varano Melegari, Varsi. Collecchio di Medesano, comprendente i Comuni di Fornovo di Taro e Medesano. Il Comune di Calestano verrebbe aggregato al Collegio di Lesignano, che, in questo modo, comprenderebbe quasi tutti i Comuni della Comunità montana-Unione di Comuni Parma Est, con la sola esclusione del Comune di Langhirano, che rimarrebbe aggregato con il Comune di Felino. Tale aggregazione è stata condivisa anche dal presidente della Comunità Montana-Unione di Comuni Parma Est».
Questa alternativa, secondo Bassi, «non altera il disegno complessivo proposto dalla Provincia, è compatibile con i vincoli di popolazione imposti dalla Legge e, soprattutto, corrisponde meglio alla realtà territoriale montana, individuando collegi provinciali che almeno aggregano i Comuni all’interno delle due Comunità Montane-Unioni di Comuni”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 05/11/2010

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05/11/2010
h.10.00

Sulla Gazzetta: Efsa e carabinieri: obiettivi raggiunti”. “Sede di rappresentanza dell’Agenzia a Palazzo Ducale e uffici dell’Arma in via Zarotto: interventi in tempi stretti”.
Si legge: “Tre importanti risultati per la «missione» romana legata al «tavolo » interministeriale che si occupa dei lavori collegati all’insediamento dell’Efsa, presieduto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, effettuata ieri dal sindaco Pietro Vi­gnali e dal vicepresidente della Provincia Pierluigi Ferrari, accompagnati dalla direttrice dell’Efsa Catherine Geslain Lanéelle. Ieri, infatti, è stato deciso che entro 20 mesi (quindi a metà del 2012) i Carabinieri abbandoneranno Palazzo Ducale che diventerà così la sede di rappresentanza dell’Efsa, che in via Zarotto sorgerà nei prossimi anni l’insediamento definitivo di tutti gli uffici dell’Arma e che Parma sarà la sede della nuova scuola di Alta formazione sulla sicurezza alimentare.
Entro l’anno partiranno i lavori al palazzo dei Ministeri (l’ex sede dell’Intendenza di Finanza in via Garibaldi) e all’ex Aranciaia, che diventeranno rispettivamente le sedi provvisorie degli uffici del comando provinciale dei Carabinieri e del Ris, che oggi occupano buona parte degli spazi del Palazzo Ducale. L’accordo sottoscritto ieri fra ministero della Difesa e Comune prevede il trasferimento del comando dell’Arma entro un anno dall’avvio del cantiere, mentre per i Ris il «trasloco» avverrà entro 18 mesi dalla partenza dei lavori. Si tratta però di sedi provvisorie, perché l’obiettivo è quello di trasferire negli anni successivi tutti i servizi dei Carabinieri, compresi i reparti operativi che adesso resteranno in via delle Fonderie, in una parte dell’area militare compresa fra via Zarotto e via Sidoli. Nei prossimi 4 mesi sarà predisposto un progetto completo che prevede il cambio di destinazione d’uso dell’area, che all’80% sarà destinata a usi civili e messa in vendita, mentre per il restante 20% verrà utilizzata per la sede definitiva dei Carabinieri.
Novità importanti in vista anche per la scuola di Alta formazione sulla sicurezza alimentare. I rappresentanti dei due ministeri interessati, dell’Istruzione e della Salute, hanno comunicato ieri che il ministro Ferruccio Fazio ha già firmato il decreto interministeriale per l’istituzione della scuola mentre Maria Stella Gelmini lo farà nei prossimi giorni. Sono atti che danno seguito al protocollo d’intesa firmato lo scorso 12 marzo nell’ambito dell’incontro fra i ministeri dell’Ambiente a Parma. Ora partirà un tavolo tecnico per definire statuto e regolamento, oltre ai contenuti formativi. Il protocollo d’intesa dello scorso marzo era stato realizzato nell’ambito del riconoscimento di Parma come polo per la sicurezza alimentare. La sede di questa scuola sarà a Parma e verrà realizzata nel palazzo che sorgerà a fianco del nuovo ponte a Nord.
Infine è stata nominata ieri la nuova direttrice a tempo pieno della Scuola europea. Si tratta di Caterina Veglione, 60 anni, dirigente scolastica di lungo corso, con un passato al Miur e molti anni dedicati alla formazione dei docenti. La nomina, proveniente dal ministero per l’Istruzione, an­ticipa quella del Cda e del Comitato tecnico scientifico e consen­tirà alla nuova dirigente di mettersi da subito al lavoro per il pia­no di reclutamento del personale 2011-2012. Quanto alla nuova sede della scuola al Campus, il cantiere partirà a dicembre e sarà pronta per l’anno scolastico 2012-2013”.
Sempre sulla Gazzetta: “Privatizzazione delle Terme: analizzate le venti proposte”. “Presto la verifica dei requisiti degli interessati. Poi le offerte vincolanti”.
Procede secondo il calendario previsto il processo che dovrà condurre alla privatizzazione delle Terme di Salsomaggiore e Tabiano. Ieri, a mezzogiorno, gli azionisti dell’azienda, riuniti in assemblea, hanno assistito all’apertura delle buste contenenti le manifestazioni di interesse relative alla procedura di ricerca di nuove intese.
Erano presenti all’incontro, in rappresentanza dei soci, per il Comune il sindaco Massimo Tedeschi, per la Regione Alfredo Bertelli, per la Provincia l’assessore Giancarlo Castellani. Erano poi presenti anche il presidente delle Terme Cacchioli insieme ai due consiglieri Baldi e De Paolis, il presidente del consiglio comunale Passera e il Comitato guida sulle terme, formato dai consiglieri comunali Sellaro, Canepari e Franchi.
Nei prossimi giorni verranno completate le verifiche dei requisiti dei soggetti interessati e si darà corso alla prosecuzione dalla procedura. Il passo successivo prevederà l’invito a presentare un’offerta vincolante in cui il candidato comunicherà l’offerta economica relativa al ramo o ai rami d’azienda indicati nella manifestazione d’interesse e il relativo piano industriale di sviluppo relativo al quadriennio che va dal 2011 al 2015.
Dopodiché verranno indicati i termini per l’accesso alla «data room» dell’azienda.
Le Terme di Salsomaggiore e di Tabiano Spa hanno evidenziato in una nota la loro soddisfazione per le manifestazioni di interesse ricevute. «Terme di Salso­maggiore Spa – viene sottolineato – ritiene doveroso comunicare che, sulla base delle verifiche preliminari effettuate, gli interessi riguardano sia la società nel suo complesso, sia tutti e quattro i rami di azienda individuati nella procedura».
Nel bando veniva indicata la possibilità di acquisire, con una quota azionaria fra il 60% e l’80% del capitale aziendale, o l’intero «pacchetto terme» oppure singoli rami: Terme di Salsomaggiore con i prodotti di Salso e la Casa di Cura Villa Igea; le Terme di Tabiano con i prodotti Tabiano; gli alberghi Porro e Valentini (dove è prevista anche la possibilità gestione) ed infine l’area Benessere (il Berzieri), che sarà ceduta solamente in gestione. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 04/11/2010

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04/11/2010
h.09.00

E’ la escort Nadia Macri a tenere banco oggi su tutti i giornali. Sulla Gazzetta, “Escort e veleni. Il sindaco: «E’ tutto falso». «Si era avvicinata in auto a me e a un gruppo di persone chiedendomi se ero il sindaco».
Si legge: “«E’ tutto falso, tutto falso». A metà pomeriggio il sindaco Pietro Vignali è nel suo ufficio in Municipio e ripete convinto: «Non c’è nulla di vero». Ieri il suo nome era su tutti i giornali per una storia di escort. Lo tira in ballo Nadia Macrì, una ventottenne di Reggio Emilia, interrogata nei giorni scorsi dai magistrati di Palermo. Il nome della ragazza d’Oltrenza era stato fatto sempre ai pm siciliani da Perla Genovesi, la giovane parmigiana coinvolta in un presunto traffico di droga: secondo il racconto di quest’ultima, la Macrì le avrebbe confessato di essere entrata «in un giro di feste a luci rossi del presidente Berlusconi». E’ il filone per il quale a Milano gli inquirenti hanno ipotizzato un reato di favoreggiamento della prostituzione a carico di Lele Mora e Emilio Fede.
E cosa c’entra Vignali in tutto questo? Secondo la escort di Reggio Emilia sarebbe stato il sindaco di Parma a mettere in contatto la ragazza con il premier. «Ma siamo matti? Smentisco categoricamente questa circostanza – sbotta Vignali – I casi sono due: o questa persona dice totalmente il falso oppure non so nemmeno di quale situazione stiamo parlando. Una volta ho incontrato per caso e per pochi minuti una ragazza che potrebbe essere lei, anche se non ne sono sicuro: ma le cose sono andate molto diversamente».
A questo punto bisogna ricostruire la vicenda: la Macrì, come risulta dai verbali pubblicati, so­stiene di aver incontrato il sin­daco di Parma e un suo segretario, in modo casuale, al bar di un albergo della città, vicino alla stazione. La ragazza dice di essersi seduta al bar dell’hotel, di aver parlato con Vignali e poi di essere andata «con lui in villa: lì abbiamo avuto un rapporto sessuale per cui ho avuto cinquecento euro». Così si legge nei verbali pubblicati ieri dal «Corriere » (altri quotidiani parlano di un politico emiliano senza specificare il nome). La escort, come si legge ancora nei verbali, chiese al sindaco «se poteva mettermi in contatto con Berlusconi, e lo stesso mi disse che in effetti qualche giorno dopo il presidente si sarebbe recato a Parma. E in effetti, qualche giorno dopo Berlusconi mi chiamò ed organizzammo di incontrarci ad Arcore».
«Tutto falso», ripete Vignali che spiega: «Una sera di marzo, dopo aver cenato in un hotel vicino alla stazione, mi sono attardato con un paio di persone – che possono testimoniare l’accaduto – sul ciglio della strada. Ad un certo momento, ricordo che si è avvicinata un’auto di piccola cilindrata. Noi abbiamo pensato che a bordo ci fosse una persona in cerca di informazioni». Invece no. «La ragazza alla guida all’auto mi ha chiesto se volevo compagnia – aggiunge il sindaco – Ovviamente, capita la situazione, le ho subito risposto di no». A quel punto la giovane riconosce Vignali: «Mi ha chiesto se ero il sindaco di Parma, mi ha detto che era di Reggio Emilia e che avevamo una conoscenza in comune, facendomi il nome di Per­la Genovesi. Io subito ho risposto che non la conoscevo. Poi una delle persone che era con me mi ha fatto ricordare che si tratta di una ragazza che tempo fa frequentava Forza Italia».
E dopo? «Dopo basta. E’ finito tutto così. Lei se ne è andata e io non l’ho mai più né risentita né rivista – precisa Vignali – A dire il vero non so se è la stessa persona che figura sui giornali e che mi tira in ballo dicendo falsità. Ma l’unico episodio che mi può venire in mente è quello che ho appena raccontato».
E i contatti con Berlusconi? «Ripeto che non c’è nulla di vero – aggiunge il sindaco – io con Berlusconi ho solo avuto dei rapporti di carattere istituzionale: l’ho incontrato tre volte in tutta la mia vita. A questo punto mi viene il forte sospetto che siamo di fronte ad una ragazza in cerca di pubblicità calunniando politici in vista. Lo ripeto ancora una volta: Smentisco categoricamente di avere avuto rapporti con questa ragazza e tantomeno di averle dato del denaro». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 03/11/2010

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03/11/2010
h.07.30

Sulla Gazzetta, “Comune, incarichi nel mirino: la procura vuole vederci chiaro”. “Sette indagati per abuso d’ufficio. Fra gli iscritti nel registro Ubaldi, Vignali e Bernini”.
Si legge: “Sotto le lente d’ingrandimento della procura diciotto incarichi che il Comune ha assegnato tra il 2005 e il 2009. Contratti a tempo indeterminato e determinato che, secondo l’accusa, l’ente pubblico avrebbe sottoscritto senza che le persone – soprattutto dirigenti – avessero i titoli richiesti, oppure violando il limite previsto per legge per il conferimento di incarichi, il decreto Brunetta. L’inchiesta, partita sei mesi fa, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati per abuso d’ufficio l’ex sindaco Elvio Ubaldi, l’attuale primo cittadino Pietro Vi­gnali, l’ex assessore al Personale, Giovanni Paolo Bernini, ora alla Scuola e ai Disabili, il direttore generale Carlo Frateschi, l’ex segretario comunale Stelio Manuele e quello attuale Michele Pinzuti e l’ex dirigente del settore Personale, Raffaella Ram­pini, ora in pensione. Tra i diciotto incarichi al centro dell’attenzione della procura, figurano anche quelli del comandante della polizia municipale, Gio­vanni Maria Jacobazzi, e del dirigente del settore Ambiente, Emanuele Moruzzi.
I sette indagati hanno ricevuto ieri la richiesta di proroga delle indagini da parte del pm Paola Dal Monte. Trascorsi sei mesi dall’avvio dell’inchiesta, infatti, se il pubblico ministero non chiude l’indagine, deve chiedere al gip di poter continuare ad indagare: una richiesta di cui, come è stato fatto in questo caso, devono essere informati gli indagati.
Diciotto incarichi non solo illegittimi, secondo la procura, ma che, per l’accusa, avrebbero anche «procurato agli indagati o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ». Sommando i compensi percepiti dalle diciotto persone assunte o alle quali sono stati conferiti incarichi dal 2005 al 2009, il danno erariale ammonta a 3 milioni e 200mila euro. E su questo presunto danno milionario indagherà anche la Corte dei conti, a cui gli atti saranno trasmessi.
La Finanza, inoltre, a cui sono state affidate le indagini, sta anche passando al setaccio gli atti amministrativi firmati dalle diciotto persone che sarebbero state assunte irregolarmente. Se infatti venisse accertato che gli incarichi furono attribuiti nonostante l’assenza dei requisiti previsti, quei documenti non avrebbero alcun valore.
E tra gli atti che portano la firma di quei diciotto assunti, figurano anche provvedimenti di rilevo. Ma ora è ancora presto per poter prevedere a cosa porterà l’inchiesta. Per altri sei mesi almeno – così come è stato richiesto – l’indagine andrà avanti. Alcune posizioni potrebbero essere archiviate, così come è possibile che la lista degli indagati possa allungarsi. E che l’attenzione della procura si concentri anche su altri incarichi, oltre ai diciotto già nel mirino”.
Sempre sulla Gazzetta: “Vignali e Ubaldi: le indagini vadano avanti”: “Interpellati dalla «Gazzetta», il sindaco Pietro Vignali, l’ex sindaco Elvio Ubaldi e l’assessore Giovanni Bernini chiedono che sia fatta chiarezza sull’inchiesta della procura che lo vede iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio assieme ad altre sei persone. Il motivo? Diciotto incarichi professionali che il Comune ha assegnato tra il 2005 e il 2009. «Esprimo la mia totale fiducia nella magistratura: le indagini vadano avanti fino in fondo – dichiara Vignali – Non riteniamo di aver commesso alcun tipo di irregolarità». Poche parole anche dall’ex sindaco Elvio Ubaldi: «Chiedo alla magistratura di procedere rapidamente e fare chiarezza su questa vicenda, affinché si tolga qualsiasi dubbio sul ruolo delle persone coinvolte». Anche l’ex assessore al Personale, Giovanni Bernini (oggi ha la delega all’Infanzia) rilascia una breve dichiarazione: «Rispetto a questa indagine ho lo stesso atteggiamento e la stessa serenità rispetto alla vicenda precedente (riferita al caso Monguidi-Assirelli, ndr): ricordo che il caso è stato archiviato dalla stessa procura». Raggiunta telefonicamente Raffaella Rampini non rilascia dichiarazioni: «Preferisco non parlare con i giornalisti».
Gli altri dirigenti del Comune fanno sapere che si riconoscono nel breve commento del sindaco Vignali. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 29/10/2010

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29/10/2010
h.10.00

REALIZZATI DA «PARMA INFRASTRUTTURE»

Sulla Gazzetta, Opere pubbliche, al via interventi per 17 milioni” . In vista la riqualificazione di via D’Azeglio e la valorizzazione del verde.
Si legge: “Nuove opere e investimenti per oltre 17 milioni di euro. è quanto realizzerà «Parma infrastrutture », la nuova società di gestione del patrimonio del Comune, a partire dalle prossime settimane. La Giunta ha approvato ieri la delibera relativa alla pianificazione operativa degli interventi, per dare il via libera ai tanti lavori in programma nel più breve tempo possibile.
Il Comune di Parma intende affidare in dotazione i propri beni alla società «Parma infrastrutture », con obiettivo di razionalizzare il patrimonio gestito, migliorare le condizioni operative e la redditività, garantendo il vincolo di destinazione pubblica dei beni demaniali e del patrimonio indisponibile. In proprietà alla società strumentale vengono conferiti in particolare i beni im­mobili disponibili che si intende alienare, affinché la società destini i proventi ricavati dalla vendita a nuovi investimenti e manutenzioni straordinarie.
Le opere e gli investimenti sono divisi per capitoli. Le voci di spesa più significative sono quelle per gli spazi verdi, che ammontano a poco meno di 6 milioni e mezzo di euro. L’intervento più importante è quello delle Greenway. Quindi la riqualificazione del parco Falcone Borsellino, del parco Ferrari, l’area verde di via Berzioli e la passerella Cinghio, quindi il global che si occupa della riqualificazione e la manutenzione straordinaria delle aree verdi. In programma anche la riqualificazione dell’area Paradigna, la sistemazione dell’area di fronte alla chiesa di San Prospero, del complesso «Le fiorite» a San Prospero e di quella in via Strobel-Tartini.
Il capitolo relativo alla valorizzazione degli spazi urbani conta interventi per oltre 4 milioni e 800 mila euro. La spesa più significativa è prevista per la riqualificazione di piazzale Pablo, altri investimenti riguardano la parte esterna di piazzale Allende e la realizzazione della rotatoria tra via Lombardia e piazzale Sicilia. In programma la riqualificazione di piazzale Chaplin con la realizzazione di un punto di ascolto e la risistemazione di piazzale Salvo D’Acquisto, borgo delle Colonne e piazzale Borri. Altri interventi riguarderanno via Newton, piazzale Lubiana, piazzale Salsi e via Genova. Saranno inoltre riqualificate via D’Azeglio, nel tratto tra il ponte di Mezzo e via Imbriani, piazza Indipendenza a Corcagnano, piazza Terramare a Vicofertile con la riduzione del muro dell’area giochi e la sistemazione del parcheggio di piazzale Volta.
La valorizzazione degli edifici di proprietà del Comune prevede investimenti per poco meno di 3 milioni di euro. Tra questi, i più significativi sono quelli per il completamento del teatro dei dialetti e del comparto B del Duc, manutenzione e interventi per il ri­sparmio energetico nelle scuole per l’infanzia, elementari e medie, lavori per il centro socio ricreativo di Marano, interventi di manu­tenzione straordinaria di centri diurni e sociali, manutenzione delle facciate del palazzo muni­cipale, manutenzione straordinaria del centro congressi, di edifici vari da adibire a uffici comunali e di centri civici, ristrutturazione interna della scuola Racagni, interventi per la messa a norma degli impianti antincendio per la ca­sa protetta di via Sidoli, interventi di consolidamento strutturale del solaio di piazza Garibaldi.
Oltre 2 milioni e mezzo di euro saranno destinati alla valorizzazione di edifici comunali attraverso le infrastrutture circostanti, e in particolare: attività straordinaria del global per le strade, realizzazione della cicla­bile da via Trieste a piazzale Al­lende, marciapiedi in località Botteghino, interventi alla scuola di Corcagnano, sulle piste ciclabili e realizzazione della ciclabile da via Spezia fino alla tan­genziale. Alla voce valorizzazione degli edifici sportivi (430 mila euro) figura infine la messa a norma dell’impianto sportivo di via Parigi e altri interventi al centro sportivo «Lauro Grossi».
Sull’Informazione,Inceneritore, costerà 90 milioni in più del previsto”. Lo rivela il quadro tecnico economico di Iren: si è passati da 175 a 262milioni.
Si legge: “Inceneritore, ma quanto ci costi? Da una stima iniziale di 175milioni di euro per la realizzazione del Pai, il Polo ambientale integrato, il prezzo sarebbe lievitato di quasi 90milioni di euro. Per la precisione: 262milioni pari a 87 milioni di euro in più, mica bruscolini. Le notizie, emerse nei giorni scorsi, non sono ufficiali, ma risulterebbero da documenti riservati della vecchia Enìa, oggi Iren, fatti circolare dal popolo dei contrari alla costruzione dell’impianto.
I documenti sarebbero ora in mano ai no inceneritore e, visto la possibile riservatezza nonché veridicità degli stessi, sono però da prendere con le pinze. In principio, infatti, il progetto definitivo presentato in Provincia aveva un costo finale di 175milioni di euro e da questi ultimi documenti il prezzo sarebbe lievitato all’insù a causa di modifiche derivanti da prescrizioni autorizzative e variazioni normative che si sarebbero rese necessarie nel corso degli ultimi mesi.
Numeri neanche troppo campati in aria visto che, qualche settimana fa, il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli rispondendo a una comunicazione del consigliere Giampaolo Lavagetto (Pdl) che chiedeva lumi sull’avanzamento del cantiere, ha ammesso: «Il progetto è di competenza comunale, ma attualmente sono stati messi in campo lavori per circa 100 milioni di euro». Facendo un rapido calcolo, visto che la costruzione dell’impianto sarebbe quasi a metà del percorso (i cantieri dovrebbero chiudersi a fine 2012), i conti tornano perfettamente. Un’altra anomalia che emerge dal “Quadro tecnico economico” (questo il nome del documento riservato diffuso sottobanco) riguarda le tariffe. In sede di presentazione del progetto (Pef, Piano economico finanziario), in Provincia avevano annunciato: «Le bollette degli utenti subiranno un leggero aumento e rimarranno tali per un paio d’anni – giusto il tempo per la costruzione dell’impianto – ma poi torneranno agli standard del 2008». Stando,invece, al prospetto in mano ai contestatori le fatture non dovrebbero tornare a questa “normalità” ma mantenere gli standard attuali. Peccato, però, che una delle finalità dell’inceneritore, una volta finito e avviato, stava proprio nel calmierare le tariffe. Ma evidentemente non sarà così”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/10/2010

SMA MODENA
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28/10/2010
h.09.00

Il caso Tep continua a tenere banco, “il vicesindaco Buzzi: indagine interna sul caso Deloitte”. Parma Civica: «Perché Bernazzoli nasconde le responsabilità dei suoi?».
Si legge: “Nonostante la nomina del nuovo presidente e le rassicurazioni fatte dall’azienda per il pagamento degli stipendi ai dipendenti, non si placa la bufera sulla Tep. Ieri a tenere banco è stata la vicenda della doppia relazione della società di revisione Deloit­te & Touche diffusa dal Tg3 sul bilancio della società di trasporti e l’investimento di 8 milioni e mezzo di euro in Banca MB.
«Deloitte ci dica con chi si è confrontata all’interno del consiglio d’amministrazione prima di certificare il bilancio. – dice il vicesindaco Paolo Buzzi in una sua nota diffusa -. C’è di mezzo solo Mauro, che ha già pagato con le dimissioni, oppure anche altri amministratori e revisori? E ci dica, sempre la Deloitte, se ha espresso il suo parere solo sulla base di un’informativa fornita dal Cda, come scrive nel comunicato. Perché in tal caso sarebbe grave che un controllore certifichi un bilancio sulla base delle dichiarazioni del controllato. Come socio ho il dovere di fare chiarezza perché ci sono di mezzo soldi pubblici e un possibile danno per l’ente. Se fosse vero quanto riportato sui due pareri contrastanti, sarebbe di una gravità inaudita. Per questo è inevitabile disporre un’indagine, da parte del Comune, per appurare la veridicità di questa notizia».
Anche Parma civica interviene con un comunicato in cui si dice che «la nota della Deloitte conferma ancora una volta che la sua relazione si è basata su “un’informativa fornita dagli amministratori” dell’azienda. Considerato che si parla di amministratori al plurale e che solo il presidente Mauro ha perso il posto, chi sono gli altri responsabili ancora seduti sulla poltrona pubblica? Il vice­presidente Fadda? Il presidente del collegio dei revisori Ragone? Entrambi sono uomini di fiducia di Bernazzoli. Forse è per questo che il presidente della Provincia insieme ai consiglieri comunali Pagliari, Ablondi, Guarnieri ne continuano a nascondere le responsabilità. Per quanto tempo dovremo assistere a questo genere di spettacolo? Fino a quando dovremo leggere i proclami moraleggianti, gli appelli alla legalità, i ridicoli distinguo – è la conclusione – di chi accusa gli altri a casaccio, ma non ha l’onestà di fare pulizia a casa propria?».
Su Polis: “Parma, il mattone non conosce la crisi”. Si legge: “Fino a 7 mila euro al metro quadro per un appartamento in centro storico, 5 mila nel quartiere Cittadella. Più abbordabili Baganzola, dove si scende a 2 mila per l’usato, e l’edilizia convenzionata nel quartiere Montebello, dove una casa nuova può costare appena, si fa per dire, 1.800 euro al metro quadrato.
Sono questi i principali dati emersi dallo studio di Tecnocasa sull’andamento del mercato immobiliare parmigiano nel primo semestre di quest’anno. Dati che confermano come, nonostante la crisi non sia ancora passata, i prezzi delle abitazioni siano rimasti stabili. E rimangono comunque superiori alla media degli altri capoluoghi di provincia della nostra regione.
Una gioia per chi vende, meno per chi compra. Confrontando i dati degli ultimi due anni emerge poi come la nostra città sia l’unico capoluogo di provincia in Emilia- Romagna in cui il costo delle abitazioni è salito, sebbene di un misero 1,3%. A Bologna, infatti, c’è stato un calo del 13,2%, 15% a Ferrara, 21,8% a Modena e addirittura del 24,9% a Reggio Emilia.
Unico vantaggio per chi compra casa nella nostra città è la stabilità delle quotazioni, rimaste invariate negli ultimi sei mesi. Ma i prezzi in città restano comunque talmente elevati da rendere l’acquisto una vera e propria utopia per le giovani coppie.
Nella classifica delle zone più richieste, in cima c’è sempre il centro storico. Tra le ragioni di questo appeal, non solo l’indubbio fascino dei vicoli più antichi, ma anche la presenza di diverse facoltà universitarie, che portano a una forte richiesta di immobili in locazione.
Ad acquistare casa in città sono soprattutto professionisti, ma anche genitori di studenti fuori sede. In quest’ultimo caso si privilegiano monolocali e bilocali con un costo che si aggira intorno ai 100 mila euro. Per chi sceglie la locazione, il prezzo è di 550 euro al mese per un bilocale e tra i 750 e gli 800 euro al mese per un trilocale. Altra zona ambitissima è quella del quartiere Cittadella, soprattutto intorno a via Solferino. Un’area caratterizzata da verde e appartamenti signorili,
con prezzi in linea con quelli assai poco proletari del centro storico. Apprezzata, soprattutto per la presenza di servizi, la zona di piazzale Barbieri, con abitazioni da ristrutturare che si possono acquistare per appena 2mila euro al metro quadro.
Se poi si accetta di uscire dalla città, in zona fiere c’è la frazione di Baganzola. Qui un appartamento nuovo si trova ad un prezzo compreso tra 2.350 e 2.850 euro al metro quadrato. E restando sempre in periferia, qualche buon affare si può ancora fare nel quartiere Montanara, dove si può scendere intorno ai 1.700 – 2 mila euro al metro quadrato per l’usato, mentre per il nuovo si arriva a 3 mila.
Tra le note positive per chi acquista, una maggiore facilità rispetto al recente passato nell’accedere al credito. Restano sempre in aumento le sofferenze bancarie per quel che riguarda i mutui, ma sempre più contenute rispetto ad altre province. Per il futuro Tecnocasa stima una lieve, diminuzione dei prezzi in tutto il parmense. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 27/10/2010

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27/10/2010
h.09.50

Sulla Gazzetta, Stt, Frateschi affianca Costa”. Il direttore generale del Comune nominato nella holding municipale La minoranza: «Sarà controllato e controllore. Un pasticcio dopo l’altro».
Si legge: “Le previsioni sono state rispettate e non c’è stato nessun «ribaltone » dell’ultima ora: a dieci anni esatti di distanza dalla sua nomina a direttore generale del Comune, avvenuta il 27 ottobre del 2000 Carlo Frateschi fa il «bis» e assume «a tempo determinato » anche la carica di direttore generale della Stt, la holding al 100% del Comune che controlla direttamente buona parte delle società partecipate dell’ente locale.
La sua nomina è stata ufficializzata ieri dal vicesindaco Paolo Buzzi durante l’assemblea dei soci tenuta nella sede di via Conforti. In un comunicato diffuso dal Comune si dice che «il socio (il Comune stesso ndr) ha dato indicazione, sulla base dell’ordine del giorno approvato dall’ultimo consiglio comunale, di nominare temporaneamente e senza alcuna retribuzione il direttore generale del comune di Parma Carlo Frateschi quale direttore generale di Stt».
«La scelta va nella direzione ­prosegue la nota – di potenziare la struttura attraverso l’esercizio di deleghe operativo/gestionali, soprattutto in funzione degli importanti progetti che Stt deve affrontare nei prossimi mesi (riqualificazioni aree Nord-Ovest e via Trento, Città delle Scienze e logistica agroalimentare). L’assemblea è la conclusione – ha preso atto di quanto stabilito e a breve verrà convocato il Cda di Stt per dar seguito alle indicazioni ricevute».
In pratica si così avverato in tempi rapidi il «ridimensionamento » del presidente di Stt Andrea Costa, al quale il Cda di Stt aveva attribuito anche le funzioni di direttore generale e consigliere delegato pochi mesi dopo la sua nomina a presidente della partecipata. Importante è la precisazione che a Frateschi non verrà pagato alcun compenso: a Costa, infatti, per l’incarico venivano corrisposti 140 mila euro lordi all’anno, da aggiungersi ai 45 mila per la carica di presidente. Frateschi, di fatto, assumerà tutte le deleghe operative in tempi rapidi, anche perché conosce a menadito tutti i progetti e i meccanismi della società. L’incarico, però, è a tempo ed è presumibile che Frateschi potrebbe lasciarlo già nei primi mesi del 2011 dopo aver fatto fronte alle urgenze più importanti. Per Andrea Costa, stando alle voci di corridoio, si profila invece un’uscita «morbida» dalla società nel giro di alcune settimane (si dice già a novembre), dopo aver portato a termine alcune operazioni finanziarie da lui stesso avviate. E si tratterebbe così del secondo abbandono nel giro di poco tempo, dopo quello di Tiziano Mauro dalla Tep, per i presidenti di società partecipate dal Comune, collegato, anche se in modo indiretto, ai problemi provocati all’azienda dei trasporti dall’investimento di 8 milioni e mezzo di euro (di cui uno solo rientrato) in quella Banca Mb oggi commissariata, ma di cui lo stesso Costa era socio e membro del Cda fino al momento dello scioglimento degli organi amministrativi da parte di Bankitalia, avvenuto nel luglio 2009.
Dura la critica alla soluzione scelta dal Comune da parte dei capigruppo dell’opposizione. In una nota congiunta Ablondi, Guarnieri e Pagliari stigmatizzano «che al pasticcio politico del presidente-consigliere delegato- direttore generale, che viene privato della funzione di direttore generale, evidentemente per un giudizio negativo rispetto all’esercizio di quest’ultima funzione, ma viene mantenuto nelle altre funzioni, si aggiunge il pasticcio della soluzione adottata per la Direzione Generale: il controllante diventa controllato. il più vecchio dei principi di ogni organizzazione privata e pubblica, cioè il divieto di essere nello stesso tempo controllore e controllato, viene violato. La cosa più grave è che, in tal modo, nessuno dei problemi di Stt è stato risolto. La soluzione adottata, comporta la creazione di un ‘business manager’, che diventa la figura di maggior potere in assoluto all’interno del sistema comunale: tutto ci voleva, tranne questo! E, meno che meno, ci voleva l’affidamento di questo potere – conclude la nota – a chi, nell’esercizio della funzione di direttore generale del Comune, ha dimostrato, più volte, eccessive tendenze ad una visione del ruolo “da padre-padrone”».
Sempre sulla Gazzetta, “Udc, Libè responsabile nazionale degli enti locali”. “Il deputato parmigiano Mauro Libè è stato scelto dal segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa per un prestigioso incarico, vale a dire dirigente degli enti locali del partito. Un incarico che comporterà un aggravio di lavoro per il parlamentare, visto che in pratica dovrà occuparsi di uniformare l’azione politica del partito dalla Valle d’Aosta fino alla Sicilia. Nella sua nuova veste Libè però non rinuncia a polemizzare con «chi parla di soppressione delle province rivendicando primogeniture a cui però non segue un’azione politica del partito cui appartiene».
Nel mirino del deputato c’è l’assessore alla Sicurezza del Comune di Parma Fabio Fecci, che proprio l’altro giorno ha rivendicato, dalle pagine della «Gazzetta », una sua primogenitura nella proposta di abolizione delle province. «Credo che le parole siano una cosa e i fatti un’altra ­dice Libè -. Vorrei ricordare che l’Udc e il sottoscritto in prima persona hanno sostenuto la necessità dell’abolizione delle province sia nella campagna elet­torale del 2008 che in quella per la provincia di Parma del 2009. E in quest’ultima occasione, in cui proprio io ero candidato per il mio partito, mi sono trovato da solo a difendere questa idea, anche contro il candidato (Giampaolo Lavagetto, ndr) di quel Pdl di cui Fecci è un noto esponente. E a livello nazionale proprio i dirigenti del Pdl sono tra i più acerrimi oppositori di chi, come noi, vuole l’abolizione delle province ».
…. Intanto già dalla prossima settimana Mauro Libè si tufferà nel suo nuovo incarico di partito. «è un momento molto delicato, anche perché fra ormai pochi mesi si andrà al voto certamente per le amministrative in grandi città come Milano, Bologna, Torino e Napoli e dunque è importante che l’Udc ci arrivi con idee chiare e un programma unitario ». La priorità sarà quella «di fare in modo che l’azione dei nostri esponenti sia coerente dappertutto con l’obiettivo di portare avanti la politica di enti locali visti soprattutto come organismi di controllo responsabile dello sviluppo del territorio. E questo, tradotto in parole povere, significa che anche le alleanze non dovranno essere “a prescindere”, ma basate su programmi che siano soprattutto realizzabili e in linea con i tempi difficili che stiamo tutti vivendo». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 26/10/2010

SMA MODENA
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26/10/2010
h.09.40

Sulla Gazzetta: “Nuovo direttore di Stt: Frateschi in pole position”. “Oggi il consiglio di amministrazione ratificherà la nomina”.
Si legge: “Oggi si riunisce il consiglio di amministrazione di Stt. E come annunciato nei giorni scorsi in Consiglio comunale dallo stesso sindaco Pietro Vignali, all’ordine del giorno ci sarà la nomina del nuovo direttore generale della Società di trasformazione del territorio.
Per questa vicenda, il sindaco Pietro Vignali, diversi giorni fa, ha chiesto e ottenuto le dimissioni del presidente della Tep Tiziano Mauro (già sostituito con Antonio Tirelli).
Chi sarà il nuovo manager della società? Al momento l’unico nome che circola nelle stanze del Municipio è quello del direttore generale Carlo Frateschi, il quale sembra destinato a ricoprire i due incarichi.
A meno di sorprese dell’ultima ora, il nome dovrebbe essere indicato dal vicesindaco Paolo Buzzi (che ha la delega alle partecipate) – Stt è al 100 per cento del Comune – e poi fatto proprio dal consiglio di amministrazione, cui spetta formalmente la decisione. Entro sera si vedrà se le cose sono andate esattamente così.
Il caso è noto. Ed è scoppiato quando è venuto alla luce il de­posito di 8,5 milioni di euro eseguito da Tep in Banca Mb: al momento, nell’istituto di credito milanese, che è in amministrazione straordinaria, ci sono ancora 7,5 milioni di euro.
E al momento nessuno è in grado di dire quando rientreranno nelle casse dell’azienda di via
La bufera ha investito da subito anche Andrea Costa, soprattutto in quanto socio e, seppure per qualche mese, membro del cda di Banca Mb (fino a quando non è stato sciolto dai commissari di Banca d’Italia).
Al momento, il sindaco Pietro Vignali ha deciso di nominare un nuovo direttore generale di Stt e di lasciare la presidenza a Costa.
Si vedrà se le cose rimarranno a lungo così: i rumors, già emersi nei giorni scorsi anche nelle polemiche della minoranza, vogliono che lo stesso Costa resto al suo posto fino a meta novembre e poi si autosospenda. Il motivo? Si dice che il presidente di Stt debba portare a termine operazioni finanziarie già ampiamente impostate e che consentiranno a Stt di portare avanti i progetti del Comune.
Poi molto dipenderà anche da come evolverà la vicenda del finanziamento della Tep. Sicuramente il caso, almeno nei prossimi giorni, non è destinato a placarsi. Su questo terreno, il botta e risposta tra opposizione e maggioranza arroventerà ancora a lungo il dibattito politico della città.
Sempre sulla Gazzetta, in merito alla vicenda Tep, si legge “le precisazioni di Deloitte & Touche”, la società che ha revisionato il bilancio dell’Azienda: “In relazione alle notizie apparse nei giorni scorsi in merito alle vicende che stanno interessando la società Tep Spa, De­loitte & Touche Spa – nella sua qualità di soggetto incaricato della revisione contabile dei bilanci di Tep – dichiara che «la revisione contabile del bilancio di Tep al 31 dicembre 2009 è stata condotta nel pieno rispetto delle norme di legge e dei principi tecnico-professionali applicabili nella fattispecie. In particolare, il contenuto della relazione di revisione sul predetto bilancio, emessa in data 4 giugno 2010 all’esito dell’attività di revisione e contenente un richiamo dell’informativa fornita in bilancio dagli Amministratori in merito all’investimento della liquidità aziendale presso un istituto di credito successivamente entrato in amministrazione straordinaria, non è in alcun modo in contrasto con il fatto che – in sede di pianificazione del lavoro – l’investimento operato da Tep in certificati di deposito emessi da tale istituto di credito fosse stato individuato dal revisore come tematica meritevole di attento approfondimento nel corso dell’attività di revisione contabile» 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 25/10/2010

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25/10/2010
h.08.50

Poco da segnalare sui giornali di oggi.
Sulla Gazzetta: «Allo stadio all’ora di pranzo? No, grazie». Isola pedonale: alle 8 posizionate le prime transenne in viale Partigiani d’Italia.
“Il fischio d’inizio all’ora di pranzo e la carica giallorossa a zonzo per la città nel bel mezzo della domenica. Due «bocconi» amari e decisamente difficili da mandar giù per il popolo della zona stadio, che ha definito quello di ieri un brusco risveglio.
Alle 8 le prime transenne
Parma boccia l’inedita formula del campionato di serie A che vede le squadre scendere in campo con lo scoccare delle 12,30, per la gioia delle televisioni. Il blocco delle strade attorno al Tardini, che doveva scattare alle sette, è stato posticipato di un’ora: le prime transenne, infatti, hanno fatto capolino in viale Partigiani d’Italia dopo le otto.
Via Torelli off-limits
Dalle 9,30 lo stop alle auto si è esteso a via Torelli e via Duca Alessandro dove si è assistito a un primo eccezionale schiera­mento di poliziotti, carabinieri e vigili urbani.
Orario bocciato
«Possibile che una città venga tenuta sotto scacco dagli ultras a partire dalla prime ore del giorno?». A parlare è Pietro Massobrio, sceso di casa per comprare il giornale nell’edicola che si affaccia direttamente sulla curva Nord. «Anticipare il match è veramente fuori luogo – è sbottato il parmigiano – significa far scattare il coprifuoco alle otto della mattina e mantenerlo fino alle quattro del pomeriggio. Senza considerare che in questo caso si tratta di una partita a rischio, che vede una tifoseria irrequieta aggirarsi per la città nell’ora di punta della domenica».
Più tenero nei confronti dei supporter, ma altrettanto critico per il cambiamento d’orario è Carmelo Incannella, residente in via Zarotto, che assicura: «Il problema del traffico esiste anche alla domenica mattina: chi abita da queste parti è condannato a trascorrere gran parte della giornata barricato in casa. D’altronde per garantire la sicurezza non si può che agire in questo modo».
Il piazzale di fronte al Tardini ha preso a popolarsi poco dopo le 9.30 e la maggior parte dei presenti dava segni d’insofferenza più che timore per l’arrivo dei sostenitori di Totti e compagni.
Qualcuno poi ha optato per una fuga dalla città. Come Angelo Bodria intercettato durante la passeggiata mattutina col cane. «Me ne vado in campagna ­ha raccontato il 56enne – perché non sono un tifoso e amo la tranquillità ». Ben felice di allontanarsi da pullman, fischi, cori e bandiere anche Bodria si è detto contrario alla «partita tra primo e secondo »: «Siamo abituati al trambusto nel tardo pomeriggio ma almeno la prima parte della giornata respiriamo un po’ di quiete ».
«Stadio fuori dal centro»
«Il problema è sempre lo stesso – ha rincarato la dose Rossella Mazza – lo stadio dovrebbe essere fuori dal centro».
La donna che ha vissuto per anni in via Duca Alessandro ha puntato il dito contro «le auto parcheggiate ovunque, i tafferugli, i vandalismi e i resti post-partita a danno di chi vive nella zona Tardini».
A bocciare la partita all’ora di pranzo è anche Claudio Vazelli, del bar pizzeria Al Petitot, uno dei pochi locali aperti nella mattina di ieri.
«Considerando l’orario del match non sappiamo come organizzare il lavoro: se preparare panini, primi piatti o tenere i cornetti caldi».
Unica voce fuori dal coro quella di Corrado Spadaro, barista del «Non solo latte» di via Torelli che, a scanso di equivoci, ha cominciato a sfornare hamburger già a partire dalle otto di mattina insieme a brioche e caffelatte”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 21/10/2010

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21/10/2010
h.08.50

Non si placa la polemica sulla questione Tep che è riportata su tutti i giornali.
Sulla Gazzetta, Tep e gli 8 milioni: «La Provincia era a conoscenza»”. “La dichiarazione dell’assessore Castellani sul discusso investimento nella banca Mb”.
Si legge: “Il «colpo di scena» è arrivato nel pieno di un animato e teso consiglio provinciale, di fatto monotematico sulla ormai nota questione degli otto milioni e mezzo di euro della Tep investiti in banca Mb dall’ex presidente Tiziano Mauro e sugli «intrecci» con la controllata del Comune Stt di cui è presidente Andrea Costa.
Il momento è quello in cui, dopo la dettagliata ricostruzione dell’assessore alle Partecipate Giancarlo Castellani sulle vicende degli ultimi mesi dell’azienda di trasporto pubblico provinciale, il consigliere del Pdl Giampaolo Lavagetto si alza e chiede esplicitamente all’assessore: «Voglio una risposta chiara. Dopo l’approvazione del bilancio a giugno del 2010 da parte del Cda e dell’assemblea dei soci, la Provincia era a conoscenza dei fondi investiti in banca Mb e non rientrati nella disponibilità della Tep?» Una domanda secca a cui l’assessore ha risposto esplicitamente: «Sì, ne eravamo stati messi a conoscenza». Un’ammissione che ha scatenato le proteste dei consiglieri del Pdl che a quel punto hanno chiesto perché la richiesta di dimissioni di Mauro non fosse arrivata già in quel momento e sottolineato «la responsabilità evidente di chi sapeva e ha taciuto per più di tre mesi» ribadendo la richiesta di dimissioni dei membri di Cda e collegio dei revisori di nomina provinciale.
Il presidente Vincenzo Bernazzoli, che aveva assistito a tutto il dibattito consigliare, non ha però cambiato la propria posizione e nel suo intervento ha respinto le accuse del Pdl di «partigianeria politica» e ha ribadito il proprio punto di vista. Bernazzoli ha spiegato che «le dimissioni non sono state richieste subito perché è stato dato modo a Mauro di provare ogni strada per far rientrare la somma da lui investita e solo adesso è stato chiaro che non esiste, a oggi, nessuna garanzia concreta di questo». «Credo che Parma e i suoi cittadini – ha proseguito – non abbiano bisogno che venga sollevato un polverone indistinto in cui tutte le responsabilità vengano offuscate. Invece, ritengo che ci sia una divergenza netta fra la posizione dell’ex presidente Mauro, che ha compiuto in modo assolutamente autonomo scelte sbagliate e inquietanti, come quella di non dire nulla al Cda, che potrebbero arrecare un danno all’azienda, e quelle degli altri amministratori, che non solo non sono stati coinvolti, ma hanno avuto un’informazione parziale solo al momento dell’approvazione del bilancio, vale a dire un anno dopo». Bernazzoli ha detto «no» alla richiesta di far dimettere il vicepresidente e il presidente del collegio dei revisori, «perché non si possono mettere sullo stesso piano responsabilità che sono invece state molto differenziate in questa vicenda». L’unica «apertura» l’ha concessa (ma respingendo ogni tipo di emendamento all’ordine del giorno della maggioranza) dicendo che «sono pronto a intervenire se, nel corso degli approfondimenti, dovessero emergere nuovi elementi».
Bernazzoli ha anche detto che «ora ci attendiamo che il Comune, come è sua competenza, nomini in tempi brevissimi il nuovo presidente e che quest’ultimo lavori assieme a un Cda che giudico assolutamente idoneo a continuare il lavoro svolto fin qui, per avviare la delicata fase che dovrà portare alla privatizzazione di almeno il 40% di un’azienda che è un patrimonio storico del nostro territorio e non deve essere travolta da polemiche indistinte. Quanto al resto, spetterà alla magistratura fare chiarezza su quanto accaduto ». Poi il voto, con la polemica non partecipazione del centrodestra e la faticosa unanimità sull’odg della maggioranza”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 20/10/2010

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20/10/2010
h.08.50

E’ il consiglio comunale su STT e TEP a tenere banco su tutti i giornali.
Sulla Gazzetta: Stt, battaglia in Consiglio Via libera al nuovo direttore”. Vignali: «Se emergeranno irregolaità non esiterò a prendere provvedimenti».
”Il consiglio comunale diventa il collo dell’imbuto di una decina di giorni di polemiche sull’affaire Costa-Stt e sul caso Mauro- Tep-Banca Mb. Due vicende che gli attacchi sistematici dell’opposizione hanno aggrovigliato attorno ad un unico filone politico. La vera novità sta nell’intervento del sindaco Pietro Vignali: è la prima volta che interviene su Stt e sul suo presidente Andrea Costa dopo le dimissioni del presidente Tep Tiziano Mauro. Quindici minuti di discorso per dire che lui è stato il primo a chiedere le dimissioni di Mauro (e rilegge un passo del suo intervento nel consiglio comunale di una settimana fa). Per dire che al momento ci sono indagini in corso e «se dovessero emergere irregolarità non esiterebbe a prendere provvedimenti, come ho già fatto con Mauro»: la frase vale per Stt e Costa.
Ma anche per dire che lui «non era a conoscenza del deposito (i famosi 8,5 milioni di euro, ndr) eseguito dal presidente della Tep in Banca Mb: il sindaco non può sapere tutto quello che avviene. Infatti nomina dei membri nei vari cda i quali rispondono di quello che fanno». Non solo. Vignali dichiara anche di «non sapere che Costa era stato nel consiglio di amministrazione di Banca Mb». Lo dice chiaramente, il sindaco: «Tutto il cda e il collegio dei revisori sapevano di questo deposito: eppure a me nessuno ha detto nulla».
Le reazioni della minoranza, in ordine sparso, sono più meno le stesse: e tutto il resto? le altre domande? Già, il caso plana in consiglio comunale perchè, in tarda serata, si comincia a discutere l’ordine del giorno firmato dai capigruppo Giorgio Pagliari (Pd), Marco Ablondi (Prc) e Maria Te¬resa Guarnieri (Altra politica – Altri Valori) in cui si chiede al sindaco Vignali di sospendere Costa per fare chiarezza.
Lo scontro, lo si capisce subito, è duro. E il primo a sgranare tutti i quesiti formulati negli ultimi dieci giorni è Giorgio Pagliari: posa la lente sulla perdita di onorabilità del presidente Costa (nell’ultimo triennio è stato membro di un cda disciolto) rispetto ad incarichi in Holding finanziarie di partecipazioni. Poi chiede conto degli 85 mila euro, più la disponibilità di un appartamen¬to, che la società Alfa, presieduta dallo stesso Costa, ha erogato a Mauro in qualità di consulente; quindi porta nel dibattito il fatto che Costa, in quanto presidente e direttore generale, guadagna circa 200 mila euro l’anno, superando il tetto fissato tro dalla Finanziaria 2007. Pagliari vuole sapere su che base Stt ha elargito 48 mila euro, in due tranches, ad una testata giornalistica (il riferimento è a Polis Quotidiano).
A questo punto interviene la maggioranza, che presenta un suo ordine del giorno: come anticipato l’altro ieri, nel documento, «si dà mandato al sindaco di Parma di proporre all’assemblea dei soci di martedì prossimo la nomina di un nuovo direttore generale di Stt Holding con deleghe operative ». Per l’opposizione è un «commissariamento che non risolve i problemi». Per molti della maggioranza è un primo passo, un primo segnale forte. Il testo lo illustra Giuseppe Pantano di Impegno per Parma: «Stt è lo strumento di fondamentale importanza per lo sviluppo di Parma» e per portare avanti opere come il «Wcc, il grande piano di edilizia popolare, la stazione ferroviaria e l’Oltretorrene ». Anche lui ribadisce che «solo di fronte a riscontri oggettivi si dovranno prendere provvedimenti» nei confronti di Costa e aggiunge che «la nomina di un nuovo direttore generale, che goda della massima fiducia di questa maggioranza, possa ridare a Stt quella credibilità che l’opposizione vuole minare ».
Mario Taliani della maggioranza (che fa riferimento all’Udc) vede nella nomina del direttore ge¬nerale «l’inizio di un percorso di trasparenza e di responsabilità». «Trasparente», appunto, definisce la figura che dovrà essere scelta. Dall’opposizione torna a tuonare la Guarnieri: «Nessuno più di Costa è l’uomo di fiducia del sindaco: dunque, se ritenete che l’opposizione faccia solo illazioni perchè lo rimuovete dall’incarico di direttore generale? Se invece ritenete che non siano illazioni, allora perchè lo lasciate presidente?».
La Guarnieri chiede anche quanto costi alla collettività rimuovere il direttore generale.
Dai banchi della minoranza, Massimo Moine (Pdl) chiede a Bernazzoli di dimettere il vicepresidente della Tep e il collegio sindacale: anche loro sapevano dell’operazione. In molti, in maggioranza, avanzano questa richiesta. Poi Moine vede nella nomina di un nuovo direttore di Stt un «segnale forte, positivo», a patto che la figura scelta «sia quella giusta, senza ombre e in grado di far funzionare la macchina di stt».
Moine chiede anche «rigore nell’accertamento dei fatti». Carmelo La Mantia (gruppo misto) chiede le dimissioni di Costa e pone il dubbio che il sindaco sia ricattato (ipotesi smentita dallo stesso Vignali). Per Marco Ablondi (Prc) è «inconcepibile che Costa avesse tre cariche». Per Massimo Iotti (Pd) Costa «è stato messo in quarantena in attesa di un avviso di garanzia» e «Stt è una macchina di indebitamento che non sta più in piedi». Per Maria Rita Zennaro (Pd) il fatto che «il sindaco non sapesse rappresenta un elemento gravissimo: tutte le partecipate vanno chiuse». Il dibattito è assai lungo, la seduta ter¬ina in tarda serata. Interviene anche il presidente del Consiglio Elvio Ubaldi per auspicare «la sospensione di Costa, al fine di fare chiarezza». Per lui, «il sindaco Vignali è stato remissivo: deve rispondere alle domande emerse in questi giorni». Alla fine passa l’ordine del giorno della maggioranza: 24 sì contro 15 no (tra questi anche quello di Ubaldi). Rapporti inversi per l’ordine del giorno della minoranza (16 sì e 24 no). 
Da segnalare su Polis l’editoriale del direttore Emilio Piervincenzi: “Su Polis fango da sinistra”. Scrive: “E così c’è anche “Polis” nel calderone di odio e accuse costruito e mescolato dai Tre Censori. Le insinuazioni e il fango gettato sul giornale che ho l’onore di dirigere, sulla redazione e sul personale amministrativo sono cominciate la scorsa settimana, quando sul sito di “Parma Repubblica”, uscì un articolo nella rubrica “Pantalone” in cui si affermava che Polis era stato acquistato da Andrea Costa, il presidente della Stt, sotto tiro per l’affare Tep-Banca Mb. Affermazioni false e lesive della nostra onorabilità e professione.
Non per l’accostamento Costa-Polis, ma perché in questo modo si dava il via a una campagna di denigrazione del giornale, non più libero di esprimersi ma aggiogato al carro di un padrone. Di queste falsità “Repubblica” risponderà in tribunale. Il passo successivo della campagna anti- Polis è arrivato lunedì, con una lettera aperta fi rmata dai Tre Censori, Pagliari- Ablondi-Guarnieri, esponenti della sinistra, nella quale si chiedeva al sindaco Vignali se “è vero che il Cda e/o il presidente-direttore di STT hanno erogato ad una testata giornalistica cittadina e/o al Gruppo editoriale/ Società di riferimento con questa, in (pare) due tranches, circa 48mila euro?”.
E – proseguivano i Tre Censori – se sì per quale causale? E ancora: le prestazioni fatturate sono state realmente effettuate dal beneficiario dell’erogazione? E ancora: vi sono stati altri versamenti?”.
Ma, come diceva Manzoni, se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare. E così i Tre Censori – che si sono ben guardati ad esempio dallo spendere una minima riserva sul disastro gestionale della signora Guarnieri, che è una dei Tre Censori, sul caso denunciato da chi scrive riguardo l’iniziativa “A casa sicuri”, un milione di euro buttati al vento – dunque i Tre Censori, sommersi dalle proteste di quei poteri forti che la sinistra a parole dice di combattere ma che nei fatti ne è complice, hanno immediatamente inviato una lettera di precisazione in cui si affermava che la loro richiesta di chiarimenti non era identificabile né con “La Gazzetta di Parma” né con “L’informazione”. E’ spirato un venticello e i Tre Censori hanno tremato.
Dunque, restiamo noi di “Polis”. Publitime, casa editrice del giornale, avrebbe ottenuto da Stt 48mila euro in due tranches. Vogliamo informare i Tre Censori che di investimenti pubblicitari il giornale che dirigo ne ha ottenuti diversi altri. Dal Festival Verdi, da Cibus, dalla Provincia, da Dahlia Tv, dalla Opem e dalla Cambridge School, da MercanteinFiera, da Edilfer e da diversi ristoranti, da una palestra eccetera eccetera. Voglio informare i Tre Censori che un giornale senza pubblicità chiude. E’ vero: quei 48mila euro, iva compresa, sono il costo di una campagna pubblicitaria di Stt su “Polis”. E, come prassi consolidata da chi nelle edicole c’era prima di noi, lecampagne pubblicitarie vengono pagate prima della loro uscita. Sarà Stt a decidere i tempi più adatti per la campagna informativa e pubblicitaria. Inoltre, ricordo ai Tre Censori che questo giornale, prima nella edizione settimanale e poi in quella quotidiana, ha sempre riservato in occasione delle consultazioni elettorali tariffe minimali a tutti i candidati militanti in qualsiasi partito, nello spirito di agevolare la diffusione delle idee e dei programmi anche a coloro che finanziariamente avevano minori possibilità. Si chiama, questo comportamento, sensibilità verso il processo democratico.
Non so se il destino della decina di famiglie che vivono – nelle inevitabili difficoltà economiche tipiche di un piccolo giornale – grazie al loro appassionato lavoro, compreso chi scrive, oggi interessi meno che in passato ai Tre Censori e alla parte politica, la sinistra, che essi rappresentano. Probabilmente ai signori Pagliari, Ablondi, Guarnieri, preme di più gettare fango su una libera voce dell’informazione. Con il fango vogliono chiuderci la bocca. E’ il loro stile. Non ci riusciranno”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 19/10/2010

SMA MODENA
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19/10/2010
h.08.50

Sulla Gazzetta: “Presidenza Tep: Giorgio Maggiali in pole position”. “Sindaco di Palanzano, è stato amministratore delegato della «Number One»”.
Si legge: “La fumata bianca ormai sembra vicina: la presidenza della Tep potrebbe andare a Giorgio Maggiali, sindaco di Palanzano, ex amministratore delegato del gruppo di logistica Number One.
Il suo nome è in pole position: nella serata di ieri, prima di sciogliere definitivamente le sue riserve, il sindaco Pietro Vignali dovrebbe aver incontrato altri due possibili candidati.
Già per questa mattina è stata fissata l’assemblea dei soci della Tep: alle dieci i rappresentati di Comune e Provincia si presenteranno nella sede della società di via Taro per discutere, per l’appunto, della nomina del nuovo presidente.
A questo punto, a fine mattinata, il nuovo presidente della Tep potrebbe avere un nome. Quello, appunto, di Maggiali (anche se al momento non c’è ancora nulla di ufficiale).
E se la fumata sarà bianca, come tutto lascia presupporre, il sindaco Vignali dovrebbe annunciare il successore di Tiziano Mauro – che si è dimesso esattamente una settimana fa – già nel corso del Consiglio comunale di oggi pomeriggio.
Mauro si era dimesso in se­guito al fatto che non era stato in grado di riportare nelle casse della Tep, in tempi brevi, i 7,5 milioni di euro ancora depositati in un conto corrente della Banca Mb. Inizialmente la somma era di 8,5 milioni di euro: al momento, come noto, è rientrato solo un milione di euro”.
Sempre sulla Gazzetta: “Stt: il sindaco nominerà un nuovo direttore generale”. “Affiancherà il presidente Costa: la decisione dopo un vertice di maggioranza”.
Si legge: “Una sostituzione che vale un affiancamento: proprio così. Il sindaco Pietro Vignali nominerà un nuovo direttore generale di Stt, ruolo che attualmente occupa Andrea Costa. Il quale, a questo punto, mantiene solo la carica di presidente della società stessa. La decisione è stata presa in serata, al termine di un summit in Municipio tra il sindaco e i consiglieri di maggioranza. Il polverone attorno a Stt e al suo presidente, in ogni caso, resta: e oggi la vicenda deflagrerà in Consiglio comunale.
In tarda serata, sindaco e mag­gioranza, ufficializzano la «mossa ». Ribadiscono che la holding comunale «ha un’importanza strategica per la realizzazione di opere fondamentali» e che «oggi è sotto un attacco politico». Il bersaglio principale è «il suo presidente, ma lo scopo reale è quello di impedire «la realizzazione delle opere e di danneggiare l’amministrazione e la città». A questo punto, per dare «maggiore forza al progetto e permettere all’amministrazione comunale di procedere con la realizzazione del programma», sindaco e maggioranza decidono di «affiancare al presidente di Stt che oggi esercita anche il ruolo di direttore generale della società, un nuovo direttore generale con deleghe operative ». Nomina che avverrà martedì 26 ottobre nell’assemblea dei soci già convocata: la proposta sarà portata oggi in Consiglio comunale.
A stretto giro di posta Giorgio Pagliari (Pd), Marco Ablondi (Prc) e Maria Teresa Guarnieri (Ap-Av) bollano la decisione come «sconcertante». Per l’opposizione resta «completamente aperto il problema della posizione del presidente ora ex direttore. La contraddizione della maggioranza è evidente e le sarà difficile sostenere di voler tutelare l’interesse generale lasciando presidente chi si rimuove, non certo per un giudizio positivo, da un ruolo decisivo nella stessa società».
Dall’opposizione continuano a piovere domande sul caso Stt per chiedere conto al sindaco Pietro Vignali degli intrecci che intercorrono tra il deposito di 8,5 milioni di euro da parte di Tep in Banca Mb e il ruolo del presidente di Stt, che è anche socio dell’istituto di credito milanese. I capigruppo Giorgio Pagliari (Pd), Marco Ablondi (Prc) e Maria Teresa Guarnieri (Altra politica -Altri valori) non mollano dunque la presa: il primo quesito riguarda i rapporti tra Alfa spa, di cui è presidente Costa, e Mauro, che fino a pochi giorni fa era alla guida della Tep. Vogliono sapere dal sindaco se è vero che «l’ex presidente di Tep (Mauro appunto, ndr) ha o ha avuto un contratto professionale con Alfa che prevede compensi per circa 85 mila euro e la disponibilità, senza oneri diretti per lo stesso ex presidente, di un “mini appartamento” a Parma? ».
L’altra domanda dei capigruppo di minoranza riguarda Stt: Pagliari, Ablondi e la Guarnieri chiedono di sapere se è vero che «il cda, il presidente-direttore (e consigliere delegato!) di Stt Holding (Andrea Costa, ndr) hanno erogato ad una testata giornalistica cittadina e al suo Gruppo editoriale (il riferimento è a Polis Quotidiano, ndr) 48 mila euro in due tranches. Se sì, per quale causale? E ancora: le prestazioni fatturate sono state realmente effettuate dal beneficiario dell’erogazione? E ancora: vi sono stati altri versamenti?».
Alle due domande risponde il presidente di Stt, Andrea Costa: «L’ex presidente di Tep Tiziano Mauro ha avuto un contratto di consulenza con Alfa risolto da qualche tempo – si legge in una nota – Il rapporto di collaborazione tra Alfa e Mauro è stato improntato sulla sua specializzazione nel campo della logistica maturata come direttore generale della Cavalieri Trasporti. Per quanto riguarda gli investimenti pubblicitari cui si fa riferimento, si informa che le società del gruppo hanno effettuato in questi mesi più interventi di comunicazione con diversi quotidiani locali e inoltre ne sono stati pianificati altri, nell’ambito di una più vasta campagna per informare i cittadini sui progetti di Stt, in corso di realizzazione».
Nella lettera aperta, l’opposizione chiede se «è avvenuta l’ero­gazione di 400 mila euro ordinata dal direttore generale del Comune (Carlo Frateschi, ndr) a favore di Stt in pieno blocco dei pagamenti ai fornitori e alle imprese». In questo caso la risposta arriva dal vicesindaco Paolo Buzzi. In una nota spiega che i 400 mila euro sono finiti ad Alfa: «Come è ben noto a tutti i consiglieri comunali, tale trasferimento è finalizzato ad attuare il progetto di razionalizzazione delle 17 filiere della logistica dell’agroalimentare da realizzare nella zona degli ex Mercati generali. Si tratta di un progetto che faceva parte del programma elettorale dell’amministrazione, ampiamente descritto già dal dicembre 2009 nella relazione al bilancio 2010, e poi discusso e illustrato in consiglio comunale. Questo è un investimento strategico che serve proprio per sostenere il rilancio delle imprese e del sistema economico locale, facendo leva sulla razionalizzazione del sistema logistico che rappresenta uno dei punti deboli del nostro sistema economico». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/10/2010

SMA MODENA
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18/10/2010
h.10.30

Sulla Gazzetta: Giovani che amano la politica”. “I segretari dei movimenti under 30 dei partiti: «I ragazzi sono delusi, ma hanno voglia mettersi in gioco».
“Chi ha detto che i giovani non amano la politica?. Di under 30 appassionati di politica italiana, di qualsiasi parte o forma, ce ne sono molti, anche a Parma.
Ragazzi che decidono di «sacrificare » il loro tempo libero per diffondere delle idee, aderendo a un partito, cercando di migliorare la società.
Lo dimostrano le tante sezio­ni giovanili di partito che esistono in città, nelle quali militano molti giovani e giovanissimi, portando una ventata d’aria fresca alla politica istituzionale.
E loro stessi difendono i loro coetanei: i giovani si interessano ancora di politica, sono semplicemente delusi da quella attuale.
Alessandro Leccacorvi, 29 anni, è il presidente di Giovane Italia, il gruppo giovanile del Pdl.
«Non sono i giovani che non si appassionano alla politica, ma la politica che non appassiona più ­spiega -. Gli schemi del passato non possono contenere l’entusiasmo e il modo di fare dei ragazzi. Per questo credo che serva una distinzione più netta tra gruppo giovanile e gruppo istituzionale: per poter fare politica in modi diversi, in modo da affascinare i giovani e fungere da pungolo per il partito dei grandi. Solo così si possono creare idee e linguaggi nuovi».
Nonostante le differenze politiche la vede allo stesso modo
David Zanotti, segretario dei giovani del Pd: «I giovani non sono interessati alla politica che si vede in tivù e nei tg, non alla politica in generale – commenta ­. Hanno voglia di mettersi in gioco, ma non si rispecchiano in quello che vedono, e quindi mettono le loro energie in altre cose, come l’associazionismo, il volontariato ». Anche Daniel Barigazzi, coordinatore provinciale giovani padani, smentisce un calo d’interesse, anzi: «La Lega è supportata da tantissimi giovani, soprattutto delle superiori – afferma -. L’istituto Melloni ad esempio è la nostra scuola di riferimento: molti si impegnano al nostro fianco. Non è vero che è una generazione di fannulloni, è semplicemente un contesto demoralizzante visto che è difficile avere prospettive e siamo abbandonati a noi stessi. Ma ci sono tanti ragazzi che si informano, soprattutto attraverso internet, la passione brucia ancora ».
Deborah Pezzani, coordinatrice dei Giovani comunisti, vede un calo di interesse nella politica da parte di tutti: «Ma è colpa della politica stessa. E’ stato tolto valore alle ideologie. Non sono i giovani meno interessati, ma tutta la popolazione: la cultura è cambiata e la politica ha deluso tantissimo, visto che ogni volta si dimostra legata ad altri interessi e fortemente compromessa. Per questo bisogna cambiarla, renderla più vicina alle persone, ai movimenti spontanei, che continuano ad esserci, e meno istituzionale ». Sulla stessa scia il pensiero di Matteo Agoletti: «I giovani hanno mille interessi, dallo sport alla cultura a internet. E la politica al momento non sta dando un buon esempio: da oltre un anno si sta palando di escort, trans, case a Montecarlo. Di conseguenza ci si allontana da questo mondo, crescono i movimenti di protesta, chi non vota e chi si impegna in altri interessi». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 15/10/2010

SMA MODENA
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15/10/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta: “Mauro ascoltato in Procura”. “Non sono passate nemmeno 48 ore dalle dimissioni, quando Tiziano Mauro varca il portone della procura. Due ore di faccia a faccia nel pomeriggio di ieri per l’ex presidente della Tep davanti al pm Paola Dal Monte, che coordina l’inchiesta sul quel fiume di denaro che è stato depositato dall’azienda dei trasporti nella Banca Mb. Nessun avvocato al fianco di Mauro, che è stato ascoltato come persona informata dei fatti.
Uscito dagli uffici di vicolo San Marcellino, Mauro scivola via davanti ai cronisti. Bocca cucita quando qualcuno gli chiede il perché di quella tempestiva convocazione in procura, i contenuti di un colloquio forse anche per lui stesso inaspettato.
Al centro dell’inchiesta quel deposito da 8,5 milioni di euro (ma un milione nel frattempo è rientrato) che Tep aveva fatto in Mb nel maggio 2009. In quell­’istituto di credito milanese, che è in amministrazione straordinaria, e di cui risulta essere socio Andrea Costa, numero uno di Stt, la holding del Comune di Parma, oltre che ex presidente di Tep. Costa, inoltre, per quanto lui stesso ha ammesso, è stato anche membro del cda della banca per alcuni mesi nel 2009.
Un’operazione, quella della Tep (di cui sono azionisti Comune e Provincia), che ha suscitato un mare di polemiche e su cui la procura vuole fare luce. Quei 7,6 milioni di euro – comprensivi degli interessi maturati – ancora depositati in Mb, secondo quanto dichiarato dai commissari straordinari della banca, non sono infatti immediatamente rimborsabili. Il sindaco Pietro Vignali, nel giorno delle dimissioni di Mauro, ha parlato di somme «disponibili» ma rispetto alle quali «non vi è chiarezza sulle modalità di rientro».
Ma chi ha deciso quel depo­sito di Tep? Mauro ha sostenuto nei giorni scorsi che il consiglio d’amministrazione era a conoscenza di quel fiume di denaro transitato in Mb.
Da parte sua, invece, il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli in un comunicato diffuso martedì aveva messo in evidenza come quel deposito in Mb fosse frutto «di una scelta autonoma del presidente non condivisa con il cda». E perché proprio la scelta di quella banca? Perché semplicemente offriva tassi migliori?
Domande che probabilmente sono state rivolte ieri a Mauro, in quanto ex responsabile legale dell’azienda.
Certo è che a pochi giorni dall’apertura del fascicolo e subito dopo le dimissioni di Mauro, l’inchiesta è partita senza esitazioni. L’altro ieri, inoltre, la Finanza ha acquisito una serie di documenti in Stt.
Nessuno, comunque, risulta per ora iscritto nel registro degli indagati, così come pare non siano ancora state formulate ipotesi di reato. Ma l’indagine potrebbe subire un’accelerazione già nei prossimi giorni. E non è escluso possano fioccare i primi avvisi di garanzia”.
Su Polis: “Il fallimento “A casa sicuri” di Guarnieri la Fustigatrice” di Emilio Piervincenzi. “Una delibera del 2004 avviava l’operazione di sostegno, fortemente sostenuta dalla allora assessore ai servizi sociali: un pozzo senza fondo che ora è stato chiuso. Speso un milione di euro per assistere 320 anziani all’anno ma non sono mai stati più di 50.
Si legge: “La storia che stiamo per raccontarvi riguarda Maria Teresa Guarnieri, all’epoca dei fatti assessore ai Servizi Sociali nella giunta Ubaldi. E’ la storia di un fallimento, di incapacità politica e di sperpero di denaro.
Storia tanto più odiosa perché fatta pagare a una delle fasce più deboli della nostra società: gli anziani. In questi giorni la Guarnieri, questa zarina folgorata sulla via di Damasco della sinistra dopo aver militato con convinzione nei ranghi del civismo ubaldiano, si segnala nella prima fila del plotone di esecuzione che ha abbattuto l’ormai ex presidente della Tep Mauro e che ha messo nel mirino l’ancora presidente di Stt Andrea Costa. Ella invoca – assieme ai suoi sodali Pagliari e Ablondi – il rispetto delle risorse pubbliche e la buona amministrazione. Censura e si scaglia contro coloro che a suo dire usano i soldi dei cittadini in maniera, come dire, spericolata e inefficiente.
Ha fatto della campagna Tep-Banca Mb-Stt (l’operazione di 8,4 milioni di euro investiti dal presidente della Tep in Banca Mb che gli è costata la poltrona) la sua attuale principale occupazione.
I Tre Censori accusano, come i Tre Tenori alzano i toni puntando il dito sulla maggioranza. Fanno bene, è il loro mestiere. Il nostro è quello di trovare le notizie. E di scriverle.
Dunque accade che in una fredda mattinata del dicembre 2004, esattamente il 28 dicembre, la giunta con delibera n.1663/101 approva il progetto “Nuove tecnologie a sostegno della domiciliarità per anziani e disabili – A casa sicuri”. Provvedimento che – secondo Maria Teresa la Fustigatrice – si rendeva necessario “per favorire la permanenza degli anziani e dei disabili nella propria abitazione, nel proprio quartieri, mantenendo le relazioni, le amicizie e gli affetti consolidati – testuale nella delibera – oltre che per garantire la sostenibilità economica del sistema di assistenza al maggior numero di anziani e disabili possibili e nelle migliori condizioni…”.
Insomma, per farla breve, la delibera stanziava un milione di euro per dotare gli anziani che ne avevano bisogno di tecnologie avanzate, chiamate dirette al call center, formazione tecnologica, telesoccorso, assistenza diretta e indiretta eccetera eccetera.
Chi ha pagato quel milione di euro? La Fondazione Cassa di Risparmio di Parma. Spesa suddivisa così: 950mila euro per il contributo al progetto “A casa sicuri”; 50mila euro per realizzare un percorso di sperimentazione di sistemi tecnologici avanzati, in particolare di sistemi di telecardiologia, al fine di monitorare le condizioni degli anziani.
Ha funzionato “A casa sicuri”? La modernità tecnologica, sia pure a caro prezzo, è servita a migliorare le condizioni di vita e la sicurezza di centinaia di nostri anziani?
Quando ho visto il numero delle persone che stanno utilizzando questo servizio stentavo a crederci. Trentuno, nel primo semestre di quest’anno. Sì, avete letto bene: 31.
Il milione di euro che la Fondazione Cariparma ha donato alle casse del Comune serve per assistere trentuno anziani.
Ma forse, mi sono chiesto, è andata meglio negli anni precedenti, quando il progetto “A casa sicuri” è partito. Non è così.
Ecco i numeri: a fronte di 320 anziani che dovevano essere assistiti, nel 2005 erano 44, scesi a 23 l’anno seguente, risaliti a 36 nel 2007, 40 nel 2008, 44 lo scorso anno. E 31 – come già ricordato – nel primo semestre del 2010. Se fossero stati ospitati alle Terme Berzieri, l’assistenza ai nostri anziani sarebbe costata meno.
Perché non ha funzionato? Per motivi fin troppo ovvii. Troppo complicata la gestione tecnologica, troppo costosa e difficile da far digerire ad un anziano l’installazione di una linea Adsl (a carico dell’anziano) nel proprio appartamento, inoltre gli strumenti funzionavano male e i “falsi negativi” e i “falsi positivi” – gli allarmi cioè che partivano dalla casa tele assistita – spesso non corrispondevano alla reale situazione clinica dell’anziano.
Insomma, un disastro. Fallimento totale. La dimostrazione della incapacità gestionale pubblica di Maria Teresa la Fustigatrice. Incapacità peraltro ribadita negli anni alla direzione della Asp di Fidenza, l’azienda che gestisce le case di riposo degli anziani nella Bassa, azienda sommersa da debiti per oltre un milione di euro (ma sembra che la Fustigatrice prenda lo stipendio più alto delle Asp di tutta la provincia, Parma compresa: 92mila euro l’anno).
Davanti a queste storie e a questi numeri difficile pensare che l’oculatezza gestionale sia tra le priorità della Fustigatrice.
Lo sperpero di denaro di “A casa sicuri” grida vendetta e se ne dovrebbe occupare anche la Procura della Repubblica, perché le dimensioni dello spreco sono talmente enormi che in un magistrato la spia della curiosità e del sospetto non può non accendersi”.
 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 13/10/2010

SMA MODENA
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13/10/2010
h.07.50

Su tutti i giornali il caso TEP-MB ieri in Consiglio Comunale. Sulla Gazzetta: “Caso Tep, si è dimesso il presidente Mauro”. Cronaca di una giornata convulsa. Banca Mb per ora non rimborsa i 7,5 milioni.
Si legge:Tiziano Mauro lascia la presidenza della Tep. Le sue dimissioni vengono ufficializzate dal sindaco Pietro Vignali alle sette e mezza di sera, al termine di una giornata convulsa, arroventata da un groviglio di polemiche dai toni sempre più duri.
Ore 10: In mattinata arriva la conferma che il presidente della Tep, Tiziano Mauro, assieme al vicepresidente Alessandro Fadda e al presidente del collegio sindacale dell’azienda, Luciano Ragone, si trovano a Milano nella sede di Banca Mb. Lì incontrano i commissari dell’istituto di credito, che è in amministrazione straordinaria, per chiedere il rientro di quei sette milioni e mezzo di euro che la Tep aveva depositato nel maggio del 2009 (inizialmente la cifra era pari a otto milioni e mezzo: ad oggi solo un milione di euro è tornato all’azienda di via Taro). La trasferta avviene su mandato del consiglio di amministrazione della Tep stessa.
Ore 15: Le indiscrezioni, benchè non confermate, sono sempre più insistenti. Pare che già nel primissimo pomeriggio gli azionisti di Tep – Comune e Provincia – siano stati informalmente messi al corrente che la Tep non ha la disponibilità immediata del denaro depositato in Banca Mb. Morale. In sostanza, il presidente Mauro torna da Milano senza i sette milioni e mezzo e senza la garanzia di poterli avere in tempi brevi. Le voci delle sue dimissioni si fanno sempre più insistenti: già si vocifera di un cda straordinario della Tep fissato per oggi in cui è previsto che Mauro lasci la presidenza.
Ore 17: La vicenda approda in consiglio comunale. Il capogruppo del Pd, Giorgio Pagliari, in una comunicazione chiede le dimissioni del presidente della Tep. Poco dopo interviene il sindaco Pietro Vi­gnali che legge un intervento in cui ricostruisce tutte le tappe legate al deposito degli otto milioni e mezzo di euro in Banca Mb. Queste le ultime parole del discorso del sindaco: «Questa sera incontrero’ il presidente della Tep al quale ho già chiesto di convocare al piu’ presto l’assemblea straordinaria – che è stata convocata per giovedì’ (domani per chi legge, ndr) alle 17 – e mi riservo di chiedere le sue dimissioni in assenza di garanzie certe sulle modalità del rientro delle somme».
Ore 18,30: Il presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli, dirama un breve comunicato per chiedere esplicitamente le dimissioni del presidente Mauro: «Oggi (ieri per chi legge, ndr) i commissari straordinari di Mb Banca hanno comu­nicato per iscritto al presidente di Tep Tiziano Mauro che le somme depositate dall’azienda presso l’istituto – per una scelta autonoma del presidente non condivisa con il cda – potrebbero non essere immediatamente esigibili. Giudicando in modo fortemente negativo l’operato del presidente in questa vicenda, che ha messo in cattiva luce l’azienda alla vigilia della privatizzazione, viste le sue responsabilità personali, chiedo le sue immediate dimissioni dalla carica che ricopre».
Ore 19: Tiziano Mauro entra in Municipio e varca la soglia dell’ufficio del sindaco Vignali.
Ore 19,30: Minuto più minuto meno, Vignali e Mauro, al termine del colloquio, improvvisano una conferenza stampa per ufficializzare le dimissioni del presidente della Tep. «Dall’incontro di oggi a Milano (ieri per chi legge, ndr) – di­chiara Vignali – è emerso che la disponibilità dei fondi è garantita, ma non vi è chiarezza sulle modalità di rientro delle somme. Quindi, per evitare nuove strumentalizzazioni e per agevolare il rientro di tali fondi, ho chiesto al presidente di rassegnare le dimissioni e lui lo ha fatto». Poche parole anche da Mauro: «Per togliere ogni appiglio polemico ho accettato la richiesta del sindaco. Non esiste alcun rischio patrimoniale, anche se non sono in grado di illustrare le modalità di rientro dei fondi. Rassegno le dimissioni anche per tutelare la mia persona: sono vittima di una strumentalizzazione politica».
Su Polis: “La giunta approva piano parcheggi e social housing”. Si legge: “Oltre alla vicenda Tep-Banca Mb nel Consiglio comunale di ieri si è parlato anche del Social housing e del piano parcheggi. Tutti d’accordo nel rivedere quest’ultimo specie dopo quanto emerso nel caso di piazzale Salvo D’Acquisto in cui tutto sarebbe stato fatto tenendo gli abitanti all’oscuro di tutto e portando grave danno economico, secondo la minoranza. L’assessore Davide Mora, che si è trovato in mano il progetto già avviato dal predecessore, ha però più volte affermato che la necessità di parcheggi in centro città è reale. In Oltretorrente ci sono 1,4 auto munite di permesso ogni stallo per righe blu mentre in centro sono 2,35 ovvero 2570 posti auto a fronte di 6033 residenti.
Insomma il piano fa acqua ed è da rivedere, gli avvisi arrivano sia da minoranza che dal gruppo di governo.
Il parcheggio di piazzale Bodoni, dietro alla Camera di Commercio, si farà ma il piano che inizialmente prevedeva 14 parcheggi scesi fino a quota 7 potrebbe arenarsi. La revoca della costruzione di quello in piazzale Salvo D’Acquisto è caduta al voto del Consiglio (15 favorevoli, 20 contrari) ma non avrà le gambe lunghe visto che manca il denaro in bilancio e ci si avvia ad abbandonare il cantiere, si dovrà anche pensare al ripristino dell’area (gli scavi sono già iniziati) e si dovrà anche rimediare all’indennizzo per la società che ha vinto l’appalto. Un equilibrio politico venuto meno, dopo che l’assessore Mora ha proposto di costruire il solo parcheggio di piazzale Bodoni prima di andare avanti nel piano parcheggi. Il voto non ha lasciato dubbi”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 12/10/2010

SMA MODENA
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12/10/2010
h.07.30


Sulla Gazzetta, “Costa: «Attaccano me e Stt per colpire il Comune»”. «Molti progetti realizzati e tanti altri da terminare». Lettera aperta del presidente di Stt Andrea Costa sulle polemiche che da alcuni giorni tengono banco.
Si legge: “Gentile direttore, vorrei approfittare del suo quotidiano letto da molti parmigiani per chiarire una vicenda su cui da giorni si dicono molte cose, di cui tante non vere, si spendono giudizi affrettati, si sta facendo, insomma, una grande confusione. Perché sta accadendo questo? Perché si vuole colpire Stt che è uno strumento moderno attraverso cui passano le principali opere che l’Amministrazione intende realizzare.
Stt significa: Area Stazione, Oltretorrente, progetto Psh cioè case popolari, edilizia convenzionata, sede Efsa, Ponte Europa, riqualificazione dei quartieri Trento-Fratti, nuove strategie per Spip, logistica avanzata e polo di ricerca e molto altro. Si tratta di opere importanti che chi è contro questa amministrazione ha tutto interesse ad affossare. La politica oggi è anche questo. Purtroppo.
Ma come si fa a fermare una società come Stt? Sarebbe molto difficile. E’ molto più facile colpire le persone. Credo che questa sia la mia colpa. Mi sembra evidente di essere al centro di questa vicenda per questo motivo.
La mia storia è quella di un manager e imprenditore che da più di 20 anni si occupa di attività immobiliari industriali. E che da 3 anni ha avviato un importante progetto nazionale nel mondo del vino. Da 9 partecipo da manager pubblico al progetto amministrativo di questa città. Da presidente di Tep ho trasformato l’azienda da una società consortile vecchio modello a una moderna azienda di trasporti con bilanci che hanno addirittura consentito ai soci dividendi importanti e avviato i progetti innovativi che la città conosce bene come l’Happy Bus e il pronto bus.
Dopo Tep ho assunto la presidenza del Centro Agroalimentare e Logistico con cui ho realizzato il servizio Ecocity, primo e unico in Italia. Infine Alfa spa (agenzia logistica filiere agroalimentari). Quanto alla mia conoscenza con il presidente di Tep Tiziano Mauro, essa si origina da un rapporto di consulenza in Alfa viste le sue competenze in logistica essendo stato direttore generale della Cavalieri Trasporti.
Ho sempre cercato di mettere le mie esperienze e le mie conoscenze, anche quelle maturate da imprenditore, al servizio della città per raggiungere risultati migliori. Come manager pubblico, quindi mi sembra di aver fatto un lavoro difficilmente attaccabile.
Mi si tira in ballo invece con la vicenda di Tep, con cui Stt non c’entra assolutamente nulla. L’operazione di Tep in banca Mb, è stata a me associata per il semplice fatto che ero socio da tre anni di quella banca, nonché membro del Cda nel 2009 solo per pochi mesi. Per quanto mi risulta, Tep avviò una procedura volta ad individuare un istituto bancario che potesse praticare le condizioni più vantaggiose e, nell’ambito di tale procedura, Mb risultò l’istituto che offriva le condizioni migliori.
E’ evidente che questo attacco spropositato che ha sollevato attorno alla mia persona e ad Stt un polverone mediatico stupefacente, ha il solo obiettivo politico di colpire, attraverso il sottoscritto, l’Amministrazione comunale”.
Su Polis: “Milano stringe su Banca Monte. Bpm oggi fa la sua offerta”. “Accelerazione nelle trattative dopo il pressing della Banca d’Italia. Nei giorni scorsi era tornata alla carica anche la Popolare di Vicenza. Il piano “parmigiano” della Fondazione”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 11/10/2010

SMA MODENA
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11/10/2010
h.09.40

Sull’Informazione: “Caso Tep-Mb, la maggioranza scricchiola”. “L’Udc si sfila. E domani c’è il consiglio”.
Si legge: “Caso Tep-Mb, prevista bufera nel consiglio comunale di domani. Dalla minoranza di centrosinistra assicurano: «Non si arriverà a parlare del piano parcheggi», fra i primi punti all’ordine del giorno. Il copione sembra già scritto: polemiche e repliche su Andrea Costa, Tep e gli investimenti nella commissariata banca Mb.
Il tormentone di questi giorni sembra aver scosso gli animi della maggioranza. Fra i primi a intervenire è stato Giovanni Bulloni Serra, ex consigliere comunale Udc e oggi nel cda di Tep:
«Non era un’operazione da farsi». Così il centrista ha commentato la notizia sul deposito di 8,5milioni di euro deciso dal presidente della società Tiziano Mauro nella Mb banca. «Come consiglio d’amministrazione non eravamo assolutamente al corrente dell’impegno preso. Un investimento di questo tipo è, comunque, nei poteri e nelle autonomie della presidenza, ma ce ne siamo accorti solo al momento del bilancio dalla relazione della società di revisione».
Certo è che la scelta di Mauro, col senno del poi, non appare la più saggia anche se, lo stesso presidente, ha chiesto il rientro dei soldi (mancano all’appello più di 7 milioni) e lo stesso ha assicurato che questi denari verranno restituiti. Dietro a tutta questa vicenda è emerso lo strano ruolo di Andrea Costa (già presidente di Tep) che,come ha smascherato la minoranza di centro-sinistra, è stato fra i soci della banca Mb.
Un intreccio complesso, ma sul quale il sindaco Pietro Vignali vuole vederci chiaro «e se emergeranno delle irregolarità non esiterò ad adottare dei provvedimenti».Per ora nulla, però. Certo è che l’amministrazione non sta facendo certo una bella figura e, come dicevamo, sembra che qualcosa cominci a scricchiolare. Sul piano politico, la maggioranza civico-polista del sindaco Vignali sembra oggi più che mai in bilico, con Elvio Ubaldi da tempo in rotta insieme all’altro consigliere ex Forza Italia Carmelo La Mantia, e, stando alle dichiarazioni al veleno di Bulloni Serra sembra che anche l’Udc, che conta tre consiglieri e un paio di assessori, voglia prendere le distanze dalle scelte del sindaco, mentre l’opposizione continua a chiedere le dimissioni «immediate» di Mauro (nominato dal Comune) e «l’autosospensione» da Stt di Costa (anch’egli nominato dal Comune). Un abbinamento che all’immagine dell’amministrazione Vignali non sta facendo certamente bene”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 08/10/2010

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08/10/2010
h.08.00

Sulla Gazzetta: “Caso Tep, società di Costa azionista della banca Mb”. “Le opposizioni: «Necessario fare chiarezza» Mauro: «Disposto il rientro delle somme»”.
Si legge: “Andrea Costa, attraverso la C&C and Partners (della quale è socio di maggioranza) controlla una quota della Banca Mb: oltre tre dei 106 milioni del capitale sociale della banca in amministrazione straordinaria da oltre un anno. In questo istituto la Tep ha versato 8 milioni e mezzo di euro. Sui rapporti tra Tep, Mb e Stt, della quale Costa è presidente, le opposizioni hanno ieri sferrato una nuova offensiva, dopo che agli uffici della Stt la Guardia di finanza ha bussato nuovamente mercoledì (sull’obiettivo dei controlli ci sono versioni contrapposte).
Per Giorgio Pagliari (Pd), Marco Ablondi (Prc) e Maria Teresa Guarnieri (Ap-Av), che hanno firmato un comunicato congiunto, il presidente di Stt, Andrea Costa, «dovrebbe autosospendersi, per consentire la valutazione, la più serena, della situazione», mentre il numero uno di Tep Spa, Tiziano Mauro, «come sostenuto già sabato scorso, deve dimettersi o deve essere dimissionato».
Quest’ultimo risponde ai capigruppi di minoranza parlando di «strumentalizzazioni politiche che perdurano nonostante i chiarimenti » e intanto annuncia il «rientro delle somme depositate presso la banca». Costa ribadisce invece che gli accertamenti del Nucleo di polizia tributaria nella sede di Stt «sono avvenuti nell’ambito della normale attività di accertamenti programmati autonomamente dalla Guardia di finanza». Inoltre, smentisce categoricamente che «siano correlati all’operazione Mb-Tep».

Atto d’accusa dell’opposizione
Ma è proprio su questo fronte che la minoranza attacca. L’affondo di Giorgio Pagliari, Marco Ablondi e Maria Teresa Guarnieri è sugli 8 milioni e mezzo di euro dell’azienda dei trasporti su un conto corrente della Mb di Milano. Un incrocio di sigle, quello ipotizzato dalle opposizioni. «Visure camerali alla mano – si legge nella nota – risulta infatti che il presidente di Stt, già presidente della Tep Spa, tramite una società (di cui è socio di maggioranza), ha una partecipazione nella Banca Mb Spa, quella alla quale l’attuale presidente della Tep Spa ha versato, nei tempi e nei modi noti e in “solitudine”, 8,5 milioni di euro». «Il versamento, come noto -proseguono Pagliari, Ablondi e Maria Teresa Guarnieri – è avvenuto, in parte prima, e in parte dopo il commissariamento della banca milanese, deciso con decreto dell’8 luglio 2009 del Ministro dell’Economia e della Finanza. Il che significa che lo scioglimento è stato determinato da gravi irregolarità nella amministrazione o da gravi violazione delle disposizioni legislative». La minoranza, a questo proposito, cita il Corriere.it del 18 luglio 2009, che «parla di “errore operativo su una linea di gestione”, di “rischio liquidità”, di “apparente anomalia” dei prestiti ai soci per sottoscrivere l’aumento di capitale e di bilancio in rosso del 2009, ma anche di anni precedenti. Ogni commento è inutile, risultando solo ancora più evidente la gravità della decisione assunta dal presidente di Tep».
Le opposizioni proseguono con una domanda: «E’ vero o non è vero che un ex altissimo dirigente della Banca Mb Spa ha un contratto di consulenza in materia di bilancio con Stt Spa? Quest’ultima circostanza, di cui verrà chiesto formale riscontro nell’esercizio del diritto di accesso, renderebbe il quadro ancor più significativo sul piano, se non altro, politico». Quindi, le richieste di dimissioni per il presidente di Tep e di autosospensione del presidente di Stt. «Diversamente – scrivono Pagliari, Ablondi e Maria Teresa Guarnieri – c’è sempre un’alternativa, per vero un po’ usurata: accusare l’opposizione comunale di allarmismo, superficialità e quant’altro».

Risponde Mauro
Il presidente di Tep risponde all’opposizione e al tempo annuncia il ritiro della somma dal conto corrente di Mb. «In relazione alle polemiche e alle strumentalizzazioni politiche degli ultimi giorni, che perdurano nonostante i chiarimenti già forniti – scrive in una nota Mauro – desidero, come presidente di Tep, ribadire che il rapporto con Banca Mb è scaturito da una procedura di gara svoltasi nel pieno rispetto delle norme aziendali e nell’ambito delle deleghe attribuite al presidente. Il rapporto che lega Tep a Banca Mb è un deposito bancario su conto corrente libero e non un investimento- credito-prestito, come erroneamente riportato da più parti. L’operazione è evidenziata anche nella nota integrativa al bilancio 2009.
Ho informato questa mattina il Consiglio di amministrazione dell’azienda della mia decisione, condivisa dall’intero Consiglio, di procedere immediatamente all’avvio delle procedure per il rientro delle somme depositate presso la banca. Al termine del Consiglio ho già preannunciato alla banca

La replica di Costa
«Nessuna persona di Mb, né tantomeno un dirigente, è consulente di Stt – sottolinea il presidente della holding Stt -. Inoltre smentisco categoricamente che l’operazione Mb-Tep sia correlata con gli accertamenti del Nucleo di polizia tributaria, avvenuti nell’ambito della normale attività di accertamenti programmati autonomamente dalla Guardia di finanza. Accertamenti che mirano, piuttosto, a verificare la corrispondenza delle azioni effettuate dalle diverse società appartenen­ti al gruppo con la legge Bersani, relativa alla liberalizzazioni in ambito economico dei servizi pubblici locali». «Circa la mia posizione all’interno della banca Mb Spa, quindi – prosegue Costa – voglio precisare che ne ero indirettamente coinvolto in quanto socio, a mia volta, di una partecipante dell’istituto di credito. Per quanto riguarda, infine, l’operazione finanziaria di Tep con Mb, questa mi vede totalmente estraneo, in quanto è un’operazione portata avanti autonomamente dal Cda dell’azienda di trasporti che si è confrontata direttamente con il mercato, espletando una gara che ha individuato l’istituto di credito che proponeva il miglior tasso d’interesse».

Bulloni Serra precisa
Alle parole di Costa segue una precisazione di Giovanni Bulloni Serra: «In qualità di membro del Cda di Tep Spa, tengo a precisare, lette le dichiarazioni del presidente di Stt e azionista di Banca Mb, che il Cda di Tep Spa non è mai stato coinvolto nella decisione che ha portato all’operazione con la suddetta banca, bensì che si è trattata di un’azione decisa esclusivamente dal presidente senza comunicare alcunché ai componenti del Cda e al collegio sindacale». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/10/2010

SMA MODENA
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07/10/2010
h.08.30

Sulla Gazzetta, Pizzarotti: «Wcc, tempi insufficienti per i progetti»”. «Era stata chiesta una proroga di 45 giorni che non è stata data: concorrenza negata».
Si legge: “Il tempo concesso dal Comune per partecipare al bando di pro­ject financing da 58 milioni e 600 mila euro per la realizzazione del Wcc (Welfare community center) di via Budellungo, non è stato sufficiente per garantire la «massima concorrenzialità possibile». A sollevare la polemica sull’aggiudicazione del bando che aveva alla fine visto la partecipazione di un solo concorrente è la Pizzarotti, l’impresa di costruzioni parmigiana che si era detta interessata a partecipare alla gara per il project financing, ma aveva chiesto al Comune una proroga di 45 giorni alla scadenza dei termini (prevista per il 6 settembre scorso) per poter presentare la documentazione necessaria. Il Comune, invece, aveva fatto slittare la data di 15 giorni, al termine dei quali era stata presentata una sola offerta da un’associazione temporanea di imprese che raggruppava buona parte delle imprese cooperative cittadine. La Pizzarotti sostiene di aver dovuto rinunciare alla procedura per l’aggiudicazione della concessione in quanto la proroga concessa, di soli 15 giorni, non consentiva l’elaborazione di un’offerta completa, esaustiva e concorrenziale.
A giudizio dell’impresa guidata da Paolo Pizzarotti, era «ingiustificata l’urgenza del Comune di dover assegnare entro brevissimo tempo la concessione» e, dunque, pur prendendo atto della scelta effettuata dall’ente locale l’azienda, in una propria nota sottolinea che, visto che il rifiuto dei termini di proroga richiesti comporta l’impossibilità di partecipare da parte della Pizzarotti questa decisione non è «certo espressione del principio a cui dovrebbero obbedire tutte le procedure di gara ad evidenza pubblica, ossia quello inerente l’obbligo di permettere la massima concorrenzialità possibile. Una concorrenza che, a giudizio dell’impresa, è stata resa impossibile per la tipologia di gara, ossia il project financing, che richiede la preparazione di un progetto edilizio preliminare redatto generalmente da uno studio d’architettura per la parte architettonica e da studi di ingegneria per la parte strutturale e impiantistica. Inoltre, vista l’innovazione rappresentata dal progetto del Wcc, che prevede, come noto, la realizzazione e la gestione di un centro per anziani autosufficienti nonché la predisposizione di un piano economico- finanziario per sorreggere l’intera operazione (l’importo a base di gara era di 58 milioni e 600 mila euro ndr) che, per poter essere attendibile deve essere certificato da istituti specializzati.
Alla luce di tutto questo, per la Pizzarotti si rendeva necessario il coinvolgimento di numerosi studi specializzati in ambito tecnico, legale, economico-gestionale, finanziario e di advisor. Una complessità di interventi che era alquanto difficile predisporre avendo a disposizione in pratica soltanto il mese di luglio, visto che in agosto la gran parte degli studi professionali risultano inattivi. E per questo la richiesta di una proroga di 45 giorni era più che giustificata e l’averla rifiutata ha di fatto «costretto» la Pizzarotti a rinunciare, sia pure a malincuore, alla partecipazione al bando di project financing per il Wcc.
Sempre sulla Gazzetta, “Blitz della Finanza a Stt Buzzi: «Normali controlli». «Blitz» della Guardia di Finanza nella Società di trasformazione urbana: ieri diversi uomini delle fiamme gialle sono stati a lungo nella sede della holding di cui è presidente Andrea Costa (pare che i militari abbiano fatto visita anche allo studio del revisore dei conti dI Stt). La società di via Conforti era già stata visitata a febbraio e allora i militari si erano concentrati in particolare su Metro Parma, una delle tante realtà che fanno capo a Stt, per raccogliere materiale sulla metropolitana leggera. La visita di ieri segue ancora quel filone? Dal Comune arrivano rassicurazioni: «Indagini di routine ». L’opposizione, invece, va all’attacco.
La visita della Guardia di Finanza a Stt? Il vicesindaco Paolo Buzzi (che ha la delega alle partecipate) precisa che «sulla base delle informazioni ottenute, risulta che la visita della Guardia di Finanza nella sede di Stt, sia una operazione legata a una normale indagine amministrativa che mira a verificare la corrispondenza delle azioni effettuate dalle diverse società appartenenti al gruppo con la legge Bersani, relativa alla liberalizzazioni in ambito economico dei servizi pubblici locali. Non risulta alcun sequestro, ma una semplice acquisizione di informazioni e visione di atti».
Al contrario, per Giorgio Pagliari (Pd), Marco Ablondi (Prc) Maria Teresa Guarnieri (Altra politica altri valori) «la notizia della nuova perquisizione non può essere normale routine; e, meno che meno, ad una “nor male indagine amministrativa” ». è evidente che si tratta di un’indagine di ampia portata, determinata da questioni molto serie e complesse». Il nuovo blitz «conferma tutte le preoccupazioni che sono state, in questi mesi, sollevate su Stt – aggiungono i consiglieri di opposizione – sull’intero sistema delle società partecipate e sulla loro gestione, tanto con riferimento ai problemi finanziari, quanto al tema delle assunzioni e delle consulenze, quanto, infine, al ruolo assunto, in specie, da Stt. La questione politica è di tutta evidenza ». Secondo l’opposizione «c’è un’esigenza di chiarezza che, a fronte del prestito di Tep a Banca Mb, non riguarda più, con tutta probabilità, solo il sistema delle Società, ma anche posizioni manageriali ».
E in merito alle dichiarazioni rilasciate dall’opposizione a seguito della visita della Guardia di Finanza a Stt, il vicesindaco Paolo Buzzi, dichiara: «Di fronte ad una indagine amministrativa in corso, così come riferito dagli agenti intervenuti, stupisce la presa di posizione dell’opposizione che dimostra ancora una volta tutta la sua superficialità. Se gli esponenti della minoranza sono così ben informati da suggerire scenari di più ampia portata, ci dicano loro esattamente di che cosa si tratta o smettano di fare illazioni gratuite che, sistematicamente, si rivelano infondate». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 06/10/2010

SMA MODENA
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06/10/2010
h.11.00

Su Polis il commento di Bernazzoli al sondaggio che lo vede sul podio dei Presidenti di provincia più apprezzati: “Buon risultato. Ma ora Roma non ci tagli i fondi” “Il presidente ringrazia la sua squadra e bacchetta il Pdl:“Ascolto i cittadini e risolvo temi concreti”. Si legge:“Non è la prima volta che mi capita di essere in una buona posizione, ma non dimentico che sono un amministratore e, perciò, continuo a dire che i sondaggi li prendo e li prenderò sempre con le pinze: indicano delle intenzioni ma non sono il voto”.
Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia, non è mai stato, anche da sindaco, uno di quelli che pur di apparire e di incensarsi venderebbe l’anima al diavolo. Prende atto del buon risultato che gli attribuisce l’istituto Fullresearch – per inciso: lo stesso osannato dal Pdl due settimane fa, in occasione di un analogo rilevamento sui sindaci, in cui Pietro Vignali da Partma si è piazzato peggio, al quarto posto – e rilancia con un’agenda in cui svetta il no ai tagli decisi dal Governo.
Presidente, la Provincia di Parma è prima in Italia per apprezzamento sui servizi che offre. Lei è il secondo presidente più amato dai cittadini. Sarà anche un sondaggio, ma non dica di non essere contento.
“Mi fa piacere, certo, scorgere una tendenza positiva. La combinazione del risultato personale e di quello sul gradimento dei servizi mi induce a dire che quello che ha funzionato è il lavoro di squadra realizzato nella Provincia di Parma. Una squadra che ha funzionato, dalle Fiere al Direttore generale, compresi assessori e Consiglio provinciale, ognuno per i propri ruoli.
Abbiamo fatto operazioni di efficientamento della macchina che hanno comportato sacrifici e anche dinamiche conflittuali ma ora l’ente funziona, funziona bene ed è giusto che oggi riconosca l’impegno di chi ha collaborato”.
Due anni fa Berlusconi vinse le elezioni anche cavalcando l’abolizione delle Province. I vostri Enti sono invece rimasti e, stando ai sondaggi, i cittadini vi premiano.
“Leggendo il sondaggio, si nota un aumento di gradimento di tutti i presidenti. Vuol dire che si è verificato un mutamento d’opinione sulle Province, che la gente comincia, effettivamente, a riconoscere ed apprezzare. Se nel futuro fossimo messi nelle condizioni di fare il nostro mestiere, le Province potrebbero esprimere tutta la loro utilità per il territorio”.
Ogni riferimento ai tagli del Governo è assolutamente voluto, vero Bernazzoli?
“Rispetto al 2010, per l’anno prossimo sono previsti tagli per la nostra Provincia di 2 milioni e 400 mila euro sulla spesa corrente, nonostante l’avessimo già ridotta del 45%. Il che vuol dire toccare la carne viva del lavoro che offriamo tutti i giorni ai cittadini. Noi vogliamo continuare a giocare un ruolo importante. Nel caso di Parma abbiamo puntato sullo sviluppo unitario del territorio. Un modello che non lascia indietro nessuno ed in cui tutte le componenti possono dare il loro contributo. Ciò avviene se c’è un sistema e c’è qualcuno – la Provincia – che lo coordina. Non a caso, il risultato fotografato dal sondaggio arriva dopo che ci siamo impegnati ad affrontare la crisi economica. Sin dal suo manifestarsi nel 2008, nonostante non avessimo competenze attribuiteci per legge, ci siamo messi a disposizione senza fermarci a guardare i limiti posti dalla burocrazia fine a sé stessa, stando sempre sul pezzo con misure anticrisi per i lavoratori come per le imprese piccole e medie. Penso che pure questo attivismo sia stato capito e apprezzato”.
Proprio oggi (ieri, ndr) Lega e Pdl l’hanno accusata di aver nominato due nuovi assessori, con un inutile dispendio di quattrini pubblici. Dedica al centrodestra il suo sondaggio?
“Non ho altro orientamento che il bene del territorio. Il mio stile è basato sull’affrontare i temi concreti e non sulla retorica inutile. Mi muovo da amministratore, cercando di capire i bisogni dei cittadini e di dimostrare che decido e realizzo le cose”.
Cosa risponde al Pdl che le imputa una sudditanza alla Regione di centrosinistra?
“Per difendere il parmense non ho avuto problemi a manifestare il mio dissenso tanto contro i tagli sciagurati del Governo che, prima ancora, contro la Regione, quando non condividevo alcune scelte nel Ptr (Piano territoriale regionale, ndr). Un atteggiamento determinato che mi ha reso un interlocutore affidabile e che, credo, porti consenso nel medio periodo”.
Sulla Gazzetta: “Tornano i divieti anti-smog Si parte a novembre”. “E da gennaio saranno ancora istituiti i giovedì senz’auto”.
Si legge: “Tornano a partire dal 1° novembre le misure per combattere smog e polveri sottili, previste dall’accordo per la qualità dell’aria firmato oggi a Bologna tra Regione, Province, Comuni capoluogo e Comuni con più di 50 mila abitanti. Rispetto alle precedenti intese, l’accordo 2010-2011 presenta però una novità: avrà durata biennale (varrà dunque anche per la stagione 2011-2012) e sarà una sorta di accordo «ponte» a fronte del mutato quadro di riferimento nazionale.
Lo stop ai mezzi più inquinanti (dalle 8,30 alle 18,30, dal lunedì al venerdì) andrà, nella stagione 2010-2011, dal 1° novembre al 31 marzo, mentre nella stagione 2011-2012 i provvedimenti partiranno dal 1° ottobre. In entrambi i casi non potranno circolare i veicoli a benzina precedenti l’euro 1, i diesel pre-euro 2, i ciclomotori e mo­tocicli a due tempi anch’essi pre-euro 1 anche se con bollino blu, i mezzi commerciali prece­denti l’euro 3 ovvero non dotati di sistemi di abbattimento del particolato.
Dal 7 gennaio 2011 al 31 marzo 2011 lo stop settimanale verrà esteso anche alle auto diesel eu­ro 2 non dotate di sistemi di ab­battimento del particolato. Questo provvedimento nella successiva stagione 2011-2012 riguarderà l’intero periodo, vale a dire dal 1° ottobre al 31 marzo.
Confermati – per entrambe le stagioni, dopo la pausa natalizia – anche i giovedì senz’auto: dal 7 gennaio 2011 e dal 7 gennaio 2012, sempre dalle 8,30 alle 18,30, dovranno rimanere in garage anche le auto benzina e die­sel pre-euro 4 e i ciclomotori e motocicli pre-euro 2. […]. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 05/10/2010

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05/10/2010
h.10.30

Sulla Gazzetta: Rimpasto di Giunta in Provincia, il Pdl attacca: «Bernazzoli incoerente»”. Il Popolo della libertà: «Si spende per accontentare le varie anime della maggioranza».
Si legge: “A due giorni di distanza arrivano le prime reazioni al rim­pasto di Giunta operato dal presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli: sono entrati due assessori (Francesco Castria e Agostino Maggiali) e un delegato (Walter Antonini). Due prese di posizione di tenore opposto: il Pdl lancia accuse, il Psi plaudono all’ingresso di Castria.
Il gruppo consiliare del Pdl in Provincia dice che «riguardo alla nomina dei due nuovi assessori da parte del presidente Bernazzoli » rileva «come primo aspetto, lo scarso rispetto verso i consiglieri provinciali, i quali, come al solito vengono a conoscenza delle più importanti decisioni istituzionali attraverso la stampa. L’ennesima dimostrazione che per il presidente della Provincia e la Giunta, il Consiglio provinciale, pur essendo eletto dai cittadini e rappresenti l’intero territorio, è come se non esistesse».
Poi il Popolo della libertà entra nel merito delle nomine: «Riteniamo che Bernazzoli dimostri ancora una volta la totale incoerenza con le proprie dichiarazioni. Infatti, anche nell’ultimo consiglio provinciale non ha rinunciato all’ennesimo piagnisteo, contro i tagli che il governo ha attuato contro gli sprechi della spesa pubblica sottolineando, la difficoltà di bilancio (anche per quanto riguarda la spesa corrente) dell’ amministrazione provinciale. Non ha nemmeno esitato a difendere la Regione Emilia Ro­magna sui minori trasferimenti finanziari, destinati agli investimenti, che destinerà il prossimo anno al nostro territorio. Una barzelletta se pensiamo alle misere risorse economiche destinate al nostro territorio dalla Regione, negli ultimi decenni, rispetto ad altre Provincie. Noi crediamo fermamente, che nell’attuale situazione, si sia persa una buona occasione per ridurre la spesa di alcune centinaia di migliaia di euro, lasciando la composizione della giunta a otto assessori».
Il Pdl prende atto che «si è preferito spendere le poche risorse a disposizione, per accontentare le varie anime politiche (interne ed esterne al Pd) che compongono una maggioranza che sarebbe stato difficile tenere insieme altrimenti vista la fame di posti che la caratterizza. Come abbiamo sempre affermato, riteniamo che la Provincia di Parma possa essere amministrata tranquillamente con una Giunta composta da sei assessori (come ad esempio Reggio Emilia) con un notevolissimo risparmio di denaro pubblico da destinare ad azioni concrete di carattere sociale ed economico a favore dei Comuni del nostro territorio. Due assessori in più con le relative strutture di supporto, riteniamo siano assolutamente inutili. Le rispettive deleghe potevano essere tranquillamente distribuite agli assessori in carica. Per quanto riguarda l’attenzione ed il monitoraggio del territorio, basterebbe ascoltare maggiormente le istanze che vengono portate alla Giunta dai consiglieri provinciali che essendo eletti dai cittadini nei rispettivi collegi provinciali, le esigenze del territorio le conoscono meglio di chiunque altro. La decisione del presidente Vincenzo Bernazzoli, di riportare la Giunta a dimensioni «pachidermiche » di dieci assessori più un’agenzia, dimostra una scarsa sensibilità in fatto di contenimento delle spese inutili. Lo invitiamo pertanto a riconsiderare l’opportunità di creare un organismo esecutivo più snello, meno costoso e più efficace nell’affrontare i problemi della Provincia di Parma».
La federazione provinciale del Psi esprime «profonda soddisfazione per la nomina del proprio segretario, Francesco Castria Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie all’impegno costante dei compagni e dei militanti che anche in questi anni di difficoltà si sono prodigati per difendere gli ideali del socialismo riformista. La positiva conclusione di questo percorso che segna un rilancio effettivo dei rapporti tra i socialisti e la coalizione di centrosinistra guidata dal Pd, con un evidente irrobustimento dell’area riformista dello schieramento, è stata possibile grazie alla lungimiranza politica, serietà e correttezza dimostrata dai massimi dirigenti del Pd, in particolare dal suo segretario, Roberto Garbi, e naturalmente dal Presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli”.
Sempre sulla Gazzetta: «Maggiore, sfida esaltante». “Primo giorno da direttore generale dell’ospedale per Leonida Grisendi: «Qui a Parma servizi eccellenti: anche migliori rispetto a chi spende di più». Si legge: “Debutto da direttore generale del Maggiore per Leonida Grisendi: il successore di Venturi si è insediato ieri, incontrando, nella sua prima uscita il sindaco di Parma Pietro Vignali. Grisendi ha ammesso, tra le altre cose, che le risorse per la nostra città sono state inferiori a quelle di altri ospedali della regione: «Ci sono province che hanno ricevuto fondi leggermente inferiori rispetto alla media – ha detto Grisendi – e altre che hanno avuto fondi superiori alla media».
Era stato Vignali a sollevare il caso con la lettera al presidente della Regione Vasco Errani, scritta dopo l’uscita di scena di Venturi. Il primo cittadino aveva criticato la fuga di cervelli dal Maggiore, le scelte sbagliate per la riorganizzazione del Pronto Soccorso, e la penalizzazione da parte della Regione nella distribuzione delle risorse, considerata causa di un abbassamento di professionalità e qualità dell’ospe dale. «I servizi sanitari di Parma sono eccellenti – replica Grisendi -. Chi spende di più non sempre ha servizi migliori».
«Durante l’incontro abbiamo parlato dei problemi dell’ospedale di Parma – sottolinea Vignali – della fuga dei cervelli, che riguarda soprattutto l’aspetto universitario ed è provocata dai pensionamenti e da problemi finanziari ». «Se una fuga c’è stata in passato, non ho competenze specifiche per dirlo, devo rendermi conto personalmente della situazione, – dice il nuovo direttore -: la fuga dei cervelli è comunque un problema che riguarda tutte le regioni del Paese. Non è un problema solo di Parma. Cercheremo di recuperare nei margini di efficienza, per destinare finanziamenti ad arginare il fenomeno. E’ l’unica via quando i fondi non aumentano o si riducono».
Vignali è tornato sul tema dei finanziamenti regionali, sul confronto tra la spesa pro capite per l’ospedale Maggiore con quella delle altre aziende universitarie ospedaliere in Emilia-Romagna. «Parma, Reggio Emilia e Rimini, hanno risorse inferiori rispetto a quelle di Modena, Bologna e di altri ospedali della Romagna. Con il direttore ne abbiamo discusso per affrontare questo problema e per correggerlo. Il Maggiore è il secondo ospedale dopo Bologna. Non merita questo. Il direttore ha detto che Parma deve avere rapporti più continuativi con la Regione» dichiara il sindaco, che riconosce una «grande esperienza» a Grisendi, già direttore dell’ospedale di Reggio Emilia e direttore generale dell’assessorato alla Sanità e Politiche sociali della Regione.
«Sul nuovo pronto soccorso ­continua Vignali – mi sono raccomandato di analizzare la nuova struttura per evitare problematiche sollevate da più parti». Mentre il nuovo direttore ha assicurato che i progetti avviati saranno conclusi: «La mia nomina è segno di continuità, cercherò di portare avanti il livello del Maggiore, anche se i prossimi anni saranno molto difficili per gli enti pubblici. E’ una sfida difficile, è una sfida esaltante, sono contento di farla in questa città». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 04/10/2010

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04/10/2010
h.09.30

Sulla Gazzetta: Anna Maria Adorni è beata L’applauso corale della città”. “Monsignor Amato: «Parma può andare fiera anche dei suoi capolavori di santità». Il ringraziamento al Comune della Madre superiora delle Ancelle dell’Immacolata”.
Si legge: “Un lungo e caloroso applauso: è così che Parma ha salutato, ieri pomeriggio, lo storico momento della proclamazione ufficiale a Beata di Madre Anna Maria Adorni, avvenuto dopo la lettura, in latino e in italiano, della lettera di Benedetto XVI che sancisce la beatitudine della fondatrice dell’Istituto del Buon Pastore e della congregazione delle Ancelle dell’Immacolata.
«Beati, eroi della carità cristiana»
La cerimonia era iniziata puntualissima alle 15,30 con l’ingresso in una Cattedrale stipata di fedeli e con la presenza di buona parte delle massima autorità cittadine, della processione partita dal palazzo del Vescovado che aveva in testa il gonfalone e i rappresen­tanti del comune di Fivizzano. Dopo l’ingresso dell’urna con i resti della Beata, il postulatore della causa di beatificazione, padre Guglielmo Camera, ha ripercorso le tappe della lunga vita di Madre Anna Maria Adorni e quindi è arrivato il momento della beatificazione, seguito dalle due letture e dal Vangelo della domenica. L’omelia di monsignor Angelo Amato, che ha celebrato la Messa assieme al vescovo di Parma Enrico Solmi e alla presenza dei vescovi di Massa Giovanni Santucci e del vicario di Iasi, in Romania, Aurel Perca, ha sottolineato che «Parma, oltre a gemme come il Battistero e il Duomo, può andare fiera anche dei suoi capolavori di santità. In tempi non troppo lontani gli abitanti di questa città hanno contemplato alcuni straordinari eroi della carità cristiana, come la Beata Anna Maria Adorni che festeggiamo oggi, il venerabile Padre Lino e il Beato Guido Maria Conforti, uomini e donne che han­no dato uno spettacolo incomparabile di fedeltà al Vangelo».
Riferendosi poi a Madre Adorni ha detto che «non aveva grandi mezzi, né alte protezioni e mancava di tutto. Aveva però fiducia nella Divina Provvidenza. La sua grande fede riusciva a smuovere non tanto le piante, come è scritto in un passo del Vangelo di oggi, quanto le menti e i cuori di persone indurite dal male». Il prelato rivela poi un episodio, indicativo dell’umiltà della Beata: «Quando era sposata, per la sua avvenenza, il marito le fece fare un ritratto a olio. Dopo la morte dello sposo, per mortificarsi, distrusse il quadro ». E, in chiusura, monsignor Amato ha ricordato che «questa celebrazione è per noi un incontro di grazia con questa donna straordinaria, che ci trasmette il desiderio di essere migliori».
Il vescovo e la madre superiora
In chiusura è stata letta una lettera del vescovo di Iasi Petru Gherghel, mentre il vescovo Enrico Solmi ha sottolineato «lo straordinario tempo che ha vissuto in quegli anni Parma, con tante testimonianze di vita eroica che si sono sovrapposte l’una altra: i Beati Guido Maria Conforti, Andrea Carlo Ferrari, Eugenia Picco e Anna Maria Adorni sono stati l’esempio di una città cristiana, umana e solidale. E voglia Dio che Parma possa godere anche og­gi di esempi come quelli che hanno fornito questi Beati a tutta la Chiesa».
La madre superiora Ma­ria Assunta Pedrinzani ha poi ringraziato «tutti quelli che hanno operato per questa beatificazione in ogni modo». E un applauso spontaneo è partito quando ha ringraziato il comune di Parma «per la decisione di intitolare a Madre Adorni il nuovo centro socio-sanitario del quartiere Lubiana. E questo perché Parma è una città che non l’ha mai dimenticata e questo segno rafforzerà il legame tra l’istituto del Buon Pastore e la città.
Il nostro impegno sarà di non tradire l’insegnamento della Beata». Parole che concludevano due ore di una cerimonia intensa e storica che hanno portato Parma ad avere una Beata in più, consacrata proprio nei suoi luoghi”.
 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 01/10/2010

SMA MODENA
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01/10/2010
h.08.30

Sulla Gazzetta: “Accordo tra Comune e banche: pagamenti più facili per le imprese”. “Il vice sindaco Buzzi: «Soluzione temporanea per un problema che iniziava a diventare grave»
Si legge: “Le banche danno una mano alle imprese, concedendo credito al Comune. Una convenzione stipulata tra il Comune di Parma e quattro istituti bancari del territorio, infatti, permetterà alle imprese che vantano crediti con l’amministrazione comunale di essere pagate.
Sarà l’ente pubblico, poi, a dover «fare i conti» con le banche, regolando tempistiche e modalità di pagamento, senza però avere costi aggiuntivi.
L’indebitamento accumulato, che ammonta a circa 25 milioni di euro, non può essere saldato direttamente dall’amministrazione in rispetto al patto di stabilità interno che ha reso necessaria la sospensione del pagamento dei lavori alle imprese costruttrici, anche se c’è liquidità per farlo.
«Ci siamo attivati negli ultimi mesi in modo da trovare una soluzione per dare credito alle imprese fornitrici del Comune di Parma – dichiara il vicesindaco Paolo Buzzi -. Questo è un sistema già previsto nel codice civile, ma che non è mai stato applicato. Si tratta di una soluzione temporanea per far fronte a un problema che iniziava a diventare grave. L’unica alternativa sarebbe stato non rispettare il patto di stabilità».
La convenzione, che sarà valida fino al 31 dicembre 2010 (e potrà essere rinnovata di anno in anno per un massimo di ulteriori due anni) rientra nell’ambito delle misure introdotte per facilitare l’accesso al credito alle aziende ed è stata siglata con l’auspicio di modifiche normative richieste a gran voce dalle amministrazioni pubbliche, dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e dall’Ance (Associazione nazionale costruttori edili).
«Il nostro ringraziamento va innanzitutto agli istituti bancari che hanno deciso di collaborare ­sottolinea Gianluca Broglia, assessore al Bilancio -. Il nostro augurio è che il patto di stabilità cambi in futuro, perché, così com’è, ci penalizza. Dovrebbero essere sbloccati i residui passivi ed esclusi i pagamenti degli investimenti fatti per la legge sull’authority. Inoltre dovrebbe essere preso il triennio come periodo di riferimento».
Una soluzione temporanea, quindi, ma che guarda al futuro, assicurano gli amministratori, per via di un cambiamento necessario, vista la delicatezza della situazione normativa attuale. «Si tratta di un aiuto concreto alle piccole medie imprese – aggiunge Giorgio Aiello, assessore ai Lavori Pubblici – che potranno così ottenere i pagamenti delle proprie fatture».
Le banche coinvolte nella convenzione sono Eurofactor S.p.A. – Milano (Crédit Agricole -Commercial Finance); EmilRo Factor S.p.A. – Bologna (Gruppo Bancario Banca Popolare Emilia Romagna); Credemfactor S.p.A. – Reggio Emilia (Gruppo Credem) e Ifitalia S.p.A. – Milano c/o filiale Banca Nazionale del La­voro – Parma.
Sempre sulla Gazzetta: “Iren, i vertici si riducono lo stipendio”. “Alla fine il «gesto di sobrietà» invocato c’è stato. Il consiglio di amministrazione di Iren, la multiutility nata qualche mese fa dalla fusione fra Iride (ex municipalizzate di Genova e Tori­no) e Enìa (ex municipalizzate di Reggio Emilia, Parma e Piacenza), si è riunito ieri a Reggio Emilia, sede legale della società, ed ha deciso i compensi agli amministratori che fanno parte del comitato esecutivo: il presidente Roberto Bazzano, il vicepresidente Luigi Villani, l’amministratore delegato Roberto Garbati e il direttore generale Andrea Viero.
Il cda, «accogliendo l’invito degli azionisti di maggioranza», come recita una nota di Iren, ha fissato in 1,39 milioni di euro il compenso lordo annuo per i quattro membri del comitato. L’anno scorso la somma degli stipendi era stata di 1,62 milioni di euro (per l’esattezza 1.629 mila euro), e quindi il risparmio per l’azienda è di 239 mila euro. La cifra è riferita al massimo erogabile al raggiungimento di tutti gli obiettivi fissati.
La decurtazione dello stipendio varia dal 10% al 15%, ma l’azienda ieri non ha voluto comu­nicare a quanto ciascuno ha rinunciato: «I compensi saranno pubblici quando verrà pubblicato il bilancio», fanno sapere da Reggio. Bazzano l’anno scorso, nel suo ruolo di presidente di Iride, aveva guadagnato 550 mila euro lordi, Garbati (già ad di Iride) 525 mila, Viero (già ad di Enìa) 430 mila. Mentre Villani, capogruppo del Popolo della libertà in Regione e coordinatore provinciale del Pdl, è stato nominato a fine agosto vicepresidente.
L’«appannaggio» dei membri del cda è già stato stabilito a fine agosto a 23 mila euro annui, duemila euro in meno di quel che percepivano i membri del cda della vecchia Enìa.
Ieri mattina il sindaco di Quattro Castella (Reggio Emilia) Andrea Tagliavini (Pd), dando voce al malumore di altri soci pubblici della società, aveva chiesto una riduzione dei compensi del 30%, facendo notare che «lo stipendio di Obama è più basso di quello del presidente di Iren». Mentre, più realisticamente, il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio aveva appoggiato la scelta di ridurre i compensi del 10%.
Non è invece stata ancora definita, nel cda di ieri, la distribuzione delle deleghe nelle varie società operative in cui è suddivisa Iren: Iren energia (che include anche Iren servizi), Iren mercato, Iren acqua gas, Iren Emilia e Iren ambiente. La decisione sarà presa entro la metà di ottobre. Di certo si sa solo che Villani, che è stato consigliere comunale a Noceto, non potrà avere deleghe in Iren in base al decreto firmato dal Capo dello Stato Napolitano secondo il quale chi ricopre o ha ricoperto una carica politica elettiva non può avere un ruolo operativo nelle società in cui l’ente politico locale ha una partecipazione (come è il caso del Comune di Noceto con Enìa e Iren). 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 30/09/2010

SMA MODENA
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30/09/2010
h.08.30

Sulla Gazzetta l’editoriale di Giuliano Molossi. “La maggioranza c’è ma è fasulla”. “Ieri sera alla Camera, il presidente del Consiglio ha festeggiato il suo settantaquattresimo compleanno tenendo a battesimo il Berlusconi-bis. E’ di tutta evidenza infatti che il governo che ha ottenuto la fiducia, ma solo grazie al voto determinante dei finiani, è un governo molto diverso da quello che c’è stato finora. La maggioranza è solo aritmetica, non è più politica.
Un governo più debole che dovrebbe cimentarsi in una complicata navigazione a vista. Difficile che possa durare. Subito dopo il voto Bossi, polemico con la scelta del premier di andare alla conta, ha detto che la strada maestra avrebbe dovuto essere quella delle elezioni. C’è da scommettere che andremo alle urne in primavera. Non è certamente una coincidenza che proprio nel giorno del voto cruciale, Gianfranco Fini ha annunciato la nascita di un nuovo soggetto politico: da semplice gruppo parlamentare «Futuro e libertà» diventa un partito, la terza gamba di una maggioranza instabile come non mai. Il presidente della Camera ha dato ai suoi il via libera alla fiducia per non restare col famoso cerino in mano, ovvero per non essere additato come il responsabile della crisi. Ma ha già fatto le prime obiezioni. Si dice disponibile a discutere con la maggioranza, senza diktat ma senza preclusioni preconcette. Vuol dire la sua su tutto. I finiani hanno apprezzato i toni concilianti del premier, la disponibilità al confronto e l’apertura a moderati e riformatori per arrivare alla fine della legislatura. Sulla riforma della giustizia, però, i finiani non faranno sconti.
Hanno già detto che occorrerà verificare, caso per caso, come verranno concretamente tradotte in iniziative legislative le parole del presidente del Consiglio. Finché si parla di parità tra accusa e difesa, o di maggiore garanzia degli indagati, tutto bene; ma se il piano per lo smaltimento dei processi si dovesse tradurre in un provvedimento ad personam, in uno scudo giudiziario per il premier, allora i finiani non garantirebbero il loro appoggio.
Non saremo mai favorevoli, hanno ribadito anche ieri, ad una riforma punitiva nei confronti della magistratura. E la giustizia è il tema che per ovvi motivi sta più a cuore a Berlusconi, considerando anche il fatto che il 15 dicembre la Corte Costituzionale potrebbe bocciare il legittimo impedimento e lasciarlo senza difese davanti ai processi. Nel suo intervento di 50 minuti interrotto da una quarantina di applausi, il presidente del Consiglio ha rivendicato le cose fatte sin qui dal suo governo, dai risultati contro la criminalità organizzata a quelli sul fronte dell’immigrazione clandestina, dalla riforma delle pensioni al rigore sui conti pubblici, ma ha dedicato ampio spazio anche alle tante cose che restano da fare.
«E’ stato un discorso da pri­mo giorno di scuola», ha commentato Casini, «peccato che governi già da due anni, anzi peccato che sia diventato premier nel ’94». Altri, pur apprezzando i toni pacati, hanno parlato di «libro dei sogni ».
Oltre a quello della giustizia, Berlusconi ha affrontato i temi del quoziente familiare o «quoziente Parma» («un obiettivo fondamentale del governo») del federalismo («pilastro del programma di governo, cerniera unificante del Paese»), del fisco («ridurremo la pressione»), della sicurezza ( «contro la criminalità c’è una grande squadra che si chiama Stato»), del Mezzogiorno («Nei prossimi tre anni saranno investite nel Sud risorse per 21 miliardi di euro»). E’ stato su quest’ultimo punto, quando ha promesso il completamento della Salerno- Reggio Calabria entro il 2013 e la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, che ha avuto i dissensi maggiori dai banchi delle opposizioni con fragorose risate e cori da stadio.
Più tardi, nella replica, un Berlusconi più battagliero si è detto indignato per «le paradossali accuse di compravendita dei deputati. Non è possibile che quando qualche parlamentare del Pdl passa dall’altra parte è eticamente valido, mentre quando qualcuno dell’opposizione vota per il governo diventa calciomercato ».
Ma dicendolo già sapeva che quei voti in più non gli sarebbero bastati per andare avanti senza essere costretto ogni volta a chiedere il permesso a Fini. Da oggi, senza Futuro e libertà, il governo non esiste”.
Sempre sulla Gazzetta: “Residenze sociali: 25 milioni di euro a Parma”. Stanziamento della Cassa Depositi e Prestiti per costruire alloggi per famiglie in difficoltà. “E’ ormai alla stretta finale Parma Social House, progetto pilota di edilizia sociale che ha concentrato su Parma l’attenzione di istituzioni ed investitori nazionali.
Il consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti ha deliberato ieri il finanziamento di 25 milioni di euro che verrà conferito al fondo gestore dell’iniziativa.
Questa decisione segue di pochi giorni la deliberazione del il Comitato investimenti di Cassa Depositi e Prestiti che aveva dato il primo via libera e aveva presentato il progetto agli investitori istituzionali come la prima iniziativa di housing sociale finanziata dal Piano casa nazionale.
Il progetto prevede la realizzazione di più di 900 alloggi di edilizia sociale nel prossimo triennio e darà un’importante al bisogno abitativo delle famiglie in condizioni di difficoltà economica, che, come emerge dalla ricerca del Cresme, sono nel bacino di Parma circa 2.700.
L’iniziativa di housing sociale prevede un mix di alloggi destinati alla vendita a prezzo agevolato ed all’affitto, dei quali una parte a canone sostenibile ed una parte a canone agevolato con diritto di riscatto a partire da 300 euro al mese.
Le aree incluse nel primo stralcio funzionale interessano 7 ambiti urbani, che andranno a completare parti consistenti di città in zone prevalentemente residenziali, creando un tessuto urbano composito e multifunzionale, capace di offrire una vivace vita di quartiere.
Le residenze sociali saranno infatti integrate da spazi verdi, servizi alla residenza, servizi locali ed urbani, attività commerciali, piazze ed altri spazi pubblici di quartiere, che rappresenteranno il punto di equilibrio tra il nuovo insediamento e la comunità esistente.
Il Piano casa nazionale per l’housing sociale, che parte con l’iniziativa di Parma, è nato dall’esperienza delle fondazioni bancarie nel campo delle politiche abitative e, d’intesa con il Governo, è stato tradotto in un sistema integrato di fondi che ha al centro il Fondo nazionale gestito da Cassa Depositi e Prestiti”.
Su Polis l’intervista all’assessore Lorenzo Lasagna: “Wcc: pronti al dialogo con l’opposizione, ma sul nostro progetto”. “Sono disponibile a perdere le notti per discutere con Garbi lo spazio di mediazione sulla proposta del Comune è ampio”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 29/09/2010

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29/09/2010
h.08.10

Sulla Gazzetta. Welfare, il nuovo progetto del Pd”. “La replica di Lasagna: «Una proposta che costa di più e prevede 40 posti in meno».
Si legge: “Il Partito democratico torna all’attacco del Wcc (definito ancora una volta «cronicario ghetto ») e avanza una propria proposta che – come esordisce il segretario provinciale Roberto Garbi – si basa sui «pilastri della domiciliarità e dell’integrazione ». A stretto giro di posta il Comune diffonde una replica in cui si contesta la sostenibilità finanziaria del progetto e i numeri forniti dai democratici.
La proposta del Pd
L’idea srotolata sul tavolo della città dal Partito democratico prevede sette strutture distribuite su tutto il territorio: «Solo in questo modo – chiosa il consigliere comunale Danilo Amadei nella sede provinciale di via Treves – si possono integrare con i servizi esistenti». Tre le strutture nuove (da 60-70 posti ciascuna), da realizzare in Project financing o cessione di area con costruzione e gestione: una in località Orti della crocetta, un’altra all’area Cinghio e la terza nell’area Sant’Eurosia. Quindi le quattro strutture già esistenti: il centro anziani Sidoli (60-70 posti), il centro San Leonardo (51 posti), Villa Ester (17 posti), com­prensorio Romanini (100 posti) e comprensorio Villa Parma (92 posti). A proposito di questa struttura, Il Pd riconosce «che è vecchia e e da modificare», come appunto prevede il nuovo progetto (oggi, infatti, complessivamente sono ospitate 259 persone). «Abbiamo sempre detto ­aggiunge Amadei – che solo una parte di struttura è da mantenere e che un nuovo edificio andava realizzato al Cinghio». In totale, come emerge dalle tabelle diffuse dal Pd, il progetto presentato prevede un totale di 500-540 posti complessivi, con­tro le 434 persone che – sempre secondo i democratici – arrive­rebbe a contenere il Wcc di via Budellungo. Grazie a questo progetto, conclude Amadei, «riusciamo a valorizzare la rete dei servizi e le risorse presenti nei quartieri».
Chiare le critiche di Garbi al Wcc: «La nostra pro­posta è condivisa con i quartieri ed è fondata sull’innovazione. L’amministrazione comunale vuole smantellare il modello dell’integrazione: la nostra proposta, invece, mira a creare servizi laddove ci sono altri servizi». Per il capogruppo in consiglio comunale, Giorgio Pagliari, inoltre, «affidare il Wcc ad un unico gestore per 35 anni viola una norma di legge». Inoltre, secondo Amadei, i fondi regionali per la non autosufficienza (a Parma arrivano 14 milioni), con il Wcc non avrebbero «un utilizzo congruo » dal momento che finanziano progetti che si basano sulla domiciliarità.
La replica del Comune
L’assessore alle Politiche sociali, Lorenzo Lasagna, a stretto giro di posta, replica al Pd: «Il progetto presentato è evidentemente insostenibile dal punto di vista finanziario: costa almeno il 20% in più e realizza una quarantina di posti in meno. Non a caso nelle realtà amministrate dal Pd la tendenza non è certo quella di realizzare case protette di quartiere, come mostra l’esempio di Torino, dove, fra gli applausi del Partito democratico, il sindaco Chiamparino ha realizzato un’unica struttura da 170 posti – almeno tre volte più grande di quelle previste nel Wcc ­e l’ha data in concessione ai privati per 50 anni. Tra l’altro, nel piano del Pd sono previste strutture da 92 posti, anacronistiche rispetto agli standard previsti dalla Regione Emilia Romagna per le nuove strutture dedicate agli anziani (massimo 75 posti). La loro proposta mal si concilia con il ritornello delle “piccole case di quartiere”. Inoltre, i posti complessivi previsti dal progetto del Pd sono almeno di 40 unità inferiori a quelli che si otterrebbero con la realizzazione del Wcc (540 contro circa 580).
In più, la lontananza delle strutture, come è ovvio, aumenterebbe i costi di gestione di almeno il 20%, e di conseguenza porterebbe rapidamente al dissesto il bilancio di Asp. Se questa è l’approssimazione con cui il Pd amministra le risorse pubbliche, non stupisce che le Asp gestite dal centrosinistra, e dai loro vecchi e nuovi amici, navighino in cattive acque. Questo atteggiamento, spiace dirlo, è sintomatico della grande approssimazione e della scarsa volontà di capire l’importanza delle decisioni che devono essere prese. Ma è chiaro che stando all’opposizione si può dire tutto e il contrario di tutto».
A riguardo l’editoriale del direttore di Polis Quotidiano Emilio Piervincenzi: “Ai nostri vecchi
non serve la guerra ideologica”. Scrive: “E così ora abbiamo due progetti per i nostri anziani. Uno dell’amministrazione comunale, l’altro dell’opposizione. Due modi di intendere l’assistenza. Il primo, prevede una struttura unica, da realizzare in via Budellungo, dove saranno ospitati circa 400 anziani in stragrande maggioranza non autosufficienti, struttura incorniciata da una serie di interventi urbani che prevedono un parco attrezzato, un polo per l’infanzia, una “fabbrica del verde” e una “fattoria urbana”. Su questa iniziativa, l’amministrazione comunale ha puntato molto, si può dire che su di essa il sindaco Vignali ha posto la sua firma, per segnare forse il capitolo più importante del suo mandato. Ma all’opposizione il Wcc, Welfare community center – così è stata battezzata l’opera – non piace. Lo ha osteggiato fin dalla nascita, lo ha contestato, ha avviato una campagna politica densa di insinuazioni e punti di domanda.
Che cosa non va all’opposizione? Fondamentalmente due elementi. Punto primo: la scelta di riunire in una unica struttura l’assistenza, scelta che – secondo questa parte politica – equivarrebbe a una sorta di ghettizzazione dell’anziano. Così ieri è stata presentato alla stampa il progetto alternativo, che prevede sette strutture, tre delle quali di nuova costruzione.
Punto secondo: l’offerta al project financing del Comune è stata avanzata da una associazione temporanea di imprese che raccoglie anche realtà del territorio e della cooperazione sociale della quale fa parte la Proges di Antonio Costantino, molto attiva anche a Parma nel settore dell’assistenza alla persona, Proges che l’opposizione vede come il fumo negli occhi in quanto considerata vicina all’amministrazione. Dal punto di vista finanziario, stiamo parlando di un progetto da 58 milioni di euro che dovrebbe vedere la luce entro la fine del prossimo mese.
Non so se dotare gli anziani, che ripeto sarebbero in gran parte non autosufficienti e bisognosi di una assistenza completa e amorevole, di un luogo unico dove vivere voglia dire sradicarli dal loro territorio. So che se essi si trovassero a trascorrere la loro difficile quotidianità in un ambient moderno, efficiente e innovativo avrebbero solo da guadagnarne. La Proges è già attiva in questo settore, e a Torino il sindaco Chiamparino (che non è di centrodestra) gli ha affidato la gestione di quattro case per anziani da 200 posti ciascuna.
Dunque la domanda, la nostra domanda, è: la distanza fra le due proposte riguarda una reale preoccupazione che l’opposizione nutre per la vita di 400 anziani non autosufficienti o si tratta di una mera ostilità ideologico-politica al progetto?
Oggi i leader dell’opposizione presenteranno al Comune la loro proposta alternativa e qualcosa in più ne sapremo. Intanto, gli anziani attendono”.
Sulla Gazzetta:Vignali: il Maggiore è penalizzato dalla Regione”. Il sindaco scrive al presidente Errani dopo la nomina del nuovo direttore generale. La recente nomina alla guida dell’azienda ospedaliero-universitaria di Parma di Leonida Gri­sendi – dopo il trasferimento al Sant’Orsola di Sergio Venturi ­ha spinto il sindaco Pietro Vignali a prendere carta e penna e a scrivere al presidente della Regione, Vasco Errani”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 24/09/2010

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24/09/2010
h.08.00

Sulla Gazzetta: «Presto i rinforzi per la sicurezza». Manganelli: «Parma? Città laboratorio di un percorso comune. La Carta, un simbolo».
Si legge. “Non sarà una gran cifra e andrà divisa tra questura e «costituendo posto di polizia dell’aeroporto ». Ma presto il fronte della sicurezza sarà irrobustito. «Già prima delle quattromila assunzioni di carabinieri e poliziotti previste per il 2011 dal ministro Maroni». Così il capo della Polizia risponde al sindaco.
«Chiediamo un potenziamento delle forze dell’ordine a Parma – chiede Pietro Vignali -. Che siano inviati i rinforzi che mi sono stati garantiti dal ministro dell’Interno ». Richiesta in sintonia con il discorso del questore Gennaro Gallo: «Parma rappresenta una delle più belle realtà del nostro territorio: bisogna preservarla». Che non sia esente da rischi, Manganelli lo sa bene: «Da investigatore ho conosciuto questi territori per i sequestri di persona e per fatti legati alla grande e piccola criminalità. Di certo sono territori non esenti dall’aggressione e dalla prepotenza della criminalità. Non lo sono e non lo sono mai stati».
Parma da difendere, Parma «laboratorio di un percorso comune a cui guardare con grande interesse» aggiunge. «La Carta di Parma voluta dal sindaco Vignali è un simbolo della politica della sicurezza urbana e testimonia il buon rapporto che esiste tra il potere centrale e gli enti locali. Rischi di sovrapposizioni di competenze non ce ne sono. La legge è chiara: la sicurezza pubblica spetta allo Stato, la sicurezza urbana è a carico ai sindaci». E’ una bella giornata in via Chiavari, non solo per questioni climatiche. Lo sottolinea il capo della Polizia, inaugurando «un ufficio destinato a una fascia debole. Dobbiamo far rispettare le regole sia agli italiani che agli stranieri, ma il rigore avrebbe solo un senso repressivo senza accoglienza e solidarietà con gli immigrati, che in Italia sono anche necessari».
Sulla tessera del tifoso: «Al di là delle strumentalizzazioni e delle contestazioni che provengono dalla mancanza di informazioni da parte di persone in buona fede, la maggior parte delle tensioni nasce perché abbiamo messo il dito nella piaga. Abbiamo toccato i fenomeni della criminalità legati alle vendita dei biglietti, al bagarinaggio, ai “daspati” o ai “diffi dati” che potevano passarsi il biglietto ed entrare auspicando il mancato controllo al tornello».
Sempre sulla Gazzetta: “Venturi: «Lascio un Maggiore più grande e forte». Bilancio «La mia eredità più bella? L’ospedale dei bambini, un progetto rivoluzionario»
Dal primo ottobre andrà a dirigere il più grande ospedale della Regione, il Sant’Orsola- Malpighi dove – come medico – aveva mosso i primi passi. Sergio Venturi, 57 anni, originario di Vergato, non nasconde la soddisfazione per un incarico prestigioso che lo riporta alle sue radici bolognesi. Ma ugualmente non nasconde il rammarico di lasciare il Maggiore, che ha diretto dal 2002. Nel tracciare il bilancio di otto anni di la­voro parla di successi e difficoltà. E si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
Quali le realizzazioni di cui va più orgoglioso e quali quelle meno riuscite?
«Forse chi viene da fuori, o chi verrà dopo di me, noterà elementi di criticità che io ora non vedo.
Chiunque lavora qui ha la consapevolezza che in otto anni molte cose sono migliorate. Oggi le stanze a sei letti sono in gran parte un ricordo. E otto anni fa il Maggiore non riceveva tutte le lettere di elogio che anche la Gazzetta pubblica periodicamente. Certo, non è facile razionalizzare un ospedale cresciuto per decine di anni con edifici che si sono affastellati senza una direttrice univoca. Ma la realizzazione del programma siglato nel 2003 con Regione, Università e Provincia è completato o in via di completamento. Manca il Padiglione Barbieri, che sarà pronto fra un anno e mezzo, e il quarto lotto della Piastra tecnica dove traslocheranno le ultime funzioni universitarie. E poi c’è l’ospedale dei bambini che va avanti sia nella parte edilizia che nella formazione del personale».
Dispiaciuto che non sarà lei ad inaugurarlo?
«Sì, anche se verrò a vedere la sua realizzazione. E’ un progetto rivoluzionario che ho seguito dall’inizio e cui tengo molto, basato sulla centralità del bambino, e che necessita di un ripensamento organizzativo. Vorrei ricordare l’apporto fondamentale dei privati, Pizzarotti per la parte costruttiva e Luca Barilla che ha sponsorizzato cinque borse di studio per pediatri, e che spero continuerà a definire le linee di sviluppo del reparto.
Con l’aiuto del Comune, con finanziamenti da Stato e Regione e con l’apporto di risorse dell’azienda siamo riusciti a far partire il progetto: è la mia eredità più bella».
Molti l’hanno accusata di privilegiare le mura alle persone.I sindacati ad esempio sostengono che al Maggiore ci sono gli stipendi più bassi fra le altre aziende sanitarie della Regione, e molti medici sostengono di non sentirsi valorizzati e incentivati.
«Oggi abbiamo 450 dipendenti in più rispetto al 2003; siamo l’azienda della provincia cresciuta di più a livello occupazionale, e in anni economicamente non facili.
Abbiamo fatto sforzi consistenti per riadeguare gli stipendi e sono anni che non ci sono scioperi importanti. Magari a Bologna trovassi le relazioni sindacali che ho oggi a Parma… Credo però che in un ospedale l’innovazione non possa essere un optional e che il sindacato debba essere pronto ad accettare questa sfida nelle contrattazioni, mentre collegi ed ordini professionali devono diventare fra i protagonisti dell’innovazione ».
Altra accusa che le è stata mossa: aver rottamato le eccellenze trasformando l’ospedale in una grande astanteria.
«Rispondo subito per le eccellenze: tra le quattro aziende ospedaliero- universitarie della Regione, Parma ha avuto il maggiore fi­nanziamento per il 2009 per il programma di ricerca Regio­ne- Università, e rivendico l’eccel­lenza di Parma nella medicina del cuore e del cervello. Quanto all’assistenza di base, siamo certamente un punto di riferimento anche per le piccole patologie, e non potrebbe essere altrimenti in un ter­ritorio dove esiste praticamente solo un altro grande ospedale, Vaio».
Lei ha traghettato il Maggiore dallo status di ospedale a quello di azienda ospedaliero- universitaria. Come sono oggi i rapporti con la compo­nente accademica?
«Il livore del passato, fra ospedale ed università, è in gran parte un ricordo perchè i dipartimenti sono integrati, e non vedo più rivendicazioni di diritti o privilegi.
Un consiglio a chi prenderà il suo posto.
«La continuità con i progetti av­viati. Penso sia anche una delle priorità di Regione e Università. E superare il paradosso fra ambizioni e provincialismo». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 23/09/2010

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23/09/2010
h.10.50

Sulla Gazzetta: “I medici: «Fermiamo l’inceneritore»”. L’oncologo Belpomme: «Costruirlo in zona urbana è un crimine contro l’umanità».
Si legge: “Ha messo in fumo ogni dubbio ai contrari all’inceneritore, ha posto domande e dubbi a chi è invece convinto della necessità di un impianto di questo tipo. Auditorium Paganini pieno, ieri sera, per l’incontro sulle conse­guenze del termovalorizzatore sulla salute umana, organizzato dal coordinamento gestione cor­retta rifiuti e dall’associazione medici per l’ambiente. Ottocento persone hanno ascoltato gli interventi di biologi, pediatri e oncologi che si oppongono alla soluzione di incenerire i rifiuti.
«Ho accettato di essere a Parma nel nome del giuramento di Ippocrate» – ha detto Dominique Belpomme, uno degli ospiti più attesi, oncologo, presidente dell’associazione per la ricerca te­rapeutica anticancro -. Ogni volta che i medici si sono mobilitati sono riusciti a rallentare o a fermare l’inceneritore. Si vincerà anche qui». Secondo il medico francese «ci sono vantaggi non solo sanitari, ma anche economici a non fare l’inceneritore. Il problema è politico. Non c’è il coraggio sufficiente per scegliere le alternative. Oggi costruire l’inceneritore in zona urbana costruisce un crimine contro l’umanità».
In sala tanta gente comune, pochi adolescenti, molti genitori. L’incontro «I medici chiamano Parma. Progettare per le future generazioni» ha richiamato molti politici: in prima fila erano presenti Claudio Bigliardi, coordinatore di Civiltà per Parma, Fabrizio Pallini, responsabile dell’agenzia per la salute del Comune, Giancarlo Castellani, assessore all’ambiente della Provincia di Parma. C’erano Simona Caselli e Giuseppe Massari del Partito democra­tico e Giovanni Favia, consigliere regionale di Cinque stelle.
La sala era colma, in 434 avevano prenotato il posto giorni prima per non perdersi l’incontro. «L’associazione gestione corretta rifiuti è nata nel 2006 da quattro persone, oggi i volontari sono 50 e 11.000 le persone che partecipano alle nostre iniziative » ha detto Emanuela Baistrocchi.
Un lungo applauso ha chiuso l’intervento di Patrizia Gentilini, il medico oncoematologo ha mostrato al pubblico l’elenco delle sostanze tossiche che produce un impianto di incenerimento di ri­fiuti: «Le sostanze tossiche pro­dotte dagli impianti – ha detto la Gentilini – contaminano i pascoli, vengono mangiate dagli ani­mali, contaminano ortaggi, frutta e arrivano nel latte materno. Tutto ciò che buttiamo fuori ce lo ritroviamo sulla tavola».
L’articolo “Fidenza scarica la società dei debiti Comeserè su Polis: “Da martedì sera possiamo dire che il Comune di Fidenza ha ufficialmente scaricato Comeser. Lo ha fatto con un documento approvato dal consiglio comunale a tarda ora, quando la mezzanotte era già passata, nel quale si afferma chiaramente che «la società svolge attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessari per il perseguimento delle finalità istituzionali del Comune di Fidenza»
Una mazzata vera e propria, contenuta in un testo proposto dal vicesindaco Stefano Tanzi. «La società – dice Tanzi – è partecipata da San Donnino Multiservizi, di cui il Comune di Fidenza è socio unico, al 50% ed è stata costituita il 24 settembre del 2004. Già con il decreto Bersani del 2006 si erano poste limitazioni, e la San Donnino Multiservizi non avrebbe potuto partecipare ad altre società o enti aventi sede nel territorio comunale.
Entro luglio 2007 dovevano cessare le attività non consentite, e Comeser avrebbe dovuto essere scorporata o ceduta allora, ma questo non è stato fatto». E allora ci pensa la nuova amministrazione, che secondo Tanzi ha ridotto dal 62% al 50% la partecipazione di San Donnino in Comeser. «Nonostante questo – prosegue Tanzi – il Comune ha mantenuto la quasi totalità del debito della stessa per effetto di fideiussioni sottoscritte».
Segue pioggia di accuse. «E’ una azienda che brucia 50mila euro al mese di soldi pubblici – continua Tanzi – 1500 euro al giorno, bisogna capire il significato di questi numeri. Comeser probabilmente non andava fatta».
Sta di fatto che lo stesso Tanzi, che quando era all’opposizione aveva sostenuto la necessità di portare i libri in tribunale, da amministratore ha cercato di salvarla. Ma il vicesindaco fa il Marzullo della situazione, si fa la domanda e si da la risposta. «Sarebbe stato molto facile – sostiene – per questa amministrazione ed in particolare per me che ho in passato espresso dubbi su questa società abbandonarla, ma ogni tanto bisogna abbandonare la giacca con la bandierina dietro per fare il bene pubblico».
Ma Comeser, come si sa, è anche una società che sta trattando con un socio privato interessato all’acquisto. Secondo Tanzi «il documento che si va ad approvare non ostacolerà il processo di ricerca di un socio privato. Anche se ci sarà l’ingresso dei privati ci sarà comunque un prezzo elevato da pagare e rimetteremo la decisione finale al consiglio comunale». Perché il privato, par di capire, non ha tutta questa voglia di accollarsi il debito di due milioni di euro. Già che c’è il berluscones se la prende anche con il Comune di Busseto, contro cui lancia pesanti accuse. «Ascaa (che ha una partecipazione in comeser, ndr) ha mostrato grande senso di responsabilità verso il Comune di Fidenza, le stesse cose non posso dirle per il Comune di Busseto, anzi dovrei usare parole più grame».
Completa il quadro il sindaco Mario Cantini. «Parliamo di una società senza governante dopo le dimissioni di Lamoretti – sostiene – i privati entrano ma del debito non vogliono neppure sentir parlare. Mentre in questo anno tutti gli enti pubblici si sono dovuti impegnare per rimanere all’interno del bilancio l’attuale dirigenza ha lasciato passare i giorni, ha vissuto nel quotidiano tranquillamente mentre ogni giorno 1500 euro se ne andavano dalla finestra». Si prevedono nuove polemiche”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 22/09/2010

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22/09/2010
h.08.00

Sulla Gazzetta: «Termovalorizzatore necessario»
Bernazzoli non ci gira intorno: il termovalorizzatore chiude il cerchio di quel piano provinciale di smaltimento rifiuti iniziato nel 2005. «In questo modo – dice il presidente della Provincia – eliminiamo il rischio di ritrovarci i rifiuti in strada e riusciremo ad abbattere i costi: nel 2012 le tariffe si abbasseranno e torneranno sui valori del 2008».
Rifiuti in trasferta
Oggi la quota di rifiuti che non viene differenziata se ne va nei vari impianti di smaltimento ­tra inceneritori e discariche – di Pavia, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Cremona, e Novellara. E naturalmente le trasferte » fanno aumentare i costi di smaltimento.
I lavori del termovalorizzatore
«Ci sono ritardi nei lavori di realizzazione del termovalorizzatore a Parma? Chiedete al Comune e a Iren», taglia corto Bernazzoli. Ci sono ripensamenti? La risposta non cambia.
Un’altra domanda precisa: quando la differenziata sarà al 70 per cento, i rifiuti da smaltire saranno all’incirca pari a 75mila tonnellate: perchè realizzare un termovalorizzatore da 120 mila tonnellate all’anno? Rispondono quasi all’unisono Bernazzoli e Castellani: «Ai rifiuti solidi urbani che andranno smaltiti perché non potranno essere riciclati in alcun modo, bisogna aggiungere quelli speciali, che arrivano dal sistema produttivo del territorio e che non sono compresi in questi dati. Ad esempio i fanghi, che non possono più essere smaltiti sul terreno per non mettere a rischio la qualità agricola. Ma poi anche gli ospedalieri, i cimiteriali ed altri tipi di rifiuti. Il piano su questo punto è esplicito: il termovalorizzatore di Parma serve a smaltire solo i rifiuti prodotti nel territorio. Non esistono altri accordi».
Il commento di Dallara
Anche Giuseppe Dallara, direttore dell’Arpa – l’agenzia che ha curato il rapporto del 2009 assieme alla provincia – è chiaro: «Il termovalorizzatore chiude il cerchio. Il ciclo dei rifiuti va gestito in modo completo e il nuovo impianto servirà a togliere a Parma il disonore di mandare fuori provincia i propri rifiuti». Dallara commenta anche i dati della differenziata: «Un risultato straordinario: in questo caso, la Regione e la Provincia suppliscono alla mancanza di una politica sui rifiuti dello Stato ». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 21/09/2010

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21/09/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta «Parma la città più apprezzata d’Italia». «L’indagine rappresenta il gradimento dei cittadini per i servizi erogati»
Si legge: “Sono lì tutti e tre, uno di fianco all’altro: Luigi Villani, coordinatore provinciale del Pdl, Claudio Bigliardi, presidente di Parma civica, Mauro Libè, parlamentare dell’Udc. Sono i tre esponenti di partiti e movimenti che sostengono il sindaco Pietro Vignali e hanno organizzato un incontro per sottolineare l’importanza dell’indagine semestrale «Monitor città», condotta dall’istituto Full research: una graduatoria che piazza il primo cittadino di Parma al quarto posto in Italia quanto a gradimento e al terzo posto i servizi erogati dal Comune, dietro solo a quelli Bolzano e Trento (che però godono di statuti speciali). «Di fatto ­dicono tutti e tre – in questo campo Parma è la città con il più alto indice di gradimento in Italia».
Non sfugge che l’incontro suona come una replica all’ex sindaco Elvio Ubaldi, che – due giorni dopo l’uscita dell’indagine, ovvero mercoledì della scorsa settimana – aveva lanciato la sfida a Vignali («Il vero sondaggio saranno le elezioni del 2012»). Quando sparano sull’opposizione, i tre esponenti di maggioranza nominano solo il Pd, ma è ovvio che pensano anche a Ubaldi. Nella sede di Parma Civica in via Cairoli, per anni il quartier generale proprio dell’ex sindaco, Bigliardi ringrazia «la Giunta Vignali per l’azione amministrativa svolta, che trova il gradimento dei cittadini: è strano, quando i sondaggi sono negativi, qualcuno sostiene che sono veritieri, quando sono positivi ­come in questo caso – vengono messi in dubbio».
Poi Villani rimarca che l’indagine «è svolta da un ente terzo ogni sei mesi», e che «è qualcosa di più di un sondaggio, dal momento che viene effettuata nell’arco di due mesi». Il coordinatore del Pdl passa in rassegna tutti i parametri di riferimento: servizi alla persona, ma anche accessibilità al centro, pulizia stradale, sistemi ambientali, polizia municipale, sport, cultura. «Un dato su tutti – aggiunge Villani – dal 2005 al 2010 la spesa per i servizi alla persona è passata da 157 a 198 milioni». Poi Villani affronta le polemiche sul Wcc. «Quando avevamo attuato l’accreditamento – aggiunge – il Pd, a tutti i livelli, ce lo aveva criticato: ora lo copia. Si oppongono al Wcc? Vorrei sapere dal segretario Garbi se la Regione ha i soldi necessari per riqualificare i piccoli ghetti obsoleti (gli ex Iraia, ndr)».
Quindi il deputato dell’Udc Mauro Libè ribadisce che «l’indagine rappresenta l’ottimo giudizio dei cittadini nei confronti dei servizi erogati dal Comune. In un momento di crisi come questo, il sindaco Vignali dimostra di assumersi le proprie responsabilità. L’aumento del trend storico delle spese per i servizi alla persona è la prova che questa amministrazione è attenta ai bisogni della gente». Poi tocca anche l’argomento occupazione, Libè: «Vignali si sta impegnando in questo settore anche se non ha competenze specifiche».
Dalle pagine si Salso della Gazzetta: “Riflettori sulle elezioni 2011: spunta il nome di Fellini”. L’assessore provinciale ai Trasporti potrebbe candidarsi a primo cittadino
Si legge: “Terminati i fasti di Miss Italia, si riaccendono i riflettori sulla politica locale e la città termale inizia a puntare lo sguardo sulle elezioni 2011. Le indiscrezioni sono ancora vaghe, ma qualcosa in effetti pare cominci a muoversi definendo uno scenario in evoluzione. Il sindaco Massimo Tedeschi, dal canto suo, non ha ancora ufficializzato né una sicura ricandidatura, né il ritiro dalla scena lasciando aperta ogni possibilità.
Nel caso decidesse di non ripresentarsi i nomi legati al Pd che già si stanno facendo spazio sono quelli degli assessori Maria Pia Bersellini e Giorgio Pigazzani.
Si tratta di semplici voci, che tuttavia lasciano ipotizzare un possibile «passaggio di testimone » all’interno dell’attuale Giunta.
Alla già ufficiale disponibilità a candidarsi avanzata dall’assessore alla Scuola Matteo Orlandi (La sinistra) – che apre le porte all’idea di una lista civica – altre voci sempre più insistenti farebbero invece il nome di Andrea Fellini (Pdci).
Ad oggi assessore provinciale ai Trasporti, Fellini aveva lasciato la giunta Tedeschi la scorso anno per ricoprire l’incarico assegnatogli in Provincia. Il suo, tra l’alto, pare essere un nome che suscita interesse non solo in seno alle forze progressiste ma anche allo stesso Pd, raccogliendo inoltre il gradimento del civismo salsese che potrebbe collocarlo a capo di una lista civica sostenuta dal Centrosinistra.
In questo scenario di possibili candidature e ricerca di figure chiave, il dato certo è che se il Centrosinistra vorrà giocare be­ne le sue carte dovrà fare in modo di presentarsi compatto, evitando la dispersione di voti tra forze politiche ed elementi civici.
Lo stesso discorso vale per il Centrodestra che, al momento, pare non abbia ancora individuato una figura forte da sostenere come candidato sindaco.
Su questo versante, mentre anche in casa Pdl tutto resta sospeso, si fa spazio il nome di Paola Mecarelli (già assessore nella Giunta Grolli) che potrebbe correre con una lista civica sostenuta da forze di centrodestra. Sempre al civismo si rifà infine la candidatura del consigliere di opposizione Gianfranco Biolzi (Terre Nostre) che è già sceso in campo promettendo un pro­gramma fortemente orientato al locale.
Il quadro, destinato a farsi ancora più articolato nei prossimi mesi, sembra dunque ad oggi non escludere alcuna eventualità”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 20/09/2010

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17/09/2010
h.10.00

Sulla Gazzetta, Palio: trionfa «San Francesco»”. “Grande successo della tradizionale sfida fra le cinque Porte: e spunta l’idea di creare una Fondazione”.
Trionfano i favoriti: quarto successo consecutivo per porta San Francesco nel palio degli uomini, terza vittoria in tre anni per porta Santa Croce fra le donne. E’ questo il risultato finale del Palio di Parma 2010 organizzato come da 26 anni a questa parte dal Csi.
Tutto era iniziato con il rullo dei tamburi e lo spettacolo degli sbandieratori sotto le proprie porte di appartenenza. Il Palio aveva aperto la giornata con il colore e l’abilità dei gruppi di sbandieratori provenienti da tutta Italia, nei luoghi dove un tempo sorgevano le porte che davano accesso alla città. Lo spettacolo, poi, è passato sotto i portici della Pilotta, dove un lungo corteo è partito per raggiungere piazza Garibaldi: è stato proprio qui che si sono disputati i Palii veri e propri, ovvero quello degli asini, quello delle donne e quello degli uomini. Il tutto arricchito dalla presenza delle oltre 200 comparse in abiti d’epoca, combattimenti con le spade, danze medievali e spettacoli degli sbandieratori.
Alle 17, infine, il fischio d’inizio, dato dal sindaco, Pietro Vignali, dal prefetto, Luigi Viana, e da miss Parma, Sara Cesaro. Come ogni anno gli atleti si sono sfidati in una staffetta lungo via Mazzini, su un percorso lungo 400 metri. Il palio degli asini ha visto vincere il piccolo Lorenzo Manghi, 8 anni, in sella al suo asinello «Messi».
«Sono molto contento – com­menta a caldo Florio Manghi, presidente provinciale del Csi -, ma il vero commento lo fa il pubblico: una piazza così piena non l’avevo mai vista. Il prossimo obiettivo ora è quello di far crescere il Palio, dando vita a una fondazione che coinvolga anche gli enti come il Comune e la Provincia che possano darci una mano a suppor­tare una manifestazione sempre più costosa: in tutto, quest’anno abbiamo speso 60 mila euro».
Una proposta raccolta dal sindaco Vignali: «Una fondazione Palio di Parma potrebbe essere molto utile per potenziare questo evento, penso che sarebbe utile coinvolgere non solo le istituzioni, ma anche dei privati. Il Palio ormai è diventata una manifestazione che fa parte della tradizione, che ogni anno vede la partecipazione di migliaia di persone e che quest’anno è stato arricchito dalla presenza in contemporanea della fiera del camper e del festival del prosciutto. Sono contento che siamo riusciti a dare l’opportunità ai parmigiani di godersi la propria città anche di domenica, con l’apertura dei negozi. E la mia idea sarebbe quella di ripristinare le antiche porte della città: c’è già un’ipotesi per ripristinare la porta di San Michele, in fondo a via Re­pubblica ».
Sempre sulla Gazzetta: “Villani all’attacco del Pd”. Le polemiche sollevate dalle dichiarazioni di Ubaldi non si placano. «Ci risiamo con l’accattonag­gio politico di Garbi e dei suoi. Gli sono bastate le esternazioni livorose di un ex sindaco – afflitto da una grave forma di sindrome da privazione della poltrona – per fargli intravedere uno spiraglio di prospettiva politica alla sua proposta vuota e senza futuro e per fargli annunciare alleanze innaturali e contro ogni logica». Questo il commento di Luigi Villani, coordinatore provinciale del PdL. «Quello che non riesce ad accettare Garbi è che la giunta Vignali rappresenta la realizzazione di un progetto politico e amministrativo di alto profilo a cui il PdL non fornisce né una stampella, né chiede un appiattimento sulle proprie posizioni politiche. Anzi se ne sente parte attiva, coerente e leale per il rag­giungimento di quegli obiettivi, votati dai cittadini e prefissati unicamente nell’interesse della città. Invece di stampelle sembra proprio averne un disperato bisogno il Pd che si attacca a tutto, siano le dichiarazioni polemiche di Ubaldi o quelle di qualche altro esponente politico locale, sopravvalutato ed autoreferenziale più che effettivo rappresentante di un progetto politico serio ed alternativo. L’unica attenuante per Garbi è che essere spettatori di un così grande cambiamento può risultare traumatizzante: e questo può annebbiare la vista soprattutto a chi ha già poche idee, e confuse, per la testa».
«Elvio Ubaldi? No, grazie!!!». Rifondazione comunista attacca l’ex sindaco per aver paventato il di rischio di un arrivo al governo della città delle forze della sinistra radicale. «E’ evidente che questo nuovo nemico scovato da Ubaldi nella sinistra cosiddetta radicale è solo il pretesto inventato dall’ex sindaco per consentirgli di fare il salto della quaglia e passare con il centrosinistra “moderato” alle prossime elezioni comunali del 2012. Pur di epurare i pericolosi comunisti che avrebbero ormai “le mani sulla città” ogni alleanza sarà giustificata. La politica ci ha abituato a tanto e quindi non ci stupiscono questi grotteschi tentativi di tornare in sella. Ci sorprende anche, (ma neppure troppo), il Pd, da mesi impegnato in questo corteggiamento dell’ex sindaco per tornare sulle poltrone della città, costi quello che costi».
Si schiera a fianco di Ubaldi Michele Trancossi, coordinatore cittadino dei finani, che in un lungo comunicato diffuso ieri sera, parla di «forte monito alla responsabilità e all’impegno per la città».
Sull’Informazione, “Crollo Duc, il Comune in tribunale”. In attesa della conclusione dell’inchiesta, piazza Garibaldi anticipa 7500 euro di parcella. Ingaggiato un legale per tutelare gli interessi dell’ente. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 17/09/2010

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17/09/2010
h.10.00

Sulla Gazzetta: “Il Pd si fa in diciassette per le elezioni 2012”. Il segretario Garbi: «Un confronto faticoso ma molto democratico».
“Prende vita il cantiere pro­grammatico del Pd provinciale, laboratorio di idee e progetti che daranno forma al programma anche in vista delle prossime elezioni comunali. A dare il via ad un percorso che lo stesso segretario, Roberto Garbi, ha definito: «faticoso, ma molto democratico» sono i 17 dipartimenti tematici provinciali: 17 gruppi di lavoro, formati da amministratori e iscritti al Partito Democratico (circa 200 le persone coinvolte) e coordinati da Giuseppe Bizzi, che avranno il compito di elaborare nuovi contenuti e proposte «Una sorta di volontariato politico e culturale – ha chiarito Bizzi – che dialogherà con i diversi settori sociali, con le associazioni e promuoverà mobilitazioni tematiche sul territorio». I temi ci sono tutti: welfare, mobilità, ambiente, legalità e anco­ra scuola, sanità, lavoro. Diciassette esperti a vario titolo con una buona rappresentanza di giovani e di donne. «Come l’Ulivo seppe rappresentare un motore di partecipazione e di nuove idee – ha aggiunto il coordina­tore – così ci proponiamo di essere un motore per il nuovo Ulivo ». «Soprattutto – ha voluto sottolineare Garbi – è la dimostrazione che non siamo affatto il partito ‘del no’; abbiamo intrapreso un lavoro serio di ascolto e partecipazione. I cittadini saranno aggiornati sul nostro lavoro ed entro Natale ci impegniamo ad organizzare almeno due incontri tematici, sulla nostra proposta di mobilità leggera e sul tema del Welfare».
E’ ancora presto per dire quali saranno i punti programmatici del Pd alle amministrative del 2012, che emergeranno anche dal lavoro dei dipartimenti, ma intanto è chiaro il filo conduttore che le animerà: «Un approccio ai problemi della città che parte dall’ascolto, dal dialogo, dalla concertazione con le istanze sociali – spiega Garbi -, diverso da quello che sta adottando l’amministrazione di centrodestra ».
Sempre sulla Gazzetta:Rimpasto in Provincia via alle grandi manovre”. “In Provincia iniziano le «grandi manovre» che porteranno, probabilmente in tempi brevi, ad un rimpasto di Giunta”.
Oggi il presidente Vincenzo Bernazzoli, in un summit in piazza della Pace, incontra i vertici e le cariche elettive del Pd (consiglieri regionali e parlamentari). Obiettivo, trovare la quadra per varare un nuovo assetto di governo. Sarà un gioco ad incastro, come sempre in politica. Bernazzoli aveva promesso di mettere mano alla Giunta subito dopo la pausa estiva durante le consultazioni che, a fine luglio, avevano portato alla nomina di Mario De Blasi alla presidenza del Consiglio provinciale. In quell’occasione, il presidente aveva anticipato cambiamenti anche per uscire dell’impasse che si era determinata dopo le dimissioni di Meuccio Berselli. Non solo: è cosa nota che dopo l’elezione in Regione degli ex assessori provinciali Gabriele Ferrari e Gabriella Meo molti avevano chiesto a Bernazzoli un massiccio rimpasto: invece il presidente aveva deciso di tenere per sè le deleghe e ridurre la squadra. Molti i nodi da affrontare, proprio a partire dal numero di assessori: dagli attuali otto potrebbero passare a dieci.
E chi entra? Uno potrebbe essere dei socialisti (alle ultime provinciali si erano presentati nella «Sinistra: lavoro, ambiente, diritti», assieme a Verdi, Sinistra democratica e molti fuoriusciti dal Prc). A suo tempo, si era vociferato che il loro ingresso in giunta fosse stato concordato durante le elezioni regionali. Poi lo stesso Bernazzoli dovrà fare i conti con le richieste di Gabriele Ferrari e della sua area all’interno del Pd. Così come non va escluso che il nuovo gruppo nato sia in consiglio provinciale che comunale – Altra politica altri valori – possa ottenere spazio in Giunta, anche in vista delle prossime elezioni amministrative in città. I posti sono due, ma qualcuno scommette che c’è chi chiederà a Bernazzoli un rinnovamento dell’attuale squadra visto che alcuni assessori hanno già svolto due mandati (leggi Amoretti e Danni). Il summit di oggi è un pri­mo passo e servirà soprattutto a Bernazzoli per valutare come muoversi nei prossimi giorni”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 16/09/2010

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16/09/2010
h.08.30

Sulla Gazzetta: “I parmigiani promuovono i servizi comunali e il sindaco”. “Vignali al quarto posto fra i primi cittadin. Alto gradimento per la macchina municipale”.
Si legge: “I cittadini di Parma premiano la qualità dei servizi offerti dal Comune che ottengono un gradimento del 66,5%, piazzandosi al terzo posto in Italia e anche il sindaco Pietro Vignali, che ottiene il quarto posto nella graduatoria dei sindaci più «graditi » del nostro Paese, con una percentuale del 62,5%, esattamente alla pari con il «cugino» d’Oltr’Enza Graziano Delrio. Sono i risultati pubblicati ieri dell’indagine semestrale «Monitor città », condotta dall’istituto Full research, che ogni sei mesi effettua un rilevamento sul gradimento dei cittadini nei confronti dei comuni e dei sindaci dei capoluoghi di provincia italiani.

Parma sul «podio» dei servizi
In entrambe le classifiche della ricerca la nostra città si piazza in modo più che lusinghiero, migliorando i risultati ottenuti nel secondo semestre del 2009. Per quanto riguarda i servizi, la rilevazione riguarda 23 tipologie diverse (anagrafe/stato civile, tributi, Urp, servizi scolastici, politiche per le imprese, servizi sociali, sicurezza, polizia municipale, raccolta rifiuti, pulizia delle strade, manutenzione stradale, illuminazione stradale, verde-parchi pubblici, edilizia- urbanistica, turismo, cultura- spettacolo, sport, viabilità- traffico, parcheggi, trasporto pubblico, gas, acqua, elettricità) ed è stata realizzata fra il 19 aprile e il 15 luglio scorsi. Il comune di Parma è superato nel gradimento soltanto da quelli Bolzano, con il 75,5% e di Trento con 69,6%, ma in entrambi i casi si tratta di capoluoghi a statuto speciale, dove i trasferimenti statali sono di gran lunga superiori a quelli del resto d’Italia. Dunque Parma si può considerare la prima fra le città «normali », seguita «a ruota» da Belluno e da Reggio Emilia. Da segnalare, poi, che ben 7 delle 9 città emiliano-romagnole sono comprese nei primi 20 posti della classifica: le «escluse» sono soltanto Bologna e Ferrara.

Vignali sale al quarto posto
Di tutto rilievo anche il gradimento ottenuto dal sindaco, che si piazza al quarto posto a pari merito con il primo cittadino reggiano Delrio, ma in risalita rispetto al 13moposto ottenuto nel secondo semestre del 2009. In realtà davanti a Vignali ci sono cinque «colleghi», perché, dietro alla «superstar» Matteo Renzi, che ottiene il 66,8% dei consensi dai fiorentini, risalendo dalla quindicesima posizione e guadagnando un considerevole 6,3% di gradimento) ci sono anche appaiati al secondo posto il primo cittadino di Verona, il leghista Flavio Tosi, e il semisconosciuto sindaco di Crotone Peppino Vallone (entrambi però in calo di consensi rispetto al 2009) e a braccetto al terzo le «guide» di due metropoli come Torino (Sergio Chiamparino) e Roma (Gianni Alemanno). Rilevante la performance di quest’ultimo, che sale dal 22 mo al terzo posto guadagnando il 5,7% dei consensi. Per Vignali c’è invece un incremento dell’1,8%, che lo porta ad appaiare Delrio, comunque anch’egli in miglioramento rispetto al settimo posto del secondo semestre del 2009. Da segnalare infine che nella classifica di Full research, sono 40 i sindaci che superano la soglia del 55% di gradimento di cui: 22 di centrosinistra e 18 di centrodestra, 18 del nord, 5 del centro e 17 del sud.

Sempre sulla Gazzetta: “Vignali: soddisfatto per giudizi così positivi”. «Queste rilevazioni vanno sempre prese con le molle, però sapere che i cittadini riconoscono e apprezzano il tuo lavoro ti dà la carica per fare sempre meglio ». Così il sindaco Pietro Vignali, ha commentato ieri la pubblicazione dell’indagine «Monitor città», in cui occupa la quarta posizione tra i primi cittadini in termini di gradimento con il 62,5% dei consensi.
«Ma non è la quarta posizione del sindaco Vignali come persona che mi inorgoglisce di più – ha proseguito il primo cittadino – quanto piuttosto il fatto che Parma risulti la terza città per gradimento nel campo dei servizi sociali, educativi, sicurezza, cura della città. Cioè in quelle cose che riguardano la vita vera delle persone, i loro problemi quotidiani, le loro speranze. Cose che non c’entrano nulla con il teatrino della politica». Vignali fa poi un’altra considerazione: «Di fatto Parma risulta la prima delle città “italiane”, perché sia Trento che Bolzano appartengono a una regione a statuto speciale e quindi possono contare su trasferimenti statali che noi non ci sogniamo neppure. Questa è la cosa che mi fa capire che siamo sulla strada giusta, perchè il nostro impegno (mio, della giunta, ma anche e soprattutto di tutte le 1.500 persone che lavorano nell’amministrazione) produce risultati apprezzati dai parmigiani. Un apprezzamento tra l’altro che cresce negli anni. Questa è la soddisfazione più grande, perché fa capire a un sindaco che il suo lavoro è effettivamente utile alla sua città e alla sua gente. Per un sindaco civico, che risponde solo ai suoi cittadini e non agli schieramenti politici, questo è il risultato più grande».
Su Polis: “Inquinamento dell’aria e malattie: la Regione assolve gli inceneritori” “Con le nuove tecnologie aumento del Pm10 solo a poche centinaia di metri attorno ai camini. Ma nelle nascite da donne che abitano vicino ai forni ci sono più parti pretermine della media”.
Chi ha voglia di leggere e credere a questi studi può comprare Polis in edicola. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 15/09/2010

SMA MODENA
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14/09/2010
h.08.30

Sulla Gazzetta: Varchi elettronici: 25 mila multe in 45 giorni”. Non in regola l’11,4% dei 215 mila transiti totali. Ventuno gli automobilisti con oltre 10 infrazioni.
Quasi 25 mila multe in poco meno di un mese e mezzo. Tanti sono i veicoli non autorizzati transitati sotto i tre varchi elettronici nel periodo che va dal 15 luglio, data di attivazione ufficiale del nuovo sistema di con­trollo, al 25 agosto, data alla quale sono aggiornati i dati già verificati da Infomobility, al termine di tutti i controlli effettuati sulle targhe rilevate. Praticamente, una media di 585 multe al giorno.
Dunque, quasi 25 mila «abusivi », a fronte però di circa 215 mila transiti totali avvenuti nello stesso periodo: il che significa che la percentuale di chi è entrato in centro storico senza averne diritto è stata dell’11,4%, rispetto all’88,6% degli autorizzati (pari a poco più di 190 mila veicoli). Numeri che fanno dire all’assessore comunale alla Viabilità Davide Mora che «la percentuale dei non autorizzati si colloca nella media nazionale che si registra nelle 170 città italiane in cui esistono i varchi». Un dato che definisce «fisiologico» e che, a suo avviso, dovrebbe essere tranquillizzante anche per la categoria che più di ogni altra si era preoccupata per la novità, ovvero i commercianti, dal momento che «con oltre 190 mila transiti autorizzati non si può certo dire che il centro si stia desertificando».
La media dei transiti totali nel periodo di riferimento è di 5.118 veicoli al giorno, di cui mediamente 4.532 autorizzati e 585 abusivi. Il picco delle multe comminate, com’era prevedibile, si è avuto il primo giorno di attivazione dei varchi, il 15 luglio, quando su 7.151 accessi gli abusivi furono 779. A parte i primi due giorni, però, solo in altri tre casi si è oltrepassata la soglia dei 700 accessi non autorizzati. Un dato particolarmente interessante è quello secondo cui nei fine settimana, nonostante i mezzi che passano sotto i varchi siano molti meno rispetto ai giorni feriali (in particolare la domenica sono grosso modo la metà), il numero di multe rimane pressoché invariato. Segno che probabilmente ancora molti non sanno che i varchi sono attivi tutti i giorni della settimana per 365 giorni all’anno, quindi sabati e domeniche inclusi.
Considerando il solo periodo fra il 15 e il 31 luglio e osservando come sono suddivisi coloro che sono stati multati, si scopre che oltre la metà non sono residenti nel comune di Parma (54,9%), che i residenti sono il 29,3% e che ben il 15,8% sono veicoli con targa estera. Anche se, precisa Mora, «la maggior parte di questi veicoli esteri appartiene a stranieri residenti in città. Quindi, per intendersi, non si tratta di turisti». Tra l’altro, precisa l’assessore, «da una decina di giorni i messaggi sui pannelli luminosi sono anche in inglese».
Di sicuro, però, chi ha trasgredito sapendo quello che stava facendo dovrà pagare: «Tutto quello che preventivamente si poteva fare per informare i cittadini è stato fatto: di varchi se ne parla sulla stampa da più di un anno, abbiamo mandato lettere a residenti, artigiani e invalidi, abbiamo mandato finte multe nel periodo di prova, abbiamo collocato agli accessi una segnaletica particolarmente evidente e non microscopica e nascosta come avviene in tante altre città. Non è nostra intenzione fare cassa con i varchi, ma se nonostante tutto questo c’è ancora un 11% che passa senza permesso, questi dovranno pagare ».
Su Polis: “Il pugno duro di Bossi. Lega Emilia “commissariata”. Il leader regionale Alessandri affiancato da Rosy Mauro, sciolto il Consiglio direttivo.
“Nessuno nella Lega emiliana, travolta dalle epurazioni e dalle polemiche interne, vuole pronunciare la parola “commissariamento”, ma la linea dura decisa da Umberto Bossi e dai vertici federali (leggi: milanesi) non lascia molte altre interpretazioni: il Consiglio direttivo nazionale (ovvero dell’Emilia) è stato sciolto, il segretario Angelo Alessandri da lunedì è affiancato da Rosy Mauro – vicepresidente del Senato e fedelissima di Bossi, reduce da sei mesi come commissario dei leghisti liguri –, mentre l’organizzazione del partito, così come la sua segreteria amministrativa – fin qui retta dal solo Gianfranco Barigazzi, parmense, residente a Mezzani –, saranno affidate non più ad un solo componente ma a ben tre. Scelti dalla Mauro.
Una rivoluzione interna ufficializzata alla riunione del Consiglio di lunedì scorso, svoltasi nella sede di via Aeronautica, a Reggio Emilia, cui hanno preso parte la stessa Mauro e altri pezzi da novanta inviati dalla sede milanese di via Bellerio: il responsabile organizzativo federale Gianfranco Salmoiraghi e la responsabile della segreteria amministrativa federale Nadia Dagrada, proprio la dirigente finita al centro di roventi polemiche – insieme a Barigazzi – per il caso delle spese elettorali sostenute dai candidati leghisti alle ultime elezioni regionali, ora oggetto di inchiesta da parte della Corte d’Appello di Bologna.
Con una nota ufficiale diffusa ieri, la segreteria emiliana getta acqua sul fuoco, demonizzando gli espulsi che hanno tentato di “infangare l’immagine di Alessandri” divulgando materiale top secret alla stampa – a cominciare dalle 70 multe per violazione del codice della strada che il segretario, parlamentare e presidente della Commissione Ambiente, in parte ha fatto pagare al partito – e chiarendo che l’arrivo della senatrice Mauro altro non è che il frutto di una richiesta avanzata da Alessandri.
La versione ufficiale e quella ufficiosa che circola tra i dirigenti leghisti – non solo quelli espulsi… – si trovano a mezza strada, perché l’una e l’altra dipingono la volontà dei leader del partito di rimettere in ordine il Carroccio emiliano in vista del voto, attesissimo, di Bologna, calendario per il 2011. Tanto che Bossi avrebbe annunciato una serie di tour elettorali nella zona più rossa d’Italia, peraltro in compagnia del ministro Tremonti.
Il tema è che sul tavolo del fondatore della Lega pare siano arrivati documenti scottanti, inerenti la malagestione delle risorse del partito e un repulisti interno avviato per spianare la concorrenza di Alessandri in vista del congresso emiliano, atteso tra fine 2010 e i primi mesi dell’anno venturo.
A Bossi, attento alle prestazioni del suo partito in Emilia, dove il Carroccio alle regionali di marzo ha messo il turbo, non sarà sfuggito che contro Alessandri, oltre al caso delle multe, sono state mosse accuse di scarsa trasparenza sulla gestione delle risorse relative all’affitto di un ufficio del parlamentare a Guastalla, e ai versamenti delle quote di 500 euro mensili che doveva pagare al movimento. L’agenzia Dire, ieri, ha messo in evidenza che “la battaglia interna per la segreteria emiliana ha lasciato sul campo l’ex braccio destro di Alessandri, Marco Lusetti (espulso dalla Lega lo scorso luglio e rimosso dall’incarico di vicesindaco a Guastalla, ndr), Alberto Magaroli e Alberto Veronesi, cacciati per aver violato l’articolo 53 dello statuto leghista. Una situazione di instabilità che si è riverberata in alcune defezioni, specie nel bolognese, federazione provinciale da tempo commissariata. A ferragosto hanno lasciato 15 persone traslocate verso la nuova formazione di Gianfranco Fini” e ancora ieri “è scattata una nuova espulsione, comminata a un iscritto di Molinella”.
Al centro del pandemonio leghista sta proprio lo scontro per la guida del Caroccio – in cui, nonostante la vulgata padana, le correnti esistono e scalpitano per un posto al sole. Ad esempio, per la successione ad Alessandri circola il nome dell’onorevole parmense Fabio Rainieri, numero uno dei Cobas del latte nostrani – e ora sono in tanti a chiedersi se Alessandri resterà in sella, primo in comando. Da tempo si mormorava che il leader si sarebbe fatto da parte gradualmente, motivando la sua scelta con l’imminente arrivo di un figlio. Sarà un caso, ma, stando ai lanci di agenzia di ieri, Alessandri avrebbe già paventato un suo allontanamento temporaneo dettato proprio dalle incombenze… della paternità.
Certo, dalla Mauro a Salmoiraghi, fioriscono dichiarazioni di fiducia in Alessandri ma, volendola buttare sulla politologia, non si può ignorare una questione elementare: un partito è composto da tre livelli – il politico, l’organizzativo e l’amministrativo – e tutti questi, nella Lega d’Emilia, sono stati rivisti, revisionati. Non sarà un commissariamento, ma quanto c’assomiglia…”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 13/09/2010

SMA MODENA
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13/09/2010
h.08.30

Sulla Gazzetta: “Parcheggio sotterraneo in via Bodoni. E’ in forse quello di piazzale Picelli”. L’area dietro la Camera di commercio da tempo in stato di degrado ospiterà un garage.
Il piano parcheggi interrati per il centro storico cambia volto. Dopo l’accantonamento del garage meccanizzato sotterraneo in piazzale Salvo D’Acquisto e il suo «trasloco» in via Bodoni nell’area demaniale dietro la Camera di commercio, ora c’è chi pronostica un destino incerto per altri due parcheggi sotterranei, quelli di piazzale Picelli e di piazzale Borri. Dal Comune ci si limita a confermare che è in corso un’analisi di queste strutture, i cui lavori per altro non sono ancora iniziati. Nessuna scelta definitiva, ma soprattutto il primo sembra in forse.
Nel frattempo raccoglie commenti positivi la scelta del sindaco di cancellare il parcheggio sotterraneo di piazzale Salvo D’Acquisto e di procedere alla riqualificazione del piazzale. Commenti positivi dal comitato della zona che si era opposto duramente all’infrastruttura. Ma commenti positivi anche da via Verdi, dove il parcheggio verrà trasferito: la richiesta di posti auto è alta e l’e­sigenza di una riqualificazione dell’area alle spalle della Camera di commercio è sul tavolo da molti anni.
«Una verifica su tutto il piano del Comune»
«Errare è umano, perseve­rare diabolico! Su Piazzale Salvo d’Acquisto, il Sindaco pare intenzionato a fermarsi all’errore! Se avesse ascoltato le obiezioni, tra l’altro del Gruppo PD, avrebbe evitato anche l’errore. Ma tant’è!». Questo il commento dei consiglieri comunali Pd.
«Gli atti ufficiali, e solo questi, al momento mancanti, consentiranno di capire quali conse­guenze patrimoniali avrà per il Comune la revoca di questa scelta avventata. Oggi, la soddisfazione è massima… bisogna, però, guardare avanti, perché il pasticciaccio dei parcheggi sotterranei coinvolge, purtroppo, altre parti della città, e i problemi rilevati in Piazzale Salvo d’Acquisto non sono presenti solo in quel punto». Il Pd chiede un «confronto serio e trasparente ». E che non sia limitato solo ai punti più problematici, come piazzale Borri e piazzale Picelli..
«E’ dovere dell’Amministrazione sottoporre a verifica il piano dei parcheggi sotterranei». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/09/2010

SMA MODENA
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10/09/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta: “Il Parma centro unanime: tanti dubbi sul parcheggio”. Maggioranza e opposizione: «Servono valutazioni e approfondimenti».
Si legge: “Il quartiere Parma centro chiede alla Giunta comunale una nuova «valutazione sulla reale opportunità» del nuovo garage sotterraneo in piazzale Salvo D’Acquisto. Il documento approvato all’unanimità nella seduta del consiglio di mercoledì sera, lascia trasparire non pochi dubbi sul progetto già in fase di avvio e stoppato nelle scorse settimane da un ricorso al Tar.
Il consiglio di quartiere era iniziato con la presentazione di due ordini del giorno distinti, uno della maggioranza e uno della minoranza. Nel primo si parlava di ulteriori approfondimenti sulla situazione del piazzale. Nell’altro si chiedeva di riesaminare le motivazioni che avevano portato alla scelta del progetto. Alla fine la sintesi con un documento congiunto che ha messo d’accordo tutti. Documento in cui non si chiede solo un’ulteriore valutazione dell’ «opportunità» di procedere alla realizzazione del parcheggio, ma si chiedono anche ulteriori approfondimenti tecnici sia sugli aspetti idrogeologici che su quelli archeologici. Non solo: si parla di riqualificazione di piazzale Salvo D’Acquisto e delle zone circostanti e vi è anche la richiesta di un incontro istituzionale tra l’amministrazione comunale e il consiglio di quartiere sul progetto.
Soddisfatta dalla sintesi su un documento comune la presidente Annalisa Andreetti: «E’ una posizione che emerge da tutto quanto è successo in questi mesi. Avevamo iniziato un percorso di discussione e confronto su questo progetto dopo che i cittadini avevano sollevato numerose perplessità su questi lavori. Adesso siamo arrivati a esprimere in modo unanime una posizione che non è una chiusura generale all’ipotesi dei parcheggi sotterranei, ma la necessità di arrivare a una scelta il più approfondita possibile».
Soddisfazione per il voto all’unanimità viene espressa in un comunicato diffuso ieri da Elena Antonetti, capogruppo del Gruppo Consiliare del Pd per il quartiere Parma centro e da Lorenzo Lavagetto, del Pd Parma Centro. «Si tratta di una piccola vittoria sia del gruppo consiliare sia del circolo Pd Parma Centro. Ci pare, infatti, opportuno sot­tolineare che l’iniziativa politica di questo voto proviene dai gruppi consiliari del Pd e di rifondazione comunista che, recependo l’allarme dato dal comitato, hanno richiesto la convocazione del consiglio (facendone formale richiesta alla presidente Andreetti) e hanno presentato una mozione che è alla base della posizione unanime presa dal consiglio di quartiere sulla que­stione del parcheggio di piazzale Salvo D’Acquisto e sulla prospettiva di rivedere e rivalutare il piano parcheggi nel suo complesso ».
I due esponenti del Pd ricordano anche che «proprio l’accordo creatosi in consiglio di quartiere dimostra la fondatezza delle preoccupazioni e delle criticità espresse dalle forze di opposizione in merito all’operazione già dalla sua prima presentazione nel luglio del 2008. Ci pare inoltre che l’approvazione della mozione, avvenuta anche con i voti della maggioranza, dimostri ancora una volta che le scelte di un’amministrazione non possono essere calate dall’alto, ma debbono necessariamente tenere conto dell’opinione dei cittadini. Esprimiamo quindi l’auspicio che il parcheggio non sia realizzato e che quanto accaduto ieri nel consiglio del quartiere di Parma centro serva di stimolo all’amministrazione per ritornare sui propri passi anche in merito ai progetti di parcheggi interrati analoghi a quello di piazzale Salvo D’Acquisto».
Sempre sulla Gazzetta: Quoziente Parma a Uno mattina”.
“Parma come modello di federalismo solidale. A parlarne, ieri mattina, è stato il sindaco Pietro Vignali, ospite della trasmissione UnoMattina Estate, in onda su RaiUno. Vignali ha spiegato com’è nato il «Quoziente Par­ma », che rappresenta il primo esempio in Italia di quoziente familiare, rimodulando il sistema di tariffazione e di accesso ai servizi comunali in una logica a misura di famiglia.
«E’ un’esperienza importante­ha spiegato Vignali- partita da Parma e subito seguita da altre cinquanta città, tra cui Roma. Il nostro obiettivo era quello di elaborare un «coefficiente correttivo a misura di famiglia», rendendo più eque le tariffe del Comune e rafforzando la capacità economica delle famiglie. Il tutto è avvenuto tramite una rimodulazione dell’Isee che, nella sua struttura originale, non tiene conto del numero dei componenti della famiglia ». «E’ molto importante l’esempio di Parma – ha sottolineato la giornalista Paola Severini- e tutte le città italiane dovrebbero adottare questo model­lo, perché è l’unico che riconosce alla famiglia il lavoro che quotidianamente svolge».
Il sindaco ha ricordato poi il modello di quoziente familiare francese, a cui Parma si è ispirata. «In Francia il quoziente familiare rappresenta l’architrave della politica familiare. Anche per questo abbiamo scelto di seguire questo esempio: lo riteniamo uno strumento fondamentale per una città che ha scelto di crescere a misura di famiglia ». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 09/09/2010

SMA MODENA
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09/09/2010
h.10.40

Su Polis: “Per Lunardi accuse fondate. “Non archiviate l’inchiesta”
Si legge: “Guai giudiziari e guai politici, non suoi ma dell’intero schieramento di cui fa parte, si intrecciano in maniera indissolubile nella vicenda penale che riguarda l’ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi.
Mentre la magistratura lo indaga per concorso in corruzione nell’ambito dell’indagine sul G8, e ieri il Tribunale dei ministri di Perugia trasmette alla Camera gli atti per l’autorizzazione a procedere giudicando le accuse fondate, la spaccatura all’interno del Pdl, o di quello che ne resta, non pare più in grado di fornirgli quello “scudo” politico che in tempi passati forse avrebbe potuto avere. Tempi della politica e tempi della giustizia paiono quindi congiungersi in maniera negativa per l’ex ministro e attuale deputato del Pdl.
Le accuse a carico di Lunardi raccolte dalla procura di Perugia nell’ambito dell’inchiesta G8 appaiono fondate e le “emergenze processuali non depongono a favore di un provvedimento di archiviazione”. Scrivono infatti nella loro relazione i magistrati del Tribunale dei ministri di Perugia disponendo la trasmissione degli atti al presidente della Camera per l’avvio della procedura parlamentare di autorizzazione a procedere.
La “prospettiva accusatoria – si legge nel documento, giunto alla Camera – appare corroborata”, sia per quanto riguarda la “contrarietà dell’atto ai doveri d’ufficio” sia con riferimento “all’utilità ricevuta”. La vicenda – nella quale Lunardi e il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, sono indagati per concorso in corruzione – ruota attorno al presunto acquisto sottocosto da parte di una società di cui era amministratore il figlio di Lunardi di un immobile di Propaganda Fide, a Roma.
In cambio di questo acquisto ad un prezzo di favore Lunardi, all’epoca ministro delle Infrastrutture, avrebbe consentito che la Congregazione rappresentata dal cardinal Sepe accedesse ad un finanziamento ‘Arcus’ di 2 milioni e mezzo di euro “in difetto dei presupposti”.
Nella relazione – che accompagna gli atti dell’inchiesta – si sottolinea in particolare, anche sulla base di accertamenti della procura della Corte dei conti del Lazio, la “assoluta carenza dei presupposti per la concessione del finanziamento pubblico a Propaganda Fidé, sollecitato personalmente dal ministro Lunardi”.
Viene inoltre evidenziata la “sproporzione tra prezzo pagato e valore dell’immobile, acquistato dalla società amministrata dal figlio di Lunardi”.
Accuse pesanti che arrivano alla Camera, come detto, nel momento in cui all’interno della Giunta per le autorizzazioni a procedere non esistono più i numeri per l’eventuale difesa “politica” dell’ex ministro.
Dopo la diaspora dei finiani sono solo 9, su 21, i parlamentari di Pdl e Lega. E quindi conti alla mano, per Lunardi il voto, non pare un passaggio così scontato”. 
Nulla di altro da segnalare sui giornali di oggi.

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 08/09/2010

SMA MODENA
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08/09/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta l’intervento di Pino Agnetti: “La bottiglia sulla movida. E’ ora di fermarsi”. Si legge: “Mettendo da parte ogni facile e assolutmente inutile «L’avevamo detto»: non è che, quando dalle finestre piovono bottiglie sulla movida, è forse il caso di fermarsi tutti almeno per un secondo? Lasciamo stare anche la condanna scontata – ci mancherebbe! – di un gesto non si sa bene se da giustizieri della notte con seri problemi di tasso alcolemico a loro volta (la pregiata etichetta francese sulla bottiglia incriminata parrebbe un serio indizio in tal senso), oppure da curva degli ultrà (ovviamente quelli cattivi). E prima di gettarci nell’arena con la bava alla bocca e le unghie fieramente sguainate per dar vita alla milionesima puntata di questa «guerra della movida » su cui si potrebbe scrivere ormai un poema omerico, proviamo a chiederci cos’è che ci ha impedito finora di trovare una soluzione decente e condivisa al problema.
Intendiamoci: non è un problema solo nostro. In una città come Milano, ad esempio, i «numeri» della movida sono i seguenti: 761 locali, 108 discoteche, 270.000 clienti (calcolando la media per ogni sera d’estate), 425 milioni di euro di ricavi, circa ottomila addetti (inclusi quelli che si occupano della sicurezza), più altri cento e passa milioni di euro di indotto. Ma quella è Milano, appunto. Mentre noi siamo già alle bottigliate per duecento metri di strada (facciamo trecento?) fra via Farini e borghi limitrofi. E, per di più, a un passo dal «salotto buono» di piazza Garibaldi!
Ovvio che, giunti a questo punto, la parola finisca prima o poi per passare ai magistrati. Ma si tratterebbe se non di una sconfitta (comunque la legge non è mai un fastidioso optional da temere o da esorcizzare in partenza), certo di una generale ben magra figura. Ed allora, senza metterci pure noi a discettare di decibel e di orari, di regolamenti sul dove e quando andare a fare pipì e di fumose quanto asfissianti analisi sociologiche che lasciano invariabilmente tutti ai rispettivi blocchi di partenza («La movida è un flagello», «No, è la salvezza dei centri storici»), prendiamo atto che va cambiato completamente l’approccio. Non per fare «tutti un passo indietro», come ci siamo sentiti ripetere con i risultati che si sono visti anche l’altra sera.
Ma per farne (se possibile di nuovo tutti) «uno avanti». Vogliamo chiamarlo «un patto per la movida?». Il copyright non costa niente. Però, se mai qualcuno risultasse interessato, chiariamo subito che la propaganda politica non deve entrarci. Che a siglarlo stavolta, e ben alla luce del sole perché poi nessuno possa stracciarlo come gli pare e piace, dovrebbero essere in primo luogo i residenti e gli esercenti. Magari uniti dalla incredibile scoperta che delle strade (non solo e sempre le stesse e nei centri storici) più pulite, più controllate, più accoglienti, più allegre, più educate, più popolate anche dai cittadini «normali» fanno bene a tutti. A Madrid, a Barcellona, a Grenoble, a Parigi ci sono riusciti.
Perché non a Parma?
Altrimenti, rassegniamoci al peggio. O alle ordinanze, stavolta, non più dei sindaci ma di qualche Pm. E poi, tutti a casa a leccarsi le ferite e a rimembrare i giorni in cui le bottiglie servivano per brindare. E non come armi di questa un pò umiliante «guerra» di soli vinti”.
Sempre sulla Gazzetta, San Secondo, Libè: «Scegliere le migliori alleanze per governare». «Le opzioni vanno indicate da chi è in diretto contatto con i cittadini».
«Tappa» a San Secondo, nei giorni scorsi, per l’onorevole dell’Udc Mauro Libè, ospite della fiera della fortanina e della spalla di San Secondo. Un’occasione utile per discutere del futuro del paese, dopo la crisi che ha portato alla caduta dell’amministrazione e al commissariamento del Comune. Affiancato dal segretario locale dell’Udc Lino Maranzoni, dall’ex sindaco Giorgio Berti, dall’ex consigliere comunale Daniele Montagna, dall’assessore del Comune di Soragna Federico Giordani e da altri esponenti e simpatizzanti dell’Udc, Libè ha sottolineato la necessità di «scegliere le alleanze migliori per costruire liste amministrative in grado di garantire una buona amministrazione. E la regola dice che gli amici che sono sul territorio ed hanno il diretto contatto con i cittadini devono saper scegliere e guidarci verso l’opzione migliore per garantire un buon futuro».
Libè ha evidenziato che «abbiamo troppi Comuni, anche nella nostra provincia, che cadono per motivi che non hanno niente di politico e di amministrativo. Per motivi troppo spesso personali vengono lasciati in mano a commissari, che fanno un egregio lavoro, ma sono pur sempre dei commissari e non hanno la libertà politica di fare le grandi scelte: alla fine a pagare sono i cittadini. Da San Secondo – ha aggiunto -, come già accaduto a Soragna e Fontevivo, visto che dove c’era l’Udc si è vinto, cercheremo di dare vita ad una proposta amministrativa se­ria e vincente e credo che, se anche la maggior parte della forze politiche, avranno questa intenzione, si potrà trovare una grande soluzione».
In questo senso, l’onorevole Libè ha spiegato come «in alcune realtà, fare una scelta per il bene dei comuni, vuol dire anche spogliarsi delle casacche cercando di mettere insieme tutte le persone che hanno buona volontà, di una parte e dell’altra, con idee serie, per dare una svolta, per assumersi anche la responsabilità di fare scelte impopolari, con l’obiettivo di dare un futuro migliore ai nostri figli».
La «tappa» sansecondina gli è stata utile per discutere anche di politica nazionale, sottolineando che «il bipolarismo ha fallito checché ne dicano i due grandi partiti. Il 40% di persone che non vanno a votare lo dimostra ». Libè ha lamentato il fatto che problemi annosi non siano ancora stati risolti ed ha fatto notare che «si è avviato l’iter di un federalismo senza numeri, contro il quale si è schierato solo l’Udc visto che tutti gli altri hanno seguito l’onda della demagogia. Un federalismo – ha proseguito – che, come detto anche da Tremonti, può costarci 80 miliardi di euro, quando una manovra finanziaria è di 10-12 miliardi. Inoltre le garanzie immobiliari vengono ridistribuite ai Comuni che le usano come garanzia per fare ulteriori debiti e investimenti che poi dovranno essere pagati nel tempo. Come Udc abbiamo chiesto il quoziente familiare: cioè la ridistribuire l’imposizione fiscale in base ai componenti della famiglia, agevolando le famiglie più numerose. Ciò costerebbe dai 2 ai 6 miliardi: nulla a che vedere con gli 80 miliardi di prima».
Non c’è pace per Giampaolo Lavagetto, smentito pure da Generazione Italia, i finiani di Parma. Sull’Informazione: Il coordinatore provinciale di Generazione Italia vuole collaborare anche con il Pdl locale. Rozzi promuove il sindaco Vignali. «La sua è un’amministrazione che sa governare ed è vicina alla gente”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/09/2010

SMA MODENA
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07/09/2010
h.08.20

Sulla Gazzetta l’editoriale di Giuliano Molossi: “A Mirabello è finito anche il governo”. “A Mirabello, domenica scorsa, non è finito solo il Pdl. E’ finito anche il governo. Le elezioni sono sempre più vicine. E non per il durissimo attacco di Fini a Berlusconi, più da leader dell’opposizione che da alleato dissenziente, non perché sia ormai scontata la nascita del nuovo partito di «Futuro e libertà », ma perché è venuto clamorosamente meno il patto di legislatura sottoscritto dai due leader dopo l’ultima vittoria elettorale. Fini ora ne sollecita un altro, su basi diverse, per non portare il Paese alle urne prima del tempo. Ma questo non sarà possibile. Berlusconi non è tipo da compromessi: sui cinque punti che porterà presto in Parlamento (federalismo, giustizia, Mezzogiorno, fisco e sicurezza) non è disposto a trattare, pretende un sì o un no. Ha già rinunciato al processo breve, figuriamoci se si rimette a discutere tutto.
Non ci sono margini per ricucire: il vestito del Pdl è strappato in mille punti, è da buttare, non si può farlo tornar nuovo con un rattoppo. Al primo incidente Berlusconi e Bossi faranno saltare il tavolo. Il Capo dello Stato avrà il dovere di verificare l’esistenza in Parlamento di una nuova maggioranza (che non ci sarà, se Fini manterrà fede al suo impegno di non voler né ribaltoni né ribaltini), e quindi sarà costretto a sciogliere le Camere. C’è un’incognita ed è quella legata alla legge elettorale che Fini dice di voler cambiare per restituire agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento: su questo punto, richiamato anche nel discorso di Mirabello, si potrebbe formare una maggioranza inedita. Se così fosse, sarebbe un passaggio choc prima del voto.
Bossi spinge per andare alle urne il più presto possibile. Dal suo punto di vista ha ragione: tutti i sondaggi danno la Lega in forte crescita, a nord del Po il travaso di consensi da quel che resta del Pdl al Carroccio è scontato. Anche Berlusconi preferisce le elezioni anticipate al logoramento e ha fretta perché sa bene che il nuovo movimento di Fini ha bisogno di tempo per radicarsi sul territorio, ma spingendo sull’acceleratore rischia grosso. La sua, infatti, potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro: con l’attuale legge elettorale il Pdl, orfano di Fini, ha buone possibilità di vincere alla Camera, grazie al premio di maggioranza, ma non al Senato dove il premio è assegnato su base regionale.
La gente comune, che attende provvedimenti per rilanciare il Paese, giudica intollerabile questa situazione di incertezza e certamente non esiterebbe a punire col voto gli artefici di questa situazione. E questo è un punto cruciale. Berlusconi farà di tutto e di più per non restare col cerino in mano, per scaricare sul «traditore» Fini la responsabilità della rottura.
L’ex alleato non resterà a guardare: già a Mirabello ha detto di essere lui la vittima, di aver subito una lapidazione di tipo islamico dai giornali del premier, di essere stato cacciato con metodi stalinisti.
E, fra tutti, deve essere stato questo, per il Cavaliere, l’insulto più bruciante. Stalinista, a Berlusconi, non gliel’aveva detto ancora nessuno”.
Sulla Gazzetta: “Cresce Urba.net. E si naviga senza fili in giro per la città”. “Nuovo punto in piazzale Mattarella. E sabato festa «Wi-fi place»”.
“Anche piazzale Mattarella finisce in «rete». Urba.net, la rete wireless del Comune di Parma, continua ad espandersi: a partire da sabato, sarà possibile collegarsi a Internet e navigare gra­tuitamente anche in questo scampolo di quartiere Cittadella.
Le potenzialità del nuovo «internet point a cielo aperto» verranno illustrate nell’ambito del­la seconda edizione di «Wi-place », manifestazione ad hoc organizzata dagli assessorati al Benessere e creatività giovanile e allo sviluppo dell’innovazione tecnologica. Piazzale Mattarella va così ad aggiungersi al folto elenco di punti d’accesso alla re­te wi-fi sparsi per la città. A cominciare proprio dalle piazze «fulcro di aggregazione per giovani e meno giovani», come ha spiegato l’assessore Mario Marini durante la presentazione del progetto.
«Un progetto in continua evoluzione – ha precisato Marini – tant’è che entro fine anno abbiamo intenzione di ampliare la copertura wireless e varcare la soglia dei 100 punti d’accesso alla rete Urba.net ». Attualmente i punti d’accesso sono 25 e si spalmano tra il centro e la prima periferia ducale: da piazza Duomo ai parchi cittadini senza dimenticare biblioteche e centri giovani…[…]
«Con l’iniziativa Wi-Place voglia­mo offrire ai nostri ragazzi l’ulteriore possibilità di esprimere tutta la loro creatività – conclude l’assessore – risorsa imprescindibile per il futuro di Parma». 
Sull’Informazione l’intervista a Giampaolo Lavagetto: “E su Vignali ammette: «A Ubaldi avevo espresso i miei dubbi sulla scelta del candidato» «Il Pdl non è un partito democratico». Il j’accuse di Giampaolo Lavagetto contro i vertici locali”

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 06/09/2010

SMA MODENA
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06/09/2010
h.07.00

Sulla Gazzetta: Il Pd: «Nuove strategie e ampie alleanze per il 2012». Garbi: «La Guarnieri candidato sindaco? Vediamo se potrà essere lei la sintesi»”.
Si legge: «Per le elezioni del 2012 a Parma ci vuole un nuovo Ulivo, che parli ai cittadini tutti, dalla sinistra radicale con vocazione di governo al centro moderato, ai comitati e alle associazioni». Lo sostiene Roberto Garbi, segretario provinciale del Partito democratico. «Prima di fare le alleanze partiamo però da un progetto politico», avvisa il segretario, che è intervenuto, assieme agli esponenti del Pd di Parma, alla giornata di chiusura della Festa democratica di Ravadese.
Ma quali sono le possibili coalizioni, sempre che il Pd trovi un accordo sul programma? «Non parlo di sigle – precisa Garbi -. Udc, finiani, Alleanza per l’Italia e quanti altri. Sono comunque tutte forze di centrodestra che non hanno una visione di governo aziendalista, e anche a Parma è possibile privilegiare l’aspetto pubblico della politica, cambiare strada, perché ormai il Comune è diventato un franchising di Berlusconi ».
«Maria Teresa Guarnieri sindaco? Oggi è già parte dell’op posizione, noi dobbiamo mettere assieme tutti i pezzi dell’opposizione, bisogna poi vedere se potrà essere lei la sintesi». «I grillini? Il problema è più loro che nostro ­risponde il segretario del Pd – condivido certe loro posizioni, anche radicali, ma devono uscire dalla protesta pura e semplice».
Roberto Garbi non rinuncia a due domande al sindaco di Pietro Vignali e al coordinatore provinciale del Pdl Luigi Giuseppe Villani. «Vignali, perché scegli il capo assoluto del Pdl, Villani, come vicepresidente di Iren, tu che ti dichiari civico? Villani, perché non ti dimetti da una delle due cariche – capogruppo del Pdl nel Consiglio regionale e vicepresidente di Iren – per rispetto ai cittadini?». Poi accusa la giunta comunale di «distacco dai cittadini »: «A qualsiasi iniziativa che portano avanti, nascono comitati che li contrastano».
Il Partito democratico, annunciano i consiglieri comunali riuniti a Ravadese, è pronto a costruire il programma per governare Parma nel 2012. Ma il candidato sindaco? «Scegliere il candidato prima di avere scritto il programma vuol dire cadere nel berlusconismo » attacca Carla Mantelli.
«Dobbiamo dare risposte vere alla città. C’è la necessità di fermare questo modo di governare ­dice Giorgio Pagliari, capogruppo del Pd in Consiglio comunale ­. Qualche risultato l’abbiamo visto: la legge che ha revocato la metropolitana ha detto che avevamo ragione noi che dicevamo che era un’opera irrealizzabile e sbagliata. Abbiamo denunciato l’inutilità dei nuovi parcheggi sotterranei fin da subito. Le indagini giudiziarie ormai sono un problema politico per questa amministrazione, noi avevamo denunciato più volte l’indifferenza rispetto alla legalità e la superficialità di questo modo di governare».
Sempre sulla Gazzetta, Mantelli: «Casa e città multietnica le priorità». “La Festa democratica di Ravadese cresce rispetto al 2009. I visitatori sono aumentati del 50% rispetto a quelli dello scorso anno. Questi i dati degli organizzatori della festa del Pd, che hanno registrato numeri insperati ai bar e ai ristoranti gestiti dai volontari del partito. «Il bilancio di questa festa è assolutamente soddisfacente – di­chiara Roberto Garbi, segretario provinciale -. Il ringraziamento va alle centinaia di volontari e a tutti i cittadini che sono venuti in questi otto giorno. Sono convinto che non siano tutti elettori del Partito democratico. Questo dimostra che questa è una festa popolare di un partito radicato e capace di parlare a tutti». Dopo i concerti e dopo i dibattiti, nell’ultima giornata di festa gli esponenti del Pd di Parma si sono riuniti in vista della riapertura dei lavori nel Consiglio comunale.
E’ Carla Mantelli a elencare le linee guida per la città: «Nel nostro programma ci sarà un’attenzione prioritaria al tema del diritto alla casa, la costruzione di una città multietnica, la cura dell’ambiente con lo stop al consumo di suolo, il miglioramento della mobilità pubblica, un sano rapporto tra pubblico e privato e la partecipazione e il coinvolgimento della cittadinanza». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 02/09/2010

SMA MODENA
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02/09/2010
h.09.30

Via Mazzini, progetto per rifare i portici Diventeranno gallerie chiuse da vetrate”. Riapre piazza Garibaldi. Era chiusa dal 2 agosto per il cantiere del teleriscaldamento.
Si legge: “Riapre dopo un mese di lavori piazza Garibaldi e, intanto, il Comune studia il rifacimento dei portici di via Mazzini. La piazza centrale di Parma era chiusa da lunedì 2 agosto per la posa del teleriscaldamento da parte di Enìa. «Prima c’era il film da girare, e così invece di partire con i lavori il 20 di luglio, abbiamo iniziato ad agosto. Avevamo davanti 31 giorni, i tempi erano ristretti ma ci siamo riusciti. – dice Giorgio Aiello, assessore comunale alla Realizzazione opere pubbliche – Ora stiamo mettendo gli ultimi blocchetti di porfido in via Cavour e nelle prossime ore apriremo la piazza. Stasera sarà rifatta la segnaletica di via Mazzini, che è stata riasfaltata fino all’incrocio con via Oberdan per non avere una strada ‘bombardata’ dai tagli del teleriscaldamento».
Per ora via Mazzini non ha cambiato aspetto, ma la giunta sta lavorando ad un progetto per una nuova sistemazione dei portici. è Aiello ad anticiparlo: «I portici sono in una situazione di degrado, anche come pavimentazione, stiamo ragionando con i privati, che sono i proprietari, per intervenire. L’idea è di chiudere i portici con delle vetrate, tipo galleria. è un progetto che sta seguendo l’architetto Canali e al quale il sindaco Vignali tiene molto. La riqualificazione della via sarà fatta con nuovi arredi e un migliore accesso per pedoni e biciclette, non con una nuova pista ciclabile, ma con un nuovo spazio per parcheggiare le bici»…
Sulla Gazzeta:Nidi e asili: sempre più posti ma restano le liste d’attesa”. “Un migliaio i bimbi «fuori», ma la metà rientrerà a dicembre. E cresce l’offerta di servizi”.
“In base alle graduatorie provvisorie, aggiornate al 1° settembre 2010, sono poco più di un migliaio a Parma i bambini che restano in lista d’attesa per un posto al nido (585, di cui 99 richiedenti da fuori Comune) o alla scuola dell’infanzia (499 di cui 79 da fuori Comune e 40 che hanno fatto richiesta di anticipo scolastico).
I numeri non sono ancora definitivi; lo saranno a dicembre, quando per i genitori scadranno i termini per revocare l’iscrizione o scegliere soluzioni alternative alle scuole comunali. Certo le liste d’attesa si sono già ridotte rispetto a maggio di quest’anno, quando erano 732 le famiglie in coda per un posto al nido e 779 per la materna. «Considerando il trend degli ultimi anni – spiega Elisabetta Andreoli – in genere entro dicembre riusciamo ad assorbire altri 200 bambini: nelle strutture comunali, grazie ad alcuni posti che vengono liberati, oppure offrendo alle famiglie soluzioni alternative messe a disposizione dal Comune di Parma». Tra queste lo Spazio Bimbi, i servizi di educatrici e famigliari, i centri per bambini e genitori, il «NidoNon-Nido».
«Sempre il Comune – aggiunge la responsabile – ha creato l’Albo delle baby sitter, a cui possono ricorrere i genitori che hanno necessità». Molto spesso però sono le stesse famiglie in lista d’attesa a scegliere di organizzarsi autonomamente, ricorrendo a nonni, tate o a strutture private. In vista dell’anno scolastico 2010-2011 le domande presentate la Comune per i nidi sono state 1836, per 1164 posti disponibili; 18 domande in più rispetto al 2009-2010 (1818), un dato proporzionale all’aumento dell’utenza potenziale che tiene conto della natalità (3789 bambini lo scorso anno, 3971 quest’anno). E mentre cresce l’utenza crescono anche i posti nei nidi (+ 1,81%), grazie all’apertura di nuovi plessi. I dati del 2009-2010 parlano di un calo delle famiglie in lista d’attesa da 791 (maggio 2009) a 349 (graduatorie definitive dicembre 2009. Se la stessa tendenza si confermerà quest’anno per le 595 che oggi so­no ancora in lista potrebbero ridursi a circa 200-250 le richieste non soddisfatte.
Per quanto ri­guarda le scuole dell’infanzia, le domande presentate per il 2010-2011 sono state 1856, a fronte di 1125 posti liberi; domande in aumento rispetto alle 1671 dello scorso anno (+1,68%), ma anche in questo caso i posti sono aumentati: + 3,51%. A dicembre 2009 furono 260 le richieste inevase dalle strutture comunali, dimezzate rispetto alle 527 registrate a maggio dello stesso anno; la speranza è che anche in questo caso la cifra possa dimezzarsi, una tendenza che comunque è stata abbastanza costante negli ultimi anni”.
Su Polis:Lesignano, il Pd dedica la via al podestà”. “Immediata la polemica. L’Anpi dice no e il PdCI porterà tutto in Consiglio provinciale. Il sindaco: “Pronti a ritirare la delibera”.
“Al Pd e al centrosinistra non è bastato il clamore suscitato dal caso di Traversetolo e, stavolta, è la Giunta di Lesignano ad alimentare il polverone del revisionismo storico: il sindaco Giorgio Cavatorta e i suoi assessori (tutti tranne Andrea Borchini, uscito al momento del voto), il 4 agosto scorso hanno deliberato l’intitolazione di una via all’ex podestà fascista e commissario prefettizio Enzo Zucchi, morto nel 1979.
Una decisione dedicata non ai trascorsi politici del personaggio ma al “cultore di storia naturale”, di cui “resta una imponente raccolta di lepidotteri e altre specie zoologiche tipiche del territorio”, prossimamente utilizzata scopi didattici nella scuola media locale.
Insetti o no, però, qui ci va di mezzo la storia e, come sempre, vengono fuori con energia le posizioni di chi ritiene che la Resistenza al nazifascismo non possa essere messa in secondo piano, sacrificata sull’altare delle virtù da brava persona dell’ex di turno. Il sindaco Pd di Traversetolo, Alberto Pazzoni, lo scorso luglio ha dovuto fare marcia indietro, rimuovendo letteralmente la targa con il nome del bersagliere repubblichino Paride Mori, peraltro già inaugurata.
Cavatorta, seguirà le orme del collega? Forse. Ieri ha diffuso in tarda serata una nota ufficiale in cui ricorda, testi alla mano, che Zucchi “non passa alla storia come fascista ma come persona la cui mediazione fra le forze partigiane e quelle nazifasciste fu determinate per scongiurare più sanguinose prove per il paese”.
Il ruolo di mediatore “è testimoniato da varie ricerche storiche” e, nei fatti, i buoni rapporti dell’ex podestà con i partiti antifascisti del Cln sarebbe certificato dalla sua candidatura nelle file della Dc alle prime elezioni libere del 1946, in cui Zucchi fu eletto consigliere comunale. A chi lo critica, Cavatorta scrive, infine, che il Comune di Lesignano, insignito della medaglia di Bronzo al valor militare per la sua lotta durante la Resistenza, ha solo “voluto ricordare una personalità che, pur non senza contraddizioni, seppe dare un contributo alla rinascita democratica e alla ricostruzione economica del nostro paese”.
Altra è l’idea di Marco Minardi, direttore dell’Istituto storico della Resistenza. Col suo stile pacato e riflessivo sottolinea che «io non intitolerei una strada a chi ha ricoperto un incarico istituzionale durante il fascismo. Il podestà era pur sempre nominato dai vertici dello stato fascista, non va dimenticato».
Una opinione che spiazza il primo cittadino, raggiunto al telefono: «Mi spiace che Minardi la pensi così. Lo avevamo interpellato e non ci aveva detto nulla in questo senso. Comunque sia, se le cose stanno così, possiamo tranquillamente revocare la delibera». Più di tutti, conta il parere dell’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia (Anpi), rimasta, spesso, l’unica spina nel fianco delle istituzioni che, per un motivo o per l’altro, celebrano la memoria di ex fascisti.
«Sono molto d’accordo con Minardi – spiega Gabriella Manelli, presidente della sezione Anpi di Parma – e, comunque, ritengo che persone coinvolte in scelte che nulla ebbero a che vedere con l’umanesimo e col rispetto degli esseri umani, non possano meritare l’intitolazione di una strada».
Del caso Lesignano è pronto ad occuparsi anche il consigliere provinciale Roberto Bernardini (Comunisti italiani), portando la vicenda «all’attenzione del parlamentino provinciale». Il motivo? «Chi amministra dovrebbe preservare la memoria di quanta sofferenza e di quanto dolore è costata la Liberazione dal nazifascismo». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 01/09/2010

SMA MODENA
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01/09/2010
h.09.30

Su Polis: Duc, inchiesta sul crollo. Il procuratore polemico: “Nessuno ci ha avvisato”. Si legge: “Incredulo e stizzito il procuratore della Repubblica Gerardo Laguardia getta un occhio ai quotidiani ammonticchiati su una sedia del suo ufficio e scuote la testa. Come dire che quelle pubblicate dai giornali sono le uniche righe pervenute in procura sul crollo della parete in mattoni del Duc. «Non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione dai pubblici ufficiali intervenuti sul posto e questo è un fatto quantomeno sconcertante», dice polemicamente il capo degli uffici giudiziari parmigiani.
La procura aprirà un’inchiesta – è un atto necessario e scontato – e se ne occuperà la Pm Roberta Licci, che lunedì era di turno. Ma al di là delle indagini che dovranno appurare le responsabilità di una tragedia scampata per puro miracolo – in strada al momento del crollo c’erano tre persone che se la sono cavata con un grosso spavento o poco più, mentre una vettura del Comune è andata distrutta – il giorno dopo lo schianto prende avvio dalla constatazione, amara ma necessaria, che chi avrebbe dovuto comunicare l’accaduto ai magistrati di vicolo San Marcellino non lo ha fatto.
«La dottoressa Licci – aggiunge il procuratore – non ha ricevuto comunicazioni. Adesso appureremo perché. Comunque, allo stato, si può ipotizzare il reato di pericolo di disastro».
Inchiesta che si annuncia lunga ed estremamente tecnica, anche perché è presumibile una sfilza di accertamenti sulle cause che hanno portato al distacco della copertura di mattoni faccia a vista franati all’improvviso sul versante di viale Fratti. Senza contare – come anticipato ieri dall’assessore al Patrimonio Giorgio Aiello a Polis – che con dei controlli periodici l’anomalia che ha portato al crollo «si sarebbe vista» e si sarebbe potuta forse evitare. Ed è proprio questo il materiale più scottante dell’inchiesta a venire.
Tornando alla polemica sulla mancata comunicazione del crollo in procura, va detto che sul posto c’erano vigili urbani e vigili del fuoco.
I primi intenti a regolare il flusso del traffico sul viale e a impedire il passaggio di persone nell’area pericolosa, i secondi impegnati nella rimozione dei brandelli di copertura in mattoni che ancora erano attaccati alla parete del Duc e che potevano staccarsi.
Giovanni Maria Jacobazzi, capo della polizia municipale, è tranquillo. «Ho sentito la Pm Licci e le ho confermato che stiamo ultimando una relazione sul crollo e sulla nostra attività sul posto – spiega Jacobazzi -. Domattina (oggi ndr) consegneremo tutto agli uffici della procura. Ci siamo anche attivati per raccogliere le rilevazioni fatte dai vigili del fuoco».
Chi doveva comunicare in procura l’accaduto? «Di norma in casi come questo – risponde – sono i vigili del fuoco che si occupano di segnalare ciò che è successo».
In via Chiavari, sede del comando dei vigili del fuoco, i funzionari stanno piuttosto abbottonati. Al Duc sono intervenuti – fanno sapere soltanto – uomini di Langhirano e Parma. Di più non si può sapere”.
Sempre su Polis: “Errori gravi di costruzione e di montaggio. Bastava un cornicione per salvare la struttura”. Il responsabile dei Lavori Pubblici chiarisce mancanze e responsabilità. Altre segnalazioni arrivano da un edificio dell’Ausl in via Carmignani. Da oggi piena accessibilità al centro comunale.
Si legge: “Il Duc, un progetto sbagliato, una struttura nata male, forse. L’assessore comunale ai Lavori Pubblici Giorgio Aiello dopo l’intervista di ieri ha risposto a ulteriori domande, confermando tutti i suoi dubbi sulla mancanza di accorgimenti – il cornicione ad esempio – che avrebbero potuto impedire l’infiltrazione d’acqua che, a quanto pare, è da annoverarsi tra le cause del distacco della copertura in mattoni. Il crollo della decorazione che lunedì poteva costare un prezzo alto in termini di danni alle persone, sembra proprio dovuto alle infiltrazioni agevolate anche da converse realizzate o installate male. Gli altri agenti atmosferici in 8 anni potrebbero aver fatto il resto.
Si dice che sia stato lei a collaudare il Duc, è vero?
«Ho presieduto la terna di tecnici del collaudo. In particolare quello statico, ovvero la verifi ca delle strutture portanti dell’edificio, lo stesso che fino ad oggi ha tenuto perfettamente a tutti i “botti” che ci sono stati. Il collaudo statico non si occupa delle converse (gli scolmatori che impediscono l’infiltrazione d’acqua tra parete e rivestitura, ndr) o delle rifiniture, nè della parte funzionale e impiantistica. Quel collaudo, sia statico che funzionale, ha passato la lunga procedura del vaglio della Corte dei Conti e questo, oggi, mi sembra un fatto molto positivo».
Chi doveva controllare i rivestimenti esterni?
«Non rientra in nessun collaudo, se non nella normale attenzione che l’impresa committente deve avere per essere certa di ottenere un lavoro eseguito a regola d’arte. Le opere di finitura, come il rivestimento in mattoncini, non vengono collaudate se non a vista, osservando come si presenta il tutto».
A cosa può essere imputato il crollo?
«Al degrado che si è registrato in 8 anni. Le converse si sono riempite d’acqua senza riuscire a smaltirla, tanto che è finita tra parete e rivestitura, provocandone, anche per effetto del gelo, il sollevamento prima e poi il distacco. Le cause possono essere molteplici. Le converse potrebbero essere state montate male: dovrebbero avere una certa sporgenza per evitare che l’acqua finisca tra parete e rivestitura. Potrebbero essere troppo corte e allora interverrebbe il difetto di fabbricazione.
C’è un terzo caso: al Duc la manutenzione delle converse non è stata eseguita attentamente e, per colpa della sporcizia che vi si è accumulata nel tempo, l’acqua è tracimata. È un dato di fatto che, se fossero stati predisposti controlli più frequenti, ci si sarebbe accorti del problema e dello stato delle rivestiture. E poi ci sono anche errori progettuali…
Cosa intende per errore progettuale?
«Quando un architetto concepisce una parete di cemento armato rivestita in mattoncini e al vertice non colloca dei cornicioni, è chiaro che questa configurazione agevola l’infiltrazione dell’acqua».
La mancanza del cornicione è quindi la causa del crollo?
«Abbiamo un edificio dell’Ausl in via Carmignani – oggetto di più interrogazioni da parte dei consiglieri Ablondi, Massari e Vescovi – in cui l’assenza del cornicione provoca gocciolamenti all’interno. Rispondendo già due volte alle domande dell’opposizione, ho avuto modo di sottolineare in Consiglio comunale che la mancanza del cornicione è una scelta progettuale che non funziona. La parete in quel caso è liscia, senza rivestitura in mattoncini. Al Duc invece la rivestitura c’è, eccome, e le infiltrazioni d’acqua possono essere soggette alle rigide temperature invernali e al gelo, che provoca lo scollamento della rivestitura. Siamo in pianura padana, mica al caldo di Taranto. Non è un caso che gli edifici padani di una volta, per restare asciutti, avessero tutti cornicioni imponenti…».
Se venisse dimostrata l’ipotesi dell’errore progettuale, chi pagherà i danni?
«Ci si rifà sul progettista, la legge su questo punto è molto chiara».
Chi sono i progettisti dell’opera?
«Del Duc è Italo Iemmi mentre dell’Ausl è l’architetto Di Gregorio».” 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 30/08/2010

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30/08/2010
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Sulla Gazzetta: “Bonaccini: «Dopo 12 anni Parma deve cambiare rotta»”. «Bisogna riprendere il dialogo con le forze che ci hanno criticato».
Si legge: “La proposta di Pierluigi Ber­sani di un nuovo Ulivo piace anche ai segretari regionale e provinciale del Pd che rilanciano il progetto in chiave locale in vista delle amministrative del 2012.
«Parma per noi è importantissima – dichiara Stefano Bonaccini, ospite ieri sera alla Festa de­mocratica di Ravadese -. E se riusciremo a fare bene nelle prossime comunali, ci sono buone possibilità di interrompere 12 anni di governo di centrodestra». «Un governo – ha aggiunto il segretario provinciale, Roberto Garbi – che non si sta occupando dei problemi della città, che fa calare le decisioni dall’alto; non c’è confronto con i cittadini, che non a caso hanno dato vita a numerosi comitati di protesta. Grazie all’Ulivo possiamo offrire una proposta di governo valida e alternativa».
Per farlo occorrerà «rilanciare il dialogo anche con le forze che ci hanno criticato, a partire dai movimenti civici, come il “Movimento 5 stelle” – aggiunge Bonaccini -, che ha raccolto molti voti, ma ha numeri troppo piccoli per determinare cambiamenti di governo». A livello nazionale non è esclusa la convergenza con l’Udc, «se non come alleanza, almeno come condivisione di alcune battaglie, come quella contro il processo breve», aggiunge il segretario regionale.
C’è tanto da fare, ma il Pd «sta facendo un grande lavoro – sot­tolinea Bonaccini -, sta dialogando con la gente. A settembre saremo davanti alle scuole per confrontarci con famiglie, insegnanti, studenti. Stiamo gettando le basi per una realtà che si candida come nuova proposta di governo».
Quello che, secondo i dirigenti del Pd, è chiaro è che la crisi politica a livello nazionale si ri­percuoterà sugli equilibri locali. «L’aria sta cambiando – dice Albertina Soliani -: Berlusconi dovrà venire in Parlamento per verificare se esiste ancora una maggioranza, ma è una situazione che non reggerà ancora per molto. Quando il sistema crollerà, – che ne sarà di questa amministrazione legata mani e piedi alla maggioranza di governo?».
«Un’amministrazione – rinca­ra Garbi – che si definisce civica, ma ha appena assegnato al capogruppo del Pdl, Luigi Villani, la vicepresidenza del comitato esecutivo di Iren. Scelta legittima, però sarebbe interessante chiedere a Vignali in base a quali criteri tecnici è stata fatta».
E una domanda Garbi ce l’ha anche per il consigliere del Pdl: «Intende dimettersi, così da svolgere il suo incarico senza equivoci e in totale trasparenza? Non ci sono norme che vietano la sua nomina, ma per un ammi­nistratore che ha sempre criticato la casta sarebbe stato indice di buon senso rifiutarla».
Sempre sulla Gazzetta: “«Sul Wcc il Comune rispetti le leggi regionali»”. Si legge: «Il Comune di Parma non può lavorare da solo; le normative regionali devono essere rispettate ». E’ il messaggio che l’as­sessore regionale alle Politiche sociali, Teresa Marzocchi, ha lanciato sabato durante il dibattito organizzato all’interno della Festa Democratica.
Al centro del dibattito, a cui ha preso parte anche Anna Pariani, responsabile del Pd per le Politiche sociali, il Welfare community center. Un progetto, quello del Wcc, che il Pd ha in più occasioni criticato: «E’ una battaglia di civiltà – ha spiegato il segretario pro­vinciale Roberto Garbi -, sull’idea che abbiamo dei servizi alla persona. Siamo d’accordo: le strutture residenziali a Parma non sono adeguate, occorre crearne di nuove, rinnovare il sistema, ma crediamo che una soluzione di monopolio non sia quella giusta. Vorremmo aprire, su questi temi, un dibattito serio con la maggioranza ».
«La nostra proposta ­ha chiarito Danilo Amadei – è realizzare strutture diverse, più piccole e in ogni quartiere, potenziare la domiciliarietà e i rapporti di comunità».
«Il progetto del Wcc – ha ag­giunto il segretario cittadino, Lorenza Dodi – ci preoccupa, per questo abbiamo chiesto l’aiuto della Regione». Richiesta accolta dall’assessore: «Siamo al corrente – ha risposto la Marzocchi – di quello che sta accadendo a Parma; il Wcc, le Tagesmutter, l’Agenzia per la famiglia, la situazione delle carceri: uno per uno saranno temi su cui chiederemo conto all’amministrazione».
«Ci sono leggi regionali – ha aggiunto – che tutti devono rispet­tare, anche il Comune di Parma, che in questi anni non ha attuato politiche per gli anziani, non ha sfruttato il fondo regionale per la non autosufficienza e ora pensa di risolvere il problema con una speculazione immobiliare, affidando la gestione della residenzialità a un unico soggetto privato per più di 30 anni». «Le politiche sociali -continua – partono dal territorio, si attuano attraverso gli enti locali con il coordinamento della Regione. Se le leggi non vanno bene ne discutiamo, ma Parma non può lavorare da sola».
Nei prossimi giorni l’assessore incontrerà l’assessore comunale per analizzare in dettaglio il progetto del Wcc, «e verificare se ri­sponde, in termini di adeguatezza, alle normative regionali». «Questo progetto – ha aggiunto Anna Pariani – è una speculazione; rischia di snaturare una cultura dei servizi alla persona che ha radici profonde, che può contare su risorse importanti; basti pensare che il fondo regionale per la non autosufficienza è stato nel 2009 di 420 milioni di euro, quello nazionale di 400 milioni». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 27/08/2010

SMA MODENA
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27/08/2010
h.09.40

Silvia Bia ha intervistato il sindaco Vignali per l’Informazione, “Vignali: Parma modello per la famiglia”. «Il Quoziente familiare un’opportunità per la riforma del Governo». Il sindaco presenterà al Meeting di Rimini l’esperienza del Comune nel settore.
Si legge: “Parma si erge a capitale della famiglia,e anche nel suo piccolo, una capitale che fa parlare di sé. Dopo gli incontri ufficiali a Roma e le ospitate nella città ducale,oggi il sindaco Pietro Vignali porterà l’esperienza di Parma nel Meeting di Rimini in un incontro dal titolo “Quale politica per la famiglia?- Le prospettive del welfare locale” a cui parteciperanno anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota.
«Dopo la sfilata dei ministri e degli amministratori delle grandi città – spiega Vignali – Parma porterà l’esempio di una città di medie dimensioni che ha saputo portare avanti progetti di sostegno alle famiglie, diventando capofila di importanti iniziative come il Quoziente familiare e il Network di Città per la Famiglia, che oggi conta l’adesione di una cinquantina di Comuni italiani».
Qual è la proposta che Parma presenterà a Rimini per la famiglia?
«Porteremo la nostra esperienza cercando di allargarla a livello nazionale. Come ha detto il ministro Sacconi all’apertura del Meeting,l’Italia ha bisogno di due riforme: del federalismo fiscale,come forma di sussidiarietà verticale che dia respiro agli enti locali, ma anche di sussidiarietà orizzontale, come il quoziente familiare, che il Comune di Parma ha già introdotto per i suoi cittadini. La sfida è introdurre nella riforma del Governo il quoziente familiare per mettere la famiglia al centro delle politiche del Welfare».
Una proposta che quindi cambia il punto di vista sui servizi.
«Sì, in prospettiva, non ci può essere nessuna stabilità per i cittadini,se non si mettono le famiglie nelle condizioni di erogare servizi al posto degli enti locali. E proprio per questo il quoziente familiare ha l’obiettivo di sgravare le famiglie dagli oneri,in modo che i figli siano una risorsa e non un peso. Il 18 per cento delle famiglie numerose vive al di sotto della soglia di povertà, e si calcola che un figlio dalla nascita alla laurea costa a ogni nucleo circa 250mila euro. Non si possono prelevare le risorse dalle famiglie, ma si devono mettere le famiglie in grado di essere al centro del sistema del Welfare, che non deve essere individualista,ma un sistema di sussidiarietà in rapporto con gli enti locali».
Come sta funzionando l’introduzione di questo sistema nel nostro Comune?
«Con il Quoziente Parma le famiglie con due o tre figli hanno uno sconto dal 30 al 40 per cento a seconda dei carichi familiari e in base alle fasce Isee. Questo perché il sistema riconosce alla famiglia il ruolo che essa svolge. Inoltre il Comune ha introdotto anche altre iniziative rivolte alla famiglia, come le Tagesmutter,l’albo per baby sitter, le case per le giovani coppie, la Family card e l’agenzia per la Famiglia, che ha il compito di coordinare il tutto».
Quali altri progetti ci sono a questo proposito per il Comune di Parma?
«Prossimamente presenteremo un’iniziativa per la conciliazione dei tempi del lavoro rivolta alle donne che hanno dei figli. Poi in progetto c’è l’apertura di un nuovo laboratorio Famiglia nel quartiere Cortile San Martino, dopo quelli inaugurati in Oltretorrente e al Portico. Infine, in cantiere c’è l’estensione del quoziente familiare a tutti i servizi, non solo a quelli educativi».
Qual è la sua idea di famiglia?
«È l’idea di una famiglia naturale, come previsto dalla Costituzione e conforme a quella inserita nel documento strategico del Comune».
E nella sua vita privata ci sono progetti di famiglia in vista?
«Per il momento no, perché sono ancora molto preso dal mio ruolo di amministratore della città, che mi richiede molto tempo. Certo, mi piacerebbe, perché provengo da una famiglia numerosa, ma il lavoro per ora non mi consente di fare progetti di questo tipo”.
Su Polis l’editoriale del direttore Emilio Piervincenzi: “È la fiera dell’ipocrisia”.
Luigi Villani guadagna troppo, perché sommerebbe allo stipendio di consigliere regionale quello di vice presidente Iren. Ma il colpo finale, la madre di tutte le contestazioni alla nomina, il colpo di grazia per così dire, arriva da una legge costruita dall’attuale governo di centrodestra che, in buona sostanza, impedisce – in quanto incompatibili alla nomina – tutti coloro che abbiano avuto a che fare nei tre anni precedenti alla nomina, attraverso la loro funzione di amministratori pubblici, con la società alla quale dovrebbero prestare servizio in qualità di consiglieri di amministrazione.
E siccome Villani è stato consigliere comunale a Noceto, il quale possedeva lo 0,09 per cento di Enìa, poi confluita in Iren, ecco che egli rientra nel cesto dove cadono le teste degli incompatibili.
C’è un ma, però. E cioè che sino a quando il capo dello Stato non firmerà la legge, che attualmente è sul tavolo della Corte dei Conti, e la legge medesima non sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, quegli impedimenti non esistono. Così stanno le cose.
Ora: a parte la grottesca situazione di un consigliere comunale il cui comune ha lo 0,09 per cento di una società e per questo si trova impedito ad occuparsene pur essendosi dimesso dalla carica di consigliere comunale, perché le opposizioni si stanno scatenando contro questa nomina?
Perché Villani sarebbe inadatto a ricoprire quel ruolo? Beh, un medico pneumologo, oltre che un amministratore e politico di consumata esperienza, risulta così inadeguato a fare il vice presidente dell’azienda che sta costruendo il termovalorizzatore di Parma? Se Umberto Veronesi, insigne chirurgo e senatore Pd, ha tutta l’intenzione di accettare la presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare pur non essendo Rubbia, perché Villani non può – fatte le debite proporzioni, ovviamente – fare il vice presidente Iren?
Oppure perché fare il consigliere regionale e il vice presidente di un’azienda distruggerebbe di lavoro il povero Villani che si ritroverebbe dunque a fare male l’una e l’altra cosa? Voglio richiamare in ballo Veronesi: essere senatore del Pd vuole dire trascurare i propri pazienti? Essere chirurgo vuol dire dimenticare i propri doveri di parlamentare? Qualcuno ha tirato dentro la questione della “opportunità”.
E cioè: è vero che la legge sarà operativa solo dopo la nomina, ma per “opportunità” sarebbe bene che Villani rinunciasse. Ma qui entriamo nelle valutazioni personali. E’ probabile che Villani non consideri ostativo alla sua nomina il fatto di essere stato consigliere comunale di Noceto che – lo ripetiamo – deteneva lo 0,09 del capitale di Enìa. E’ uno scandalo? Il fatto è che il tema vero, a Parma come in Italia, è un altro. Un tema che tutti conoscono e che nessuno ha il coraggio o l’ingenuità di portare alla ribalta. Villani è solo un nome buttato nel calderone della guerra politica, le sue competenze, le accuse di incompatibilità o la sua sensibilità non c’entrano nulla.
La bagarre esplosa sulla sua nomina è come un pulsante da schiacciare, un clic che deve far rumore il più possibile, un freddo calcolo costruito per far male a qualcuno che sta dalla parte opposta della barricata, una vendetta da consumare.
Oggi Villani, avanti il prossimo. A rimetterci è il Paese”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 26/08/2010

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26/08/2010
h.09.30

Su Polis “Nozze Banca Monte-Cariparma. L’accordo si fa sempre più vicino”.
Si legge: “La Fondazione di Palazzo Bossi Bocchi potrebbe entrare nel capitale dell’istituto di Salvatori: era un’ipotesi, da ieri è un obiettivo. Adesso si fa sul serio. L’ingresso della Fondazione Cariparma nell’azionariato di Banca Monte si è trasformato da una semplice ipotesi in una strada da battere. Assolutamente.
La questione è stata al centro della seduta del Consiglio generale della Fondazione Monte di Parma andata in scena nella mattinata di ieri alle 11. Pur di arrivare a settembre con un progetto concreto per mantenere in mani parmigiane il controllo dell’istituto di credito cittadino – la Fondazione di Palazzo Sanvitale controlla il 68 per cento – gli uomini del presidente Gilberto Greci non hanno interrotto i summit nemmeno durante le ferie estive.
Lo scorso 18 agosto si era infatti riunito pure il Consiglio d’amministrazione della Fondazione, anche per valutare il piano industriale approvato dal Cda della “sua” banca a fine luglio. Ma trovare la quadratura del cerchio per riuscire a racimolare i tanti milioni di euro necessari all’aumento di capitale, tra i 70 e i 120, come intimato da Bankitalia, non è affatto semplice.
Così come rimane ancora da individuare il partner industriale, altro diktat arrivato da Palazzo Koch. Anche perché se Cariparma dovesse dire di sì, il nuovo socio bancario sarà costretto ad accontentarsi di entrare nella Spa di Palazzo Sanvitale con una quota di minoranza.
Escludendo la Popolare di Milano, che ha bussato alla porta di Banca Monte al grido “o la maggioranza o niente”, in gara rimane la Popolare di Vicenza e oltre a lei potrebbero riprendere quota anche Carige e Banca Intesa, che in passato non hanno nascosto un certo interesse.
L’ingresso della Fondazione Cariparma potrebbe però permettere a Banca Monte di guadagnare qualche mese per potersi scegliere con più calma il nuovo alleato. Vero è che la Banca d’Italia le ha imposto di chiudere la partita entro settembre, ma il “rinforzino” che arriverebbe da Palazzo Bossi Bocchi potrebbe allungare i tempi.
I nodi, nel bene o nel male, verranno al pettine ai primi di settembre, quando torneranno a riunirsi i vertici della Fondazione Monte di Parma e della sua Spa. Ma soprattutto torneranno a riunirsi anche i vertici della Fondazione Cariparma.
E il matrimonio con l’istituto di credito di Palazzo Sanvitale sarà il primo argomento all’ordine del giorno del suo presidente Carlo Gabbi. Nozze che piacciono molto al sindaco Vignali e al presidente provinciale Vincenzo Bernazzoli, alla guida di due enti che vantano rappresentanti nel Cda di Palazzo Bossi Bocchi. I buoni sponsor, insomma, non mancano.
Sull’Informazione:Cassa integrazione in calo”. Dati incoraggianti emersi da uno studio nazionale condotto dall’Osservatorio della Uil . Parma in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Il ricorso agli ammortizzatori sociali nel territorio parmense è diminuito del dieci per cento, ma la Cig ordinaria è aumentata del 266% a seguito della crisi che sta attraversando il mercato internazionale”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 25/08/2010

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25/08/2010
h.10.20

Su Polis l’editoriale di Emilio Piervincenzi: “L’insulto di Bossi e la Lega di Parma”.
Si legge. 2E così ci siamo arrivati. Bossi dice a Casini che è uno stronzo, dopo che l’ex allievo ed erede di Forlani, uno che veste e parla bene, non alza mai la voce, e che sta al centro, comunque sia (anche quando era alleato con Berlusconi), ha saputo pizzicare la corda stonata della Lega Nord, quello scheletro nell’armadio che dà così fastidio al Senatur.
Lo scheletro si chiama Credieuronord, ma una banchetta creata dal niente dai lumbard, ben presto sommersa dai debiti e salvata dalla Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, sì quello dei “furbetti del quartierino”, che faceva da schermo – secondo la Procura di Milano – “alle operazioni fittizie con le cooperative di allevatori create per nascondere la truffa delle quote latte non pagate”.
Bossi non insulta a caso. Il fatto è che questa storia della Lega, la banca e le cooperative puzza e prima o poi qualcuno si accorgerà che i lumbard non sono proprio così limpidi, come del resto la loro acqua del Po. Il nervo scoperto, la ferita che non si rimargina e che emana maleodorante anche a grande distanza, sta tutta qui, banca e allevatori, un esercito di elettori che nessuno, nemmeno Bossi, può far finta di ignorare. Decine di migliaia di voti, intere famiglie, paesi, comunità montane. Al punto che la Credieuronord nasce proprio raccogliendo la sottoscrizione di quote tra i militanti, dal mitico prato di Pontida al porta a porta stalla dopo stalla, battendo a tappeto le sezioni di Lombardia, Veneto e Piemonte, con l’appello del giornale e della radio di partito. Insomma: Il 21 febbraio 2000, con atto notarile, con l’adesione di 2.600 soci e un capitale versato di circa 17 miliardi di lire, nasce la Popolare Credieuronord. Quattro anni dopo, il 25 novembre del 2004, Bankitalia redige il documento prodotto dai suoi ispettori. Che distrugge la gestione dell’istituto, dal processo creditizio (“connotato di carenze che si sono riflesse sulla qualità dell’erogato”) alla “incoerenza nella politica creditizia nonché la labilità dei crediti”, che definisce “inidoneo e inaffidabile l’impianto organizzativo”.
Insomma, un disastro. Addio alla Credieuronord. Ma voi, cari lettori, ora vi chiederete: che c’entriamo noi di Parma in tutto questo? Risposta: dovete sapere che c’è un deputato eletto a Parma, Fabio Rainieri è il suo nome, che è accusato dal sostituto procuratore di Milano, Frank di Maio di far parte di un meccanismo che avrebbe consentito alle cooperative a lui facenti capo di non pagare le multe comminate dalla Unione Europea. Scrive il giudice: “Rainieri aveva messo in piedi un sistema di 28 cooperative a fare da schermo per evitare il pagamento delle multe, cooperative che si chiamavano Giuseppe Verdi, attraverso il quale avrebbe messo a segno una truffa da un miliardo di euro ai danni della Comunità europea”.
Ora, Rainieri – che oltre ad essere deputato è anche uno dei due segretari della Commissione Agricoltura della Camera – avrà modo di rispondere alle accuse e gli auguriamo sinceramente di uscire pulito da questa brutta storia. Ma quando Bossi definisce “stronzo” un uomo politico solo perché si è permesso di toccare i due nervi scoperti – che poi sono la stessa cosa, banca e quote latte – della Lega, il sospetto che qualcosa di losco, questi signori del nord senza macchia né colpa alcuna, l’abbiano fatta. E siccome i leghisti qui a Parma vengono dati in costante ascesa, dopo aver già superato il 14 per cento dei consensi in centro città, sfiorando il 30 per centro in alcuni comuni del Parmense, è nei compiti di un giornale accendere le spie. Alarm: insomma, chi sono questi leghisti? E soprattutto chi è veramente questo Rainieri?
Ma ieri abbiamo anche saputo un’altra interessante storia riguardante le quote latte. Prima che Zaia, esponente di spicco e di grande prospettiva del Carroccio, lasciasse l’incarico di ministro dell’Agricoltura per sedersi sulla poltrona di governatore del Veneto, innescando il valzer con il pidiellino Galan, commissionò una indagine a un gruppo di carabinieri per valutare se veramente la produzione di latte degli allevatori italiani era tale da meritarsi le multe europee. Clamorosamente, il documento degli investigatori sentenziò che non v’era certezza che l’infrazione fosse stata compiuta. Così, davanti a tale conclusione, i Cobas del latte tornarono alla carica e davanti alla “non certezza” furono accontentati: il governo fece slittare al 31 dicembre il pagamento delle multe.
Ma che cosa ti fa quel diavolo di Galan? Commissiona a sua volta una nuova indagine, per verificare l’esattezza e la congruità di quella svolta dagli uomini di Zaia. E il risultato è opposto a quello ottenuto in precedenza. Le infrazioni vennero effettivamente commesse, le multe devono essere pagate. Dove sta la verità? Gli elettori di Parma hanno il diritto di conoscerla.
Per non sbagliare voto, quando le elezioni arriveranno”.
Sull’Informazione:D’Acquisto, in mille contro il parcheggio”. Il comitato: «Entro settembre arriveremo a duemila». Il 14 incontro delle parti al Tar. Stamani la consegna al sindaco delle firme di chi si oppone al progetto. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 24/08/2010

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24/08/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta, “Il gup: «Gli insulti “negro” e“scimmia”? Razzisti» Ma il Comune è stato «danneggiato nell’immagine».
Si legge: “Fu picchiato e umiliato, Emmanuel Bonsu. E sequestrato per più di quattro ore – dalle 19 alle 23,15 – nel comando di via Del Taglio. E’ un quadro pesantissimo quello che emerge dalla ricostruzione del gup. Contro il ragazzo ghanese – fermato il 29 settembre 2008 dai vigili urbani durante un’operazione antidroga al parco ex Eridania – ci furono «intimidazioni e minacce, aggressioni fisiche e psicologiche », scrive il giudice Maria Cristina Sarli nelle motivazioni della sentenza relativa a Marcello Frattini: l’agente, che interven­ne quel giorno insieme ad altri nove colleghi, lo scorso 20 maggio è stato condannato a 3 anni e 4 mesi con rito abbreviato per concorso in lesioni personali aggravate, sequestro di persona, tentata violenza per costringere a commettere un reato, calunnia, perquisizione arbitraria e falso in atto pubblico.
Comune danneggiato
Fatti gravissimi «in dispregio di qualsiasi regola» e «senza timore di sanzioni», sottolinea il giudice, che allo stesso tempo ri­conosce come questa vicenda ab­bia pesantemente danneggiato il Comune. «… non vi è dubbio ­precisa il gup nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi – ne sia derivato un vulnus all’immagine e al prestigio dell’ente locale consistente anche nel deterioramento del rapporto fiduciario tra cittadinanza e istituzione percepita come entità inaffidabile».
Valutazioni che avevano portato il gup durante l’udienza preliminare ad accogliere la richiesta del Comune di costituirsi parte civile, nonostante l’ente fosse citato anche come responsabile civile, ossia come soggetto che – in caso di condanna – deve risarcire la parte offesa in solido con gli imputati. Spetterà al giudice civile quantificare il risarcimento che il Comune dovrà versare a Bonsu, visto che Frattini è stato condannato, ma nel frattempo il gup ha riconosciuto all’ente locale una provvisionale di 5.000 euro per il danno subito che il vigile dovrà versare.
Bonsu non aggredì i vigili
Cinque relazioni nel giro di quattro giorni: un fiume di carta che dalla sede della polizia municipale viene inviato all’autorità giudiziaria per spiegare ciò che è accaduto quel pomeriggio del 29 settembre. Annotazioni, però, piene di «omissioni e incongruenze ». Con l’obiettivo – secondo il giudice – «di alterare le effettive modalità di svolgimento dei fatti». Solo nella terza informativa, per esempio, viene specificato che Abdallah, il palestinese arrestato durante l’operazione per spaccio e di cui Bonsu, oggi 24 anni, era stato ritenuto complice, era stato bloccato solo dagli agenti Cicinato e De Blasi e non da Frattini e Sinisi. Ma è un falso, secondo il giudice, «un tentativo mal riuscito di dimostrare che il Bonsu aveva aggredito i vigili», perché invece «è provato che gli agenti Frattini e Sinisi si ferirono durante la colluttazione seguita all’arresto di Abdallah».
Pestato da agenti in borghese
Era in attesa dell’inizio delle lezioni quel pomeriggio, Bonsu. Alle 18,20 era seduto su una panchina dello stradello che costeggia l’istituto Itis, dove frequentava i corsi serali. Dopo pochi minuti si era alzato, ma improvvisamente aveva sentito un rumore alle spalle e, girandosi, un uomo, poi identificato nell’agente Pasquale Fratantuono, gli gridò «fermo, fermo» afferrandogli i polsi. Nel frattempo vide arrivare altre due persone e poi un altro con la pistola in pugno, che poi riconobbe in Ferdinando Villani. Tutti erano in abiti borghesi e nessuno si qualificò. Fu preso a calci e pugni mentre era ancora in piedi, poi fu fatto stendere e fu ammanettato, «mentre l’uomo con la pistola gli teneva un piede sulla testa». Picchiato nel momento del fermo, ma anche durante il tragitto verso l’auto della polizia municipale parcheggiata in via Lazio e al comando.
E’ ciò che il ragazzo ghanese racconta fin dal primo momento e che continuerà a ripetere: «E ciò non può che deporre nel sen­so della sua attendibilità intrin­seca – sottolinea il giudice -.
E se Bonsu si fosse ferito all’occhio cadendo, magari nella concitazione della fuga, oppure un vigile l’avesse colpito involontariamente? D’altra parte, lo stesso Fratantuono aveva dichiarato nell’ambito dell’inchiesta interna di non poter escludere «di averlo urtato involontariamente». Il giudice, facendo riferimento alla relazione medico-legale del consulente del pm, sottolinea che l’urto contro una rete «avrebbe comportato certamente pur minime escoriazioni », ma non ci sono riscontri di «aree escoriate orbitarie». E il gup non dà credito nemmeno alle dichiarazioni di Fratantuono, «non solo in quanto versione postuma, ma anche alla luce delle complessive risultanze degli atti che depongono in modo assolutamente evidente per la volontarietà dei colpi inferti a Bonsu».
Frattini lo colpì con la bottiglia
Un’azione concitata, quella del fermo del ragazzo ghanese. Difficile per il giudice, nonostante la ricostruzione del ragazzo e di alcuni testimoni che assistettero alla scena, distinguere con precisione il ruolo dei singoli vigili. Tuttavia, per quanto riguarda Frattini – visto che per gli altri nove vigili sotto inchiesta il processo comincerà a fine settembre – «si può arrivare con certezza a ritenere – scrive il gup – che fosse l’uomo che quando il Bonsu fu fatto salire in auto gli imponeva di dire sì a qualsiasi cosa gli avessero chiesto e che fosse altresì la persona presente durante l’interrogatorio del Bonsu e che, in tale circostanza, lo aveva colpito in testa con una bottiglia di plastica riempita in parte d’acqua».
Insulti razzisti
Calci, pugni e ingiurie a sfondo razzista. Il giudice non ha dubbi. Facendo riferimento alle dichiarazioni di uno dei tre minori, che fu­rono accompagnati al comando in­sieme a Bonsu e al pusher arrestato, sottolinea che «gli agenti in borghese – tra i quali vi è la prova vi fosse sicuramente Frattini – parlavano del “palo” definendolo “negro”, “scimmia”, persona che in quanto palo è la meno intelligente». Parole che per il gup «hanno senza dubbio una connotazione offensiva tale da configurare l’aggravante».
Su Polis: “Sindaco Vignali, la aspettiamo alla festa del Pd”. «Rivolgo un invito sincero al sindaco di Parma, Pietro Vignali: venga alla festa del Pd a Ravadese, per confrontarsi con noi sui principali temi della città. O anche solo per gustarsi un pezzo di buona torta fritta».
Non è in vena di scherzi Roberto Garbi, tutt’altro. Il segretario provinciale dei democratici, presentando la festa del suo partito – erede delle celebri sagre dell’Unità, che pure Vignali conosce bene: nel 2007 ci andò insieme al presidente della Provincia per benedire l’inceneritore… –, ieri si è fatto latore di quella che definisce una vera e propria «voglia di dialogo», lontana anni luce dall’imboscata politica.
«Se Vignali accettasse sarebbe un atto di galateo istituzionale verso il principale partito del centrosinistra, della città e della provincia – spiega Garbi –. Il sindaco viene da una storia di partito e confido che pure lui, come me, abbia a cuore la democrazia rappresentativa, composta proprio dai partiti che sono lo strumento principale per la promozione della democrazia e della partecipazione».
Vignali verrà pure dalla Dc e dalla celeberrima Ccd-Cdu del tandem Casini-Buttiglione, ma ora la sua parrocchia è quella del civismo, sacra disciplina del marketing elettorale appresa alla corte del suo mentore Elvio Ubaldi e ora proietatta verso il restyling in tempo utile per le elezioni del 2012.
«Un civismo in salsa Pdl», corregge malizioso Garbi, senza rinunciare alla stoccata all’assessore Lorenzo Lasagna, che di Parma civica è il portavoce e che, soprattutto, è stato un Democratico di sinistra fino al 2007. Appartenenza che il nostro non rinnega, continuando a definirsi de la gauche, nei fatti e con argomenti forti alla mano. Almeno, lui dice così. «La politica deve essere coerenza delle idee e – commenta Garbi – quando ascolto Lasagna, invece, mi sembra che siamo alla maionese impazzita: dice di essere di sinistra ma governa col centrodestra… Per questo la nostra idea di civismo è alternativa alla sua».
Il leader democratico chiede «più coraggio a Vignali» e, scherzando con la celebre massima del reverendo Luther king, si lascia scappare un «ho fatto un sogno». Quale, di grazia? «Mi piacerebbe che con Vignali ci potessimo confrontare sulle principali questioni cittadine: come risolvere il tema della viabilità, ad esempio, dal momento che dopo la rinuncia alla metropolitana il Comune non dice come verranno spesi i soldi lasciati a Parma dal Governo?
Mi piacerebbe potermi confrontare sul tema del welfare di comunità e su tutto quel che significa in materia di politiche per anziani, disabili ecc. ecc.
Noi vogliamo superare le strutture attuali, ma non con un solo maxi centro. Piuttosto, crediamo saggio puntare ad una integrazione vera nei vari quartieri cittadini. E poi, ci piacerebbe poter parlare con Vignali di federalismo e legalità, intesa come più sicurezza nei quartieri, certo, ma anche come tutela delle istituzioni dalle infiltrazioni criminali».
La replica di Parma civica
La proclamazione di un Pd con idee sul civismo diverse da quelle di Lasagna & Co., – «alternative» – ha scatenato Claudio Bigliardi, presidente di Parma civica: «Che il Pd fosse alternativo al civismo, come ha ricordato oggi (ieri, ndr) il suo segretario Garbi, non è da tempo un mistero per nessuno. Infatti a tutti i parmigiani, anche di sinistra, è ben chiaro che questo Pd di civico non ha nulla: solo la solita nomenclatura, il solito vuoto programmatico, la solita lotta del potere per il potere, la solita opposizione del “no a tutto”.
Massimo dell’ipocrisia: per sparare contro il Wcc si appellano anche ai progetti del compianto Mario Tommasini dopo averli affossati in tutti i modi. No, di civico, proprio non c’è nulla».
[…] 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 23/08/2010

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23/08/2010
h.10.40

Sulla Gazzetta: Cantieri: ecco tutte le scadenze”. “Da piazza Ghiaia a via Costituente: tante le zone ancora «off limits». E in molti casi si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo per rispettare i termini fissati prima che Parma torni a riempirsi.
Si legge: “I cantieri della città sono una delle poche cose che in agosto, salvo brevissimi intervalli, non chiudono per ferie. E anche questo 2010 non fa eccezione: molti sono «lavori in corso» nelle strade sia del centro che della periferia, alcuni avviati da poche settimane, altri da qualche mese. E nella maggioranza sono impegnati in una corsa contro il tempo per rispettare le scadenze previste all’inizio e riportare così la città alla «normalità» quando la riapertura dei negozi e la ripresa delle attività saranno completate. E per questo abbiamo fatto il punto della situazione sui principali cantieri.
Via della Costituente: tempi ok
In questo caso il cantiere è stato aperto a inizio agosto e consiste nella realizzazione di una delle famose «stanze» comprese nel progetto di riqualificazione di via Bixio. I lavori stanno rispettando la tabella di marcia e la sistemazione dell’ultimo tratto della via, compreso fra lo «slargo» di borgo Parente e via Bixio dovrebbe essere completata «in toto» en­tro il 12 settembre. La strada dovrebbe però tornare a essere percorribile già a fine agosto.
Piazza Ghiaia aperta in autunno
Questo è uno dei «cantieri infiniti » della città, ormai aperto da quasi 3 anni. In questo caso i lavori si concluderanno «a scaglioni », anche se date precise ancora non sono state fornite.
Sembra comunque che la piazza vera e propria con la copertura possa essere pronta in autunno, mentre per il piano -1 (dove andranno le attività alimentari e il centro movida giovani) sarà aperto nei primi mesi del 2011.
Ancora da individuare, invece, la fine dei lavori per gli altri piani interrati, i cui scavi sono iniziati solo da alcuni mesi.
Via Carducci nei tempi
Prima gli scavi per i tubi del teleriscaldamento e quindi la riqualificazione hanno portato a una chiusura che dura ormai da fine primavera. Il Comune comunque assicura che il grosso dei lavori si concluderà entro il 10 settembre, mentre la riapertura potrebbe slittare di alcuni giorni per consentire di effettuare le ultime rifiniture. In questo caso il cantiere rispetta comunque i tempi annunciati dall’assessorato ai Lavori pubblici.
Via Po, scavi ormai conclusi
Anche per via Po siamo ormai alla «stretta finale». La strada dovrebbe infatti riaprire regolarmente al traffico a fine agosto, così come previsto dal Comune, anche se proseguiranno ancora per qualche settimana i lavori.
Anche qui la tempistica annunciata dovrebbe essere rispettata.
Piazza Garibaldi, rush finale
A fine agosto, al massimo entro l’1 o 2 di settembre, il cantiere del teleriscaldamento chiuderà i battenti, così come previsto dal programma. Gli scavi sono stati anche l’occasione per risistemare il porfido della piazza, che si presenterà così pronta per gli appuntamenti prima con «Settembre italiano» e quindi con il «Festival del prosciutto».
Viale Piacenza, cantiere alla fine
Gli scavi per le tubazioni del teleriscaldamento che hanno ristretto la sede stradale del viale da luglio in poi dovrebbero essere ricoperti entro fine agosto.
In questo caso il condizionale è però d’obbligo, perché il cantiere è a cura dell’ex Enìa. In ogni caso al massimo entro il 4 set­tembre la strada dovrebbe essere nuovamente percorribile senza restringimenti, anche per evitare «collassi» del traffico visto che si tratta di uno dei «nodi viabilistici» più importanti della città.
Via Bixio, scadenze rispettate
A fine agosto la strada sarà riaperta al traffico: all’appello manca ancora qualche rifinitura nella nuova zona pedonale di piazzale Corridoni e la riasfaltatura della strada con uno speciale asfalto «rossastro» che verrà effettuata questa settimana. Anche qui i tempi annunciati dall’assessorato ai Lavori pubblici dovrebbero essere rispettati.
Borgo Regale pronto per le scuole
Dopo gli scavi, la ripavimentazione in cubetti di porfido è a buon punto: anche qui la riapertura dovrebbe avvenire nei tempi previsti, vale a dire prima dell’inizio dell’anno scolastico, in calendario per il 14 settembre.
Via Reggio, tempi dilatati
In questo cantiere, gestito invece dalla Stu authority, le cose vanno invece per le lunghe. Il cartello che annuncia la fine dei lavori per il 30 giugno fa capire che i tempi sono stati ampiamente «sforati»: il cantiere del ponte a Nord coinvolge ancora in pieno la strada ed è dunque probabile che la riapertura non avvenga prima della fine di settembre.
Sulla Gazzetta continua la polemica sulla querelle Pallini-Questore: “Nostri borghi: pronti a critiche e lodi”. «Pallini ha parlato come nostro presidente: che senso ha chiedere l’intervento di Vignali?».
Si legge: “Il direttivo dei Nostri borghi interviene sulla querelle scatenata sulla questione sicurezza in piazza della Pace.
«Il nostro presidente Fabrizio Pallini – si legge in un comunicato – come in altre innumerevoli occasioni, ha rimesso in evidenza uno dei nervi scoperti di Parma in tema di sicurezza delle persone e dei luoghi, sottolineando come non venisse messa in atto una direttiva delle stesse forze dell’ordine, che prevedeva un controllo attivo su piazzale della Pace, direttiva che ancora oggi non ci risulta sviluppata. Lo ha fatto, ovviamente, come presidente dei Nostri borghi, raccogliendo e girando le segnalazioni giunte alla nostra sede, segnalazioni che sulla sicurezza, purtroppo, vertono molto spesso ».
«Ha così risposto con pragmatismo proprio a delle sollecitazioni di cittadini, facendosene carico e portandole all’attenzione dell’opinione pubblica ­prosegue il comunicato -. Il suo intervento era come presidente dei Nostri borghi e non come amministratore pubblico, visto tra l’altro che la sua delega alla Sanità all’interno della Giunta, un tema quindi ben lontano, avrebbe reso inopportuno un intervento nel merito delle questioni. Non si capisce allora tutto il polverone sollevato, badate bene, non sul tema proposto, c’è o non c’è sicurezza nei borghi, ma su un ipotetico gioco delle due carte, che come detto non c’è assolutamente stato».
«Non si capisce nemmeno il tono offensivo nei confronti del nostro presidente, a volte anche sul piano personale, che si evince da alcuni contributi apparsi sulla stampa, quando sarebbe invece opportuno entrare nel merito dei problemi e non utilizzare questi come cavalli di Troia per promuovere attacchi verso chi da anni si sta prodigando senza sconti per il proprio territorio. Non ha quindi nemmeno senso sollecitare l’intervento del Sindaco su una questione che riguarda un’associazione di cittadini (che fa appello alle forze dell’ordine per migliorare l’efficacia della sua azione) e il questore».
«Intervento su cosa, se non c’è stata alcuna attività da parte dell’Amministrazione? Noi siamo una associazione libera, libera dai movimenti e dai partiti, dagli interessi di parte e dai secondi fini. Lavoriamo duramente da 10 anni per risollevare le sorti di un piccolo prezioso pezzo di Parma ormai da tutti ben identificato come “i nostri borghi”».
«Nel merito dell’appello, nessuno scontro con le forze dell’ordine, visto che con esse in questi tempi di impegno abbiamo sempre dialogato apertamente, senza risparmiare critiche, quando ci sembrava il caso di portarne, né lodi, quando ci sembravano meritate. La lealtà non è una luna di miele infinita ma la schiettezza di dirsi le cose in faccia, rimanendo aperti alla collaborazione. E così è stato sempre in questi anni, così sarà il futuro».
«La qualità della vita del centro storico di Parma e dei borghi, la misurano le persone che ci vivono e ci lavorano. A loro va il nostro termometro, quando dobbiamo intervenire. Non abbiamo mai smesso né smetteremo mai di usare scopa e rossetto. Scopa anche se impolvera e brucia gli occhi, se la polvere va sollevata per liberare poi la strada, rossetto nei giorni di festa, perché il lavoro porta risultati, se non ci si ferma a quelli di oggi e si guarda sempre avanti con previdenza ». «Anche nei confronti delle amministrazioni locali che si sono succedute – prosegue il direttivo dei Nostri borghi – non abbiamo lesinato le critiche quando abbiamo intravisto disattenzione e disinteresse. Non possiamo però non rendere atto delle iniziative messe in campo dall’amministrazione attuale per cercare soluzioni e miglioramenti, tentativi che dimostrano voglia di cercare soluzioni e non immobilismo del riflettere senza agire. Il nostro lavoro non si ferma qui e continuerà a mettere in luce le situazioni così come ci vengono riferite e raccontate dai cittadini e dai commercianti e così come direttamente noi le viviamo giorno dopo giorno, essendo presenti qui, ora».
«Aldilà di qualunque sollecitazione o imposizione al silenzio ci possa giungere dall’alto. Questo è il nostro statuto, questo rispettiamo ». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 20/08/2010

SMA MODENA
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20/08/2010
h.10.10

Su Polis l’editoriale del segretario del PD Roberto Garbi: “Alla ricerca del vero civismo”.
“Più lo si invoca, meno ce n’è”. Una canzone di qualche anno fa lo diceva dell’amore. Oggi, a Parma, possiamo ripeterlo pensando al civismo. Vignali e i suoi organizzano convention patinate, riempiono le strade di manifesti, mettono la parola addirittura nel nome del partito: fanno di tutto per dire e ridire che loro sono civici. Evidentemente si sentono spinti a farlo perché la realtà, i loro comportamenti, le scelte raccontano implacabilmente tutta un’altra storia.
Basta guardare quel che succede in città. Penso al mercato della Ghiaia, all’Oltretorrente o al parcheggio interrato. Dovunque Vignali abbia avviato dei lavori c’è stata la sollevazione dei residenti e di coloro che in quella zona lavorano. Sono riusciti, addirittura, a far esprimere contro un loro progetto anche un convento di suore che, come si sa, non sono certamente un covo di sovversivi e non hanno altrettanto certamente voglia di opporsi per fare un dispetto al Comune.
Il fatto è che quei progetti – Vignali e la sua giunta di centrodestra – li hanno calati dall’alto, studiati a tavolino dentro il palazzo, con un tasso di paternalismo e presunzione che una città matura ed evoluta come. Parma non può apprezzare, come sta accadendo per il WCC.
Nessuno ha in tasca la soluzione giusta ai problemi: bisogna cercarla pazientemente, innanzitutto
ascoltando chi con quei problemi deve fare i conti ogni giorno. Stando – banalmente – in mezzo alla gente e non chiusi nel palazzo. Da cui, invece, loro escono solo per andare in televisione o per inaugurare un grande evento, sempre più autoreferenziali e chiusi, lontani dalla città vera, quella in cui i cittadini vivono ogni giorno.
Il civismo è l’esatto contrario del modo con cui questa Giunta ha deciso di governare la città.
Un inciso: se poi Vignali riuscisse a portare a casa risultati strabilianti, allora forse almeno una parte della città si accoderebbe, perdonando un modo di muoversi poco rispettoso dell’intelligenza e del giudizio dei cittadini, ma se poi il sindaco ormai civico solo di nome combina i pasticci come per la metropolitana, facendo perdere milioni di euro a Parma senza un progetto alternativo che risolva i problemi della mobilità, il distacco non può che crescere.
Non basta. Fatta la frittata il sindaco cosa fa? Sparisce. I cittadini hanno eletto lui, hanno scelto lui come amministratore. E davanti alle contestazioni – dovute alla mancanza di dialogo preventivo – lui cosa fa? Tace e non si fa vedere. Se va bene manda un suo assessore (d’altra parte ne ha tanti…),
altrimenti fa attaccare da un portavoce coloro che contestano, facendo il processo alle loro intenzioni. Tutto meno che ascoltare le loro ragioni e rispondere a tono.
Il sindaco tace e la linea al Comune la dà Villani, il leader del centrodestra a Parma. Qualcuno critica le posizioni di Villani, come è lecito in democrazia? A rispondere, stizziti e rabbiosi, ci pensano gli uomini del partito del sindaco.
Insomma, Pdl o Parma Civica sono due facce della stessa realtà. Si dice civismo si legge centrodestra, come è sempre più evidente. Poco male, ma perché nascondersi dietro un dito?
La coincidenza è così manifesta che quando Vignali deve nominare qualcuno a rappresentare
tutta la città in una partita così importante come quella dei servizi pubblici locali, chi sceglie? Ovviamente Villani. È già consigliere comunale a Noceto? Poco male, si dimette. Ma lo è anche in Regione… Allora cumuliamo le cariche, in perfetto stile casta. E poco importa se forse non si può, in base a quanto previsto da un decreto legge del loro stesso Governo.
Se qualcuno riesce a vedere qualcosa di civico in tutto ciò, è davvero bravo. Noi vediamo solo un centrodestra sempre più chiuso nel palazzo e arrogante. Che reagisce stizzito a ogni critica. Che non ascolta, non si confronta. Che mortifica i quartieri, investendo in grandi eventi autoreferenziali e togliendo loro ogni libertà d’azione. Chiuso anche rispetto agli altri territori, fermo davanti allo specchio. E che attacca sempre più rabbioso chiunque provi anche solo a sussurrare che il re è nudo, perché più lo è e meno sopporta che qualcuno lo noti e lo dica.
Per noi il civismo non è una bandiera ma un modo di fare politica, quello che cerchiamo di praticare tutti i giorni. Ascoltando i comitati, ad esempio, senza volerli fagocitare e senza viceversa sdraiarci sulle loro posizioni. Confrontandoci per cercare la soluzione migliore, quella che tiene conto nel miglior modo possibile dell’interesse pubblico più ampio possibile.
Aperti alla collaborazione con gli altri territori, al di là del colore di chi li amministra. Così stiamo costruendo, con pazienza e senza clamori, un progetto di governo per il futuro della nostra città, capace di mettere al centro i cittadini e i loro bisogni”.
Sulla Gazzetta l’opinione di Pino Agnetti:  “La moschea a Ground Zero riguarda anche noi”. “New York chiama Parma. E Parma risponde. Da qualche giorno, il sito online della «Gazzetta» è tempestato da cittadini smaniosi di dire la loro sul progetto di costruire una moschea a New York, proprio a due isolati da Ground Zero. Siccome l’argomento è desti­nato a far discutere ancora parecchio anche dalle nostre parti, per prima cosa vediamo di riassumere il dibattito che sta infiammando l’America intera. Tutto ruota intorno all’ipotesi di trasformare un edificio distante 180 metri esatti dal cratere «sacro» dell’11 settembre in un centro islamico, il «Cordoba House », dotato di tutto: auditorium, laboratori artistici, biblioteca, ristorante, scuola, asilo, perfino una piscina. E di una moschea, appunto. Costo complessivo: 105 milioni di dollari (terreno compreso), interamente a carico del soggetto promotore, l’American Society for Muslim Ad­vancement. E qui comincia il bello, perché il primo e più convinto «sponsor » dell’idea è il sindaco della Grande Mela, Michael Bloomberg. Ebreo doc e per di più ex-repubblicano (oggi indipendente)! Insomma, mica uno che possa essere accusato facilmente di «simpatie» filo-islamiche.
Lo stesso Bloomberg, fra l’altro, sta lavorando alla realizzazione di un grande «memoriale» dedicato alle tremila vittime dell’attacco alle Torri Gemelle. Sul fronte opposto del «no alla moschea», troviamo invece fior di leader dichiaratamente «progressisti». E a conferma che mai come in questo caso i tradizionali schemi «destra-sinistra » possono andare a farsi friggere, ecco che a soccorso di Bloomberg si sono mossi alcuni suoi autorevoli ex-colleghi repubblicani. La maggioranza del partito conservatore, capitana­ta dalla «pasionaria» Sarah Palin, si è comunque detta pronta ad alzare le barricate, pur di impedire l’edificazione della «Cordoba House». Soprattutto, dopo la pubblica «benedizione» impartita al progetto da Barack Obama in persona durante il tradizionale discorso alla Casa Bianca per l’inizio del Ramadan (il mese sacro dell’Islam). «I musulmani hanno diritto di praticare la propria religione come qualunque altra persona in questo Paese», ha scandito il presidente. E vai con lo scontro al calor bianco fra chi grida al «sacrilegio» e chi interpreta le posizioni di Bloomberg e di Obama (il quale le ha poi ammorbidite ribadendole però nella sostanza) come un duplice tentativo di rafforzare l’Islam moderato e di riproporre la «supremazia morale» dell’America come faro di civiltà in grado di rispettare la libertà individuale e religiosa di chiunque.
In mezzo, ci sta l’opinione pub­blica di quel grande Paese (grande anche perché capace di appassionarsi a certi temi con la crisi ancora sull’uscio di casa). I sondaggi dicono che il 63% degli americani non vogliono la moschea. Almeno (le moschee negli Usa sono ben 1900), non la vogliono «lì». Conclusione. Che anche qui si continui a discuterne.
Ma dando la parola il più possibile alla gente, prima che ai partiti e al «palazzo» (nella vicina Lombardia pare anche che stiano preparando un referendum sulla questione). L’unica cosa certa, infatti, è che solo da un confronto anche aspro, ma sottratto alle solite logiche di schieramento, potremo uscirne tutti più responsabili e maturi. E, in questo senso, anche più uniti”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/08/2010

SMA MODENA
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18/08/2010
h.09.40  

Su Polis: “Il Questore impallina Pallini”. Gennaro Gallo presenta un esposto in tribunale per procurato allarme: “Non ho bisogno di consigli e non mi impressiona la velata minaccia”.
Si legge: “Chiedevano più severità e interventi concreti contro chi non rispetta le norme, i residenti del centro storico riuniti nell’associazione I nostri borghi, ma hanno ottenuto solo una denuncia per procurato allarme nei confronti del loro presidente, Fabrizio Pallini, medico, più noto in città come membro della Giunta municipale, con il ruolo di agente per la Salute.
Nei giorni scorsi Pallini aveva scritto una lettera aperta in cui accusava “la mancanza di un vero, continuativo ed efficace controllo da parte delle forze dell’ordine in genere” nella zona di piazzale della Pace. A suo dire in via Garibaldi e sul prato della Pilotta “risse, vetrine danneggiate, schiamazzi, bottiglie di birra lanciate e utilizzate come armi contundenti, ubriachi che disturbano il normale passeggio di persone e famiglie etc., speravamo potessero essere solo un doloroso ricordo; purtroppo, come si evince dalle notizie riportate e apparse su tutti i mezzi di informazione di questa settimana, è ancora una dura e attuale realtà”. Il presidente de I nostri borghi dice che lo stato di insicurezza perdura da tempo, meno che in passato ma comunque presente, e che se finora non lo aveva denunciato per permettere “al nuovo Prefetto di poter comprendere le necessità e le criticità sulla sicurezza a Parma e di avere il tempo di coordinare con il Questore le modalità e gli interventi da svolgere”, ora “tale tempo però ormai ci pare sia scaduto”.
La lettera è stata pesantemente criticata ieri dal questore Gennaro Gallo, che vi ha letto un attacco diretto non giustificato: “dopo 35 anni trascorsi in Polizia – risponde il questore sempre per iscritto, a servizio della cittadinanza, non ritengo di aver bisogno né dei consigli, né dei suggerimenti del citato presidente (Pallini ndr); ancor meno impressiona quel suo tono di velata minaccia: “tale tempo ci pare sia scaduto”.
Gallo difende l’operato di polizia e carabinieri, che da alcuni mesi si coordinano anche con alcuni militari del genio di Piacenza. Una difesa che non si limita alle parole: lette le pubbliche esternazioni di Pallini, continua Gallo, “poiché non rispondono al vero, ho inoltrato alla locale Autorità Giudiziaria apposito esposto affinchè valuti se in esse non si ravvisino ipotesi di reato, in particolare quello di procurato allarme”. Il questore spiega che “nel territorio della provincia si evidenziano, in modo sempre più marcato, attività delinquenziali non di poco conto” “che dovrebbero preoccupare più della presenza di pochi cittadini extracomunitari in piazzale della Pace”.
L’intervento del questore era stato sollecitato dal sindacato di Polizia (Sap), che a sua volta lo aveva accusato di “non accusare il colpo” per non incrinare i rapporti con un esponente dell’amministrazione comunale. Lo stesso Sap aveva pure respinto le accuse di inerzia lette neltesto di Pallini, rilanciando la palla: si chiedono i poliziotti se i problemi di ordine pubblico in centro storico non siano, più che colpa di pochi controlli, la conseguenza di “scelte politiche sbagliate”.
L’iniziativa di Gennaro Gallo è stata lodata dal Pd: “Ha evidenziato la differenza tra chi disserta e chi lavora con il senso delle istituzioni e della responsabilità del proprio ruolo”, dice il capogruppo in Comune Giorgio Pagliari. (f.b.)
Sulla Gazzetta, Garbi: «Villani incompatibile per la carica in Iren». «Non è la persona migliore per rappresentare gli interessi di tutta la città». “Luigi Giuseppe Villani? Non può fare il vicepresidente di Iren, c’è incompatibilità con la carica di consigliere comunale che ha rivestito fino a poco tempo fa a Noceto. A sostenerlo è il segretario del Partito democratico Roberto Garbi, che interviene nuovamente sulla questione dopo una prima presa di posizione, pubblicata domenica scorsa, cui era seguita la replica di «Parma civica». «Nessuno – scrive in una nota Garbi – contesta il diritto del sindaco e del principale partito della sua maggioranza, il Pdl, di nominare un proprio rappresentante di spicco in un organismo così importante per la nostra città. Nello stesso tempo Parma civica non può fingere di non capire che tra una qualsiasi azienda pubblica o parapubblica e Iren c’è una bella differenza. Per le dimensioni della società, tra l’altro quotata in Borsa; per l’importanza della carica; per gli interessi pubblici che sono in gioco; per l’impegno che richiede ». E avanza un dubbio: «Chi è stato appena scelto dai cittadini di centrodestra per rappresen­tarli in Regione e nel consiglio comunale di Noceto, è la persona migliore per rappresentare gli interessi di tutta la città, non di una parte soltanto, in Iren? Noi abbiamo qualche dubbio, ed evidentemente non siamo i soli. Uno dei decreti sul federalismo emanati dal Governo e sul punto di essere convertiti in legge contiene, infatti, il divieto per tutti gli amministratori locali (consiglieri compresi) di entrare nel Cda di un’azienda come Iren se l’ente ne è socio (e Noceto lo è) per tre anni dopo la fine del proprio incarico (e Villani si è dimesso solo da poche settimane). Ora non sta a noi dirimere i nodi delle incompatibilità e non ci interessa neanche sapere come andrà a finire. Quel che è certo è che la candidatura di Villani contraddice come minimo lo spirito della disciplina emanata dal Governo, che lui stesso sostiene insieme al sindaco Vignali che lo ha nominato».
Qualche domanda Garbi la rivolge anche al sindaco di Parma. «Pensa Vignali che si possa rappresentare la nostra provincia in Regione con un impegno part-time? Quando hanno votato Villani i cittadini avevano questo in mente? E pensa che si possa rappresentare la nostra città dentro Iren con un impegno ugualmente part-time? Il risultato finale sarà che un politico prenderà due stipendi per un impegno part-time. Lui ci guadagna di sicuro, ma i cittadini che devono essere rappresentati? Tutto ciò purtroppo non stupisce. Dalla Ghiaia all’Oltretorrente, passando per i parcheggi interrati, questa amministrazione appare ogni giorno più schiacciata sul centrodestra e incapace di con­frontarsi con i cittadini. Meno riesce a spiegare i propri progetti e a condividerli e più cerca di imporli. Cosa c’è di civico in tutto questo?».
Infine, una precisazione da parte del segretario del Partito democratico: «Ci accusano di avere una fissazione su Villani. Le cose non stanno esattamente così. Il fatto è che tra le posizioni di Parma civica – civica di nome e non di fatto – e quelle di Villani non c’è differenza. Se il sindaco tace e la linea del Comune viene tracciata e difesa da Villani, è per forza con lui che noi interloquiamo. Se il sindaco uscisse dal si­lenzio e dal palazzo e tornasse a confrontarsi con i cittadini e l’opposizione, noi saluteremmo la novità con grande soddisfazione ». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 17/08/2010

SMA MODENA
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17/08/2010
h.09.40  

Poco o nulla da segnalare di politica in queste edizioni ferragostane dei giornali locali.
Mi adeguo e vado anch’io sui temi meno partitici. Sulla Gazzetta: “Benedetta: «La taglia 44? Mai stata un problema»”. “Cingere la vita tra due mani, in una morsa che lascia poco spazio a dubbi. In una parola: anoressia. Il Tg3 ha affrontato ieri il problema in un servizio andato in onda nell’edizione serale e ha scelto una nostra concittadina per chiarire che non bisogna rientrare obbligatoriamente in certi canoni per avere successo nel mondo della moda e dello spettacolo. Benedetta Mazza, ex Miss Emilia e nella top five dell’edizione 2008 di Miss Italia, ha raccontato la sua esperienza: «La mia scalata, quell’anno, aveva portato con sé tante polemiche legate alla taglia 44. Sono una ragazza con forme morbide ma, per me, non è mai stato un problema ».
E neppure per gli scout dell’“Eredità”, fortunato programma Rai che vede Benedetta tra le grandi protagoniste: «Sono una tipo di donna che si discosta dalla tipica showgirl televisiva, me ne rendo conto. Sono stata fortunata trovandomi al posto giusto nel momento giusto. Credo sia fondamentale accettarsi per ciò che si è». Anche per lei c’è stato un contatto con l’alta moda: «Ho vissuto un anno a Milano prima di trasferirmi a Roma. Ho imparato sulla mia pelle cos’è il mondo delle passerelle: è stata una bella esperienza proprio perché ero cosciente dei miei limiti». Tutto è nato da un promo di American Next Top Model, lo show condotto da Tyra Banks in cui una ragazza aveva la vita talmente stretta da essere racchiusa tra due mani accostate: «Bisogna nascere in certi corpi: non è giusto entrarci forzatamente. C’è chi è adatta per le sfilate, chi è perfetta per essere una fotomodella, chi ha peculiarità tali da sfondare in tv: è indispensabile seguire le proprie inclinazioni esaltando quelle caratteristiche che ci rendono uniche». E Benedetta ha superato radicati cliché televisivi, proponendosi come un modello per tutte quelle ragazze che amano se stesse per quello che sono e non per ciò che potrebbero essere”.
Sempre sulla Gazzetta: “Più taxi di notte per i ragazzi che escono dalle discoteche”. “Presentata una richiesta in Comune per aumentare le auto in servizio dopo le 4”.
Si legge: “Ormai sono sempre meno i giovani che scelgono di guidare l’auto di notte, soprattutto dopo aver fatto serata in discoteca e aver alzato un po’ troppo il gomito.
E tra i tanti rimedi, bus navetta e amici «volonterosi», c’è anche chi decide di chiamare un taxi. Ma, purtroppo, i taxi in servizio a quell’ora sono sempre pochi ed è difficile prendere la linea, date le tante richieste. I taxisti di Parma, però, hanno deciso di cambiare la situazione: proprio in questi giorni, infatti, hanno presentato una richiesta al Comune per integrare il servizio di radio taxi notturno, facendo diventare operative due squadre anziché una.
«A Parma sono attivi 78 taxisti divisi in varie squadre da 6 o 7 auto ciascuna – spiega Roberto Ravasini, presidente di Radio taxi -. In questo modo le squadre si dividono i vari turni a rotazione: circa una decina di squadre lavorano di giorno. Di sera, invece, dal lunedì al giovedì sono operative 3 squadre fino a mezzanotte, mentre solo una copre l’intera nottata. Il weekend, sempre di notte, sono operative 4 squadre, solo che due finiscono di lavorare a mezzanotte, mentre la terza termina il servizio alle 3 e la quarta alle 6».
Durante il weekend, all’uscita dalle discoteche le richieste di taxi sono in continuo aumento: «Alle 4 iniziamo a ricevere tantissime telefonate, proprio nell’orario in cui chiudono le discoteche – continua Ravasini ­. Abbiamo pensato quindi, per rispondere alle esigenze dei cittadini, di prolungare il servizio della squadra che termina alle 3 fino alle 6 di mattina, come l’altra. Tanto i giovani che escono dalle discoteche prima delle tre sono pochi. In questo modo si avrebbero operative dalle 12 alle 14 auto».
«Abbiamo chiesto in Comune – continua – di portare questi cambiamenti da settembre, visto che comunque durante il periodo estivo le richieste diminui­scono dato che sono tutti in vacanza: al momento, per agosto, anche nel weekend i servizi serali si concludono all’una. In città non c’è nessuno».
Intanto, chi vuole prendere il taxi è avvertito: di notte, il rischio è quello di aspettare. Il consiglio?
«Meglio attendere in linea e non continuare a mettere giù e richiamare continuamente. In questo modo si accumula la priorità: il nostro sistema è satellitare e gli utenti guadagnano di diritto la priorità nel chiamare il taxi più vicino».
Per quanto riguarda gli orari diurni, invece, i taxisti amano la pioggia: «Ovviamente con il bel tempo lavoriamo di meno – con­clude Ravasini -. Le ora di punta? Dipende, in genere sono quelle in cui arrivano gli aerei o par­ticolari treni in stazione». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 13/08/2010

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13/08/2010
h.09.40  

A parte le polemiche sulla tangenziale sud e appalto Scuola Europea condotte tramite comunicati stampa già pubblicati ieri da ParmaDaily, poco da segnalare sui giornali locali.
Sulla Gazzetta: “Iren, tre liste per il Cda Vicepresidenza, Villani in pole”.
Si legge: “La conferma ufficiale delle anticipazioni delle passate settimane è arrivata ieri: sarà il capogruppo in Regione e coordinatore provinciale del Pdl Luigi Giuseppe Villani il candidato parmigiano per il Consiglio di amministrazione della Iren, la nuova società sorta nel luglio scorso dalla fusione tra Iride e Enìa. Villani, infatti, è stato inserito fra i 13 candidati della lista che rappresenta quasi il 60% delle azioni della multiutility e in particolare i 71 soci pubblici ex Enìa delle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza e quelli di Iride.
Villani, una volta eletto, dovrebbe andare a ricoprire la carica di vicepresidente di Iren ed essere componente del ristretto comitato di gestione «a quattro» che è stato stabilito dai patti parasociali e di cui attualmente fa ancora parte Andrea Allodi, ex presidente di Enìa che ha seguito passo per passo il lungo e faticoso cammino verso la fusione e che lascerà il posto proprio allo stesso Villani, scelto dal comune di Parma.
Dovrebbero invece essere riconfermati gli altri tre componenti del «comitato ristretto », tutti entrati nel «listone » di 13 candidati: si tratta del «genovese» Roberto Bazzano, ex presidente di Iride e attuale presidente di Iren, del «torinese » Roberto Garbati, ex ad di Iride e che ricoprirà la stessa carica all’interno di Iren, di cui sembra destinato a diventare l’«uomo forte» e infine Andrea Viero, ex ad di Enìa, veneto designato dal sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, destinato a essere riconfermato nella carica di direttore generale.
La data fissata per l’assemblea degli azionisti che eleggerà il nuovo Cda è quella di venerdì 27 agosto. I componenti del Cda saranno 13 e le liste che si sono presentate sono 3: una con 13 candidati, fa capo appunto alla componente pubblica ex Enìa e ai soci pubblici di Iride e rappresenta il 59,59% delle azioni denominata. Le altre due, che presentano ciascuna due candidati, fanno riferimento alla Fondazione Cassa di risparmio di Torino, che detiene il 2,5% delle azioni di Iren, e a Equiter spa, riconducibile alla banca Intesa San Pao­lo, che possiede il 2,45% delle azioni.
Fra i candidati di quest’ultima spicca il nome del banchiere torinese Enrico Salza, fino a pochi mesi fa a capo del comitato di gestione di Intesa San Paolo, mentre Franco Amato e Marco Casale sono i candidati della Cassa di Risparmio di Torino. Molti nomi noti fra i 13 candidati della lista di maggioranza: fra loro l’ex ad della Fiat Paolo Cantarella, il manager Alberto Clò, mentre, oltre a Viero, sono presenti altri due esponenti reggiani, Ettore Rocchi e Maurizio Battini. In base al regolamento saranno 13 i componenti del Cda di Iren e di questi 11 saranno assegnati alla lista che otterrà il maggior numero di voti, mentre gli altri 2 saranno assegnati secondo il criterio dei “quozienti” in base ai voti ottenuti dalle altre due liste.
La sede legale della multiutility è stata fissata a Reggio Emilia, mentre Parma, nell’ex sede Amps di strada Santa Margherita, si insedieranno le cosiddette Sot, le società operative territoriali de­stinate a lavorare in modo specifico sulle varie province di riferimento. La Sot di Parma, però, sarà affidata a un manager reggiano, Eros Morandi, un tempo «fedelissimo» di Uris Cantarelli, ex direttore generale prima di Agac e poi di Enìa, mentre nessun incarico di rilievo operativo verrebbe affidato ai manager parmigiani dell’ex Enìa, contrariamente a quanto sembrava in un primo momento. E in pratica, dunque l’unico rappresentante di rilievo della nostra città in Iren rimarrebbe proprio Villani”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 11/08/2010

SMA MODENA
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11/08/2010
h.09.40  

Sull’Informazione: «Un’ampia coalizione per battere Vignali». Il segretario Garbi: Bernazzoli? Porterà a termine il suo impegno in Provincia.
Si legge: “In alto mare. Periodo di ferie a parte, l’espressione si adatta alla perfezione allo stato del Pd e della coalizione che sarà in grado di mettere insieme da qui al 2012 per contendere a Pietro Vignali la poltrona di sindaco. Il rebus, a prima vista, appare quasi impossibile da risolvere.
Da un lato, il nome del presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli è di gran lunga quello più spendibile in chiave elettorale. Lo hanno dimostrato ampiamente le consultazioni dello scorso anno, che nonostante il ballottaggio lo hanno visto riconfermato con numeri ben al di là della somma dei voti raccolti dai partiti che lo sostenevano. Anche alcuni avversari dichiarati, del resto, lo definiscono senza problemi come l’esponente più autorevole dell’attuale opposizione in Comune. Tuttavia,il suo mandato di presidente della Provincia scade solo nel 2014 ed è naturale che la sua prima intenzione sia quella di portare a termine gli impegni presi con gli elettori. Questa, del resto, la risposta ufficiale del partito, che per bocca del segretario provinciale Roberto Garbi definisce Bernazzoli «una nostra grande risorsa. Sta lavorando bene come presidente della Provincia,e ha davanti a sé un impegno lungo e difficile. E poi, in due anni può succedere di tutto, e quella del candidato a sindaco è una questione prematura».Tutto archiviato e rinviato a data da destinarsi, quindi? No, perché negli ultimi tempi quella di Bernazzoli candidato sembra ben più di un’ipotesi.
A fronte del silenzio del diretto interessato, vari esponenti politici di area Pd che chiedono di restare nell’anonimato definiscono l’anticipazione pubblicata ieri sulle pagine dell’Informazione «una possibilità di cui si parla da tempo, anche nei corridoi di piazzale della Pace. In termini espliciti e concreti».
Una specie di fiume carsico,insomma, che di tanto in tanto rispunta in superficie.
Dal canto suo,Garbi si limita invece a stilare una sorta di piano di lavoro dei prossimi mesi con cui il Pd cercherà di stare al passo con i civici di Vignali in vista della sfida per il Comune. Già fissate le scadenze. «Entro la fine dell’anno, o l’inizio del 2011, costruiremo un impianto programmatico che verrà reso pubblico. Da lì, partirà la costruzione di una coalizione che comprenda tutti coloro i quali non si riconoscono nell’attuale amministrazione e nel suo modo arrogante di governare la città. Solo dopo, dalla prossima primavera, si discuterà del nome del migliore candidato possibile per portare avanti questo progetto».
Quanto al neo (ri) nato movimento civico che sostiene l’amministrazione Vignali, Garbi è lapidario: «Così come il Pdl a livello nazionale ha “perso”Fini, loro hanno perso Ubaldi, padre spirituale del civismo parmigiano. Da qui le operazioni di maquillage dettate dall’ansia di far credere che il civismo è ancora il motore della coalizione che governa la città:ma la realtà è che Parma è sempre più saldamente in mano al centrodestra targato Luigi Giuseppe Villani»…
Sulla Gazzetta:Piazzale Salvo D’Acquisto «Quel parcheggio è una ferita»”. “Il comitato: «Possibili danni agli edifici, per le piante non più terra ma cemento»”.
Si legge: “La mobilitazione contro il parcheggio sotterraneo in piazzale D’Acquisto non si ferma. Dopo le riunioni dei giorni scorsi e il ricorso al Tar per chiedere la sospensione dei lavori, ieri sera il Comitato per la tutela di piazzale Salvo D’Acquisto ha dato vita all’ennesima iniziativa: un’assemblea pubblica in piazzale San Francesco, davanti alla Casa della Musica e a pochi metri dall’area del cantiere.
«Quando venne approvata la realizzazione di questo e di altri parcheggi simili in centro storico, l’attuale assessore alla Mobilità, Davide Mora, era presidente del quartiere. Perché in quell’occasione non ritenne giusto informare i cittadini dell’esistenza di questi progetti?», chiede in tono polemico Mauro Nuzzo, uno dei tanti volti che compongono il Comitato.
«Un altro problema – aggiun­ge – riguarda l’atteggiamento dell’amministrazione, che continua a non soddisfare le nostre richieste di accesso agli atti». Richieste che i rappresentanti del Comitato hanno presentato più volte per ottenere informazioni sulla tempistica del cantiere, sulle caratteristiche del parcheggio e soprattutto sulle tipologie di macchinari utilizzati durante gli scavi. Una delle più grandi paure espresse dal Comitato rimanda ai possibili danni agli edifici storici provocati dalle vibrazioni del cantiere.
«Questa tipologia di parcheg­gio rappresenta una frattura, una lacerazione del tessuto ur­bano », denuncia Pier Giuseppe Mesa, altra anima del Comitato, davanti al centinaio di persone riunito in piazzale San Francesco.
«Perché l’amministrazione -continua Mesa – si ostina a voler costruire questo parcheggio quando a pochi metri di distanza ne esiste un altro, in via Emilio Casa? Se quel parcheggio è scarsamente sfruttato, prima di rea­lizzarne uno nuovo si potrebbe intervenire per migliorare le strutture già esistenti».
Qualche dettaglio in più sul progetto ieri sera lo ha fornito il geologo del Comitato, Gian Luca Lanzolo: «Nel piazzale verrà scavato un buco profondo una ventina di metri, e per farlo verrà prodotto rumore, si solleveranno polveri e ci sarà un via vai continuo di camion per trasportare altrove la terra».
Altra nota critica è l’abbattimento di alcune piante per far spazio ai lavori, tanto che il Comitato, per fermare il taglio degli alberi, sta escogitando qualche iniziativa. «Le piante che verranno tolte non potranno più essere riposizionate, perché sotto le loro radici non ci sarà più la terra ma il cemento», ricorda Marianna Cavalli del Comitato, mentre da Leonardo Di Jorio (consigliere di Rifondazione al Cittadella) e da Ettore Manno (segretario provinciale del Pdci) arriva l’invito a unire la voce dei vari comitati di protesta. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/08/2010

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10/08/2010
h.09.30  

L’Informazione: “Comune, sarà sfida Bernazzoli-Vignali”, è il titolo della prima pagina di oggi. L’articolo è di Francesco Saponara. “Grandi manovre nel Partito democratico per le amministrative”. “Il presidente della Provincia sarebbe l’unico nome che coagula il consenso all’interno del Pd e di potenziali alleati”.
Si legge:Vincenzo Bernazzoli candidato sindaco per il centrosinistra alle amministrative 2012. Non una boutade estiva che ci si potrebbe aspettare, ma che è invece una notizia tutt’altro che fantasiosa e priva di fondamento. I colpi di sole negli ambienti politici non sono certo mancati in questi mesi di caldo torrido (soprattutto a livello nazionale), ma l’ipotesi del presidente della Provincia antagonista di Pietro Vignali avrebbe solide basi. Tre i motivi.
Primo: le due cariche, nel caso in cui la candidatura andasse in porto e Bernazzoli vincesse, non sono incompatibili.
Secondo: l’attuale presidente della Provincia sembra l’unico asso nella manica rimasto alla sinistra uscita malconcia dalle ultime due tornate elettorali. Nel 2002 Elvio Ubaldi aveva battuto la senatrice Albertina Soliani e cinque anni più tardi il delfino Pietro Vignali aveva sconfitto al ballottaggio l’assessore regionale Alfredo Peri.
Terzo: l’ipotesi di Bernazzoli piace soprattutto all’asse Bersani-Peri-Errani che metterebbero così a tacere l’unico Comune capoluogo di centrodestra in Emilia Romagna spesso in disaccordo con le scelte politiche della Regione.
Cartucce in mano al Pd ne sono rimaste ben poche e quello di Bernazzoli potrebbe quindi tappare tutte le falle ed evitare inutili perdite di tempo tipo «prima il programma, poi il nome» o le primarie di coalizione.
Tempo prezioso risparmiato visto che la maggioranza in Comune, quella che fa riferimento a Vignali per intenderci, è già partita con la presentazione del nuovo movimento Parma Civica che altro non è che il piedistallo per la ricandidatura del sindaco stesso.
Da settembre i nuovi civici, eredi scomodi di Civiltà parmigiana, cominceranno il lungo lavoro di proselitismo che li porterà alle urne fra due anni. In mezzo ci saranno però anche le amministrative in otto Comuni del parmense che potrebbero rivelarsi un buon banco di prova per sondare il terreno del civismo made in Parma. Non a caso alla festa di giugno di Parma Civica al parco di Marano c’erano molti sindaci o amministratori della provincia che non disdegnano il laboratorio parmigiano.
A cominciare da Paola Mecarelli che potrebbe essere la candidata antagonista alla sinistra a Salsomaggiore terme. Per ora, però, si può solo parlare di fantapolitica che, come ogni estate, scalda ancora di più le stanze delle segreterie di partito. Bernazzoli, però, è un politico piuttosto criticato all’interno del Pd (ma prima nell’articolo si diceva che “sarebbe l’unico nome che coagula il consenso all’interno del Pd”), non solo per il suo passato Pci-Ds,ma perché identificato come il padre-padrone dei democratici di Parma. Un presidente della Provincia che per anni ha dovuto tenere in giunta il borriano Gabriele Ferrari, oggi consigliere regionale, e con il quale,dicono, ci sarebbero stati diverse scontri. Non solo. L’ultima sua ”vittima” è Meuccio Berselli, fedele ex diessino già sindaco di Mezzani, che stretto nel suo ruolo di presidente del consiglio provinciale scalpitava per ottenere un posto in giunta dopo la dipartita di Ferrari e Gabriella Meo verso la Regione.
Per lui solo un due di picche e tanti saluti e baci,costretto quindi a dimettersi per tornare sui banchi del consiglio fra le fila (per ora) del Pd.In tutto questo rimangono in sospeso tre nomi: Simona Caselli, Maria Teresa Guarnieri ed Elvio Ubaldi.
La Caselli, che aveva ottenuto oltre 10mila voti di preferenza alle Europee del 2009, potrebbe essere la carta da giocare in casa Pd visto il successo di un anno fa e perché più gradita nell’area degli ex Margherita. Il futuro della Guarnieri e Ubaldi, invece, è incerto,stretti dal loro passato da civici alleati con il centrodestra, ma pedine importanti da sfoderare per tentare l’assalto all’ex collega Vignali.
Certo è che tutto si deciderà da settembre quando le carte potrebbero essere rimescolate nel caso in cui, a livello nazionale, il governo dovesse implodere a causa della ”spaccatura” provocata dai finiani”.
Diciamo che di grandi rivelazioni questo articolo non ne fa… notizie nuove non ne aggiunge.
Sulla Gazzetta, la puntualizzazione del sindaco di Salsomaggiore Tedeschi:
“Deciderò solo a fine anno se ricandidarmi”. «Cinque anni di lavoro in amministrazione sono pochi per portare a termine un mandato».
Si legge: “Ancora nulla di definitivo, al momento, in merito ad una possibile «non ricandidatura» da parte del sindaco Massimo Tedeschi alle amministrative del prossimo anno.
A ribadirlo è una nota del Comune in cui si afferma che «nessun cambiamento e nessun fatto nuovo si è verificato dall’ultimo intervento – che risale allo scorso 9 giugno, in un articolo apparso su Parma Daily – di Massimo Tedeschi il quale, rispondendo ad un domanda sulla sua ricandidatura, aveva precisato: ‘Dico poi che cinque anni di lavoro in amministrazione sono pochi, considerando una burocrazia come quella italiana. E’ serio dunque che da parte mia ci sia disponibilità alla ricandidatura per portare avanti il lavoro iniziato. Ciò deve essere ovviamente accompagnato da un adeguato grado di consenso dell’opinione pubblica e delle liste di sostegno, e fatte salve ovviamente le questioni di carattere strettamente personale’».
«Ad oggi – prosegue la nota di ieri – a distanza di due mesi, nulla è cambiato rispetto a quanto il sindaco ha affermato ufficial­mente in quella occasione. La decisione verrà presa entro la fine dell’anno». 




                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 09/08/2010

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09/08/2010
h.11.00  

Torna di grande attualità la vicenda metropolitana di Parma. Sulla Gazzetta: “Inchiesta sulla metropolitana. Trenta milioni per non farla”. “Si indaga su diversi filoni. Per ora nessun iscritto nel registro degli indagati”.
Si legge: “La procura di Parma ha avviato un’inchiesta sul caso della metropolitana di Parma. Ad aprire il fascicolo è stato il sostituto procuratore Roberta Licci, che al momento non ha iscritto nessuno nel registro degli indagati. Uomini della Guardia di Finanza hanno effettuato diversi blitz – il primo risale all’inizio di febbraio di quest’anno – a più riprese e in diverse sedi: le fiamme gialle sono entrate al ministero delle Infrastrutture, in Municipio e in Stt, la holding del Comune che controlla tutte le partecipate, quindi anche Metroparma ormai «defunta».
Al centro dell’inchiesta, che si articolerebbe in diversi filoni, i trenta milioni già spesi (la cifra emergerebbe proprio dai fascicoli della procura) per mantenere la società Metroparma e per pagare diverse consulenze (a questo denaro, inoltre, si aggiungerà l’indennizzo all’impresa). Come è noto l’infrastruttura non si farà: il progetto è stato definitivamente affossato nel marzo scorso, prima ancora che fosse avviato il cantiere: il ministro Altiero Matteoli, nell’ambito del decreto incentivi, aveva revocato il finanziamento per creare un Fondo destinato a finanziare le opere infrastrutturali nei porti di rilevanza nazionale.
Come detto, l’inchiesta seguirebbe diversi filoni: a parte le spese già sostenute con denaro pubblico prima ancora di cominciare i lavori, anche gli studi sul traffico passeggeri e soprattutto l’approvazione del finanziamento da parte dello Stato. E nel mirino della procura di Parma c’è anche il ruolo di Ercole Incalza, componente del consiglio di amministrazione di Metroparma da marzo 2006 e al tempo stesso consigliere dell’ex ministro ai Lavori pubblici, il parmigiano Pietro Lunardi. Tra l’altro, il nome di Incalza figura nell’inchiesta sulle case di Diego Anemone.
Queste le tappe fondamentali dell’opera: Nel 2004 il Cipe approva il progetto preliminare del metro. Quindi, il 14 febbraio 2005 nasce la società Metroparma, che ha il compito di gestire la realizzazione dell’opera per conto del Comune. Quindi, l’appalto viene aggiudicato nell’aprile del 2008 al contraente generale composto dalle imprese Pizzarotti (mandataria), Coopsette e Ccc (mandanti). Come detto, nel marzo scorso lo stop al progetto: lo Stato aveva già stanziato un finanziamento pari a 172 milioni di euro, il Comune avrebbe dovuto sborsare 96 milioni”.
Sempre sulla Gazzetta il vicesindaco Paolo Buzzi: «Metroparma ha speso 12 mln». «Dai nostri ultimi riscontri contabili, ci risulta che le spese sostenute da Metroparma fino a questo momento siano pari a 12 milioni di euro: tale cifra comprende i costi di gestione della società ma anche quelli per le consulenze e per le progettazioni eseguite». A parlare è il vicesindaco Paolo Buzzi, che gestisce anche le delega alle società partecipate. Lo stesso che a febbraio, all’indomani del primo blitz delle fiamme gialle, si era detto tranquillo rispetto alla regolarità della documentazione di Metroparma. «E rispetto a qualche mese fa non è cambiato nulla – aggiunge – Mi rendo conto che 12 milioni rappresentano un cifra particolarmente elevata, ma allo stesso tempo ridotta se paragonata al costo complessivo dell’opera». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 04/08/2010

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04/08/2010
h.09.00  

Su Polis:Napolitano e Berlusconi revocano la Gran Croce a Calisto Tanzi”. “Il decreto è stato firmato a metà giugno e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana. Alla base della decisione anni di polemiche, cinque patteggiamenti e una condanna in secondo grado”.
Si legge: “Era il Natale del 2000 quando in Quirinale Carlo Azeglio Ciampi approvava il conferimento a Calisto Tanzi della più alta onorificenza della Repubblica, il Cavalierato di Gran Croce. A Collecchio, l’allora numero uno di Parmalat, azienda dai bilanci apparentemente floridissimi, festeggiò chiamando Arrigo Sacchi sulla panchina del Parma calcio. Nessuno poteva immaginare che il completo successo del brillante imprenditore fosse solo una parete di carte false prodotte di notte con bianchetto e fotocopiatrice. Sacchi al Tardini durò meno di un mese. Tanzi alla Parmalat ancora circa tre anni. La benemerenza molto di più.
I titoli di merito assegnati e non più tolti a Tanzi sono stati negli ultimi anni oggetto di ripetute polemiche. Sembravano più forti dello scandalo del crac del 2003, più forti delle proteste dei risparmiatori che avevano acquistato Bond Parmalat, più forti anche delle condanne penali al cavaliere.
Ma alla fine è arrivata la revoca. Con decreto del presidente Giorgio Napolitano, su richiesta inoltrata dal capo del Governo Silvio Berlusconi, il nome di Tanzi è stato cancellato dalla lista dei titolari della Gran Croce. L’atto di ritiro dell’attestazione è stato sottoscritto dal presidente della Repubblica già il 18 giugno scorso, ma è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale solo la scorsa settimana.
La Gran Croce, titolo regolato da una legge del 1951, è concessa a chi porta particolari benefici alla nazione, ma “salve le disposizioni della legge penale, l’insignito che se ne renda indegno” la perde. Proprio il caso di Calisto Tanzi. L’ex re del latte ha patteggiato nel processo per bancarotta, ha patteggiato ancora nel processo per l’acquisto da Cirio del settore latte, ha patteggiato una terza volta nel procedimento per la costituzione di Eurolat e altre due volte per altrettante truffe che sono state fatte a società alle quali erano stati ceduti crediti che non esistevano, accumulando in totale tre anni di prigione. È stato poi condannato in primo grado a Milano per le accuse di aggiotaggio e ostacolo all’autorità di vigilanza, condanna confermata dalla Corte d’appello, per altri dieci anni di prigione.
In realtà, nella lista dei 275.810 insigniti in Italia di decorazioni al valore e al merito ci sono anche diversi altri nomi discutibili. Se per Tanzi, a differenza di altri, è arrivata la radiazione è anche per l’attenzione che i media gli hanno prestato. La richiesta di revoca della Gran Croce è seguita di non molto alle accuse che lo scorso autunno era tornato a sollevare il Corriere della Sera, riprese poi dalla trasmissione di Rai Tre Report.
In cella Tanzi non finirà mai, perchè troppo anziano, ma di materiale che lo “renda indegno” agli occhi dell’opinione pubblica e della sua fu benemerenza se ne è accumulato comunque parecchio.
Su Polis la polemica sui parcheggi sotterranei in piazzale D’Acquisto: “No voragini” al Comune “Fermate i lavori di scavo”. Tanta gente ha partecipato all’assemblea in piazzale D’Acquisto. “Stop alle ruspe”.
Sull’Informazione: “Parcheggi, esposto in procura”. Il Pd chiede di verificare «l’esistenza di interessi di parte». Le aree di sosta sotterranee progettate dall’amministrazione Vignali preoccupano i residenti. L’opposizione alza il tiro e coinvolge i giudici: sul tavolo degli inquirenti c’è già «un nome e un cognome». Da piazzale Salvo D’Acquisto si leva l’appello al Comune perché interrompa gli scavi.
Sempre sull’Informazione la notizia: “Inceneritore, un “aiuto” dal Politecnico. La giunta approva un accordo da 24mila euro: l’impianto si farà, ma riciclando il più possibile. Esperti milanesi ingaggiati per bruciare meno rifiuti”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 03/08/2010

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03/08/2010
h.08.40  

Su Polis. Pd: “Il presidente di Formafuturo? E’ il marito dell’assessore Callegari”. “Bufera a Fidenza dopo la nomina al vertice dell’ente intercomunale di formazione professionale. Capece: “Una polemica inutile. I consorti non sono parenti, lo ha detto la corte di Cassazione“.
Si legge: “«Quella nomina non s’ha da fare». Ha echi vagamente manzoniani l’ultima presa di posizione del Partito Democratico di Fidenza. I pidini borghigiani infatti escono finalmente allo scoperto e attaccano la giunta su una questione assai spinosa, ovvero la nomina del coordinatore dei civici di Per cambiare Fidenza Giovanni Capece alla presidenza del consorzio Formafuturo.
Nel mirino questa volta finisce tanto lo stato di famiglia di Giovanni Capece, coniugato con l’assessore alla scuola Lina Callegari, tanto la forma della nomina, per la quale non è stato fatto un bando come previsto dal vigente regolamento. Una designazione, pertanto, che potrebbe essere considerata nulla per ragioni formali.
«Tenendo conto di quanto stabilito dal regolamento – afferma l’opposizione – riteniamo non siano stati rispettati gli articoli che concernono le norme procedimentali in quanto il sindaco non ha emanato alcun bando e le modalità di segnalazione in quanto non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale in merito. Inoltre non si è tenuto conto né del Consiglio Comunale né del Presidente del Consiglio: diamo per scontato che la Dottoressa Gambarini nella sua veste di Presidente del Consiglio non sia stata informata dal sindaco della nomina del presidente di Forma Futuro altrimenti, ne siamo certi, avrebbe coinvolto il Consiglio Comunale tutto»..
C’è poi un altro nodo secondo i pidini da dirimere, ossia il legame «finché morte non ci separi» tra l’assessore alla scuola di Fidenza Lina Callegari e il nominato Giovanni Capece. «Vi sono infine dubbi sulla compatibilità o quanto meno sull’opportunità politica che Capece con abbia assunto tale incarico visto che è il marito dell’assessore all’Istruzione e alla Cultura Lina Callegari – afferma il piddì – Per denunciare tutto questo abbiamo scritto una lettera aperta le cui finalità sono quelle di interrogare e chiedere spiegazioni al Sindaco e alla Presidente del consiglio riguardo all’irregolarità della nomina del signor Capece e di invitare il sindaco a ritirare la nomina e a comportarsi per tale designazione nei tempi e nei modi stabiliti dal regolamento votato all’unanimità il 10-07-2010».
Già, perché la prima delibera di consiglio comunale dopo la vittoria del centrodestra a Fidenza prevedeva appunto l’impossibilità di nominare parenti nelle partecipate.
Sulla questione la posizione di Capece è nota: «I consorti non sono parenti – ha recentemente dichiarato – lo ha stabilito la cassazione. Se hanno fatto quella delibera per me dovevano scrivere consorti». Un cavillo alla azzeccagarbugli.
Non è solo l’opposizione a puntare il dito contro la designazione del buon Capece.
Anche l’ex assessore del Popolo delle Libertà Carduccio Parizzi si arrabbia non poco per quella che giudica «una scelta inopportuna». «Non ne faccio una questione di norme o regolamenti – giura Parizzi – ma di opportunità, visto che la moglie è assessore alla scuola, questo si. Quello striscione, “Finalmente Fidenza è di tutti”, inalberato in piazza Garibaldi il giorno della vittoria del centro-destra, questo voleva dire: basta con i privilegi, pari opportunità per tutti; basta con le saghe familiari».
Sulla Gazzetta: “In piazza della Pace ritorna il «vecchio» chiosco”. Bando del Comune per un nuovo bar affacciato su via Garibaldi.
“A volte ritornano: si potrebbe definire così la scelta compiuta dal Comune di riportare in piazza della Pace un chiosco che farà da servizio bar. Una decisione che riporta la storia della piazza al passato, quando, assieme ai parcheggi, ospitava anche chioschi provvisori di vario genere oltre a un’edicola, anche se ovviamente con modalità architettoniche diverse rispetto a quelle stabilite per la realizzazione di questo nuovo chiosco.
In base a quanto stabilito dal Comune, il nuovo chiosco sorgerà sul marciapiede prospiciente a lato di via Garibaldi, in un punto non distante da dove si trovano i due trottatoi pedonali. In pratica, dovrebbe essere collocato in un’area non molto distante da quella in cui si trovava fino all’avvio dei lavori per la realizzazione del progetto Botta l’edicola, poi traslocata prima in via Bodoni e quindi in viale Mentana di fronte al Duc. Il chiosco dovrà rispondere a precisi requisiti architettonici, che sono simili a quelli stabiliti per le postazioni fisse dei vigili urbani o per altri chioschi storici della città.
Il gestore che andrà a installare a sue spese il chiosco verrà individuato attraverso un bando di gara ufficiale che è stato pubblicato a fine giugno e rimarrà aperto sino a fine ottobre.
Chi si aggiudicherà il bando avrà di fatto la concessione dell’area in diritto di superficie per 10 anni e dovrà a proprio carico curare l’installazione del chiosco, che dovrà rispondere a precisi criteri di estetica, che sono stati puntualmente individuati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, interpellata dal Comune prima di dare il «via libera» al bando. Se non ci saranno problemi particolari, dunque, l’installazione e l’apertura del chiosco-bar in piazza della Pace potrebbe avvenire già prima del periodo natalizio.
In passato, per qualche decennio, proprio nell’allora piazzale Marconi sono rimaste piazzate per molti anni due storiche «baracche »: quella della torta fritta, che si trovava proprio sotto uno dei due platani che sono seccati ancor prima del rifacimento dell’intera piazza, e, nella stagione invernale, quella del popolare «Carlino», che con i suoi «bruzè», le celebri caldarroste, e la pattona ha deliziato generazioni di parmigiani. C’era poi anche l’edicola a fianco di via Garibaldi e, negli ultimi anni, c’era stato anche l’insediamento del «carretto» di Stella Piazza, ex consigliere comunale, che preparava da ottobre a maggio le sue dolci crêpes e che, dopo essere stata «sfrattata» e portata fianco dell’Annunziata, fece anche causa al Comune senza però riuscire a ottenere il ritorno in piazza della Pace.
Quanto ai motivi del «cambio di rotta» del Comune rispetto al passato, si dice nella delibere che «la presenza di un’attività di somministrazione di alimenti e bevande mediante l’installazione di un chiosco costituisce un valido elemento di aggregazione e di comfort per l’utenza nonché un valido punto di presidio e osservazione delle dinamiche dell’area». E a questo punto non resta che vedere chi si aggiudicherà questa «nuova» postazione”.
Sull’Informazione: Ghiaia, ancora disagi per i troppi cantieri”. “Mentre i boxisti rassegnati ammettono: «Sul nostro futuro non sappiamo ancora nulla». I commercianti: zona chiusa e per sostare c’è il parcheggio selvaggio”.
Sempre sull’Informazione: “Gli stranieri preferiscono Parma” “I residenti in città sono 16.260. La comunità più consistente arriva dalla Moldova. Rispetto agli italiani, le maggiori concentrazioni
in Oltretorrente, Pablo e San Leonardo. La motivazione: nel ducato si vive e si guadagna bene. Soddisfatti Comune e Provincia, ma il sindacato denuncia l’elevato ricorso al lavoro nero. Khawatmi: ora il voto”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 02/08/2010

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02/08/2010
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Poco da segnalare sui quotidiani di oggi. Sulla Gazzetta: Reati in calo in luglio Ma occhio ai furti in auto. A diminuire sono stati in particolare i colpi negli negozi e i furti di autovetture”.
Si legge: “Sarà stato il gran caldo che ha caratterizzato tutto luglio e che ha reso duro il «lavoro» perfino ai criminali, oppure sarà che pure i malfattori si concedono ogni tanto qualche periodo di riposo dopo tanto delinquere. Sta di fatto che il mese appena trascorso ha fatto registrare un sensibile calo dei reati denunciati a Parma e provincia rispetto a giugno, in particolare furti nei negozi e furti di auto. Anche i furti in casa hanno conosciuto un significativo ridimensionamento. Ma non è mancata un’eccezione: i furti a bordo di autoveicoli, da un po’ di tempo a questa parte il reato preferito dai malviventi.
Negozi «graziati»
I colpi messi a segno negli esercizi commerciali in luglio sono stati la metà rispetto al mese precedente: 26 contro 51. Un dato che rappresenta anche un record (una volta tanto in positivo), dal momento che è il minor numero di furti nei negozi registrato dall’inizio della rilevazione. Già nel luglio dell’anno scorso i furti ai danni di esercizi commerciali furono relativamente pochi: 31 colpi in 31 giorni, esattamente uno al giorno. La media nell’ultimo anno è stata di 37,6 furti al mese.
Più furti a bordo di auto
Quello dei furti a bordo di automobili è stato in luglio il reato più «gettonato», come ormai avviene da molti mesi a questa parte. Ed è stato anche l’unico che ha fatto registrare un aumento dei colpi messi a segno. Non un incremento particolarmente forte, visto che da 65 sono saliti a 72, ma pur sempre significativo in quanto in controtendenza rispetto a tutti gli altri tipi di reati denunciati a Parma e provincia il mese scorso.
Meno case svaligiate
In calo di oltre un quarto i furti in abitazione in luglio: dalle 61 denunce di giugno, infatti, si è scesi alle 45 del mese scorso, con una diminuzione del 26%. Si tratta del secondo dato più basso dall’inizio dell’anno: andò meglio solo in marzo, quando i topi d’appartamento colpirono «solo » 43 volte. Il dato di luglio è anche ampiamente al di sotto della media dell’ultimo anno, che è stata di 60,2 furti al mese.
Rapine stabili
Pressoché stabili le rapine messe a segno il mese scorso: erano 7 in giugno, sono passate a 6 in luglio. La media annuale degli ultimi dodici mesi è 7,9.
[…]
Sempre sulla Gazzetta, il coordinatore provinciale del PdL risponde ai giovani finiani:Villani: «Le minoranze non possono comandare»”. «Le posizioni di Fini? In politica tutti sono utili ma nessuno è indispensabile»
«Non mi sembra appartenga ad una corretta prassi democratica che una piccola minoranza pretenda di dettare le linee programmatiche di tutto il partito». Luigi Giuseppe Villlani, coordinatore provinciale del Pdl, interviene sulla nascita nel nuovo gruppo parlamentare Fli (Futuro e Libertà per l’Italia) vicino al presidente della Camera Gianfranco Fini e lo fa indirizzando una nota ai giovani di Generazione Italia di Parma che in questi giorni hanno ribadito il loro pieno appoggio alle scelte di Fini, rimarcando però che non si considerano almeno per ora fuori dal Pdl.
«Quando si è chiamati a ricoprire un incarico istituzionale – continua il coordinatore azzurro – o si riceve un mandato amministrativo dagli elettori, sarebbe sempre bene ricordare che si è stati chiamati a quell’incarico o a quel mandato non solo per le capacità individuali o la particolare storia politica che si rappresenta ma, soprattutto, in virtù dell’appartenenza ad un partito».
«Dimenticarsi di questo – aggiunge Luigi Villani – indulgere al personalismo e chiamarsi fuori non appena le indicazioni della maggioranza del partito divergono dalle proprie convinzioni, non rappresenta, come spesso si è sentito dire in questi giorni, un esempio di coerenza ma, semmai, un segno di slealtà verso quanti hanno sostenuto il singolo nella propria esperienza politica, istituzionale ed amministrativa. Tutti siamo necessari ma nessuno è indispensabile: nemmeno in politica – avverte nella sua nota Luigi Villani ­. Pensare, infatti, che la propria visione sia, in un qualche modo, migliore di quella della maggioranza, è antidemocratico: immaginare di condurre una propria battaglia politica rimanendo all’interno del partito, ben riparati dagli incarichi istituzionali ottenuti in virtù di una militanza quotidianamente messa in discussione, profondamente scorretto. I luoghi del confronto politico leale si chiamano congressi: tutti gli altri non appartengono alla prassi democratica ma ad un malcostume politico dilagante».
«Ai giovani di Generazione Italia – prosegue il coordinatore provinciale del Pdl – che vorremmo continuare a considerare una risorsa del Pdl, chiedo di non cadere in questi errori, di non suggerire distinzioni che nessuno ha suggerito loro e, soprattutto, di non proporre ricatti più o meno velati. Il Popolo della Libertà è un partito – aggiunge Villani – che non ha scelto la strada della federazione proprio per proporre una visione unitaria della politica e formulare una proposta unitari di governo per il Paese. Al suo interno non sono tollerate correnti o personalismi in quanto minerebbero alle radici lo spirito stesso che ne ha ispirato la nascita. E questo nemmeno a Parma». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 30/07/2010

SMA MODENA
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30/07/2010
h.08.20  

Sulla Gazzetta: «Il Wcc? A misura di bambino». L’assessore Bernini sulla nuova struttura che sorgerà in via Budellungo: «Servirà da collegamento tra le nuove generazioni e le persone più anziane».
Si legge: «Il welfare community center non sarà un ghetto per anziani». Il neoassessore alle politiche per l’infanzia, Giovanni Paolo Bernini, entra nel merito del pro­getto del Wcc di via Budellungo proprio per spiegare che al suo interno troveranno spazio tantissimi servizi dedicati alle famiglie e all’infanzia. E che saranno utili per diminuire le liste d’attesa per i nido e per venire incontro alle esigenze di famiglie in cui la madre s’impegna nel mondo del lavoro. E non solo: proprio all’interno del Wcc sorgerà una struttura che farà da collegamento tra le nuove generazioni e quelle dei «nonni», dove i giovani potranno imparare dai più anziani tradizioni, esperienze e valori che altrimenti andrebbero perduti.
«Penso che la forza del Wcc stia nell’armonia dei servizi che verranno erogati e nelle innovazioni che proporrà – spiega Bernini -. Purtroppo questo concetto non è stato volontariamente compreso da un’area politica della sinistra. Il Wcc non si sostituirà agli altri progetti già in corso o programmati, ma li integrerà. Ed è doveroso precisare che al suo interno troveranno spazio tanti servizi, tanti quanti i bandi di project financing: per l’infanzia, per l’adolescen za, per il verde pubblico, per lo sport e per gli anziani. Riusciremo ad ottenere un finanziamento dal privato per un totale di 60 milioni di euro: un investimento che il Comune da solo non avrebbe potuto sostenere. Il bando per il polo dedicato all’infanzia è già stato pubblicato e scadrà il 9 settembre: spero di ricevere quante più proposte possibili».
L’assessore è soddisfatto dei nuovi servizi che troveranno spazio all’interno del Wcc: «Per prima cosa un asilo nido, per 78 bambini dai 3 ai 36 mesi, con 20 posti convenzionati ­elenca -. Sorgerà poi un ‘Kinderheim’, un servizio di sollievo per le famiglie che potranno portare i loro bambini (dai 3 mesi ai 3 anni), anche solo per qualche ora, a seguire attività didattiche dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 22. Non si tratta di un servizio di custodia, tanto che i bambini saranno seguiti da 9 educatori, per un massimo di 50 posti. Realizzeremo poi una ‘maison ouverte’, un laboratorio di giochi e di parole: i genitori con i loro figli potranno usare spazi attrezzati per sollecitare la curiosità personale e creativa, fav­rendo l’incontro tra generazioni, dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 19, per un massimo di 10 bambini a laboratorio. Troverà poi spazio un ‘centro adulti-bambini’, a cui potranno partecipare senza obbligo di iscrizione i più piccoli con i loro nonni, per tramandare tradizioni, valori e esperienze del passato e valorizzare la figura del nonno. E infine ci sarà un ‘maternage’, dove i genitori dei bambini da 0 a 1 anno potranno seguire corsi di pediatri, psicologi e fisioterapisti per affrontare al meglio e senza problemi un periodo delicato della loro vita, come quello in cui nasce il primo figlio».
Ma non finisce qui: «All’interno del Wcc ­conclude Bernini – sorgerà anche il cinema-teatro per i bambini e una sala attrezzata per realizzare feste, di qualsiasi tipo, su prenotazione. Il tutto per una spesa complessiva di 2 milioni e 700 euro».
Sempre sulla Gazzetta: “Appalti e trasparenza: vertice in prefettura”. “Si sono riuniti ieri a Parma i Prefetti della Regione Emilia Ro­magna, nel quadro degli incontri periodici dedicati all’esame e all’approfondimento di tematiche di particolare attualità e interesse.
Nel corso della riunione, pre­sieduta dal prefetto di Bologna, ed ex prefetto di Parma, Angelo Tranfaglia, si è discusso delle più idonee iniziative da adottare per l’attuazione, in ambito regionale, della recente direttiva del Ministro Maroni per il contrasto all’infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici, individuando modalità di azione il più possibile omogenee.
Il settore degli appalti è da tempo all’attenzione del Ministero dell’Interno per le forti esposizioni al pericolo di condizionamenti da parte della criminalità organizzata.
Ciò ha portato, negli anni, a rendere sempre più stringenti ed estesi i controlli antimafia, soprattutto per opere pubbliche di particolare ampiezza.
Dalle «Linee guida sulle Grandi Opere» del giugno 2005, alla normativa sulla ricostruzione post-sisma in Abruzzo, a quella sulla realizzazione delle opere per l’Expo a Milano 2015 a quella, da ultimo, sull’urgente costruzione di istituti penitenziari.
Le principali novità introdotte dalla direttiva Maroni sono due: l’estensione dei controlli e delle informazioni ad attività che ne erano finora escluse, e la realizzazione di uno screening antimafia preventivo su tutte le aziende che astrattamente potrebbero essere interessate alla partecipazione a gare pubbliche.
La necessità di una maggiore vigilanza si pone in particolare con riferimento a quei filoni di attività imprenditoriali «a valle » della fase di aggiudicazione degli appalti che si sono rivelate più permeabili al pericolo di condizionamento mafioso: le attività estrattive, il ciclo del calcestruzzo e degli inerti, i cottimi e i noli a caldo e a freddo, il trasporto terra, lo smaltimento in discarica dei residui di lavorazione e dei rifiuti, i servizi di guardiania”.
Polis apre il giornale conVarchi, pioggia di multe: 925 al giorno. Scontro in Comune con i commercianti”. “Le associazioni dei negozianti chiedono più parcheggi e meno limitazioni al traffico. Una petizione ha già raggiunto 450 firme. L’amministrazione sta pensando a un minibus elettrico e gratuito che attraverserà la città”.
Anche sull’Informazione il “no” di Ascom e Confesercenti alla soluzione dell’Amministrazione per il controllo del traffico: «Varchi elettronici e pochi parcheggi, così il centro storico sarà un deserto». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 29/07/2010

SMA MODENA
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29/07/2010
h.10.00  

Il resoconto dell’ultimo consiglio comunale è su tutti e tre i quotidiani locali.
Su Polis: “Il sindaco agli edili: “Abbiamo i soldi, ma sono bloccati dal Patto di stabilità”. Si legge: “L’ultimo Consiglio comunale prima della pausa estiva ha regalato uno scontro totale tra maggioranza e opposizione sullo stato di salute delle casse pubbliche. E ancora una volta la matematica, a seconda degli schieramenti, è diventata un’opinione. Tre i temi al centro del dibattito. Il primo è stato la lettera degli edili dell’Unione parmense degli industriali, spedita a diversi enti pubblici tra i quali il Comune di Parma, nella quale si lamentano “alcuni incresciosi episodi di blocco ingiustificato dei pagamenti da parte di alcune Amministrazioni”. Il secondo è stato la variazione di bilancio e, terzo ma non per importanza, l’emissione di Boc (prestiti obbligazionari comunali) per 12,3 milioni di euro, che per l’ente rappresentano un indebitamento.
Le avvisaglie dello scontro iniziano durante le comunicazioni, quando il capogruppo del Pd Giorgio Pagliari pone la questione sollevata dai signori del mattone chiamando in causa il sindaco Pietro Vignali. «Di fronte a una letterasimile – spiega – c’è un problema tecnico, visto che si mette a rischio l’equilibrio delle imprese, ma anche politico, che è ancora più grosso. Se andiamo avanti di questo passo, con appalti pubblici senza certezze nei pagamenti, il pericolo è che partecipino soggetti con esigenze di riciclaggio».
Tutta colpa del Patto di stabilità, replica Vignali, che blocca i pagamenti. «Abbiamo in cassa 60 milioni – spiega – ma non possiamo utilizzarli. Così come abbiamo i soldi per la sede dell’Efsa, ma anche in questo caso non possiamo spenderli». Così l’unica strada «diventa l’accensione del credito per anticipare fondi che abbiamo in cassa. Ma non è soltanto un nostro problema – precisa –, riguarda tutti i Comuni d’Italia e quella lettera è stata inviata anche alla Provincia. C’è un’ipotesi di modifica del patto per evitare questa situazione assurda».
Gabriella Biacchi (Ap–Av), ha inviato l’Amministrazione a non «mettere in ginocchio le imprese», dopodichè ha depositato un’interrogazione in cui si chiede all’Amministrazione se è effettivamente inadempiente nei pagamenti e, nel caso, a quanto ammonta l’importo dovuto. A sottolineare le difficoltà del Comune, rincara la dose Pagliari, «c’è una lettera del dirigente competente in cui si dice che nelle condizioni attuali non si può pagare nulla per tutto il 2010 e ci saranno problemi anche nel 2011».
Non meno acceso il dibattito sulla variazione di bilancio. La cifra, ha spiegato l’assessore Gianluca Broglia, è piuttosto contenuta, visto che «si parla di due milioni e mezzo di euro». A scaldare gli animi più che i cambiamenti di programma decisi dall’Amministrazione sul fronte degli investimenti (bordate sono arrivate sui 629mila euro per il Teatro dei Dialetti), è stato l’annuncio di voler ricorrere allo strumento del “leasing in costruendo”. «Permette di pagare canoni periodici, terminati i quali l’Amministrazione diventa proprietaria degli immobili», spiega l’assessore. Altro vantaggio è che le rate vengono caricate «sulla spesa e non in conto capitale (investimenti, ndr). Così non influiscono sul patto di stabilità».
Un modo per aggirare l’odiato meccanismo anche se, replica Iotti, «prima o poi i conti bisognerà farli». La variazione, approvata a colpi di maggioranza, ha sollevato tuttavia qualche perplessità nel presidente del Consiglio Elvio Ubaldi che ha scelto l’astensione. Contraria in blocco l’opposizione e Carmelo La Mantia del Gruppo misto. Posizioni che si sono ripetute al momento di approvare i Boc. «Nel bilancio abbiamo previsto di emetterne fino a 30 milioni e siamo a 20», sottolinea Broglia. Ma anche qui, più che nel merito, l’opposizione si scatena sul metodo. «E’ un’operazione aberrante e irresponsabile – tuona Pagliari – e il fatto che la delibera sia stata firmata dal direttore generale e non dal dirigente (ufficialmente assente per malattia, ndr), indica che gli uffici erano contrari». «Siamo in un contesto difficile – ribatte Francesco Arcuri di IpP –. Questa emissione dà seguito a un impegno già previsto. Emanare Boc vuol dire fare debiti, ma questa Amministrazione è sempre stata attenta». Iotti se la prende invece con il fatto che i Boc serviranno a finanziare «manutenzioni straordinarie. Leggo poi che 355mila euro verranno spesi per il Psc e 1.124.000 euro finiranno per la sala ipogea all’Ex Eridania, che abbiamo già finanziato altre volte». Le perplessità maggiori della Biacchi riguardano invece il global service, che si porterà via «sei milioni per la manutenzione di strade». «Con la legislazione vigente, la adozione della delibera determinerà lo sforamento del Patto di stabilità nel 2011», sentenzia Marco Ablondi (Prc).
Chiude il dibattito il capogruppo di IpP Gianfranco Zannoni: ,«Il patto verrà rispettato». «Accetto le critiche – conclude –, ma non il modo con cui vengono etichettate le nostre scelte, definite “aberranti” e “irresponsabili”. Operiamo invece con grande attenzione, facendo scelte difficili in un contesto difficile».
Sulla Gazzetta: “Mai più soli: per gli anziani un’estate tutta d’argento. Il Comune presenta un pacchetto di iniziative rivolte agli ultrasettantenni”. “Briscola e televisione possono attendere. Quest’anno, infatti, non ci sarà tempo per la noia nell’agosto di quegli anziani che resteranno in città.
Per combattere la canicola e la solitudine del mese più caldo dell’anno, il Comune propone un ricco programma di eventi e iniziative pensato apposta per gli over settanta.
«Estate d’argento in città» è il nome del nuovo cartellone che raccoglie diverse agevolazioni e attività per un’estate all’insegna della socialità e della condivisione. Proprio in agosto, quando la maggior parte delle persone abbandona la monotonia urbana alla volta di rilassanti mete di vacanza, succede che chi per diverse ragioni deve rinunciare alla villeggiatura estiva – specialmente gli anziani -, possa ritrovarsi solo e con poche alternative per occupare assolati pomeriggi e torride serate.
Da qui l’esigenza di unire le forze per dare vita a un pacchetto d’iniziative in grado di allietare l’estate dei tanti veterani della città, garantendo un’ampia offerta: sono previsti sconti per gli spostamenti in taxi, in modo da facilitare i trasporti anche nei momenti più caldi della giornata, ingressi gratuiti al cinema, per gustarsi sotto le stelle le divertenti commedie che hanno rallegrato la passata stagione cinematografica, e poi musica, spettacoli, burattini e commedie dialettali nei luoghi caratteristici della nostra città.
Dai quartieri alle case protette, per raggiungere con una risata anche chi è impossibilitato a muoversi. Ma anche centri giovani, teatri e cooperative. Nei prossimi giorni saranno indirizzate oltre 24 mila lettere a tutte le famiglie residenti in città con una persona di settanta o più anni, contenenti le indicazioni per partecipare agli eventi promossi.
Le iniziative sono a ingresso gratuito e, ovviamente, l’accesso a tutte le manifestazioni sarà consentito anche agli accompagnatori di quei nonni che non se la sentissero di partecipare da soli.
«Il programma che presentiamo è davvero straordinario ­spiega il sindaco, Pietro Vignali -perché si va ad aggiungere alla serie di progetti messi in campo dall’amministrazione per venire incontro ai bisogni degli anziani nei mesi estivi. Con ‘Estate d’argento in città’ offriamo la possibilità a chi ha settanta o più anni e rimarrà in città nel mese di agosto di usufruire di una serie di attività di svago, serate al cinema, concerti, spettacoli e di voucher per utilizzare gratuitamente i taxi. Riteniamo, infatti, che gli anziani rappresentino una risorsa fondamentale per la nostra società».
A diposizione della popolazione anziana, anche molti altri servizi «come ad esempio il numero verde per il caldo e per gli anziani soli e una serie già con­solidata di agevolazioni nei trasporti – specifica Lorenzo Lasagna, assessore al Welfare -. Quello che presentiamo è un programma d’iniziative molto ricco che si aggiunge ai normali servizi per gli anziani predisposti nei mesi estivi [….]
Restare in città quest’anno, può quindi trasformarsi nell’occasione per riscoprire il piacere dell’incontro con gli altri, ascol­tando buona musica, riscoprendo il cinema e concedendosi ­perché no – una serata a teatro. Con tanto di taxi”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/07/2010

SMA MODENA
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28/07/2010
h.10.20  

Su Polis: Iren nel futuro di Villani”. “Il consigliere regionale del Popolo della Libertà sostituirà Andrea Allodi, attuale vice presidente. L’assemblea dei soci prevista per la fine del mese”.
Si legge: “Da tempo si mormorava che per il consigliere regionale e coordinatore provinciale del Pdl fosse pronto il passaggio ad un incarico di rilievo nella multi utility Enìa. Gossip che era deflagrato alla vigilia della campagna elettorale per le regionali, nel marzo scorso, tanto che il diretto interessato intervenne con vigore per smentire tutto.
Passati 20 giorni dalla incorporazione per fusione di Enìa dentro alla torinese Iride, il tam tam si è rimesso in moto e dipinge uno scenario dai contorni ben delineati: il Comune di Parma chiederebbe la nomina di Villani a vicepresidente di Iren e, calendario alla mano, c’era tempo fino a lunedì per indicare le proposte di nomina in vista dell’Assemblea dei soci di fine agosto.
L’operazione, va da sé, non è indolore, a cominciare dal fatto che, dopo la fusione, vicepresidente di Iren è diventato Andrea Allodi 8già presidente di Enìa). L’amministrazione guidata da Pietro
Vignali sarebbe pronta a puntare su un cambio della guardia per tre ragioni. Innanzi tutto, pesano i rapporti non certo idilliaci tra Allodi e Vignali registrati negli ultimi tempi, almeno da quando il Municipio ha preso una posizione attendista sul tema dell’inceneritore, culminata con l’istanza di una maggiore trasparenza di Enìa sul piano economico dell’opera, presentata a mezzo stampa il 7 giugno.
Poi, gioca un fattore squisitamente politico: al sindaco farebbe comodo avere ai vertici del neonato gruppo di servizi – in cui il Comune è socio per appena il 6% – un mastino di fiducia, e Villani (la sua designazione sarebbe stata sponsorizzata da un pezzo da Novanta del Pdl come il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi) proprio su questo gioca.
Il dilemma, casomai, sarebbe un altro: chi potrebbe opporsi nella compagine al governo del ducato all’ascesa di Villani? Nel suo partito l’ex senatore ed architetto Vittorio Guasti sembra altrettanto intenzionato a puntare all’entrée in Iren. Che ne pensano, poi, i neocivici del sindaco o i centristi dell’Udc?
Terzo e ultimo elemento d’analisi: ad Allodi viene imputata dai sostenitori di Villani – per il momento ben cauti nel dichiarare ufficialmente – la responsabilità di aver svenduto ai reggiani, fin dai tempi di Enìa, la governance dell’area vasta pur di mantenere a Parma la sede della multiutility.
Una posizione che, giurano i bene informati, non sarebbe del tutto aliena nemmeno a Torino, patria sinistrorsa dell’ex Iride. Stante questa situazione, c’è chi è pronto a scommettere che se il primo cittadino chiedesse ad Allodi di farsi da parte, il vicepresidente non potrebbe, come si suol dire, “restare in chiesa a dispetto dei santi”.
Altro è il discorso sulla posizione di Villani. Nel Pdl sono in molti ad essere convinti che qualcosa di grosso stia bollendo intorno al grande capo. Qualcosa di talmente grosso che Villani non dovrebbe nemmeno rinunciare al suo incarico di parlamentare regionale e al generoso emolumento mensile corrisposto dall’Emilia-Romagna. Infatti, la Regione non ha nessuna partecipazione dentro a Iren e non si pone punto il caso di una incompatibilità dell’azzurro o della sua rinuncia, se approderà alla vicepresidenza Iren, ad una delle due “paghette”. Altro discorso, invece, vale per il seggio da consigliere comunale a Noceto. Il mantenimento di quella carica, visto che Noceto è socio di Iren, avrebbe comportato la rinuncia da parte di Villani del maxi stipendio di vicepresidente della multiutility (si aggira introno ai 220mila euro). E infatti, elemento in più che conferma che la designazione ai vertici della società di servizi è ormai prossima, Villani la settimana scorsa si è dimesso dal consiglio del suo comune di origine.
Il matrimonio Villani-Iren, questa la vulgata ricorrente nel Pdl, metterebbe in palio, invece, la leadership del partito berlusconiano. Cosa non del tutto sgradita ai vertici romani, cui la politica muscolare del “Villo” non ha mancato di creare grattacapi vicini all’imbarazzante. Una su tutte, la gestione dell’affaire Giampaolo Lavagetto, rimasto impigliato nella vicenda delle porno bollette appena in tempo per essere sputtanato da candidato alla presidenza della Provincia (2009) e poi da sfidante proprio di Villani al Consiglio regionale, nel marzo scorso.
Se di gossip bisogna andare, tanto vale aggiungere che tra i nomi più gettonati per la successione
a Villani al vertice del Pdl circola con insistenza il nome di Vittorio Guasti. Una nomina che suonerebbe come una sorta di compensazione visto che lo stesso Guasti, come detto, sarebbe stato uno dei papabili per la vicepresidenza di Iren. Altro nome nella griglia dei candidati alla guida del Pdl sarebbe poi quello del delfino di Villani Fabio Fecci, ex sindaco di Noceto (la patria di Villani) e attualmente assessore alla Sicurezza nella Giunta di Parma. Il diretto interessato giura di non saperne niente, ma nel suo partito fanno notare che Fecci sarebbe l’uomo giusto un po’ per tutti: per chi vuole addolcire il clima nel Pdl e per chi, lasciandone la guida, sa di poter contare su un fedelissimo. In questo caso partire non farebbe rima con morire”.
La Gazzetta risente del clima estivo. Faccio un’eccezione al taglio politico della presente rassegna stampa per segnalare l’articolo “Le parmigiane dicono «no» al topless”. Sara: «Non mi ci metterei nemmeno su un’isola deserta. Elena: «Non mi piace». “Il topless è andato in pensione. Basta fare un giro per le più note spiagge italiane per rendersi conto che sono sempre meno, e sempre meno giovani, le ragazze che scelgono di prendere il sole senza la parte sopra del proprio bikini. Una scelta dovuta al cambiamento della moda o a un ritrovato pudore della società?
Le parmigiane hanno opinioni divise sulla reale causa della fine dell’era topless, ma una cosa è certa: nessuna è più disposta a mostrarsi senza un pezzo del costume, soprattutto se in compa­gnia degli amici.
«Non mi piace mettermi in topless, non mi sento a mio agio con tutte le persone che guardano – spiega Elena Di Carlo, 23 anni -. Potrei farlo solo in un posto totalmente isolato. Non credo comunque che il topless sia una moda: una persona prende il sole come si sente, non in base alla moda. Forse dipende molto da chi ci sta intorno, nella spiaggia in cui ci si trova».
Non la pensa così Sara Arduino, sempre 23enne: «Penso che ognuno sia libero di prendere il sole come vuole – spiega -, ma io in topless non mi ci metterei mai, nemmeno in un’isola deserta. Non mi sento tranquilla». «Io sono totalmente contraria al topless – commenta invece Eleonora Failoni, 21enne -. Mi mette in imbarazzo e non mi piace mostrarmi. Se le altre ragazze sono in topless non mi dà fastidio, ma non chiedetemi di seguirle… Poi la moda sta cambiando». «Devo ammettere che qualche volta mi sono messa a prendere il sole in topless, ma ero con la mia famiglia in una spiaggia isolata ­confessa Diana Ledo, 27 anni ­. Non mi toglierei mai il pezzo sopra del costume quando sono con gli amici. Secondo me se la moda sta cambiando è per questioni di salute: il sole sul seno fa male, le donne hanno capito che bisogna stare attente». Topless bocciato anche per Anna Fornaciari, 17 anni: «Mi sentirei troppo in imbarazzo, non mi piace ­spiega -. Penso comunque sia tutto legato alla moda: una volta andava, ora no». E la pensa così anche Veronica Zirri, 30 anni: «Penso che dipenda dal carattere delle persone. Io, per esempio, non ho mai preso il sole in topless, mi vergognerei. Forse, se avessi un gran bel seno lo metterei in mostra… – scherza -. Secondo me questa inversione di tendenza è dovuta a un cambio della società: abbiamo ritrovato il pudore che una volta non avevamo, forse anche a causa dell’eccessiva ostentazione fatta negli anni scorsi…». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 27/07/2010

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27/07/2010
h.08.50  

Sulla Gazzetta: “Varchi, sono 7.000 i passaggi ogni giorno: mille gli abusivi”. “Dei 3.000 accessi «sospetti» dei primi giorni soltanto un terzo non è risultato in regola”.
Si legge: “A 10 giorni dalla loro introduzione arriva il primo bilancio dei varchi elettronici. E dice che, in media, ci sono stati circa 7.000 transiti giornalieri dal lunedì al venerdì, quasi dimezzati al sabato e alla domenica. Rispetto ai primi dati diffusi immediatamente dopo la loro attivazione, avvenuta giovedì 15 luglio, si è notevolmente ridimensionato il fenomeno degli accessi non autorizzati, che rimane comunque ancora consistente: a controlli ormai quasi conclusi da parte di Infomobility, risulta infatti che dei 2.900 «sospetti» del primo giorno, soltanto un migliaio siano effettivamente a rischio-multa ed è un numero che potrebbe ancora diminuire di qualche unità.

2.000 transiti in meno da giugno
Un vero consuntivo si potrà fare soltanto a settembre, una volta che la città avrà ripreso definitivamente i proprio ritmi normali di vita, ma la diminuzione dei transiti rispetto al periodo precedente l’attivazione dei varchi elettronici è per il momento significativa. In base ai dati rilevati e elaborati da Infomobility, infatti, i transiti giornalieri sull’asse del Lungoparma ad aprile erano diecimila. Dopo la chiusura delle scuole, a giugno, sono scesi a poco più di novemila e, nei giorni immediatamente precedenti l’attivazione dei varchi erano attestati attorno agli 8.500. Poi, il calo consistente, con 7.150 transiti il 15 luglio, 7093 il 16, il «crollo» a 4.300 e a 3.200 nel primo week-end di attivazione e quindi dati costanti fra i 6.800 e 7.100 nella scorsa settimana.

«Autorizzati» a quota 85%
Anche se finora sono stati rielaborati in modo quasi definitivo soltanto i dati dei primi 2 giorni, la percentuale dei transiti autorizzati si aggira attorno all’85%, visto che sono poco meno di 1.000 i veicoli «non autorizzati» e quindi potenzialmente multabili che risultano essere passati sotto l’«occhio elettronico» il 15 e il 16 luglio. Un dato ancora alto in termini assoluti, ma che, a giudizio dei tecnici, rientra ancora nei limiti fisiologici e che dovrebbe gradatamente diminuire, soprattutto quando inizieranno a «fioccare» le prime multe.

Multe ancora in «stand-by»
Il minuzioso lavoro di verifica di Infomobility ha lo scopo ridurre al minimo le contestazioni da parte degli automobilisti e per questo ci saranno ancora ulteriori controlli prima di inviare i dati definitivi alla Polizia municipale cui spetterà il compito di inviare i verbali e di incassare le contravvenzioni, mentre a Infomobility vanno invece solo i ricavi dei «grattini» dei permessi provvisori di ingresso, oltre a quelli dei parcometri delle righe blu.

L’assessore alla Viabilità traccia il primo bilancio. Mora: «Sono moderatamente soddisfatto». “Non è ancora tempo di fare bilanci definitivi, ma dopo le «battaglie» sostenute prima dell’attivazione il primo consuntivo dell’assessore alla Viabilità Davide Mora è positivo: «Senza voler enfatizzare troppo i primi dati di cui siamo in possesso e che avranno bisogno di ulteriori conferme nei prossimi mesi, posso dire di essere moderatamente soddisfatto di quanto avvenuto in questi primi 10 giorni di attivazione dei varchi».
«C’è stata infatti una riduzione dei transiti di veicoli – prosegue Mora – ma senza che ci sia stato l’effetto “desertificazione” che qualcuno temeva. E mi sembra di poter dire che la maggior parte della riduzione sia dovuta al calo dei cosiddetti “attraversamenti passivi”, vale a dire quelli degli automobilisti che transitavano sul Lungoparma per ridurre il proprio tragitto da un capo all’altro della città, ma senza nessuna intenzione di fermarsi in centro». La vera «prova del nove », però, si avrà a settembre, con la riapertura delle scuole e la ripresa a tempo pieno dell’attività cittadina: «Credo che un primo consuntivo lo faremo a inizio settembre, ma intanto sfrutteremo il mese di agosto, dove il traffico si riduce drasticamente, anche per effettuare verifiche rigorose e puntuali della corrispondenza fra infrazioni rilevate e effettiva mancanza del permesso di transito. Il nostro obiettivo è inviare infatti le multe (che sono di 78 euro cui se ne aggiungono altri 14 per la notifica ndr) soltanto a chi effettivamente è passato senza averne titolo e un controllo preventivo efficace diventa poi anche un risparmio concreto in termini di ricorsi evitati. Credo comunque che la maggioranza dei parmigiani si sia adeguata senza problemi e che non ci sarà nessun “trauma”».
Su Polis: “Pratica commerciale scorretta. Maximulta alla Cariparma”. Procedure di estinzione dei conti troppo lunghe. Per chiudere il contratto con la banca, l’anno scorso, 43.700 clienti hanno impiegato una media di 55 giorni. “Comportamento ostruzionistico e dilatorio”. Sanzione da 350 mila euro dell’Antitrust.
Sempre su Polis: “Cambio della guardia al Verdi. Gli austriaci se ne vanno. Il fondo versa 20 milioni di euro e lascia il controllo dell’aeroporto agli azionisti di minoranza. Luciano Soldi è il nuovo presidente”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 13/07/2010

SMA MODENA
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13/07/2010
h.08.10  

Su Polis, “Bilancio, «si» solo di misura. Villani durissimo: «Dilettanti»”. “Approvato il bilancio 2010 ma senza la maggioranza qualifi cata chiesta dallo statuto. Voto contrario del rappresentante di Zibello. Nel mirino ancora Maria Teresa Guarnieri”.
Si legge: “È sempre più nel mirino del ras del Popolo delle Libertà Luigi Giuseppe Villani il direttore generale di Asp Maria Teresa Guarnieri. In particolare le critiche del berlusconiano questa volta si concentrano sulla seduta di mercoledì 7 luglio dell’Assemblea dei soci di Asp, l’Azienda pubblica per i servizi alla persona del distretto di Fidenza. Una riunione infuocata con al centro il Bilancio di Previsione 2010. Alla riunione mancavano quattro soci pubblici, ed in particolare i rappresentanti dei comuni di San Secondo, Fontevivo, Sissa e Busseto, i rappresentanti dei soci privati e anche gli altri presenti hanno riservato alla Guarnieri assai poche soddisfazioni. Sono così passati solo di misura, come si suol dire per il rotto della cuffia, il Bilancio economico preventivo 2010, il Piano programmatico 2010 – 2012 e il Bilancio di previsione pluriennale 2010 – 2012. Passati si, questi importanti provvedimenti, ma senza quella maggioranza qualificata del settanta per cento che è prevista dallo statuto di Asp. Una percentuale venuta a mancare in almeno due delibere, ovvero quelle relative al Bilancio di previsione pluriennale 2010-2012 e al Bilancio economico preventivo 2010. I suddetti provvedimenti sono infatti passati, dopo l’astensione di Noceto, con solo il 61,44% dei voti dei soci. Una situazione anomala che ha non poco preoccupato la Guarnieri, che secondo quanto narrato dai collaboratori di Villani sarebbe giunta a richiedere un parere legale in fretta e furia. Una telefonata dall’esito tranquillizzante ma che la dice lunga sulla situazione venutasi a creare.
La tensione nel vertice di mercoledì scorso di Asp Distretto di Fidenza è ben presto divenuta così altissima, tanto più che ha rischiato di non essere approvato entro i termini di legge nessuno dei tre documenti di previsione contabile. Uno scenario apocalittico: sarebbe stato a quel punto inevitabile il commissariamento da parte della Regione. A criticare quanto avvenuto e stigmatizzare il comportamento dell’acerrima nemica Maria Teresa Guarnieri, come detto, il Ras del Popolo delle Libertà Luigi Giuseppe Villani.
Il capogruppo Pdl in Regione si è spinto a definire rocambolesca la votazione dei bilanci dell’Asp di Fidenza. «Una situazione inaccettabile e al limite del farsesco» ha proseguito Villani, che ha annunciato per i prossimi giorni azioni amministrative volte a «Fare piena luce su una vicenda che allarma per il dilettantismo con cui si stanno governando le sorti di un’azienda che dovrebbe garantire un’assistenza di alta qualità, commisurata alle risorse che i comuni profondono annualmente nella sua gestione e che invece balza agli onori della cronaca per sotterfugi procedurali ed evidente disagio politico».
A questo punto è assai probabile una interpellanza regionale da discutere nella massima assemblea dell’Emilia Romagna. «Intendiamo chiarire soprattutto – conclude Villani – l’allocazione di alcune risorse, come quelle previste per Spese istituzionali, per verificare che non siano sovrastimate per un’Azienda che per sua stessa vocazione dovrebbe essere improntata alla continenza ed al risparmio a vantaggio dell’assistenza erogata agli utenti».
Nel frattempo sono da registrare le dimissioni dal consiglio di amministrazione di Asp del rappresentante del Comune di Fidenza Tommaso Lombardi. Nominato ai tempi dell’amministrazione di centrosinistra targata Giuseppe Cerri, a Lombardi succederà con ogni probabilità l’ex vicesindaco socialista ed attuale sostenitore dell’amministrazione Cantini Lino Bonatti”.
Sempre su Polis: “Garbi prepara la corsa Pd: «Governare con i moderati»
Si legge: “Aprire alle componenti cattoliche e moderate. E’ questa la tattica che secondo il segretario del Partito democratico Roberto Garbi può portare il a realizzare un vero e proprio miracolo, ossia riconquistare la rossa San Secondo dopo la spaccatura all’interno della coalizione e la caduta del sindaco Roberto Bernardini, e che può tornare utile anche altrove, negli altri comuni che il prossimo anno saranno chiamati al voto.
Un cambiamento netto rispetto al passato, quando venne scelto un sindaco dichiaratamente comunista, unico della provincia espressione del PdCI. «Serve un progetto basato sul civismo – afferma il segretario – allargato al centro cattolico e moderato ma senza dimenticare quanti stanno alla sinistra del Partito democratico».
Sulla nuova lista civica che sta nascendo, quella guidata da esponenti della passata amministrazione e già alla caccia del candidato ideale, Garbi non dice nulla. Replica con un generico invito all’elettorato di centrosinistra, «le divisioni possono essere mortali – afferma – occorre avere senso patriottico che metta l’interesse della coalizione davanti ai personalismi.
San Secondo può essere un secondo motore della bassa ovest ma serve un progetto di rilancio basato sul civismo».
La ricetta secondo i democratici non funziona però solo nel comune della spalla cotta e della fortanina, anzi. Ovunque Garbi propone alleanze aperte ai moderati sia pure nell’ambito di una coalizione di centrosinistra, ma il tutto con una forte impronta civica. «A Fontanellato e
Busseto – prosegue infatti Garbi – abbiamo sindaci non più ricandidabili: l’obiettivo è la continuità nell’ammodernamento sia del programma che delle persone con un forte ruolo della società civile. Un progetto più civico che politico».
E a Salso? Qui la battaglia sarà durissima, tra un centrodestra che, complice la crisi, ha molte chances di vittoria, un centrosinistra deciso a giocarsi il tutto per tutto e un sindaco, Massimo Tedeschi, la cui ricandidatura è al momento non è assolutamente certa ma che difficilmente accetterà di farsi da parte. Del sondaggio sul gradimento del primo cittadino da parte degli
elettori Garbi assicura di non sapere nulla, si limita a parlare di un Partito democratico che sui colli sopra Fidenza appare rinnovato.
«Con la nomina del nuovo segretario – afferma – siamo tornati in campo, il partito sta mostrando una forte vitalità e sono certo stia lavorando per costruire un progetto partecipato, dall’altra parte l’amministrazione in questi ultimi tempi ha rilanciato l’attuazione del programma elettorale».
Le difficoltà però non se le nasconde nemmeno lui. «La situazione è complessa per la crisi del termale. I soci, la nuova dirigenza di Terme e anche le parti sociali stanno mostrando molta intelligenza nell’affrontare scogli anche drammatici mentre il centrodestra mette in atto una delegittimazione continua che mette a rischio anche l’operazione di ricerca di un nuovo investitore.
Spero i cittadini di Salso sappiano ancora distinguere tra chi lavora per il bene comune e chi bada solo agli interessi di partito in un comune in cui peraltro il centrodestra ha già fallito».
L’associazione composta dai fuoriusciti pidini della bassa ovest di notti insonni a Garbi sembra destinata a fargliene passare parecchie. Sull’argomento il segretario e consigliere regionale è abbottonatissimo. «Il Pd è un grande partito di massa – si limita ad osservare – che non ha una visione proprietaria al contrario del PdL.
Detto questo, in un partito ci si può stare solo condividendone le regole e i valori. La nascita di associazioni può essere positiva nel momento in cui queste aumentano il dibattito e portano un contributo». (pi.zav). 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 12/07/2010

SMA MODENA
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12/07/2010
h.08.30  

Poco da segnalare oggi.
Sulla Gazzetta: “Cari vecchi bagni pubblici «desaparecidi»”. “Tra i pochi servizi igienici del centro cittadino scarseggiano pulizia e accoglienza ai disabili”.
“Ci sono bisogni e bisogni. Una città a misura d’uomo dovrebbe saperlo. Alcuni sono indiscutibili, altri derogabili. Altri ancora talmente scontati che magari non ci si pensa.
Consideriamo ad esempio quelle impellenze fisiologiche che, quando si manifestano, c’è poco da fare, non si scappa. La natura chiama, e noi – indistintamente – dobbiamo rispondere. Se però lo vogliamo fare in maniera civile (senza dover per questo aprire il portafogli), il centro città oggi offre davvero poche alternative. Li chiamavano vespasiani, i bagni pubblici. A disposizione anche se si era lontani da casa, in tranquillità e gratuitamente.
Oggi sembrano spariti, e la nostra Parma non fa eccezione. Se si è assaliti da «una di quelle urgenze», la soluzione più semplice è sempre la stessa: infilarsi veloci in un bar, ordinare un caffè e intanto recarsi alla toilette. Facciamo così noi cittadini e sempre più spesso fanno così anche i turisti.
Per passare in rassegna i servizi igienici pubblici del centro, bastano pochi minuti. In piazzale Barezzi i wc sono al piano interrato, e la situazione «sotto» è meno sconveniente di quanto ci si potrebbe aspettare prima di scendere gli scalini: in un pomeriggio feriale qualunque la pulizia dei bagni è abbastanza buona e, anche se mancano le salviettine per le mani e per trovare la carta igienica si deve far capolino nel servizio accanto, i wc sono tanti, ben tenuti e divisi per genere. Tutto sommato non ci si può lamentare. Nessuno, però, accoglie gli utenti e l’assenza dell’indicazione del bagno per disabili, risalite le scale, lascia un po’ interdetti. Per trovare un servizio adeguato alle esigenze di un diversamente abile dobbia­mo spostarci ai Giardini di San Paolo, dove però la pulizia lascia alquanto a desiderare.
Procedendo nel tour arriviamo allo Iat, il servizio di informazione turistica di via Melloni: qui c’è un piccolo bagnetto «unisex» che sicuramente non si presta ad accogliere un disabile. Per uno sprovveduto turista, poi, questo gabinetto sarebbe davvero difficile da trovare, perché, all’esterno, nessun tipo di indicazione palesa la sua esistenza.
Allo Iat, però, recuperiamo una cartina della città pensata appunto per i visitatori; tra le tante attrazioni turistiche è riportata anche l’indicazione dei luoghi in cui è possibile usufruire di bagni pubblici. Ottimo. Peccato però che alcune «dritte» non siano proprio aggiornatissime: in piazza Ghiaia non c’è più nessun servizio pubblico, e questo un turista non lo può sapere. Pazienza. Pro­cediamo in direzione viale Toschi: un accordo del Comune con il bar della pensilina permette agli utenti di usufruire gratuita­mente dei bagni all’interno del locale. E qui niente da dire: l’indicazione fuori è evidente, e i ser­vizi, compreso quello per disabili, sono puliti. L’ultima tappa in Co­mune, all’Albo pretorio. Qui un cartello preventivo sembra anticipare qualsiasi obiezione al discutibile lindore del gabinetto: «La pulizia dei servizi è affidata all’educazione dei cittadini» recita il manifesto. Alla conclusione del nostro insolito giro turistico, ci accompagna comunque un pensiero consolante: fortuna che l’urgenza si è manifestata in pieno giorno, in corrispondenza dei precisi orari di apertura al pubblico delle toilette. Se fosse stata sera… buonanotte!
Sempre sulla Gazzetta, Pinardi: «Solidarietà a Berselli»
Il capogruppo di Altra politica- Altri valori, Massimo Pinardi, si dice «sorpreso» per le dimissioni di Meuccio Berselli da presidente del consiglio della Pro­vincia e gli esprime «stima per il lavoro svolto con equilibrio e rispetto delle prerogative dei consiglieri e dei gruppi politici. Berselli ha lavorato valorizzando l’autonomia del consiglio provinciale, con grande spirito di servizio, senza far venire meno il suo apporto politico in un mo­mento in cui gli enti locali, come le Province, sono alle prese con difficoltà economiche per i con­tinui tagli sui loro bilanci da parte del governo centrale e prova ne è l’ordine del giorno approvato nell’ultimo consiglio provinciale proposto da Berselli, votato a larghissima maggioranza, con il quale si rivendicava un ruolo chiaro e definito per l’ente Provincia, organo a valenza costituzionale, nel governo di un’area vasta e trade-union tra la regione e i comuni del territorio».
Pinardi si dice convinto che «la ricerca del suo successore debba guardare a personalità presenti nella maggioranza, capaci di raccogliere il consenso della minoranza, per continuare sulla strada tracciata a salvaguardia dell’autonomia del Consiglio Provinciale, in grado di rafforzare il rapporto con le istituzioni del territorio e di apportare un propositivo contributo al dibattito politico/istituzionale nazionale per la definizione dell’architettura di uno Stato efficiente».
 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 09/07/2010

SMA MODENA
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09/07/2010
h.09.00  

La Gazzetta di Parma oggi non è in edicola per protesta contro il ddl intercettazioni.
Polis invece è uscito e il direttore Emilio Piervincenzi ha intervistato il sindaco di Parma: “Vignali sfida i professionisti del no. “Non riusciranno a soffocare la città”.
Si legge: “Ci vediamo nel suo ufficio, con il condizionatore che non funziona e il caldo che non si riesce a lasciar fuori. Ma Pietro Vignali sembra non soffrire di questa fastidiosa situazione. Quel che più lo disturba non è l’aria fredda che non arriva, ma il vento del no che sembra imperversare in città ormai da tempo. Parma è diventata una sorta di città in balìa dei comitati. Ne esistono svariati, più o meno comprensibili, più o meno accettabili. Glielo faccio notare, e lui sorride: “Qualche volta i cittadini hanno ragione a protestare, ed è compito nostro ascoltare e modificare. Ma spesso è solo una questione ideologica, sono aizzati dai campioni del no, gente del passato che non sapendo cosa proporre fa il mestiere del terminator. Distruggere, distruggere…”.
Facciamo l’elenco: dallo strano caso del Gingko Biloba, che doveva morire sotto i colpi della speculazione edilizia e che invece cresce bel bello davanti alla stazione, alla Ghiaia al comitato via Farini; da quello dell’Ospedale Vecchio alla Biblioteca Civica a via Bixio, ed è di ieri la notizia che si è costituito un nuovo comitato del no, quello di piazzale Salvo D’Acquisto. Difficile governare così.
“Sì, difficile, ma Parma è sempre stata così. Ha un livello di aspettativa molto alto, ricordo che in passato di comitati civici che contestavano le scelte comunali ne contai più di dieci. Ricordo le battaglie per il no alla Tangenziale e che battaglie!
Ora tutti concorderanno che grazie a Dio la Tangenziale c’è. L’effetto Nimby (not in my back yard, ndr), fallo pure ma non nel mio giardino, spesso prevale sul senso comune. Ma è tuttavia compito del primo cittadino ascoltare tutti, riflettere, migliorare se possibile. Poi decidere. Il sale della democrazia è questo, chi mi ha votato lo ha fatto perché si fida di me e mi chiede di decidere. E io decido”.
Prendiamo il caso del Welfare comunity center, questa Parma 2 che deve nascere e che mette al centro la figura dell’anziano. L’altro giorno è stata dura per la maggioranza. Le accuse di speculazione edilizia sono pesanti.
Guardi, il Wcc è un progetto bellissimo, che ha l’obbiettivo di far vivere al meglio gli anziani di Parma. Demoliamo le vecchie e fatiscenti strutture esistenti, costruiamo al loro posto bellissime residenze per anziani inserite nel quartiere di via Sidoli, dove ci saranno anche asili per i bambini, strutture sanitarie, campi sportivi. Ho fatto un giro per il nord Europa, paesi dove il sostegno all’anziano è considerato alla stregua di una legge divina, e le strutture sono come quelle che vogliamo fare noi. Eppure l’opposizione continua a dire no. E’ incredibile, incomprensibile, inaccettabile. Io credo che non abbiano capito o letto male la proposta. Ma noi andiamo avanti”.
Dei tanti comitati del no, quale le ha dato più fastidio?
“Beh, quello che considero unicamente ideologico, uno dei due comitati dell’Oltretorrente. Quello dei commercianti l’ho capito, ci abbiamo lavorato, abbiamo anche modificato il progetto accogliendo certe loro preoccupazioni. Ma l’altro…. Si è persino opposto alla creazione del Caffè della creatività di via Imbriani, che è subito diventato un punto importante di aggregazione. Ma glielo dicevo prima, ideologia…”.
Lasciamo stare i comitati ed entriamo in Comune. Sento parlare di rimpasto: l’assessore Bernini assume la delega dei servizi per l’Infanzia, mentre all’agente Mario Marini andrebbe la delega del Personale.
“No comment, farò un comunicato sabato. Posso dire che è probabile che il vice sindaco Buzzi avrà la responsabilità delle Società partecipate e l’Agenzia per lo sviluppo economico”.
A proposito di sviluppo economico. Parliamo di termovalorizzatore. Nei giorni scorsi lei ha incontrato prima Bernazzoli, poi il suo collega sindaco di Reggio Emilia, so che nei prossimi giorni si vedrà con importanti imprenditori parmigiani ed esperti del problema. Che fine farà il termovalorizzatore?
“Sto solo facendo – come è mio dovere – ulteriori approfondimenti sul problema e in qualche modo rispondo al tema di prima: un amministratore ascolta tutti, non ha l’arroganza di chi dice no a tutti e tutto. La proposta alternativa al termovalorizzatore presentata dal Comitato è una cosa seria. Va trattata da cosa seria”.
Quasi un mese fa, ormai, lei ha presentato il suo nuovo movimento civico, Parma Civica. Che è successo nel frattempo?
“E’ successo che ai 1.600 partecipanti alla presentazione del Paganini si sono aggiunte altre duemila persone che hanno aderito alla nostra lista. Un risultato straordinario, entusiasmante. In questo momento di crisi della politica e della fiducia dei cittadini verso di essa, sapere che attorno a Parma Civica ci sia tanto interesse mi dà coraggio. Il prossimo 15 luglio ci vedremo tutti al Parco di Marano, un giorno intero per confrontarci e discutere. In quella occasione verrà nominato il direttivo e il coordinamento. Successivamente terremo delle assemblee nei vari quartieri, al fine di avere un direttivo per ciascun quartiere della città. Parma Civica è dentro Parma, il suo cuore deve battere insieme al cuore di Parma. Vogliamo migliorare la città, questo è il nostro programma. Il culto dell’ideologia, caro direttore, lo lasciamo agli altri”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 08/07/2010

SMA MODENA
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08/07/2010
h.08.40  

Sulla Gazzetta:Varchi elettronici: istruzioni per l’uso”. “Il 15 luglio entreranno in funzione in viale Mariotti, viale Toscanini e via XXII Luglio”. “Ancora una settimana e a Parma inizierà l’era dei varchi elettronici. E, di conseguenza, finirà quella dei furbi. Dopo un periodo di sperimentazione che era iniziato in febbraio, esattamente fra sette giorni, giovedì prossimo, i tre «occhi elettronici» installati in altrettanti punti di accesso al centro storico cominceranno a fare sul serio, individuando e sanzionando i veicoli non autorizzati.
In viale Mariotti, in viale Toscanini e in via XXII Luglio non ci saranno sconti per nessuno: chi transiterà senza essere munito di regolare permesso sarà immediatamente individuato e fotografato e si vedrà arrivare a casa una multa da 74 euro (oltre ai 14 di notifica).
Nessuna eccezione: il «vigile elettronico» non chiude mai un occhio. Rispetto ad ora non cambierà di fatto nulla: stesse regole per accedere alle Ztl, stessi permessi, stesse sanzioni. Solo che mentre prima a vigilare sul rispetto delle regole c’erano solo gli agenti della polizia municipale, ora c’è anche un sistema elettronico che non lascia scampo agli abusivi delle Ztl. L’introduzione della novità ha provocato non pochi malumori, specie fra i commercianti, che temono una riduzione dei clienti, e fra gli artigiani.
Soddisfazione invece da parte degli abitanti, che prevedono una riduzione del traffico parassitario.
Su Polis l’articolo principale èSicurezza, l’affondo diVignali. Vigilantes nelle zone a rischio”. “Sicurezza in città arrivano i vigilantes. Anzi, sono già arrivati dal primo di luglio. Niente ronde delle Camice verdi padane con le loro passeggiate notturne per le strade di Parma, ma guardie giurate di un istituto di vigilanza, l’Ivri, pagate dal Comune e messe a presidiare alcune zone sensibili del territorio.
Dopo la firma della Carta di Parma e dopo l’arrivo dei reparti dell’esercito, è questo l’ultimo intervento in materia di controllo della sicurezza della città messo in campo dalla giunta Vignali. Un progetto sperimentale della durata di sei mesi, la prima fase eventualmente rinnovabile si concluderà il 31 di dicembre, e dal costo previsto di poco più di cinquemila e cinquecento euro. Il pattugliamento dei vigilantes, stando all’accordo che il Comune ha sottoscritto con l’Ivri, non si svolgerà ventiquattr’ore su ventiquattro ma dall’una alle 4 del mattino per almeno tre giorni della settimana. Verrà cioè coperta quella fascia oraria nella quale non sono attivi i normali servizi dei vigili. Il tutto sotto la supervisione del Comando di Polizia Municipale con il quale le guardie giurate, che verranno via via formate operativamente dagli stessi vigili urbani, dovranno concordare modi e tempi di intervento nonché gli obiettivi sui quali intervenire. Obiettivi che verranno individuati volta per volta in base alle esigenze e alle criticità del momento, anche se prioritaria rimane la sorveglianza dei parchi, dei monumenti e degli edifici pubblici.
«Le guardie giurate sono già presenti sul territorio specialmente nelle ore notturne con le loro pattuglie di sorveglianza – spiega l’assessore alla sicurezza FabioFecci– Con questo accordo aggiungiamo alle loro normali attività di controllo di edifici e aziende private anche quelli di proprietà pubblica. Occhi mobili che si aggiungono a quelli fi ssi, le telecamere, già presenti in città».
I vigilantes dovranno tenere sotto controllo le aree pubbliche e segnalare eventuali atti vandalici ma non solo. Come si legge, infatti, nell’accordo sottoscritto dal Comune le guardie giurate dovranno anche comunicare alle forze dell’ordine “la presenza di mezzi di trasporto o di persone sospette – si legge nell’accordo sottoscritto dal Comune – l’eventuale fuga di mezzi o persone dal luogo del delitto; auto o moto rubate; bambini, persone anziane, persone in stato confusionale o in evidente difficoltà; la presenza di ostacoli sulle vie di comunicazione; l’interruzione dei servizi di fornitura di fonti energetiche; l’allontanamento da presidi ospedalieri di persone anziane o in trattamento sanitario obbligatorio; le situazioni particolarmente significative di degrado urbano e disagio sociale e ogni altra situazione che faccia ritenere imminente la commissione di reati”.
Un vero e proprio controllo a 360 gradi dal quale dovranno essere poi ricavati, dai responsabili dellI’Ivri e del Comando di polizia municipale, report periodici “per ottenere – come si legge sempre nell’accordo – una fotografi a della situazione in termini di sicurezza del territorio comunale, ed avere in tempo reale il polso della situazione, permettendo di organizzare tutte quelle misure possibili volte a contrastare gli atti criminosi, oltre ad un’analisi periodica dei rischi, delle contromisure e dei risultati ottenuti; il riordino delle procedure in funzione delle positività e delle criticità rilevate; l’edizione di una relazione periodica che dia la possibilità di rendere nota l’evoluzione dell’intervento in atto per migliorare la sicurezza del territorio”.
Ma non basta, in base agli accordi sottoscritti dal Comune con l’Ivri sarà poi formato un gruppo di coordinamento formato da rappresentanti, oltre che dell’Amministrazione comunale e dell’istituto di vigilanza, anche dei carabinieri e della polizia di stato come pure da quei soggetti che hanno bisogno di proteggere i loro beni come “società, commercianti, artigiani, enti pubblici e privati e privati cittadini”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/07/2010

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07/07/2010
h.08.20 

DIBATTITO E’ POLEMICA SULLA STRUTTURA CHE SORGERA’ IN VIA BUDELLUNGO

Sulla Gazzetta:Wcc:muro contro muro in Consiglio comunale”. “La maggioranza: progetto innovativo. Il Pd: scelte incredibili”.
Si legge:“Lo scontro è duro. Il muro e contro muro che ci si aspettava alla vigilia. Al centro del dibattito il Welfare community center di via Budellungo. Giunta e maggioranza (ed eccezione di Elvio Ubaldi) sostengono che il progetto «è innovativo e moderno», le opposizioni che la scelta nasconde «un’operazione immobiliarista ». Il confronto di opinioni – richiesto dalla minoranza – va in scena in coda al consiglio comunale. Ad avviarlo sono gli assessori che illustrano le funzioni ospitate dal Wcc.
Le zone verdi
ACristina Sassidell’Ambiente tocca la parte destinata alla «Fabbrica del verde» e alla «Fattoria urbana»: la prima struttura, attraverso attività didattiche e di promozione, avrà il compito di promuovere uno stile di vita sano; l’altra avrà la funzione di promuovere la cultura agricola.
Quindi, prosegue la Sassi, saranno realizzate una piscina coperta di 700 metri quadrati, e una scoperta di 800 metri quadrati, più campi da calcetto, da basket, un percorso per la corsa e uno per mountain bike.
Gli anziani
Per illustrare il pianeta anziani interviene l’assessore ai Servizi socialiLorenzo Lasagna. Questi i numeri. Nella struttura residenziale troveranno posto 282 persone convenzionate (oggi a Villa Parma), 40 fuori convenzione e 12 con gravi disabilità. In più saranno realizzati 30 appartamenti per anziani autosufficienti.
Nella struttura non residenziale troveranno posto 40 persone al centro diurni (attualmente a Villa Parma) e 20 anziani in uno spazio collettivo. «Ma non va di­menticato – precisa Lasagna – che attorno a queste persone c’è soprattutto una città che sta crescendo: non siamo di fronte ad una struttura isolata».
Quindi nel wcc è previsto un centro giovani di avviamento professionale e di creatività. Il project financing dell’opera è di circa 59 milioni di euro (36 arrivano dall’alienazione di immobili Asp).
L’infanzia
Il vicesindacoPaolo Buzziinterviene poi per sgranare le funzioni destinate ai bimbi: una scuola dell’infanzia per 80 piccoli alunni, un polo con servizi creativi, una casa aperta per bimbi da zero a sei anni, uno spazio di incontro intergenerazionale e uno spazio maternage per neo-genitori.
Lo scontro in consiglio
Il dibattito – che si protrae sino a tarda sera – si fa subito aspro. Anche nel linguaggio non si va per il sottile.Franco Torreggianidel Pd parla di «scelte incredibili» e di «sciocchezze». Dietro l’alienazione del patrimonio Asp (Villa Parma, Stuard e Palazzo San Tiburzio) «c’è solo una speculazione edlizia». PerGiuseppe Crialesi(Pd) concentrare 400 anziani in una struttura «va contro un modello di welfare che invece dovrebbe rafforzare i servizi nei quartieri». Critiche anche daMarco Ablondi(Prc) («Operazione immobiliarista ») e daDanilo Amadei(Pd): «Occorre abbinare domiciliarità e residenzialità: qui si fa il contrario».
Il più duro èElvio Ubaldi: il presidente del consiglio si siede sui banchi consiliari e attacca: «Questo atto chiude la cultura politica liberaldemocratica che ha giustificato la nostra presenza a Parma. Abbiamo sempre sostenuto che le persone devono avere la libertà di scelta. Così si crea invece un unico centro per un unico gestore e tutti sanno già chi è». Dietro questo modello, aggiunge Ubaldi, «c’è una cultura comunista. Il vero vincitore qui è l’assessore Lasagna perchè è riuscito ad imporre la cultura da cui proviene». Anche Massimo Iotti (Pd) critica il fatto che « ci sarà un unico gestore per parecchi anni: un errore, perchè poi non si torna più indietro».
La difesa del Wcc arriva daGiuseppe Pantano(Impegno per Parma): «Si tratta di un modello innovativo e moderno che va a sostituire strutture obsolete. Modelli simili sono stati realizzati in molte città del Nord Europa: a Torino ne sorgerà uno simile. Sarà un recinto per anziani? Dall’opposizione arrivano solo falsità».
Poi la minoranza presenta una mozione di indirizzo in cui si chiede di superare il Wcc a favore di tante strutture nei quartieri: non passa la richiesta rimandare la votazione avanzata da Franco Cattabiani e una volta messa ai voti viene a mancare il numero legale”.
Su Polis:Asp Fidenza, è profondo rosso. I debiti ora toccano i 400mila euro”.
Si legge: “Non migliora la situazione finanziaria dell’Azienda servizi alla persona Distretto di Fidenza. Lo stato delle finanze del colosso dei servizi della bassa ovest sembra anzi peggiorare ogni giorno di più. L’ultima mazzata è contenuta nel bilancio consuntivo d’esercizio 2009 ed è di quelle pesanti da digerire per i politici locali. Nel documento emerge infatti una perdita d’esercizio pari a poco più di 393mila euro. Una somma considerevole, che i comuni soci saranno chiamati a versare nelle casse dell’ente allo scopo di far quadrare il bilancio, ognuno per la propria parte e secondo i parametri stabiliti in precedenza. Per fare solo un esempio Fontanellato, che partecipa all’azienda per il 10%, dovrà pagare quasi 40mila euro. Ma il problema vero è il trend. Nel 2008 la perdita era di 270mila euro: risulta un incremento di 123mila euro, ma nel deficit.
In tempi di vacche magre e di casse comunali vuote non certo bruscolini, e qualcuno se n’é già accorto. Ad esempio l’arrabbiatissimo consigliere comunale di FontanellatoGiuliano Morelli. Il rifondarolo, che siede nella massima assemblea all’ombra della rocca San Vitale a nome e per conto della lista civica Fontanellato e i cittadini, quando si parla di Asp non si tira mai indietro, e questa volta men che meno. «Ci avevano promesso un recupero, io non lo vedo – sostiene Morelli – Ci avevano detto che il buco era per il primo anno e poi sarebbe diminuito, che le cose sarebbero andate meglio, invece il deficit è raddoppiato. L’Asp assomiglia sempre di più ad un rifugio per politici trombati e sempre meno ad un servizio ai cittadini, visto che non aumentano le prestazioni ma i debiti».
Dello stesso avviso ancheGrazia Cavanna, sindaco di Sissa. «Che dire? Sono cifre parlano da sole – attacca la Cavanna – Sono stata accusata, quando criticavo Asp, di fare un discorso partitico e politico, a quanto pare non era così. L’evidenza è quella. Agli altri sindaci, a quelli che mi accusavano, in una lettera pubblicata da Polis, di parlare male di Asp solo per la mia appartenenza politica, ora chiedo a loro cosa ne pensano di Asp. Adesso chi è che ragiona sulla base dell’appartenenza?». Per la Cavanna, esattamene come per Angela Fornia prima di lei, Asp è una spina nel fianco, un peso di cui liberarsi. Ma come fare, visto e considerato che la creazione delle stesse è un obbligo stabilito dalla legge regionale? «Uscire da Terre Verdiane una volta fatti i conti e visto che non era più conveniente è stato abbastanza semplice – conferma il sindaco di Sissa – ma per l’Azienda servizi alla persona il discorso è ben più complesso. Vedremo se sarà in qualche modo possibile andarcene». L’ingresso di Sissa in Asp era stato quanto mai movimentato, anche perché il Comune portava in dote la casa protetta Don Prandocchi – Cavalli.
Alla fine l’allora sindaco Fornia dovette bere l’amaro calice e consegnare nelle mani del direttore generale dell’aziendaMaria Teresa Guarnieril’adorato gioiellino, ma non senza avere espresso tutto il suo malumore. Ora che i fatti e i conti sembrano dar loro ragione gli amministratori locali possono tornare ad insorgere.
Barral: «L’idea non funziona». A criticare con durezza Asp per i debiti accumulati anche il consigliere salseseLupo Barral. Il pidiellino e villaniano però non se la prende tanto con la gestione, quanto con la struttura in sé.
«L’idea è sbagliata a monte – afferma – non ci voleva un’aquila per capire che l’appesantimento della struttura amministrativa avrebbe portato a servizi uguali a quelli di prima e per niente migliori, ma con un ulteriore aggravio dei costi».
Dell’argomento Barral e gli altri esponenti del centrodestra parleranno ancora tra qualche settimana, quando i vari consigli comunali saranno chiamati a votare il trasferimento nelle casse di Asp dei fondi destinati a coprire i buchi. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 06/07/2010

SMA MODENA
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06/07/2010
h.10.40

Sulla Gazzetta:“VerticeVignali-Bernazzolisul nuovo termovalorizzatore”. Si legge: “Il progetto per il nuovo termovalorizzatore è stato il tema principale dell’incontro di ieri fra il sindaco Pietro Vignali e il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli. Quasi un’ora di faccia a faccia nell’ufficio del sindaco in Municipio per valutare la situazione che si è venuta a creare dopo le ripetute richieste degli oppositori dell’impianto che chiedono di fermare i lavori e di esaminare tecnologie alternative.
Bocche cucite da parte di Bernazzoli e Vignali su quanto emerso durante il vertice di ieri sera. Sembra in ogni caso che non siano emerse particolari novità né dovrebbero essercene all’orizzonte a breve termine. Pare che l’incontro si sia risolto nel riesame della situazione e degli atti già deliberati. Soprattutto l’incontro doveva però servire a riportare un po’ di tranquillità fra i due enti dopo che nelle scorse settimane non erano mancati alcuni momenti di tensione sulle scelte compiute (e quelle eventualmente da compiere) sul tema del termovalorizzatore.
Sempre sulla Gazzetta:“Via Budellungo: un quartiere a misura di famiglia”. “Welfare Community Center: tanti servizi per l’infanzia ma anche per gli sportivi”.
“Un quartiere nel quartiere, a misura di famiglia. E’ l’idea che sta alla base del progetto del Wcc di via Budellungo, una struttura pensata per riunire in un unico luogo – 557.353 metri quadrati di superficie complessiva – una pluralità di funzioni destinate all’infanzia, alle famiglie, agli sportivi, ai giovani e alla terza età, con in più l’attenzione al tema dell’ambiente.
Per quanto riguarda l’offerta di servizi educativi, all’interno del Wcc sorgerà una nuova scuola per l’infanzia che avrà a disposizione una biblioteca, laboratori scientifici e tecnologici, artistici, del gusto, di falegnameria. Alla scuola si affiancherà la «Cittadella del bambino», un polo per l’infanzia destinato ad ospitare una serie di servizi innovativi.
«Da un rilevamento di settore – spiega il vicesindaco,Paolo Buzzi, assessore alla Politiche Educative – sono emerse esigenze nuove, che vanno al di là delle liste d’attesa e che nel Wcc potranno trovare risposta».
Per i genitori che, ad esempio, hanno bisogno di orari flessibili sarà disponibile il «Kinderheim », un servizio sperimentale aperto, 12 mesi l’anno, fino alle 22 e al sabato mattina. Tra i servizi innovativi, anche la «Maison Ouverte», un laboratorio che permetterà ai piccoli di sperimentare nuovi linguaggi e il «Centro per adulti e bambini».
«Uno spazio di incontro in­tergenerazionale – spiega Buzzi ­in cui valorizzare le esperienze dei nonni e il loro rapporto con i bambini».
Lo spazio «Maternage» sarà invece destinato alle nuove coppie di genitori che qui, attraverso incontri e corsi, troveranno un valido supporto per l’organizzazione famigliare dopo la nascita di un figlio.
Tutti i servizi saranno appaltati ad un ente gestore, senza ri­nunciare però alla supervisione del Comune.
Tariffe agevolate anche per accedere agli impianti sportivi che sorgeranno all’interno del Wcc.
«Sono sempre di più i parmigiani, soprattutto adulti e giovani, che desiderano fare sport in modo autonomo – spiega l’assessore allo Sport, Roberto Ghiretti -. Oggi vanno in Cittadella, ma con il nuovo parco attrezzato all’interno del Wcc avranno a disposizione uno spazio in più, dotato di maggiori servizi».
Tra questi, due piscine, una coperta e una scoperta, campi per calcetto, basket, pallavolo e beach volley; un percorso per il running, uno per la mountain bike e il laghetto per la pesca sportiva. Il tutto all’interno di un’area verde attrezzata, ideale per accogliere giovani, adulti e famiglie. «Una struttura che non si sostituirà alle società sportive – aggiunge Ghiretti -, ma che sarà in grado di coinvolgerle».
Il titolo di apertura della prima pagina dell’Informazione è:“Mobilità, piano regionale incompiuto”. E il ministroMatteoliboccia le scelte di Parma sullametro”.
“La metropolitana di Parma torna ad animare il dibattito dei politici e a gettare ombre sull’amministrazione comunale. Il progetto che nei mesi scorsi era stato al centro delle polemiche, dopo che il Comune di Parma aveva deciso di rinunciare ai finanziamenti di Roma per la realizzazione della rete di trasporto leggera, sarebbe stato citato come cattivo esempio di come amministrare il Paese dal ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli.
La città ducale sarebbe stata citata dal ministro nel corso del suo intervento durante un convegno organizzato dall’Ance a Bologna. Durante il quale Matteoli avrebbe puntato il dito contro la decisione del Comune di Parma di rinunciare alle risorse per la realizzazione della metropolitana.
«Non ho condiviso per niente il percorso scelto dall’amministrazione di Parma – ha dichiarato il ministro Matteoli – Se tutte le volte che cambia un’amministrazione si mette in discussione ciò che è già stato approvato, anche sotto il profilo delle opere infrastrutturali, vuol dire paralizzare completamente il Paese. E questo non mi sembra corretto».
Il ministro ha quindi preso le distanze della decisione di Vignali, che lo scorso marzo aveva ufficializzato la scelta di rinunciare al finanziamento del Governo per la realizzazione dell’opera.
Con la conseguenza che a Parma dovrebbe arrivare soltanto una parte delle risorse iniziali, mentre
l’amministrazione dovrebbe risarcire di un indennizzo le imprese che si erano aggiudicate l’appalto. Ma ad avercela con la decisione del primo cittadino non ci sarebbe solo il ministro, ma anche l’assessore regionale ai TrasportiAlfredo Peri. «Essendo di Parma e avendo vissuto direttamente dal di dentro la vicenda – ha detto – non la consiglierei come stile di conduzione, sia per dove erano arrivati, sia per la marcia indietro che hanno fatto». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 05/07/2010

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05/07/2010
h.10.10

Sulla Gazzetta il resoconto delle opere in realizzazione nel Comune di Parma:“In due annicantieriper 530 milioni”. Oltre la metà dei lavori in corso gestiti daStte molte opere sono in project financing.
Si legge:“Grandi lavori” per 530 milioni di euro: non sono numeri a caso, ma la cifra (circa mille miliardi delle vecchie lire) che verrà impegnata in gran parte da oggi e fino al 2012, ma in qualche caso anche oltre, per le opere pubbliche del Comune. Numeri da capogiro, ma che dovranno anche superare, per almeno metà della somma, il vaglio dell’apertura dei cantieri. Già, perché se per 256 milioni si parla di cantieri già aperti, gli altri 275 riguardano lavori che sono già stati a più riprese annunciati ma che, per il momento, non sono ancora partiti con i primi scavi.

Stt domina i «lavori in corso»
Nell’elenco pubblicato qui a fianco sono inseriti tutti i cantieri in cui gru e ruspe sono già all’opera. E non si può non rilevare come la «parte del leone» nella gestione di questi lavori spetti senza alcun dubbio alla Stt, la holding di proprietà al 100% del Comune e presieduta da Andrea Costa che ha in carico (direttamente o tramite le Stu che sono «inglobate » nella sua struttura) ben oltre la metà degli appalti in corso di realizzazione. Sono ben 163 i milioni «gestiti» da Stt, a fronte dei «soli» 28 che fanno capo direttamente alle strutture comunali, mentre è consistente anche la quota di interventi in cui sono coinvolti capitali privati, con particolare riferimento alle nuove strutture di ParmaInfanzia, al project financing del centro polisportivo del Campus oppure a quello con cui si sta realizzando la «nuova» Piazza Ghiaia.

Stazione, quasi 100 milioni
L’opera più impegnativa in assoluto è quella per la realizzazione della nuova stazione e la riqualificazione della zona fra via Alessandria e via Brennero. Ben 96 milioni di euro è la cifra prevista per il completamento dell’importante opera, i cui cantieri sono partiti quasi 10 anni dopo la prima idea, risalente addirittura al 1999. L’obiettivo. ambizioso, è di concludere la prima fase dei cantieri entro la primavera del 2012, ma è probabile che anche nei mesi successivi si continueranno a vedere «lavori in corso». Subito a ruota ci sono i lavori collegati all’insediamento dell’Authority: la nuova sede di viale Piacenza, che dovrà essere pronta ad aprile 2011 e il ponte a Nord.

2012, anno delle inaugurazioni
Un dato che si evidenzia subito nei numeri forniti dall’assessorato ai Lavori pubblici è che praticamente dal prossimo mese di settembre fino alla primavera del 2012 (data delle prossime elezioni comunali), ci sarà spazio quasi ogni mese per l’inaugurazione di una di queste importanti realizzazioni. Un ritmo da record, ma che andrà sottoposto alla «prova» del rispetto dei tempi che spesso, quando si tratta di opere pubbliche, si dilatano oltre le previsioni.

I cantieri in arrivo
Fra le opere progettate, ma ancora non cantierizzate, spiccano il nuovo Palasport di Moletolo e il Welfare community center di via Budellungo. Per entrambi l’avvio dei lavori è previsto fra l’autunno e l’inverno e la conclusione nei primi mesi del 2012. Entro quest’estate, poi, è previsto l’avvio di una decina di cantieri, molti dei quali affidati anche alla logica del project financing. Una cosa è certa: se i programmi verranno rispettati da qui al 2012 Parma vedrà letteralmente rivoluzionato il proprio volto. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 02/07/2010

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02/07/2010
h.08.40

Su Polis: “Consulenze e progetti fantasma. Ecco la “sprecopoli” di Errani”.
“A mettere le mani avanti è stato ieri lo stesso quotidiano Il Giornale, decisamente poco tenero con le amministrazioni rosse sparse in giro per l’Italia, autore di una mini inchiesta sulla “sprecopoli” delle regioni italiane. “L’Emilia Romagna è una delle regioni più virtuose d’Italia assieme al Veneto e alla Lombardia. Criticarla in modo indiscriminato sarebbe ingiusto”.
Una premessa, buonista, che ha un “però”. Un però grosso come una casa. Se è vero infatti, come riconosce il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, che l’Emilia Romagna, essendo una delle regioni con i conti più a posto del Paese, ha qualche ragione a lamentarsi del taglio di 731 milioni di euro imposto dal governo, è anche vero che, a spulciare nei bilanci dell’Amministrazione Errani, si scopre una vera selva di spese, diciamo così, anomale. Sprechi macroscopici o incarichi strampalati per progetti di dubbia utilità, poco importa. A metterli in fila, secondo Il Giornale e i consiglieri dell’opposizione di centro destra, si raggiunge una cifra enorme, ben 500 milioni di euro, che getta una luce del tutto diversa sulle grida di dolore di Errani per i tagli imposti dal governo.
“E’ ora di smetterla con queste verginelle che piangono miseria e amministrano una regione che compie sprechi enormi”, la battuta al veleno, destinatario ovviamente il governatore dell’Emilia Romagna, è del consigliere regionale del Pdl Luigi Giuseppe Villani. E lui, tutti questi sprechi, li ha catalogati uno per uno tanto da ricavarne un vero e proprio dossier. L’ultima battaglia: il costo, dieci milioni di euro nel 2009, del gabinetto di presidenza della Regione.
Tanto che Villani ironizza sulla recente decisione di Errani di varare un provvedimento “taglia spese”. “Il governatore non deve fare grandi sforzi ricognitivi – dice il consigliere Pdl – : basta che tagli i costi del suo gabinetto di presidenza. Dove tra i capitoli di spesa balzano all’occhio: quello relativo a “Spese per studi, consulenze e collaborazioni”, di circa 1 milione di euro, quello relativo a “Spese per l’attività di comunicazione della Regione E-R e per il sostegno del sistema dell’informazione…”, di 5,6 milioni di euro, e quello relativo a “Contributi a Enti e Organizzazioni per iniziative relative all’organizzazione di convegni, congressi, manifestazioni di interesse per la Regione…”, di circa 1,3 milioni di euro”. Ma Villani punta anche il dito sulle sedi all’estero della Regione. “Mi chiedo che senso ha avere sedi a Gerusalemme, Belgrado e Sofia?», dice il consigliere del Pdl. Ma il capitolo più consistente su cui andare ad operare una razionalizzazione,
secondo Villani, è quello della sanità che si “mangia” da sola il 70 per cento delle risorse regionali. Qui il vero e proprio scandalo è l’Ospedale di Ferrara: vent’anni di lavori, 285 milioni di euro di spesa per non essere ancora finito.
Ma poi, lo stesso Villani, punta anche il dito sulla voragine apertasi ne conti delle Ausl di Forlì (60 milioni di euro) e in quella di Modena. Una macchina mangia soldi, la sanità regionale, sulla quale il Pdl nei giorni scorsi ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta. Proposta bocciata, tra le polemiche, dal consiglio regionale.
Ma Villani non denuncia solo gli sprechi, propone anche il modo per recuperare risorse. E non poche, ben 20 milioni di euro. Secondo il consigliere di opposizione, che ha presentato assieme ai suoi colleghi del consiglio regionale, tutti questi soldi la Regione li potrebbe andare a raggranellare dismettendo in cinque anni la partecipazione da una quindicina di società sparse da Piacenza a Forlì.
Ma non basta, sempre secondo la proposta di Villani, un altro milione di euro potrebbe essere recuperato dalla rescissione dei rapporti esistenti tra la Regione e una trentina di associazioni e fondazioni di varia natura. Restando però agli sprechi, il più clamoroso, denunciato dal centro destra e da Il Giornale, è sicuramente quello della terza sede della Regione. La cosiddetta “Terza Torre”, diventata a Bologna un vero e proprio tormentone. La sua costruzione fu approvata nel 1993 con un costo previsto di 7 miliardi di vecchie lire. Una spesa che nel frattempo, anche se il palazzo non è ancora pronto e mancano i parcheggi, è più che quadruplicata arrivando quasi a quindici milioni di euro. Una cifra alla quale, lamentano le opposizioni, vanno aggiunti gli affitti che la Regione continua a pagare per quegli uffici che non possono ancora essere trasferiti nella nuova sede. Nel 2009 la giunta Errani ha pagato un monte pigioni di 50 milioni di euro, 30 in più rispetto all’anno precedente. «Quello della Terza Torre è uno scandalo clamoroso. Ma ci sono tanti sperperi, cifre più contenute, che danno ugualmente la misura di una gestione del denaro pubblico non certo oculata».
A dirlo è il consigliere regionale della Lega Nord Roberto Corradi, uno che le pulci alle spese “pazze” dell’Amministrazione Errani le fa quasi quotidianamente. «Uno di questi sprechi lo abbiamo appena scoperto e abbiamo depositato un’interrogazione per chiederne conto – spiega Corradi – La giunta regionale ha appena approvato una consulenza da 70.500 euro per il “monitoraggio microclimatico dei Musei dei Balcani””. “Il progetto non è ancora stato firmato e in questa fase è oggetto delle previste valutazioni tecniche, – ha risposto però a questa contestazione l’assessore alla cultura della Regione – Risorse nazionali, dunque e non del bilancio regionale. Le risorse stanziate dalla Regione ammontano appena a 3mila euro”.
Una replica che non stempera la verve polemica di Corradi secondo il quale la lista degli sprechi regionali resta comunque lunga. Si va dai 112 mila euro di consulenza pagata per scegliere la tonalità di colore con cui ritinteggiare l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, ai 90mila euro spesi ogni anno per tenere aperto, sempre a Bologna, “un consultorio per i transessuali”, per finire con i 58mila euro erogati alla Lipu per uno studio dell’impatto del Parmigiano Reggiano sull’avifauna.
A questi vanno aggiunti quelli messi in fila ieri da Il Giornale: i due milioni di euro spesi per “trasmettere informazioni”, i tre milioni destinati all’Ervet (Ente per la valorizzazione economica del territorio), i 300mila euro destinati all’educazione della popolazione alla pace, i 70mila euro spesi per una cooperativa agricola a Cuba, o i 20mila euro stanziati per finanziare l’acquisto di dromedari da latte per le popolazioni del Sahara, un po’ come portare i classici frigoriferi agli Eschimesi. «E poi – spiega sempre Corradi – ci sono i 642mila euro spesi ogni anno per le auto blu della sola giunta, per non parlare del fatto che l’Emilia Romagna ha una spesa pro capite in consulenze e incarichi esterni nel settore sanitario che è il doppio di quella della Lombardia e del Veneto. Siamo una delle regioni più virtuose, per merito delle gente che qui vive e paga le tasse non certo per chi amministra, ma i margini di risparmio degli sprechi, come si
vede, sono ancora enormi”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 01/07/2010

SMA MODENA
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01/07/2010
h.09.20

Su Polis: “Berselli lascia: “Aspirazioni non in sintonia con Bernazzoli”.
Si legge: “Meuccio Berselli, da bravo uomo della Bassa, è stato di parola: ieri ha ufficializzato ai capigruppo dei partiti di maggioranza le sue dimissioni da presidente del Consiglio provinciale.
Un incarico che ricopriva dal 2009 e che gli stava troppo stretto, come più volte aveva detto a chiare lettere sulle colonne di Polis Quotidiano, segnalando di essere pronto per un l’ingresso in Giunta. E ieri l’ha confermato di persona: «Le mie aspirazioni amministrative non collimano con quelle del presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli».
Berselli non esce di scena e resta organico al centrosinistra, ma come semplice e «libero» consigliere, spiega sibillino. Anche se non vuole sentire parlare di strappi: tutto si è consumato, giura, nel dialogo sereno.
Resta il fatto che la dimensione che Berselli si sentiva meglio addosso era quella dell’assessore: iscritto ai Ds poi al Pd ma senza peccare in partigianerie correntizie, ex sindaco di Mezzani e presidente dell’Unione tra questo Comune e Sorbolo, personaggio noto e apprezzato tra la sua gente, Berselli ha costantemente detto di preferire l’azione amministrativa all’arbitraggio del Consiglio provinciale, lavoro di mediazione e di cesello per il quale non si sentiva particolarmente incline. Complici, narra radio Fante, ingerenze nel suo operato mai del tutto accettate, a cominciare da quelle di Genoveffa Sandei, capo di gabinetto del presidente Bernazzoli.
L’APPELLO INASCOLTATO DEI SINDACI DELLA BASSA
La prima chance di Berselli per l’ingresso nell’esecutivo provinciale era sfumata poco dopo il voto, nel 2009, nonostante i neosindaci della Bassa Est avessero preso carta e penna per chiedere a gran voce di averlo come referente nella Giunta.
Nel marzo scorso, grazie all’elezione in Consiglio regionale di due assessori provinciali – Gabriele Ferrari (Pd) e Gabriella Meo (Verdi), poi dimessisi –, il tam tam del rimpasto aveva suonato alla grande ma Bernazzoli, anche in quell’occasione, gelò le aspettative dell’ex sindaco, dichiarando di voler trattenere per sé le deleghe rimaste vacanti. Eppure qualche giorno prima, il campione della Bassa Est aveva lanciato il suo monito.
Ieri Berselli ha voluto fugare il dubbio, subito circolato nel Palazzo, di un suo scontro con il presidente: «Non c’è stato nessun alterco e non sono volate parole pesanti, come pure qualcuno ha sostenuto. Alla fine della scorsa settimana, invece, io e Bernazzoli abbiamo avuto un colloquio molto educato, anche se basato su visioni diverse».
LA TELEFONATA AI CAPIGRUPPO
Nel tardo pomeriggio di ieri, Berselli ha telefonato di persona ai capigruppo dei vari partiti della maggioranza di centrosinistra, spiegando il testo della missiva protocollata poco prima e ribadendo che la sua «è stata una scelta personale, che non ha nulla a che vedere con presunti problemi col presidente Bernazzoli. Anzi, l’ho ringraziato insieme a tutto il Consiglio per l’incarico affidatomi».
Il busillis resta lo stesso, comunque: «Mi sono candidato nel 2009 perché avrei voluto tutelare e valorizzare, in particolare, la mia Bassa, che sicuramente non vive un momento facile: penso alla
cronica carenza di infrastrutture, all’inquinamento atmosferico, ambientale e del sottosuolo».
Ai cittadini che lo hanno eletto – «sono stato l’unico in tutta la Bassa», puntualizza –, Berselli vuole
«testimoniare gratitudine», registrando che «purtroppo le mie aspirazioni amministrative non collimano con le scelte del presidente. Fino ad oggi ho svolto, come presidente del Consiglio provinciale, un ruolo da arbitro e non da giocatore, come avrei voluto essere.
E questo compito non era in linea con quello che sperava il mio territorio».
Le dimissioni sono così arrivate «per coerenza intellettuale e per essere più efficace, utile e libero nei confronti della mia gente». Un gesto seguito «dalla rinuncia pesante dell’indennità di presidente».
IL PDL ATTACCA: «LA MAGGIORANZA TREMA PER L’AFFAIRE TERME»
Il premio tempestività tra i commentatori dell’accaduto va senza dubbio al consigliere
Simone Orlandini (Pdl): con una nota diffusa alle 17 ha avanzato il sospetto che le dimissioni di Berselli siano dovute alla «richiesta di convocazione del Consiglio provinciale a porte chiuse», per
discutere della situazione di crisi nera in cui versa Terme Spa, la società partecipata dalla Provincia alle prese con i debiti e un rilancio arduo del comparto.
Una istanza portata avanti dallo stesso Orlandini e che, a suo dire, avrebbe «scatenato l’inferno nella maggioranza», la stessa che «sulle Terme non ci vuol dire qualcosa» e che sarebbe composta da consiglieri che «hanno paura di trovarsi a votare una delibera dalle conseguenze non prevedibili». Per inciso, la circostanza è stata smentita «nel modo più netto» da Berselli.
ARMELLINI: «IL NUOVO PRESIDENTE VA SCELTO INSIEME»
Sempre in casa Pdl, ha preso posizione il capogruppo Gianluca Armellini, certo che «nella maggioranza di Bernazzoli, oggi, si evidenzia un grande malessere, recepito anche da alcuni capigruppo del centrosinistra e dovuto all’atteggiamento di poco rispetto che la Giunta continua a dimostrare verso il Consiglio eletto dai cittadini. Sono in Provincia da tre legislature e non ho mai visto una così bassa considerazione». La cosa non sorprende Armellini, dal momento che «la Giunta ha solo un assessore eletto in Consiglio su otto membri (Giuseppe Romanini, nel collegio di Collecchio, ndr)». Proiettando l’attenzione sul nuovo presidente, Armellini predica l’inversione di rotta: «O la maggioranza concorderà con l’opposizione un candidato presidente rappresentativo ed equilibrato, oppure potrà intraprendere la strada della votazione coi suoi soli numeri. Io mi limito a ricordare – prosegue l’azzurro – che lo scenario politico in provincia è cambiato». Ogni riferimento alla fine dell’incontrastato dominio del centrosinistra nel parmense – il mitico 35 comuni su 47 – è assolutamente voluto.
GUERRIGLIA NEL CENTROSINISTRA?
Gli amanti del retroscena trovano pane per i loro denti. L’addio di Berselli ha alla base il dissidio politico con Bernazzoli. Uno voleva fare l’assessore, l’altro gli ha detto di no. E Berselli, non a caso, ora promette di essere un consigliere fedele alla coalizione, pur specificando l’aggettivo «libero». In seno al Consiglio non mancano altre posizioni che destano preoccupazione nello stato maggiore del Pd, principale azionista della maggioranza.
Da mesi è in fibrillazione Agostino Maggiali, ad esempio, uno dei pochi eletti nella provincia “profonda”, giunto alla terza legislatura e fino ad ora rimasto fuori dalla Giunta.
Il presidente non ha un buon rapporto con il suo ex assessore Gabriele Ferrari e dovrà tenere conto che c’è in maggioranza una ferrariana doc, Ilaria Calunga. Fuori dal Pd, Roberto Bernardini, Comunisti Italiani, non si può dire che sia rimasto soddisfatto della cura che gli hanno riservato i democratici pochi mesi fa, quando l’hanno disarcionato da sindaco di San Secondo. E che dire di Massimo Pinardi? Ha appena lasciato l’Italia dei Valori per mettersi con i civici di Altra Politica-Altri Valori. Se il termine anguillesco fa rima con politica, Pinardi ne è il massimo interprete. Bene inteso, sono tutte storie separate e con moventi (potenziali) diversi.
Ma sono pur sempre cinque voti che da oggi sanno benissimo di poter tenere in scacco il Consiglio provinciale”.
Sempre su Polis: “Buco delle Terme, parla l’ex presidente “Se mi convocano, pronto a dire la verità”. Alfredo Alessandrini si è dimesso a febbraio e ora ha restituito la tessera del Pd. Il Pdl chiede la sua audizione davanti al Consiglio provinciale a porte chiuse.
Si legge:Alfredo Alessandrini, ex presidente di Terme Spa, è disponibile a «valutare molto attentamente» la sua eventuale audizione davanti al Consiglio provinciale, riunito a porte chiuse, come sta chiedendo a tambur battente il Pdl. Dimessosi lo scorso febbraio, quattro giorni dopo aver illustrato al parlamentino di piazzale della Pace le sue mosse per traghettare la società che fonde Salso e Tabiano fuori dalle secche, Alessandrini lunedì ha dichiarato che, «a fronte di una richiesta dell’Ente Provincia, valuterei la cosa (l’audizione, ndr) molto attentamente… ho sempre avuto un atteggiamento di disponibilità al confronto. Tutti gli impegni amministrativi che ho assunto li ho assolti con forte spirito di servizio, con assoluta buona fede e con l’obiettivo di trovare soluzioni. Sono molto sereno in coscienza».
La convocazione dell’ex presidente è stata richiesta da Simone Orlandini, consigliere del Pdl, nella sua interrogazione indirizzata al presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e all’assessore alle Società partecipate, Giancarlo Castellani, con l’obiettivo di “conoscere per quali motivi Alessandrini, quattro giorni dopo il suo intervento in Consiglio Provinciale con cui rassicurava la Provincia sugli importanti risultati raggiunti, rassegnava le proprie dimissioni dichiarando “di non avere mai avuto dalla proprietà le deleghe e i finanziamenti minimi necessari per poter attuare un piano finanziario, condizione indispensabile per il rilancio del comparto turistico termale di Salsomaggiore e Tabiano”.
Alessandrini non si scompone di fronte a questa ricostruzione, anzi. Tornando con la memoria al Consiglio del 29 gennaio scorso, l’ex presidente ricorda quali sono i pilastri del suo intervento. «Innanzi tutto spiegai che i clienti per l’anno 2009 erano stati praticamente gli stessi del 2008 e che le perdite sarebbero ammontate a 4,9 milioni, togliendo tutte le plusvalenze. Dissi anche che, dal punto di vista finanziario, ero in attesa di risposte, che sono arrivate invece adesso. Mi riferisco all’aumento di capitale deciso dalla Regione».
L’ADDIO AL PD
Da giorni, inoltre, il nome di Alessandrini è particolarmente chiacchierato per la sua decisione di restituire al Pd la tessera. Una scelta che il diretto interessato conferma – garbatamente e senza alcun tono polemico, com’è nel suo stile –, asserendo che «oggi non sono iscritto ad alcun partito». I maligni hanno collegato la decisione a quanto accaduto in Terme Spa, dalla cui presidenza Alessandrini se ne è andato in modo plateale, lamentando di non aver avuto gli strumenti per svolgere il suo lavoro di manager.
L’uscita di Alessandrini dal Pd, è un elemento politico tout court, dal momento che si sta parlando di uno dei volti storici del centrosinistra parmense. Uno che, come lui stesso riconosce, è tra quelli che «hanno costruito a Parma il Partito popolare italiano (primo segretario fu Giorgio Pagliari, attuale capogruppo del Pd nel Consiglio del capoluogo, ndr)» e tra gli artefici del successo di Andrea Borri (Alessandrini rivestì l’incarico di Direttore generale della Provincia dal 1999 al 2004), il presidente della Provincia scomparso nel 2003, ancora oggi simbolo di una stagione politica segnata dal contenimento anche dialettico dello strapotere Ds. Una stagione in cui, tra gli altri, si riconosce e si identifica il mattatore del momento in casa Pd, il consigliere regionale Gabriele Ferrari.
DE BLASI (PD): NESSUN CONSIGLIO A PORTE CHIUSE
La richiesta del Pdl di un Consiglio a porte chiuse è stata cassata, ieri, dal capogruppo del Pd Mario De Blasi, perché «non è un’opzione prevista dallo Statuto. Noi proporremo che si riunisca la Commissione dipartimentale. In quella sede i consiglieri di minoranza potranno ascoltare il presidente delle Terme». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 30/06/2010

SMA MODENA
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30/06/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta: Edilizia, confronto aperto fra Comune e imprese”. Il sindaco Vignali: «Pronti a recepire le osservazioni degli imprenditori» Il capogruppo Upi Schilke: «Servono interventi urgenti a favore degli edili».
Si legge: “Era un confronto annunciato, quello fra i rappresentanti degli imprenditori edili e il Comune. E, almeno stando ai primi commenti, sembra che l’incontro tenuto lunedì pomeriggio in Municipio abbia sortito un effetto positivo, consentendo alle parti di esprimere le rispettive problematiche e di valutare le soluzioni possibili alla luce anche della crisi economica.
Vignali: «Confronto positivo»
Il sindaco Pietro Vignali, che ha convocato l’incontro, non ha esitazioni nel parlare di «un confronto positivo, in un clima sereno e costruttivo. Abbiamo preso atto delle istanze presentate da un settore che, proprio per le sue caratteristiche, sta vivendo proprio adesso il periodo di massima sofferenza a causa della crisi. Il momento è difficile per tutti, ma abbiamo preso atto delle richieste avanzate dagli imprenditori edili e su alcuni punti credo ci possano essere senz’altro importanti riscontri ». Il sindaco, ad esempio, sottolinea che «a fine luglio verrà approvato il nuovo Rue, il regolamento urbanistico-edilizio, e praticamente tutte le osservazioni presentate dagli edili sono state accolte. Inoltre per il nuovo Psc abbiamo intenzione di fare un’attenta riflessione sulle proposte che arriveranno».
Sugli oneri urbanistici, la questione più incalzante è quella delle perequazioni, che comportano cifre da pagare per la cosiddetta “città pubblica”: «Ci è stato chiesto di introdurre differenziazioni fra le varie zone della città e valuteremo quello che si può fare in questa direzione. Sulla loro quantificazione, sono già stati previste riduzioni anche fino al 40%. Infine, un’altra questione riguarda le cosiddette aree edificabili, troppo numerose a giudizio degli imprenditori, e noi abbiamo comunque ricordato che non è prevista l’introduzione di nuove volumetrie per i prossimi anni, a parte qualche eccezione di poco conto».
Schilke: «Intervenire presto»
Anche Enrico Schilke, presidente degli Edili dell’Unione parmense degli industriali, sottolinea la «positività di un incontro che ci ha permesso di mettere i problemi sul tavolo e durante il quale il Comune ha mostrato attenzione per le criticità del nostro settore». Dopo questa premessa Schilke fa però presente che «è urgente che il Comune attui interventi sostanziali a favore del nostro settore, perché il momento è difficile come mai in passato e, se non si inverte la rotta, il rischio è che molte imprese si trovino in grande difficoltà».
Le richieste sono chiare: «Occorre che si riducano i costi accessori a carico delle imprese, tenendo conto che la situazione si è di fatto capovolta rispetto a tre anni fa. Va considerato che il settore edile, fra fatturato diretto e dell’indotto, incide per il 20% sull’economia del territorio e muove circa 6 miliardi e mezzo». Oltre alla riduzione dei costi «servono criteri premianti per chi fa edilizia di qualità e inoltre – conclude Schilke – va rivisto il sistema degli appalti pubblici, che di fatto oggi esclude le piccole imprese, che sono quelle più in difficoltà. E ora ci auguriamo che si agisca presto, perché la crisi è reale e ogni ritardo potrebbe costare molto all’intero settore edile parmigiano».
Tempi brutti per l’associazione delle Terre Verdiane della Bassa. Sempre sulla Gazzetta: «Via dalle Terre Verdiane? Spero che Sissa ci ripensi». Il presidente Quarantelli: «Dobbiamo crescere, ma solo l’Unione può garantire certi servizi».
Dispiaciuto per le intenzioni del Comune di Sissa, speranzoso per un possibile ripensamento, ma comunque sempre convinto che la strada dell’Unione sia quella da percorrere per fare economie di scala e garantire, anche ai comuni più piccoli, servizi efficienti.
Il giorno dopo l’annuncio del sindaco di Sissa Grazia Cavanna di voler far uscire il proprio Comune dall’Unione Terre Verdiane a causa di costi eccessivi, è questa la reazione dell’attuale presidente dell’ente Giorgio Quarantelli.
«C’è dispiacere perché si interrompe un percorso iniziato da qualche anno – ha detto Quarantelli – Sissa non partecipò inizialmente all’associazione delle Terre Verdiane, mentre condivise le tappe che hanno portato alla nascita della successiva Unione. Credo che in questi anni si sia lavorato molto per il bene di piccoli comuni come Sissa».
Quarantelli propone un’analisi attenta della situazione. «Vi è sicuramente un dato di fatto: la necessità di creare delle sinergie è ormai evidente. Il piccolo Comune, da solo, non può più reggere una certa qualità e quantità di servizi. La stessa Finanziaria parla di un obbligo, per i Comuni con meno di cinquemila abitanti, di conferire in Unione o di gestire con convenzioni diverse materie».
Poi da un discorso di stampo generale Quarantelli passa al «particolare». «Di sicuro – ha precisato – Sissa avrà già individuato soluzioni idonee per risolvere i propri problemi (la Cavanna aveva parlato del ricorso alle convenzioni, ndr), ma non sarà facile da soli provvedere a certi servizi. Sotto sotto la mia speranza è che da qui al momento dell’effettiva uscita di Sissa dall’Unione, tra un anno e mezzo, ci possa essere un ripensamento».
Nel dire questo Quarantelli non dimentica comunque i «limiti » dell’Unione. «Dobbiamo crescere e cercare di migliorare una realtà amministrativa che è ancora molto giovane. Quindici anni fa la collaborazione tra i Comuni era quasi del tutto assente, ognuno pensava al proprio orticello. Oggi si sono compiuti passi importanti, ma serve quell’adeguata cultura amministrativa abbinata ad un progetto tecnico basato sul territorio che permetta di capire che se le cose vanno bene per l’Unione, andranno bene anche per i singoli Comuni. Indipendentemente dall’essere o meno all’interno dell’Unione, oggi è fondamentale muoversi insieme ai comuni vicini e il modo migliore per farlo resta quello dell’Unione».
Infine sulla disomogeneità dei componenti dell’Unione aggiunge: «Salso e Fidenza sono indubbiamente diversi da Sissa o Roccabianca, ma ognuno può portare le proprie peculiarità per un arricchimento reciproco». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 29/06/2010

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29/06/2010
h.08.30

Su Polis: “Allarme Ascom: “Troppi ipermercati, così si uccide il centro storico”. Il presidente Margini: “Non si può distruggere un intero contesto sociale per incassare i soldi degli oneri”. Gianni Castaldini: “E’ un’espansione sconsiderata, siamo chiamati a una battaglia per la sopravvivenza”.
Si legge: “Oggi sono 74.050. Prossimamente diventeranno 123.205 e in futuro raggiungeranno quota 413.255. Sono i metri quadrati che il Comune di Parma ha assegnato alla media e grande distribuzione, un blob che, secondo Ascom, lieviterà del 457 per cento fino a soffocare i piccoli negozi, soprattutto quelli del centro storico. La Confcommercio parmigiana ha già presentato ricorso al Tar contro quella che definisce una “pianificazione drammatica”. E nelle scorse settimane ha rilanciato il grido di dolore attraverso il suo bollettino bimestrale distribuito agli associati (Parmaterziaria news), tornando ad invitare l’Amministrazione Vignali a ingranare la retromarcia ricercando un punto di equilibrio. Altrimenti sarà la fine.
Stando alle elaborazioni Ascom, la città ducale diventerà, al netto dei supermarket alimentari, la capitale regionale dei grandi shopping center, almeno guardando alle province di Bologna, Ferrara, Modena e Rimini. Parma, infatti, raggiungerà una media di 355,2 metri quadrati dedicati alla vendita per mille abitanti. Poco meno del doppio rispetto alla seconda classificata, Rimini, con i suoi 188,4 metri.
Un “boom” commerciale che potrebbe portare a un “danno irreversibile sulla rete distributiva esistente”, sottolinea l’associazione che intende dare battaglia. «Abbiamo denunciato in tutti i modi questa pianificazione urbanistica che riteniamo scorretta, ma non siamo riusciti a bloccarla – scuote la testa il presidente dell’Ascom Ugo Margini, che guida pure la Confcommercio emiliano-romagnola –. Qui si ammazza fisicamente il centro storico, perché i suoi negozianti non potranno mai competere con i grandi centri commerciali, attrattivi e facilmente raggiungibili in auto. Così il cuore della città, dove oltretutto il Comune sta bloccando l’accesso per far sì che la gente non ci vada più, viene desertificato – accusa il numero uno di Ascom –, con tutti i problemi di sicurezza e spopolamento che ne conseguono.
E’ già accaduto in Francia, a Lille, e a Bruxelles, dove hanno addirittura creato una società ad hoc per riportare i negozi e gli abitanti in centro. E tutto questo per quale motivo? Per permettere al Comune di incassare soldi attraverso gli oneri di urbanizzazione. Per carità, nessuno gli nega il diritto di realizzare i suoi progetti, ma non può distruggere un intero contesto sociale».
L’Amministrazione sostiene che darà ossigeno al commercio attraverso le riqualificazioni come quella di via Bixio… «Sì, ma è come dare un’aspirina ad un malato terminale. Pensiamo veramente
che si possano risolvere i problemi rifacendo strade e marciapiedi? Se si assegnano 100mila metri alla grande distribuzione in periferia, a che serve rifare i borghi? La riqualificazione può essere utile al centro, purché non si creino le condizioni per ucciderlo».
Contro le nuove aree avete presentato ricorso al Tar. Ma cos’altro si può fare per fermare questa espansione? «Niente. Aspettando il pronunciamento del tribunale amministrativo, l’unica che ci sta dando una mano, ironia della sorte, è la crisi. La recessione sta infatti rallentando gli interventi. Tanto per fare un esempio, da due anni Esselunga ha la possibilità di realizzare un ipermercato da 7mila metri quadrati in via Emilia Ovest, ma non è ancora partita. L’esperienza, però, ci dice che prima o poi inizieranno a costruire e ci sarà un’esplosione della grande distribuzione. Le prospettive
sono nere e ci troveremo a dover fare i conti con scelte pianificatorie sbagliate».
Gianni Castaldini, presidente del Centro Torri e dell’Eurotorri, non può essere certo considerato un nemico degli ipermercati. Ma anche lui, guardando al piano del Comune, mostra un convinto pollice verso. «E’ un’espansione sconsiderata – attacca –. Già in uno studio della Regione di qualche anno fa si sottolineava che a Parma la situazione del commercio è satura, ma qui si vogliono comunque moltiplicare per cinque i metri destinati alla media e grande distribuzione. Tutto questo è inaccettabile e siamo chiamati a una battaglia per la sopravvivenza, “mors tua vita mea”. E diciamolo chiaramente, il Comune vuole soltanto fare cassa attraverso gli oneri, ma non si possono rompere determinati equilibri. Così – conclude il commerciante – si distrugge la città».
La risposta di Manfredi: “Abbiamo ereditato scelte fatte da altri”. Mano tesa all’associazione dei commercianti: “Le due aree ipotizzate nella variante al Psc non andranno ad aggiungersi alle altre, ma sostituiranno quelle che non sono state attuate”. Si legge: “L’assessore all’Urbanistica del Comune di Parma, Francesco Manfredi, rassicura Ascom e spiega che l’Amministrazione comunale presenterà a breve «una serie di iniziative per sostenere il centro storico». Ma riguardo all’ondata di metri quadrati destinati alla grande distribuzione, invita l’associazione a prendersela con l’ex Giunta Ubaldi. «I grossi poli commerciali, come Ikea (18.000 metri quadri, ndr) e quelli che sorgeranno allo Spip e alle fiere (altri 77.500, ndr), non sono stati decisi da noi – precisa l’assessore –, ma li abbiamo ereditati. Ci troviamo quindi a portare avanti una progettazione attuativa di scelte che sono state fatte cinque anni fa, alle quali non abbiamo aggiunto nulla. Quel poco che è stato introdotto da noi – sottolinea Manfredi – risponde alla necessità di garantire alle frazioni e alla seconda periferia un’offerta commerciale che oggi manca e che riguarda gli assi commerciali di via Gramsci, via Spezia e della via Emilia, Est e Ovest. Oltre a questi abbiamo ragionato sul rafforzamento di quello che riteniamo un altro asse naturale strategico, rappresentato dalle tangenziali. Non possiamo pensare che tutta l’attività commerciale possa gravitare sul centro storico, soprattutto per l’alimentare e gli altri beni di prima necessità».
Per quel che riguarda le due aree commerciali ipotizzate nella variante al Psc di via Rastelli (43.000 mq) e all’ex Amnu (27.000 mq), Manfredi assicura che al momento si tratta soltanto di «previsioni» e tende la mano ad Ascom. «Il loro iter sarà lungo, tutt’altro che semplice e intendiamo farci carico delle osservazioni presentate dall’associazione dei negozianti, al punto che non andranno ad aggiungersi alle altre aree ma sostituiranno quelle che non sono state attuate. In questo caso – sottolinea – l’impatto sarà pari a zero, soprattutto per le strutture medio-grandi che hanno generato le perplessità più forti da parte di Ascom. Bisogna tuttavia mettere il nostro territorio nelle condizioni di cogliere le opportunità che arrivano da fuori provincia e che portano valore economico, occupazione, offerte abitative e servizi. Il processo pianificatorio è a 10 anni – precisa il delegato all’urbanistica – un periodo in cui, stando alle stime più prudenti, gli abitanti di Parma
saranno 15 mila in più. Ci sono parti della città che stanno crescendo, o cresceranno, dove l’offerta commerciale è nulla. E riteniamo che il centro dovrà puntare sempre su negozi di qualità, per esempio di antiquariato, moda e accessori». (g.f.) 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/06/2010

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28/06/2010
h.08.30

Non essendoci davvero nulla da segnalare sui giornali di oggi relativamente alla politica, riporto dalla Gazzetta la storia di Daniela, costretta su una sedia a rotelle.
Daniela, la «farfalla» che non riesce più a volare ma continua a lottare”, l’articolo è di Laura Ugolotti.
“Malata di sclerosi multipla ha creato un sito che le consente di comunicare con l’esterno: «Avevo bisogno di uno spazio in cui esprimere la sofferenza che condiziona la mia vita».
Si legge: “Lo spirito di una farfalla in un corpo che non può più volare. E’ il destino di Daniela; un destino che si chiama sclerosi multipla e che l’ha colpita alcuni anni fa stravolgendole la vita. «All’improvviso il mio corpo ha iniziato a darmi strani segnali: la mia testa era intontita, camminavo a zig e zag, e avvertivo formicolii su quasi tutto il corpo». E’ cominciata così la malattia, in modo subdolo: con un «un impulso mancante», come lo chiama lei, la crescente mancanza di connessione tra gli input del cervello e i movimenti del corpo. Medici, corsie, ricoveri fino alla diagnosi definitiva. Oggi Daniela è costretta su una sedia a rotelle, quando non a letto, ma la sua energia ha trovato comunque il modo di esprimersi e farsi sentire: con un sito internet, www.dannyfstory.it, che per lei è diventato un fondamentale canale di comunicazione con il mondo esterno.
«Non è facile parlare di sé -spiega – ma avevo bisogno di uno spazio in cui esprimere la sofferenza che continua a condizionare la mia vita».
Poco alla volta il sito di Daniela è diventato molto più che una valvola di sfogo; è un luogo in cui parlare di sclerosi multipla, dei sintomi, delle cure e, allo stesso tempo, per restare in relazione con il mondo.
«I farmaci somministrati, prevalentemente immuno soppressori – racconta – sono pesanti e portano a scarsi risultati. Non esistono cure definitive per la sclerosi multipla: quelle esistenti mirano a sopprimere le cellule responsabili dell’infiammazione, ma riducono anche le difese immunitarie, minando lo stato generale di salute. Temiamo molto questi farmaci, ma non abbiamo scelta e ci chiediamo quando la scienza troverà soluzioni alternative».
La ricerca oggi si sta orientando sull’utilizzo delle cellule staminali: «Una cura – sottolinea Daniela – che prevede trattamenti di chemioterapia molto rischiosi, a fronte di effetti non ancora risolutivi». «Il risultato – continua – è che molti pazienti esasperati decidono di non curarsi più, di limitarsi a medicinali sintomatici, o di affidarsi alla medicina alternativa. Soluzioni che i neurologi disapprovano ma che, se non altro, consentono una qualità di vita accettabile».
Lo scopo di Daniela è alimentare il passaparola tra ammalati, per condividere le novità in campo medico, la possibilità di cure alternative; ma anche quello, nonostante utilizzare un computer sia sempre più difficoltoso, di circondarsi di persone che le stanno vicino e riempiono le sue giornate: «Amici che avrei voluto incontrare in ben altra circostanza ma comunque speciali, che mi hanno trasmesso emozioni e sensazioni indescrivibili». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 25/06/2010

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25/06/2010
h.08.00

Su Polis: “Il procuratore lancia l’SOS. Nessun pm viene a Parma». Il capo della procura Laguardia: “Dopo il bando andato deserto a maggio, non ci sono state richieste di trasferimento di magistrati per il nostro Tribunale”.
L’articolo è di Silvio Marvisi: “Non c’è nessuna ragione particolare per cui la città di Parma viene disertata dai sostituti procuratori. A quanto afferma il procuratore capo Gerardo Laguardia anche gli interpelli al Csm per magistrati in applicazione, ovvero assegnati a Parma per un tempo limitato, è andato deserto. Nel recente passato anche il concorso per le assegnazioni è stato pressoché disertato.
I posti vacanti sono due dopo il trasferimento del pm Anna Ferrari, approdata alla Procura di Milano, e soprattutto dopo che Giorgio Grandinetti è stato promosso e posto alla guida dell’ufficio di Reggio Emilia. I magistrati potevano presentare domanda, per Parma, entro il 31 maggio ma non ne è arrivata nemmeno una.
«I magistrati in applicazione – afferma Laguardia – sono trattati bene, godono di indennità importanti. E’ però un problema di tutto il nord Italia, si lavora sotto organico». Lo scoglio sarebbe rappresentato soprattutto dalla regola che vuole che gli uditori, i magistrati novizi, non possano essere applicati per i primi 4 anni. Nell’ultimo concorso, a quanto afferma il procuratore di Parma, il regolamento è stato ritirato e ci sarebbero comunque 170 posti scoperti.
Fare i conti in tasca ai pm non è bello ma permette di capire lo stato delle cose. Lo stipendio di un sostituto procuratore di prima nomina, a quanto racconta il procuratore capo di Parma, parte da 2500 euro al mese per salire oltre i 3mila subito dopo il primo scatto. Quando si parla di magistrati in applicazione si deve aggiungere l’indennità di trasferta, vitto, alloggio e spese di trasferta pagate.
«I vice procuratori onorari – afferma Laguardia – sono indispensabili, li stiamo usando al massimo, ma possiamo farlo solo per udienze di fronte al tribunale monocratico e per decreti penali». I Vpo sono magistrati “a cottimo”, i co.co.co della Giustizia, pagati a sentenza e con l’assoluta certezza della più totale precarietà. La denuncia viene da Federmot, la federazione dei magistrati ordinari, e non solo che a più riprese hanno sottolineato come i carichi di lavoro fossero esageratamente elevati, la paga non commisurata per di più con pagamenti in perenne ritardo, anche di sei mesi e più.
Stando alla pianta organicala Procura dovrebbe essere formata da 8 sostituti procuratore, 8 vpo e dal reggente dell’ufficio. Al momento sono presenti solo 6 pm togati di cui una in partenza, la dottoressa Adriana Blasco da tempo assegnata alla Procura di Milano e che è rimasta a Parma per due anni. Il tempo massimo di applicazione è scaduto quindi a dicembre verrà trasferita definitivamente nel capoluogo lombardo.
Per riuscire a celebrare i processi al tribunale di Parma, non si dimentichi che tre magistrati sono stabilmente assegnati al processo Parmalat, sono arrivati in soccorso i pm di Piacenza. A rotazione si presentano a discutere nella aule parmigiane dopo aver ricevuto, giusto qualche giorno prima, voluminosi fascicoli da studiare in breve tempo. Terminate le udienze tornano alla Procura da cui provengono e non possono quindi coordinare indagini o espletare le normali funzioni interne all’ufficio.
I primi filoni del processo per il crac finanziario del secolo stanno arrivando a sentenza motivo per cui i pm saranno impegnati per mesi nella fase delle requisitorie. «Il rischio – afferma Laguardia – è che si arrivi a un blocco dell’amministrazione della Giustizia, senza magistrati non si sa come espletare anche le funzioni più semplici, figuriamoci i processi in un momento in cui ne stanno arrivando in aula di importanti» riferendosi al caso Bonsu e a diversi altri che richiederanno un particolare impegno da parte dei sostenitori della pubblica accusa.
Su 254 posti pubblicati a bando a marzo di quest’anno, ne sono andati assegnati solo 44 anche se si deve tenere conto che solo 4 posizioni sono state assegnate a magistrati provenienti dalla funzione giudicante mentre i rimanenti 40 posti sono frutto di trasferimenti sul territorio. A causare
la desertificazione delle procure, secondo il procuratore di Parma, sarebbe la riforma Castelli-Mastella che impedisce agli uditori giudiziari di frequentare le aule di giustizia per i primi quattro anni. Un panorama che sfiducia tutti i laureati in giurisprudenza che desiderano vestire la toga in rappresentanza dell’accusa.
Sempre su Polis: Via Bixio, la protesta silenziosa. “Speriamo finiscano presto”. “E’ la terza volta che rifanno la strada. Speriamo che sia l’ultima e definitiva“. La paura resta quella che arrivi la contestata pedonalizzazione. “Il rifacimento di piazzale Corridoni è solo la premessa”.
Il titolo di apertura dell’Informazione è invece: “Festival Jazz, Villani le suona a Sommi”. “Stop a sprechi: costato 236mila euro ne ha incassati 16mila”.
Sulla Gazzetta: “Il Discobus si ferma per mancanza di fondi.In forse il servizio di trasporto rivolto ai giovani”. “Gli effetti della politica di ri­gore applicata ai conti pubblici fa sentire i suoi effetti anche sul «pianeta divertimento». La Regione ha ridotto i finanziamenti”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 24/06/2010

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24/06/2010
h.10.00

Ieri è stato eletto il nuovo presidente dell’Unione parmense degli Industriali, Giovanni Borri. Aldo Tagliaferro lo ha intervistato per la Gazzetta: “Borri: «C’è una grande coesione»”.
Si legge: “Stringe tante mani, saluta gli imprenditori che si complimentano con lui, inizia ad abituarsi ai flash: sono i primi passi di Giovanni Borri da presidente dell’Unione Parmense degli Industriali. Ieri pomeriggio è stato nominato dall’assemblea degli industriali nella parte privata, quindi ha seguito gli interventi pubblici in prima fila e da oggi sarà già al lavoro.
Giovanni Borri, parmigiano, 67 anni, coniugato con due figli, ha alle spalle una lunga carriera imprenditoriale. A seguito della prematura scomparsa del padre interruppe poco prima della laurea gli studi in Giurisprudenza per dedicarsi all’azienda di famiglia, la Morris Profumi di cui, dopo essere stato amministratore delegato, dal 2009 è il presidente.
La Morris è licenziataria e produttrice di profumi per marchi di rilevanza internazionale (da La Perla a Sergio Tacchini, da Krizia a Atkinsons, tanto per nominarne alcuni). Inoltre la divisione Profumeria Artistica si occupa dei marchi di nicchia Laura Tonatto, Bois 1920 e Robert Piguet.
Nel biennio 2008-2009 Borri è stato capogruppo del settore Chimica e componente del Consiglio direttivo all’Upi. Appassionato sportivo, ha praticato tennis, sci, automobilismo, golf. Ora affronta una nuova sfida alla presidenza dell’Upi. Con quale spirito inizia l’avventura?
“Questo incarico – spiega Borri – rappresenta uno stimolo a ope­rare e a dare un aiuto concreto all’Unione, a tutti gli imprenditori che vorranno rivolgersi a me, alla città e alla provincia. Ho già visto una grande coesione alla luce della quale, se già ero motivato prima ora lo sono ancora di più».
Il quadro macro-economico non è dei più semplici, come hanno sottolineato Pezzoni e Matteoli nelle loro relazioni…
«L’intervento del presidente uscente è stato preciso, concreto, stimolante. Entrambi, e in particolare Matteoli, hanno rimarcato l’importanza del lavoro comune. Ecco, se ci sarà coesione tra l’Unione e le istituzioni si potranno accorciare i tempi e ottenere ri­sultati ».
Ma questa crisi a che punto è? E come si affronta?
«Ritengo che quando c’è creatività, voglia di lavorare e determinazione le aziende vanno avanti, magari con risultati inferiori a quando c’è il vento in poppa. Ma le nostre aziende hanno le spalle forti e possono sopportare qualche stagione di crisi. Sta nelle capacità dell’imprenditore capirne la durata e reagire adeguatamente. Non mi preoccupa il fatto di poter per­dere il 5, il 10 o il 15% di fatturato, è molto più importante la capacità di adeguarsi alle situazioni».
Quale può essere la strada giusta?
«L’export. In particolare in quegli ambiti dove le dimensioni delle esportazioni possono fare la differenza. Chi ha prodotti da esportare in Sud America, Brasile in primis, e Far East, ovvero dove ci sono grandi bacini di popolazioni, ha enormi opportunità».
Che rapporto ha con Parma? E di cosa ha bisogno oggi?
«Amo la mia città, farò di tutto perché possa progredire non per interessi personali ma di tutti. Se le istituzioni collaboreranno non ci saranno problemi a lavorare qualsiasi sia l’appartenenza politica».
Raccoglie l’eredità della fusione tra Upi e Api. Cosa ne pensa?
«E’ stato un passo giustissimo, non aveva senso essere imprenditori e non essere uniti, anzi era un segnale di debolezza. E’ stata un’ottima mossa, proseguiremo su questa strada».
Le priorità dell’industria e di Parma?
«Sono presidente solo da poche ore, tra qualche tempo potrò senz’altro rispondere adeguatamente. Ma mi metterò subito al lavoro».
Polis invece titola più aggressivo: “Addio al veleno di Daniele Pezzoni. Borri nuovo presidente Upi”. L’ex capo degli industriali se ne va attaccando Il Comune e quelle banche che “con comportamenti al limite della correttezza hanno danneggiato le attività produttive”.
…. “Gli industriali se la prendono con gli oneri di urbanizzazione inseriti dall’Amministrazione comunale, in particolare con i “Contributi perequativi per la città pubblica”, definiti “vessatori” e di fonte ai quali gli edili dell’Upi hanno presentato ricorso al Tar. «Siamo certi – dice a mo’ di avvertimento Pezzoni – che il sindaco, l’assessore competente e l’intero Consiglio comunale vorrano e sapranno farsi carico di dare una proficua risposta alle richieste della categoria e fra queste vorrei richiamare l’assoluta necessità di ridurre gli oneri non strettamente necessari, oltre a rinunciare ad iniziative improprie di esercizio dell’attività imprenditoriale finanziate con denaro pubblico per attività che solo imprenditori privati possono realizzare senza gravare sulle tasche dei cittadini».
Dall’urbanistica alle infrastrutture il passo è breve. E il presidente ribadisce quanto già detto nei giorni scorsi a proposito dei “tentennamenti” delle istituzioni. «Senza entrare nel merito di polemiche politiche, sottolineiamo con forza che le scelte che sono state fatte nel tempo per assicurare un’adeguata infrastrutturazione non possono essere costantemente rimesse in discussione e rinviate nella loro realizzazione». Un riferimento tutt’altro che velato all’inceneritore e alla repentina marcia indietro sulla metro.
Nel suo ultimo atto Pezzoni non risparmia nemmeno le banche. Mentre per Cariparma-Crédit Agricole parla di «proficua collaborazione», auspicando che Banca Monte possa superare le «attuali difficoltà», rimarca come «alcuni istituti di credito abbiano tenuto comportamenti contraddittori, per non dire altro, al limite della correttezza sostanziale, creando danni evidenti alle attività produttive». Per questo l’Upi, a partire dal prossimo autunno, «ha intenzione di assegnare pubblicamente un rating a ogni singolo istituto bancario operante sul territorio»…
L’Informazione invece apre la prima pagina conOltretorrente sotto assedio. Polizia, Digos, carabinieri e vigili per l’apertura del cantiere”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 23/06/2010

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23/06/2010
h.09.00

Su Polis: Via Bixio, trovato il compromesso. Partono i lavori con l’ok dei residenti”. “Votato un documento bipartisan sulla riqualificazione Oltretorrente. Polemica sui costi del Parma Jazz Festival. La maggioranza va sotto sull’ordine del giorno sulla giustizia”.
Il resoconto del consiglio comunale è di Marco Ollari: “Doveva essere il consiglio della protesta dei cittadini contro i lavori in via Bixio e invece le polemiche e gli scontri che hanno caratterizzato l’assemblea comunale di ieri hanno riguardato tutt’altro. Tanto che la discussione sulla ristrutturazione delle principali strade dell’Oltretorrente, accesa ma non incandescente (le ruspe partiranno oggi, dovevano entrare in azione ieri, con un piccolo slittamento per correttezza nei confronti del dibattito consigliare), è arrivata solo alla fine della riunione, a dare il tocco di pepe in più ad un menu reso già sufficientemente saporito da precedenti portate particolarmente piccanti.
Il Consiglio nelle previsioni si sarebbe dovuto accendere sui lavori pubblici e invece ha avuto i suoi momenti di maggiore tensione sui conti del Parma Jazz Festival, con l’assessore alla cultura  Luca Sommi messo in forte imbarazzo da un’interpellanza del consigliere Pd Matteo Caselli, e la votazione sull’ordine del giorno di natura squisitamente politica sul processo breve, nel corso della quale un’insolita alleanza tra Pd e Udc, con il rinforzino dell’ex sindaco Ubaldi, ha mandato sotto la maggioranza.
Ma andiamo con ordine. I conti del Parma Jazz Festival non tornano Ad accendere il primo spunto polemico, come detto, sono stati i conti della recente manifestazione Parma Jazz Festival. Conti sui quali l’opposizione aveva già chiesto di relazionare in aula all’assessore alla cultura Sommi nel corso di un precedente consiglio ricevendo una risposta, 136mila euro, molto diversa, secondo le contestazioni dell’opposizione, da quanto risulta dai documenti ufficiali dell’Amministrazione: 230mila euro. Di qui l’interpellanza del consigliere comunale del Pd Mateo Caselli che ha chiesto ieri nuovamente di avere le cifre esatte delle spese sostenute e degli incassi. «Nella mia risposta nel corso del precedente consiglio non mi sono riferito al costo complessivo. – Ai 136mila euro devono essere aggiunte altre cifre necessarie a pagare eventi collaterali, costi che saranno coperti dagli sponsor. Per quanto riguarda gli incassi sono stati di 16.500 euro».
Una risposta che ovviamente ha scatenato la replica polemica di Caselli: «In sostanza mancano all’appello 110 milioni di euro. E per di più l’incasso è stato un quindicesimo di quanto è stato speso. Una cosa improponibile in un momento d crisi come quello che stiamo attraversando dove si chiedono ai cittadini risparmi di ogni sorta». Ma la vera e propria bordata, sulla doppia cifra fornita dall’assessore sui costi della manifestazione, l’ha tirata il presidente del consiglio comunale Elvio Ubaldi. “Quando un assessore risponde formalmente in Consiglio riveste la funzione di pubblico ufficiale e chi interpella lo fa in base a un preciso diritto garantito dalla legge, per cui mentire davanti al Consiglio è un reato – ha detto l’ex sindaco – Valuterò i verbali delle sedute perché ho il dovere di tutelare i diritti dentro il Consiglio. Non ci può essere superficialità e approssimazione quando si esprimono dei dati”. Una strigliata vera e propria alla quale ha cercato di mettere una pezza il vicesindaco Paolo Buzzi, venendo in soccorso dell’assessore: “La nostra filosofia politica è dire le cose come stanno, se poi le interrogazioni sono state diverse, più generica la prima, fa parte della dinamica della risposta. Non abbiamo nulla da nascondere a nessuno”.
Voto sulla giustizia, la maggioranza va sotto
Dopo la questione Parma Jazz Festival, ad accendere la tensione del consiglio ci hanno pensato le questioni della giustizia. Nella seduta scorsa, temendo qualche scivolone, gli esponenti del Pdl avevano fatto mancare il numero legale per non andare alla conta sull’ordine del giorno del Pd che criticava le leggi ad personam del Governo Berlusconi. Una mossa che non ha cancellato ma solo posticipato, di qualche giorno, i guai per la maggioranza. Ieri infatti al voto ci si è andati e la sorpresa alla fine del conteggio per il centro destra non è stata piacevole.
L’odg dell’opposizione è infatti passato con 17 sì e 16 no e un astenuto. Per essere più chiari hanno votato con l’opposizione tutti i consiglieri Udc Stefano Libè, Mario Taliani e Matteo Agoletti, oltre al presidente del consiglio Elvio Ubaldi, mentre Stefano Bianchi si è astenuto. Non hanno partecipato al voto invece Roberto Agnetti, Massimo Coli e il sindaco Pietro Vignali. Un autogol tutto politico, che ovviamente ha mandato a mille la tensione tra i banchi del consiglio e scatenato razioni opposte tra gli schieramenti: i consiglieri di maggioranza, scuri in volto, riuniti in sala Giunta per un vertice chiarificatore, i consiglieri d’opposizione gongolanti per il successo politico.
Successo messo subito all’incasso in tarda serata, con un documento dai toni trionfalistici, dal centrosinistra: ” Si può dire che la questione era politica e non amministrativa; si può dire che un o.d.g. non è una deliberazione di governo della città. La verità, trattandosi per di più dell’ennesimo episodio, è che la maggioranza è in crisi, in crisi vera: il sindaco – significativamente (e, se consentito, la circostanza è stupefacente) assente per non assumere posizione – ne prenda atto”.
Via Bixio oggi il via alle ruspe
E finalmente dopo gli scontri su Parma Jazz Frontiere e lo scivolone del voto sulla giustizia si è arrivati a quello che doveva essere il piatto forte della giornata: la contestata ristrutturazione di via Bixio. Ad aprire le danze e spiegare il progetto, con l’aiuto anche di immagini video, ai consiglieri e ad una ventina di residenti e commercianti seduti ordinatamente tra i banchi del pubblico è stato l’assessore ai lavori pubblici Giorgio Aiello. «Non ci sarà nessuna pedonalizzazione o restringimento di carreggiata – ha rassicurato innanzitutto Aiello – Ma un intervento che viene incontro alle richieste fatte a suo tempo da chi abita e lavora in questa strada».
Scendendo poi nel dettaglio del progetto l’assessore ha quindi spiegato che «la via sarà completamente riasfaltata, il passaggio degli autobus in piazzale Corridoni sarà limitato al solo lato est, mentre in traffico veicolare privato e pubblico sarà interdetto sul lato ovest. Il tutto per ridurre il traffico della via dagli attuali diecimila mezzi ai futuri duemila. Mentre sarà istituita, oltre a quelle già esistenti, una linea apposita di bus piccoli e più leggeri specifica per l’Oltretorrente». Stessa musica anche per via della Costituente. «La strada non subirà nessuna penalizzazione – ha detto infatti detto Aiello – sarà semplicemente rimessa a nuovo. Sarà allargata per consentire di ampliare il marciapiede e il transito dei pedoni. Ma non ci saranno meno posti auto, anzi, gli stalli di sosta aumenteranno rispetto a quelli attuali». Rassicurazioni alle quali è seguita una discussione tra maggioranza e opposizione per trovare una quadratura. E un punto di accordo alla fine si è trovato con la votazione di un documento che mette nero su bianco una serie di garanzie: niente pedonalizzazione di via Bixio, garanzie per le attività commerciali della zona, mantenimento della rete di trasporto pubblico e inserimento di un rappresentante dei commercianti e residenti all’interno della consulta comunale per i lavori pubblici.
Un risultato che accontenta anche i competenti del comitato “Il Muro” che contestano i lavori in Oltretorrente. «Lo consideriamo un primo passo positivo – dice infatti il portavoce Gianluca Zoni – quello che possiamo dire sin da ora è che non ci fermiamo qui e vigileremo che tutto venga fatto come ci è stato promesso». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 22/06/2010

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22/06/2010
h.08.40

Sulla Gazzetta: Varchi elettronici: si parte il 15 luglio Multe da 78 euro per i trasgressori”. Tre gli «occhi» che entreranno in funzione Non cambiano le regole per l’accesso al centro.
Si legge: “Ancora pochi giorni e in centro storico non entrerà più nemmeno uno spillo se non sarà autorizzato. O meglio chi entrerà senza averne titolo si vedrà recapitare a casa una multa da 78 euro (più 14 di notifica). Il motivo? Dal 15 luglio (quindi un paio di settimane dopo la data prevista inizialmente) entreranno ufficialmente in funzione i tre varchi elettronici installati da qualche mese in viale Toscanini, viale Mariotti e via XXII Luglio. Va detto subito che resta tutto come prima: la normativa che regola l’accesso al cuore della città non verrà modificata di una virgola. Solo che, da metà luglio, i «furbetti» che hanno sempre contato sulla carenza di controlli non la faranno più franca.
Dove sono
I tre varchi elettronici, come detto, sono stati posizionati in viale Toscanini (all’altezza del ponte Caprazucca), in viale Mariotti (all’altezza di ponte Verdi) e all’inizio di via XXII Luglio.
Gli orari
Per chi non è autorizzato il divieto di accesso è in vigore secondo gli attuali orari: in viale Mariotti e viale Toscanini dalle 7,30 alle 20,30. In via XXII Luglio dalle 7,30 alle 11,30 e dalle 16 alle 19,30.
La finta multa
I tre varchi elettronici sono già installati da qualche mese, ma entreranno ufficialmente in vigore il 15 luglio. Invece, dai primi giorni di luglio e fino a quella data, verrà inviata una finta multa a chi entrerà in centro senza permesso. In Comune preferiscono chiamarla lettera di cortesia: in ogni caso, il proprietario del veicolo si vedrà recapitare a casa una sorta di avviso.
La multa
Da metà luglio in avanti, invece, i proprietari dei mezzi che entreranno in centro abusivamente si vedranno appioppare una multa pari a 78 euro più i 14 euro di notifica: alla fine il «conto » da pagare è quindi di 92 euro. Non sono previste detrazioni di punti dalla patente.
Come funziona
Tutti i veicoli che sono autorizzati ad entrare in centro sono registrati in un’apposita lista. Quando il veicolo transita sotto il varco elettronico, l’occhio ne legge la targa e il sistema controlla subito se appartiene all’elenco dei mezzi muniti di permesso. In caso contrario viene avviato un percorso di verifica che, in assenza di errori, porta appunto alla sanzione amministrativa.
I permessi
In questi giorni, l’amministrazione comunale sta inviando all’incirca 20 mila lettere ai possessori dei permessi di transito in centro: per lo più residenti, commercianti, artigiani, agenti di commercio e invalidi. Per loro dal 15 luglio non cambierà nulla.
Le moto possono entrare
Scooter e moto possono entrare in centro oggi e potranno farlo anche dopo l’entrata in vigore dei varchi.
La segnaletica
In questi giorni gli addetti del Comune stanno installando un’a­deguata segnaletica per indicare i cinque parcheggi che si trovano a ridosso del centro: Toschi, Goito, Duc, Dus e Barilla center”.
Su Polis: “Partono i lavori in Oltretorrente. Via Bixio pronta alle barricate. Proteste alla vigilia dell’apertura dei cantieri. Oggi i manifestanti in consiglio”.
«Abbiamo messo le barricate che fermano le ruspe. Per ora è solo un disegno. Poi vedremo…». Questa una delle frasi scandite ieri con il megafono da uno dei manifestanti stretti dietro ad uno striscione a bloccare gli autobus e il traffico all’imbocco del ponte di Mezzo.
Uno slogan per ricordare il manifesto contro la riqualificazione dell’Oltretorrente e i lavori che dovrebbero prender il via proprio oggi, sul quale sono stampigliate proprio quelle barricate messe di traverso a fermare le pale delle escavatrici. Un parallelismo, sicuramente un po’ ardito, con ben altre barricate e ben altre vicende storiche. Ma la frase è pronunciata con rabbia. E suona come un’anticipazione di quello che potrebbe andare in scena oggi, quando quelle ruspe del disegno dovrebbero entrare in azione.
Intanto ieri, come possibile antipasto di contestazioni ben più dure, il comitato Il Muro, 130 commercianti e un migliaio di residenti, contrari all’intervento programmato in via Bixio e via della Costituente dal Comune ha dato vita, come una settimana fa, alla sua protesta in piazzale Corridoni. Striscioni, cartelloni, slogan urlati al megafono e un blocco del traffico in ingresso nell’Oltretorrente dal ponte di Mezzo. Questo il menù del pomeriggio di contestazione per un centinaio di manifestanti, una pattuglia di vigili messa a controllare il tutto e decine di passanti più incuriositi che infastiditi […]”.
Sempre su Polis la replica del Comune: «Una contestazione incomprensibile». “È una protesta che non capisco». E’ questa la reazione dell’assessore ai lavori pubblici Giorgio Aiello alla seconda manifestazione in piazzale Corridoni del comitato il Muro che contesta i lavori di ristrutturazione che proprio oggi dovrebbero prender il via in Oltretorrente. «Si può essere contrari o favorevoli all’intervento – dice Aiello – ma dire che non c’è stata informazione da parte dell’Amministrazione questo non è accettabile. Il progetto lo abbiamo spiegato in tutti i modi e in tutte le sedi da almeno quattro mesi. Dire il contrario significa portare avanti una contestazione che ha altri motivi e altri scopi».
Ma anche sulla sostanza del problema l’assessore si dice stupito dalle contestazioni. «I lavori in via Bixio non cambieranno la struttura della strada che non verrà assolutamente pedonalizzata – spiega Aiello – Vogliamo creare una piccola piazza attorno alla statua di Corridoni ma via Bixio rimarrà quella che è oggi. La riasfalteremo e metteremo a posto i marciapiedi e l’illuminazione.
Credo che questo sia un miglioramento anche per renderla più attrattiva. Veramente, non capisco cosa si possa contestare di quest’intervento». L’assessore difende anche i lavori che sono in programma in via della Costituente. «Una riorganizzazione delle aree di sosta, con un allargamento degli spazi pedonali. Lo ripeto, si tratta solo di una riqualificazione che credo sia solo una cosa positiva». […]. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 19/06/2010

SMA MODENA
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21/06/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta l’articolo di Pierluigi Dallapina: “Comitato sul piede di guerra: «Mancato il confronto»”. Si legge: “Fra circa 24 ore partiranno i lavori lungo via Bixio, nel tratto che va da piazzale Corridoni a via Costituente, ma le perplessità di un gruppo di commercianti e residenti – riuniti nel comitato «Il Muro» – restano alte. «Riteniamo poco serio – denuncia Rossella Reverberi del comitato – che il consiglio comunale sull’Oltretorrente si svolga dopo l’inizio dei lavori. Il cantiere infatti partirà martedì mattina, mentre il consiglio è convocato nel pomeriggio ».
Riuniti in piazzale Corridoni, nonostante la pioggia battente, quelli del «Muro» hanno voluto ribadire la contrarietà alla riqualificazione, in quanto il rinvio di una settimana dei lavori non sarebbe stato accompagnato da un adeguato confronto con l’amministrazione.
«Degli amministratori illuminati – aggiunge la Reverberi ­prima avrebbero dovuto parlare con chi vive e lavora nella via e poi avrebbero dovuto far partire il cantiere. La verità è che questa amministrazione non ascolta il parere dei cittadini».
«Da parte del Comune manca la volontà di dialogo», aggiunge Daniela Carlevaris del comitato. In un documento presentato ieri alla stampa, il comitato ha ricordato la contrarietà alla parziale pedonalizzazione di piazzale Corridoni (solo il lato Ove­st), e la richiesta di un adeguato sistema fognario lungo via Bixio. Il documento richiama, fra i vari punti, anche le perplessità relative al rifacimento di via Costituente, la richiesta di una cancellata nella futura stanza all’aperto «Santa Caterina», la costruzione di un parcheggio interrato in piazzale Rondani e l’istituzione dell’Oltretorrente bus.
A stretto giro di posta era arrivata una lettera dell’assessore ai Lavori pubblici, Giorgio Aiel­lo, nella quale veniva promesso un miglioramento del sistema di deflusso delle acque piovane lungo via Bixio, in modo da evitare gli allagamenti delle proprietà private, la percorribilità della strada durante l’ultimo tratto dei lavori (via Costituente- piazzale Barbieri), e la realizzazione di 143 stalli per le auto e di 51 per le moto in via Costituente.
«Questa amministrazione dovrà prendersi ogni responsabilità in caso di disagio per i cittadini », annuncia Gianluca Zoni, commerciante.
«Chiediamo che venga poi ascoltata la proposta fatta in Regione dal consigliere regionale Luigi Giuseppe Villani – dice – a favore di finanziamenti per quei commercianti e artigiani danneggiati dai lavori pubblici».
Per protestare contro la riqualificazione oggi alle 18.30 in piazzale Corridoni il comitato Il Muro darà vita ad un presidio, mentre domani commercianti e residenti «vigileranno» sul Consiglio comunale.
Sempre sulla Gazzetta: “Sommi: «Questa è stata l’edizione della maturità»”. Evento clou «Dylan? L’appuntamento più suggestivo degli ultimi tempi»
L’intervista è curata da Laura Ugolotti.
“Si è conclusa sabato sera, con lo spettacolo «Poesia altrove» all’Auditorium Paganini la sesta edizione del Parma Poesia Festival; un festival diverso da quelli che lo hanno preceduto ma che ha saputo comunque mantenere vivo l’interesse del pubblico. Abbiamo chiesto all’assessore alla Cultura del Comune di Parma, Luca Sommi, un bilancio dell’evento.
Assessore Sommi, come sarà archiviata questa edizione del Festival?
«Come l’edizione della maturità; abbiamo voluto dare al Festival una nuova impronta, stringendo il cerchio solo attorno alla parola poetica. Una novità rispetto agli scorsi anni, in cui c’era stato spazio per la contaminazione con generi diversi ». Qual è stato il motivo di questa scelta?
«La volontà di dare all’evento un’identità più marcata; in questo periodo assistiamo ad un tale fiorire di festival che volevamo offrire una proposta seria.
Così abbiamo creato un tavolo scientifico, formato da me, da Alberto Bevilacqua, da Nicola Crocetti, Giorgio Gennari e Giuseppe Marchetti e abbiamo scelto di portare a Parma solo poeti di alto livello, nazionali e internazionali».
Il bilancio di questa scelta?
«Molto positivo. Eliminando la contaminazione il rischio era che si abbracciasse un pubblico meno ampio, invece per ogni appuntamento i posti disponibili erano esauriti, anche quando si è trattato di incontri ‘tecnici’, per addetti ai lavori. Pen­o anche a come sono stati accolti personaggi come i due premi Nobel Herta Müller e Wole Soyinka. E’ stato un pubblico anche giovane, curioso, preparato e competente, che ha apprezzato i nomi che abbiamo proposto. Credo che la scelta di dare vita ad un Festival per appassionati di poesia sia stata premiata. Siamo molto soddisfatti ».
Pubblico molto partecipe ma, naturalmente, meno numeroso dello scorso anno in cui erano ospitati personaggi più popolari.
«Avendo scelto di ammiccare meno al pubblico, in favore della poesia ci sta come conseguenza, ma la partecipazione è sempre stata comunque molto alta. E poi non credo si debbano seguire sempre e solo i numeri, la cosa più importante è la qualità; i numeri arriveranno e già quest’anno la risposta è stata ottima. Possiamo solo migliorare ».
L’unica ‘contaminazione’ rimasta in calendario è l’appuntamento con Neri Marcorè e la sua ‘Poesia altrove’.
«Marcorè è ormai un ospite fisso del Festival e abbiamo voluto mantenerlo, pur riducendo la sua presenza ad un unico incontro; è dichiaratamente un modo per parlare di poesia in modo diverso, lasciando la parola a chi poeta non è per una sera. L’intenzione è quella di continuare su questa strada».
L’evento clou dell’edizione 2010 però è stato, indubbiamente, il concerto di Bob Dylan al Parco Ducale…
«E’ stato l’appuntamento più suggestivo e importante orga­nizzato a Parma negli ultimi anni, e per questo rinnovo la mia gratitudine agli organizzatori, Arci/Caos».
Un evento che però ha suscitato anche parecchie polemiche..
«Per quanto riguarda le polemiche mi viene solo da dire che episodi come questo, in cui alcune persone si alzano in piedi impedendo agli altri di vedere accadono spessissimo ai concerti di Dylan e non voglio pensare che alcuni maleducati possano aver rotto la magia che si è creata nella serata».
Guardando al futuro, come sarà il Parma Poesia Festival 2011?
«Credo proseguirà sulla linea tracciata quest’anno. Non è escluso che possa crescere e migliorare ulteriormente, ma la strada è quella giusta». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/06/2010

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18/06/2010
h.08.40

Polis apre la prima pagina con Termovalorizzatore, Chiesi frena.“Valutare tutte le alternative”
Il presidente dell’azienda: «Lo stiamo vagliando. Non darà problemi alla nostra produzione. Potrebbe dimostrarsi, invece, impattante per i nostri dipendenti»
L’articolo è di Michele Guareschi: «Stanno circolando altre ipotesi meno impattanti sul territorio, rispetto al progetto originario dell’inceneritore. Noi le stiamo vagliando». Non si sbilancia, Alberto Chiesi, sulla questione dello smaltimento rifiuti che sta invece facendo sbilanciare tanti, a Parma, tra coloro che lo ritengono macchina di progresso e coloro che lo ritengono macchina di morte. Rimane invece, lui, piuttosto prudente limitandosi a fare intendere tra le righe che, pur senza necessità di allarmismo, un ambiente a pochi chilometri da un impianto che brucia quotidianamente tonnellate di materiale di ogni tipo, non è il migliore tra tutti quelli possibili. «E’ importante che vengano tenute in considerazione dal Comune tutte le proposte senza escluderle a priori. Senza dimenticare che si tratta di un’opera il cui ammortamento richiederebbe circa 25 anni».
La natura delle riserve è comunque diversa da quelle espresse da Guido Barilla e legate soprattutto all’immagine del Mulino Bianco. Quelle di Chiesi sono tutte molto pratiche e riassumibili in una sola: «Siamo sempre stati molto attenti al rapporto con il nostro personale dipendente, l’unico nei confronti del quale l’inceneritore potrebbe dimostrarsi impattante. Non credo ci sarebbero invece danni alla produzione».
Sulla Gazzetta: “Cittadella, la nuova faccia dell’ex ostello”. “Il grande edificio ospiterà spogliatoi e un bar Vignali: «Un’opera più funzionale».
“Sarà lo spogliatoio e il bar della più grande palestra all’aperto di Parma. Ma non avrà, come era prevista all’inizio, una grande serra al suo interno. L’ex ostello della Cittadella cambia volto. La Giunta comunale ha approvato un nuovo progetto di restauro. «E’ l’architetto Guido Canali che ci ha spinto nella nuova formulazione, sicuramente più funzionale e nel rispetto della storia dell’edificio – dichiara il sindaco, Pietro Vignali -. La Giunta comunale ha approvato la modifica al progetto, mentre il cantiere è in corso. Originariamente era prevista una serra in vetrata, al suo posto saranno realizzate murature e finestrature simili a quelle originali. Questo ci per­metterà di ottenere spazi maggiori. Al piano terra avremo i bagni, il bar e il ristorante. Al primo piano i servizi igienici, le docce, i grandi spogliatoi gratuiti per tutti coloro che vanno a fare footing in Cittadella. L’ultimo piano sarà riservato a spazi per il fitness ».
Il risultato è un edificio con 1.600 metri quadrati e una facciata di vetro alta oltre dieci metri. «Questo è il secondo tassello, dopo l’apertura di ieri del Bastione Santa Maria – sottolinea Giorgio Aiello, assessore ai Lavori pubblici del Comune -. Una serra d’inverno era un bel quadro, ma non serviva alla città. I lavori non avranno contraccolpi, contiamo di realizzare tutto en­tro il 2011».
L’edificio è un ampliamento dell’ex ostello, a sua volta costruito sulle fondamenta della caserma della Cittadella. «Abbiamo riflettuto sul fatto che si sta lavorando su quello che è l’unico frammento superstite della caserma settecentesca. C’era il problema di ambientazione dell’edificio nel contesto storico, noi riproponiamo il volume che è testimoniato dalle fondazioni. ­dice l’architetto, Guido Canali ­. Il progetto passato prevedeva una soluzione più esibita, con grandi vetrate, e creava il problema della dispersione termica. La soluzione precedente aveva costi di gestione elevati. Noi sia­mo partiti dall’analisi delle funzioni. Ora avremo un’attività di ristorazione molto efficiente. E al primo piano 150 armadietti, per gli spogliatoi».
«Il costo totale dell’intervento è di 3 milioni e 200 mila euro ­precisa Giorgio Aiello -. La prima parte, di oltre 2 milioni di euro, era stata finanziata con i proventi del Lotto assegnati al ministero dei beni culturali. Noi, come Comune, ci metteremo il resto». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 17/06/2010

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17/06/2010
h.10.00

Sulla Gazzetta: «Bloccare la costruzione del termovalorizzatore». “Nel mirino la convenzione stipulata tra Enìa e Ato”.
«La Convenzione tra Amps Parma (ora Enìa Spa ed in futuro Iren Spa) e l’Ato che affida direttamente ad Enìa la costruzione di un inceneritore a Parma, viola la legge regionale 25/1999 in quanto tra le competenze non c’era lo smaltimento finale dei rifiuti». Così l’avvocato Pietro De Angelis ha sintetizzato, dopo attenti studi, l’invalidità del contratto per la costruzione dell’inceneritore di Parma contro il quale lo scorso aprile sono scese in strada, proponendo l’alternativa Rifiuti Zero, oltre 4.000 persone. Su questo argomento il «Movimento 5 Stelle» ha presentato una interrogazione alla Giunta dell’Emilia Romagna con i consiglieri regionali Giovanni Favia ed Andrea Defranceschi. Nell’interrogazione si chiede che «visti i vizi insanabili emersi nello scritto di De Angelis che dimostrano come vengono violate anche diverse leggi regionali, sia necessario bloccare la costruzione di un inceneritore in provincia di Parma così come in qualsiasi altra provincia della nostra Regione».
Da parte del «Movimento 5 Stelle» una serie di proposte: «E’ necessario ragionare su una gestione dei rifiuti e del loro smaltimento su scala vasta regionale in modo da ottimizzare costi e risorse – scrivono Favia e Defran­ceschi – dal momento che in Emilia Romagna esistono già altri 8 impianti d’incenerimento e la legge nazionale fissa nel 65% di raccolta differenziata minimo da raggiungere entro i prossimi due anni. A tal proposito si chiede se la Giunta bloccato l’iter di autorizzazione di costruzione di un nuovo inceneritore a Parma così come in qualsiasi altra provincia dell’Emilia Romagna – continuano i consiglieri del Movimento 5 Stelle – non ritenga necessario come dichiarato anche dal presi­dente, Vasco Errani, nella seduta del 3 giugno ‘incentivare la diffusione della raccolta differenziata porta a porta come modalità innovativa’ in tutti i Comuni della nostra Regione. In questo modo si potrebbe raggiungere nei prossimi anni la quota del 70% di materiale avviato a riciclo o compostaggio, fatto questo che permetterebbe di evitare la costruzione di nuovi inceneritori, chiuderne alcuni vecchi come quello di Cavazzoli (Reggio Emi­lia) e chiudere diverse discariche oltre che creare nuovi posti di lavoro e ridurre i rifiuti solidi ur­bani dal momento che diverse ricerche indicano come il metodo domiciliare-porta a porta conduca ad una riduzione degli stessi del 20% di media».
Sempre sulla Gazzetta: Sicurezza in Oltretorrente: i residenti si «spaccano»”. Opinioni contrastanti emergono durante l’incontro con l’assessore Fecci
“Non sono mancate scintille durante l’incontro con l’assessore Fabio Fecci, che si è tenuto ieri sera nella sede del quartiere, ma contrariamente ad ogni previsione, le «barricate» si sono alzate non tanto nei confronti dell’amministrazione comunale quanto fra i residenti stessi.
Di fronte a un folto grappolo di uditori, Fecci è stato chiamato a rispondere di degrado ma anche di movida, viabilità e infiltrazioni camorristiche (da que­sti ultimi argomenti l’assessore ha preso le dovute distanze).
Diverse critiche sono state avanzate anche per quanto ri­guarda le ordinanze «anti-bivacco » in piazzale Matteotti e Inzani, fresche di applicazione, che suscitano pareri fortemente contrastanti.
Anche il caso Bonsu è riaffiorato nei discorsi dei protagonisti dell’incontro, che non hanno risparmiato affondi al vetriolo per gli agenti della municipale. Se a qualcuno l’idea dei nuovi «occhi elettronici» sparsi per la città in­sieme al presidio fisso dei vigili urbani piazzato in via Bixio pro­prio non va giù («sono solo palliativi: il controllo del territorio va fatto battendo le strade e non stando fermi accanto a un quat­tro ruote»), altri vedono di buon occhio tutto ciò che riguarda le nuove ordinanze antidegrado.
«Ce ne fossero di più» commentano i residenti di via Po, esasperati dalle intemperanze di clochard imprevedibili e dalla maleducazione di coloro che scambiano gli anfratti del borghetto per toilette en plein air.
A sedare gli animi ci ha pensato Fecci assicurando che è attivo un percorso per «ripulire» la zona da «soggetti particolari ».
«Non bisogna dimenticare però che si tratta di persone spesso alle prese da problemi non indifferenti – spiega l’assessore – che vanno assistite sia con interventi decisi che con il sostegno di operatori specializzati, i loro diritti devono essere sempre salvaguardati».
Bocciate anche le ronde dell’esercito che non convincono i più. «Noi abbiamo chiesto più agenti di polizia e carabinieri – assicura Fecci risoluto – ma in questo momento l’unica forza disponibile era quella. E’ ovvio che si tratta di una soluzione temporanea, in attesa di rimpinguare gli organici delle forze dell’ordine».
Una nuova ondata di polemi­che si è riversata sui lavori in corso in Oltretorrente e la chiusura di alcuni tratti stradali: «Si arriverà solo a una desertifica­zione della zona e dopo di sicurezza ce ne sarà ancor meno» ­hanno sottolineato alcuni residenti. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 16/06/2010

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16/06/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta: “Entro gennaio 2012 l’Archivio di Stato sarà in via Spezia”. “A inizio 2011 verrà «liberata» l’intera crociera per dare l’avvio ai lavori nell’Ospedale Vecchio”.
Si legge. “A fine gennaio 2011 la crociera dell’Ospedale Vecchio sarà completamente «liberata» dai documenti dell’Archivio di Stato. E a fine gennaio del 2012 sarà completato il trasloco di tutti i 20 chilometri di scaffali dell’Archivio di Stato dall’Ospedale vecchio in via Spezia, all’interno dell’area degli ex magazzini comunali. Tempi e date, questa volta, sono certi, perché contenuti nell’accordo che è stato sottoscritto ieri dal sindaco Pietro Vignali e dal direttore generale degli Archivi del ministero dei Beni culturali Luciano Scala.
Accordo innovativo per l’Italia
E’ stato lo stesso dirigente mi­nisteriale a spiegare l’importanza dell’accordo fra il ministero e il comune di Parma: «E’ un accordo che ci soddisfa pienamente, supera le diatribe del passato e va nella direzione di migliorare i servizi che saranno offerti all’utenza.
Va sottolineato che, al termine del trasloco, l’Archivio di Stato avrà a disposizione quasi 40 chilometri di scaffali a fronte dei 20 attuali e che la nuova collocazione, oltre a essere più adeguata per “fare sistema” con il resto degli archivi, consentirà anche di riportare a Parma documenti che oggi si trovano in provincia di Novara e renderà di fatto consultabile tutta la documentazione disponibile». Scala ha poi ricordato che «questo di Parma è il primo protocollo che stipuliamo dopo che a marzo con la conferenza delle regioni, e le associazioni di comuni e province, abbiamo sottoscritto un accordo per una collaborazione a tutto campo volta alla valorizzazione degli archivi di Stato e a togliere quell’aura di autoreferenzialità che li ha troppo spesso contraddistinti in passato».
Vignali: «Tre risultati importanti»
Il sindaco Pietro Vignali, da parte propria, ha sottolineato che «l’accordo porta a tre risultati importanti. In primo luogo dà tempi certi per il trasloco dell’Archivio di Stato in via Spezia, inoltre dà la certezza che in quell’area sorgerà una vera e propria cittadella degli archivi moderna e funzionale che potrà ospitare anche altri archivi pubblici, come quelli di Ausl, Prefettura e Tribunale, e infine garantisce che a gennaio 2011 la cro­ciera dell’Ospedale Vecchio sarà libera e quindi potrà partire l’intervento per farne un grande polo bibliotecario cittadino».
Tempi e costi del trasloco
Da qualche settimana è ini­ziato il trasloco dei documenti dell’Archivio comunale da via D’Azeglio a via Spezia, che si concluderà entro l’anno. Il trasferimento dell’Archivio di Stato avverrà invece in tre fasi: entro gennaio 2011 i documenti della crociera, un anno dopo tutti gli altri documenti presenti all’Ospedale Vecchio e infine, nel 2013, il “rientro” delle carte oggi depositate lontano da Parma”.
Sempre sulla Gazzetta: “Alta tensione fra Pd e Parma Civica”. La critica: «Una minestra riscaldata» La replica: «Noi esempio di buona politica».
“E’ subito scontro fra Pd e Parma civica. Pochi giorni dopo la presentazione del nuovo movimento civico lanciato da Vignali, ecco l’attacco dei segretari provinciale (Roberto Garbi) e cittadino (Lorenza Dodi) del Pd sulla nascita di Parma Civica. Immediata la replica che respinge al mittente le critiche.
Il Pd: e la crisi?
E’ questa la definizione scelta dal Pd che accusa Vignali di aver fatto una presentazione «in pompa magna» per «il lifting della propria lista civica». Garbi e Dodi puntano il dito contro «un investimento sull’immagine che, anche in questo caso, ha tentato di coprire il vuoto di contenuti. Nel suo discorso – per quel che leggiamo su tutte le cronache – non un passaggio è stato dedicato alla crisi, al momento difficile che tante imprese e tanti nostri concittadini stanno attraversando, né – di conseguenza – alle proposte su cosa fare per uscirne e agganciare la ripresa. La manovra del Governo, che ha messo in ginocchio tutti gli Enti locali e ha portato tanti sindaci a scendere in piazza, a prescindere dal proprio colore politico, per difendere la propria amministrazione e la propria comunità, Vignali non l’ha vista, fedele forse alle ragioni di schieramento. Ma non dovrebbe essere un tratto distintivo del civismo proprio la capacità di mettere il bene del proprio territorio davanti a ogni altra valu­tazione e a ogni altro interesse? Niente di strano, a ben guardare. Quello di Vignali è, infatti, un civismo più proclamato che praticato, un po’ come il federalismo del suo Governo, in realtà il più centralista degli ultimi decenni. Il sindaco di centrodestra che si vorrebbe civico è lo stesso che alla Ghiaia come in Oltretorrente cerca di imporre progetti di riqualificazione che vanno contro la volontà di chi lì vive e lavora. Anche in questo di civico, alla prova dei fatti, non c’è più niente».
Ma coerenza e contenuti, secondo Garbi e Dodi, «non sono gli unici grandi assenti dalla convention all’americana di Vignali. A colpire ancora di più è l’assenza di una visione del futuro, del domani della nostra città, del suo sviluppo… Parla di novità e propone sul palco politici di mestiere, come l’ex senatore Vicini. Calato il sipario della convention all’americana Parma continua ad aspettare un governo all’altezza delle sue attese e delle sue potenzialità».
Parma Civica: Pd distratto
«Non è un bello spettacolo quello del Pd che affida le sue note politiche a una lettura distratta dei giornali». E’ quanto sostiene il portavoce di Parma Civica Lorenzo Lasagna. «Se le segreterie provinciali e comunali di quel che resta di un grande partito di massa avessero buttato almeno un occhio all’auditorium Paganini sabato scorso stracolmo di un entusiasta popolo civico, si sarebbe­ro accorti che nel suo intervento il sindaco Pietro Vignali ha parlato della crisi che il Paese sta vivendo e di ciò che l’amministrazione ha fatto e sta facendo per affrontarla, delle difficoltà che la manovra crea agli enti locali (come del resto aveva già fatto nei giorni precedenti in più di un’occasione, fatto puntualmente riportato da tutta la stampa locale), di realizzazioni e progetti futuri per la città.
Diverse persone provenienti da esperienze culturalmente di sinistra hanno testimoniato la loro vicinanza e il loro apprezzamento all’esperienza civica. Oltre 1.500 persone in un afoso sabato mat­tina di giugno hanno scelto di af­follare l’Auditorium invece di andare al mare o ai monti, come forse hanno fatto gi esponenti del Pd che oggi esternano, per dire con forza che il movimento civico è la risposta alla domanda di partecipazione e buona politica che viene dalla città. Ricordiamo bene che, pochi giorni fa, al lancio della mobilitazione elettorale del Pd con il «Rendicontro» erano presenti non più di 60 persone, giornalisti compresi, e che per il suo recente congresso Comunale, nel corso di 10 incontri nei circoli, il Pd ha messo insieme meno della metà delle persone presenti all’incontro di Parma Civica. Viene da chiedersi se non sia proprio il Pd di Parma la “minestra riscaldata che non cattura più”. La verità è che un movimento civico così forte ed entusiasta non se l’aspettava nessuno e fa paura a chi da più di 10 anni non ha proposto alla città nessun progetto, nessuna idea, nessuna proposta, nessun volto minimamente credibile». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 15/06/2010

SMA MODENA
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15/06/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta: Allodi: «Sì, ho pagato due mazzette». Prime ammissioni dall’indagato, detenuto a Reggio: «Per lavorare si faceva così, mi sono adeguato».
«Ho pagato in due occasioni. Per lavorare si faceva così, mi sono adeguato al sistema». Parola di Gian Luigi Allodi, 42 anni, uno dei tre titolari di ditte che si occupano di verde pubblico finiti in cella per corruzione nell’ambito dell’inchiesta della guardia di finanza coordinata dal pm Paola Del Monte.
Allodi è stato interrogato ieri mattina per rogatoria dal Gip di Reggio Emilia alla presenza del suo avvocato di fiducia Sandro Milani. Ed ha, di fatto, ammesso di aver pagato, in due circostanze, Nunzio Tannoia, il responsabile del settore manutenzione verde pubblico di Enìa incastrato dai video che lo riprendono mentre intasca le bustarelle degli im­prenditori per i quali l’appalto era assicurato.
Secondo quanto ha riferito il suo legale, Allodi, parmigiano, non si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha scelto di raccontare al magistrato tutto quello di cui era a conoscenza.
«Sono due gli episodi conte­stati – ha spiegato Milani – rispetto ai quali il mio cliente ha ammesso le proprie responsabilità. Si tratta di un coltivatore diretto, di una persona semplice che credeva che le cose funzionassero così e si è adattato al sistema». Allodi avrebbe pagato almeno due mazzette, di cui una del valore di 5.000 euro e un’altra di soli 1.000 euro, sempre stando al suo legale, che – oltre a negare la circostanza secondo cui Allodi avrebbe «regalato» un telefonino cellulare – ha definito «marginale» la posizione del cliente.
«Nei prossimi giorni chiederò che Allodi possa essere destinato ai domiciliari», ha affermato il legale, aggiungendo «valuteremo l’ipotesi del patteggiamento se ci saranno le condizioni per farlo». Non è escluso che si arrivi al rito immediato, anche in con­siderazione che il termine di carcerazione preventiva è di tre mesi.
Diversa la versione di Alessandro Forni, 41 anni, il secondo dei tre imprenditori arrestati per la vicenda delle «mazzette» sul verde pubblico su cui indaga la Procura di Parma. Sentito sempre per rogatoria dal gip di Bologna, Forni, di Sarzana, titolare delle società Edengreen e Verdissimo, avrebbe ricostruito di fronte al Gip il sistema di pagamenti, definendosi «vittima di una concussione più che autore di una corruzione».
Il suo avvocato, Andrea Roggiero, ha riferito che l’interrogatorio è durato circa un’ora e si è svolto attenendosi al «capo d’imputazione». Nei giorni scorsi però, attraverso il suo legale, Forni aveva reso noto di aver accettato di pagare perchè, in caso contrario, non avrebbe più potuto lavorare.
L’imprenditore aveva inoltre sostenuto di aver cessato il pa­gamento delle tangenti a metà del 2009, vedendosi ridurre gli affidamenti di lavori per la ma­nutenzione del verde e per tutte le opere di competenza dell’ufficio Enia coinvolto dall’inchie­sta (quello in cui lavorava Tannoia, 48 anni, incaricato della gestione delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria della multiutility: l’uomo si è già avvalso della facoltà di non rispondere).
Non ha potuto invece essere interrogato ieri mattina dal gip di Ferrara, dove si trova dete­nuto da venerdì, Francesco Borriello, 42 anni, originario di Casal di principe, il terzo imprenditore arrestato. L’interrogatorio di garanzia, per lui, è slittato a questa mattina, a causa di un contrattempo di carattere burocratico.
Sempre sulla Gazzetta, Laguardia: «Questo filone d’inchiesta è chiuso»
«Questo filone di inchiesta è chiuso». Il procuratore capo Ge­rardo Laguardia non lascia spazio a dubbi. Se qualcuno poteva pensare che la raffica di arresti di venerdì era solo l’anticipo di un’operazione in grado di affondare altri colpi, ecco le cose messe subito in chiaro.
La gabbia – come si dice in gergo – è chiusa. E non ci entrerà più nessuno. «Un anno di intercettazioni ci ha consentito di avere un quadro completo della situazione», afferma il pro­curatore. Che non aggiunge altro a chi gli chiede spiegazioni della frase – per certi versi si­billina («Questo filone d’inchesta è chiuso»). Una frase che si presta a una doppia lettura. Ce ne sono altri aperti? Quién sabe. Certo è che gli accertamenti sulla vicenda che ha fatto finire dietro le sbarre Tannoia e i tre imprenditori non sono conclusi.
Risposte importante potrebbero arrivare dagli accertamenti bancari. E poi occorre accertare se può ipotizzarsi – come sostie­ne la tesi di Forni, che si di­chiara vittima di concussione ­un rapporto di «forza» tra Tannoia e i titolari delle società che operano nel verde. Dalle intercettazioni, emergerebbe che lo stesso Forni, confidandosi con un conoscente si sarebbe lamentato arrivando a dire frasi del tipo «non ne posso più, vado a denunciare tutto». A questo proposito è emerso che Forni – prima del suo arresto, circa un mese fa – avrebbe denunciato ai carabinieri del Comando provinciale la situazione che lo vedeva vittima di concussione nella gestione degli appalti. Ma su questo punto, il procuratore afferma: «Forni non si è presentato spontaneamente. E’ stata un’i­niziativa dei carabinieri, autonoma, non autorizzata e non coordinata con la procura».
Sull’Informazione l’articolo di Francesco Saponara: “Ecco i finiani, l’anima critica del Pdl”. “I seguaci dell’ex leader di An s’insediano sul territorio. Per fare la conta”.
Si legge: “Non è uno strappo, ma una semplice corrente. La mamma Dc insegna:più anime critiche all’interno di un partito, che lavorano solo per quello, danno maggior peso allo stesso. Così è, o almeno dovrebbe essere, con Generazione Italia-Fare Futuro che a livello nazionale ha creato non pochi mal di pancia nel Pdl, ma che il leader Gianfranco Fini ha stoppato subito:«Non è un nuovo partito».
Lo hanno ripetuto più volte Maria Ida Germontani e Alessandro Khawatmi ieri nella sede di via La Spezia. In realtà il progetto finiano è già partito da alcuni mesi nel parmense, ma gli organizzatori hanno aspettato l’estate per rendere ufficiale la cosa e, poi, cominciare a lavorare sul territorio da settembre. Non è un mistero che l’obiettivo principale sono le prossime scadenze elettorali, a Parma sono le amministrative, ma nel concreto i finiani vogliono essere anima critica del partito, capaci di apportare idee e difendere valori umani e sociali «troppe volte schiacciati dalle proposte della Lega Nord». Insomma gli alleati del Carroccio sono scomodi, intercettano voti, escono con boutade per accaparrarsi i voti rischiando però di creare problemi all’interno della coalizione e discriminando le persone.
… Da alcuni giorni cominciano a circolare i primi nomi che potrebbero gravitare intorno all’universo di Fini parallelo a quello del leader Berlusconi e all’interno della galassia Pdl. Oltre a Khawatmi e la Germontani, si stanno interessando, secondo indiscrezioni, anche Maria Teresa Guarnieri ed Elvio Ubaldi. Mentre ne dovrebbero fare parte a tutti gli effetti ex An come Antonio Rozzi o Michele Trancossi. Insomma la situazione è in movimento e potrebbe avere sviluppi interessanti già dai prossimi giorni. In fondo fra gli obiettivi c’è quello di fare la conta dei finiani per capire il peso che questi hanno all’interno del Pdl. Poi si vedrà quale ”futuro fare”. (f. s.).


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 14/06/2010

SMA MODENA
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14/06/2010
h.08.50

Sulla Gazzetta: “Green money, i retroscena dell’inchiesta”. “Oggi gli altri interrogatori di garanzia Le «rivelazioni» di Forni ai carabinieri”.
Si legge: “Green money: per l’inchiesta sui bigliettoni verdi si preannuncia un altro giorno cruciale. Oggi: il giorno degli interrogatori di garanzia per tre su quattro degli arrestati. Nunzio Tannoia rimane in standby. L’ex responsabile Enia per il verde pubblico, accusato di essere il regista del sistema-mazzette verdi, l’unico ad essersi già trovato faccia a faccia con il gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Oggi è il turno dei tre imprenditori accusati di aver preso parte al valzer delle bustarelle, non vittime della concussione ma partecipanti al lauto banchetto di conti e fatture gonfiati. Alessandro Forni, Francesco Borriello, Gianluca Allodi. Cosa diranno dai diversi carceri (Forni a Bologna, Borriello a Ferrara, Allodi a Reggio Emilia) e davanti a diversi giudici (tutti gli interrogatori si svolgono su rogatoria)? Le posizioni sono state anticipate dai rispettivi legali: Borriello (il suo è l’unico interrogatorio che potrebbe slittare a domani) sceglierà di non rispondere («una scelta obbligata – ha detto l’avvocato Donata Cappelluto – perché il gip di Ferrara non conosce l’inchiesta»), Allodi «si assumerà le sue responsabilità davanti al giudice», ha anticipato l’avvocato Milani.
Resta Forni, che pare l’unico intenzionato a difendersi dall’accusa di corruzione. L’ha detto chiaro il suo avvocato Andrea Roggiero: «Forni dirà di essere stato vittima della concussione ed estraneo ad ogni episodio di corruzione».
Ma c’è un altro fatto che trapela sul titolare di Verdissimo: poco più di un mese fa era stato visto entrare con il suo legale nella caserma dei carabinieri di strada Fonderie, dove era rimasto molte ore. Ore in cui avrebbe raccontato parecchi particolari del sistema mazzette ricostruendone le «regole » fin dall’insediamento di Tannoia nel 2005. Com’è assodato dagli ultimi clamorosi sviluppi, un mese fa l’indagine di procura e fiamme gialle stava già marciando e le dichiarazioni rese da Forni ai carabinieri sono confluite nel faldone dell’inchiesta Green money. Nel suo racconto ha chiamato in causa altri nomi e altri fatti? E’ ritenuto credibile? Il procuratore Laguardia ha detto che quel filone d’inchiesta è chiuso. Le dichiarazioni di Forni contribui­ranno ad aprire nuovi filoni?”.
Sempre sulla Gazzetta: “Quegli strani messaggi sulla pagina Facebook di Forni”.
“Dal carcere, con affetto. E la morte nel cuore. Cartoline virtuali dalla Dozza, in cui Alessandro Forni è rinchiuso da venerdì scorso. Messaggi che anche ieri comparivano nella sua pagina di Facebook, il social network più famoso d’Italia. Colossale bufala? Assoluta verità. I messaggi erano targati Alessandro Forni e alcuni provenivano da un telefono cellulare, ma è molto probabile che siano opera di qual­cuno che aveva la sua password e ha scritto al suo posto. Perché l’alternativa sarebbe inquietante: Forni chiuso in una cella della Dozza con tanto di cellulare con cui comunicare con il mondo. Tanto grave, quanto inverosimile. E’ pur vero che non sono mancati casi eclatanti di detenuti che nascondevano telefonini, come qualche settimana fa quando nel carcere di massima sicurezza Bicocca di Catania fu trovato un cellulare fornito di sim e perfettamente funzionante nella cella di un collaboratore di giustizia.
Ma per quanto riguarda Forni, non si può non considerare il fatto che l’imprenditore è stato rinchiuso alla Dozza da due giorni: difficile che abbia avuto il tempo di farsi amici così «speciali» pronti a fargli avere un telefonino.
Sulla pagina di Forni, comunque, i messaggi c’erano. E chi fa parte della sua lista d’amici su Facebook li ha ricevuti in tempo reale. «Io vado, tornerò nel 2020. Mi spiace tanto raga…», recita quello delle 13,12 di sabato. Un arrivederci tra dieci anni alla comunità di amici della rete stracarico di pessimismo. E pochi minuti dopo: «Ciao mondo, piango ». Passano alcune ore, e alle 18,26 un altro messaggio analogo: «Piango a dirotto, uffa mi sono rotto».
Anche ieri nella sua pagina sono state caricate immagini. E richieste di conforto: «Speriamo di non piangere oggi…», si legge alle 11,50. Alle 12,16, invece, la tensione si stempera in un «amiche, oggi che si magna?». Ma per quasi tutto il giorno Forni (o chi per lui) ha continuato a farsi vivo”.
Ancora sulla Gazzetta l’intervista alla moglie di Tannoia: «Non so nulla delle tangenti né ho visto più soldi: mi sto ridipingendo la casa da sola» «Un’auto nuova ogni mese? Pura fantasia»
Belle macchine cambiate quasi ogni mese? Ma tutti possono testimoniare che mio marito girava sempre con il solito pick up grigio. Un’auto che non passava certo inosservata, perché aveva su una fiancata una ragazza tutta colorata con la bandiera americana». Il tono è pacato, gentile. Lei è la moglie di Nunzio Tannoia, il nocetano che si divideva tra l’impiego all’Enìa e quello di tatuatore nel suo studio «Toniatu Tatoo» nel pieno centro del paese. Il regista delle tangenti per l’assegnazione degli appalti di manutenzione del verde pubblico, secondo la procura.
E, d’altra parte, le immagini della telecamera piazzata nel suo ufficio parlano più di qualunque atto d’accusa.
«Non metto in dubbio tutto questo, anche se io non ne so nulla. Sicuramente in famiglia non sono arrivati più soldi, visto che sto ridipingendo la casa da sola e mi sono rifatta l’asfalto davanti all’abitazione. Fatto sta che anche in paese nessuno l’ha visto con tutte quelle macchine ». Le auto che, secondo quanto ricostruisce il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, non erano di proprietà di Tannoia ma sarebbero state noleggiate per lui ogni mese, mese e mezzo, da Alessandro Forni: uno dei «favori» chiesti all’imprenditore, oltre alle tangenti. «Io non so se mio marito frequentasse Forni anche al di fuori del lavoro: può darsi che fosse andato a farsi fare dei tatuaggi nel suo negozio».
Dispensatore di appalti durante il giorno e tatuatore dal pomeriggio fino a tarda sera, Tannoia. Una passione e un lavoro che andava così bene da convincerlo, nel 2005, a lasciare l’impiego di geometra in una ditta edile e fare il salto in Enìa. Ma come entrò nella multiutility e perché proprio a capo degli appalti per la manutenzione del verde? «Ha fatto moltissimi colloqui, finché è stato assunto. Un iter assolutamente normale. Lavorando nel settore edile faceva sempre più fatica a conciliare l’attività di tatuatore con il suo lavoro principale, perché a volte veniva mandato anche all’estero per seguire dei cantieri. Voleva un impiego che gli desse la possibilità di portare avanti anche il negozio. Da quando è entrato in Enìa, infatti, lavora in azienda fino alle 17,30 e alle 18 apre lo studio a Noceto. Poi va avanti a tatuare fino a tarda sera, d’estate capita che rimanga in negozio sino alle 2».
Venerdì mattina è salito su una macchina della Finanza, destinazione carcere di Modena. E’ l’unico tra i quattro arrestati ad essersi già presentato davanti al gip: non ha aperto bocca, anche se non è escluso che lo faccia a breve davanti al pm.
«Non sono andata in carcere ­dice la moglie -. Devo proteggere i miei tre figli: li ho portati via da Noceto, visto che da tempo avevamo prenotato una vacanza. Credo che adesso lui sia in grado di pensare a se stesso». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 10/06/2010

SMA MODENA
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10/06/2010
h.10.20

Sulla Gazzetta l’intervista al presidente della Provincia Bernazzoli: «A Parma cinque milioni di euro in meno fra il 2011 e il 2013». Bernazzoli: «Patto di stabilità e manovra affossano gli enti locali». «Il Patto è applicato alla cieca, penalizzando le gestioni virtuose e ingabbiando le risorse»
Si legge: “La manovra di Tremonti, combinata agli effetti del Patto di stabilità, crea «una situazione grave ed inaccettabile» per gli enti locali. Lo sostiene il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, secondo il quale dai tagli deriveranno «effetti pesanti ed inevitabili, che toccheranno le vite dei cittadini ».
Eppure presidente, non si può non rispettare il Patto di stabilità imposto dalla Ue.
«Sì, ma non va bene applicarlo come facciamo in Italia, ‘alla cieca’. Per rispettare, a livello nazionale, il saldo fra entrate e uscite delle pubbliche amministrazioni, viene applicata a tutti una percentuale di tagli indistinta. Significa che chi ha messo in atto una gestione poco virtuosa viene penalizzato relativamente, chi invece ha cercato di fare interventi risanando e razionalizzando il bilancio, con i parametri del Patto si trova le mani legate».
E Parma rientra fra le province virtuose?
«Sì. Abbiamo gestito il bilancio in modo rigoroso dal 2007: bloccando il turnover, prima che lo imponesse Tremonti; riducendo la spesa corrente, nel 2010, da 64 a 60 milioni; tagliando del 45% i costi non fissi; dimezzando, nel 2010, le consulenze; sforbiciando pesantemente le spese di comunicazione».
Che vantaggi abbiamo avuto da questa gestione?
«Assieme a Modena e Reggio Emilia abbiamo potuto beneficiare l’anno scorso del Patto ter­ritoriale regionale, per il quale la Regione è riuscita e reperire 70 milioni di euro. E Parma, grazie all’accordo fra l’Upi (Unione province italiane ndr) Emilia Romagna, di cui sono presidente, e la Regione, ha avuto 11 milioni di euro con i quali la Provincia di Parma ha potuto pagare le imprese che avevano eseguito lavori per conto nostro. Una boccata d’ossigeno per tanti imprenditori alle prese con la crisi».
Perchè ora questo meccanismo rischia di incepparsi?
«Perchè la Regione si trova a fare i conti con la manovra e potrebbe non avere più le risorse per il Patto territoriale.
Creando effetti collaterali sul Patto di stabilità. Il taglio di due milioni di entrate a Parma por­ta infatti da sei a otto milioni il saldo per rispettare il Patto di stabilità. Proprio ora che, per ri­mettere in moto l’economia, sa­rebbe necessario mobilitare tut­te le risorse disponibili, vengono posti vincoli per usare le ri­sorse di cui disponiamo, pur ga­rantendo la stessa cifra finale rispetto al saldo regionale».
Quindi il Patto territoriale regionale è da salvare?
«Non solo, ma lo Stato potrebbe fare un Patto territoriale nazionale fra Regioni per dare, agli enti che sono stati virtuosi e hanno la possibilità di farlo, incentivi ad usare queste risorse».
Le Province cos’altro chiedono a Governo e Regioni?
«Di non prendere a riferimento, per decidere i parametri di riferimento del Patto di stabilità, solo il 2007, ma almeno un triennio, in modo da poter fare una media più significativa di entrate ed uscite».
Quanto costerà la manovra alle nove Province dell’Emilia Romagna e a Parma?
«Ai bilanci delle Province 58,2 milioni di euro nei prossimi due anni: oltre 21,8 milioni nel 2011 e oltre 36,4 nel 2012. A Parma due milioni di euro sul 2011 e quasi tre milioni sul 2013. Che andranno ad incidere sulla carne viva: manutenzione di strade e scuole. E si consideri che già nel 2009 abbiamo tagliato in modo corposo su queste voci, dopo il crollo delle entrate proprie delle Province, legate al mercato dell’auto e ai consumi di energia elettrica. Per fare un esempio, tra il 2008 e il 2010 siamo passati da oltre sette milioni di euro per le manutenzioni stradali a poco più di due milioni. Mentre sulle scuole abbiamo investito un milione e mezzo di euro, ampiamente al di sotto di quello che servirebbe. Stiamo facendo una politica di bilancio draconiana, ma ora non ci sono più margini di risparmio ».
Cercare nuove entrate?
«Le Province non hanno quasi nessuna autonomia fiscale, non possiamo aumentare le tariffe come fanno i Comuni. Ciò che cala, cala senza compensazioni. Per questo torno a ripetere che questa manovra, combinata con il Patto di stabilità così co­me lo abbiamo importato, non può stare in piedi». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 09/06/2010

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09/06/2010
h.10.00

Su Polis: “Senza Stt a rischio molte opere pubbliche”. L’articolo è di Fabio Bonati: “Ieri mattina il Ridotto del Teatro Regio ha ospitato il convegno di presentazione di Stt, la holding del Comune di Parma, cui piazza Garibaldi ha affidato tutte le sue partecipate impegnate in opere pubbliche e infrastrutture. Un evento organizzato per spiegare alla città perché è necessario oggi per l’amministrazione pubblica locale muoversi attraverso un organismo dotato di una certa autonomia e che cosa effettivamente sta realizzando Stt.
Ad aprire i lavori il sindaco Pietro Vignali, che ha colto l’occasione per dire la sua sulla manovra economica del Governo, che riduce ancora i trasferimenti agli enti locali: «La manovra avrà pesanti ripercussioni sui Comuni. Una manovra che non distingue fra quelli virtuosi e quelli no: le regole del patto di stabilità dovrebbero essere riviste, ma finché non accadrà dovremo fare i conti con grossi tagli. Eppure il Comune non smetterà di ricoprire il suo ruolo strategico. Abbiamo fatto molte cose per lo sviluppo della città negli ultimi anni e possiamo ancora fare anche di meglio. La holding Stt è lo strumento che ci permetterà di portare avanti le tante opere pubbliche avviate. È solo con società dotate di una certa autonomia che gli enti pubblici possono oggi fare opere, perché attraverso di loro se ne razionalizza e se ne gestisce la realizzazione».
Le opere di cui si parla sono molte. Dal recupero dei quartieri nord della città attraverso le Stu Stazione e Pasubio, al Ponte Nord, alle nuove sedi della questura e della scuola europea, fino alla sede dell’Efsa in viale Piacenza. In futuro anche gli alloggi del progetto di social house.
«Sempre di più i progetti pubblici devono confrontarsi col mercato e nel mercato trovare le ragioni della loro sostenibilità e gli stimoli per la loro efficacia – ha spiegato il presidente della holding Andrea Costa – in termini di tempi di realizzazione e funzionalità. Stt anche per la massa critica derivante dalla gestione coordinata di più progetti, ha portato la possibilità di mettere in atto strategie imprenditoriali, che li rendono più appetibili per gli imprenditori privati, assicurandone la realizzazione, diversamente difficile da perseguire.
Non parlo solo dell’aspetto finanziario, che spesso è al centro dell’attenzione, ma anche della possibilità di programmare gli interventi con una capacità di visione globale, non sul singolo intervento ma estesa al piano generale». […]
Sulla Gazzetta:Urban district Non solo un centro commerciale”.
“In mezzo scorrerà un ruscello, pronto a farsi boulevard di pietra e legno, quando i riflessi dell’acqua lasceranno il posto a quelli delle vetrine. Ai lati, alberi piantati a bosco, un laghetto artificiale e colline alte quanto basta perché l’autostrada, lontana pochi metri, sia oltre l’orizzonte. Niente a che vedere con le «scatole da scarpe», con gli anonimi parallelepipedi riempiti da corsie di scaffali e plotoni di casse all’ingresso. Niente da percorre­re a ritmo di catena di montaggio dell’acquisto, a testa bassa, rimbalzando dal bip di un conto all’altro. Ci si andrà per comprare, ma non solo, al Parma Urban District, che Pizzarotti e Coopsette stanno costruendo accanto alle Fiere di Baganzola, affacciato sull’Autosole.
Più che un centro commerciale, sarà un polo d’attrazione per lo shopping, ma anche per il tempo libero, con tanto verde e spazi studiati apposta per il relax e le relazioni umane, strutture per il wellness, palestre, cinema. Ieri, all’apertura dell’Eire 2010 accanto al suo plastico esposto nel padiglione 4 delle Fiere di Rho ci si andava per sognare, per guardare oltre la bassa coltre di nubi che oscura il cielo dell’immobiliare. Una presentazione, intitolata «L’architettura trasforma il rap­porto tra l’uomo e lo spazio commerciale », che ha attirato una piccola folla di addetti del settore.
Energia rinnovabile, recupero urbano, architetture a misura d’uomo e di benessere: la nuova frontiera dei centri commerciali passa da qui. «Ci si è impegnati a un grande lavoro di preservazio­ne dei centri storici e ci si è di­menticati che le città crescono fuori» dice l’architetto Mario Cucinella, padre del progetto. Già, in quel «fuori» che unisce ormai senza soluzione di conti­nuità un centro urbano all’altro, specie in pianura Padana. Grigiume, per lo più, tristezza per gli occhi di chi ci vive accanto e anche di chi passa e va. «Lo sforzo fatto qui, per un’area così importante – prosegue Cucinella – è stato di inventare qualcosa che caratterizzasse e non penalizzasse il territorio. E qui un ruolo importante è stato giocato anche dall’amministrazione comunale, con la quale gli imprenditori hanno condiviso l’attenzione urbanistica ». Non nuovo cemento dove c’era l’erba, ma materiali sempre più a misura d’uomo e di natura in un’area restituita alla città, dove prima sorgeva il gran­de stabilimento della Salvarani.
Un «distretto urbano» immerso nel verde e collegato (a livello di ipotesi anche da una pista ciclabile di cinque chilometri) al verde del parco Ducale e delle sponde della Parma. Al punto che il laghetto artificiale richiama quello del Giardino e il canale che s’incunea verso il centro commerciale il torrente che divide la città, pochi chilometri a monte. Sarà la stessa struttura a fare da insegna a se stessa. Saranno gli ampi tetti a faglia («quasi un’esplosione vulcanica») a imporsi agli occhi di chi passa sull’Autosole. Tetti sui quali troveranno spazio pan­nelli solari termici e fotovoltaici. «L’architettura – sottolinea chi ha firmato il progetto – deve ridurre i problemi energetici, oltre che stu­diare modi per recuperare spazi esistenti. Se sulla Terra tutti vivessero come gli americani, avremmo bisogno di cinque pianeti. Ma già a noi italiani ne servirebbero due. Questo progetto è un passo in una direzione nuova e necessaria».
«Stiamo consumando un mondo che non ci appartiene ­aggiunge l’antropologo Giorgio Di Tullio -. E consumare significa distruggere. Bisogna tornare a favorire i paesaggi, anche perché c’è sempre più un rifiuto dell’esperienza dei luoghi nei quali ci sentiamo stranieri». Vedi alla voce scatole da scarpe con le quali si sono riempite parti d’Italia, Belpaese ridotto a sgabuzzino. «Bisogna progettare il comfort nei supermercati, in quei luoghi nei quali si sono favorite le relazioni con le merci piuttosto che tra le persone» aggiunge Di Tullio. Luoghi che trasmettano bellezza, e non rispondano solo alla necessità di riempire sporte. Nuovi distretti urbani: da vivere. Il tempo dei quartieri-scaffali è finito”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 08/06/2010

SMA MODENA
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08/06/2010
h.08.50

Sulla Gazzetta: “Manovra: Parma dovrà «tagliare» più di tutti. La riduzione della spesa per il 2011 è del 20,6% L’assessore Broglia ridimensiona: siamo al 7%.
Si legge: “Dopo il recente varo della ma­novra economica da parte del governo, lo si è sentito ripetere infinite volte e in tutte le salse: prepariamoci perché di sacrifici ce ne saranno per tutti. Anche per gli enti locali. E a quanto pare, fra i comuni capoluogo di provincia soggetti al patto di stabilità, sarà proprio quello di Parma a dover pagare, percentualmente, lo scotto più alto, con un taglio implicito della spesa del 20,6% per il 2011 e del 22,2% calcolato sul 2012. A dirlo è la clas­sifica pubblicata ieri dal quotidiano economico «Il Sole 24 Ore» ed elaborata dall’Ifel, l’Istituto per la finanza e l’economia locale dell’Anci (l’Associazione dei comuni italiani).
Secondo questi dati, la nostra città risulta prima nella poco invidiabile graduatoria dei comuni che dovranno tagliare di più per essere in regola con il patto di stabilità interno. Se infatti la manovra prevede per i sindaci sacrifici per complessivi 4 miliardi di euro in due anni (1,5 miliardi nel 2011 e 2,5 miliardi nel 2012), questo si tradurrà automaticamente in un taglio preventivo di 4 miliardi nei trasferimenti statali ai comuni. Il «sacrificio» di Parma – cioè la quota di manovra che inciderà sulla nostra città – è stimato in 57 milioni 852 mila euro (di tanto dovrebbe migliorare il saldo programmatico), con un valore pro capite di 317 euro se calcolato al 2011 e di 341 euro al 2012. Come dire: per evitare questi tagli, ogni cittadino del comune di Parma dovrebbe pagare 341 euro. Una cifra pro capite che pone la nostra città all’11° posto nella classifica assoluta dei 2.300 comuni soggetti al patto di stabilità, seguita a breve distanza da un altro comune del Parmense, Noceto, che risulta 18° con 273 euro a testa.
A precisare i termini della questione è però l’assessore comunale al Bilancio Gianluca Broglia, che spiega innanzitutto che quel taglio implicito del 20,6% risulta da un calcolo che prende in considerazione solo il 2007, «che è stato per noi un anno particolare, in cui abbiamo avuto un picco dei pagamenti da parte del Comune, dovuto al fatto che c’era una liquidità eccezionale derivante da alienazioni e contributi». E siccome sul patto i pagamenti incidono molto, è venuto fuori quel risultato. Ma, ricorda, la manovra potrebbe subire sostanziali variazioni quando il decreto sarà convertito in legge: «Probabilmente con i nuovi criteri che stanno per essere introdotti e che prenderanno in considerazione non solo il 2007, ma il triennio 2006-2008, la misura della manovra per la nostra Amministrazione risulterà molto ridotta, probabilmente al 7% anziché al 20%».
Al di là delle classifiche, commenta, rimane l’impatto della manovra sugli enti locali: «Anziché alleggerire la pressione fiscale dello Stato sui comuni, la manovra aggrava un peso che già era difficilmente sostenibile, e continua nella direzione di diminuire l’autonomia fiscale e in generale le nostre entrate». La conseguenza di tutto ciò? Per Broglia è «una disparità che non segue una logica meritocratica, anzi sembra colpire più duramente chi ha i conti a posto rispetto a chi è in rosso. E che colpisce di più quei comuni che tengono basse imposte e tasse, che spendono di più nei servizi alla persona e che continuano a realizzare opere pubbliche nonostante la crisi. Diciamo la verità: noi siamo al primo posto in quella classifica perché siamo tra i comuni che hanno investito di più, che hanno offerto una pluralità e una qualità di servizi altissima, mentre tanti pezzi del sistema di welfare di questo Paese vanno in crisi».
La critica di Broglia si indirizza verso un patto di stabilità che definisce «cieco e indiscriminato », che – sostiene – si preoccupa di far spendere poco, «presupponendo che un ente locale non sia in grado di spendere bene, in modo virtuoso, e giudicando preventivamente tutte le spese dei comuni come spese sbagliate. Anche quelle che garantiscono servizi, anche quelle che sostengono investimenti. E che quindi sostengono sviluppo e qualità della vita».
Sempre sulla Gazzetta, Vignali: «Penalizzati i comuni più dinamici»
E’ un paradosso quello che il sindaco Pietro Vignali mette in evidenza parlando della manovra economica sulla base della quale è stata stilata la classifica del «Sole 24 Ore». «Il dato che emerge – osserva il primo cittadino – è che i comuni che di fatto sono più penalizzati sono quelli più dinamici, più virtuosi e che hanno investito di più.
Una stretta che va a colpire proprio le aree più dinamiche del paese, non a caso le città più penalizzate sono quelle del Nord». Una posizione che lo pone in perfetta sintonia con quanto dichiarato dal presidente dell’Anci Sergio Chiamparino (sindaco di Torino, seconda in classifica subito dopo Parma), per il quale «il patto sembra colpire un po’ a caso, senza distinguere i comuni amministrati bene da quelli gestiti peggio».
Chiamparino aveva poi aggiunto che «bisognerebbe rivedere i meccanismi del patto per renderli un po’ più intelligenti»…
Pagliari: siamo la maglia nera. Zannoni: strumentalizzazioni. L’opposizione: «Situazione originata da una politica di bilancio fantasiosa». «Questa situazione è originata da una politica di bilancio fantasiosa, dall’esposizione di entrate improbabili nella loro entità, se non nel loro titolo, e dagli artifizi più diversi. E non si vuole pensare né ai derivati né alle società partecipate». Il capogruppo del Pd Giorgio Pagliari coglie la palla al balzo e dopo la classifica pubblicata dal «Sole 24 Ore» va all’attacco frontale del Comune, parlando di «Parma maglia nera» e chiedendo polemicamente: «Sentiremo ancora parlare del migliore bilancio d’Italia o sentiremo ancora addossare le difficoltà finanziarie esclusivamente alla crisi mondiale e alla manovra conseguente? ». Pagliari invoca poi la necessità di «un vero e proprio soprassalto di responsabilità, di chiarezza e di onestà di analisi», arrivando a chiedere quella che definisce una «operazione-verità », nella forma di un dibattito consiliare, «magari preceduto dal lavoro nella competente commissione e da una relazione del collegio dei revisori che il gruppo Pd chiederà formalmente ». Precisando che non dovrà trattarsi di una «ennesima furbizia, perché, di fronte a quest’ultima, il dissenso sarà netto e deciso fino al punto di chiedere le dimissioni del sindaco e della giunta».
A stretto giro di posta arriva l’altrettanto dura replica del ca­pogruppo di Impegno per Parma, Gianfranco Zannoni. «Passi ­contrattacca l’esponente di maggioranza – che il capogruppo del Pd non capisca i bilanci del Comune, passi pure – anche se è decisamente peggio – che non ca­pisca neppure le tabelle del Sole 24 Ore; ma che Pagliari non comprenda nemmeno ciò che sul quotidiano economico afferma, a caratteri cubitali, il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, autorevole esponente del Pd nonché sindaco di Torino, ha dell’incredibile. Vorrei ricordare a Pagliari che il suo compagno di partito Chiamparino sulle stesse pagine del Sole sostiene che sono proprio le città più dinamiche ad essere più colpite dalla manovra economica e dal patto di stabilità. Le città più dinamiche! Cioè quelle città che promuovono sviluppo ed erogano servizi. Altro che “maglia nera”!». E aggiunge: «A Parma il Pd non si vuole smentire: evoca cataclismi, stravolge, strumentalizza. Questo sta a dimostrare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, quanto evidente sia la differenza tra la nostra esperienza civica ed il vecchio sistema partitico, tra la cultura del bene comune e quella della politica di parte, tra chi ha a cuore gli interessi della città e chi, come il Pd di Parma, è disposto a tutto nella lotta per il potere politico, anche a costo di stravolgere fatti e parole di tutti, persino dei più au­torevoli compagni di partito». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 07/06/2010

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07/06/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta: Edicolanti in festa con la Gazzetta”
Molossi: «L’informazione su carta sopravviverà nell’epoca di Internet. Sempre più attenti ai temi locali». Costa: «La Gazzetta Card una grande innovazione per il giornale, i lettori e i punti vendita».
L’articolo è di Pierluigi Dallapina: “La concorrenza è spietata. La carta stampata, nella quotidiana corsa alla notizia, deve vedersela con mezzi di informazione sempre più rapidi e all’avanguardia, come la televisione, internet, i cellulari, gli smart phone e, come se non bastasse anche l’iPad, che consente di sfogliare le pagine di un quotidiano da uno schermo. «Ciononostante l’informazione su carta continuerà a vivere e le edicole non faranno la fine delle cabine telefoniche», afferma Giuliano Molossi, direttore della Gazzetta di Parma, ai tanti edicolanti ieri sera ritrovati alla Magnani Rocca in occasione del sesto incontro annuale con la rete di vendita, organizzato dalla «Gazzetta» e dalla Fe.Na.Gi/Confesercenti, in collaborazione con l’Agenzia distribuzione giornali Menta.
«La carta stampata resisterà così come ha resistito il teatro all’avvento del cinema – spiega Molossi – il cinema all’avvento della televisione e la tv all’avvento di internet». I giornali, in futuro, non potranno certo contare su una sorta di rendita di posizione o sull’incondizionato attaccamento dei lettori: il pubblico dovrà essere conquistato con un tipo di informazione differente rispetto a quella fulminea garantita da internet. «Dobbiamo innovarci perché non possiamo competere sullo stesso terreno di internet», spiega il direttore, e la strada che dovranno seguire i quotidiani, e la stampa in generale, è quella dell’approfondimento. «Rispetto al blitz israeliano sulle navi dei pacifisti, o alla caduta di Valentino Rossi – assicura Molossi – ci sarà sempre qualcuno che non si accontenterà delle informazioni raccolte su internet. Quei lettori avranno bisogno del giornale».
Anche per la «Gazzetta» vale la stessa regola dell’approfondimento, anche se per lo storico quotidiano locale serve un ingrediente in più per invogliare le persone a spendere un euro in edicola. «Come diceva Baldassarre Molossi – continua il direttore ­dobbiamo puntare sulla parmigianità. E’ necessario sviluppare i temi locali». Una strategia già adottata, come dimostra la presenza dei collaboratori del quotidiano in tutta la provincia. Nella ricerca di nuovi lettori, le edicole si dimostrano un presidio indispensabile, e gli edicolanti quelle «sentinelle» in grado di cogliere per primi gli umori e le impressioni dei lettori. E’ per questo motivo che la «Gazzetta», la Fe.Na.Gi e l’Agenzia Menta anche quest’anno hanno premiato cinque titolari di altrettanti punti vendita con un pc portatile, e hanno conferito una targa a due storici edicolanti del territorio. «Agli edicolanti ­aggiunge Molossi – chiediamo di aiutarci a diffondere l’uso della Gazzetta card e di ascoltare critiche e suggerimenti dei lettori».
Grande sostenitore della card anche l’amministratore delegato della «Gazzetta», Federico Costa che, al contrario, muove una critica all’aumento delle tariffe postali. «Il costo dell’abbonamento aumenterà – spiega – a causa dell’aumento delle tariffe postali deciso unilateralmente dal governo. Questo significa che il costo di consegna di un abbonamento per tutto l’anno è raddoppiato. Per un giornale una situazione del genere è insostenibile». Per fortuna il costo della card resterà invariato. Non nasconde gli effetti della crisi Claudio Melloni, presidente provinciale Fe.Na.Gi, «ma in questo contesto, con tutte le sue negatività, abbiamo la fortuna di avere un punto di riferimento: una vera e propria istituzione nel nostro territorio, cioè la Gazzetta di Parma». Al suo fianco il presidente provinciale della Confesercenti, Corrado Testa, il direttore Luca Vedrini, il segretario nazionale Fe.Na.Gi, Gior­gio Calabrò, ed il segretario provinciale Fe.Na.Gi Ernesto Monteverdi, mentre un ricordo va ad Ileana Dellapina: «La ricordiamo carica di entusiasmo nell’organizzazione di questo evento», aggiunge Melloni. «Occorre dedicare la massima attenzione sui punti vendita per rafforzare la diffusione dei giornali», aggiunge Giancarlo Menta, dell’omonima Agenzia”.
Sull’Informazione: “Marchini rispolvera la regione Lunezia”. «Così la montagna può uscire dalla marginalità».
Si legge: “Per rilanciare la montagna serve un grande progetto bipartisan».A sostenerlo è il consigliere comunale di opposizione di Borgotaro, Rodolfo Marchini (Pdl) che ripropone un vecchio progetto: la creazione di una nuova regione, la Lunezia. «Nei giorni scorsi – dice Marchini
– sono state assunte molte autorevoli posizioni a favore della montagna che suonano una buona sinfonia per tutti coloro che non si rassegnano al declino delle Terre Alte. C’è la proposta del neo consigliere regionale, Gabriele Ferrari, di istituire una delega regionale per la montagna;quella del sindaco di Bardi,Beppe Conti, di decretare le Zone Franche Montane; la riflessione del sindaco di Bore, Fausto Ralli,sull’opportunità di accorpare i Comuni della Valceno in un solo Comune; c’è poi anche la diagnosi del già ministro Fabio Fabbri, sulle debolezze delle aree montane, con relativa e articolata sollecitazione rivolta al Governatore dell’Emilia Romagna, Vasco Errani».
«Sono voci importanti – continua il consigliere – che tutti dovremmo ascoltare, meditare e trasferire in un progetto politico organico a cui sarebbe bene concorrere in modo bipartisan e senza pregiudizi di schieramento politico».
Marchini ricorda poi il progetto della Regione Lunezia, «quella regione che si dovrebbe formare sulla direttrice Tirreno-Brennero, dalla Pianura Padana al Mare Ligure-Tirreno».
«Gli Appennini – spiega Marchini – sarebbero una cerniera centrale: la montagna uscirebbe così dalla marginalità di oggi per assumere una posizione strategica. Non solo potrebbe essere collocata la sede politico-amministrativa di questa nuova regione in montagna, ma la montagna, per la sua bellezza ancora incontaminata, per la sua forza suggestiva e anche per le sue storiche fragilità, potrebbe essere il vero paradigma di una nuova politica regionale».
«Noi dell’Associazione Lunezia,- conclude Marchini -sulla strada tracciata dal grande Ministro Giuseppe Micheli e da tanti altri personaggi politici, siamo pronti a dare il nostro contributo modesto per una lungimirante e importante prospettiva, anche e soprattutto per la montagna». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 04/06/2010

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04/06/2010
h.10.00

Su Polis: Banca Monte, accordo in extremis”.La sfida difficile del nuovo board. Oggi l’assemblea dell’istituto di credito confermerà le scelte. Il vecchio cda si era dimesso 20 giorni fa.
Si legge: “Grande movimento ieri a palazzo Sanvitale, sede della Fondazione Monte. Già dal mattino un andirivieni di auto di notevole cilindrata tradiva il febbrile lavoro di incontri e mediazioni per arrivare alla scelta tanto attesa: gli uomini che dovranno guidare Banca Monte fuori da una nuova secca in cui è incappata.
A metà pomeriggio il consiglio della Fondazione aveva deciso. I sei membri che dirigono l’autonomo ente pubblico hanno accettato le proposte portate dal loro presidente Gilberto Greci per le candidature nel nuovo cda di Banca del Monte spa, che verrà nominato oggi pomeriggio dall’assemblea dei soci. Il rinnovo dei vertici dell’istituto di credito è stato reso necessario dalle dimissioni in blocco del precedente board una ventina di giorni fa, seguite a quelle del presidente della banca Alberto Guareschi, che aveva abbandonato l’incarico alla fine del mese di aprile. Il rinnovo del cda di Banca Monte era stato auspicato dalla banca di Italia al termine di un’ispezione che aveva messo in rilievo una eccessivo utilizzo degli impieghi dell’istituto di credito parmigiano.
La Fondazione, che controlla poco meno del 69% delle azioni della Banca, ha selezionato i sette nomi che porterà all’assemblea. Il primo, Carlo Salvatori, noto banchiere, era certo già da diversi giorni, avendolo designato – sempre il cda della Fondazione – prossimo presidente della Banca. Gli altri consiglieri sono stati indicati da Gilberto Greci di concerto con Salvatori e con il direttore di Banca Monte Gian Paolo Martini in funzione della prossima operazione di ampliamento dell’azionariato richiesta sempre da Bankitalia. Si tratta di Andrea Mora, Eusebio Trombi, Giorgio Cipolla, Ugo Margini, Simona Caselli e Carlo Corradini.
Quest’ultimo è l’unico nome che non fosse già trapelato nei giorni scorsi. Dei sette, tre sono già stati consiglieri della Banca, ovvero Trombi, che aveva lasciato il suo incarico già oltre un anno fa forse proprio perché aveva previsti i successivi sviluppi, Margini e Caselli, dimissionati poche settimane fa. Tranne Salvatori e Cipolla, l’intero nuovo board è formato da persone nate a Parma.
Oltre ai consiglieri scelti dalla Fondazione, il consiglio della Banca si comporrà di quattro consiglieri proposti dai soci di minoranza, che dovrebbero riconfermare gli stessi che già lo componevano prima delle dimissioni: Beniamino Anselmi, Grazia Borri, Giacomo Marazzi e Gianfranco Curti, quest’ultimo probabile nuovo vicepresidente.
Sempre su Polis: “La Montagna e Ferrari esultano. L’Appennino avrà il suo assessore”.
“Il consigliere regionale Gabriele Ferrari ha vinto la sua battaglia: da oggi l’Emilia-Romagna avrà un assessorato dedicato all’Appennino, per la precisione alla Valorizzazione della Montagna.
Lo ha annunciato ieri, poco prima dell’una, il governatore Vasco Errani – disinnescando, così, la mina vagante della risoluzionee firmata dal Pdl – durante l’intervento tenuto nel parlamento regionale per l’illustrazione delle linee programmatiche dei suoi prossimi cinque anni di governo, precisando che la delega sarà affidata nientemeno che alla sua vice, Simonetta Saliera. Il che rende ancora più autorevole la decisione.
Alle stelle la soddisfazione di Ferarri, il primo, proprio sulle colonne di Polis Quotidiano, a chiedere con vigore ad Errani di dotare la Giunta di una figura che al tempo stesso fungesse da raccordo tra tutte le aree tematiche che interessano le terre alte – dalla viabilità alla scuola, passando per lo sfruttamento intelligente delle risorse naturali – e da riconoscimento politico, culturale e amministrativo ad un territorio che fino ad oggi, pur essendo preponderante in Emilia, si è sempre sentito la cenerentola della regione. Una sensazione, tra l’altro, avvalorata dal fatto che i romagnoli avevano da tempo un assessorato specifico per la costa.
«Sono molto contento e felice per la scelta di Errani, che ha riconosciuto il tema della Montagna come centrale per le politiche territoriali – spiega Ferrari –. È significativo, in questo senso, che la delega sia stata affidata alla Saliera, il vicepresidente, con cui ho già avuto modo di confrontarmi, proponendole l’attivazione di un gruppo di lavoro che la affianchi e la aiuti. La parola d’ordine d’ora in poi dovrà essere “coordinamento” tra le varie competenze della Regione.
Da Bologna il tam tam ha risuonato arrivando celere fino a Parma, dove, nonostante l’indifferenza di gran parte del Pd, il partito in cui milita lo stesso Ferrari – non un maggiorente si è speso per benedire l’istanza di un assessorato dedicato all’Appennino, anche se perfino il segretario regionale Stefano Bonaccini sabato scorso aveva fatto capire di non voler “uccidere” sul nascere l’iniziativa , tanti erano stati, al contrario, gli amministratori montani che si erano dati da fare per unire la loro voce a quella del consigliere. E’ soddisfatto, ad esempio, Carlo Berni, sindaco di Bedonia. «Quando ci sono proposte condivise dalla gente, la Montagna porta a casa dei risultati – spiega il primo cittadino, ex presidente della Comunità montana Ovest, in questo senso ben più convinto del suo successore –. Da parte di Errani è giunto un gesto politico intelligente che lascia ben sperare per il nostro futuro. Avere un assessore alla Montagna è importante dal punto di vista politico ma anche culturale. Ora, sindaci, università, imprese non perdano tempo e comincino a proporre contenuti a questa delega. Non posso non evidenziare che quello che è successo oggi (ieri, ndr) è una grande vittoria di Gabriele Ferrari».
Dall’altra parte del parmense, Giordano Bricoli, sindaco di Neviano Arduini e presidente della Comunità montana Est, osserva che «la decisione di Errani è estremamente positiva e conferma la sensibilità della Regione. Come rappresentante della Comunità montana, mi auguro che ora ci possa essere al più presto un incontro con il nuovo assessore. Noi siano disponibili a lavorare da subito». Parimenti, sono pronti «a portare un contributo» anche due consiglieri provinciali, Agostino Maggiali (Pd) e Massimo Pinardi (Idv), firmatari di una nota congiunta. Definiscono «giusta e condivisibile» la mossa del governatore e sollecitano la Saliera a «mettere in agenda un programma di lavoro per costruire proposte su progetti concreti, che tengano conto della specificità del territorio montano della nostra regione, e della nostra provincia, in grado di predisporre un piano organico per il rilancio del territorio appenninico».
«Errani ha fatto una buona scelta – commenta Pier Luigi Ferrari, vicepresidente della Provincia, non certo in buoni rapporti col suo omonimo –, raccogliendo i fermenti degli ultimi giorni arrivati dagli Enti locali. Una scelta avvalorata dal conferimento della delega al vicepresidente della Giunta regionale».
Saluta favorevolmente la nuova delega anche il consigliere della Lega Roberto Corradi, il primo a presentare, due settimane or sono, una risoluzione a sostegno di Ferrari.
«Mi auguro che la neo-delega allo sviluppo della Montagna, di cui apprezzo l’istituzione, possa costituire un’importante occasione per rendere omogenee e continuative le politiche di sviluppo dei territori montani. I 9 milioni di euro annunciati a favore della Montagna, pur se rappresentano solo una goccia nel bilancio della Regione, sono un primo passo nella direzione che da anni auspicavo. Spero siano finiti i tempi in cui la Regione stanziava per i campi nomadi somme doppie rispetto alla Montagna». Dal Pdl, il capogruppo Luigi Villani, anche lui firmatario di una risoluzione per la delega all’Appennino, ritiene l’assessorato alla Valorizzazione della Montagna «una risposta positiva. Adesso, però, vogliamo vedere i fatti e una netta discontinuità con la politica effimera delle precedenti amministrazioni Errani». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 03/06/2010

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03/06/2010
h.11.20

Sulla Gazzetta: 2 Giugno, il prefetto Viana: «Ogni sfida può essere vinta» “
Si legge: “Una festa nella festa: il 2 giugno, il debutto del nuovo prefetto Luigi Viana sulla ribalta della città nel giorno in cui si celebra la Repubblica, ventisette persone che se ne sono andate con un’onorificenza sotto il braccio (quattro commendatori, quattro ufficiali, diciannove cavalieri), e altre nove con una medaglia d’onore al collo (per lo più consegnate alla memoria e ritirate dai familiari). «Un riconoscimento – apre la cerimonia il prefetto – a chi si è contraddistinto nel campo professionale e per la promozione delle attività del volontariato e della cultura, rafforzando i valori sociali, del lavoro e della più alte tradizioni di civiltà che imprimono fortemente lo spirito della nostra Costituzione ». Poi il riferimento alle meda­glie d’onore. «Si vuole ricordare il sacrificio di tanti cittadini italiani, militari, e civili deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto – dice il prefetto – Anche grazie alla loro volontà di non aderire agli eserciti della Germania nazista e alla Repubblica sociale italiana, a prezzo di restrizione delle libertà, è stato possibile riconquistare la democrazia e la pace al termine del secondo conflitto mondiale».
L’inno di Mameli apre la cerimonia, sul palco del Ridotto del Regio anche il vicesindaco di Parma Paolo Buzzi, il vicepresidente della Provincia Pierluigi Ferrari, e diversi sindaci del territorio: «Sono trascorsi ormai 64 anni da quelle cruciali giornate del giugno 1946 – aggiunge Viana – che videro maturare nel nostro Paese cambiamenti e trasformazioni epocali con la nascita della Repubblica italiana. L’Italia che uscì dalla consultazione referendaria era un Paese nuovo che aveva gettato le basi di una moderna democrazia, in un contesto di maggiore unità e solidarietà nazionale». Da «quello spirito costruttivo», secondo il prefetto, bisogna partire «per affrontare le difficili sfide dei nostri tempi, contribuendo al miglioramento della società civile».
Globalizzazione, prospettive di sviluppo, nuove responsabilità. «In ogni ambito della realtà sociale – continua il prefetto ciò che accade in un qualunque luogo del mondo ha ormai dirette conseguenze sulla vita di tutti i giorni: basti ricordare i rapporti con culture differenti, i movimenti migratori delle popolazioni, la criminalità e il terrorismo inter­nazionale, le scoperte scientifiche con le loro applicazioni, i fenomeni climatici e la tutela degli ecosistemi – aggiunge Viana – Anche l’Italia nel panorama più ampio dell’Unione Europea, deve poi affrontare le problematiche del rilancio del sistema economico, dell’efficienza delle amministrazioni, del consolidamento della cultura e della legalità. Ogni sfida può essere vinta, proprio perchè il nostro Paese, forte della pluralità degli interessi e della dialettica delle opinioni, si fonda su un patrimonio comune di valori e di ideali, quegli stessi ideali sanciti dalla nostra Costituzione ».
Una riflessione che il prefetto indirizza ai giovani, «coloro che devono sentirsi parte essenziale della Comunità nazionale, attori responsabili della crescita dei va­lori fondamentali nei quali si identifica la nostra Repubblica».
E’ la volta dei premiati: sul palco del Ridotto sfilano commendatori, ufficiali e cavalieri”.
L’Informazione apre la prima pagina con «Banca Monte dribbla Bankitalia». La Lega Nord denuncia «manovre sospette» contrarie alle direttive.“Pessing della Banca Popolare di Milano su Banca Monte Parma. Dopo il fallimento della fusione con la Popolare dell’Emilia Romagna, il gruppo guidato da Ponzellini non sembra aver abbandonato il suo interesse per l’area emiliana, tanto da studiare un nuovo dossier.
A margine dell’assemblea della Banca d’Italia, lunedì il presidente della Banca Popolare di Milano, ha dichiarato che si potrebbe valutare l’ingresso in Monte Parma una volta che i tempi saranno maturi. Questo potrà avvenire solo dopo che la banca emiliana avrà riunito la sua assemblea, prevista per domani, procedendo al contempo alla nomina di nuovi vertici e avviando la ricerca di un partner che sarebbe sollecitata in qualche modo dalla stessa Banca d’Italia.Intanto nelle ultime ore da ambienti della finanza locale si fanno alcuni nomi per il nuovo cda della banca: Simona Caselli la lady di ferro del Pd in ambito cooperativo, Andrea Margini della Confcommercio, ma anch Andrea Mora ed Eusebio Trombi. Un valzer di nomi che saranno confermati solo domani in assemblea.
Non sembra in discussione la presidenza a Carlo Salvatori già amministratore delegato di Unipol.
Ma all’approssimarsi dell’assemblea la Lega Nord, per bocca del segretario cittadino Andrea Zorandi, avanza l’ipotesi di «manovre sospette» e questo a seguito dei consigli espressi dalla Banca d’Italia dopo l’ispezione di alcune settimane fa. «Proprio la strada indicata da Bankitalia – spiega Zorandi – sembra invece completamente disattesa da quanto sta succedendo nel contesto della dirigenza e della proprietà locale: nella suddetta relazione si legge, infatti, un categorico consiglio di
rinnovare completamente il cda sia della banca che della Fondazione rei di aver mal gestito l’azienda e non controllato adeguatamente i propri dipendenti, oserei dire essersi foderati gli occhi».
Quali sono invece le manovre in corso? «Spostare alcuni consiglieri del cda della banca presso la Fondazione e, al contrario e per compensazione, alcuni consiglieri della Fondazione in Banca Monte o indicare per la nomina esimie personalità, come professori universitari, che, se per cultura sicuramente sono degni della menzione, per esperienza e professionalità specifica non penso siano adatti».
Poi il segretario del Carroccio avanza delle domande che resteranno quasi sicuramente senza risposte: chi sta manovrando il tutto in modo da fare una specie di gioco delle tre carte? Chi sta giocando questa partita pericolosa, dato che molti conoscono sia i peccati che i peccatori?
«Quello che sta succedendo ci sembra un preciso e arrogante affronto non solo alla Bankitalia e al suo governatore, ma a tutti i cittadini,agli investitori privati ed istituzionali,ai soci di minoranza, e ad una forza politica come la Lega Nord che, da sempre, si è espressa in favore dell’indipendenza, della territorialità, dell’autonomia della Banca Monte, e che ha la possibilità di apportare un contributo di uomini e idee sicuramente impegnati e indirizzate al raggiungimento degli obiettivi a corto, medio e lungo termine indicati, a chiare e inconfondibili lettere,dal supremo organo di controllo e valutazione degli istituti bancari italiani:la Bankitalia». (f. s.) 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 01/06/2010

SMA MODENA
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01/06/2010
h.10.20

Sulla Gazzetta il pezzo sull’insediamento del nuovo prefetto di Parma Luigi Viana: «Salvaguardare la sicurezza e difendere l’occupazione». Ieri l’insediamento a Palazzo Rangoni. «Parma città dalle dimensioni ideali».
Si legge: “Il suo vero debutto pubblico non potrebbe avvenire in una data simbolicamente più rilevante: il 2 giugno, festa della Repubblica. «Un giorno importante in cui la cittadinanza si stringe intorno alle proprie istituzioni e vengono consegnati i riconoscimenti a coloro che hanno servito e onorato il Paese».
Luigi Viana, il nuovo prefetto di Parma, parte dalla celebrazione «più istituzionale» per presentarsi e raccontare le prime impressioni sulla nostra città. Definita con entusiasmo «vivibile e godibile».
«Il mio insediamento risale solo a poche ore fa ma già posso affermare che riconosco a Parma la dimensione di una città ideale: non una metropoli ma neppure una piccola provincia. Una realtà adeguata al mio spirito cittadino», sorride ripercorrendo la sua carriera iniziata a Torino e proseguita a Siena, Trieste, Bologna e Piacenza. Dove ha ricoperto l’incarico di prefetto dal febbraio 2008.
«Durante queste esperienze ho conosciuto alcuni dei collaboratori che ora mi affiancheranno qui a Parma e che mi hanno confermato l’impressione di una realtà dove l’operosità e la capacità della classe imprenditoriale hanno consentito una buona tenuta anche in un periodo difficile».
Ovvio il riferimento alla crisi che, secondo Viana ha colpito Parma meno di altre città anche grazie alle caratteristiche delle imprese locali. «Alcuni settori come l’agroalimentare e il farmaceutico risentono meno dell’andamento economico negativo anche se è evidente che esistono delle criticità legate alla diminuzione dei livelli occupazionali. E su questo garantiremo la nostra attenzione insieme a tutti gli attori coinvolti a vari titolo. Ribadendo da subito la nostra massima disponibilità».
Anche se, come è ovvio è il tema della sicurezza a apparire la priorità per il neo prefetto che tuttavia, parla di «alcune situazioni critiche ma certo non irreversibili ». «Occorre però fare squadra, continuando quanto fatto in passato, per difendere la vivibilità quotidiana e migliorare i meccanismi di partecipazione. Se a Parma ancora ci si preoccupa e ci scandalizza per il furto di biciclette è perchè i cittadini non sono rassegnati a situazioni più gravi. Dobbiamo fare di tutto per difendere questo livello buono di vivibilità chiedendo a tutti di contribuire: ecco perchè ai parmigiani dico di aiutarci a garantire la sicurezza».
Un’esortazione, ovviamente, da condividere con le forze di polizia e le istituzioni che il prefetto sta, come vuole la prassi, incontrando in questi giorni per una presentazione ufficiale. In attesa che poi si passi alla fase operativa di confronto quotidiano. «Parma, come altre realtà emiliane, è una città ricca che può attrarre l’attenzione della criminalità. Lo si è confermato in una recente conferenza regio­nale durante la quale però si è anche chiarito che non si hanno riscontri di radicamenti e infiltrazioni. Proprio per questo dob­biamo non solo non abbassare la guardia ma anzi mettere in cam­po tutti gli strumenti conoscitivi per impedire che prevenire problemi per questa città. Il cui tessuto deve restare sano».
Su Polis:Bonaccini, bacchettate alla Lega e apre sull’assessorato alla Montagna”. “Passi che parte del Pd chieda al governatore Vasco Errani di non dimenticarsi della Montagna e di attivare una delega specifica alle terre alte nella sua Giunta. Che, per inciso, ha già l’assessore per la Costa (romagnola). Ma che il sermone arrivi dalla Lega Nord, Stefano Bonaccini, leader e consigliere regionale del Partito democratico, non lo può mandar giù. C’è rospo e rospo e chi conosce Bonaccini giura che l’uomo è uno che non si sfila se c’è da fare a braccio di ferro.
«Alla Lega Nord che oggi tuona a favore della Montagna andrebbero chieste due cose – spiega il segretario –: come mai ha avallato i tagli continui ai Comuni montani e alle Comunità montane di tutta Italia facendo perdere loro finanziamenti e opportunità di sviluppo? Allo stesso modo, la Lega dovrebbe spiegare perché appoggia la riforma della Scuola del ministro Gelmini, la stessa che, se non sarà corretta, porterà alla chiusura di interi plessi nei prossimi mesi. E’ clamoroso che chi ha fatto tutto questo oggi accusi la Regione di non occuparsi della Montagna e della sua gente. Questo è un impegno che abbiamo sempre rispettato e che continueremo a portare avanti. E nelle prossime settimane esamineremo la richiesta di un assessorato con delega specifica».
Parole che faranno piacere ad Agostino Maggiali, consigliere provinciale del Pd, senza se e senza ma al fianco di Gabriele Ferrari nel chiedere all’ente bolognese di proteggere le terre alte. «Dobbiamo spingere perché il governatore Vasco Errani attivi una delega alla Montagna – spiega Maggiali – per due motivi: l’Appennino ha bisogno di coordinamento e di valorizzazione delle sue eccellenze e, inoltre, la Regione deve fare arrivare al Governo il messaggio che la Montagna non è fatta solo dalle Alpi, che sono tanti i territori che hanno bisogno di politiche speciali e mirate. L’esatto contrario di quello che avviene ora, dato che mai come adesso si sono tagliate risorse per la Montagna e si riscontra una insensibilità generale rispetto ai suoi problemi, che sfociano tutti nel rischio dello spopolamento. Basta pensare all’applicazione della riforma scolastica del ministro Gelmini, che rischia di chiudere decine di plessi grazie alla “brillante” adozione degli stessi parametri tanto per la Bassa che per la Montagna».
La Lega Nord, a dire il vero, la scorsa settimana su Polis aveva chiesto anche alla Provincia di Parma di fare quello che parte del Pd – a cominciare dal consigliere regionale Gabriele Ferrari – punta di ottenere a Bologna: la nascita di un assessorato tematico, con la delega che già esisteva ai tempi della Giunta guidata da Andrea Borri e che era affidata a Pier Luigi Ferrari, oggi vicepresidente provinciale.
Maggiali non è d’accordo con questa istanza su scala parmense, perché «in piazzale della Pace non c’è la necessità di attivare una delega. La Provincia è fortemente legata al territorio e ha già dimostrato di mettere tutto l’impegno necessario per i problemi dell’Appennino. Il sistema costituito dalla Provincia e dalle due Comunità montana rappresenta di per sé una forma di garanzia – commenta Maggiali –. Cosa bene diversa sono Stato e Regione che hanno la potestà legislativa, una delle leve migliori per venire incontro ai territori montani. Concretamente, occorre cominciare a lavorare con forti pressioni proprio su questo Governo, che non ha voluto bene fino ad ora alla Montagna e sta tagliando tutto il possibile». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 31/05/2010

SMA MODENA
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31/05/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta: Via Volturno: «O mi dai i soldi o non parcheggi». Posteggiatori abusivi in agguato nel piazzale dell’ospedale: donne minacciate, auto rigate
Si legge: “Attraversi il piazzale uscendo dall’ospedale, e ti avvicinano: «Vai alla macchina?» Se rispondi di sì, subito ti ritrovi seguito da un immigrato (a piedi) che viene a occupare il parcheggio. Chi arriva in auto da via Volturno, poco dopo, si troverà davanti lo straniero, impegnato a sbracciarsi per indicare il posto libero, il parcheggio che da gratuito è diventato «a pagamento». Qui le righe blu non c’entrano, questa è una scena dominata da mani tese (a chiedere soldi, magari proponendo l’acquisto di un paio di calze) e da nervi tesi. Sempre di più, stando alla testimonianza degli automobilisti che spesso ­per questioni di cura o di lavoro ­cercano un posto nel grande parcheggio dell’ospedale Maggiore, affacciato su via Volturno.
C’è chi, tra gli uomini, parla di carrozzerie rigate per ripicca per l’obolo (il balzello) rifiutato. Le donne, invece, si sentono minacciate di persona. «Quel nordafricano mi ha aperto la portiera, infilando dentro la testa. Mi ha sibilato: “Non hai ancora pagato e oggi i soldi me li dai o la macchina non la lasci qui”» ha raccontato un’automobilista. La signora ha pagato: «Avevo paura. Ho pescato dal portafogli le prime monete che mi sono trovata in mano: avevo fretta di togliermi di torno quel tizio così aggressivo ». Scene che sembrano importate da altre città e avvengono quotidianamente in una delle aree più delicate di Parma: il parcheggio (gratuito, in teoria, è il caso di ribadire) accanto all’ospedale nel quale cercano un posto per la loro vettura automobilisti non certo in gita di piacere. Va avanti così da almeno un paio di mesi. E ora è diventata un’abitudine, una sorta di diritto acquisito. Il piazzale (pieno a ogni ora, tanto che alcune auto sostano anche sui marciapiedi) è «presidiato» da almeno tre immigrati: un paio di senegalesi, che sembrano anche i meno aggressivi nelle loro richieste, e un nordafricano, animato da un notevole spirito di «intraprendenza », come ha sperimentato a proprie spese la nostra lettrice.
Tutti comunque abusivi due volte: sia come ambulanti, in giro con sacchetti piedi di calze o di fazzoletti, che come posteggiatori. Di merce non sembra ne piazzino gran che. Più facile per loro fare affari con l’esigenza concreta di chi deve pur lasciare l’auto da qualche parte per andare in ospedale. Quel parcheggio è diventato terreno di co­quista, una miniera di monete.
«Più volte abbiamo chiesto l’intervento delle forze dell’ordine – aggiunge una dipendente dell’ospedale – ma il fenomeno finora sembra sia stato sottovalutato ». Cosa che lei non fa per niente: «Visto che non mi va di subire ricatti, ora mi faccio accompagnare da mio marito». A più voci, a questo punto, si richiede l’impegno di poliziotti, carabinieri e vigili urbani: «Sono soprattutto le donne e gli anziani a essere presi di mira. Perché tollerare questa vessazione? » C’è inoltre chi vorrebbe che il parcheggio fosse guardato da occhi elettronici. «Le telecamere svelerebbero in pochi secondi le manovre dei venditori-parcheggiatori abusivi».
Sempre sulla Gazzetta: “E StopMetro festeggia tra brindisi e goliardia”.
“Ieri si sono dati appuntamento in prossimità di quella che hanno definito «l’unica vera metropolitana leggera di Parma». Gli attivisti di StopMetro, che da circa tre anni si battono per impedire la realizzazione del progetto della metro tranvia nella nostra città, si dicono vittoriosi. A ridosso del trenino nello spazio bimbi del Parco Ducale, scherzano con tanto di brindisi e goliardici sberleffi ai danni dei protagonisti della scena politica locale (tra i giochi del parco si aggira anche un improbabile sindaco, con tanto di maschera cartonata, che, nel bel mezzo dei festeggiamenti, riceve una pungente telefonata dal suo «predecessore »). Celebrano il loro successo, i ragazzi di StopMetro: la decisione di annullare il progetto della metropolitana a Parma.
E lo fanno con una risata, in risposta a «un’amministrazione che – dicono – non ha mai accettato un confronto con la cittadinanza e ha anteposto gli interessi di pochi al bene di tutti». «Oggi siamo qui per festeggiare – spiega Andrea Bui, portavoce di StopMetro – ma cogliamo l’occasione per ribadire la nostra posizione. La metropolitana a Parma avrebbe portato a un indebitamento folle. Un’opera sovradimensionata che non avrebbe tenuto conto delle reali necessità della viabilità cittadina, e i cui costi non sarebbero stati paragonabili ai benefici. Certo quando arrivò la notizia della rinuncia alla metro l’abbiamo accolta con sollievo, anche se dovremmo pagare noi i cocci di questo disastro. Milioni di euro per i risarcimenti alle ditte vincitrici della gara d’appalto e oltre dieci milioni di euro per progettazione e spese». Ora, gli attivisti di StopMetro aspettano l’esito degli esposti fatti Corte dei Conti e alle procure della Repubblica di Parma e Roma, per denunciare alcune «stranezze» all’interno dell’iter progettuale, e chiedono chiarezza”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 28/05/2010

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28/05/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta: Social housing a Stt. Alla fine arriva il via libera”. Maggioranza a favore. No da minoranza, Ubaldi e La Mantia
Il resoconto dei lavori del Consiglio Comunale di Parma è di Gian Luca Zurlini.
Si legge:
“A una settimana del «caso» creato dalla mancanza del numero legale, il consiglio comu­nale ha approvato ieri la delibera che trasferisce a Stt la competenza per la gestione del progetto «Parma social housing» (gli alloggi ad affitti agevolati realizzati da privati) e i 15 milioni di euro previsti per la partecipazione alla società che realizzerà le abitazioni previste dal piano.
Ma se il risultato del voto è stato quello atteso, con 23 «sì» e 12 «no», la seduta è stata comunque movimentata. Alla maggioranza alla fine sono mancati solo i voti di Valdrè (assente giustificata), La Mantia, che non ha votato e di Ubaldi che ha votato «no». Ma il dibattito che ha preceduto il momento della votazione è stato teso, soprattutto durante gli interventi, molto duri verso Stt e il suo presidente, di Ubaldi e La Mantia.
Ubaldi contro Buzzi e Stt
L’ex sindaco, lasciata la presidenza della seduta al «vice» Massimo Iotti è intervenuto sulla «delibera della discordia». E i toni usati sono stati durissimi: «Si parla dell’affidamento a Stt della gestione di un progetto encomiabile del Comune. Io sono assolutamente contrario, perché Stt sta diventando un mostro giuridico-normativo a cui vengono trasferiti poteri immensi che sfuggono al controllo degli organi istituzionali. Al vicesindaco Buzzi, con cui ho lavorato bene per 5 anni, dico che si è iscritto al partito di chi lorda il passato per nascondere le miserie del presente. Le Stu da me volute erano tutt’altra cosa dalla Stt, che, per ammissione non so se dovuta a protervia o a ingenuità del suo stesso presidente Andrea Costa è stata creata per aggirare il patto di stabilità.
Di fatto, però, la Stt è diventata un soggetto politico improprio, fuori da ogni controllo e carico di debiti ormai fuori controllo di cui risponderà il Comune e che rischiano di essere pagati dalla collettività. Per questo dico che bisogna fermarsi fin che si è ancora in tempo e dico no a questa delibera».
La Mantia contro Costa
Contrari alla delibera per l’affidamento a Stt si sono detti anche Guarnieri (Ap), Torreggiani (Pd), Ablondi (Prc) e Biacchi (Idv), mentre La Mantia (misto) ha detto che «il problema non è tanto Stt, quanto il suo presidente Andrea Costa, di cui poco si sa e per il quale il sindaco dovrebbe gara­tire, visto che lo ha scelto lui».
Maggioranza a favore
Zannoni (Ipp) ha replicato che «il progetto è valido e la Stt è una società strumentale che è sotto il controllo del Comune», mentre Pantano ha inviato una nota in serata ricordando che «Stt controlla anche Casadesso e Parmabitare e che a dicembre c’era stato un “sì” unanime sul progetto, per cui a cambiare idea non siamo certo stati noi, ma altri». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 27/05/2010

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27/05/2010
h.10.00

Sull’Informazione: Metro, altra gaffe del Pd sui fondi dell’opera. Raffaele Mariani: «Restino in Emilia Romagna»”.
Si legge: “Pd, c’è chi firma per non dirottare i fondi della metro su Parma e chi, invece, li chiede tutti. Per la città’ «No, basta che arrivino in regione per finanziare altre opere».
Per l’onorevole Raffaele Mariani, infatti, diventa urgente organizzare una conferenza Stato Regioni per la nuova intesa sul finanziamento deliberato dal Cipe. «I 172milioni per la metro di Parma devono restare in Emilia Romagna – ha spiegato ieri – è necessario, per questo, correggere il decreto incentivi che ha revocato il finanziamento statale facendo perdere risorse importanti e che assegna la somma restante, altrove».
Lo ha dichiarato ieri Mariani capogruppo Pd in commissione Ambiente della Camera.«Si tratta di una decisione completamente al di fuori degli accordi quadro stipulati fin dal 2003 fra Stato e Regioni e in violazione delle norme che regolano le reciproche competenze. Con una disposizione
unilaterale del governo viene infatti disposta la revoca di un finanziamento statale già deliberato dal Cipe e di cui la regione non potrà disporre. La decisione è stata presa con un accordo diretto tra governo e Comune estromettendo di fatto la Regione.
E’ necessario quindi – conclude Mariani – non soltanto correggere il decreto ma convocare la conferenza Stato Regioni per definire una nuova intesa al fine di ricollocare i finanziamenti inizialmente previsti».
Sulla Gazzetta: La patron di Miss Italia: «Adesso è la Rai a gestire la vicenda. A Salso noi ci troviamo bene». Salsomaggiore o Jesolo: «la partita» per decidere la sede delle finali di Miss Italia sarebbe tutta in mano alla Rai.
Così almeno lascia intendere Patrizia Mirigliani, patron del concorso di bellezza, che – in vista del rinnovo del contratto, – fa il punto della situazione. In questi mesi a creare le maggiori difficoltà a Salso sarebbe stata proprio la Rai, che ha alzato il «tiro» con una richiesta che si aggirerebbe intorno ad 1 milione e 700 mila euro. Dovrebbe essere comunque ormai imminente la decisione, forse entro una settimana, sulla sede delle finali: se resteranno a Salso oppure migreranno in Veneto. «Le trattative sono difficili: oggi come oggi ancora non sap­piamo ciò che succederà». Così dice, dalle colonne del settima­nale «Diva e Donna» Patrizia Mirigliani in merito all’eventua­le trasferimento delle finali di Miss Italia da Salso ad altra sede. Spiega la patron del concorso: «In questo momento la gestione dei rapporti è tra la Rai e le varie località, non nostra. Ricordo che, quando la Rai firma un ac­cordo, lo fa non solo basandosi su Miss Italia, ma su un intero progetto di comunicazione per la regione interessata. Noi ab­biamo da quarant’anni un rap­porto privilegiato con Salsomag­giore, dove siamo sempre stati bene, e altrettanto buoni rappor­ti abbiamo con il Veneto», dove già si sono svolte le prefinali di Miss Italia e per tre volte le finali di Miss Italia nel Mondo. La pa­tron ha confermato che la de­cisione sulla scelta della sede è imminente e che in questi giorni l’organizzazione è impegnata a preparare la finale di Miss Italia nel Mondo che si svolgerà il 30 giugno a Jesolo.
Intanto sul versante delle trattative Rai, è sceso in campo in prima persona il presidente Emilia Romagna Vasco Errani, che sta seguendo la partita del rinnovo contrattuale cercando di ridimensionare le «pretese» eco­nomiche avanzate dalla tv di Stato. Così come sta seguendo «la partita miss» il collega Luca Zaia, che anche nei giorni scorsi ha ribadito come il Veneto non molli la presa, rilevando però come ad oggi entrambe le regioni abbiano il 50% delle possibilità”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 26/05/2010

SMA MODENA
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26/05/2010
h.09.20

Su Polis: “Fontanellato, il Pd rompe gli indugi. “Il nostro candidato è Altieri”. Più complicata la situazione negli altri comuni che andranno al voto l’anno prossimo. A Salso Tedeschi non ha ancora sciolto la riserva, nel centrodestra in pole il leghista Carancini.
Si legge: “Mancano ancora dodici mesi alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Salsomaggiore Terme, Fontanellato e San Secondo ma i contatti tra i partiti sono già ad uno stato decisamente avanzato. In autunno del resto sarà già campagna elettorale e la stessa si preannuncia lunga e senza esclusione di colpi.
Per ora l’unica candidatura certa è quella dell’attuale vicesindaco di Fontanellato Domenico Altieri, che è stato designato dal Partito democratico nel corso dell’ultimo congresso locale. Altieri si è detto disponibile ponendo come condizione l’accettazione della candidatura da parte degli alleati, ma non dovrebbero esserci grossi scossoni. L’unico dubbio è Rifondazione Comunista, verso cui c’è una apertura. «L’idea – afferma lo stesso Altieri – è mantenere le attuali alleanze allargandole anche alle altre forze politiche di centrosinistra e alla società civile».
Visto che attualmente della coalizione fanno parte socialisti, democratici ed esponenti dei Comunisti italiani, a chi faccia riferimento Altieri è chiarissimo. Purtroppo per lui i rifondaioli, guidati dall’attuale leader del gruppo civico Fontanellato e i cittadini e esponente di primo piano della minoranza Giuliano Morelli, sembrano assai poco disposti ad accettare di salire sul carro comune. Impossibile dire come agiranno, se parteciperanno alla tornata con una lista civica o se, come pare più probabile, rinunceranno del tutto a presentare propri candidati alle elezioni.
Il candidato intanto prosegue i preparativi. «Serve una lista – prosegue Altieri – di buoni amministratori che pensino al bene del paese e guardino al futuro. Per quanto riguarda le opere da realizzare, già questa amministrazione ha iniziato molti progetti che verranno terminati solo dalla prossima. Le nostre priorità saranno ascoltare la gente e portare avanti i progetti iniziati».
Ma non è solo nel centrosinistra che il lavoro ferve. La coalizione di centrodestra quattro anni fa consegnò la lista di candidati con un minuto di ritardo e per questo non poté partecipare alle elezioni, di fatto spianando la strada alla vittoria della margheritina Maria Grazia Guareschi.
Questa volta i seguaci di Bossi e Berlusconi sembrano intenzionati a non ripetere lo stesso errore e hanno già svolto alcune riunioni preliminari.
Tra i nomi possibili, molto gettonato quello del responsabile locale della Lega nord Massimiliano Agrimonti. L’esponente del carroccio era già stato candidato alle scorse provinciali nel collegio Fontevivo – Fontanellato ottenendo un ottimo bottino di voti, con ogni probabilità ora proverà a capitalizzarlo. La tattica tanto dei pidiellini quanto dei seguaci di Alberto da Giussano dipenderà comunque molto anche dal comportamento della destra più radicale. Se i fedelissimi di Francesco
Storace dovessero partecipare con una lista autonoma sarebbero dolori.
Per quanto riguarda Salsomaggiore, il grosso enigma è il comportamento dell’attuale primo cittadino Massimo Tedeschi. Tra poche settimane il sindaco dovrebbe comunicare la sua decisione e scegliere se ricandidarsi nuovamente o meno. Tedeschi è al primo mandato e la legge gliene concede un secondo, si tratta di capire se deciderà di sfruttare o meno questa possibilità.
Nel centrodestra resta invece in pole position il leghista Giovanni Carancini, consigliere provinciale e assessore a Fidenza. Qui i contatti sono volti a formare una coalizione che riunisca al suo interno il PdL, la Lega nord e la lista civica della ex diessina Paola Meccarelli.
Più complicata la situazione a San Secondo, dove il Comune è retto da un commissario prefettizio dopo che le dimissioni della maggioranza dei consiglieri hanno spedito a casa il sindaco comunista Roberto Bernardini. Il centrosinistra si sta ancora leccando le ferite e ben difficilmente riuscirà a trovare una sintesi che eviti dolorose divisioni in vista della tornata del prossimo anno.
Sulla Gazzetta: «No al Wcc: un progetto che va contro la storia» . “Si parla molto del progetto dell’Amministrazione comunale per la creazione di un Wcc, di un grande spazio nella zona di via Budellungo, nel quale saranno ospitati, tra gli altri, molti anziani. Che cosa ne pensa Bruno Rossi, presidente della Fondazione Mario Tommasini?
La Fondazione ha già espresso chiaramente il proprio pensiero.
Per esempio, nel convegno “Quali politiche per gli anziani a Parma?”. Prima della relazione dell’assessore Lasagna, che illustrava questo Wcc, abbiamo ricordato le parole di Tommasini. Due posizioni opposte. E la Fondazione, ovviamente, non poteva stare e non sta che dalla parte di Mario. Ma qui desidero esprimere le mie personali opinioni. Non addossarne la responsabilità sulla Fondazione.
Qualcuno ha detto che il Welfare Community Center, il Wcc, sarebbe piaciuto a Tommasini.
Un progetto che convoglia un grande numero di anziani, e li convoglia ai margini della città, sarebbe piaciuto Tommasini? Io credo che queste parole siano ai limiti del blasfemo.
Che cosa avrebbe fatto piacere a Tommasini?
Il contrario, appunto. Non creare altre isole dove confinare gli anziani. Non tenerli fuori dal contesto della città. Non allontanarli dalle strade, dai quartieri dove hanno sempre vissuto. Mario diceva: “Si chiudono gli zoo e si aprono sempre nuove case di riposo”. E questa non sarebbe nemmeno una casa, ma un insieme di edifici dove andrebbero più di quattrocento anziani.
E’ sicuro che sarebbero più di quattrocento?
Non sono sicuro: potrebbero essere anche di più. Prima di quel convegno, l’assessore, con molta cortesia, accettò di illustrare alla Fondazione e al Borgo, questo Wcc. E disse che gli anziani sarebbero stati, appunto, oltre quattrocento.
Non ricordo la cifra esatta. Non era un dibattito. Era soltanto una presentazione. Avevamo, comunque, fatto alcune domande. E un assistente (credo) dell’assessore aveva aggiunto che gli ospiti avrebbero potuto essere anche di più, magari cinquecento e oltre. Non aveva capito il tono delle nostre domande.
Un tono polemico?
Certo. Ma, guardi, non è la polemica che mi interessa. Vorrei che l’Amministrazione capisse che, con questo progetto, sta andando contro la storia, e, soprattutto, contro l’interesse di vita dei suoi concittadini. So di rischiare il ridicolo, ma lo dico egualmente: io supplico l’Amministrazione di ripensarci. Anche se non ho speranze.
Ma crede che gli anziani stiano meglio nelle strutture dove sono adesso?
No, non lo credo affatto. In quelle strutture vi sono persone (a cominciare dagli infermieri) che meritano molto rispetto. Ma sono prive di mezzi. E gli anziani, anche da lì, come diceva Mario, andrebbero liberati.
E’ quel che fa l’Amministrazione. Abbatte le vecchie strutture.
Sì, ma per concentrare gli anziani, di nuovo, in altre grandi strutture, ai margini della città. Più belle, si dice, e vicine a centri per giovani. E non ho motivo per dubitarne. Ma sempre grandi strutture. Invece di incoraggiare le famiglie, con aiuti concreti, a non abbandonare i loro vecchi. O costruire (o rammodernare) appartamenti all’interno dei quartieri.
Per garantire a tutti, qualsiasi sia la loro età, di avere una casa, non un letto in un ospizio. Una casa in un mondo in cui risuoni la loro vita. Una casa dove si sentano padroni. Assistiti, sì, anche ventiquattr’ore al giorno. Ma dove non siano loro a chiedere il permesso di uscire. Dove siano gli altri a chiedere il permesso di entrare.
Ma non costerebbe di più?
Tommasini aveva dimostrato che si spenderebbe di meno. In ogni modo, diceva, le persone, a qualsiasi età, hanno un valore, non un prezzo. Lo diceva dopo aver combattuto tutta la vita per far riconoscere a tutti il loro valore. Abbattendo le sbarre dei manicomi, chiudendo le carceri minorili, chiudendo il brefotrofoio, facendo abolire le classi differenziali, aprendo le scuole e le fabbriche ai disabili. Liberando tutte le persone che avevano bisogno, e diritto, di essere liberate. Se la “parmigianità” non fosse un modo di dire, ma un carattere autentico, la città non permetterebbe che i suoi vecchi siano messi ancora una volta in un ghetto”. 
Nulla da segnalare sull’Informazione.


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 25/05/2010

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25/05/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta, Libè: «Enti locali, no a nomine di esterni nelle spa controllate»
«L’Udc presenterà mercoledì (domani ndr) un disegno di leg­ge in cui propone che tutti gli amministratori delle società controllate dagli enti locali, come comuni e province, siano scelti tra funzionari degli enti stessi oppure fra i consiglieri eletti, senza percepire gettoni di presenza».
L’annuncio è del deputato parmigiano Mauro Libè, che assieme a Casini e Galletti è il firmatario di questa proposta che «va ­spiega Libè – nella direzione di garantire un effettivo risparmio di fondi per le casse degli enti locali. Il risparmio che si potreb­be realizzare approvando questa legge sarebbe davvero consisten­te, perché non va dimenticato che molto spesso gli amministratori delle società di scopo, individuate oggi quasi sempre fra persone esterne, percepiscono somme comprese fra i 50 e i 100 mila euro annui».
Per il parlamentare parmigiano, inoltre, «questa norma raggiungerebbe anche un altro scopo. Affidando gli incarichi a persone interne agli enti o comunque a politici eletti nelle istituzioni locali si otterrebbe anche un maggiore controllo effettivo delle strategie e delle scelte di tutte le società controllate, che oggi in molti casi agiscono quasi come entità autonome».
Il disegno di legge sarebbe così «un incentivo all’efficienza delle società partecipate sia sul fronte della riduzione dei costi passivi che su quello dell’efficienza del loro funzionamento. Anche perché – prosegue Libè – non va dimenticato che lo scopo di queste società è di offrire servizi migliori a costi comunque non elevati. Questo spesso oggi non avviene proprio a causa degli stipendi elevati pagati agli amministratori e allora a quel punto non si capisce perché non si debbano affidare i loro compiti direttamente a dei privati ». L’auspicio dell’Udc è che «questa proposta venga recepita dal Governo perché – conclude Libè – darebbe sicuramente risultati molto più concreti rispetto al taglio dei gettoni dei consiglieri degli enti locali».
Sull’Informazione, Buzzi: «Stu create da Ubaldi». Replica all’ex sindaco: allora andavano bene, perché oggi no?
Si legge: “La holding Stt, altro non è se non la unificazione di società di scopo promosse, dall’allora sindaco Ubaldi,esattamente per gli stessi motivi per cui Stt stessa è nata. Non erano un “Comune parallelo”o una “esternalizzazione dei debiti”allora,come non lo sono oggi».
Paolo Buzzi, in qualità di assessore alle Società di trasformazione urbanistica, non ci sta alle dichiarazioni di Elvio Ubaldi e rispedisce all’ex sindaco una piccata replica.
«Si tratta di società con una struttura finanziaria autonoma create dall’ex sindaco Ubaldi come strumenti dedicati alla più agile gestione e realizzazione dei grandi nuovi progetti (della nuova Stazione, della nuova sede Efsa, della riqualificazione del quartiere Pasubio ecc.), strumenti che permettevano di muoversi con maggiore flessibilità per recuperare efficacia e economicità gestionali.
Una strategia che ha dato risultati e continuerà a darne in futuro – sottolinea Buzzi – bisogna precisare però che Stt è stata costituita solo nell’agosto del 2009 e che quindi l’esposizione finanziaria, che Ubaldi indica come così pericolosa, deriva per la grande maggioranza da progetti e interventi della stessa amministrazione Ubaldi. Debiti fatti per investimenti utili alla città, intendiamoci, ma non fatti da questa Amministrazione».
L’assessore alle Società di Trasformazione Urbanistica ricorda che prima del 2009 pesava sul Comune la stessa situazione finanziaria delle società partecipate poi raccolte in Stt. E aggiunge che «fu infatti Ubaldi a dare il via alla politica della “Città cantiere”, ovvero dei grandi progetti destinati a far crescere il livello e il ruolo della città».
In pratica una politica di trasformazione della città che l’amministrazione Vignali ha proseguito, sottolinea, nel segno della continuità. «Perché sostenere che questa situazione sia spuntata all’improvviso con Stt? », chiede Buzzi,il quale prosegue mal celando una sottile ironia:«Desideriamo tuttavia tranquillizzare l’ex sindaco:i progetti (e l’esposizione) ereditati sono e saranno gestiti nel rispetto degli indirizzi e indicazioni deliberati dal Comune dato che il Comune è socio unico di Stt e la società, così come le società partecipate del gruppo,operano sulla base di convenzioni che vengono approvate dal Consiglio comunale».
Per quanto riguarda le considerazioni di Standard & Poor’s, l’assessore invita ad osservare che è chiaro che la valutazione del gruppo Stt non possa prescindere dalla situazione del Comune di Parma, che «è non solo socio unico ma anche committente unico della società e dei suoi progetti».
E ricorda che lo stesso Ubaldi ha, in svariate occasioni, parlato favorevolmente di “modello Parma” riferendosi proprio a questi nuovi strumenti per la trasformazione del territorio,capaci di sopportare autonomamente il debito attraverso una capacità di investimento in grado di generare redditività. «Come Ubaldi ha tante volte giustamente sostenuto, questi sono tra i pochi strumenti che possono permettere a un’amministrazione di sostenere progetti ambiziosi in tempi accettabili per i cittadini – conclude Buzzi – e come tali sono al centro dell’attenzione di numerose amministrazioni.
Quotidianamente infatti siamo interpellati da altri enti che vogliono studiare il “modello Parma”su questi temi. Proprio il “caso Parma”sarà trattato in prossimo libro pubblicato da Maggioli sul partnernariato pubblico-privato». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 24/05/2010

SMA MODENA
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24/05/2010
h.09.40

Sulla Gazzetta: “Partito della nazione, centristi con nome e simbolo nuovi simbolo nuovi”.«Rinnovamento necessario. Addio scudo crociato? Sacrificio che si può fare».
Si legge: “Il percorso verso un nuovo soggetto politico è iniziato con la «tre giorni» di Todi, appena con­clusasi, in cui l’Udc ha chiamato a raccolta il proprio popolo per cominciare a porre le basi di quello che potrebbe essere il fu­turo Partito della nazione. Nella cittadina umbra era presente anche una delegazione di Par­ma, capitanata dall’onorevole Mauro Libè. «Sosteniamo da tempo – spiega – che serve una politica per il Paese più realista, una politica di grandi riforme che non è stata fatta. Noi voglia­mo dare un contributo ulteriore, facendo un atto di generosità po­litica e rinunciando al nostro partito, andando oltre e aggre­gando tutte quelle forze politi­che e soprattutto quelle persone che hanno l’ambizione di dare un segnale nuovo all’Italia». Per Libè il nuovo partito dovrà pri­ma di tutto «avere la forza di unire il Paese, che è già troppo diviso», e mettere al centro i gio­vani: «Casini ha lanciato l’idea di un patto generazionale, nel senso che vogliamo che i giovani costruiscano con noi questo nuovo partito, che parte da una serie di valori che abbiamo, ma che vuole unire anche valori li­berali e repubblicani». Libè ri­badisce che «non vogliamo en­trare in questo governo, ma sia­mo disponibili a lavorare insie­me sulla manovra finanziaria e sulle riforme economiche».
Di «un nuovo partito che non sia un restyling del vecchio» par­la l’assessore del Comune di Par­ma Giuseppe Pellacini, anch’egli a Todi. E aggiunge: «Conside­riamo il bipolarismo un’espe­rienza finita, è ora di dare rispo­ste concrete e serie, di pensare alle riforme e di tentare di fare partire l’Italia: per questo c’è bi­sogno di un cambiamento, coe­sione e grande responsabilità».
Federico Giordani, assessore a Soragna, spiega: «Vogliamo costruire un partito moderato più ampio, vogliamo crescere e diventare decisivi». E se per fare questo bisognerà rinunciare allo scudo crociano, «è un sacrificio che si può fare, pur mantenendo fermi valori, ideali e riferimenti della Dc e dell’Udc».
Per Valerio Cipolla, consiglie­re comunale a Fontevivo, «il se­minario di Todi conferma ciò che è stata la linea politica degli ul­timi anni dell’Udc: un’autono­mia volta a superare il biparti­tismo, proponendosi come terzo polo. Per fare questo è necessaria la trasformazione del partito, per attrarre forze che si riconoscano in un disegno centrista».



                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 21/05/2010

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21/05/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta: «Parma social house»: salta la delibera da 15 milioni. «Bocciatura» inattesa per le diverse assenze nelle fila della maggioranza. Si legge: “Era già accaduto altre volte, ma ieri sera il colpo accusato dalla maggioranza è stato davvero di quelli destinati a lasciare un segno pesante. Il consiglio comunale si è infatti concluso con la clamorosa e inattesa mancata approvazione di una delibera che «consegnava» alla tanto discussa Stt la gestione del progetto «Parma social house», per la mancanza del numero legale. Al momento in cui il vicepresidente del consiglio comunale Franco Cattabiani che presiedeva in quel momento la seduta ha dato il «via libera» al voto, la minoranza è uscita silenziosamente dall’aula, mentre alla maggioranza, che soltanto pochi minuti aveva ottenuto senza problemi 23 «sì» per approvare una variazione al bilancio 2010, si è trovata clamorosamente senza il numero legale: soltanto 19 sui teorici 26 consiglieri di cui dispone hanno infatti digitato il «sì» e così la seduta è stata sospesa per mancanza del numero legale, che corrisponde alla metà più uno dei 41 consiglieri, vale a dire 21.

Una «bocciatura» inattesa
La non approvazione della delibera, che era l’ultima della seduta, è difficilmente considerabile come un incidente di percorso, visto che per tutto il resto della giornata i consiglieri di maggioranza avevano assicurato una presenza che andava oltre il numero legale nonostante l’assenza giustificata e annunciata a inizio seduta di Giovanna Michelotti e Giovanni Ricci. E dopo un infuocato dibattito era stata anche approvata una variazione di bilancio con 23 voti a favore e 11 «no» (ai due assenti «giustificati» si era aggiunta l’uscita di un altro consigliere). Il tempo per l’assessore all’Urbanistica Francesco Manfredi di presentare la delibera, di Franco Bertorelli (Ipp) di illustrare le ragioni del «sì» alla delibera, di Carla Mantelli (Pd) di esporre i dubbi sulla «sovrapposizione ormai senza limiti fra Stt e il Comune » e di Zannoni di illustrare un emendamento mirante a rafforzare il ruolo di controllo del Comune e si è arrivati al «patatrac» senza preavviso. Con la minoranza assente, erano solo 19 i consiglieri rimasti in aula, in quanto nel frattempo alla maggioranza erano venuti a mancare anche le presenze di Ubaldi, La Mantia, Pantano, Moine e Valdrè, tutti usciti nel frattempo. E così, fra lo sconcerto di alcuni consiglieri e la rabbia di altri, fra cui quella del sindaco Pietro Vignali, si è consumato uno «strappo» che non è sembrato del tutto casuale, visto che l’oggetto del contendere era la Stt presieduta da Andrea Costa.

Il comunicato della minoranza
I capigruppo di opposizione Pagliari (Pd), Biacchi (Idv), Ablondi (Prc) e Guarnieri (Ap) hanno in serata diffuso un comunicato congiunto in cui si scrive che «L’incapacità della maggioranza di garantire il numero legale sulla delibera relativa all’affidamento a Stt dell’interven­to “Parma Social Housing” è chiaramente il segno di un dissenso interno: un segno di vera crisi non sulla singola scelta, ma più complessivamente politica. Si prenda atto, quantomeno, perché questo impone la lettura politica dei fatti, che Stt (il simil-modello parmense di Protezione Civile Spa) è un’operazione da cancellare e non da imporre alla città – è la conclusione delle minoranza – contro i suoi interessi». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 20/05/2010

SMA MODENA
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20/05/2010
h.09.00

Sulla Gazzetta: “Il decreto è legge Libè: dalla Soliani proposta irrealistica”. Si legge: “Da ieri sera il decreto incentivi, che contiene anche lo stanzia­mento di 72 milioni a favore del comune di Parma «stralciato» dagli originari 172 milioni destinati alla realizzazione della metropolitana che non verrà più costruita, è diventato legge. Il Senato ha infatti approvato con un voto di fiducia il decreto del Governo con 163 «sì» e 134 «no». Ora si tratta dunque di vedere quando i fondi promessi potranno arrivare al comune di Par­ma.
Intanto ieri sull’argomento metropolitana aveva parlato il deputato parmigiano dell’Udc Mauro Libè: «Non avrei avuto problemi a sostenere l’emendamento presentato dalla senatrice Soliani per l’arrivo a Parma di tutti e 172 i milioni di euro previsti come finanziamento per la metropolitana. Sono però convinto che tutti questi fondi in realtà non siano disponibili e quindi, più realisticamente, ritengo che si possa già conside­rare un grande successo se la nostra città potrà alla fine disporre dei 72 milioni previsti dal decreto legge approvato dal Senato».
Alla domanda su quali siano le possibilità di vedere arrivare questi fondi per la nostra città Libè è ancora più esplicito: «E’ chiaro ed evidente a tutti che in questo momento le risorse sono scarse e tutti cercano di accaparrarsele. Per quanto mi riguarda sono un deputato di minoranza, ma come Udc abbiamo scelto di attuare fin dall’inizio di questa legislatura un’opposizione ragionevole. E per questo motivo affermo fin d’ora che, anche se non posso essere contrario in linea di principio all’emendamento annunciato dalla senatrice Soliani, ritengo positiva la proposta presentata dal Governo che porterà a Parma 72 milioni di euro».
Il deputato centrista non ha neppure esitazioni a motivare questa sua posizione: «Io ritengo che la politica debba anche e soprattutto in momenti come questi essere realistica. E penso che sia solo demagogia aver pensato di poter fare arrivare a Parma l’intero stanziamento che il Cipe aveva previsto per la metropolitana, perché è evidente che le necessità sono molteplici e quindi, con i chiari di luna che corrono, sarà già un ottimo risultato poter con­tare sui 72 milioni stabiliti dal testo della legge». Quanto all’iniziativa della Soliani, Libè sottolinea in particolare una questione: «Fermo restando che non sarei stato certo contrario all’arrivo dell’intera somma in città, sono però altrettanto convinto che sia inutile chiedere di più per poi farsi dire di no e quindi sfruttare questa decisione per criticare il Governo. Io sono all’opposizione e conosco bene le “iniziative-spot” che sono una prerogativa particolare di questa maggioranza, ma non mi piace l’idea che anche chi è in minoranza ceda alla tentazione di questo tipo di strategia. Per quanto mi riguarda sono sempre pronto ad approvare proposte che vadano a favore di Parma, da qualunque parte politica provengano, ma ribadisco che la condizione essenziale è che siano effettivamente praticabili. E questi 72 milioni rappresentano un obiettivo importante per la città e per il sindaco Vignali che li ha ottenuti».
Su Polis in prima pagina:Protesti e disoccupazione: radiografia della città”. “In 12 mesi contestati assegni e tratte per 24 milioni, ma alla fine del 2009 il trend si è invertito”.
Sempre su Polis: “Montagna a muso duro contro Errani. “Vogliamo l’assessore all’Appennino
Dai principali centri in cui abitano oltre 25 mila persone parte un chiaro segnale al governatore dell’Emilia-Romagna. Bricoli (Neviano): “E’ il momento delle scelte strutturali”. Conti (Pdl, Bardi): “Ora lanciamo una proposta bipartisan. Le frane non hanno colori politici.
Sull’Informazione un’intervista al rettore dell’Università, a dieci anni dalla sua elezione. Ferretti: «Tempi duri per l’Università». Dai tagli alla fuga dei cervelli, bilancio di dieci anni di Ateneo. L’appello: più collaborazione con le istituzioni”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 19/05/2010

SMA MODENA
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19/05/2010
h.09.50

Su Polis: “Parma, beau geste della Regione. Ecco i finanziamenti promessi”. A scrivere è Lorenzo Pietralunga: “In anno di dialogo col parmense, coi suoi sindaci, la sua Provincia, tutte le altre istituzioni – a partire dall’Università – e le associazioni di categoria. La Regione aveva promesso di non restare chiusa in una torre d’avorio e di comune accordo con questi soggetti ha elaborato una sintesi che porterà in dote al territorio risorse pubbliche per 80 milioni di euro destinate a dare un futuro solido nel solco della ricerca scientifica alla tradizione agroalimentare locale col Tecnopolo al campus, a portare aree produttive ecologicamente attrezzate – da lla Spip a Ugozzolo fino a Fidenza nella ex Carbochimica, destinata a diventare un incubatore per imprese innovative e centro servizi” –, a ridisegnare interi quartieri del capoluogo, a sostenere la cultura e l’ambiente. Risorse che consentiranno di realizzare investimenti per circa 110 milioni di euro. Solo a Parma si fermeranno 29 milioni di euro, che coi tempi che corrono non sono bruscolini.
Tecnicamente si chiama Intesa per l’integrazione delle politiche territoriali ed è stata siglata ieri in Provincia dal governatore Vasco Errani, dal presidente Vincenzo Bernazzoli e dai vari amministratori coinvolti.
[…] A rappresentare Parma non è venuto il sindaco Pietro Vignali, atteso da buona parte del parterre istituzionale, ma il suo vice Paolo Buzzi, esponente di quel Pdl che periodicamente accusa la Regione di discriminare il capoluogo a favore della Romagna o di Bologna.
Da qui il famoso ritornello della “Regione matrigna” o del “bolognocentrismo”. Buzzi, a conti fatti, porta a casa 29 milioni spalmati su una serie di interventi importanti.
Primo: il Tecnopolo da 5 mila metri quadrati (pagato con 13 milioni pubblici che consentiranno investimenti per altri 23 milioni) al Campus universitario. Opererà nei settori dell’agroalimentare, delle scienze della vita e nelle tecnologie per la salute.
Secondo: la realizzazione dell’Area produttiva ecologicamente attrezzata nel quartiere artigianale Spip.
Terzo: l’asilo nido di San Pancrazio, la riqualificazione urbana della zona Nord-Ovest (il quartiere
San Leonardo, per capirci) e dello storico Oltretorrente, culla della parmigianità, oggi zona di un melting pot non funzionante. Opere pagate con 8,5 milioni di fondi Fas regionali, a fronte di un investimento complessivo di 17 milioni. Quarto: col programma speciale d’area per il sostegno all’insediamento di Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) arrivano a Parma e provincia altri 8,8 milioni regionali (27 milioni gli investimenti liberati), spesi per migliorare l’offerta congressuale della città capoluogo – con la Sala Ipogea nel centro congressi di collegamento all’Auditorium Paganini; il recupero del padiglione Nervi –, oltre che per completare il palazzo dei congressi e il Teatro Nuovo a Salsomaggiore.
Buzzi ringrazia, plaude all’intervento di Errani e riconosce che «ben volentieri accettiamo il contributo della Regione».
Sulla Gazzetta: “Il movimento civico del sindaco nasce il 12 giugno”. Si legge: “Il movimento civico che farà capo al sindaco, Pietro Vignali, sta prendendo lentamente forma e ha già una data fissata per la «nascita» ufficiale: sarà sabato 12 giugno all’Auditorium Paganini. Una sede alla quale si è iniziato a pensare dopo che le adesioni sono arrivate più numerose del previsto e, in base a un primo consuntivo, sono già circa un migliaio i cittadini che hanno manifestato l’intenzione di aderire alla nuova formazione civica.
Il punto sulla situazione del nuovo movimento civico è stato fatto ieri pomeriggio al «Tre Ville » durante una riunione alla quale hanno partecipato un centinaio di persone fra assessori, consiglieri comunali e di quartiere e componenti delle società partecipate che fanno capo al Comune. E’ stato proprio Vignali a sottolineare con soddisfazione il cammino che sta portando alla nascita del nuovo movimento. Per quanto riguarda il nome e il simbolo non è an­cora stato deciso nulla, ma è certo che scomparirà ogni possibile riferimento a Civiltà parmigiana, a partire dalla campana e dunque sarà completamente diverso da quello scelto poco più di un anno fa per «Civiltà per Parma», destinata a confluire nella nuova formazione.
Fino all’assemblea del 12 giugno sarà un direttivo provvisorio a portare avanti l’organizzazione dell’attività preparatoria, mentre in occasione della riunione di fondazione verrà sancito il ruolo di Vignali, che sarà il leader del movimento, ma sarà affiancato da un coordinatore, ruolo per il quale fino ad ora sembra essere in «pole position» l’asses­sore al Welfare Lorenzo Lasagna. Sarà inoltre nominato un consiglio che raggrupperà tutte le «anime » dei «civici», visto che, oltre alla «vecchia guardia» ex ubaldiana sembra certo anche il ruolo di primo piano di molti giovani legati alla giunta Vignali”. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 18/05/2010

SMA MODENA
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18/05/2010
h.08.10

Su Polis: Provincia, il rimpasto è vicino. Tosi, Bricoli e Berselli in pole”. “Un posto tocca al Pd e nel totonomi volano il numero uno di Emiliambiente, il sindaco di Neviano (indipendente) e il presidente del Consiglio provinciale. Per la poltrona spettante alla sinistra, il Psi punta i piedi e non molla”.
Si legge: “Ancora pochi giorni e il presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli, potrebbe ufficializzare il restyling della sua Giunta, approntato dopo le dimissioni dei due ex assessori Gabriele Ferrari (Pd) e Gabriella Meo (Verdi), eletti in Consiglio regionale.
Trattenute inizialmente per sé le loro deleghe – rispettivamente, Protezione civile/Sicurezza e Parchi/Turismo –, Bernazzoli annuncerà entro la fine di questo mese o, come dice radio Palazzo, sempre bene informata, all’inizio di giugno, i nomi delle new entry. Due, per la precisione, che riporterebbero l’esecutivo dell’ente di piazzale della Pace a dieci effettivi.
Per la quota spettante al Partito democratico, formazione cui appartiene lo stesso presidente, un elemento in particolare ha messo gli osservatori sul chi vive: la richiesta di un parere avanzata dalla Provincia alla Corte dei Conti, circa il trattamento economico per un eventuale nuovo assessore attualmente in forza ad una società partecipata.
Come in una sorta di “Indovina chi?”, la cerchia si è ristretta attorno a pochi papabili, tra i quali il più in quota risulta essere il consigliere provinciale Amedeo Tosi, fidentino, attualmente presidente di Emiliambiente, la società pubblica che si occupa del servizio idrico integrato nella Bassa Ovest. Un nome importante e spendibile anche in virtù di un pizzico di prospettiva: l’esperienza (eventuale) in Provincia potrebbe garantire a Tosi l’opportuna visibilità e l’autorevolezza per potersi candidare a paladino della riscossa del centrosinistra a Fidenza, la roccaforte per definizione, capitolata nel 2009.
A dire il vero, nel totonomi figura anche un indipendente, Giordano Bricoli, sindaco in carica a Neviano Arduini e giunto praticamente alla fine del suo secondo e ultimo mandato: nel Comune che governa si voterà l’anno prossimo. Dicendo addio alla fascia tricolore, Bricoli, in virtù della nuova normativa vigente, non potrebbe più fare nemmeno il presidente della Comunità montana Est (che guida attualmente) e la cosa non lascia indifferente il Pd, che in Bricoli riconosce un amministratore giovane e capace.
Attenzione alle incognite, però. Chi non ha mai nascosto di voler fare l’assessore è Meuccio Berselli, Pd, ex sindaco di Mezzani e al momento presidente del Consiglio provinciale. Già nel 2009, appena dopo il voto che vide riconfermato Bernazzoli alla guida di piazzale della Pace, i sindaci della Bassa Est firmarono un documento a supporto della causa di Berselli.
Berselli sta sempre più stretto nel ruolo dell’arbitro del parlamentino e, come ha detto a chiare lettere su Polis Quotidiano, medita un ritorno a tempo pieno (e, ha assicurato, non polemico) alla sua professione di geologo.
Questo è ciò che bolle in casa Pd. Ma, non va dimenticato, i posti in Giunta sono due. Il secondo lo reclama il cartello elettorale che nel 2009 si chiamava La Sinistra: raggruppava le schegge in libera uscita da Rifondazione, oltre a Verdi, Socialisti e Sd. L’assessore Meo ha rappresentato fino ad oggi La Sinistra in Giunta ma ora, con la sua partenza per Bologna, si apre il problema della successione. Escludendo che “il supplente” tocchi ancora al Sole che ride, chi davvero ha fatto lampi, tuoni e saette per l’ingresso nella stanza dei bottoni sono i socialisti del Psi, nonostante possano già contare sull’Agenzia affidata alla fontevivese Raffaella Pini. Lo hanno detto da prima del voto per le regionali, sostenendo l’esistenza di un accordo benedetto addirittura dallo stesso governatore Vasco Errani. Bernazzoli, si sa, non è tipo da cedere ai diktat e, tanto meno, può e vuole acconsentire alla creazione di un precedente pericoloso: chi fa la voce più grossa non necessariamente deve essere accontentato. Il nodo Psi resta, comunque. E tra tutti gli eredi di Craxi non è tanto il segretario Francesco Castria chi può tentare l’allungo ma il medesanese Gianpaolo Cantoni, ex assessore in Comunità montana Ovest e paladino dell’orgoglio socialista, in nome del quale promette ai cugini
riformisti del Pd una lotta senza sconti in nome della pari dignità.
Sulla Gazzetta: “Caso Bonsu, il Comune parte civile”. Accolta dal gup la richiesta di costituirsi contro i vigili presentata dal nuovo legale nominato dalla Giunta
Si legge: “Il Comune ammesso come parte civile nell’ambito del processo Bonsu. Dopo due ore e mezzo di camera di consiglio il gup Maria Cristina Sarli ha accolto la richiesta di costituzione quale parte civile presentata dal legale Pier Luigi Collura nel corso dell’udienza preliminare del processo ai dieci vigili coinvolti nel pestaggio di Emmanuel Bonsu.
La richiesta avanzata dal nuovo legale del Comune – che ha sostituito Antonino Tuccari il quale ha rinunciato al mandato dopo la decisione dell’amministrazione di non risarcire i danni al ragazzo in fase di udienza preliminare – è stata osteggiata da tutti gli avvocati dei dieci vigili coinvolti e dai legali di parte civile dei Bonsu. A loro giudizio, infatti, la costituzione dell’amministrazione comunale come parte civile è incompatibile a causa del doppio ruolo che verrà ad assumere: quello di soggetto danneggiato e quello di responsabile civile che il Comune già ricopriva.
Il Gup, con un’ordinanza frutto di una lunga decisione in camera di consiglio, ha invece ritenuto compatibile il doppio ruolo in giudizio sulla scorta di una precedente decisione in tal senso assunta nell’ambito di un procedimento risalente a qualche mese fa, quello relativo al processo all’ex vigile Giuseppe Di Filippo, condannato in primo grado lo scorso novembre per peculato e omissione di atti d’uf­ficio. L’ex vigile, era stato anche condannato a versare 10mila euro di risarcimento al Comune, difeso in quel caso dall’avvocato Carmelo Panico, che si era costituito parte civile, ma allo stes­o tempo era stato citato come responsabile civile. Un precedente citato da Collura, come altri presenti in giurisprudenza.
«Non è incompatibile a mio modo di vedere la doppia veste che il Comune ricoprirà nel processo – ha spiegato al termine dell’udienza l’avvocato dell’amministrazione – in quanto il Comune ha certamente subito un danno di immagine ingente. Il corpo dei vigili urbani porta il gonfalone del Comune, ha un ruolo importante ed è stato infangato sulla stampa internazionale, nazionale e locale da questi fatti gravissimi. Il pm nel corso della requisitoria ha portato solo una minima parte degli articoli che hanno fatto apparire Parma una città razzista. Il danno d’immagine per la città è evidente. Nel giudizio sono stati prodotti circa 450 articoli di stampa che riportano il caso di Emmanuel Bonsu. Sono convinto che esista una frattura tra quanto contestato ai singoli che sono accusati di reati che esulano dalle responsabilità tipiche di un pubblico ufficiale. Ci sono tante cose che dovranno essere filtrate nel corso dell’attività dibattimentale. Parma è stata certamente danneggiata da questa vicenda e per Parma intendo tutti i cittadini, il Corpo dei vigili e tutti noi. Se ci sono comunque delle responsabilità della pubblica amministrazione – ha conclu­o Collura – questa siate sicuri che pagherà». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 17/05/2010

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17/05/2010
h.11.30

Sulla Gazzetta l’articolo di Marco Federici:
“Metrò, decreto approvato alla Camera: 72 mln a Parma”. Fissato il tetto massimo per il risarcimento alle imprese: 13 milioni.
Si legge: “La prima tappa è archiviata: il decreto che cancella la metropolitana di Parma è stato approvato alla Camera. Ora dovrà passare in Senato, ma chi siede in parlamento assicura che il testo è blindato: non ci sarebbero più i tempi tecnici nemmeno per modificare una virgola. La conver­sione in legge, infatti, deve concludersi entro il 25 maggio, ovvero due mesi dopo essere stato emanato dal Consiglio dei ministri. Dunque una questione di giorni. E il testo approvato di recente dai deputati, secondo quanto trapela dal Comune, fa chiarezza sui tempi e sui modi dei finanziamenti destinati a Parma: dei 172 milioni di euro stanziati dallo Stato per il metrò, l’amministrazione comunale – di fatto – incassa circa 72 milioni, mentre il risarcimento a Metro Leggera (la società che si era ag­giudicata l’appalto, costituita da Pizzarotti, Coopsette e Ccc) non potrà superare i tredici milioni di euro: questo il tetto massimo stabilito.

Il maxi-emendamento
Andiamo per ordine. Il maxi- emendamento presentato dal governo, e approvato con la fiducia dall’aula, fa riferimento al­l’accordo che Metro Parma (la società partecipata dal Comune inizialmente incaricata di realizzare l’opera) dovrà trovare con Metro Leggera per stabilire il risarcimento. Nel caso in cui la transazione, si legge appunto nel testo approvato, «non sia stipulata entro trenta giorni dalla entrata in vigore della legge», viene comunque «accantonato, ai fini innanzitutto della transazione, l’8 per cento della quota parte.

I finanziamenti
Calcolatrice alla mano, secondo quanto dicono i beninforma­ti, a Metro Leggera al massimo dovrebbero andare – come detto – tredici milioni di euro, ovvero l’8 per cento di 172 milioni. Poichè il decreto prevede che il 50 per cento del finanziamento statale venga destinato al potenziamento del sistema portuale italiano, al Comune resta il 42 per cento, 72 milioni circa. Nel caso in cui la transazione portasse ad un accordo inferiore ai tredici milioni, il Comune incasserebbe anche il resto dell’accantonamento.
Il passaggio non è di poco conto, perchè grazie a questo emendamento, stando a quanto trapela dal Municipio, non esiste più il rischio che i 72 milioni di euro destinati a Parma vengano congelati nel caso in cui Metro Parma e Metro Leggera non trovino un accordo in tempi brevi.
Il testo del decreto arrivato in Parlamento, infatti, non prevedeva l’accantonamento di una cifra destinata al risarcimento: di fatto, quindi, il finanziamento statale poteva essere erogato solo dopo la transizione tra le due società. A questo punto, una volta che il Senato avrà dato il via libera definitivo, il Comune potrà richiedere i 72 milioni di euro per realizzare opere pubbliche al ministro dell’Economia. Parte dei fondi, come anticipato nei giorni scorsi in consiglio comunale dall’assessore alla Mobilità Davide Mora, saranno utilizzati per realizzare una sorta di metropolitana leggera che colleghi ugualmente l’asse nord-sud del­la città”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

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Rassegna stampa del 14/05/2010

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14/05/2010
h.11.00

Sulla Gazzetta l’articolo di Patrizia Ginepri:
“Banca Monte, il Cda lascia «Rispetto verso la Fondazione»”.
«Rispetto verso la Fondazione, che in questo modo avrà la possibilità di attuare liberamente le scelte che riterrà più opportune per il bene della banca. Ci siamo mossi nella linea tracciata dal presidente Alberto Guareschi». Con questa motivazione la componente parmense del Consiglio di amministrazione di Banca Monte Parma ha an­nunciato ieri la rimessione del proprio mandato alla Fondazione Monte di Parma: una decisione che è stata presa dall’intero Cda.
«Lo abbiamo deciso per coerenza con le scelte del presidente, per favorire la prosecuzione del lavoro svolto dalla banca negli ultimi anni in una logica localistica » tengono a sottolineare i consiglieri Alberto Bertora e Giovanni Cavatorta.
In particolare vengono presi in considerazione i 6 anni di mandato del presidente Guareschi. «Nonostante le conseguenze del crac Parmalat sull’istituto e sul territorio – spiega Bertora ­sono stati anni di crescita negli impieghi, nella raccolta, nella cosiddetta banca reale. Il trend ha così confermato e potenziato la solidità di Banca Monte nonchè la sua centralità nel territorio ».
Certamente, aggiunge Cavatorta, «negli ultimi due anni ha pagato lo scotto della crisi profonda che ha travolto le economie mondiali». Il motivo è semplice: «E’ sempre stata in prima linea a sostegno del territorio svolgendo un ruolo di supplenza rispetto all’intero sistema bancario » sottolinea Cavatorta. A questo punto si aprono nuovi scenari e si torna ai nodi fondamentali: «Autonomia e localismo».
«Banca Monte – ribadisce il consigliere Paolo Paglia – è l’unica banca ad essere espressione del nostro territorio e nell’ultimo biennio ha sostenuto fortemente il tessuto locale. Ed è anche una banca appetibile. Per questo mi rivolgo alle istituzioni, che di fatto, attraverso la Fondazione, sono proprietarie di Banca Monte. A mio avviso hanno la possibilità e anche il dovere, di preservare la vocazione localistica di questo istituto e di potenziarne il ruolo». In che modo? «Questo può avvenire mettendo da parte i campanilismi ­dice Paglia – e favorendo l’unificazione delle Fondazioni di origine bancaria della nostra città. Un passo simile consentirebbe di avere un’unica fondazione più forte ed una banca con ampie prospettive».
Solo per riepilogare, la Fondazione Monte di Parma detiene quasi il 70% di Banca Monte e lo stesso organismo presieduto da Gilberto Greci è al 100% espressione delle istituzioni: Comune, Provincia, Camera di Commercio, Università e Chiesa di Parma. Il Consiglio di amministrazione dimissionario di Banca Monte è composto da Beniamino Anselmi, Alberto Bertora, Grazia Borri, Simona Caselli, Giovanni Cavatorta, Gianfranco Curti, Giacomo Marazzi, Ugo Margini e Paolo Paglia”.
Su Polis: “Ronde ed esercito contro gli abusivi. La Lega all’attacco del Comune”. Si legge: “La Lega Nord chiede al Comune il pugno di ferro – esercito e ronde comprese – contro i commercianti abusivi, documenta fotograficamente l’inazione della polizia municipale pure allertata “con opportuna segnalazione” e, al tempo stesso, denuncia che l’Amministrazione del sindaco Pietro Vignali – sarcasticamente definita “la nostra cara amministrazione” – “continua a prenderci tranquillamente per i fondelli con patetiche e pericolose retate contro gli abusivi, fatte soltanto per quietare l’opinione pubblica, non avendo in realtà nessuna intenzione di risolvere il problema”.
Con la consueta grinta Andrea Zorandi, segretario cittadino del Carroccio, scrive una lettera aperta ai commercianti e ai migranti regolari, imputando al primo cittadino e agli assessori di essere “troppo presi a farsi belli sui media, a tappare le falle di bilancio, ad inventarsi nuovi ecomostri urbanistici, a mettere e togliere per poi rimettere il porfido nelle strade, a multare i ciclisti, attere i varchi elettronici”… L’elenco delle doglianze prosegue con il richiamo all’azione per “desertificare il centro storico con le Ztl, per denigrare i negozi dell’Oltretorrente, gettare nel gabinetto 35 milioni di euro per la vicenda metropolitana, rovinare l’immagine della Food Valley con l’inceneritore, lasciarsi soffiare la Banca del Monte”.
[ …. ] Lo stesso giorno del j’accuse leghista, non rinuncia a dire la sua Roberto Quintavalla, presidente degli ambulanti di Confesercenti. Lo fa per ringraziare il Comune – segnatamente l’assessore Fecci “che ha mantenuto quanto aveva dichiarato” e l’assessore al Commercio Paolo Zoni “che per il suo ruolo di competenza pone grande attenzione e disponibilità al dialogo”– perché “finalmente l’Amministrazione ha messo in atto un piano di intervento che sta dando i suoi frutti. Da diversi giorni l’abusivismo è cessato – riepiloga Quintavalla –, di venditori extracomunitari non c’è nemmeno l’ombra e il mercato è tornato ad essere quel luogo piacevole e tranquillo dove intere famiglie passeggiano in sicurezza. E questo si riflette anche sulla ritrovata propensione agli acquisti”.
Parola di Confesercenti, “non si può criticare quanto fatto in questo ultimo periodo se solo in una giornata (mercoledì 12 maggio) non si è riusciti a tale scopo (le ragioni sono evidenti) visto la concomitanza della manifestazione Cibus dove la Polizia Municipale era impegnata”.

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Rassegna stampa del 13/05/2010

SMA MODENA
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13/05/2010
h.08.05

Su Polis l’editoriale del direttore Emilio Piervincienzi: La cricca di Parma”.
Si legge: Ercole Incalza, attuale braccio destro del ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, beneficiato dalla cricca Zampolini-Anemone con 520mila euro serviti per comprarsi casa nel centro di Roma, è una vecchia conoscenza di Parma.
Forse qualcuno se lo ricorderà fra i potentati locali, o forse qualcuno avrà preferito rimuoverlo, soprattutto adesso che la Guardia di Finanza ci ha spiegato di che pasta è fatto l’ingegnere, vecchia conoscenza socialista all’epoca di Tangentopoli, amico di Lorenzo Necci e Francesco Pacini Battaglia, detto anche “l’uomo tangente dell’alta velocità”.
Correva l’anno 2006, alla guida dell’amministrazione comunale sedeva saldo al timone l’Ex Ubaldi, saldo come salda è la certezza delle sue idee. Erano giorni cruciali, quelli. Il sogno della Metro stentava a realizzarsi, nonostante ormai fossero tre anni che l’Ex aveva deciso di dargli il via investendo circa 500mila euro per fare il progetto preliminare. Progetto cui il governo aveva dato seguito, con la deliberazione del Cipe di finanziare l’opera con 172,11 milioni di euro, rimanendo a carico del Comune i rimanenti 96,386 milioni di euro.
Metroparma Spa era presieduta dall’ingegner Andrea Costa, attuale presidente della Stt Holding. Tutto sembra filare liscio fi nché – è il marzo 2006 – pochi giorni prima della riunione del Cipe, l’assemblea di Metroparma, che è comandata e gestita al 100 per cento dal Comune e i cui componenti sono nominarti dal sindaco, decide di fare due cose.
1) Porta i membri del Consiglio di amministrazione da 3 a 5, inserendo Maurizio Ghillani, ingegnere, grande amico di Ubaldi e dell’ex ministro Pietro Lunardi e – indovinate un po’
– Ettore Incalza, ingegnere anch’egli, direttore generale del ministero delle Infrastrutture.
Colpo di genio: in questo modo Incalza, che grazie alla cricca si è comprato una casa al centro di Roma, rappresentava Metroparma al tavolo del governo essendo al tempo medesimo esponente del governo. Ah, dimenticavo: nel frattempo all’ingegner Costa il Comune, cioè il sindaco di allora che ora è diventato l’Ex più attivo nella storia della politica parmigiana, cioè Ubaldi, aveva pensato bene di ritirare le deleghe. Insomma: fatto fuori, per far posto a Incalza.
Una brutta storia, con un cattivo odore di clientela. Ricordiamo anche – per la verità è il sito di Repubblica Parma a ricordarcelo – che Grazia Francescato, all’epoca dei fatti deputato dei Verdi, firmò per prima un’interrogazione parlamentare nella quale si riassumeva la vicenda, denunciando le due nuove nomine, con relative competenze, e l’estromissione di Costa dal Consiglio di amministrazione di Metroparma. In particolare, nell’interrogazione si chiedeva “se il governo non ritenga che la nomina di Ercole Incalza nel Cda Metro possa configurare un conflitto di interessi, considerato che nella seduta del Cipe egli era addirittura relatore per conto del ministero delle Infrastrutture”. Ma nessun effetto sortisce quella accorata denuncia.
Nell’aprile 2008, quando Metroparma delibera l’aggiudicazione definitiva, Ettore Incalza lascia e torna al ministero a Roma. Al suo posto entra il dirigente comunale Giovanni Di Leo.
I giochi sono fatti. Partita chiusa.
Che cosa ci insegna tutta questa storia? Intanto che la “cricca” c’era anche a Parma. Vi sono varie forme di servigi, che un politico e un amministratore possono rendere o ricevere. Si possono acquistare appartamenti con i soldi degli altri, e questo l’ingegner Incalza lo sa bene. Oppure si possono coinvolgere personaggi di vacillante moralità in un grande progetto cittadino, favorire gli amici, meglio se potenti, cacciare chi quel progetto aveva portato avanti, e poi attaccare a testa
bassa la propria maggioranza se quel progetto – e ora possiamo dire a voce alta per fortuna – viene abbandonato.
Questa la storia. Attenti alla cricca, ha tentacoli ovunque.
Ne aveva anche a Parma”.
Sulla Gazzetta: “Lavagetto offre 1.000 euro al Comune”.
Si legge: “Pochi minuti, il tempo di depositare la consulenza di parte e fare una proposta di risarcimento: 1.000 euro per il Comune. Un’altra udienza-lampo davanti al gup. Non si è fatto vedere nemmeno stavolta, Giampaolo Lava­getto, l’ex assessore comunale alle Politiche per l’infanzia e alla Scuola, accusato di peculato perché avrebbe utilizzato il telefonino di servizio per navigare su una ventina di siti pornografici.
Non c’era l’esponente del Pdl, ma d’altra parte la sua presenza non era necessaria. Il suo avvocato, Amerigo Ghirardi, ha presentato la consulenza sui tabulati telefonici firmata da un esperto di Torino. Uno studio che metterebbe in dubbio la marea di contatti contestati a Lavagetto che si è sempre detto vittima di un’errata configurazione del telefonino. Secondo quanto emerge dal capo di imputazione, però, da settembre 2008 a gennaio 2009 l’allora assessore avrebbe accumulato centinaia di migliaia di contatti a siti pornografici, avendo una media di 900 accessi al giorno. Un traffico telefonico, per quanto riguarda i dati wap, che aveva portato Telecom a fatturare inizialmente a carico del Comune una cifra vertiginosa: oltre 91mila euro. Spesa enorme che avrebbe pesato sulle casse dell’ente – e sulle tasche dei cittadini, dunque – ma che fu quasi azzerata grazie a una transazione tra Comune e Telecom. E’ così che dagli iniziali 91mila euro si è scesi a 408,93, il danno al Comune che la procura contesta a Lavagetto.
E ieri, da parte del difensore dell’ex assessore, è arrivata la proposta di risarcimento. L’ente, al­meno per ora, è solo parte offesa nel procedimento, non essendosi costituito parte civile. E’ vero che il danno materiale è poco più di 400 euro, ma è altrettanto vero che il Comune – rappresentato dall’avvocato Mario Bonati – potrebbe far leva su un danno morale più consistente e non accontentarsi dei 1.000 euro.
Per poter valutare la consulenza di parte, tuttavia, il pm Roberta Licci ha chiesto un rinvio: l’udienza è stata aggiornata al 7 luglio. Giorno in cui il Comune risponderà alla proposta di risarcimento, mentre la difesa di Lavagetto dovrebbe decidere sulla scelta processuale. Non è escluso che l’ex assessore opti per il rito abbreviato, il che ­in caso di condanna – gli consentirebbe di avere lo sconto di un terzo della pena. Ma finora nessuna richiesta è stata avanzata”.

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Rassegna stampa del 12/05/2010

SMA MODENA
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12/05/2010
h.10.40

Su Polis l’articolo di Pier Luigi Zavaroni:
“Parma, è iniziato il “dopo Metro”. Arriveranno i filobus del futuro”. Coperte le direttrici nord-sud ed est-ovest. Migliorate le piste ciclabili e la fruibilità dei parcheggi scambiatori.
Si legge: “Chiuso il capitolo metropolitana l’amministrazione di Parma targata Pietro Vignali ne apre uno nuovo ma sempre all’insegna della mobilità sostenibile.
Messa in un cassetto l’idea di attraversare sui binari la città da nord a sud, l’uso delle auto sarà scoraggiato favorendo l’utilizzo di mezzi pubblici di ultima generazione e di vecchie ma sempre valide biciclette. Lo ha detto chiaramente l’assessore alla Mobilità Davide Mora nel corso del Consiglio comunale svoltosi ieri nel palazzo municipale. «La metro è un passaggio superato che lascia però delle domande cui l’amministrazione deve dare delle risposte – osserva Mora –. Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale siamo in fase di definizione di un progetto per cui l’asse nord-sud, quello che doveva essere collegato con la metro, sarà sottoposto a una rivisitazione progettuale per renderlo funzionale a quegli scopi che la metro si proponeva».
Nella sostanza si andranno a collocare dei filobus moderni, capienti, ecologici e dotati di ogni comfort della lunghezza di 18 metri, in linea con quella che è la tendenza europea. «Anche l’asse est-ovest – prosegue Mora – vedrà un potenziamento con una linea di filobus». Ed i tempi potrebbero essere davvero celeri. Entro la fine dell’anno prossimo la linea est – ovest potrebbe essere pronta mentre solo la linea nord – sud potrebbe richiedere tempi più lunghi. Per quanto riguarda i mezzi da far girare per la città, l’assessore li visionerà a Parigi durante una fiera che si terrà il prossimo giugno e l’idea è quella di acquistarne, ovviamente attraverso Tep, da 7 a 9. Veicoli all’avanguardia per linee moderne che saranno concepite tenendo conto dei parcheggi scambiatori, di cui sarà aumentata la capienza e migliorata la fruibilità.
Ma non finisce qui. Perché da sempre, per le tante biciclette, Parma è conosciuta come la piccola Pechino. E allora anche per le piste ciclabili ci saranno novità. L’assessore ha ricordato che «attualmente ci sono 100 km di piste ciclabili cui se ne aggiungeranno altri 10 entro la fine dell’anno. L’idea è migliorare e potenziare la ciclabilità. Esiste un piano per le piste ciclabili che proseguirà nel 2011 e nel 2012, la logica è quella che vede la riduzione del traffico automobilistico ad una soglia molto più bassa di quella attuale. Il tramite per giungere a questo obiettivo è il potenziamento del trasporto pubblico e della mobilità ciciclopedonale».
In questo modo, ragiona Mora, ci saranno meno auto in circolazione e meno inquinamento.
In Consiglio tornano a far discutere i due parcheggi interrati di piazzale Salvo d’Acquisto e di piazzale Picelli. A fare le barricate sono il Partito Democratico e il consigliere di Altra Politica Maria Teresa Guarnieri. «I residenti di piazzale Salvo d’Acquisto – sostiene il democratico Giorgio Pagliari – hanno già evidenziato come ci sia un parcheggio già in parte utilizzato». Pagliari non ha lesinato gravissime accuse, affermando che i parcheggi messi a disposizione non potranno in alcun modo essere acquistati dai residenti perché hanno costi troppo elevati ed andranno quindi sul mercato, non risolvendo i problemi di chi in quelle zone abita. La Guarnieri ha aggiunto di riconoscere l’esigenza di nuovi parcheggi in centro storico ma di non condividere la strategia scelta dall’amministrazione. Dal canto suo la maggioranza ha replicato sostenendo la necessità di rispondere alla richiesta di parcheggi in centro storico che viene proprio dagli stessi residenti.
Il sindaco ha ricevuto il Comitato “no inceneritore”.
Il Comitato corretta gestione dei rifiuti, ovvero il gruppo di arrabbiati anti termovalorizzatore, ha finalmente incontrato il sindaco di Parma Pietro Vignali che ha promesso ai cittadini ascolto e dialogo. «C’è una procedura in corso e un ascolto come qualsiasi amministrazione deve fare», si è limitato a evidenziare il primo cittadino, rispondendo ad una interpellanza del Partito Democratico.

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Rassegna stampa del 10/05/2010

SMA MODENA
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10/05/2010
h.11.00

Sull’Informazione:
“La città si ferma per il Cibus dei record”. Nube permettendo migliaia di visitatori previsti per l’edizione 2010.
Si legge: “Atteso, desiderato, chiacchierato: apre Cibus 2010. Oggi è il gran giorno. L’evento che ogni due anni viene allestito alle Fiere di Baganzola aprirà i battenti. Un’edizione, la quindicesima, particolarmente attesa da tutta Parma, non solo per l’importanza che la manifestazione riveste e acquista con il passare delle edizioni, ma perché cade in un momento economico particolarmente delicato. La crisi imperversa e anche la nube islandese che, potrebbe mettere a rischio, come successo ieri,i collegamenti aerei. Sta di fatto che i numeri di questo Cibus sono imponenti: oltre un migliaio di buyer attesi da 55 Paesi in cerca delle specialità migliori, più di 60mila i visitatori professionali previsti durante la quattro giorni della kermesse che si concluderà il 13 maggio e 2.500 stand allestiti.
Il primato Cibus è l’unico evento organizzato e allestito alle Fiere di Baganzola sin dalla sua prima edizione del 1985. Secondo gli organizzatori «nessun’altra manifestazione offre qualcosa di comparabile per valore e originalità dei prodotti, per qualificazione e specializzazione delle presenze».
Senza Claudio Scajola, l’ex ministro travolto dalle presunte accuse su compravendite di alloggi con fondi neri di una casa al Colosseo, saranno il ministro della Salute Ferruccio Fazio e il Commissario europeo per la Salute John Dalli a tagliare il nastro alle 13.
Quando e dove Cibus 2010 si svolgerà come di consueto alle Fiere di Baganzola da oggi a giovedì 13 maggio. Si replica la formula di successo del 2008 per dare spazio ai professionisti concentrando in pochi giorni l’attenzione dei veri protagonisti del mercato.
Parallelamente ci sarà anche Dolce Italia: il salone del prodotto dolciario dove verrà realizzato un ricco programma di eventi promosso dalla comunità scientifica e dalle imprese per aggiornare e comunicare chi opera nel settore.
L’apertura dei cancelli al pubblico dalle 9.30 alle 18 con ingresso a 40 euro.
E se alle Fiere Cibus 2010 aprirà oggi, da qualche giorno per le vie del centro impazza il Fuori Salone con CibusinCittà. Stand allestiti da alcuni giorni in diversi punti di Parma per far conoscere a parmigiani e turisti i principali marchi che esporranno a Cibus.
Traffico in tilt?
Stando alle previsioni centinaia saranno i mezzi, auto o camion, che raggiungeranno in questi giorni il polo fieristico di Baganzola. Per evitare lunghe code e intasamenti il Comune, in collaborazione con le Fiere, ha predisposto un accurato lavoro della polizia municipale (oltre che gli addetti interni ai parcheggi).
Saranno 38 i vigili impegnati al mattino e 46 al pomeriggio. Per consentire lo svolgimento di questa attività straordinaria, da oggi a giovedì 13 maggio gli uffici interni del comando di via del Taglio della polizia municipale saranno aperti al mattino dalle 9,15 alle 11,45 e rimarranno chiusi al pomeriggio.
Saranno in ogni caso garantiti i servizi essenziali di presidio e controllo. Gli uffici riprenderanno l’orario consueto a partire da venerdì 14 maggio”.

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Rassegna stampa del 06/05/2010

SMA MODENA
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06/05/2010
h.11.00

Su Polis una pepata intervista di Gabriele Franzini al coordinatore provinciale del PD Luigi Villani: “Il Pd è diviso e senza programmi”. “Ubaldi? Un personaggio insignificante per la politica parmigiana. Non esprime nulla se non un livore personale”.
Si legge:Luigi Giuseppe Villani al contrattacco. Il leader provinciale del Popolo delle libertà ribatte colpo su colpo alle bordate sparate ieri in un’intervista rilasciata a Polis Quotidiano dal segretario del Pd Roberto Garbi contro l’Amministrazione comunale parmigiana. L’Amministrazione “degli annunci” e “delle scatole vuote”, che “governa per conferenze stampa e che mortifica i quartieri”, ha attaccato il leader del centrosinistra, “guidata da un sindaco in confusione”.
Il ras dei berluscones non ci sta e parte da un’analisi impietosa dell’avversario, che ha già lanciato il guanto di sfida in vista delle amministrative 2012. «Il Pd mi sembra la fiera delle banalità – replica –. Al grido “rifacciamo e ricostruiamo”, il segretario Garbi rappresenta un partito che a Parma non è in grado di esprimere nulla dal punto di vista programmatico e che riesce costantemente a dividersi, come accaduto sul tema della metropolitana, quando in Consiglio sono emerse posizioni differenti rispetto a quelle manifestate a Roma dai suoi parlamentari».
Il segretario del Pd afferma che Parma è di centrosinistra e vuole riprendersi il Comune…
«Parla di un radicamento sul territorio, un dato storico che oggi però non c’è più. Se pensa di costruire una vittoria soltanto perché alle politiche e alle europee la città si esprime in un certo modo, ripeterà gli errori del passato, perché ogni elezione ha una storia a sé. Non hanno capito che ci vuole qualcosa di diverso. E non c’è nulla di nuovo sotto il sole del Pd. Anzi, c’è tanta confusione. Non hanno uno straccio di idea su una rivisitazione del welfare, mentre il Comune sta portando avanti un’iniziativa innovativa che trova molti consensi. L’Amministrazione Vignali sta lavorando benissimo, mentre loro non hanno nessuna linea programmatica».
E che ne dice sul fatto che secondo lui dovrete lasciare il civismo per abbracciare la Lega?
«Il civismo lui non lo conosce nemmeno, essendo nato politicamente nelle segreterie di partito. E fatica a capire cosa significhi un’unione di intenti programmatica. Noi, come abbiamo sempre fatto, abbiamo un programma e partiamo da quello. Chi ci sta a sostenerlo è ben accetto. E’ questa la differenza tra noi e loro, che in Provincia pur di vincere hanno imbarcato i regimi post comunisti».
Cosa pensa delle divergenze con l’ex sindaco Ubaldi?
«Oggi Ubaldi è diventato un personaggio insignificante nella politica parmigiana, che non è in grado di esprimere nulla se non un livore personale anche contro i suoi ex collaboratori. E’ affetto da una sindrome “poltrono-priva” ed è avulso dai bisogni e dalle necessità che la città esprime».
Prenderete provvedimenti?
«Faremo delle valutazioni, ma c’è una maggioranza e un sindaco. Le decisioni riguardo a Elvio Ubaldi spettano a loro».
Questione inceneritore. Garbi dice che Vignali deve scoprire le carte e dire se intende ingranare o meno la retromarcia. Lei che ne pensa?
«Penso che le carte le debba scoprire prima di tutto il presidente Vincenzo Bernazzoli, visto che è stata la Provincia ad approvare un Piano provinciale per la gestione dei rifiuti che prevede un termovalorizzatore da 130mila tonnellate e che indica l’area dove costruirlo. Garbi si documenti meglio. Chi deve scendere dal pero sono lui e il suo presidente».
Lei è favorevole?
«Sono favorevole a ciò che serve per risolvere i problemi dei cittadini come quello dei rifiuti. La tecnologia, checché ne dicano i comitati, non è all’anno zero e consente di abbattere le emissioni. Ci sono Paesi del Nord Europa che sono partiti molto prima di noi, come la Danimarca e la Finlandia, Non vorrei che alla fine fossero ancora una volta i cittadini a dover pagare gli errori di una politica che non sa decidere».
E sulla rinuncia alla metro?
«Credo sia necessario evidenziare che se si porteranno a casa decine di milioni di euro si potranno fare tante cose per la città. Ma a livello nazionale i parlamentari del Pd fanno guerriglia e cercano di danneggiare Parma. Una cosa che non si era mai vista».

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Rassegna stampa del 05/05/2010

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05/05/2010
h.11.30

Lorenzo Pietralunga su Polis intervista Roberto Garbi, segretario provinciale del PD di Parma:“Il nostro candidato sindaco? So chi è, ma non ve lo dico”.
Si legge: “Segretario, lei promette di dare il massimo per rilanciare i Pd sui territori, radicandolo e legandolo ai problemi della gente. Promette di lottare per la vittoria negli otto Comuni al voto nel 2011. Ma a Parma, la madre di tutte le battaglie, che promette?
Apriremo il cantiere programmatico e metteremo in campo da subito anche gruppi di lavoro per competenze specifiche, interni ed esterni al partito, che funzioneranno attraverso i forum. Incontreremo tutti i portatori di interesse nel lavoro, nell’economia, nella cultura, nel volontariato per raccogliere le loro aspettative e soprattutto le loro idee sulla Parma del futuro. Alla fine della fase di audizione, organizzeremo una conferenza del Pd entro fine 2010 che lanci 4 o 5 idee motrici.
Stimoleremo i nostri circoli per riprendere l’iniziativa dentro ai quartieri sulle cose promesse dal Comune e che non ha fatto. Lanceremo un programma di iniziative varie, che partiranno dalle promesse mancate, dai problemi che giacciono irrisolti, dalle proposte sul futuro. A questa Giunta che sta chiusa nel palazzo, noi risponderemo con la capillarità, l’azione dentro le pieghe della città.
Può essere un candidato adeguato per Parma uno che ha in tasca la tessera del Pd?
Va trovato prima di tutto un candidato che rappresenti la sintesi di un progetto innovativo, di una stagione nuova. Questo non esclude che possa essere anche un candidato sindaco di partito.
Le elezioni regionali hanno dimostrato la propensione del Pd ad organizzarsi per clan. Davvero crede che non vedremo più questo f lm?
Da dopo le regionali, sto partecipando tutte le sere ai direttivi dei circoli nel parmense. Andando in giro nelle zone l’appello è uno e solo uno: stare uniti e superare le mozioni congressuali. Questo ci chiede la nostra base e credo che sia un buon viatico, un segno di maturità e di consapevolezza della gravità della situazione politica. Un segno che bisogna andare avanti sul progetto del Pd e della sua contaminazione. Il Pd è un partito popolare e inclusivo, ora, però, bisogna che il suo pluralismo diventi dialettica costruttiva, capace di elaborare una linea politica. Il principio è che posso discutere di tutto, ma alla fine ho il dovere di accettare la volontà della maggioranza.
Il Pd non è proprietà di nessuno, men che meno del segretario, che vuole solo mettersi a disposizione come coordinatore, non come capo. Sono certo che i principali rappresentanti del Pd, in primis quelli istituzionali, tutti, daranno una mano per rasserenare il clima, pur nel
rispetto delle differenze che devono essere la ricchezza del partito.
Paradossalmente, la necessità del Pdl di allearsi con la Lega vi apre scenari interessanti al centro.
Il dato delle regionali ci consegna alcune riflessioni. Primo: il centrosinistra in città, anche se di poco, è maggioranza. Ancora una volta lo dico: nulla è più come prima. Secondo: Villani a Parma città non sfonda, è andato molto al di sotto delle sue aspettative, segno che nella vecchia Forza Italia c’è competizione. Terzo: la Lega. Per vincere, il sindaco dovrà imbarcare la Lega, svestirsi completamente del civismo e andare sullo schema del centrodestra classico. L’ingresso della Lega creerà molti imbarazzi gastrici all’Udc e ai centristi in generale.
Fa bene Ubaldi a restare in questa maggioranza?
Fini fa bene a restare presidente della Camera? Non mi risulta che Ubaldi, come presidente
del Consiglio comunale, stia interpretando in maniera partigiana il suo ruolo. Un conto è la battaglia politica, un conto come si esercita il compito istituzionale. Non difendo d’uffi io nessuno, ma su una cosa siamo d’accordo: Vignali non sta rispettando il programma e le promesse fatte alla città. Se Ubaldi assume una posizione così critica sul suo successore vuol dire che quel programma è cambiato. Nulla è più come prima e per il Pd ci sono le condizioni per presentare un progetto alternativo e costruire su base programmatica una alleanza che sia la più larga possibile.
Che ne pensa della querelle tra i “civici” di Parma? Tra Ubaldi e il suo successore?
Fa specie vedere che Vignali, in maniera scomposta, cerchi di ridarsi una verginità di civismo, soprattutto dopo l’abbandono di Ubaldi che ha diseredato il suo successore. Il sindaco è indaffarato a camuffarsi da sinistro, da riformista di sinistra, quasi. Chiede di iscriversi all’Anpi, fa conferenze stampa coi sindacati… è un sindaco in confusione. E le risposte di Civiltà per Parma e Claudio
Bigliardi confermano questo stato di poca grazia. Mi rendo conto che a Bigliardi sta franando la terra sotto ai piedi, perché è lì con una bandierina civica che ormai rappresenta poco o nulla. Però, non insulti l’opposizione che fa il suo mestiere.
Vignali, sindaco di centrodestra, che forse si iscrive all’associazione partigiana Anpi. Un bene, no?
Mi fa piacere che Vignali si iscriva all’Anpi, cui io aderisco da quando avevo i pantaloni corti. Una scelta di difesa della Costituzione, della democrazia rappresentativa, del parlamentarismo.
Una scelta da dimostrare coi fatti, non solo andando sul giornale. Vorrei, soprattutto, che di questa sua nuova idea, Vignali ne parlasse con Massimo Moine e con Villani.
Come valuta la cosiddetta lista del sindaco, in cantiere?
Stanno cercando di mettere un vestito di civismo ad una roba assolutamente di centrodestra, con tratti evidenti di formigonismo. Lo si vede con il progetto del Wcc (welfare community center), basato sulla rottura di un modello che vedeva gli anziani dentro alla città e ai suoi servizi, con un concetto di integrazione. Sta prevalendo una logica regressiva ed economicista, per cui chiedo al sindaco di ripensare a quel progetto di discuterlo con la città. A noi sembra un obbrobrio civile e politico.
Metropolitana e inceneritore: dia un voto a Vignali.
Questa è l’amministrazione degli annunci. Continuano a fare bolle mediatiche, delle scatole vuote senza aprire un vero confronto in Consiglio e con la città. E’ una Amministrazione che governa per conferenze stampa, che mortifica e ha abbandonato i quartieri. E non ha una visione di città: a due anni dalle elezioni ci sono solo annunci.
Intanto Cpp vi accusa di aver votato contro Parma e mette nel tritacarne l’onorevole Motta…
Noi tutti, ovviamente anche Carmen Motta, la pensiamo così: la verità è che Vignali ha cambiato idea, in modo autolesionista, rinunciando a finanziamenti che potevano sbloccare altri progetti per la nostra città. Lo ha fatto senza mettere in campo soluzioni alternative per il problema della mobilità, che rimane sul tappeto. Ha rinunciato a 172 milioni arrivati a Parma grazie ad un accordo tra Stato e Regione. Soldi che potevano restare tutti per un progetto alternativo di mobilità. Ci vuole dire il sindaco, ora, cosa pensa di fare per risolvere il problema del trasporto pubblico e della viabilità in questa città sempre più caotica e ingessata?
Giri una domanda al sindaco sul termovalorizzatore. Vignali prima da assessore all’Ambiente e poi da sindaco ha sempre incolpato la Provincia di non avere una strategia sui rifiuti. Ha chiesto di fare un forno e nella posizione in cui sorgerà. Mi sembra che gli sia venuto, oggi, qualche dubbio amletico, per cui la domanda che gli giro è: caro sindaco, che cosa pensa di fare per risolvere il problema dei rifiuti? Governare non è solo propaganda, ma prendersi delle responsabilità. A tutt’oggi non abbiamo mai visto né il sindaco né la Giunta indicare alla città la direzione di marcia per il futuro, per l’innovazione della città.
Su questi argomenti mettano le carte sul tavolo e aprano il confronto”.

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Rassegna stampa del 04/05/2010

SMA MODENA
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04/05/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta: “Metrò, Franceschini attacca: «Il decreto è illegittimo». La replica di Civiltà per Parma: «L’opera buffa del Pd»”.Si legge. “Il caso metrò torna a far discutere. E a bollare come illegittimo il decreto che annulla l’opera è il presidente dei deputati del Partito democratico, Dario Franceschini. «L’atto che toglie 172 milioni di euro per la metropolitana (e riassegna a Parma circa 60-70 milioni di euro, ndr) è un atto politicamente discutibile », scrive Franceschini. E, appunto, «illegittimo sul piano formale».
Secondo il presidente dei de­putati del Pd, l’intero stanziamento, (ovvero i 172 milioni euro destinati a quel metrò «che il Comune e il governo non intendono più realizzare») «deve rimanere sul territorio, all’interno di una intesa da riscrivere fra Stato, Regione ed enti locali. D’altra parte questi soldi furono programmati per la città di Parma proprio con una intesa Stato-Regione e risulta quindi incomprensibile che il Comune di Parma rinunci ad uno stanziamento così considerevole. Come peraltro hanno sempre sostenuto i deputati parmensi del Pd».
Altro tema che continua a te­nere banco è l’interrogazione presentata da sette parlamentari Radicali appartenenti al gruppo del Pd, che mette in discussione i 60-70 milioni che il governo riassegna a Parma. La prima firmataria Elisabetta Zamparutti fa sapere che «la responsabilità politica, come quella penale, è sem­pre personale, altrimenti viene meno un principio fondamentale dello stato di diritto. Quindi, ribadisco e rivendico la responsabilità dell’iniziativa parlamentare che è stata intrapresa solo da me e dai miei colleghi Radicali Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Matteo Mecacci, Maria Antonietta Farina Coscioni e Maurizio Turco. Un atto di sindacato ispettivo espressione della nostra assoluta autonomia politica e di giudizio in quanto delegazione radicale all’interno del gruppo parlamentare del Pd, che non ha in questo coinvolto né il Pd né tanto meno Carmen Motta (anche la deputata di Parma aveva espresso dubbi sul decreto, ndr) in precedenza, come altre numerose analoghe iniziative sull’uso di risorse pubbliche testimoniano in questi due anni di legislatura. Nel merito dei quesiti posti nell’interrogazione, oltre che quelle che attendo dal Governo nazionale, risposte precise mi attendo anche dalle forze politiche che governano Parma, invece di polemiche inutili o strumentalizzazioni politiche come quelle comparse sui giornali della città.
L’amministrazione di Parma deve rispondere, innanzitutto, almeno per la parte che gli compete, del fallimento del progetto Metro Parma, fallimento che ora non possono pagare né i parmensi né gli italiani tutti. Ora, perché nuovi errori o ulteriori fallimenti non si ripetano, credo sia necessaria la massima trasparenza e, soprattutto, la conoscenza da parte dei cittadini italiani, compresi quelli di Parma, sulla destinazione d’uso di quanto del progetto originario residui. Se, ad esempio, il denaro di cui parla il sindaco Vignali provenisse da fondi Cipe ex de­creto 25 marzo 2010 n. 40 a valere sulla quota parte del finanziamento non ancora erogato, credo sia un diritto mio in quanto parlamentare – e ancor di più un di­ritto dei cittadini di Parma – sa­pere e un preciso dovere del sindaco far sapere per quali “priorità nazionali” (essendo fondi nazionali, seppure allocati a Parma) quel denaro verrà utilizzato e secondo quali meccanismi decisionali conformi alla legge che prevede un coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni.
Immediata la replica (ironica) di Civiltà per Parma. L’«opera buffa del Pd» è il titolo della nota a firma del movimento civico. «E’ proprio vero che il Partito democratico – scrive Civiltà per Parma ­è un grande partito pluralista, in cui possono convivere anime diverse. Addirittura tutto e il contrario di tutto. Sulla vicenda dei finanziamenti alternativi alla metro in pochi giorni è riuscito a mettere in scena una esilarante commedia in cinque atti. Per ora. Questa in sintesi la trama dell’opera buffa:
Atto I: l’onorevole Carmen Motta interviene in Commissione Ambiente mettendo in discussione l’assegnazione a Parma dei 70 milioni di euro ottenuti da sin­daco per opere alternative alla metro.
Atto II: 6 parlamentari Pd firmano addirittura un’interrogazione al Governo per bloccare i finanziamenti.
Atto III: il gruppo consiliare del Pd in Comune si dissocia dai 6 parlamentari, ma non dalla Motta.
Atto IV: l’ex segre­tario Franceschini si dissocia da tutti e afferma che i milioni che devono arrivare a Parma sono addirittura tutti i 172 del finanziamento.
Atto V: i parlamentari annunciano che andranno avanti nella loro azione “del tutto autonoma dal Pd”.
Però sono del Pd. Anzi no, radicali, ma nel gruppo Pd. Oppure Pd che sembrano radicali. O forse Pd in confusione radicale.
E poi si chiedono perché tanti parmigiani, anche di sinistra, quando si parla della città, guardano con fiducia al civismo e voltano le spalle al Pd. Perché sono stanchi di essere presi in giro. In curiosa attesa di ulteriori sviluppi, informiamo che non ci opporremmo certo alla destinazione di risorse aggiuntive».

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Rassegna stampa del 03/05/2010

SMA MODENA
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03/05/2010
h.08.40

Ampio spazio sulla Gazzetta alle “Liti in maggioranza, Pd attacca Civiltà per Parma risponde” (clicca qui). 
Sull’Informazione, San Prospero tra smog, traffico e cemento Pd: «Si torni a parlare di via Emilia bis». Si legge: “San Prospero, periferia est della città. In quell’angolo di mondo al confine con Reggio Emilia aumentano costruzioni di case e centri commerciali, di conseguenza aumentano anche traffico e smog. Insomma, là dove c’era l’erba ora c’è una (piccola) città. Anche per questo gli abitanti, vecchi e nuovi, hanno chiesto più volte interventi urgenti sulla viabilità, spesso al collasso.
L’amministrazione ci ha messo una pezza portando in dote il rifacimento di marciapiedi e migliorie sull’asse stradale principale: la via Emilia. Ma questo non basta.Le code, soprattutto nelle ore di punta e con l’autostrada chiusa per lavori o incidenti,sono consuetudini insostenibili e,in prospettiva, lo saranno ancora di più.
«Bisogna intervenire urgentemente – ha spiegato Franco Torreggiani, consigliere comunale del Pd – si può pensare di stornare gli eventuali soldi destinati alla metro per mettere in cantiere la via Emilia bis».
Dello stesso parere si era detto anche l’assessore Davide Mora quando, durante un’assemblea pubblica a San Prospero intervenuto con il collega Giorgio Aiello (Lavori pubblici) che si è tenuta nelle settimane scorse,ha ammesso che «sì, i soldi della metro si potrebbero investire per la via Emilia bis».
Prima di lui era stato l’ex sindaco Elvio Ubaldi, grande sostenitore della metro, ad aver avanzato, in alternativa alla grande opera, la stessa proposta. Ma allo stato attuale delle cose l’ipotesi, per concretizzarsi, manca delle risorse necessarie.
Torreggiani più volte ha sollecitato il consiglio e con lui, se pur in altre sedi, si è schierato il collega di partito Ermes Gandolfi. Per entrambi la costruzione dell’arteria, pensata addirittura nel ’95, «è fondamentale».
Sta di fatto che Torreggiani tornerà a parlare di via Emilia bis nella riunione del circolo Pd Lubiana-San Lazzaro in settimana e ricomincerà a battagliare,dai banchi del municipio, una volta conclusa
la telenovela della metro per cercare un’intesa fra gli enti e, soprattutto, i finanziamenti necessari per l’avvio del progetto e dei lavori.
Intanto oltr’Enza non ne possono più di aspettare. A Reggio Emilia il traffico è diventato insostenibile, l’aria irrespirabile e i pendolari della via Emilia devono sorbirsi ore in coda, soprattutto quando l’autostrada è chiusa per lavori o bloccata per incidenti.
Così la via Emilia bis, che sulla carta unirebbe Reggio con Piacenza passando da Parma, sarebbe una valida alternativa per uscire dall’impasse. La trattativa fra le parti (Comuni, Province, Regione e società autostrade) è ferma da un anno. Per questo la presidente della Provincia reggiana Sonia Masini ha puntato i pugni sul tavolo e cercato di smuovere le acque perché si possa accelerare i tempi di realizzazione.
«Se non ci sarà una ripresa del confronto – ha spiegato la Masini nei giorni scorsi – prenderemo delle iniziative anche forti contro la società Autostrade». In sostanza la via Emilia bis è sul tavolo della politica regionale da molti anni, ma sembra non riuscire a passare da idea a progetto concreto”.
Sulla Gazzetta:Montagna Ovest, Lucchi critica l’ente Bassi: perché resta? “Per il presidente, le contestazioni del sindaco di Berceto sono «inutili e dannose per tutti»
Si legge: “Consiglio comunitario, non senza spunti polemici. All’inizio vi è stata la presa d’atto ufficiale della nomina dei rappresentanti del Comune di Varano Melegari, in seno al Consiglio della Comunità Montana dopo le recenti amministrative: si tratta del sindaco Luigi Bassi (che peraltro è già il presidente dell’ente comprenoriale) e di Paolo Balbo, come esponente della minoranza di quel Comune. Al tempo stesso, come vuole la prassi, è stata rinnovata la fiducia, nei confronti dello stesso presidente, Luigi Bassi.
Tra i punti, figurava l’approvazione del rendiconto dell’eser­cizio finanziario dell’anno 2009, con un avanzo di amministra­zione di 470 mila euro. «Ciò ­secondo il presidente – è segno di una attenta ed oculata gestione ». Sull’avanzo, il presidente ha precisato che «si è deciso di non utilizzarlo, in attesa di avere certezza dei crediti, in quanto, per alcune municipalità, vi sono delle partite che devono essere chiarite » Il conto consuntivo è stato approvato con 26 voti favorevoli. Contrari: Linda Marazzi (minoranza di Bore), Bruno Maloberti (minoranza di Albareto) e Costantino Monteverdi (minoranza di Bedonia). Astenuti: Luigi Lucchi (sindaco di Berceto), Nicola Croci (minoranza di Pellegrino) e Marco Bruschi (minoranza di Compiano).
Luigi Lucchi, nel formulare il suo voto di astensione, ha espresso le sue più vive insoddisfazioni e nuove critiche, sia sul ruolo (per lui inutile) dell’ente comprensoriale, sia su altri enti, come «Montagna 2000» (che gestisce i servizi idrici ed altri comparti) e l’«Asp» (Azienda Servizi alla Persona).
Secondo Lucchi, parlando proprio dei servizi idrici, le tariffe aumenterebbero a dismisura ed i servizi invece sarebbero in netto peggioramento. Questa la risposta del presidente: «Queste continue polemiche sono estremamente dannose ed inutili per tutti. Se il sindaco di Berceto Lucchi – ha detto Luigi Bassi ­pensa davvero che la Comunità Montana, come ente, sia inutile, che «Montagna 2000» e l’«Asp» siano dannose, non gli resta che uscirne al più presto. Queste cose – ha detto il presidente – non fanno che creare danni e disorientamento nell’opinione pubblica. Io sono fermamente convinto invece che la Comunità Montana e gli altri enti, siano strumenti molto utili per tutti i Comuni del territorio. Da parte nostra, non ci sono particolari rancori. Lucchi – ha concluso ­faccia quindi le sue scelte».
Approvata invece, con 29 voti a favore, la variazione al Bilancio di Previsione 2010, relativa a due «partite di giro», che riguardano finanziamenti finalizzati al riassetto idrogeologico del territorio comprensoriale ed i cosiddetti «poli formativi». Qui si è avuta l’astensione di Marco Bruschi (gruppo di minoranza di Compiano), Bruno Maloberti (mino­ranza di Albareto) e Costantino Monteverdi (minoranza di Bedonia); oltre al voto contrario di Linda Marazzi (minoranza di Bore)”.

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Rassegna stampa del 29/04/2010

SMA MODENA
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29/04/2010
h.11.00

Sulla Gazzetta: “Il «caso» metrò in Parlamento”
Si legge: “La metropolitana di Parma arriva in Parlamento. In una interrogazione presentata dal deputato Pd, Zamparutti e sottoscritta dai colleghi Beltrandi, Bernardini, Farina, Coscioni, Mecacci e Maurizio Turco, rilevano come «il Cipe ha ritirato il finanziamento all’opera di realizzazione della metro di Parma e che sono stati già spesi parecchi milioni di denaro pubblico per progettazione, personale, acquisto o noleggio di macchinari, anticipazioni finanziarie. Altri ancora ne serviranno per l’indennizzo dell’impresa che aveva vinto l’appalto. In un articolo del sito www.lavoce.info si legge che, nel maggio del 2005 il Cipe, su spinta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore Lunardi, di origini parmigiane, aveva deliberato un finanziamento di 210 milioni di euro a fondo perduto per la metropolitana di Parma. Il Comune si era impegnato per i restanti 96 milioni, necessari secondo dati dei preventivi di allora. La Regione aveva dato il proprio assenso e si era quindi costituita la società Metro Parma. Erano stati fatti (e rifatti) i progetti. Si era finanche fatto l’appalto, vinto dall’associazione temporanea di imprese (Ati) Pizzarotti-Coop-Sette-Ccc».
«Nel frattempo – si legge nell’interrogazione – si erano manifestate contrarietà al progetto, ritenuto inutile anche perchè non avrebbe avuto abbastanza passeggeri per coprire i costi di esercizio, senza contare quelli di costruzione. In una serie di incontri pubblici si era denunciato quello che si profilava come un colossale spreco di denaro pubblico, oltre che una pillola avvelenata, destinata a gravare sul bilancio comunale per decenni; alle elezioni del maggio-giugno 2007 il sindaco Ubaldi, dopo due mandati, ha ceduto il testimone a un suo braccio destro, l’attuale sindaco Vignali, eletto con un programma incentrato sulla metro; d’altronde, il suo antagonista era l’assessore regionale Peri, il quale aveva controfirmato il progetto».
«Nel frattempo – prosegue l’interrogazione – il costo era salito a 318 milioni, cui andavano sommati 15 milioni l’anno per la gestione del metro, e le risorse statali erano scese a 172 milioni: non veniva perciò finanziato l’acquisto del materiale rotabile (37 milioni) che doveva accollarsi il comune. Il nuovo sindaco ha cercato i finanziamenti aggiuntivi per andare avanti, senza peraltro trovarli. Risultato: non se ne fa nulla; la società Metro Parma ha operato per alcuni anni per realizzare il progetto. La progettazione è stata rivista diverse volte, per soddisfare i rilievi tecnici avanzati dal Cipe e per risolvere l’interferenza con le Ferrovie dello Stato. In tutto questo, dai bilanci di Metro Parma, che il Comune non rendeva pubblici, risultano costi complessivi di circa 12 milioni (costi di progettazione e stipendi di chi ha diretto questa impresa). L’Ati Pizzarotti Coopsette dichiara che (tra Metro Parma e le imprese) in realtà i costi già sostenuti ammonterebbero a circa 26 milioni di euro. A questo andrà poi aggiunto l’indennizzo che chi si è aggiudicato l’appalto intende chiedere, e a cui ai sensi di legge ha diritto, anche se in misura da determinare: applicando parametri normali si potrebbe giungere ad altri 30 milioni. Il decreto, al comma 7, sancisce che l’indennizzo è corrisposto a valere sulla quota parte del finanziamento non ancora erogata. Apparentemente, dunque, con soldi dello Stato; ciò che resta del finanziamento statale, dopo le varie deduzioni per indennizzo, può essere devoluto integralmente, dice il decreto al comma 8, – su richiesta del Comune di Parma – ad altri investimenti pubblici. Dunque rimane garantita addirittura una somma a quella amministrazione e non è dato sapere per quali priorità, considerato che si tratta di fondi nazionali».
La notizia apre anche la prima pagina dell’Informazione. “Metro, interrogazione contro i fondi”. “Alla Camera il Pd chiede perché si premia lo spreco”.
Sempre sulla Gazzetta: “Bilancio comunale: opposizione critica”.
Si legge: “Il Pd: diminuiscono le entrate e c’è un ulteriore indebitamento.” «Non sono stati ridotti gli sprechi, diminuiscono le entrate, c’è un ulteriore indebitamento, e tutto si basa su operazioni straordinarie, vendita di immobili e proventi dall’edilizia, che non sono certi». E’ il duro attacco del gruppo Pd ad un anno di entrate e di spese del Comune di Parma. «Il bilancio consuntivo del 2009 dipende in maniera decisiva da entrate straordinarie, legate a operazioni ad alto rischio ­sottolinea il consigliere Massimo Iotti -; da una parte ci sono le alienazioni immobiliari, che non possono durare in eterno e sono fatte in larghissima con l’utilizzo di società partecipate dal Comune di Parma. Il risultato – dice Iotti – è che i debiti non sono eliminati, ma spostati da un’altra parte. L’altra operazione a rischio – prosegue Iotti – riguarda la partita dell’edilizia. Erano stati previsti 50 milioni di euro di entrate dagli extraoneri sul Poc e dai proventi di perequazione. Ne sono arrivati 35 milioni di euro, e di questi ne sono stati realmente incassati solo il 25%. Non gridiamo al buco, diciamo che c’è qualcosa che non torna. Abbiamo iscritto a bilancio entrate effettive quando non lo sono. Stiamo impegnando somme significative quando non sono in cassa, e sulle quali pende un ricorso al Tar. Questo bilancio beneficia di operazioni altamente dubbie, che anche i revisori di conti hanno osservato nella loro relazione ».
Giorgio Pagliari, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale, commenta: «Si continua a non voler fare una operazione verità sul bilancio. Le difficoltà si riflettono nel fatto che si allarga la distanza tra ciò che si annuncia e ciò che si realizza ».
«Alla fine, delle ingenti somme spese non vediamo niente di strategico, le risorse sembrano finite in mille rivoli e non vediamo nessuna opera per il futuro. – è il giudizio di Iotti – Il 2009 del Comune di Parma scrive poco o nulla nel ridisegno di questa città».
Sempre sulla Gazzetta la risposta dell’assessore Broglia: «Investiti 128 milioni». «I risultati di questo bilancio smentiscono un anno di profezie catastrofiche e falsi allarmi dell’opposizione».
E’ il commento dell’assessore comunale al Bilancio, Gianluca Broglia, alle dichiarazioni delle minoranze in Consiglio comunale.
«Nell’anno della grande crisi, Parma ha investito più di 128 milioni di euro; si tratta della cifra più alta nella storia di questo Comune e rappresenta il doppio e in alcuni casi il triplo, rispetto a quanto investito dalle altre città dell’Emilia Romagna. Non solo si confermano le entrate previste – continua l’assessore Broglia – ma aumenta ancora la spesa per i servizi alla persona e diminuisce il costo della macchina amministrativa. Manteniamo invariata la pressione fiscale, una delle più basse d’Italia, e rispettiamo il Patto di stabilità assieme a tutti e 10 i parametri con cui lo Stato certifica lo stato di salute degli enti pubblici».
«Criticare questi risultati che sono sotto gli occhi di tutti è inverosimile, e politicamente miope. Come si fa a non capire – conclude l’assessore al Bilancio – che in tempi di crisi un’amministrazione non può rinunciare al compito di sostenere i cittadini con i servizi e favorire lo sviluppo con gli investimenti? Definire addirittura il bilancio “inattendibile” è un atto irresponsabile. Nel suo consueto balletto dei numeri, il Pd arriva addirittura a mettere in dubbio la sostenibilità dell’indebitamento del Comune di Parma, dopo che la clas­sifica dei bilanci di tutti i comuni italiani pubblicata dal Sole 24 Ore ci ha collocato al 56° posto e con un indebitamento procapite ben al di sotto della media».
«Questo la dice lunga – è la chiusa dell’assessore Broglia – su tutte le altre cifre che la minoranza ha snocciolato».

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Rassegna stampa del 27/04/2010

SMA MODENA
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27/04/2010
h.10.00

Sulla Gazzetta l’articolo di Georgia Azzali, “Bonsu, il risarcimento è a rischio”.
Ore decisive per il risarcimento a Emmanuel Bonsu, il ragazzo ghanese che sarebbe stato sequestrato e pestato da un gruppo di vigili urbani il 29 settembre 2008 dopo essere stato scambiato per il «palo» di uno spacciatore. Servirà una delibera di giunta per dare il via libera al risarcimento, ma la maggior parte degli amministratori sarebbe orientata a dire no, aspettando le decisioni della giustizia.
Nelle scorse settimane Bonsu era stato sottoposto a visita medico- legale da parte di Cesare Piccinini e Nicola Cucurachi, i consulenti nominati dall’amministrazione e da Marcello Frattini, uno degli agenti sotto accusa. E da alcuni giorni, dopo la valutazione del danno da parte dei due medici, era stata messa nero su bianco l’offerta da presentare alla parte civile: 130mila euro in totale, una cifra comprensiva delle spese sostenute da Bonsu e della sua assistenza legale.
Ma quella proposta potrebbe rimanere nel cassetto. Senza dover attendere un sì o un no da parte dei difensori del ragazzo ghanese. Il Comune avrebbe infatti il timore di incorrere in future censure da parte della Corte dei Conti risarcendo prima della sentenza. Problemi che ovviamente non insorgerebbero se il risarcimento fosse imposto da un’eventuale condanna: come responsabile civile, infatti, l’amministrazione sarebbe costretta a pagare in solido con gli imputati.
Ma se non ci sarà risarcimento, cambierà anche la partita processuale. Dopo alcuni rinvii, concessi dal gup Maria Cristina Sarli proprio per poter consentire al Comune di formulare una proposta di risarcimento, l’udienza preliminare è stata riaggiornata a giovedì e si concluderà nella giornata di venerdì con la decisione sui rinvii a giudizio di otto dei dieci vigili sotto processo. Due agenti, infatti -Ferdinando Villani e Marcello Frattini – hanno optato per il rito alternativo: il primo ha raggiunto un accordo con il pm per patteggiare una pena sotto i 2 anni, con la sospensione condizionale, mentre l’altro sceglierà il rito abbreviato. In entrambi i casi il gup deciderà venerdì. La maggior parte degli agenti pare fosse pro­pensa a contribuire al risarcimento con il Comune, ma se nes­suna offerta sarà fatta, gli imputati – a meno che non decidano di farsi comunque avanti con proprie offerte – non potranno contare sulle attenuanti co­muni previste per chi risarcisce prima dell’avvio del processo. Ed è chiaro che il Comune non usci­rà dal processo, ma resterà come responsabile civile.
In udienza, con gli imputati, ma probabilmente non con l’avvocato Antonino Tuccari che potrebbe meditare una rinuncia alla difesa nel caso l’amministrazione dica no al risarcimento. Su mandato del Comu­ne, infatti, Tuccari annunciò già durante la prima udienza, l’8 ottobre dello scorso anno, la volontà dell’amministrazione comunale di proporre un risarcimento a Bonsu, con la riserva di rivalersi sui dipendenti. «Vorrei sottolineare – aveva allora precisato Tuccari – che la volontà di risarcire non implica un’ammissione di responsabilità né da parte del Comune né da parte dei suoi dipendenti, perché spetta al giudice stabilire l’eventuale responsabilità. E’ un gesto di sensibilità civica che l’amministrazione si sente di fare nei confronti del ragazzo».
Ma in realtà è probabile che il Comune tema che un risarcimento possa apparire come un’am­missione di responsabilità sul piano politico-amministrativo. E questo timore – insieme a quello della Corte dei Conti – potrebbe aver convinto il Comune a non «esporsi». Amministrazione che, nel caso dovesse decidere di aspettare la sentenza, dovrà comunque pagare la parcella di uno dei due consulenti nominati. E, naturalmente, dell’avvocato”.
Sull’Informazione: “Nelle casse comunali 382 euro per abitante”. “L’amministrazione parmigiana nella top ten degli incassi per beni e servizi”.
Si legge: “A conti fatti, questa volta, l’inchiesta del Sole24Ore non piazza Parma in cima alle classifiche della città più ricca.
La graduatoria (riferita all’anno 2008 per i 110 capoluoghi italiani) che prende in esame quanto entra e quanto esce dalle casse comunali per ogni abitante, vede la nostra città nella top ten solamente per quanto riguarda la voce “Entrate extratributarie” (382 euro per abitante), cioé i proventi dei servizi (tariffe) e dei beni dell’ente (per esempio l’occupazione del suolo pubblico). Scivola invece al 66esimo posto per quanto riguarda le Entrate tributarie (ovvero i proventi di imposte, tasse, diritti e tributi speciali compresa la compartecipazione Irpef) per le quali nel 2008 ha incassato 340 euro da ogni parmigiano. La somma delle due voci precedenti garantisce invece il 24esimo posto per quanto riguarda le “Entrate «proprie»” (che non prende in considerazione trasferimenti, prestiti e alienazioni): nelle casse comunali sono entrate 721 euro per abitante.
…. La macchina comunale nel 2008 è costata appena venti euro per abitante.
A livello regionale la città emiliana più indebitata è Ferrara, al 30esimo posto con 1.256 euro per abitante, quella meno indebitata è Modena (149 euro).Parma, come detto,è a metà classifica con 851 euro per abitante su una media nazionale di 1.207 euro.
Per quanto riguarda i costi della macchina comunale, la città emiliana che spende di più è Reggio Emilia (32 euro per abitante), in linea con la media nazionale di 33 euro”.

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Rassegna stampa del 26/04/2010

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26/04/2010
h.10.20

Sulla Gazzetta il resoconto delle celebrazioni del 25 aprile a Parma: “L’abbraccio di Parma al figlio di Albertelli. Appello alla Costituzione. Il sindaco Vignali: «La Resistenza fabbrica di democrazia». Bernazzoli: «Ritornare a quei valori».
Si legge: «La Costituzione è bella come l’aurora e forte come l’Oltretorrente del ’22». Guido Albertelli è l’oratore ufficiale del 25 Aprile celebrato a Parma. Viene da Roma, è il presidente nazionale dell’Associazione dei perseguitati politici italiani, ma soprattutto è «nipote e figlio di parmigiani». Parla dal palco allestito davanti ai portici del Grano: suo padre, Pilo Albertelli, medaglia d’oro della Resistenza, fu arrestato torturato e ucciso dai nazisti nelle Fosse Ardeatine dopo i fatti di via Rasella.
Sono le undici quando il corteo arriva in piazza Garibaldi. Era partito tre quarti d’ora prima in piazzale Santa Croce e, aperto dalla banda Verdi, si era trascinato lungo il centro storico stendardi, bandiere, scritte, slogan, canti. Due le tappe: una davanti al monumento al Partigiano, l’altra davanti al monumento ai Caduti. La scaletta prevede che gli interventi siano aperti da Pietro Vignali: «Il 25 aprile è una lezione di libertà e democrazia per tutti gli italiani». Si rivolge ai partigiani, il sindaco: «E’ stata la vostra testimonianza umana, forte e mai trascurata che ha spiegato a me e a tutti noi il significato di questa manifestazione. E per questo motivo Parma, città medaglia d’oro della Resi­stenza, vi deve essere grata». Poi un saluto a Mirka Polizzi, per la prima volta assente per motivi di salute. «La Resistenza è la nostra fabbrica di democrazia – continua il sindaco – E’ da questa volontà concreta di libertà che nasce l’Italia repubblicana e la sua Costituzione». E la democrazia, conclude Vignali, «è un valore che deve essere continuamente sorvegliato e coltivato. Nessuno oggi deve sentirsi escluso da questa festa e da questa piazza».
Poi tocca al presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli: «Questa è una giornata di ricordo, ma non è solo una celebrazione. Per lo più allora combatterono i nostri giovani per ridare libertà e dignità al Paese, ma anche per costruire e costruirsi un futuro. E proprio oggi in cui i giovani sono penalizzati dal mondo del lavoro e da una società che rischia di non consegnare loro un futuro migliore, bisogna riprendere i valori che la Resistenza ci tramanda».
In piazza risuona anche la voce vera di chi alla Resistenza ha dato gambe e braccia. E’ quella del partigiano «Cric», Renato Lori. Anche lui saluta Mirka Polizzi («Ci manca la sua passione») e poi aggiunge: «Quella di oggi è una festa popolare e di tutti gli italiani». Sessantacinque anni dopo, Lori riconosce che «si sono realizzate importanti conquiste», ma anche che «ci sono ancora troppe ingiustizie. Viviamo in una realtà in cui tutto è incerto e precario, e dove la caduta di valori affonda le radici nella disinformazione e nella non cultura». Ed è anche per questo, aggiunge Lori, che «il popolo italiano deve riconoscersi nei valori fondamentale di quell’esperienza complessa e variegata che è stata la Resistenza».
Albertelli, poi, sottolinea come il 25 Aprile «non può essere dimenticato perchè rappresenta il momento indimenticabile del passaggio dalla dittatura alla libertà, dalle divisioni all’unità, dalla disperazione alla serenità». Ricorda il sacrificio dei partigiani «per ottenere la libertà per tutti». Ricorda gli «80 mila antifascisti che nel ventennio combatterono il regime: uccisi, deportati e esiliati ». Ricorda la «Resistenza gloriosa di Parma, con le sue 18 medaglie d’oro e i suoi ottocento partigiani morti. A chi dice che quel movimento fu un problema di minoranza, va ricordato che 300 mila furono i partigiani, 600 mila i soldati che rifiutarono di andare con i nazisti, 60mila i deportati nei campi di concentramento, un milione le persone che si ribel­larono. Noi vecchi vogliamo che la memoria venga rispettata. I nostro valori sono immortali: sono gli elementi portanti della de­mocrazia e dell’Italia repubblica­na ».
C’è pure la voce dei giovani, in piazza: «Mi chiedo – dice Pietro Bottioni, presidente della Consulta degli studenti – come si possa pensare di togliere l’insegnamento della Resistenza a scuola ».
Sempre sulla Gazzetta: “Migliaia in corteo: studenti al fianco degli ex partigiani”
“Bandiere, striscioni, fazzo­letti attorno al collo di persone e di animali da compagnia: il corteo organizzato per festeggiare il 25 aprile è stato una vera è propria «onda rossa», partita da barriera D’Azeglio per arrivare fino al cuore della città, in piazza Garibaldi, per i saluti istituzionali. L’appuntamento era alle 10.15, quando le associazioni degli ex partigiani hanno dato via alla lunga marcia, che ha coinvolto alcune migliaia di persone. E tra i presenti non c’erano solo coloro che hanno vissuto la giornata della liberazione sulla propria pelle, ma anche molti giovani. In coda al corteo, infatti, hanno trovato spazio gruppi di amici e associazioni studente­sche che hanno voluto portare avanti i valori di chi ha lottato per la libertà. «Non è vero che i giovani si disinteressano di tutto ­spiega Mara, 24enne -. Siamo un gruppo di amici, né un’associazione né un partito politico, che oggi ha voluto essere presente con il proprio striscione, dove abbiamo scritto ‘Lavoro, impegno e coscienza la vera Resistenza’. Questo perché, da neolaureati, vogliamo difendere questi valori: il lavoro, che non c’è, l’impegno di continuare a fare comunque quello che si può, e la coscienza di fare scelte responsabili per il nostro fu­turo, dall’ambiente all’economia».
Due passi davanti a Mara, c’era Anna, una 22enne, membra di un neonato gruppo giovanile, chiamato «Nuvola rossa»: «Abbiamo appena fondato questo gruppo che vuole essere un’associazione culturale e ricreativa, veicolando un messaggio politico. Il nostro obiettivo sarebbe proprio quello di far capire ai giovani sfiduciati tutti i valori che stanno alla base dello Stato e della democrazia, per difenderli. Per questo abbiamo voluto essere qui oggi».
Il mondo della scuola ha occupato grande spazio all’interno del corteo, anche alla luce delle recenti «innovazioni » del programma scolastico. In fila, verso piazza Garibaldi, infatti, c’erano le bandiere del Csp, comitato in difesa della scuo­la pubblica, collettivo studentesco nato durante «l’onda»: «Vogliamo protestare contro la Gelmini, che vuole rendere facoltativo lo studio della Resistenza a scuola ­spiega Giulia, 19enne -. La Resistenza è un valore che appartiene alla destra e alla sinistra e noi studenti dobbiamo essere tutti uniti per difenderla».
E con loro, gli studenti universitari dell’Udu: «Da 10 anni prendiamo parte a questo corteo, perché i valori della Resistenza restano fondamentali» commenta Gianluca Scuccimarra. Tantissimi anche i comitati antifascisti, che si sono riuniti per ma­nifestare congiuntamente nel corteo: «Le nostre bandiere sono unite per affermare che la lotta contro il fascismo non è terminata ­commenta Mario Brandini – esistono realtà come Casa Pound che si dichiarano fascisti del terzo millennio. Dobbiamo prestare attenzioni alle dinamiche che si creano nella società».
E tanti gruppi politici, dai Giovani comunisti al circolo comunista e i comunisti internazionalisti”.

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Rassegna stampa del 23/04/2010

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23/04/2010
h.09.10

“Il prefetto lascia Parma: «Città speciale, mi mancherà»”. Paolo Scarpis compie 65 anni e per limiti di età è costretto a passare il testimone.
L’intervista è sulla Gazzetta di Parma a cura del direttore Giuliano Molossi: “Da venerdì 30 aprile Paolo Scarpis non sa­rà più il prefetto di Parma. Lascia per raggiunti limiti di età (non li dimostra ma in que­sti giorni ha compiuto 65 anni). Nato a Macerata ma milanese d’adozione, sposato con due fi­gli, in gioventù giocatore di ba­sket in serie A, Scarpis ha la­vorato a lungo e con ruoli diversi alla Questura di Milano prima di fare il questore a La Spezia, Brindisi, Brescia e Milano. Il 7 marzo di due anni fa è stato nominato prefetto di Parma.
Qual è il suo stato d’animo ad una settimana dall’addio?
Vivo con molta amarezza que­sto distacco dalla città. E’ stata la mia prima esperienza come prefetto e devo dire che non avrebbe potuto essere più felice. Questa è una città ideale per viverci e lavorare, i parmigiani sono fortunati.
Cosa l’ha sorpresa di più in positivo e in negativo?
In positivo l’estrema disponibilità di tutte le istituzioni. Evidentemente è nel loro dna la spontaneità nel collaborare. Raramente ho trovato tanta correttezza di rapporti. In negativo, ma lo dico col sorriso sulle labbra, il fatto che Parma non sempre è capace di prendersi un po’ in giro.
Siamo sprovvisti di autoironia?
Sì, a qualcuno manca.
Parma è una città sicura?
E’ una delle città più sicure d’Italia. Certo, chi ha subìto uno scippo o un furto forse non la penserà così ma io invito tutti ad analizzare i numeri della criminalità che giorno per giorno la «Gazzetta» pubblica proprio in collaborazione con la prefettura. Sono numeri esigui rispetto a molte altre città. Qui c’è molto interesse alla sicurezza anche da parte dei cittadini che collaborano volentieri rendendo più facile il lavoro delle forze dell’ordine.
Cosa pensa dell’arrivo dell’esercito in città?
Tutto quello che viene fatto in più per garantire la sicurezza è positivo.
E’ stato detto che Parma è una città con infiltrazioni mafiose. E’ così?
Come ho già avuto modo di dire, sollevando critiche assoluta­mente infondate, non mi risulta che a Parma ci siano indagini riguardanti fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso. E dico questo con il conforto di analoghe dichiarazioni del procuratore della Repubblica e delle relazioni fatte dalla Dia su questo territorio. Questo non significa che non ci siano infiltrazioni di questa natura, così come avviene in altre zone del Nord Italia ricche e appetibili come questa.
In questi ultimi due anni sono avvenuti alcuni episodi che hanno avuto molto clamore anche fuori dai confini della provincia. In particolare uno, il caso Bonsu. Cosa può dire oggi, a distanza di tempo, di quella brutta vicenda?
I fatti sono ora all’attenzione dell’autorità giudiziaria. Io penso che ci siano stati comportamenti, da parte di singoli soggetti, assolutamente inaccettabili e che costituiscono dei reati. Però credo anche che sia stato profondamente sbagliato mettere tutta la polizia municipale sul banco degli imputati. Per questo, dopo aver appurato i fatti, io avevo portato la mia vicinanza al corpo dei vigili urbani.
Lei però aveva anche detto che i vigili non dovevano fare i poliziotti. E’ sempre di quell’opinione?
Io penso che ciascuno debba fare la propria parte. I vigili sono agenti di polizia giudiziaria e in caso di flagranza di reato hanno il dovere di intervenire. Ma gli appostamenti, le indagini, gli accertamenti, tutto questo è compito di polizia e carabinieri.
Parma è una città razzista?
Assolutamente no. Qualche giorno dopo i fatti che lei ha ricordato io avevo ricevuto in prefettura i rappresentanti di tutte le etnie presenti nella provincia di Parma. Loro stessi avevano riconosciuto che questa non è per nulla una città razzista.
C’è però ancora una certa dif­fidenza per chi ha la pelle di­versa dalla nostra?
Più che diffidenza, io direi che soprattutto nelle fasce più de­boli della popolazione c’è ancora la paura del diverso. Ma que­sto non vuol dire essere razzisti.
L’integrazione funziona?
Funziona benissimo. Questa so­cietà non può fare a meno degli immigrati. Quelli che hanno vo­glia di lavorare, e sono la stragrande maggioranza, si trovano perfettamente a loro agio.
In questi due anni quali sono le questioni risolte che le hanno dato maggior soddisfazione?
Il fatto di aver trovato finalmente una nuova sede alla Questura e al comando dei Carabinieri. Non erano due questioni di facile soluzione. La prima in particolare si trascinava da anni. Bisogna ringraziare di questo non solo il prefetto ma anche il Comune e il direttore del demanio di Roma.
Quali sono i momenti che ricorda di più?
La gestione per il terremoto, la visita del presidente Napolitano, i periodici incontri con gli studenti, sempre intelligenti e curiosi, in generale il proficuo rapporto con i vari sindaci che dalla prefettura hanno recepito con molta correttezza le diret­tive per mettere in pratica le varie ordinanze.
E dei parmigiani cosa ricorderà?
La grande cordialità, la simpatia, il sorriso. Ecco, ricorderò soprattutto questo: i sorrisi della gente.
Quale sarà il suo futuro? Non la vedo come pensionato sulla panchina dei giardini pubblici…
Ho lavorato 44 anni al servizio dello Stato. Se lo Stato mi dovesse chiedere ulteriori impegni non mi sottrarrò.
Sull’Informazione:Vignali: presto il rimpasto. E il nuovo movimento civico”. Si legge: “ Il sindaco che fa da sé fa per tre. E’nata Civiltà per Vignali o, se vogliamo, Per Parma con Vignali. Il nome non è dato sapere, certo è che mercoledì sera in un ristorante cittadino si sono ritrovati tutti, o quasi, i dirigenti civici del municipio (partecipate comprese). Sta di fatto che l’ufficializzazione non
c’è ancora, ma le premesse sì: partita la campagna elettorale in vista delle amministrative del 2012. A capo di tutto il sindaco in persona che, stanco delle pressioni dei partiti e delle voci incontrollate che escono dal municipio, vuole mettere un freno alle ingerenze esterne,ma anche progettare la nuova marcia trionfale verso i portici del Grano.
L’esperienza di Civiltà per Parma, nata da una costola dell’ubaldiana Civiltà parmigiana, dovrebbe essere archiviata a giugno quando, si terrà il congresso del movimento che, per questo, potrebbe cambiare nome. Gli obiettivi del nuovo movimento sono quelli di radicarsi sul territorio, avviare la campagna abbonamenti (il tesseramento) e tornare in mezzo alla gente.
Come si cambia per non morire recitava una vecchia canzone che potrebbe tornare buona come ritornello per la nuova situazione del movimento civico. Ridare quindi, a quel laboratorio nato nel ’94 al potere dal ’98, una forte struttura che possa operare a tutti i livelli e con uno slancio verso il futuro. A capo di questo movimento, si mormora, potrebbe essere l’ex Ds, oggi assessore riformista, Lorenzo Lasagna che, qualcuno lo indica già come delfino di Vignali. Presto per parlare, ma la politica è fatta così: oggi si dice una cosa che domani potrebbe essere già smentita da fatti o parole.
Il sindaco si è limitato a commentare la serata senza troppo sbottonarsi: «E’stato un incontro di riflessione a un anno dalla nascita di Civiltà per Parma. Abbiamo discusso anche dei cambiamenti politici e delle recenti elezioni, riscontrando una disaffezione dei cittadini alla politica,ma non alla partecipazione».E il rimpasto? «Ci saranno dei piccoli cambiamenti – ha concluso Vignali – ma nessun grande stravolgimento».

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Rassegna stampa del 22/04/2010

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22/04/2010
h.09.00

Su Polis Marco Ollari scrive: “Sezioni di quartiere e tesseramento. Parte la nuova lista civica di Vignali”: “Non solo un nuovo nome e un nuovo simbolo ma anche una base di iscritti più ampia, raccogliendo adesioni attraverso una nuova campagna di tesseramento, e un maggiore radicamento sul territorio con l’apertura di sezioni nei quartieri della città.
E questo l’identikit della “cosa” civica, il nuovo partito del sindaco Pietro Vignali, sbozzata ieri sera nel corso di una riunione al ristorante Tre Ville. Incontro a porte chiuse voluto dal primo cittadino e alla quale hanno preso parte una trentina tra assessori, consiglieri comunali e di quartiere oltre che amministratori pubblici di Civiltà per Parma. Sarà infatti proprio il movimento oggi guidato da Claudio Bigliardi, che da poco ha compiuto un anno di vita dopo la scissione traumatica dalla Civiltà parmigiana dell’ex sindaco Elvio Ubaldi, la crisalide dalla quale dovrebbe spuntare la nuova realtà civica in grado di catalizzare e irrobustire la struttura politica che supporta il primo cittadino. Un cambio di rotta che ieri ha mosso i primi passi.
«Una riflessione necessaria anche alla luce dei risultati delle recenti elezioni dalle quali è emerso un dato evidente, al di là dei risultati dei singoli partiti, cioè quello dell’astensionismo e della disaffezione dalla politica da parte dei cittadini – spiega Vignali – Per questo crediamo che l’esperienza civica debba essere potenziata e allargata. Partirà una campagna di tesseramento che punterà all’ampliamento del numero degli iscritti.
Ma non solo, punteremo ad un maggior radicamento sul territorio aprendo sezioni nei quartieri della città».
Il primo cittadino non vuole parlare della creazione di un nuovo partito, ma di un «momento di riflessione necessario dopo un anno di vita di Civiltà per Parma». Eppure quello che emerge non è sicuramente una semplice correzione di tiro rispetto al passato, ma l’embrione di qualcosa di completamente nuovo. Un qualcosa che fissi un punto zero e recida anche l’ultimo cordone ombelicale, fosse solo attraverso l’evocazione del nome, con la Civiltà Parmigiana e il simbolo della Campana di ubaldiana memoria. Nome nuovo, in ballo ce ne sarebbero due o tre, ma anche simbolo nuovo, quindi. Ma anche un nuovo gruppo dirigente, l’attuale coordinatore di Civiltà per Parma Claudio Bigliardi, ieri sera era comunque presente all’incontro alle Tre Ville, ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
E intanto sono due i nomi che circolano per ricoprire il ruolo di vertice del nuovo movimento: quello dell’assessore all’urbanistica Francesco Manfredi e, soprattutto, quello dell’attuale assessore al Welfare Lorenzo Lasagna. Quest’ultimo sulla questione nicchia anche se non si sottrae ad un commento sulla nuova fase politica del movimento. «Di nuovo organigramma è troppo presto per parlare – spiega – Intanto però sono contento che il sindaco abbia preso in mano la situazione e abbia deciso di dare il là a questa nuova fase. Cosa mi aspetto? Un nuovo slancio all’esperienza civica, che è la caratteristica peculiare della vita amministrativa della nostra città. Se un dato emerge chiaro ad ogni consultazione elettorale è infatti che la connotazione civica è quel valore aggiunto che a Parma fa la differenza».
Un’area di riferimento e una possibile campagna acquisti in altri partiti per la nuova forza politica? «Sia chiaro che si parte da Civiltà per Parma – dice Lasagna – E l’area di riferimento sarà quella moderata e riformista. Evitando, com’è stato sino ad ora, interferenze tra civismo e partiti, non per sfiducia nella forma partito ma perché il civismo è e deve rimanere un’altra cosa». Niente interferenze con i partiti, ma qualche lezione sì. Il successo della Lega Nord, alle recenti consultazioni elettorali, anche in diverse zone della città, parla di una presenza capillare e costante sul territorio. Un piano di lavoro che sembra essere al primo punto anche del programma della nuova “cosa” civica di Vignali. Per il debutto della quale al momento, in attesa di conoscere nome e simbolo, pare esserci però una data certa: il prossimo 12 di giugno.
Sempre su Polis: “E il sindaco promette: «Mi potrei iscrivere all’Anpi»”.«Potrebbe prendere la tessera della nostra associazione». «E’ una cosa che si può fare». Si è aperto con questa sorta di mezzo accordo sulla prossima iscrizione del sindaco Vignali all’Anpi l’incontro di ieri tra il primo
cittadino della nostra città e i vertici dell’Associazione nazionale partigiani in vista delle celebrazioni del 25 Aprile. A fare la proposta, il vicepresidente dell’associazione Luigi Rastrelli, a raccogliere l’invito lo stesso Vignali. Nessuna formalizzazione seduta stante, ma una promessa.
«La presenza del sindaco – ha detto poi Rastrelli – ci fa piacere e ci consola un po’ del fatto che i valori e i principi che sembrano ispirare l’attuale governo del Paese non collimano con quelli che noi abbiamo nel cuore. Valori di fratellanza e uguaglianza espressi nella nostra Costituzione di cui ci sentiamo, come partigiani, tra i padri fondatori». Cordialità e fermezza nelle parole dell’ex comandante partigiano “Annibale” come in quelle della presidente dell’associazione la professoressa Gabriella Manelli, secondo la quale «è fondamentale il rapporto tra associazioni e istituzioni perché non prevalga nel nostro Paese una cultura che è contraria ai valori che hanno ispirato la Resistenza».
«Vi ringrazio per la vostra testimonianza che non si è mai indebolita – ha detto quindi il sindaco Vignali – I valori di cui siete portatori tocca a noi, nuove generazioni, rinnovarli. Democrazia, libertà e pace infatti non possono essere mai dati per scontati e acquisiti per sempre. Non possono essere solo memoria del passato ma conquista per il futuro». Una memoria che comunque va tenuta viva anche nelle cose, solo apparentemente, più insignificanti.
L’Associazione partigiani ha infatti presentato ieri al sindaco la richiesta che siano parzialmente corrette le intitolazioni di tre vie della città. Alle targhe generiche di via Bruno Vescovi, Gedeone Ferrarini e Ubaldo Bertoli, dovrebbe essere aggiunta anche la scritta “partigiano” che attualmente non figura. Un’altra promessa strappata a Vignali, oltre a quella di sottoscrivere la tessera dell’associazione. Non c’è che dire, sempre “arzilli” ‘sti partigiani”.

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Rassegna stampa del 21/04/2010

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21/04/2010
h.09.50

Sulla Gazzetta l’articolo di Marco Federici: “Nasce il movimento di Vignali”. “La nuova creatura si presenterebbe con nome e simbolo diversi dal passato”.
Si legge: “La decisione è presa. Il percorso del movimento civico che poco più di un anno fa, dalla «cruenta» scissione di Civiltà parmigiana, aveva portato alla nascita di Civiltà per Parma arriva al suo epilogo.
Più che un lifting, quello che stanno preparando lo stesso sindaco Pietro Vignali e i suoi so­stenitori è un vero e proprio intervento chirurgico. Come dicono i beninformati, gli obiettivi sono chiari: pur continuando nel solco del civismo, si lasciano alle spalle i colori e i simboli riconducibili a Civiltà parmigiana – alla cui guida oggi c’è l’ex sindaco Elvio Ubaldi – e si volta pagina.
E proprio sul filo del bilancio dei primi tre anni di amministrazione e delle prospettive del nuovo movimento, il sindaco Pietro Vignali chiama a raccolta i «suoi»: stasera alle Tre Ville si terrà un summit a porte chiuse con gli assessori, i consiglieri comunali e di quartiere riconducibili a Civiltà per Parma. Si riuniranno una trentina di persone e sarà il primo passo di un percorso che, appunto, porterà alla luce una nuova creatura nel panorama politico della città, a immagine e somiglianza del sindaco, o almeno più di quanto non lo sia oggi. Ancora non si conoscono nome e simbolo, anche se gli stessi beninformati dicono che la campana e lo sfondo gialloblù sono destinati a sparire. Vedremo. Dovrebbe cambiare – alme­no queste sono le intenzioni ad oggi – anche l’attuale dirigenza. E sempre stasera, infatti, dovrebbe essere illustrato anche il percorso che porterà al rinnovo delle cariche. Già è partito il toto- nomi: in pole per diventare il nuovo coordinatore ci sarebbe Lorenzo Lasagna, assessore ai servizi sociali, anche se circolano altri nomi sempre legati all’entourage di Vignali.
Sulla Gazzetta, Malavasi: «Mai ricevuto tangenti» . E’ indagato per corruzione per la vicenda legata ai T-red. «Chiarirò tutto in breve tempo».
Si legge: “Chiarirò tutto in tempi brevi con l’autorità giudiziaria: non ho mai intascato tangenti ». Claudio Malavasi, comandante del Corpo Unico di Polizia dell’Unione Terre Verdiane, respinge in toto, in una nota di suo pugno, le accuse di corruzione formulate dal Pm Alfredo Robledo. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Milano, Malavasi avrebbe accettato – e poi diviso con l’amministratore delegato di Comeser Andrea Lamoretti ­mazzette da Raul Cairoli, della Cts, l’azienda che commercializza in esclusiva i T-red. Obbiettivo: sollecitare l’acquisto dei dispositivi e piazzarli in luoghi più «redditizi» in termini di multe. «Contesto i fatti che mi vengono addebitati e confido, in tempi brevi, di poter chiarire all’autorità giudiziaria la mia estraneità a qualsiasi condotta illecita ­spiega Malavasi, da alcuni giorni in ferie – Non ho ricevuto denaro o altre indebite utilità (si parlava di orologi, navigatori e telefonini, ndr.) da parte di Raul Cairoli, persona che conosco, da tempo, in relazione alla mia funzione nell’ambito del Comando di Polizia Municipale». «Tutte le attrezzature installate per i controlli di polizia stradale nel nostro territorio sono sempre state mirate alla sicurezza – aggiunge Malavasi – e infatti nell’ultimo periodo in cui le macchine avevano già svolto il loro lavoro e la sicurezza delle intersezioni era stata raggiunta, erano state posizionate macchine “passive” che avevano il solo scopo di presidio ».
Malavasi, che è difeso dal legale parmigiano Mario Bonati, ieri ha confermato la sua posizione anche in un’intervista rilasciata a Francesco Silva di Tv Parma.
«Sono venuto a conoscenza di questa vicenda – ha detto ai microfoni – con l’avviso di garanzia che mi hanno recapitato ieri mattina (lunedì, ndr.) e con la conseguente perquisizione.
Non ho ricevuto utilità o denaro da Cairoli: non avrebbe avuto senso, visto che non avevamo nessun tipo di rapporto commerciale. Possono fare tutte le indagini che vogliono di tipo patrimoniale, contabile, non c’è nulla da nascondere. L’accusa è assolutamente infondata». Si dice sereno, Malavasi:«Io non ho fatto nulla. Perciò male non fare, paura non avere. Perciò andrò davanti all’autorità giudiziaria a chiarire questa vicenda, assolutamente chiaribile».
L’Informazione apre la prima pagina con “Vignali snobba i progetti dei cittadini”. “Marini, delegato all’Innovazione, critica sindaco e giunta. Ferma presa di posizione dell’esponente della maggioranza dopo l’assemblea pubblica di San Prospero. Destinatari Mora, Aiello, Pellacini e Sassi”.

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Rassegna stampa del 19/04/2010

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19/04/2010
h.09.00

Non c’è veramente nulla di interessante da segnalare sui giornali di oggi.
Proprio per non lasciare la pagina vuota, dalle pagine della provincia della Gazzetta riporto l’articolo:
«Regalo le quote di Montagna 2000». Polemica Il sindaco Lucchi e la presidente della società Gloria Resteghini.
“Al sindaco di Berceto non sono piaciute le recenti dichiarazioni di Gloria Resteghini, presidente di Montagna 2000. «Ribadisco ha detto Luigi Lucchi la mia stima alla Resteghini e al direttore Mauro Bocciarelli. Il 16 aprile la presidente ha difeso la società ma ha sminuito ciò che mi ha convinto ad emettere ordinanze per Castellonchio e Roccaprebalza che imponevano di bollire l’acqua prima dell’uso. Il divieto è l’ultimo di una serie di disservizi che i bercetesi subiscono per la cattiva gestione di Montagna 2000: nata come società pubblico-privata per la distribuzione dell’acqua nei comuni della Comunità Montana ovest, ha dato più da “mangiare” che da bere».
«Sarebbe bello continua Lucchi conoscere gli sprechi e il ruolo di freno che ha avuto per le Terre Alte. Ora, grazie all’ex presidente della Comunità Montana Carlo Berni, è interamente pubblica. Sono stati ridotti gli appannaggi dei politici ma comunque l’ente costa tantissimo. I cittadini pagheranno anche aumenti del 200% rispetto alla vecchia gestione comunale con servizi peggiori: Corchia è servita da autocisterne, così come il Castello di Lozzola; la depurazione del 70% del capoluogo è affidata alle vecchie fosse Himoff; via Marconi attende il restauro di acquedotto e rete fognaria dal 2002; a Casa Brusini si scarica a cielo aperto; la manutenzione della rete acquedottistica è affidata a ex ope­rai comunali costretti a lesinare i metri di tubo da sostituire; la pulizia dei bacini e delle prese d’acqua è un terno al lotto».
«Ho fatto presente tutto ciò in incontri organizzati per trovare soluzioni. Ho avuto di fronte a me un muro. Serve l’intervento del presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, dell’assessore provinciale all’Ambiente, del presidente dell’Ato. Ho cercato di far intervenire Luigi Bassi, presidente della Comunità Montana ovest, ma su questo tema è sordo». E a Bassi Lucchi dice: «Come sindaco di Varano, compri le quote di Montagna 2000 detenute da Berceto. Possiamo anche regalargliele ». E poi conclude: «Non privateci delle nostre risorse. Non fateci mantenere carrozzoni inutili. Non dateci nulla ma non rubateci nulla e saremo ricchi».

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Rassegna stampa del 16/04/2010

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16/04/2010
h.09.20

Sulla Gazzetta, Metrò, la Motta attacca Civiltà per Parma replica Bigliardi: «L’ennesima contraddizione del Pd» E Villani «spara» contro Idv e Altra politica”.
La rinuncia alla costruzione della metropolitana da parte del Comune continua a far discutere e ieri è approdata anche alla commissione Ambiente grazie a un intervento della deputata del Pd Carmen Motta.
La Motta ha denunciato «la gravità delle disposizioni contenute nel provvedimento di revoca del finanziamento». La deputata del Pd ha ricordato, in sintesi, che «gli articoli e i commi del decreto legge che stabiliscono le modalità di revoca e di riassegnazione delle risorse» Norme che, a suo avviso, violano le disposizioni della cosiddetta legge obiettivo e che ledono le prerogative della regione Emilia-Romagna. La Motta segnala, inoltre, alla Commissione la gravità sul piano politico delle disposizioni, perché, a suo avviso, la revoca di un finanziamento come quello per la realizzazione della metropolitana di Parma, deciso nell’ambito della legge obiettivo, andava stabilita dal Governo d’intesa con la regione Emilia-Romagna. Ritiene, inoltre, che tali disposizioni appaiono problematiche anche alla luce della normativa europea sulla tutela della concorrenza.
Per tutte queste ragioni, la Motta esprime «un forte auspicio che il relatore possa tenere conto delle sue osservazioni nella proposta di parere che si appresta a predisporre e che la Commissione sappia farsi carico di una questione, che travalica l’aspetto, pure importante, della realizzazione di un’opera fondamentale per il futuro della città di Parma ed assume un valore emblematico della capacità delle istituzioni di mantenere fede agli impegni assunti nel campo della realizzazione delle opere strategiche previste nell’ambito della legge obiettivo ».
Contro le parole della Motta si scaglia il coordinatore di «Civiltà per Parma» Claudio Bigliardi: «Essere un partito senza identità e progetti come è oggi il Pd di Parma ha i suoi indubbi vantaggi: si può dire tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza. L’onorevole Carmen Motta però pare abbia un po’ esagerato con due “perle” davvero speciali di una sua interrogazione parlamentare: prima parla della Metropolitana come “opera fonda­mentale per il futuro della città di Parma”. Ma il Pd non era contro? Poi si scaglia contro il decreto grazie al quale la nostra città avrà 70 milioni di euro da investire in priorità diverse dalla metropolitana. In pochi minuti afferma Bigliardi riesce a contraddire quanto detto fino ad oggi e a met­tere gli interessi del suo partito davanti a quelli della città. Due dei tanti motivi conclude Bigliardi per cui il Pd di Parma è da anni ritenuto così poco credibile dai cittadini».
Anche il coordinatore provinciale del Pdl Luigi Giuseppe Villani interviene sul metrò, ma contro la presa di posizione di Idv e Altra politica: «Se c’è qualcuno di incoerente che prima ha affermato una cosa e poi ha detto l’esatto contrario sono proprio i rappresentanti di Altra politica e Italia dei valori in consiglio comunale a Parma. Maria Teresa Guarnieri e gli altri due consiglieri che la se­guono nelle sue peripezie politiche – prosegue Villani – a partire da meno di un anno fa conside­ravano l’opera irrealizzabile, chiedevano lo spostamento dei finanziamenti ad essa destinati ad altre “grandi opere” per la città, ritenevano i finanziamenti di competenza del comune “incerti, per non dire irreperibili”, Notizia di questi giorni è che ora invece giudicano gravissimo il compor­tamento del sindaco di Parma. Chi si contraddice e mistifica a seconda delle convenienze della pura speculazione politica, come hanno fatto i tre consiglieri di op­posizione, dimostra in modo ine­quivocabile di non avere nessuna credibilità. Esattamente l’opposto del sindaco Vignali e dell’amministrazione comunale».
Su Polis l’articolo di Lorenzo Pietralunga Italia dei Valori e Verdi quante contraddizioni”. “Teoria e prassi. Niente paura, non si tratta di un rebus filosofico ma di un tema più banale, pur sempre politico: un partito può sostenere nella propaganda ufficiale che esistono vie alternative all’incenerimento dei rifiuti e poi, nella pratica, essere organico a maggioranze che i forni per distruggere la monnezza li costruiscono sul serio e pure belli tosti?
Il tema è quanto mai d’attualità visto che, da oggi, Parma sarà il cuore della due giorni di protesta contro il termovalorizzatore – così lo appellano i tecnici – e tanto la Provincia di centrosinistra che il Comune capoluogo di centrodestra si sono trovati in sintonia sull’uso del fuoco come soluzione radicale al problema dei rifiuti da smaltire. Risultato: nel 2012 l’inceneritore sarà operativo alle porte di Parma
In Provincia, il principale alleato del Pd è l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, oggi quarto partito di Parma (dopo Pd, Pdl e Lega). Sul sito nazionale del movimento, alla voce “Ambiente” – uno degli 11 punti del programma per “creare futuro” – si legge che l’Idv punta a “incentivare il riciclo rifiuti con manifestazione raccolta differenziata all’80% in tre anni, riutilizzando integralmente i materiali recuperati, al fine di ridurre gli smaltimenti in discarica e negli inceneritori, assumendo come orizzonte strategico l’obiettivo rifiuti zero”.
In altre parole, se proprio occorre un inceneritore, almeno sia piccolo piccolo (non di 130 mila tonnellate come quello di Parma) e per distruggere la minima parte di spazzatura impossibile da differenziare. Zilli: «Non siamo incoerenti» Su internet l’Italia dei Valori spopola e i militanti promettono lotta dura (senza paura) agli inceneritori. I dipietristi di Parma, invece? Non si sentono stretti in una maggioranza provinciale fortemente targata Pd e pro-inceneritore?
«L’impianto è stato autorizzato nell’altra legislatura e noi non c’eravamo – spiega Paola Zilli, segretario del partito e consigliere provinciale –. In caso contrario, avremmo potuto dire la nostra. Ora cercheremo di portare proposte migliorative al progetto, ad esempio sul controllo dei fumi, ma non siamo in una posizione incoerente: a molti non piace l’inceneritore però cominciano a capire che, al momento, non c’è altra soluzione per i problemi della nostra provincia. Accettando di far parte di questa maggioranza sapevamo che tutto era già stato deciso e, comunque, abbiamo sottoscritto un programma che non comprende solo l’inceneritore. I cittadini di Parma sono molto disinformati, perché non tutti sanno che ogni giorno dal nostro territorio partono 30-40 camion per portare in altre province i rifiuti. Siamo come Napoli, solo che noi abbiamo trovato qualcuno che si prende il nostro “rudo”. E’ ideologico sostenere la strada dei “rifiuti zero” quando mancano dall’alto politiche per ridurli davvero, così come il famoso modello di Vedelago non è un sistema che dà risposte sufficienti.
Perciò, parlare di un no all’inceneritore, nel nostro caso è ancora una utopia. Le soluzioni alternative potevano esserci, ma andavano trovate prima. Ora è troppo tardi».
Bene, ciò non toglie che parecchi militanti Idv partecipano alle iniziative del Comitato gestione rifiuti, anima e motore del no al grande forno e sostenitore di modelli alternativi. «I nostri tesserati possono andare alla manifestazione contro l’inceneritore, non voglio impedire che esprimano le loro idee», constata la Zilli. Gli stessi patemi dell’Idv si registrano in casa dei Verdi: il Sole che ride aderirà al corteo no-inceneritore di sabato ma il suo leader regionale Gabriella Meo è assessore in Provincia (ai Parchi e al Turismo) da 6 anni – a onor del vero, la Meo nella scorsa legislatura non ha votato nessun documento relativo all’inceneritore – e a breve lascerà piazzale della Pace per insediarsi nel parlamento dell’Emilia-Romagna, dove è stata eletta nel marzo scorso. Anche in casa verde, insomma, la base furoreggia contro il forno, i vertici vengono a più miti consigli. E che dire dei vendoliani di Sinistra ecologia e libertà, che non ha eletti in Provincia ma appoggiò il presidente Bernazzoli e il Pd nel 2009?
La Lega avverte Vignali e il Pdl Guardando un attimo, invece, al Comune di Parma, il rischio di una polemica tra alleati è solo rinviato. Il Pdl e i civici del sindaco Vignali sostengono l’inceneritore. Il punto è che non lo vuole la Lega, con cui questo centrodestra dovrà allearsi per le elezioni del 2012. «Siamo per il no al mega inceneritore, che così come è stato congegnato dalla Provincia – conferma Roberto Corradi, leader del Carroccio – più che l’ambiente aiuta il business di Enìa. Il nostro modello ideale è quello di Treviso, che ha dato prova di essere più economico, riciclone e non ha un forno sovradimensionato come quello di Parma. Credo che 130 mila tonnellate di portata siano troppe già oggi, figuriamoci nel prossimo futuro, quando i Comuni, dovendo rispettare una precisa normativa nazionale, arriveranno ad aumentare la quota minima di differenziata».

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Rassegna stampa del 15/04/2010

SMA MODENA
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15/04/2010
h.08.40

Su Polis: Confindustria, Borri sarà presidente dopo”. “L’attuale numero uno della Morris Profumi succederà a Daniele Pezzoni. La scelta definitiva dopo l’approvazione del consiglio direttivo e dell’assemblea dei soci”.
Si legge: “Una presidenza in grado di mettere d’accordo le diverse anime dell’associazione e trovare un punto d’equilibrio alle tensioni interne rinfocolate nei mesi scorsi dalla questione spinosissima della metropolitana.
Questa la non semplice quadratura del cerchio alla quale ha lavorato, nelle ultime settimane, il comitato di saggi dell’Unione industriali di Parma per arrivare a proporre i nomi di chi dovrà guidare gli imprenditori di casa nostra nel prossimo biennio. E l’attività di confronto all’interno degli associati Upi avrebbe dato alla fine i suoi frutti. A sedere ai vertici dell’associazione di strada al Ponte Caprazucca sarà con ogni probabilità Giovanni Borri, attuale presidente della Morris profumi. L’indicazione di Borri avrebbe prevalso nel gradimento degli associati su quello di Roberto Catelli numero uno del gruppo Cft. Un confronto che non avrebbe in alcun modo avuto i toni della sfida a due, ma sarebbe stato una sorta di sondaggio interno con la valutazione dei pro e dei contro. Sul nome di Borri, per il momento, non c’è nessun tipo di ufficialità anche perché alle procedure interne all’associazione mancano ancora diversi passaggi fondamentali. Il nominativo dopo questa prima fase di “ascolto” degli associati dovrà avere il via libera da parte del consiglio direttivo di Palazzo Sogna e avere poi la definitiva approvazione nell’assemblea dei soci. Per l’effettivo passaggio di consegne tra Borri e l’attuale presidente dell’Upi, Daniele Pezzoni che ha guidato l’associazione dal 2006 per due mandati consecutivi, si dovrà però attendere la fine di maggio quando si svolgerà la tradizionale assise degli industriali di casa nostra.
Ma la vera novità per l’Unione industriali del prossimo biennio sarà l’ingresso nella terna dei vicepresidenti di Palazzo Soragna dell’ex numero uno dell’Api, Gian Paolo Faggioli. L’associazione delle piccole e medie imprese nei mesi scorsi ha votato, con non pochi contrasti interni, la propria fusione per incorporazione nell’Upi. E proprio la nomina di Faggioli nei nuovi vertici di Palazzo Soragna sarebbe la contropartita a questa sofferta decisione.
Un’altra sfida, trovare cioè l’amalgama tra imprenditori che provengono da storie associative diverse se non in aperto contrasto, non semplice da risolvere. La vicenda infatti ha costituito una sorta di caso unico a livello regionale. E’ stata una fusione per incorporazione nella quale l’Api, con all’attivo 300 imprese, è confluita nella più grossa Unione industriali, 600 aziende circa iscritte. Gli altri «matrimoni», celebrati nei mesi passati tra le realtà associative di Modena, Bologna e Ferrara, sono stati invece sempre alla pari.
Un esempio per tutti: nel 2007 il capoluogo regionale ha dato vita a Unindustria Bologna e ha deciso di affidare l’incarico di presidente per il primo biennio ad esponente di Confindustria e per il secondo ad un esponente dell’Api. A Parma, al contrario, si è optato per una fusione pura. Niente più Api è rimasta solo l’Upi. Una scelta che aveva scatenato durissime polemiche all’interno dell’Associazione delle piccole e medie imprese con una votazione, che dava il via libera all’incorporazione, giocata proprio al foto finish: 195 soci favorevoli, 91 contrari e un astenuto, tanto che con altri sei «no» l’operazione sarebbe saltata. E fare di due associazioni una sola, anche alla luce di queste vicende, non sarà sicuramente un’operazione semplice per i nuovi vertici di Palazzo Soragna. Ma chi guiderà gli imprenditori parmigiani per i prossimi due anni dovrà fare i conti con un’altra grana tutta interna ai “big” dell’imprenditoria di casa nostra. Trovare cioè la “quadra” tra il risentimento di un associato da novanta come Pizzarotti che si è visto sfilare da sotto il naso l’appalto, a gara già vinta, della metropolitana e quella parte di imprenditori, Barilla e Rosi in prima fila, che hanno deciso di non far diventare quella per il metrò la battaglia della vita dell’associazione di Palazzo Soragna.
Sulla Gazzetta:Metrò, Altra politica e Idv attaccano l’amministrazione”. Guarnieri: «Chi ha combinato un tale pasticcio dovrebbe andare a casa».
“Nella Parma di qualche anno fa un’amministrazione che aves­se combinato un tale pasticcio sarebbe andata a casa”. L’affondo è di Maria Teresa Guarnieri, capogruppo in consiglio comunale di Altra politica, il terreno di scontro la metropolitana, il fuoco di fila ieri in un incontro in Municipio arriva anche da altri due esponenti dell’opposizione: Paolo Pizzigoni (Altra politica) e Gabriella Biacchi (capogruppo dell’Italia dei valori).
E qual è il pasticcio? «L’amministrazione aggiunge la Guarnieri deve assumersi le sue responsabilità per avere tradito il mandato elettorale affidatole dai cittadini, per i tanti soldi spesi inutilmente, per la perdita di competitività e di opportunità a cui il sistema Parma è stato condannato per i prossimi decenni». Ecco che cosa imputa la Guarnieri a Vignali: in primis di avere «improvvisamente rinunciato a 172 milioni di euro di finanziamenti statali: non si è mai visto un sindaco che va a Roma per perdere fondi». E poi la Guarnieri fa tutta la cronistoria degli ultimi anni: da assessore alla Viabilità, Vignali «si era prodigato per convincere i parmigiani della necessità di costruire un tale sistema metropolitano»; nel 2007, da candidato sindaco, ha «della metropolitana il cardine della sua campagna elettorale »; quindi, da sindaco ha messo «a gara la realizzazione dell’opera: una decisione che adesso costerà ai parmigiani una cifra stimata intorno ai 25 milioni di euro, da pagare all’impresa aggiudicataria come penale ». Oltre, alle spese, ricorda la Guarnieri, «per progettazioni, incarichi e per l’attività della società Metroparma».
Non solo: «La crisi economica non può essere una scusa buona per tutte le stagioni». I 37 milioni che mancavano per l’acquisto del materiale rotabile «non costituiscono una cifra impossibile da sostenere, come dimostra ad esempio il Palaeventi». La metropolitana, continua la Guanieri, «comunque la si giudichi, dava risposte non solo sul piano dell’inquinamento e del traffico veicolare, ma anche sul piano dei collegamenti con strutture e realtà che sono strategiche. Pensiamo all’aeroporto di Parma, che adesso si vede di fatto privare di un collegamento diretto con la città, ma anche all’Università che avrebbe potuto giovare di un servizio importante di collegamento Campus-stazione e per non parlare della Provincia che progettava un asse Salso-Fidenza Parma da innestare proprio sulla metro. Il silenzio di questi enti è assordante».
Di qui l’invito alla città: «Sarebbe serio da parte di tutti scrollarsi dal torpore». E a chi fa notare l’assenza del Pd la Guarnieri risponde: «Non dovete chiederlo a me: siamo gruppi diversi. Questa è la nostra posizione ». A stretto giro di posta arriva la risposta del capogruppo del Pd, Giorgio Pagliari: «Per quanto ci riguarda, parlano i comunicati relativi alla metropolitana firmati da tutto il gruppo, che dimostrano come non è stato il Pd a tacere su questa vicenda ».
La Biacchi chiede come si intende risolvere, a questo punto, «il problema della mobilità che esiste e riguarda soprattutto le migliaia di persone che arrivano in città dai Comuni del territorio ». Mentre Pizzigoni sottolinea come «l’aria di Parma sia sempre più inquinata. La metropolitana avrebbe permesso la “soppressione” di trentamila auto e ottocento linee di bus al giorno, abbattendo dell’8 per cento la concentrazione di polveri sottili. Si dà la colpa alla crisi? Un paradosso: in un momento come questo, tutte le amministra­zioni investono per creare lavoro e indotto, solo Parma rinuncia a 172 milioni di finanziamenti ».
L’articolo della Guarnieri è il pezzo di apertura dell’Informazione:Metropolitana, il conto a Vignali”. Altra politica e Idv chiedono le dimissioni: elettori traditi. Durissimo attacco al sindaco e alla sua giunta dopo la rinuncia alla grande opera. Secca replica di Zannoni e Bigliardi“.

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Rassegna stampa del 12/04/2010

SMA MODENA
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13/04/2010
h.10.20

Sulla Gazzetta, “Psc, l’Ascom non ci sta e fa ricorso al Tar”. “L’assessore Manfredi: «No a cambi di strategia per non danneggiare i nuovi residenti»”. Si legge: “Nuovo piano commerciale del Comune, l’Ascom non ci sta e dissotterra l’ascia di guerra.
Incaricati dai vertici dell’associazione commercianti, gli avvocati Giuseppe Contino e Giorgio Conti hanno infatti presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale di piazzale Santafiora chiedendo l’annullamento della delibera numero 57/15 del 28 maggio 2009 dal titolo «Approvazione della Va­riante al POC finalizzata all’inserimento di interventi di nuova urbanizzazione e di sostituzione o riqualificazione da realizzare nei prossimi cinque anni in ambiti individuati dal PSC e subor­dinati a POC Approvazione delle controdeduzioni L.R. 20/2000 e ss.mm. art. 34. Ap­provazione degli Accordi con i soggetti privati (ex art. 18 L.R. 20/2000 e ss.mm.). I.E.».
A non convincere Ascom, nei contenuti del Poc (il piano operativo dell’amministrazione che indica e predispone cosa, dove e quanto costruire sul territorio nel prossimo quinquennio) è la parte relativa agli insediamenti commerciali della grande distribuzione.
Si parla di numeri e cifre importanti: in termini complessivi, di 132.338 metri quadrati di residenziale, 198.241 di aree direzionali e commerciali, 133.019 produttivi, mentre 2.978 verranno destinati ai servizi.
Ascom contesta la scelta di prevedere superfici di vendita fino a 2.500 metri quadrati al di fuori dei cinque assi commerciali individuati dal Psc (Piano strutturale comunale): Fiera, casello autostradale in zona Moletolo e Spip.
Sulla vicenda che vede in atto, da mesi, uno scontro politico fra maggioranza e minoranza ­interviene l’assessore all’urbanistica Francesco Manfredi che sostiene come con le risorse della perequazione e degli extraoneri il Comune potrà acquistare milioni di metri quadri di aree verdi da destinare a parchi e potrà realizzare scuole, centri civici, campi sportivi e altre infrastrutture pubbliche richieste dai cittadini.
«Il Psc identifica cinque assi commerciali sui quali attestare il commercio e che devono essere valorizzati dal punto di vista commerciale: questo si può realizzare collocandovi strutture di mediograndi dimensioni. Tale filosofia, che abbiamo proposto noi, non esclude però prosegue l’assessore che nelle aree di nuova espansione della città si possano collocare in modo mirato altre strutture di medio­grande dimensione. Questo è l’oggetto del contendere sul quale evidentemente non possiamo cambiare strategia perchè significherebbe privare interi pezzi di nuova città di una dimensione commerciale minima in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze dei nuovi residenti». Ora la palla passa ai giudici del Tar.
Sulla Gazzetta: “Verso la richiesta dello stato di crisi per le Terme di Salsomaggiore e Tabiano?”.
“La decisione potrebbe essere già presa nella giornata di domani, quando si riuniranno a Parma, nella sede della Provincia, i soci delle Terme. Pare, infatti, che Comune, Regione e Provincia potrebbero dare il via libera ai vertici aziendali per la richiesta dello stato di crisi”.
Su Polis l’articolo di Lorenzo Pietralunga: “Garbi mette in riga Pdl e Lega «Fanno ridere le vostre bugie». Striglia Luigi Villani – «A Parma è assolutamente minoritario» –, al leghista Corradi dice che «ingannate anche i vostri sindaci» e ai suoi chiede «unità per vincere nel capoluogo o andrò avanti con la maggioranza del partito».
Si legge: “Leghisti, berlusconidi e minoranze interne: giù le mani dal Partito democratico. Lo scandisce a chiare lettere il segretario provinciale Roberto Garbi, intervenendo dopo le pesanti critiche arrivate dal centrodestra all’indirizzo del Pd e del suo presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, definiti “primitivi” e dannosi per il parmense.
«È un atteggiamento vecchio come il mondo – commenta il segretario –: tanti preferiscono cercare la pagliuzza nell’occhio altrui piuttosto che vedere la trave che hanno conficcato nel proprio. Deve essere così anche per Luigi Villani (coordinatore provinciale del Pdl e consigliere regionale, ndr) e Roberto Corradi (leader del Carroccio e consigliere regionale, ndr), altrimenti non si spiega come possano aver perso tanto tempo ad attaccare il mio partito durante il fi ne settimana».
Stavolta, insomma, è Garbi a mettere sotto ai raggi x i suoi detrattori.
E comincia col Pdl. «Fa quasi sorridere che chi, come il consigliere Villani, milita in un partito che, in sede locale, nel recente passato è stato addirittura commissariato ed è oggi attraversato da ogni tipo di divisioni, si soffermi ad analizzare quelle che ai suoi occhi sembrano divisioni all’interno del Partito Democratico».
Non serve il lanternino, assicura Garbi, per trovare le classiche note dolenti in casa degli azzurri.
Un esempio? E’ presto detto: «A Fidenza il partito di Villani ha appena silurato un assessore cambiandolo in corsa con un esterno di Comunione e Liberazione. A Salsomaggiore il competitor principale di Villani per il Consiglio regionale, Giampaolo Lavagetto, ha preso tanti voti quanti lui. A Torrile l’unico assessore della Lega se n’è andato sbattendo la porta. Dati delle ultime elezioni
Regionali alla mano, in città, ormai, il centrodestra che regge la Giunta del sindaco Pietro Vignali è assolutamente minoritario. Dobbiamo continuare?».
Il leader democratico – il primo che ha deciso di non rispettare le regole melliflue del politicamente corretto – si dedica “amorevolmente” anche ai leghisti, dato che «non va meglio al loro Corradi. Rasenta, infatti, l’autolesionismo la sua intemerata sui problemi del Pd in alcuni Comuni, quando la Lega – nella persona di un esponente di spicco come l’onorevole Fabio Rainieri – ha appena conosciuto la sconfitta a Fontevivo (dove era candidato a sindaco, ndr) a causa del “fuoco amico” del Pdl, dal Comune a Parma restano fuori, al territorio non garantiscono nessuno dei sostegni promessi e dovuti – dagli 86 milioni dell’Eridania ai 180 per il Po – e dal loro Governo non strappano neanche la deroga al Patto di stabilità che tanti amministratori, anche della Lega, chiedono per poter investire e sostenere la ripresa».
Senza fingere di non vedere che nel Pd non sono tutte rose e fiori e che, anzi, l’area delle mozioni Franceschini-Marino ha ritrovato nuova linfa prima con la buona performance per la segreteria cittadina del partito (persa per un soffi o) e ora con l’elezione in Consiglio regionale di Gabriele Ferrari, Garbi riafferma «l’impegno» assunto quando venne eletto segretario del Pd: «Superare le mozioni congressuali per una gestione unitaria, utile a costruire insieme il futuro del nostro partito e per affrontare al meglio la sfida che abbiamo di fronte, a partire dalle elezioni di Parma nel 2012.
Un appuntamento su cui dobbiamo concentrare, insieme, tutte le nostre energie».
La parola «insieme» ricorre come un mantra ma la sua declinazione pratica passa, giocoforza, per il rimpasto nella Giunta provinciale e per la definizione della nuova segreteria del Pd parmense. Garbi lo sa benissimo e perciò mette le mani avanti, auspicando la fi ne dei tatticismi correntizi: «Se la minoranza non sarà disponibile a percorrere questa strada io non mi sottrarrò certo alla responsabilità di governare il partito secondo la linea che ha ottenuto la maggioranza dal Congresso che abbiamo appena celebrato». Ovvero la linea della mozione di Pier Luigi Bersani, prevalsa anche a Parma e provincia, seppur senza un distacco bulgaro.
Prima che si parli di aut aut del segretario, Garbi puntualizza che «queste sono dinamiche normali, dentro la dialettica che caratterizza ogni partito con una vita democratica al proprio interno, come il Pd si conferma essere, come il centrodestra non è mai stato».

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12/04/2010
h.10.10

Sulla Gazzetta l’intervista di Marco Federici al Presidente dell’Unione parmense degli Industriali Daniele Pezzoni: “Summit, Pezzoni: «Sfida vinta E ora lavorare per la ripresa»”. «Confindustria e Governo alleati per fare fronte alle emergenze del Paese».
Si legge: “Un appuntamento così prestigioso rappresenta la conferma che la città, e in particolare la nostra associazione, è in grado di portare a Parma il Governo e il mondo di Confindustria a dibattere di temi che interessano l’imprenditoria nazionale». Il presidente dell’Unione parmense degli industriali, Daniele Pezzoni, tira le somme della due giorni che ha riunito al Palacassa il «gotha» di politici e imprenditori: «Il bilancio è positivo, sono soddisfatto».
Presidente Pezzoni, cosa c’è dietro la scelta di svolgere a Parma il convegno del centenario di Confindustria?
«Si riconosce in questo territorio un riferimento e una crescita costante, nel senso largo del termine, che ci onora e ci fa piacere ».
Gran parte del dibattito si è giocato sul confronto tra esponenti del governo e imprenditori: sul tappeto la necessità di riformare il Paese…
«La presidente Marcegaglia ha elencato in modo concreto i punti sui quali dovrebbe lavorare il governo per il rilancio dell’economia nazionale. Non è certamente mancata la chiarezza di linguaggio. Ho poi apprezzato la stima che il premier ha dimostrato nei con­fronti del nostro presidente: ciò ci conforta perchè significa che è in atto un dialogo tra persone che si ascoltano e si stimano ».
In quale passaggio del discorso la Marcegaglia le ha strappato l’applauso più convinto?
«Quando ha rimarcato la necessità di lavorare insieme e di portare avanti un progetto veramente condiviso nella sostanza. Si tratta di un aspetto non secondario: in un momento in cui spesso la politica si divide, il fatto che Confindustria e il Governo siano alleati per far fronte alle emergenze del Paese è molto importante».
La Marcegaglia è stata anche chiara nel dire che le imprese hanno già stretto la cinghia e che ora tocca al Governo fare sacrifici…
«Sì, lo sforzo per contenere i costi non lo devono sostenere solo gli imprenditori, ma anche lo Stato. E’ giusto che il Governo abbia un’attenzione particolare nel contenimento dei costi e della spesa corrente: lo Stato deve assolutamente fare, a tal proposito, la sua parte. Ad esempio, è sotto gli occhi di tutti il costo crescente della sanità in alcune regioni italiane ».
Tra i sei punti messi nero su bianco nell’agenda di Confindustria ci sono le infrastrutture …
«Questo tema sta a cuore a tutti: le necessità del nostro Paese sono molte e note a tutti, ma fino ad oggi, in questo ambito, si è investito ancora troppo poco ».
Il dibattito ha anche messo in luce una certa contraddizione nell’analisi dello stato di salute del Paese: il premier ha rimarcato i segnali di tenuta, ma per Confindustria l’Italia è ancora ferma…
«Direi che l’ottimismo per chi governa e per gli imprenditori non deve mai mancare. Ritengo che la fase peggiore sia stata superata: ormai si vedono segnali di ripresa. Certamente questa va aiutata e il Governo deve fare la sua parte. Un altro tema che non va dimenticato è la pressione fiscale: è troppo alta sia per le imprese che per il cittadino.
«E’ corretto, perchè va sottolineato che oggi il Governo sta vivendo una fase irripetibile: può contare su una larga maggioranza e su un consenso popolare che è stato ribadito anche alle ultime regionali. Oltretutto nei prossimi tre anni non ci saranno elezioni: ci sono tutte le condizioni migliori per poter operare bene e con rapidità ».
Seimila imprenditori hanno applaudito convinti un sindacalista come il segretario della Cisl Bonanni: è rimasto sorpreso?
«Sì, lo devo ammettere. Ho apprezzato che anche il sindacato, pur facendo la sua parte, si sforzi di dare il proprio contri­buto in modo responsabile e costruttivo, senza nascondersi dietro a discorsi retorici, per uscire dalle difficoltà di questo momento».
I numeri del convegno: al Palacassa sono giunti seimila imprenditori da tutta Italia…
«E’ stato senza dubbio un suc­cesso. Ho ricevuto molte testimonianze di soddisfazione, anche da molte personalità importanti a livello nazionale. La macchina organizzativa è stata perfetta. Dal momento che niente è stato lasciato al caso devo constatare che abbiamo lavorato bene e di questo ringrazio pubblicamente tutte le persone della nostra associazione, a cominciare dal direttore, per la qualità del lavoro svolto, in collaborazione con Confindustria nazionale».
E tra i seimila imprenditori, anche molte personalità di spicco del panorama politico ed economico del Paese…
«Dobbiamo meglio cogliere questi momenti che rappresentano vere e proprie opportunità per tutto il sistema cittadino. Si deve essere in grado, nel prossimo futuro, di sottoporre all’attenzione di personalità così importanti e autorevoli anche problematiche che interessano tutto il nostro territorio, non solo quelle della città. Serve grande attenzione per le opere infrastrutturali che hanno una valenza provinciale, ma anche interprovinciale e interregionale.
Questo aspetto non va mai di­menticato ».
Sull’Informazione il titolo di apertura è:Ponte Nord, spunta il conflitto d’interessi”. Il progettista dell’opera è l’ex senatore Vittorio Guasti. L’architetto era consigliere comunale di maggioranza. Pagliari, Pd: «Commistione pubblico privato»
“Il segreto di pulcinella scoperto grazie alle parole del premier Silvio Berlusconi che, durante la sua breve permanenza in città, ha elogiato l’opera. Ma sul cartello di inizio cantiere erano già disponibili tutti i dati: lavori avviati in sordina il 15 febbraio scorso”.

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09/04/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta il resoconto del Consiglio comunale di ieri di Gian Luca Zurlini: Termovalorizzatore, Enìa va avanti con il cantiere”.”Via libera a nuovi punteggi per gli alloggi Erp e a parcheggi”.
Si legge: “Se non fosse stato per la minaccia di sospensione della parte della seduta dedicata alle interpellanze attuata dal presidente del Consiglio Elvio Ubaldi per la mancanza quasi assoluta sia di consiglieri sui banchi che di assessori sulle poltrone della Giunta («il comportamento degli interpellanti in particolare è una cosa davvero penosa», ha tuonato Ubaldi), il consiglio comunale di ieri sarebbe scivolato via quasi nell’indifferenza generale. Rinviate la maggior parte delle delibere all’ordine del giorno, fra cui, a sorpresa, anche quella per il nuovo regolamento dei dehors in spazi pubblici che da ormai 4 mesi attende l’approvazione, le altre sono state approvate senza particolari problemi.
Inceneritore, Enìa va avanti. L’unico sussulto è arrivato da un’interrogazione urgente di Iotti (Pd), che ha chiesto al sindaco «quali sono le intenzioni riguardo la realizzazione del termovalorizzatore di Ugozzolo, visto che ci sono voci di un possibile stop al cantiere e che comunque in 3 anni poco finora è stato fatto». A rispondere a Iotti non è però stato Vignali (peraltro presente in aula), ma l’assessore all’Ambiente Cristina Sassi: «I lavori, dopo l’approvazione del progetto a ottobre 2008, sono partiti nel settembre scorso a cura di Enìa con l’avvio delle opere di urbanizzazione collegate all’impianto. E l’azienda sta proseguendo nel programma dei lavori tanto che, a quanto ci risulta, sono già stati ordinati i due forni a griglia e i filtri di depurazione e complessivamente è già stato ordinato il 70% del totale degli investimenti previsti».
Il consiglio ha poi approvato all’unanimità due delibere riguardanti varianti urbanistiche necessarie per l’ampliamento della cassa di espansione del canale Naviglio a sud di via Forlanini e per l’allargamento e la costruzione di nuovi marciapiedi in strada Quingenti a San Prospero. Con 22 «sì», il «no» solitario di Ablondi (Prc) e 6 astenuti (Pd e Idv) è stato poi anche approvata la variante per il nuovo parcheggio a servizio della scuola di Corcagnano. Ablondi ha motivato il «no» per «la scelta logistica infelice a ridosso della provinciale». L’assessore all’Urbanistica Francesco Manfredi ha invece accolto la richiesta della minoranza di rinviare alla prossima seduta una delibera che riguarda un’area sequestrata dalla magistratura a lato del ponte De Gasperi che viene ridestinata a parco fluviale abbandonando quella a parcheggio a servizio dell’area lunapark cui era stata destinata.
Unanimità anche per la mo­difica del punteggio per l’assegnazione degli alloggi Erp che, come ha spiegato l’assessore Pellacini «aumenta le possibilità per situazioni di grave disagio in forte aumento come quelle delle famiglie in presenza di sfratti esecutivi o di richieste di pignoramenti per comprovate difficoltà economiche.
E’ stato invece respinto, con voti su fronti contrapposti, un ordine del giorno presentato dalla minoranza che chiedeva al Comune di intervenire contro la legge che prevede la privatizzazione della gestione del servizio dell’acqua.
Su Polis l’articolo di Lorenzo Pietralunga: “Provincia, rimpasto e Consiglio in scacco. Pd e alleati sull’orlo di una crisi di nervi”. “Bernazzoli marcato a uomo dal Psi. L’area Franceschini-Marino punta all’assessore. E arrivano i distinguo. Pinardi (Idv): «Non alzo la mano a comando». Bernardini (PdCI): «Problemi nel funzionamento della Giunta». Maggiali: «Chi ha fatto due mandati vada altrove»
Si legge: “Otto mesi dopo la sua elezione, il presidente della Provincia si trova alle prese non tanto con il logorio della vita moderna – Calindri e Cynar docet – ma con quello di una squadra che deve fare tappa al box per il tagliando.
L’approdo in Consiglio regionale dei due assessori provinciali Gabriele Ferrari (Pd) e Gabriella Meo (Verdi) ha aperto il match del rimpasto di Giunta, accelerando, soprattutto, un confronto interno al Pd – partito del presidente e di maggioranza relativa – niente affatto facile. Tirato per la giacchetta dagli alleati socialisti che reclamano un assessorato tutto per loro, corteggiato da vari pretendenti al soglio assessorile, aggredito dall’opposizione che gli intima di non ripristinare le due poltrone in nome dell’etica politica, Bernazzoli ieri ha convocato una riunione di maggioranza con assessori e consiglieri da cui molti si aspettavano fuoco e fiamme, lo scontro campale. Ufficialmente tutto è svaporato in una analisi sullo stato dei lavori del costruendo inceneritore. La politica, invece, si è fatta nei corridoi, al telefono, al riparo da sguardi indiscreti. Perché i problemi restano.
Uno: l’area del Pd che si riconosce nelle mozioni Franceschini e Marino, rappresentata da Ferrari, ora è determinata a pretendere un suo assessore nella giunta provinciale. Due: un gruppo di consiglieri provinciali – non tutti del Pd, comunque vicini a Ferrari – stenta a nascondere il proprio malcontento e chiede decisi correttivi al presidente. Il primo vero confronto è quindi stato spostato a lunedì prossimo, quando nella sede di piazzale della Pace si incontreranno Bernazzoli, le due parlamentari del Pd elette a Parma (Carmen Motta e Albertina Soliani, entrambe sostenitrici di Ferrari alle regionali) e lo stesso Ferrari. In palio non ci saranno solo una poltrona o due ma la definizione di un nuovo modus vivendi interno al Pd, oggi piuttosto malconcio.
Per assurdo, ora che Ferrari – non proprio in sintonia con Bernazzoli, per usare un eufemismo – si accinge a lasciare Parma, si trova ad essere più insidioso di prima per il leader provinciale, grazie al suo successo nel capoluogo (dove ha superato il segretario provinciale Garbi per numero di preferenze) e in posizioni ben precise del territorio provinciale.
Non è un caso che si dimostrino inquieti tasselli dell’Italia dei Valori, dei Comunisti Italiani e un numero significativo di esponenti del Pd che, se sapranno stare insieme, potrebbero tenere in scacco la maggioranza.
Solo fantasie? Occhio al commento di Massimo Pinardi (Idv). «Non faccio parte di nessuna “cooperativa” di consiglieri che stanno ordendo chissà cosa – spiega –. Mi ritengo solo un consigliere di maggioranza che si rapporta coi cittadini, che vuole essere uno stimolo alla Giunta per fare di più e meglio. Altrettanto chiaramente, dico però che non sono un soldatino che alza la mano a comando.
Non lo sono mai stato e non comincerò ora a farlo. Nell’esperienza di Giunta, credo che Bernazzoli oggi debba spingere verso l’innovazione e il ricambio generazionale… c’è gente che è in Provincia da parecchi anni e penso che potrebbero tornare utili per altri incarichi. Sarebbe un gesto necessario per aprirsi ad un parmense in sofferenza, perché questo ci dicono i Comuni che sono capitolati uno dopo l’altro. Vorrei che fossero rappresentati nella Giunta esponenti dei territori, dei generi, le varie sensibilità politiche nell’alleanza di centrosinistra».
Circa il rimpasto, Pinardi è favorevole a «mantenere inalterata la Giunta a 10 membri, superando l’Agenzia esistente (per la promozione del Marketing territoriale, affidata alla socialista Pini, ndr)». Pinardi, cui spesso è stato ricordato di aver ha militato in diversi partiti e movimenti (Ds, Civiltà parmigiana, Pd, Italia dei Valori) con lo spirito del prezzemolino, sta puntando alla Giunta? «Non voglio un posto da assessore, sono contento di fare il consigliere provinciale. Resto un uomo di centrosinistra e nelle varie esperienze, compresa quella con Civiltà parmigiana nel Comune di Parma, non ritengo di aver mai tradito i miei riferimenti valoriali e politici».
Altrettanto chiaro è Roberto Bernardini (PdCI), ex sindaco di San Secondo “abbattuto in volo” dal Pd locale lo scorso febbraio: «La mia stima in Bernazzoli è immutata, ma ci sono problemi nel funzionamento della sua Giunta, soprattutto per quel che riguarda il coinvolgimento dei consiglieri. Per capirci, tempo fa chiesi di essere informato sulla trattativa sindacale alla Sma di San Secondo e Parma e ho appreso della sua conclusione solo dai siti internet… A parte questo, registro problemi nel fare squadra che derivano dalla spaccatura politica del Pd, che tanti danni ha fatto nei Comuni della Provincia».
Già, e in casa Pd? Spicca l’analisi di Agostino Maggiali, uno dei pochi consiglieri rieletti nel 2009. «Vedo un presidente ancora affidabile, ma anche da parte del Pd l’autoreferenzialità e l’incapacità di rinnovarsi, col rischio di sparire. Sono categorico – ammonisce Maggiali –: chi ha fatto due mandati (in Giunta, ndr) deve andare ad occupare ruoli diversi. Altrove. Nel momento in cui si sono presentati alcuni candidati che hanno ottenuto risultati positivi e la partitocrazia ha prevalso puntando sugli (assessori, ndr) esterni, si è rotto un rapporto di lealtà tra la politica e gli elettori. Un elemento gravissimo, che porta alla disaffezione dal voto. La grande vittoria delle regionali continua il rappresentante del Pd – è quella di Gabriele Ferrari, che lavorando bene e onestamente ha raccolto consensi anche fuori dal partito».
Vale per Maggiali la stessa domanda fatta a Pinardi: la sua è una critica disinteressata o funzionale ad un ingresso in Giunta? Si dice anche che stia facendo un pensierino sull’Udc… «Ho un lavoro e non ho bisogno di stipendi dalla politica. Sono del Pd e lì resto, tirando al massimo anche senza incarichi per difendere il riequilibrio del territorio – una delle grandi sfide di Borri –, la sua innovazione e un nuovo ruolo dell’ente pubblico al fianco dei privati. Altra cosa è dire che, in questi primi otto mesi, non ho visto da parte della Giunta un grande gioco di squadra…».

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Rassegna stampa del 07/04/2010

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07/04/2010
h.09.10

Su Polis: Guarnieri, l’Asp e il buco di bilancio. “E’ il Pdl che vuole farmi fuori”. L’articolo è di Lorenzo Pietralunga.
“Vecchia politica è trascinare nel fango con accuse pretestuose, quanto infondate e false, una persona e, con essa, il lavoro di un’intera struttura, per il solo gusto di “far fuori” qualcuno politicamente sgradito”.
Per Maria Teresa Guarnieri è il momento dell’orgoglio e, con questa nota inviata ieri alla redazione di Polis, ha voluto rispedire al mittente le critiche pesanti che gli sono state mosse da esponenti del Pdl circa il «malfunzionamento» dell’Asp distrettuale di Fidenza, l’Azienda pubblica di servizi alla persona di cui la Guarnieri è Direttore generale.
Gianarturo Leoni e soprattutto Lupo Barral – rispettivamente, consiglieri comunali Pdl a Busseto e Salsomaggiore –, fedelissimi del ras azzurro Luigi Giuseppe Villani, sabato scorso avevano segnalato che l’Asp altro non faceva che aggravare gli oneri in capo ai Comuni, «moltiplicando i costi e scaricando i disservizi sugli anziani», configurandosi, peggio ancora, come «un poltronificio per accomodare gli amici degli amici senza misurare veramente i bisogni dei cittadini». Bordate associate ai numeri del bilancio di Asp, che nel 2009 ha fatto segnare un passivo per un milione e 100 mila euro (in virtù, pare, dei nuovi servizi conferiti da alcuni Comuni, tra cui il destro Fidenza all’Azienda) .
Abbastanza, secondo il Pdl, per crocifiggere il Direttore generale. La Guarnieri bolla tutto questo come «attacchi personali» dettati non dall’analisi scrupolosa del suo operato di «tecnico» ma, bensì, dalla p o s i z i o n e politica che lei, ex assessore della giunta ducale all’epoca di Elvio Ubaldi, ha assunto a partire dal 2007, quando si presentò alle urne per il Comune di Parma con una sua lista e un suo movimento civico (Altra Politica), indipendente dai due poli.
Movimento in nome del quale la Guarnieri, molto spesso, ancora oggi, è l’unica nel Consiglio di Parma a dare vera battaglia sulle scelte amministrative del centrodestra targato Pietro Vignali. Il che non ha fatto altro che incrementare le voci su una sua possibile investitura a candidato sindaco nel 2012 di Pd e alleati.
Retroscena e dietrologie a parte, la Guarnieri ricorda al Pdl, più prosaicamente, che “esiste una mia dignità personale e professionale che non ha nulla a che fare con le posizioni politiche che assumo” a Parma – ben lontano da Fidenza e dalla sua Asp – e che “intendo preservare e tutelare contro chiunque cerchi di infangarla, non solo per me stessa, ma anche per la struttura nella quale sto lavorando”.
Morale, “se qualcuno vuole per sé la “poltrona” non ha che da farsi avanti a viso scoperto ed assumendosi la piena responsabilità di questa volontà”. Un affondo che si rivolge, pur senza nominarlo, a quel Villani che più di tutti e prima di tutti ha sempre demolito, in generale, il progetto delle Asp (introdotte da una legge regionale che ha definito “antidemocratica e antisussidiaria”) e, nel particolare, l’azione della Guarnieri, top manager in odore di centrosinistra, dato che nel 2008 venne voluta alla guida di Asp da un Cda espressione di una Assemblea dei 13 Comuni soci, largamente dominata da Pd e compagni.
Il patatrac di Fidenza nel 2009 e, da ultimo, il crollo di Soragna di una settimana fa, hanno dato uno storico primato al Pdl in seno al Distretto e la spinta al repulisti, puntuale, si è presentata”.
Il testo della lettera: “In relazione agli attacchi personali sferrati nei giorni scorsi nei miei riguardi da alcuni esponenti del PDL vorrei proporre alcune precisazioni e una considerazione.
All’ASP di Fidenza rivesto un ruolo puramente tecnico. In quell’Azienda lavoro, non “scaldo” alcuna poltrona e credo di adempiere al mio incarico con professionalità e impegno. Un incarico che, lo ricordo, si misura con i cittadini e con la capacità di erogare servizi alla persona di fondamentale importanza per tante famiglie.
Oggi, grazie al lavoro fatto, insieme con i miei collaboratori e con il supporto dei Sindaci e del Consiglio d’Amministrazione, a poco più di un anno e mezzo dalla sua costituzione, l’ASP “Distretto di Fidenza”, che pure ha ereditato alcune situazioni difficili, è un’Azienda sana, in grado di programmare il proprio futuro.
Vecchia politica è trascinare nel fango con accuse pretestuose, quanto infondate e false, una persona e, con essa, il lavoro di un’intera struttura, per il solo gusto di “far fuori” qualcuno politicamente sgradito.
Non occorre arrivare a tanto. Esiste una mia dignità personale e professionale che non ha nulla a che fare con le posizioni politiche che assumo, peraltro in ambiti territoriali ben distinti da quelli dell’ASP “Distretto di Fidenza”, e che intendo preservare e tutelare contro chiunque cerchi di infangarla, non solo per me stessa, ma anche per la struttura nella quale sto lavorando.
Se qualcuno vuole per sé la “poltrona” non ha che da farsi avanti a viso scoperto ed assumendosi la piena responsabilità di questa volontà. Io sono e resto pienamente a disposizione del Consiglio d’Amministrazione e dell’Assemblea dei Soci, costituita da tutti i comuni del Distretto, che ringrazio per la fiducia che finora hanno voluto accordarmi e a loro, non ad altri, rispondo del mio operato”.

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Rassegna stampa del 02/04/2010

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02/04/2010
h.09.10

Sulla Gazzetta l’articolo di Francesco Bandini: Scuola europea: nasce un campus per 900 ragazzi”. Campi sportivi, mense, ampi spazi verdi: ospiterà dalle materne alle superiori.
Si legge: “Più che una scuola, sarà un vero e proprio campus, dove oltre ai plessi dedicati alla didattica ci saranno anche attrezzature sportive, mense, biblioteche, un auditorium e ampi spazi verdi. Da ieri mattina la Scuola per l’Europa è ancora più vicina: la giunta comunale ha infatti approvato il progetto definitivo del nuovo maxicomplesso predisposto dall’architetto Paolo Zermani dando di fatto il via libera ai lavori, che dovrebbero iniziare fra giugno e luglio, per concludersi nel dicembre dell’anno prossimo (il trasloco nella nuova sede dovrebbe avvenire durante le vacanze di Natale del 2011). La struttura potrà accogliere 900 alunni e si svilupperà su 7.500 metri quadrati, mentre l’area complessiva di sedime sarà di circa 70 mila metri quadrati.
«Saranno quattro scuole in una», ha detto il sindaco Pietro Vignali al termine della seduta di giunta. La Scuola per l’Europa, che sarà realizzata vicino a via Langhirano, dietro al Cinecity, comprenderà la scuola materna, quella primaria, la scuola secondaria inferiore e quella secondaria superiore. I vari ordini di scuola saranno distribuiti su plessi distinti, tutti allineati lungo un unico lungo corridoio aperto, sul quale si affacceranno anche altri edifici, come la mensa (che si articolerà in due strutture), la palestra e un grande edificio che ospiterà gli uffici, la biblioteca e un auditorium da circa 300 posti. L’aspetto sportivo sarà prioritario nel nuovo complesso. Oltre alla palestra al chiuso, ci saranno anche due campi da pallavolo pallacanestro, una pista per il salto in alto, una per il salto in lungo, una per il lancio del disco e del giavellotto e una di l’atletica.
Il costo complessivo dell’intervento è di circa 29 milioni di euro Tre milioni in più, quindi, rispetto ai 26 che erano previsti fino a un paio di mesi fa. L’aumento è stato dovuto alle ultime modifiche al progetto, a partire dalla decisione di realizzare fin da subito l’edificio destinato all’auditorium, che invece inizialmente si pensava di costruire in un secondo momento. Finora sono stati stanziati dallo Stato 21,6 milioni di euro, versati direttamente alla Stu Authority, che è il soggetto attuatore: la parte rimanente sarà reperita attraverso la vendita dell’ex scuola media Pascoli di via Saffi, dove ha attualmente sede la Scuola europea. Ma il Comune conta di recuperare qualcosa anche con il ribasso d’asta. Per ora i fondi mancanti saranno anticipati da Stt (la Società del Comune per la trasformazione del territorio). Nel giro di qualche giorno verrà pubblicato il bando di preselezione per l’aggiudicazione dei lavori, dopodiché partirà il cantiere. L’area su cui sorgerà la scuola è in fase di acquisizione: in caso di esproprio serviranno altri 3 milioni di euro (in più rispetto ai 29), che saranno stanziati sempre da Stt.
Su Polis:Ipotecato il quartier generale Pd per la campagna elettorale 2007”. “L’operazione oggi è a carico della Fondazione “Arta”, che gestisce i beni degli ex Ds”. Si legge: “L’immobiliare Miac onora, invece, altri due prestiti per un totale di 480 mila euro. Dove vai se Berlusconi non ce l’hai? Eh, già: vista la crisi e le elezioni che quasi una volta all’anno sono da preparare, a sinistra invidiano al premier non tanto l’harem di bellezze mozzafiato che lo circonda, ma i quattrini di cui dispone per le campagne elettorali. Lui può permettersi i manifesti giganti e di pagare le comparse per riempire le piazze romane, gli altri devono puntare tutto sul volontariato, tanto per friggere i salamini alle feste dell’Unità che per andare ad attaccare i manifesti. Una sfida impari.
Quella della convivenza forzata con la povertà – comunque la si veda, condizione elettiva per l’onestà…– è una disgrazia nota anche al Pd di Parma, che ha il suo quartier generale, la sede di via Treves, ipotecata con un importante istituto di credito per pagare la campagna elettorale di Alfredo Peri, candidato sindaco del capoluogo nel 2007. Per la precisione, è stato ipotecato un quinto dei 600 mq della struttura, a garanzia di un mutuo da 200 mila euro circa, contratto a fine 2007.
Peri perdette le elezioni, ma restavano da saldare consulenze comunicative, pubblicità sui media, manifesti, fornitori, ecc. ecc. Il tutto è stato aggiustato con 15 anni di indebitamento (ne sono rimasti 12 da sostenere…) e con rate che, grazie al crollo dei tassi d’interesse, oggi sono attestate sui 1.200 euro al mese. In realtà, le cose sono un attimino più complicate: all’epoca, il Pd non era ancora nato e Peri militava nei Democratici, sì, ma quelli di sinistra, i Ds. Con l’avvento del Partito democratico – quello senza l’aggettivo “di sinistra”… – i beni immobili e i capitali sociali dell’ex Quercia confluirono all’interno di Fondazioni onlus, appositamente allestite per tutelare questo tesoretto e affidate a un Comitato di indirizzo e a un Consiglio di Amministrazione.
Oltre all’ipoteca della sede provinciale, sulla groppa della Fondazione nostrana – dedicata a Giacomo “Arta” Ferrari, comandante partigiano e primo sindaco della Parma liberata. Presidente del Comitato è Antonio Liaci (ultimo segretario provinciale dei Ds), mentre a guida del Cda c’è Valerio Bersiga – resta anche un mutuo da 30 mila euro (estinguibile in tre/quattro anni) avviato per “operazioni di risanamento”.
A conti fatti il patrimonio dei Ds è stimabile in una quarantina di sezioni” – circa 30 in provincia e 8 in città, tra cui la sede federale di via Treves –, eredità anche del battagliero Pci che ne voleva una per ogni campanile. Ma ci sono pure un parco a Bazzano e le altre proprietà che fanno capo all’immobiliare del partito, la Miac, controllata al 100% dalla Fondazione “Arta”: una palazzina a Felino, un immobile in via Solari, uno a Gaiano, la grande area di Ravadese dove si friggono le salamelle della festa provinciale dell’Unità e che ha un terreno di 75mila metri quadrati – stimato intorno ai due milioni di euro, per la quale la Miac ha acceso un mutuo trentennale (ne restano da pagare 22) da 400 mila euro, con rate da circa 2 mila euro al mese – oltre ai fabbricati già esistenti, a cominciare dal capannone adibito a magazzino dell’attrezzatura del partito.
Ciliegina sulla torta, a San Polo di Torrile i Ds posseggono la villa settecentesca del Fulcino con tanto di parco da 10mila metri quadrati, teatro della sagra di partito. Anche in questo caso, l’immobiliare Miac ha messo mano al portafoglio, firmando un mutuo di 15 anni da 80 mila euro.
Una volta, il Pci di Togliatti diceva di sé che “veniamo da lontano per andare lontano”. I tempi sono cambiati, l’auspicio è bene, invece, che resti intatto: con tutto questo ben di dio da restituire alle banche, sarà bene che il centrosinistra regga a lungo. E che, magari, vinca le elezioni nazionali. Non si sa mai…”.
Sempre sulla Gazzetta: “Area ex Bormioli: abitazioni, verde e il Museo del vetro. Ecco i dettagli della riqualificazione con un occhio al passato e uno al futuro”.

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Rassegna stampa del 01/04/2010

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01/04/2010
h.09.30

Sulla Gazzetta di Parma l’intervento di Luca Sassi, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato dell’impresa Pizzarotti. “La Pizzarotti: «Il metrò? Un’occasione persa»”. Si legge: “La metropolitana non si farà. Il Governo, come è noto, ha cancellato il progetto dirottando i fondi, la metà su infrastrutture nazionali e l’altra metà su Parma. Sul tema ospitiamo una lunga riflessione di Luca Sassi, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato della Pizzarotti.
«Esprimo le mie impressioni da cittadino di Parma prima di tutto. E’ di pochi giorni fa il summit sul tema saluteambiente, al quale hanno partecipato esponenti governativi di oltre 50 Paesi. Sono stati presi impegni di principio volti alla mitigazione dell’inquinamento ambientale, segnatamente all’inquinamento dell’aria. Il nostro primo cittadino era presente nel panel dei relatori. «E’ un fatto noto che ogni anno, già a primavera, viene superato il numero di giorni con superamento del limite consentito di concentrazione PM10 nell’atmosfera.
La concentrazione delle PM10 deriva dal traffico su gomma, oltre che per i gas di scarico, anche e soprattutto per il sollevamento delle polveri provocato dal rotolamento. La metrotramvia avrebbe convertito una buona quota del traffico dalla modalità su gomma in modalità su rotaia. Secondo lo studio elaborato dal consulente della committente (Steer Davies Gleave) ben 30.000 spostamenti in auto e 800 corse al giorno di vecchi bus sarebbero stati eliminati con immaginabili conseguenze in termini di diminuzione di concentrazione di PM10. Inoltre gli esperti hanno quantificato in 43.000 barili di petrolio la riduzione di consumi di risorse non rinnovabili e, nell’8% la riduzione media, su base annua, di concetrazione di polveri sottili, nello scenario con la metrotramvia a regime. La decisione di cancellare il progetto implica una pesante responsabilità per l’incommensurabile danno, in termini di qualità dell’ambiente e quindi di ‘quantità’ di salute, sottratti alle future generazioni della nostra città. Con la connivenza di Legambiente che tesse le lodi al sindaco per il risultato raggiunto. Abbiamo registrato anni di nuove rotonde, di chilometri di nuove piste ciclabili, ma i valori delle PM10 rimangono inesorabilmente sopra la soglia. Per abbatterle bisogna spostare il traffico urbano dalla gomma alla rotaia. Parma era quasi riuscita nell’intento, ma il dott. Vignali ha cambiato idea.
[…] «Spiace smentire anche la circostanza citata come la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso di un ulteriore finanziamento, a carico del Comune, per 37 milioni necessari per il materiale rotabile. Lo chiarisce il contenuto della missiva inviata al sindaco dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti, apparsa sulla cronaca locale di un importante quotidiano nazionale. Il sindaco avrebbe semplicemente dovuto inoltrare istanza, allo stesso ministero, per il finanziamento integrativo di 34 milioni, a valere sull’apposita legge. I fondi erogati originariamente dallo Stato erano stati messi a disposizione a valere sui fondi della cosiddetta legge obiettivo che non può erogare contributi per il materiale rotabile. Per questo scopo esiste una legge specifica, che il ministro appunto ha segnalato, come fonte integrativa , al sindaco. Non risulta che il sindaco abbia mai inoltrato istanza volta all’ottenimento dei fondi necessari per il materiale rotabile. avrebbe avuto tutto il tempo per poterlo fare visto che la esigenza dei tram si sarebbe manifestata solo alla fine dei lavori».
[…] «Una considerazione sull’indennizzo a favore del consorzio di imprese che ha sottoscritto il contratto. La cancellazione del contratto ‘ope legis’ rappresenta francamente una ‘novità’ in materia di pubblici appalti. La norma presenta profili di dubbia legittimità. Comunque non possiamo che prenderne atto. «Non riteniamo ci sia materia per negoziare alcunché essendo l’entità dell’indennizzo stabilito dalla legge e confermato dal contratto. E’ evidente, da quanto si è letto e da quanto è stato detto dal primo cittadino, che la volontà politica, già da molto tempo, ha imboccato la strada della cancellazione del progetto. Il consorzio di imprese non può che prendere atto del mutato orientamento dell’amministrazione comunale.
«Lo diciamo senza nascondere la profonda delusione per l’importante opportunità di lavoro, che l’iniziativa avrebbe rappresentato per tutti gli addetti. Lo diciamo senza nascondere la profonda de­lusione per essere stati lasciati soli a difendere il progetto. «Nel silenzio delle cosiddette istituzioni cittadine i detrattori del progetto, hanno avuto buon gioco a boicottarlo. «Concludo con la frase di rito: la città ha perso una occasione irripetibile per migliorarsi sul piano della sostanza e non solo su quello dell’apparenza ».
Sull’Informazione: “Parma, aria di rimpasto in giunta”. Dialogo aperto con la Lega, trattativa su Sicurezza e Urbanistica. L’articolo è di Francesco Saponara, vedremo nelle prossimi settimane/mesi se contiene informazioni di qualche fondamento.
“Finite le elezioni iniziano le voci di un possibile rimpasto della giunta comunale. Sarebbe il secondo a nemmeno tre anni dall’insediamento di Pietro Vignali a sindaco. Come un uragano, nelle scorse ore, i nomi sono circolati all’impazzata. Il vento è cominciato a soffiare con la vittoria della Lega Nord che,ora, rivendica un posto al sole. L’ex segretario Roberto Corradi ha ammesso però ieri che al partito non interessano poltrone, ma le proposte.
Eppure nel turbinio di nomi spuntano anche ipotesi di politici vicini al Carroccio. Ma andiamo con ordine. Le indiscrezioni sono trapelate a urne chiuse. Il primo che sarebbe uscito prepotentemente sarebbe quello di Paolo Zoni assessore al Commercio già esule dai Servizi sociali al primo rimpasto. Non è dato sapere se il ciellino del Pdl potrebbe cambiare poltrona o,addirittura, essere esonerato. Il Carroccio ambirebbe all’assessorato alla Sicurezza di Fabio Fecci,ipotesi piuttosto remota visto che l’ex sindaco di Noceto è il pupillo di Luigi Giuseppe Villani.
A rischio sarebbe anche la poltrona di Giovanni Paolo Bernini, ex uomo del ministro Pietro Lunardi e ultimo reduce dell’ultima giunta Ubaldi. Altri tre nomi sarebbero finiti nel frullatore: Francesco Manfredi (Urbanistica, area CpP), Lorenzo Lasagna (Servizi sociali, Riformisti) e Giuseppe Pellacini (Politiche abitative, Udc). Ma su questi tre nomi c’è tutta una serie di congetture che metterebbero a serio rischio la maggioranza e nemmeno il più abile stratega potrebbe saltarci fuori con i numeri per tenerla in piedi. In primo luogo Pellacini è legato all’Udc, che alle regionali si è presentata da sola,e che ha tre consiglieri, se a loro si aggiunge Elvio Ubaldi i pezzi arriverebbero a quattro e i numeri comincerebbero a vacillare. Lasagna non ha consiglieri, ma togliere lui come Manfredi vorrebbe dire far traballare il civismo tanto sbandierato quanto scomodo all’asse Pdl-Lega Nord. Ma per lui potrebbe essere fatale la questione moschea.
L’ultima voce darebbe Davide Mora spostato dalla Viabilità all’Urbanistica.
Per ora solo indiscrezioni che, escono puntuali dopo tornate elettorali dai risultati pesanti (visto la sconfitta della Bernini e quello positivo ottenuto dalla Lega Nord).
Fuoco di paglia o voci fondate per ora non è dato sapere,ma le risposte dovrebbero arrivare entro maggio quando Civiltà per Parma di Claudio Bigliardi sarà chiamata a congresso.
Il primo congresso, ma che, viste le premesse, potrebbe anche non tenersi.

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Rassegna stampa del 31/03/2010

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31/03/2010
h.09.30

Sulla Gazzetta: Garbi e Ferrari,
«Ora Pd più forte e coeso»
Si legge: «Il Pd esce più forte e coeso dalle elezioni regionali, che lo confermano, a Parma e provincia, il primo partito per rappresentanza. Siamo consapevoli dei nostri limiti e dei nodi da sciogliere per il futuro, ma anche pronti per le prossime sfide».
Così il responsabile organizzazione del Pd di Parma, Faliero Zambelli, che fino alle elezioni ha sostituito pro tempore Roberto Garbi nel ruolo di segretario provinciale, ha commentato i risultati delle urne. «Il Pd ha spiegato è il primo partito in città con il 36,4% e con il 35,3 in provincia. Una crescita del 3% rispetto alle scorse elezioni provinciali ed europee, che è la più consistente a livello regionale. Il centrosinistra raccoglie oltre il 50% a livello cittadino (50,14%, ndr) e il 47,4% a livello provinciale ».
Soddisfazione, quindi, nella sede di via Treves per un risultato che «non era affatto scontato. Abbiamo eletto due consiglieri parmigiani continua Zambelli ; era il nostro obiettivo e lo abbiamo raggiunto». Archiviate le schede elettorali, ora il Pd guarda al futuro: «Già da domani ha dichiarato Roberto Garbi lavoreremo per radicare sempre di più il partito sul territorio, soprattutto attraverso i circoli, che sono uno strumento fondamentale per essere vicini alle persone».
«Porteremo all’attenzione della Regione ha aggiunto l’altro consigliere eletto, Gabriele Ferrari le esigenze del nostro territorio, affinché vengano riconosciute e valorizzate. Il risultato del Pd è una grande soddisfazione, ma anche una responsabilità che siamo pronti ad assumerci per il futuro». E nel futuro del Pd c’è anche l’appun­tamento del 2012 con le elezioni comunali: «I risultati delle regionali ha commentato Zam­belli ci dicono che la giunta Vignali è in difficoltà: prima di tutto perché oggi è il centro sinistra ad avere la maggiore rappresentanza in città e in secondo luogo perché l’avanzata della Lega Nord, che sposta gli equilibri in un centrodestra sempre meno civico, potrebbe portare ad un rimpasto di giunta».
Per il Pd ci sono tutte le condizioni per tornare a governare la città; occorrerà però su questo concordano Zambelli, Ferra­ri e Garbi un consenso allargato e un confronto aperto su contenuti e programmi. Tra i dati usciti dalle urne c’è anche il risultato del movimento «5 Stelle » e la crescita dell’astensionismo, che per Zambelli è un risultato preoccupante, «e dovrà essere motivo di riflessione; la politica e le istituzioni sono responsabili di un dato così negativo ». «I ‘grillini’ rappresentano il voto di protesta di un elettorato in gran parte proveniente dal centrosinistra che dovremo recuperare sottolinea Zambelli ; a questo movimento però, così come alla Lega Nord, chiediamo di andare oltre la demagogia, di dimostrare di saper rispondere ai problemi dei cittadini».
Soddisfazione anche per l’elezione dei due sindaci, Luigi Bassi e Massimiliano Grassi a Varano e Fontevivo.
Sempre sulla Gazzetta il pezzo di Marco Federici: “Rimpasto, tutte le «grane» di Bernazzoli”. “Dopo Pasqua”. Non dice nulla di più il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli. Al rimpasto metterà mano dopo Pasqua. Che il voto delle regionali abbia stravolto il volto della sua Giunta è un dato inequivocabile. Gabriella Meo, assessore ai Parchi, e Gabriele Ferrari, assessore alla Protezione civile, volano a Bologna. Sull’elezione della prima non ci sono mai stati dubbi: una volta iscritta nel listino di Errani, sondaggi alla mano, si sapeva che sarebbe entrata in consiglio regionale. Su Ferrari, invece, in pochi avrebbero puntato. Il suo diretto avversario nella sfida fratricida dentro il Pd, Roberto Garbi, era dato per favorito (e in effetti ha vinto la gara). Ma non erano in tanti a pronosticare che per il Partito democratico di Parma, grazie al complicato meccanismo elettorale, sarebbe scattato anche il secondo consigliere.
Non solo. Alla vigilia del voto, c’era chi pensava che tra i due la distanza sarebbe stata considerevole.
Dall’urna sono uscite oltre tremila preferenze in più per Garbi, ma in città la sfida è stata vinta da Ferrari (trecento i voti personali in più). Ora, anche se non fosse stato eletto in Regione, l’assessore alla Protezione civile difficilmente avrebbe conservato il suo posto in Giunta: è noto che tra lui e il presidente della Provincia non corre buon sangue da tempo. Solo che un flop di Ferrari avrebbe consentito a Bernazzoli di avere mani più libere. E invece ora le cose gli si sono complicate. Sì, perchè oggi il neo consigliere regionale è forte del suo risultato e può vantare di averlo ottenuto senza l’aiuto dei vertici del partito. Ferrari sa bene, ad esempio, che senza la Cardinali in lista un’ex margheritina voluta dal vicepresidente della Provincia Pierluigi Ferrari proprio per sottrargli voti in montagna forse la forbice tra lui e Garbi si sarebbe ridotta ulteriormente.
E quindi, dopo Pasqua, quando Bernazzoli tornerà nel suo ufficio per disegnare la nuova scacchiera della Giunta, Ferrari e chi lo ha sostenuto, c’è da giurarlo, gli presenteranno il conto. Quanto meno gli chiederanno di far entrare in pr
ovincia cambierà la Giunta squadra uno della medesima cor­rente, ma c’è chi sostiene che la «riflessione» potrebbe essere ben più ampia. Sempre dietro la sua scrivania, il presidente della Pro­vincia dovrà decidere se cambiare radicalmente faccia alla Giunta o se apportare i ritocchi strettamen­te necessari. A dire il vero, all’in­domani dell’elezione di Bernazzoli quando aveva confermato gran parte della squadra uscente si era subito detto che il numero uno di piazza della Pace, alla prima oc­casione, avrebbe usato i ferri del chirurgo estetico per rinnovare in modo radicale. Se il presidente è ancora di quell’idea le regionali sono, appunto, l’occasione giusta.
Magari anche sulla base dell’ana­lisi del voto: Errani e la coalizione che lo sostiene, ad esempio, in va­rie zone del territorio non hanno avuto performance proprio cla­morose. Anzi. Se invece Bernazzoli opterà per un colpo di trucco, al­lora si potrebbe limitare a sosti­tuire i due assessori che se ne van­no, o addirittura ad accorpare de­leghe. Capitolo Meo: sarà sostitui­ta con un esponente dello stesso mondo ambientalista? Va ricorda­to che alla vigilia della presenta­zione della lista dei candidati alle regionali era esploso il caso Salsi: allora si era detto che i socialisti avrebbero accettato di farlo corre­re (in caso contrario la rosa sareb­be stata ridotta a tre nomi) dopo aver raggiunto un accordo che prevedeva il loro ingresso nella Giunta Provinciale. Sembra che l’attuale delegata al marketing ter­ritoriale, Raffaella Pini, sia in pole per essere promossa assessore”.

Sulle pagine della provincia di Polis relative alle comunali di Fontevivo vinte da Grassi, Varano vinte da Bassi e Soragna vinte da Iacone, l’articolo
“Il bacio fatale di Ubaldi”. “Il bacio della morte, verrebbe da dire. Andando a spulciare nelle precedenti tornate elettorali, mi ha colpito la vivacità presenzialistica dell’ex sindaco Ubaldi, volta soprattutto ad aiutare i candidati delle varie liste civiche da lui promosse e sostenute. E, spulciando spulciando, mi sono imbattuto in svariati disastri e conseguenti trombature seguite all’ubaldiano supporto.
Così, nonostante l’impegno dell’esimio Ex – o più probabilmente proprio a causa di quello – hanno conosciuto l’amaro sapore della sconfitta: Alberto Squeri, Piacenza, provinciali 2009; Giorgio Guazzaloca, comunali 2009, Bologna; Marzia Donelli, comunali 2009, Sorbolo; Giuseppe Cerri, comunali 2009, Fidenza; Antonella Spaggiari, comunali 2009, Reggio Emilia; e per fi nire, Maurizio Romani, comunali 2010, Soragna.
Per quale ragione quel che l’Ex tocca uccide? Forse il carisma di una volta, quel carisma che lo ha fatto diventare per ben due volte primo cittadino di Parma, è in via di esaurimento?
O forse – più semplicemente – gli elettori lo considerano un retaggio del passato? Certo è che se fossi un candidato, o una coalizione, ci penserei su due volte prima di imbarcarmi con l’Ex.
Chissà che cosa ne pensa Garbi…”.

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Rassegna stampa del 30/03/2010

SMA MODENA
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30/03/2010
h.09.05

Nella rassegna stampa di oggi propongo i tre editoriali dei direttori dei giornali cartacei di Parma a commento dei risultati delle elezioni regionali.
Sulla Gazzetta:
“Bossi-Berlusconi: una vittoria per due” di Giuliano Molossi.
Un italiano su tre non è andato a votare. Per la «casta» è un campanello d’allarme non indifferente.
Il Pdl e la Lega sfondano al Nord: stravincono, com’era previsto, in Veneto e in Lombardia, e dopo un appassionante testa a testa strappano il Piemonte agli avversari. L’alleanza è solida, uno non può fare a meno dell’altro, ma il rapporto di forze è mutato, a favore del Carroccio. La parola d’ordine della Lega, mai come oggi, è una sola: federalismo.
E Bossi ha già fatto intendere che viene prima del presidenzialismo auspicato dal premier. La Lega dilaga al Nord perché è sempre più radicata sul territorio, ha una base di militanti che lavora casa per casa lasciando che gli altri si azzuffino nei talk show televisivi, raccoglie consensi fra i delusi del berlusconismo. Zaia è straripante in Veneto, Cota conquista il Piemonte.
Se va avanti così, fra due anni Bossi potrebbe chiedere il sindaco di Milano e fra cinque il Pirellone. E la valanga di voti «verdi» al Nord avrà forse un peso anche nella probabile richiesta del Senatur di mantenere in capo alla Lega il dicastero all’agricoltura lasciato libero da Zaia.
Ma se Bossi esulta, anche Berlusconi ha molti motivi per sorridere. Soprattutto a tarda sera quando gli arriva la notizia della vittoria più sofferta, quella di Renata Polverini nel Lazio, che senza il pasticcio delle liste del Pdl, avrebbe sconfitto la Bonino con meno patemi.
Al Sud il centrodestra conquista due grandi regioni, la Campania e la Calabria. E sarebbero state tre, con la Puglia, se avesse raggiunto un accordo con l’Udc. Nel complesso un risultato eccellente.
Sull’altro fronte, alla sinistra del Pd, cresce Di Pietro e fa un autentico exploit, alla sua prima uscita importante, il movimento «5 Stelle» di Beppe Grillo. «Un segno di disagio nei confronti della politica», ha commentato Vasco Errani, governatore della Regione Emilia Romagna, riconfermato ma con il dieci per cento di voti in meno rispetto a cinque anni fa. I «grillini» hanno fatto il pieno di voti fra i fans di Travaglio e Santoro e non c’è dubbio che abbiano pescato bene fra quei giovani di sinistra che starebbero a casa piuttosto di votare per lo stes­so partito di Delbono, l’ex sindaco di Bologna travolto dal «Cinziagate».
Altalenante il risultato di Casini e della sua politica dei due forni. Alleato a volte con il centrodestra e a volte con il centrosinistra, è stato quasi ovunque determinante come avrebbe voluto. Ma in termini di consensi l’Udc, schiacciata fra i due poli, fatica ad affermarsi.
Il centrosinistra si deve accontentare di 7 regioni, contro le 11 che aveva nel 2005. E le quattro che perde sono dei «pesi massimi»: Lazio, Piemonte, Calabria e Campania.
Non siamo ancora alla disfat­ta, ma poco ci manca”.
Su Polis Emilio Piervincenzi: “La forza della Lega”. “E così, dopo elezioni segnate da un doppio astensionismo record, sul voto e sulle preferenze, altissimo anche in città, sono due le grandi novità uscite dalle urne. La prima è la continua e a tratti inarrestabile cavalcata della Lega, che pone il partito di Bossi e del suo luogotenente parmigiano Corradi e disegnare future alleanze per l’amministrazione comunale. Nella tarda serata di ieri, mentre il partito del Carroccio festeggiava nella sede di piazzale Ravenet, abbiamo parlato con Corradi. Il quale, gentilmente, semplicemente e seccamente, ci ha chiarito i prossimi passi del suo partito.
1 – La Lega presenterà quanto prima una piattaforma programmatica per la costruzione dell’alleanza politica per le elezioni comunali del 2012.
2 – La piattaforma verterà soprattutto sulla sicurezza e sul sociale e si tratta di condizioni non negoziabili.
3 – In caso di mancato accordo con il Pdl e le liste civiche che sostengono l’attuale maggioranza, Corradi si dichiara pronto a correre da solo.
E ricorda, con sottile arguzia, che il risultato uscito ieri dalle urne assegna a Pdl e Udc circa il 29 per cento. Poco. Insomma, a Parma come in Italia, senza Lega non si vince e non si governa.
La seconda grande novità è il successo della Lista Grillo, che in città e provincia ha ottenuto quasi il 7 per cento. Se per l’alleanza che sostiene il sindaco Vignali il trionfo leghista può rappresentare un’opportunità ma anche una gatta da pelare, lo stesso si può dire per il centrosinistra con i grillini: saranno disponibili i seguaci del comico genovese a sedersi alla tavola rossa di Garbi? E se sì, a quali condizioni? Come concilieranno la loro intransigenza su temi quali termovalorizzatore e nucleare con il ventaglio possibilista di Garbi?
Infine, una nota sui voti ottenuti. A Parma e provincia, nella sfida dei pesi massimi, Garbi ha prevalso per una manciata di voti su Villani, rimanendo tuttavia indietro in città (Villani 4.322, Garbi 3.686, così il secondo eletto è Gabriele Ferrari, sempre del Pd, con 3.986 preferenze). Ma considerando la differente portata dei due partiti, non è proprio una gran vittoria.
Mentre Villani ha sepolto il nemico in casa Lavagetto, che ha dovuto dire addio al sogno di avere un posto sul treno per Bologna .
Sull’Informazione: “I nuovi scenari della politica” di Cinzio Marangon.
“Che Villani e Garbi fossero i due candidati che avrebbero raccolto il maggior consenso degli elettori parmigiani era scontato, anche se il leader del Pdl ha incassato meno preferenza della tornata precedente. Quello che molti si aspettavano, ma per scaramanzia non sbandieravano, è il risultato della Lega Nord e del suo portabandiera Corradi. Un risultato pesante, netto, destinato a cambiare gli equilibri nel centrodestra. Sul fronte opposto c’è da registrare il risultato dei grillini, altro dato sorprendente. Ma c’è una differenza sostanziale tra il Movimento Cinque Stelle e il Carroccio. Il movimento del candidato regionale Favia raccoglie meramente il malumore del momento di una sinistra frastagliata, in cerca di nuovi punti di riferimento, mentre quello della Lega di Corradi è ormai un percorso molto lungo che ha alle spalle, consolidato, che ha solide radici e una rigogliosa crescita. Non si può più parlare di un voto di protesta raccolto dalla Lega, il consenso
che ottiene è una vera e propria condivisione di un progetto politico destinato ad avere un peso sempre maggiore sulla scena politica nazionale e locale. Il Pdl di Parma non può ignorarlo e c’è da giurarci che il partito di Rainieri-Corradi-Zorandi non si lascerà di certo ignorare, facendo assumere una valenza amministrativa anche a Parma a questo quasi 18 per cento raggiunto. E c’è da scommetterci che caleranno sul tavolo di un’eventuale alleanza nel centrodestra la carta del candidato sindaco per il 2012.
Oltre al dato curioso che vede Villani sorpassato per una manciata di voti da Garbi,sarà interessante vedere nella guerra interna al Popolo della libertà, in particolare sul fronte Villani-Lavagetto,come verranno lette le preferenze raccolte da quest’ultimo: mani tese o notte dei lunghi coltelli?
Altro risultato impossibile da sottovalutare è quello di Gabriele Ferrari. Garbi, consigliere regionale uscente del partito di Errani, ha avuto gioco facile nel far incetta di preferenze, ma un dato che forse non era prevedibile, anche se auspicato dall’interessato, è quello dell’assessore provinciale alla Protezione civile, Ferrari. Nonostante alcune azioni di “disturbo”come la candidatura della Cardinali, che gli hanno fatto perdere qualche preferenza, ha ottenuto un grande risultato. Ed anche in questo caso sono voti destinati a ridisegnare gli equilibri nel panorama dei democratici.
Ed era un Ferrari che non celava per nulla la propria soddisfazione quello che ieri girava per redazioni e studi televisivi. Chi deve porsi sicuramente degli interrogativi è l’Udc. Bilancio deludente il suo, sul quale un’analisi interna sarà inevitabile nei prossimi giorni. Chissà se è stata la politica nazionale dei due forni a penalizzare, oppure la scelta di correre da soli.
Fatto sta che ha messo in tasca un riscontro pari a quello di Rifondazione comunista… Una nota dolente è l’astensione registrata a Parma, praticamente la maggiore in regione assieme a Rimini.Un dato che deve far riflettere, trasversalmente, tutti coloro che fanno politica attiva. L’astensionismo
non è solo una protesta, sta diventando una scelta. Una scelta preoccupante, quasi un voto che va a bocciare la politica locale, fatta troppo spesso per gli interessi di corporazioni o di lobby e non degli interessi dei cittadini. Da ieri è, di fatto, scattata la corsa alle amministrative del 2012, perlomeno quelle del capoluogo. Gli elettori sono avvisati”.

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