Rassegna stampa del 31/03/2011

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31/03/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta, Sala: «Lactalis vuol far grande Parmalat a Collecchio». Intervista: il deputy general manager e presidente di Lactalis Italia.
“In queste ore cruciali per il destino di Parmalat, in attesa delle decisioni del Cda di domani su un probabile slittamento dell’assemblea, Antonio Sala, deputy general manager di Lactalis e presidente di Lactalis Italia, ha la preoccupazione di rassicurare la città di Parma e i dipendenti dell’azienda di Collecchio: «Parmalat deve restare a Collecchio e cre­scere ancora. A Parmalat man­cava un azionista industriale di riferimento, noi possiamo dare qualcosa in più per lo sviluppo di Parma e a beneficio della società e degli azionisti».
Abbiamo raggiunto Sala a Parigi. La giornata non era cominciata nel migliore dei modi per Lactalis. Attorno a mezzogiorno le agenzie di stampa battevano la notizia che a Bruxelles la portavoce del commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, a proposito della scalata Lactalis a Parmalat, affermava che «La regola è che non si può acquisire il controllo di un gruppo senza avere prima il via libera della Commissione Europea».
Dottor Sala, come commenta questa presa di posizione? Può cambiare qualcosa?
Penso proprio di no. Noi abbiamo già preso contatti con la Commissione Europea per illustrare la situazione. Tra l’altro ci sono anche cordate alternative e quindi non diamo neppure per scontato il fatto di riuscire ad acquisire il controllo della società.
Dopo il decreto del governo il cda di Parmalat, convocato per domani, potrebbe rimandare a giugno l’assemblea già fissata per il 12 aprile. Questo potrebbe avvenire solo se ci fosse un motivo valido per farlo, e cioè se venisse presentata una manifestazione d’interesse, un progetto alternativo, da parte di una cordata italiana. Lactalis ha già espresso la sua forte contrarietà a un cambiamento delle regole del gioco durante la partita. Adesso che dice? E’ rassegnata a uno slittamento?
Premetto che non sono un legale. La normativa cui fa riferimento il decreto legge è la normativa che riguarda i termini di approvazione del bilancio che permette di differire questi termini di 180 giorni. Questo era già previsto dallo statuto di Parmalat. Non riusciamo davvero a capire quali sarebbero le motivazioni per differire l’assemblea. Tra l’altro questo andrebbe a danno degli azionisti.
Noi abbiamo acquistato le azioni in Borsa dai fondi esteri, abbiamo fatto le cose in modo assolutamente trasparente.
Lei come spiega questo fuoco di sbarramento del governo? Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le dichiarazioni di esponenti del governo in difesa dell’italianità di Parmalat. Dopo le affermazioni di Tremonti e di Bossi, l’altro ieri anche il neo ministro alle Politiche Agricole, Saverio Romano, ha detto che «bisognerà fare il possibile e l’impossibile » per impedire che Parmalat cada in mani francesi. Voi vi aspettavate queste reazioni? E in passato, quando Lactalis ha fatto altre importanti acquisi­zioni in Italia, da Galbani a Cademartori a Invernizzi, avete incontrato altrettanta resistenza?
No. Certo, ci aspettavamo qualche reazione. Guardi, io da italiano del Gruppo ci tengo molto a sottolineare il fatto che noi vogliamo fare un’operazione industriale assolutamente amichevole e con un pieno rispetto, come nella tradizione di Lactalis, della territorialità dell’azienda. Questo è molto importante.
E poi, scusi, ma per noi parla la storia del Gruppo. Dopo che abbiamo acquistato Galbani non ci sono state delocalizzazioni.
Questo forse è quello che si te­me di più. Le ricadute sul tessuto sociale, economico, occupazionale… Lei che tipo di rassicurazioni può dare?
Che secondo noi la produzione deve restare in Italia, che il Gruppo intende acquistare il latte in Italia. Parmalat è una società che è e resterà indipendente.
Nessun progetto di fusione con Galbani?
Assolutamente no. Sono due storie diverse. Comunque è bene sottolineare quello che è accaduto a Galbani dopo la nostra acquisizione. Galbani esportava i suoi prodotti in 50 Paesi e oggi li esporta in 100. La produzione è rimasta in Italia. Galbani comperava in Italia il 40 per cento del proprio fabbisogno di latte. Oggi ne compra il 60 per cento. In Lombardia, Galbani è la sola società che ha firmato i contratti sul prezzo del latte con gli agricoltori. Questo è la prova che quello che diciamo è la verità. Non c’è alcun progetto di integrazione con le due sedi, quindi ribadisco che la sede di Parmalat resterà a Collecchio.
Ieri in un editoriale in prima pagina sul «Corriere della sera» Francesco Giavazzi scrive: «L’opa è la strada obbligata per i francesi di Lactalis, cui non può essere concesso di controllare Parmalat con il 29 per cento». Lei come commenta questa af­fermazione? Farete un’opa?
No. Non riteniamo necessaria l’Opa per proporre il nostro progetto di partnership industriale.
Ci sono molti timori anche su un eventuale «spezzatino», no voluto sottolineare in questi giorni è la ricca cassa di Parmalat, un miliardo e 400 milioni di euro. Come intendete impiegare queste importanti risorse?
Siamo interessati a favorire investimenti in acquisizioni e nello sviluppo industriale. Queste risorse devono essere gestite nell’interesse di Parmalat, non di Lactalis o di altro. Dopo l’acquisizione di Galbani da parte di Lactalis, gli investimenti industriali di Galbani sono raddoppiati. Questo dovrebbe pur dire qualcosa, dovrebbe dare rassicurazioni. O no? Il nostro è un Gruppo internazionale molto aperto che ha una cultura del marchio e del prodotto.
I vostri avversari, i vostri rivali in questa corsa a Parmalat, si chiedono perché Lactalis non pubblichi i bilanci….
Lactalis è un gruppo famigliare. Non ama esporsi. La spiegazione è solo questa, è fin troppo semplice. Non ci sono altre ragioni.
Il sindaco di Parma, Pietro Vi­gnali, ha scritto una lettera aperta al ministro Tremonti, esprimendogli apprezzamento per l’iniziativa intrapresa dal governo in difesa di Parmalat e lo ha esortato «ad un’azione il più possibile decisa e risoluta a salvaguardia della città e del Paese». Se lei avesse la possibilità di incontrare il sindaco Vi­gnali, che cosa gli direbbe?
Gli direi di stare tranquillo. Noi abbiamo un progetto industriale per la Parmalat e per il territorio. Il fatto che l’azionista principale di Lactalis abbia la carta d’identità francese non vuol dire niente. Quello che è importante è lo sviluppo degli aspetti industriali e la volontà di restare sul territorio. Anche perché, se proprio vogliamo fare il controllo delle carte d’identità, anche altri azionisti non sono proprio così nostrani….
Se le cose dovessero andare come voi vi augurate il dottor Bondi potrebbe rivestire un ruolo operativo? Avete mai avuto contatti con lui?
Noi abbiamo un rispetto enorme per quello che il dottor Bondi ha fatto. Se la permanenza del dottor Bondi rappresentasse una garanzia di italianità della società, per Lactalis non ci sarebbe assolutamente alcuna obiezione.
A proposito di italianità, ma lei si sente più italiano o più francese?
Guardi, io mi sento orgoglioso di essere stato chiamato a fare il presidente in Italia di un gruppo francese ma sono italiano al cento per cento. Anzi, sa cosa le dico? Ho anche un pizzico di sangue parmigiano, mia mamma era di Parma.
Beh, questa potrebbe essere una buona rassicurazione per il sindaco Vignali… Dottor Sala, un’ultima domanda: ma lei lo ha visto «Il gioiellino»?
No, non l’ho visto. Ma quella è la storia di un’altra Parmalat che non ha proprio niente a che vedere con questa”.
 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 30/03/2011

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30/03/2011
h.08.00

Sulla Gazzetta, “Presentazione liste: ultimatum di Sel al gruppo di Mari”. Se domani passa il Psc, il centrosinistra perderà la formazione vicina a Vendola.
Si legge: “La campagna elettorale per le amministrative a Traversetolo è ormai nella fase decisiva. Tra poco più di due settimane, le liste dovranno essere presentate e lo sce­nario si va delineando. Ma ci sono ancora tante incertezze.
A sinistra, la situazione dipende in parte da quello che accadrà domani sera all’ultimo consiglio comunale di questa amministrazione, in cui si voterà l’approvazione del tanto discusso Piano strutturale comunale. «Se gli esponenti del Pd, che rappresentano la componente principale degli amministratori, approve­ranno il Psc – avverte Francesco Viani, coordinatore del movimento Sinistra Ecologia e Liber­tà – noi non aderiremo a una lista con il Pd. Questo sia perché siamo stati messi davanti alla candidatura di Mari senza opportunità di discuterne, sia perché per noi è prioritario che non passi questo Psc che raddoppia le aree edificabili». Davanti all’ipotesi di una lista autonoma, però, Viani chiarisce: «Non intendiamo presentarci da soli».
Tutto confermato, invece, per quanto riguarda la candidatura a sindaco di Ginetto Mari alla guida di una grande lista di sinistra in cui, insieme al Partito Democratico, confluiscono i socialisti, Italia dei Valori e Comunisti Italiani: «Stiamo ultimando – commenta Mari ­la lista dei candidati e il programma, già largamente condiviso».
A destra, si sono delineati tre gruppi: il Pdl con il movimento “Per Traversetolo”; la lista “Centro Destra per Traversetolo” e la recente lista “Libera Politica”. E’ possibile che si possano essere intese, ma anche che corrano tutti divisi.
Il Pdl di Cristiano Calori, con Sergio Madureri confermato nel ruolo di candidato sindaco, ha trovato l’appoggio dal movimento civico “Per Traversetolo” (in precedenza guidato da Clemente Pedrona): «Auspichiamo – dichiara Roberto Gallo, attuale responsabile del movimento – la composizione di una lista che veda uniti i rappresentanti dei partiti Lega, Pdl e Udc ed esponenti della società civile non iscritti a partiti, purché siano condivise le priorità a sicurezza, lavoro per i giovani, revisione del Psc, valorizzazione del commercio, sostegno all’associazionismo e partecipazione dei cittadini». Ma è da vedere il ruolo che reciterà il gruppo «Centro destra».
La lista “Libera Politica”, che conta di presentarsi da sola, ha nel frattempo il sostegno di Fli, «rutelliani », Partito Pensionati, Pin e Mpa e due possibili candidati di Parma: Cristina Benassi e Antonio Stirparo. «Noi siamo vicini alla gente – dichiara la Benassi – vogliamo occuparci di problemi concreti: trasporti, qualità del mercato, promozione dell’immagine e delle ricchezze del paese».
Sulla Gazzetta, “Redditi 2009: sono i salesi i «paperoni» della provincia”. La media delle dichiarazioni è di 25.844 euro: 8.000 in più rispetto a Bardi, fanalino di coda.
Si legge: “Dopo la città la ricchezza sembra essere di casa soprattutto nella Pedemontana, mentre i redditi più bassi si incontrano salendo di quota sull’Appennino. A dirlo è l’analisi della distribuzione per Comune del reddito imponibile ai fini dell’addizionale Irpef con riferimento all’anno 2009 secondo i dati resi noti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nell’ambito della Provincia di Parma il titolo di area più ricca va sicuramente alla Pedemontana. Le prime posizioni della classifica dei redditi dichiarati sono tutte occupate da paesi a Sud della via Emilia che si estendono verso la collina, ma comunque mediamente vicini alla città.
Per i cittadini di queste zone, verrebbe da dire, non solo la fortuna di vivere in una delle aree più belle della Provincia, quella collinare, ma anche il vantaggio di poter disporre dei redditi più alti.
Alle spalle di Parma, dove la media delle dichiarazioni si attesta sui 27.710 euro, è Sala Baganza il comune più ricco della provincia con 25.844 euro conseguenza di 3.319 dichiarazioni nel 2009 per un totale che supera gli 85 milioni di reddito imponibile complessivo.
Nella classifica dei più ricchi, Sala vince il «derby» con Collecchio staccato di 500 euro e «fermo » ad una media di 25.344. Per trovare il primo paese della Bassa bisogna scendere, invece, al decimo posto dove si trova Sorbolo con i suoi 23.685 euro, una posizione prima di Fidenza che, per ovvie ragioni legate al numero degli abitanti, è il paese che dichiara di più in termini assoluti in provincia con i suoi 374 milioni.
Salsomaggiore è 17esima, mentre i più ricchi in «quota» sono Varano (13esimo con 22.716) e Terenzo (27esimo con 21.184).
La classifica mette in evidenza, purtroppo, anche la «depressione » della montagna tant’è che le ultime dodici posizioni, con dichiarazioni sempre al di sotto dei 20mila euro, sono tutte di paesi dell’Appennino con Bardi fanalino di coda a quota 17.554, con una media per dichiarazione di oltre 10 mila euro in meno rispetto alla città. Un dato che non sorprende di certo il sindaco del paese montano Giuseppe Conti: «Da tempo – ha commentato – denuncio la grave crisi della montagna. La desertificazione demografica sta portando via la forza lavoro e qui rimangono solo tanti anziani, spesso con pensioni minime. Si parla sempre di Parma ai primi posti delle varie classifiche, ma la verità è che esistono due province: una ricca nonostante la crisi rappresentata da Bassa e Pedemontana e l’altra, la montagna, in difficoltà socio economica e idrogeologica. L’uomo è presidio di sicurezza in montagna. Se continua così tra qualche anno le frane, tramite i torrenti e i fiumi, non si fermeranno a Fornovo, ma arriveranno in città».
Si respira tutta un’altra aria, invece, in cima alla classifica con il sindaco di Sala Cristina Merusi. «O siamo molto ricchi o paghiamo tutti le tasse» si è lasciato andare ad una battuta il sindaco pri­ma di analizzare il primo posto del suo paese: «In effetti siamo un’area ricca. Abbiamo avuto anche noi qualche problema con alcune aziende del territorio, ma il tessuto imprenditoriale presenta realtà diversificate e di livello nazionale grazie alle quali abbiamo affrontato la crisi con una certa vivacità». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 29/03/2011

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29/03/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, Pd Salsomaggiore, baruffa sul candidato Canepari scalza Del Fante. Il segretario Cocconi avrebbe già rassegnato le dimissioni”. Si legge: «Mare agitato» in casa Pd. A poco meno di una ventina di giorni dal termine ultimo (il 15 aprile) per la presentazione dei candidati sindaco e delle liste per le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, nel partito che governa la città ci sarebbero molti problemi interni.
Addirittura il segretario Er­nesto Cocconi avrebbe già presentato le sue dimissioni all’indomani di una nuova alzata di scudi da parte di una frangia del partito che avrebbe messo in discussione la già annunciata candidatura del «civico» Fausto Del Fante, proponendo al suo posto Paolo Canepari, attuale capogruppo Pd in Consiglio comunale.
Cocconi, interpellato dalla Gazzetta in merito alla vicenda e alle sue presunte dimissioni, non ha voluto al momento rilasciare dichiarazioni in merito, non confermando nè smentendo la notizia.
L’ennesimo «colpo di coda» contro la strada di rinnovamento intrapresa in questi mesi dal segretario Cocconi, sarebbe arrivato ancora una volta dal sindaco uscente Massimo Tedeschi che, con l’assessore Pigazzani, fin da subito si erano detti contrari alla candidatura di un civico, chiedendo invece una candidatura all’interno del partito stesso, in segno di continuità con l’amministrazione uscente.
Tedeschi e Pigazzani, insieme ad una parte frangia del Pd contrario alla linea di Cocconi, avrebbe portato avanti la candidatura appunto di Canepari, nome che potrebbe mettere d’accordo sia la corrente «tedeschiana », sia anche l’altra parte del partito. Inoltre Canepari potrebbe trovare anche l’approvazione delle altre forze politiche più a sinistra.
A questo punto quindi potrebbe tramontare la candidatura Del Fante.
Insomma il quadro all’interno del Pd sarebbe quanto mai convulso e se le dimissioni di Cocconi trovassero conferma nei prossimi giorni, si delineerebbe una situazione alquanto complessa e critica, a meno di due mesi dalle elezioni.
Sempre sul fronte elettorale, potrebbe anche non vedere mai la luce, per dissidi interni, la ventilata lista civica «Salso Futura» formata da albergatori e commercianti locali, mentre resta ancora l’incognita Udc.
Dopo essere stato «tagliato fuori», per un veto imposto a livello nazionale dal Carroccio, dall’accordo Pdl-Lega nord-La Destra che correranno uniti sostenendo la candidatura a sin­daco di Giovanni Carancini, l’Udc potrebbe a questo punto sostenere la nascente lista di centro oppure correre da solo. Riserve che verranno sciolte nei prossimi giorni”.
Elezioni di San Secondo sulla Gazzetta, “La Lega si prepara a correre da sola: ipotesi Torri”. Da Langhirano alla Bassa: il senatore potrebbe rimettersi in gioco. Si va verso le sei liste.
“Sei schieramenti in campo, a San Secondo, alle amministrative di maggio? In vista dell’importante appuntamento elettorale, anticipato di un anno dopo la caduta, nel 2010, della giunta Bernardini, la situazione si fa sempre più intricata, ed inevitabilmente tesa.
Quella delle sei liste è una ipotesi ancora lontana dal diventare realtà: bisognerà aspettare la scadenza del 16 aprile, ultimo giorno utile per presentare le formazioni. Ma ad oggi, è questo, di fatto, il numero degli schieramenti al lavoro.
C’è quello del primo candidato ufficiale, il cinquantenne Paolo Leporati di Parma, a capo del movimento civico «Libera Politica » sostenuto da Futuro e Libertà, Api e Mpa; c’è la lista «Progettiamo San Secondo» che ha come responsabile e portavoce Roberto Longari.
C’è poi la squadra dei «fedelissimi » dell’ex sindaco Roberto Bernardini capeggiata dall’ex as­sessore Massimiliano Dall’Argine; ci dovrebbe essere una coalizione civica, capeggiata da Antonio Dodi; e dovrebbe esserci pure una lista civica sostenuta dal Pd, al lavoro per trovare un candidato dopo aver incassato il quasi certo «no» di Dodi.
Ed infine, la notizia clamorosa emersa nel tardo pomeriggio di ieri: la Lega Nord potrebbe correre da sola candidando alla carica di sindaco il senatore Giovanni Torri.
Notizia, questa, arrivata direttamente dal segretario provinciale del Carroccio Roberto Corradi. Nulla di ufficiale ancora ma, come confermato da Corradi, il partito di Bossi al momento sta lavorando per presentare una propria lista.
E quello di Torri – che nel 2009 era stato candidato sindaco a Langhirano ma non era stato eletto – è il nome su cui, al momento, si punta.
Sono giornate davvero febbrili quelle che si stanno vivendo nel centro della Bassa, la tensione è molto alta ed i colpi di scena sono dietro l’angolo. L’ennesima conferma di quanto sia rovente il clima politico a San Secondo: del resto, da queste parti, è sempre stato così.
Uno dei nomi su cui si continuano a sprecare le indiscrezioni resta quello di Antonio Dodi, civico, moderato, molto conosciuto e stimato in paese per la sua attività professionale.
Negli ultimi mesi è stato corteggiato dai vertici provinciali di più movimenti, sia del centro­destra che del centrosinistra, a dimostrazione del fatto che piace a molti. Solo qualche giorno fa, la sua candidatura era data per quasi certa a capo di una lista civica sostenuta dal Pd. Lo stesso segretario locale Attilio Boselli aveva confermato che era quello di Dodi il nome su cui si era orientato il partito ed aveva affermato che ormai, era solo questione di dettagli.
Ma, in queste fasi, è noto, la politica è solita a colpi di scena ed a «ribaltoni». Così pare essere stato anche per San Secondo dove, nel fine settimana, sono cambiate parecchie cose. In particolare, quello che era un matrimo­nio annunciato, sembra essersi arenato prima del «fatidico sì».
Nemmeno un divorzio quindi, ma una rottura fra Dodi e Pd, le cui cause dovranno inevitabilmente essere chiarite.
Ieri sera, nel frattempo, si è tenuto un nuovo vertice del Pd per valutare quale strategia adottare. Intanto una candidatura di Antonio Dodi a sindaco di San Secondo continua ad essere assolutamente in auge.
Voci sempre più insistenti lo indicano a capo di una coalizione civica, allargata a più «correnti », molto probabilmente sostenuta dall’Udc. In questo caso, l’«alleanza» che, più di un anno fa, aveva visto Pd ed Udc recitare un ruolo di primo piano nella caduta della giunta Bernardini, sarebbe da considerare praticamente «naufragata ». Quel che sembra più che mai certo è che questi, ed i prossimi giorni, saranno assolutamente intensissimi e si entra, con ogni probabilità, nella settimana decisiva. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 28/03/2011

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28/03/2011

Sulla Gazzetta, CasaPound, alta tensione in via Farini”. “Tafferugli in via Jacchia con gli antifascisti, poi i due gruppi si riversano in centro”.
Si legge: “Le cinture diventano fruste e le bandiere artigianali mazze pericolose. Volano schiaffi e anche qualche sasso. Dura tutto una decina di minuti, forse meno. Giusto il tempo di trasformare via Jacchia, per l’ennesima volta, in un campo di battaglia tra CasaPound e antifascisti.
Poi la protesta si riversa nel cuore di via Farini, in pieno centro, proprio di fronte al Gavanasa: e la via della movida, che in un baleno si riempie di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, fa da cornice a un imprevisto scenario da anni ’70.
Ancora una volta la tensione tra i militanti di estrema destra e i sodalizi antifascisti è schizzata alle stelle. Fortunatamente i tafferugli si sono placati quasi subito, grazie all’intervento delle forze dell’ordine.
Durante gli scontri nessuno ha riportato ferite particolarmente serie: solo due giovani, appartenenti alle fazioni avverse, hanno rimediato rispettivamente un taglio sulla fronte e uno zigomo tumefatto forse a causa di un pugno. Nessuno però ha voluto lasciarsi medicare.
Un copione tristemente noto quello andato in scena ieri, ma questa volta a riversarsi sulla strada c’erano oltre un centinaio di attivisti contrari alle iniziative del «fortino nero». Sembra che a scatenare la miccia sia stato il raduno targato CasaPound che ha richiamato in città diversi militanti da Reggio Emilia, Modena Bologna. Una réunion per parlare dell’Unità d’Italia prima dell’aperitivo al Gavanasa.
Peccato che per raggiungere il luogo dell’incontro gli attivisti di CasaPound abbiano impiegato tre ore abbondanti e si sia resa necessaria la scorta della polizia, oltre che un dispiegamento di uomini e mezzi non indifferente. Le forze dell’ordine hanno im­pedito che la situazione degenerasse pattugliando via Farini fino alla fine dell’incontro.
Tutto doveva filare liscio, almeno inizialmente. I componenti dei movimenti antifascisti, a cui si è aggiunto il popolo di studenti universitari e operai, avevano intenzione di radunarsi (ancora una volta) a poche decine di metri dalla sede per ribadire il loro «no» alla presenza del fortino nero. «Si tratta di un presidio di resistenza – spiega Mirko Baroni, che si fa ambasciatore dei «compagni antifascisti » – che ha coinvolto diversi parmigiani convinti che la nostra città creda in valori diversi». Baroni approfitta per togliersi un altro sassolino dalla scarpa: «Dopo le polemiche diffamatorie legate al “caso Battei” molti movimenti di lotta per la libertà hanno espresso la loro solidarietà e ne è testimonianza la massiccia partecipazione di oggi (ieri, ndr)».
Le due fazioni, rigorosamente divise da cordoni di polizia e ca­rabinieri, prendono a insultarsi rabbiosamente. Ma il tempo stringe e i militanti devono raggiungere il locale scelto per il meeting. Gli agenti armati di caschi antisommossa e manganelli, ma soprattutto di una buona dose di equilibrio e pazienza. fanno di tutto per evitare che i due gruppi arrivino a contatto. Ma è difficile tenerli a bada e così, solo per pochi istanti s’incontrano.
E dalle parole si passa ai fatti. Questione di pochi minuti, giusto il tempo di separarli e gli uomini delle forze dell’ordine riportano la calma.
Poi i componenti di CasaPound lasciano via Jacchia e gli antifascisti si raccolgono in un corteo rumoroso per sfilare nelle strade di quartiere prima di riversarsi in centro. Qui, complice la massiccia presenza delle forze dell’ordine (per cui il titolare del Gavanasa esprime tutto il suo plauso) la pioggia spegne le ultime scintille.
Sulla Gazzetta, Carancini: «Come salvare Salso? Pochi progetti, ma fattibili». Il segretario del Carroccio e assessore al Comune di Fidenza scende in campo.
Si legge: “Sottrarre Salso all’isolamento politico, economico e turistico in cui versa attraverso progetti concreti di stampo liberale e imprenditoriale: sono questi gli obiettivi fondamentali di Giovanni Carancini, il candidato sindaco del centrodestra. L’imprenditore, oggi in pensione, segretario della sezione salsese del Carroccio ed assessore all’Ambiente, Viabilità e Sicurezza a Fidenza – carica che lascerà in caso di vittoria – è stato ufficialmente presentato ieri mattina nella sala conferenze dell’albergo Kursaal.
Carancini, candidato sindaco per la coalizione Pdl-Lega-La Destra, è stato presentato da Luigi Giuseppe Villani, coordinatore provinciale del Pdl, Roberto Corradi, segretario provinciale della Lega e da Giorgio Cenci, rappresentante de La Destra. Presente in sala anche il sindaco di Fidenza Mario Cantini.
«Da oggi parte la sfida per cambiare il volto politico di una città importante come Salso, che si colloca al terzo posto nella nostra provincia e che ha bisogno di una svolta radicale – ha detto Corradi -. La sfida è impegnativa: da parte nostra garantiamo in caso di vittoria l’impegno a sostenere l’amministrazione salsese al di fuori dei confini locali».
Il rilancio del termalismo, la semplificazione della burocrazia, il Comune come casa trasparente dei cittadini, nessuna promessa mirabolante, ma idee concrete e chiare: sono questi i punti fondamentali attraverso cui passa la ripresa della città secondo Luigi Villani. «Il centrodestra metterà le basi per un cambiamento radicale per Salso che oggi è una città abbandonata – ha detto -. La situazione è drammatica e quando avremo vinto lo sarà ancora di più, perché credo che ci sia molta polvere sotto i tappeti: per questo occorre buon senso, poche idee chiare e realizzabili. Carancini incarna questo spirito di fare politica e per questo lo sosteniamo». «Abbiamo accettato con piacere di sostenere la candidatura di Carancini – ha detto Cenci -. Quando siamo stati al governo con la giunta Franchi, l’opposizione ci ha sempre tacciati di incapacità, ora dobbiamo riprenderci Salso».
«La sfida è molto difficile, ma anche stimolante – ha detto il candidato sindaco -. La nostra coalizione vuole confrontarsi con le problematiche delle aziende e delle persone, preoccupate per il loro futuro. Salso deve uscire dalla tendenza recessiva in cui versa, occorre salvare le Terme con progetti fattibili, non con la bacchetta magica». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 25/03/2011

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25/03/2011

Sulla Gazzetta l’editoriale del direttore Giuliano Molossi: “Dove sono finiti i pacifisti?”.
Si legge: “Dove sono finiti i pacifisti? Dove sono le bandiere arcobaleno che ai tempi delle guerre in Afghanistan e in Iraq avevano invaso le nostre piazze?
Eppure l’operazione internazionale contro la Libia non appare, a prima vista, molto diversa da quelle che l’hanno preceduta. Gheddafi è della stessa pasta di Milosevic e di Saddam Hussein. E le bombe non sono diventate più intelligenti. Fanno sempre morti fra la popolazione civile. Li chiamano «effetti collaterali » ma sono uomini, donne e bambini. A volte scudi umani, che regimi sanguinari piazzano a protezione di obiettivi sensibili. In altri casi solo poveretti che hanno la sventura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E allora? Perchè i movimenti pacifisti sono così silenziosi? Non sarà per caso che quelle erano le guerre dello sceriffo Bush e questa è invece la guerra del premio Nobel per la pace Obama? Non sarà per caso che questa è la guerra contro un amico di Berlusconi, uno che è venuto a Roma meno di un anno fa a farsi baciare le mani dal premier, e che quindi si merita di venir bombardato? Non sarà per caso che questa volta anche a sinistra molti abbiano condiviso le ragioni «umanitarie» dell’intervento in aiuto ai ribelli di Bengasi che stavano per essere massacrati dal Rais?
Non c’è dubbio che l’operazione «Odyssey Dawn» abbia spiazzato il movimento pacifista. Agnoletto e compagni sono confusi, imbarazzati, incerti sul da farsi.
Basti dire che domani sfileranno con le bandiere arcobaleno e gli striscioni anti-Nato a Roma a una manifestazione già indetta in precedenza contro la privatizzazione dell’acqua. Il rischio, visto il tema, è quello di affondare. Sarà curioso ascoltare gli slogan. Non mancheranno certamente quelli indirizzati al duo nostrano Frattini-La Russa e quelli contro la «grandeur» di Sarkozy. Vedremo se qualcuno si ricorderà che anche Obama ha dato l’ok ai missili su Tripoli.
Accanto alla galassia pacifista, non mancheranno i politici. Ci sarà Nichi Vendola. Ci sarà anche Di Pietro (che ieri in Aula ha insultato il nostro ministro degli Esteri, definendolo coniglio e giullare) ma il suo partito, l’Italia dei Valori, sul tema Libia è spaccato e molti non lo seguiranno. Probabilmente andrà in piazza anche qualche deputato del Pd in dissenso con la linea decisa da Bersani («serve una missione nei limiti dell’Onu, bisogna fermare i massacri e poi da lì parta la diplomazia che non può avere come interlocutore Gheddafi»). Fermare i massacri: siamo tutti d’accordo. Ma il punto è che i massacri di un dittatore spietato come Gheddafi non si fermano, come piacerebbe ad Agnoletto, con la diplomazia. Si fermano con i missili e con le bombe. E i missili e le bombe fanno dei morti.
Anche, e soprattutto, fra i civili.
Berlusconi ha assicurato che i nostri Tornado parteciperanno alle operazioni ma non apriranno il fuoco. Ci permettiamo di dubitarne. Cosa useranno, se non i missili di bordo, per neutralizzare i radar nemici e la contraerea? Dire, come ha fatto ieri il ministro La Russa, che i nostri non hanno ancora avuto necessità di sparare, significa ammettere che in futuro potrebbero averne bisogno. Cerchiamo di non essere ipocriti, ambigui e pavidi. Prendiamoci le nostre responsabilità. Se abbiamo deciso di partecipare alla coalizione facciamolo a testa alta e con dignità e se ci tocca di sparare, spariamo. Altrimenti, se siamo tormentati dai dubbi, è più onesto fare come la Germania che ha detto subito: non ci stiamo”.
Sulla Gazzetta, “Revisori dei conti, il Tar dà ragione al Comune”. “Bocciato il ricorso dell’opposizione L’ordinanza: «La nomina è legittima»”. Il primo round va al Comune e alla maggioranza. Il Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna respinge il ricorso presentato da dodici i consiglieri comunali di opposizione e conferma l’efficacia della nomina dei revisori dei conti del Comune. Insomma, i commercialisti Vincenzo Piazza e Pier Luigi Pernis restano al loro posto, nel pieno delle loro funzioni. Siamo in fase cautelare: il Tar ha emesso un’ordinanza per respingere la sospensiva. E su questa decisione, gli stessi consiglieri di Pd, Prc e Ap-Av hanno già annunciato un appello al Consiglio di Stato. Sempre il Tar, poi, nei prossimi giorni dovrà pronunciarsi nel merito del ricorso con una sentenza.
Il Tar, nell’ordinanza emessa ieri, dichiara che «non sussistono i presupposti per la misura cautelare» chiesta dalla minoranza. Il motivo? Secondo il Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna «la nomina dei revisori dei conti del Comune di Parma per lo scorcio del triennio 2009/2012 era iscritta al punto 79 dell’ordine del giorno della seduta del Consiglio comunale del 21/02/2011, per cui appare legittima la sua trattazione in tale seduta, corrispondendo a un principio generale di funzionamento degli organi collegiali la necessaria trattazione dei punti all’ordine del giorno, a nulla rilevando il mutamento nella presidenza della medesima seduta». […] 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 24/03/2011

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24/03/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, Termovalorizzatore: 5 ore di confronto”. Si legge: “Da una parte i medici che chiedono «una moratoria alla costruzione di nuovi inceneritori». Dall’altra gli esperti dell’istituto superiore della sanità, che rispondono: «La cattiva gestione dei rifiuti è nelle regioni dove non ci sono impianti di questo tipo».
Ad ascoltare ci sono i consiglieri comunali, l’assessore all’ambiente Cristina Sassi, il responsabile dell’agenzia alla sa­nità, Fabrizio Pallini e il vicesin­daco, Paolo Buzzi. E poi c’è il pubblico, quello delle grandi occasioni, per la seduta delle com­missioni Ambiente e Salute del Comune.
In una sala gremita parlano i medici chiamati dall’associazione gestione corretta rifiuti e gli esperti convocati dai consiglieri. «Non si tratta di uno scontro tra visioni contrapposte, ma di un aggiornamento delle conoscenze scientifiche, aperto alla città, per ascoltare tesi diverse» – così il consigliere Giuseppe Pantano apre i lavori.
Il primo a parlare è Marco Caldiroli, dell’Asl provincia di Milano 1: «La trasparenza di questi impianti è una chimera. La soluzione non può essere quella dell’inceneritore – dice Caldiroli, che critica il documento di impatto ambientale del termovalorizzatore di Parma -. I livelli di esposizioni a singole sostanza tossiche sono sotto la nor­ma, ma bisogna tenere conto della miscela di queste sostanze ».
Paola Zambon, responsabile del registro tumori veneto, ricorda una ricerca del 2007, in cui «si evidenzia una relazione tra esposizione all’inceneritore nella provincia di Venezia e la registrazione di sarcomi, tumori rari, nella popolazione».
«Il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità conclude, nel 2007, che le discariche e gli inceneritori realizzati a norma non sono a rischio per la salute – è la replica di Giovanni Marsili, dell’istituto superiore di sanità -. Nel 2008 l’associazione degli epidemiologici italiani conferma questa conclusione».
«In Campania non sono presenti impianti di incenerimento dei rifiuti – commenta il suo collega dell’Iss, Gaetano Settimo ­ma hanno avuto problemi di contaminazione di diossina. Gli inquinamenti prodotti dall’ince­neritore sono paragonabili a quelli normalmente prodotti dagli impianti di produzione di elettricità, dei cementifici, dell’industria siderurgica».
«Dall’impianto vengono fuori tante sostanze tossiche di cui sappiamo poco o nulla sulle quantità e gli effetti – afferma Ernesto Burgio, pediatra e coordinatore comitato scientifico Isde – per gran parte di quelle sostanze non è stata fissata la soglia di tossicità. Sappiamo che il particolato ultrafine è molto più difficile da bloccare, ed è in grado di superare qualsiasi bar­riera, anche la placenta, modifica il Dna e gli effetti si vedono dopo 20, 30 anni».
«E’ necessaria una moratoria dell’inceneritore – dice il presidente dell’ordine dei medici di Piacenza, Giuseppe Miserotti ­: se avessimo atteso le evidenze epidemiologiche sull’amianto, prima di metterlo fuori legge, avremo avuto ancora più danni ».
Ieri è stata presentata la ricerca sugli effetti dell’esposizione ai fumi di inceneritore sulla gravidanza, curata da Moniter, il programma di monitoraggio degli inceneritori dell’Emilia-Romagna. «Il campione era di 9.980 bambini, che abitano a 5 chilometri da un impianto – spiega Paola Angelini -: per ora l’unica differenza con l’esterno è l’aumento di gravidanze pretermine. I dati sono pubblici, sul sito di Moniter». Dopo gli interventi, dalla minoranza sono arrivati interventi critici verso la costruzione del termovalorizzatore, in particolare da Marco Ablondi del Prc, e dai medici Paolo Pizzigoni (Altra politica) e Maurizio Vescovi (del Pd, ma da sempre contrario all’inceneritore). L’assessore all’ambiente, Cristina Sassi, si è soffermata sulla necessità di una normativa nazionale sul tema della gestione della raccolta differenziata e ha ribadito che «il termovalorizzatore di Parma è un impianto che serve solo per il nostro territorio, non potrà accettare rifiuti dall’esterno».
Ad assistere al confronto c’era anche il dirigente di Iren, Roberto Paterlini: «Il dibattito è stato variegato, nella comunità scientifica non c’è una posizione condivisa sugli effetti sulla salute umana. Credo di capire che l’intenzione del sindaco è di migliorare le caratteristiche dell’impianto di Parma, ridurre al minimo l’emissione di sostanze. Entro la metà dell’anno prossimo entrerà in funzione». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 23/03/2011

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23/03/2011
h.11.00

Sulla Gazzetta, Termovalorizzatore: le risposte di Iren”. «L’incremento dei costi non inciderà sulle tariffe e i rifiuti conferiti saranno solo quelli della nostra provincia»
Si legge: “Il termovalorizzatore sarà in grado di smaltire 130 mila tonnellate all’anno, i rifiuti conferiti saranno prodotti solo nel territorio provinciale, l’incremento dei costi per realizzare l’impianto non inciderà sulle tariffe, che rimarranno in linea con quelle del 2008 al netto dell’inflazione. La verità di Iren sull’impianto di smaltimento che sorgerà a Ugozzolo – tecnicamente Polo ambientale integrato di Parma – è racchiusa in sei cartelle dattiloscritte. Lì, a firma del direttore generale di Iren Andrea Viero e del vice­presidente Luigi Villani, si leggono le risposte alle dieci domande ­almeno quelle principali – che Pietro Vignali aveva rivolto ai vertici della multiutility a metà febbraio. Un documento inviato nei giorni scorsi ovviamente al sindaco e, per conoscenza, anche al presidente della provincia Vincenzo Bernazzoli.

Quantità e provenienza rifiuti
Iren fa riferimento all’autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Provincia il 15 ottobre 2008 secondo la quale l’impianto di Ugozzolo potrà smaltire «70 mila tonnellate all’anno di frazione secca selezionata da rifiuto urbano indifferenziato; 20 mila tonnellate di fanghi da depurazione essiccati al 65%; 15.300 tonnellate di scarti da attività di recupero e smaltimento rifiuti; 18 mila tonnellate di rifiuti speciali non valorizzabili; 3.500 tonnellate di ri­fiuti sanitari; 200 tonnellate di rifiuti cimiteriali e 3 mila tonnellate di scarti da lavorazioni industriali, artigianali e commerciali». Totale, 130 mila tonnellate di rifiuti. Sempre secondo la delibera provinciale, si legge nella lettera, al termovalorizzatore «potranno essere conferiti rifiuti prodotti esclusivamente nel territorio provinciale di Parma». Quindi le assicurazioni dei vertici della multiutility: «Trattandosi di prescrizioni autorizzative, Iren Ambiente si atterrà scrupolosamente ai quantitativi, alle tipologie di rifiuto e alla provenienza espressamente indicate nell’autorizzazione integrata ambientale». Iren interviene anche sulle 15.300 tonnellate annue di scarti da attività di recupero su cui il termovalorizzatore non potrà contare nella fase di avvio, quando il selettore ancora pienamente in funzione: «L’apporto di scarti derivanti dal processo di recupero dei rifiuti sarà garantita dell’attività di selezione e cernita svolta in ambito provinciale da impianti, sottoposti al controllo degli organismi competenti».

I costi
Il sindaco aveva chiesto ad Iren anche di vigilare affinchè l’incremento dei costi per realizzare l’im­pianto (da 175 a 193 milioni) non incidesse sulle tariffe. Iren ammette l’aumento di tali costi a causa di nuove prescrizioni degli enti autorizzatori, di nuove normative e di miglioramenti tecnologici apportati al progetto. Sempre la multiutility ribadisce «che sono stati affidati appalti per 130 milioni di euro» e ricorda che «all’interno del progetto sono compresi 13 milioni di euro» per «oneri di ristoro ambientale a favore di Comune di Parma, Provincia, e altri Comuni confinanti». Quindi Iren conferma «l’impegno assunto a suo tempo da Enìa di mantenere, con l’entrata in funzione degli impianti, tariffe di smaltimento in linea con quelle dell’anno 2008 al netto dell’inflazione».

Sostanze odorigene e fanghi
Iren considera «ottimale la soluzione del depolveratore per la tipologia di rifiuti trattati, che hanno un contenuto trascurabile di materiale odorigeno» e ritiene «superfluo un ulteriore trattamento». Quanto ai fanghi di depurazione , la multiutility precisa che «provengono già in larga parte da un processo di trattamento anaerobico negli impianti di produzione e quindi sono giù digeriti». La società, poi, aggiunge che «la scelta di valorizzare energeticamente i fanghi di depurazione nasce dalle previsioni del Ppgr che prevede il trattamento di 50.000 tonnella­te/ anno di fanghi al 25% di secco, in linea con le tendenze europee e nazionali». Inoltre, Iren annuncia uno studio per verificare la possibilità di realizzare un impianto di trattamento biologico dei fanghi.

I fumi
Quanto alla scelta delle tipologie impiantistiche inserite nel Polo ambientale integrato, Iren puntualizza che «sono state effettuate comparazioni con le diverse tecno­logie adottate a livello mondiale». Quindi Iren assicura che «le performance dell’impianto di trattamento fumi rispettano efficacemente le prescrizioni autorizzative in termini di emissioni in atmosfera, tanto da ottenere risultati che si attestano su valori che sono inferiori ai limiti previsti dalla normativa vigente del 65% per gli NOx e del 50% per le polveri totali». Inoltre la multiutility annuncia che «sta già valutando un ulteriore affinamento della fase di trattamento fumi in grado di ottenere prestazioni ambientali ancora migliori».

I controlli dell’aria
Iren dichiara che «intensificherà i controlli sui metalli e sui microinquinanti organici (diossine e Ipa) effettuando sei controlli nel primo anno di attività rispetto ai quattro previsti (dalla Provincia, ndr) e passando dai tre controlli previsti dal secondo anno di esercizio, ai quattro controlli annui ». I dati di progetto, si legge ancora nella lettera, «mostrano livelli di emissioni in atmosfera notevolmente al di sotto dei limiti previsti dall’autorizzazione integrata ambientale che, a loro volta, risultano inferiori rispetto a quelli previsti dalle vigenti normative nazionali ed europee».

Monitoraggio sanitario
Iren si dice disponibile ad un confronto con gli enti locali per «un’eventuale ristorazione dei costi derivanti» da una possibile «convenzione con I’Istituto superiore di sanità per garantire una continua validazione delle risultanze del monitoraggio ambien­tale previsto nell’autorizzazione».

Le ceneri volanti
Le ceneri o «ceneri volanti», per l’impianto di Ugozzolo «si attesteranno attorno al 3% dei rifiuti trattati pari a circa 4.000 tonnellate»: attualmente, aggiunge la multiutility, «quelle prodotte dai termovalorizzatori gestiti da Iren Ambiente vengono avviate a smaltimento in discariche autorizzate previo trattamento di impianti di inertizzazione autorizzati». Iren annuncia l’avvio «di un progetto di collaborazione con l’Università di Parma, per il trattamento mediante vetrificazione delle ceneri».

La differenziata
Iren ricorda che il termovalo­rizzatore «è stato dimensionato considerando una percentuale di raccolta differenziata al 65%, in coerenza con gli obiettivi comunitari ». La multiutility dichiara la propria disponibilità «ad affiancare l’amministrazione comunale nella predisposizione dei progetti per il miglioramento della raccolta differenziata, in linea con gli obiettivi comunali e provinciali del 70% al 2020, e proseguirà nella collaborazione già avviata per I’introduzione dei sistemi di tariffazione puntuale». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 22/03/2011

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23/03/2011
h.11.00

Sulla Gazzetta, “Caro acqua La bolletta aumenta del 20%”. Parma fra le città che hanno registrato i maggiori incrementi. A Reggio costa di più.
Si legge: “Chiare, fresche, dolci acque. E care. Parma nel 2009 ha avuto, fra 106 capoluoghi di provincia italiani, uno dei maggiori aumenti percentuali in bolletta per l’acqua di rubinetto: a fronte di un aumento medio del +6,7% ci siamo attestati su +20,2%. Meno di Viterbo, d’accordo, che ha più che raddoppiato il costo dell’acqua rispetto al 2008, ma in buona compagnia con Venezia, Udine, Asti, Ragusa, Carrara e Massa, tutte con aumenti fra il 20,7% e il 25,8%. In generale gli incrementi si sono registrati in ben 80 capoluoghi di provincia.
Lo dice il dossier dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, reso strategicamente noto alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua, che si celebra oggi.
Dal dossier scopriamo così che, se la spesa media annua che una famiglia-tipo italiana (tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua, Iva al 10%) sostiene per l’acqua è di 270 euro, i parmigiani devono sborsarne 327, posizionandosi al 21esimo posto della classifica dei capoluoghi italiani. Dopo Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia (fra i 370 e 360 euro) ma prima di Rimini, Modena, Bologna e Piacenza (fra 311 e 257).
Perchè spendiamo così tanto? «Anzitutto non spendiamo così tanto», sostiene Aldo Spina, direttore di Ato 2, l’Autorità di Ambito Territoriale Ottimale competente per la Provincia di Parma, che fa parte dell’Autorità regionale per la gestione di servizi idrici e rifiuti urbani e che fissa le tariffe per il servizio idrico a livello provinciale.
«A Parma circa i tre quarti delle famiglie consumano meno di 120 metri cubi all’anno e hanno costi al di sotto di 327 euro», aggiunge Spina. Che ha anche una spiegazione per il forte aumento registrato fra 2008 e 2009.
Già un decreto ministeriale del 1996 imponeva metodi condivisi per stabilire un tariffario nazionale per il servizio idrico, dice Spina.
Un decreto del presidente della Giunta regionale del 2007 ha recepito questa esigenza di uniformare le tariffe «in una logica solidaristica e cooperativa. La scelta fatta a livello locale dai sindaci del territorio è stata di applicare tariffe omogenee per garantire standard omogenei di servizio, a prescindere dall’ubicazione degli utenti», dice Spina.
«Nel 2008 – continua Spina ­c’erano 18 tariffe comunali diverse gestite da Iren. Nel 2011 siamo arrivati all’uniformità e proprio il 2009 ha scontato il maggior aumento per il Comune di Parma, che aveva una delle tariffe più basse»: 0,796 euro al metro cubo contro – per fare qualche esempio – l’1,157 euro al metro cubo di Calestano, 1,081 di Lesignano e 1,033 di Medesano.
Un aumento distribuito su cinque anni – dal 2008 al 2012 ­che prevede (al netto dell’inflazione) un ulteriore rincaro del 2,50% per i parmigiani quest’anno e dell’1,18% il prossimo anno. Non resta che rassegnarsi. Con qualche consolazione. Gli investimenti, sempre nello stesso quinquennio, per ridurre le perdite, interconnettere i vari acquedotti e migliorare impianti fognari e di depurazione, sono di circa 145 milioni di euro, fa notare Ato.
Un investimento cui il rapporto di Cittadinanza attiva rende in parte merito: la dispersione di acqua nella rete a Parma risultava nel 2009 del 28%, quattro punti percentuali in meno dell’anno precedente, e a fronte di una media nazionale del 35%. Ma ancora sotto la media regionale del 22%. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 21/03/2011

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21/03/2011
h.10.10

Sulla Gazzetta, Fincuoghi, tre multinazionali interessate all’acquisto”. “Due con sede all’estero e una italiana. Domani a Bologna al vaglio le loro proposte”.
Si legge: “Si susseguono a Borgotaro gli incontri a vari livelli istituzionali con i lavoratori della «Fincuoghi ». Ieri mattina si è tenuto un mo­mento di confronto a Palazzo Tardiani, sede della Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno, organizzato in questo caso dalle organizzazioni sindacali unite -Cgil, Cgil e Uil – alla presenza del presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, del vicepresidente Pier Luigi Fer­rari, del presidente della Comu­nità Montana Luigi Bassi, e dei sindaci interessati alla vicenda.
In particolare quello di Borgotaro Salvatorangelo Oppo, quello di Bedonia Carlo Berni, quello di Albareto Ferrando Botti, quello di Compiano Sabina Delnevo e quello di Tornolo Cristina Cardinali. Oltre a loro, diversi amministratori della vallata e naturalmente i lavoratori.
Scopo dell’incontro è stato quello di ribadire ed approfondire quanto deciso nei giorni scorsi a Bologna, nell’incontro in Regione – alla presenza dell’assessore regionale Giancarlo Muzzarelli – dopo il «no», da parte del Tribunale di Modena per quanto concerne la proposta di concordato e dopo la grande de­lusione arrivata per 271 lavoratori degli stabilimenti «Fincuoghi » di Borgotaro e Bedonia.
Innanzitutto si è parlato degli ammortizzatori sociali: è emersa la possibilità di conservare la copertura già in essere fino alla metà di maggio ed è stato annunciato l’impegno ad attivare altre possibilità e formule per una coper­tura ulteriore in tal senso. Importante anche l’altro tema: quello cioè della continuità produttiva ed occupazionale. Si tratta di verificare la reale ed effettiva offerta di acquisto pervenuta da tre importanti multinazionali: due con sede all’estero ed una italiana.
Domani si terrà a Bologna un primo incontro, proprio con queste aziende (sulle quali vige peraltro il più stretto riserbo), e forse entro la settimana si potrà aprire qualche spiraglio di speranza in più. Sugli stessi temi il sindaco di Borgotaro aveva convocato, un consiglio comunale straordinario, comunicando, con l’occasione, una nuova iniziativa: «Abbiamo deciso – ha detto Oppo ­che, in questa fase, ogni volta che si terrà un tavolo istituzionale od un incontro a Parma, a Bologna o a Roma, noi, subito dopo convocheremo un consiglio comunale straordinario. La sera stessa. Questo proprio come regola, fin tanto che la situazione non si sarà risolta».
Anche in Consiglio si era posta sul tappeto l’importanza di reperire dei partners (come pare appunto vi siano) per poter continuare, nei modi possibili, l’attività dello stabilimento di Borgotaro e di conseguenza di Bedonia, visto che il loro destino è strettamente legato.
Pure dai banchi della minoranza – oltre a qualche appunto espresso verso l’amministrazione, accusata di non aver riposto a suo tempo il doveroso interesse verso il comparto occupazionale -, è emersa comunque la massima disponibilità ed il massimo impegno nel collaborare per trovare una soluzione adeguata, che risolva questa grave situa­zione che coinvolge tantissime famiglie della vallata”.
Sempre sulla Gazzetta, «Senza Miss Italia meno prospettive per Salso Massimo». I negozianti: «Maggiore attenzione alla sicurezza» I residenti: «Molte strade da sistemare al più presto»
Si legge: “Più sicurezza, un miglior utilizzo del Palazzetto dello Sport, maggiore attenzione allo stato delle strade e una forte preoccupazione per la perdita di Miss Italia: sono queste le problematiche più sentite dai commercianti e degli abitanti del quartiere Salso Massimo. Rimane tutto sommato positivo, invece, il giudizio sulla situazione economica.
«Questo quartiere è densamente abitato e conta molti esercizi commerciali – ha detto Carlo Crovini, titolare di una lavanderia -: la crisi c’è, ma rispetto al centro di Salso non ci possiamo lamentare. Forse stiamo assistendo ad uno sviluppo eccessivo dei supermercati circostanti, ma è il rovescio della medaglia generata dal progresso». Sostanzialmente d’accordo con lui anche Enrico Mazzocchi, lattoniere, che lamenta però costi troppo elevati della tassa sui rifiuti.
«La perdita di Miss Italia – ha dichiarato Vittorio La Scala, che gestisce un bar tabaccheria – è un grave danno sia per la città sia per noi che abbiamo un’attività nei pressi del Palazzetto dello Sport, dove si svolge la manifestazione, che ci assicura sempre clienti in più. Un’altra problematica di questa zona è la delinquenza – ha con­tinuato ­: non è diffusa come in altre zone di Salso, ma inizia a farsi sentire».
Preoccupata anche Isabella Buroni, commessa di uno spaccio di prodotti caseari. «In questo quartiere assistiamo all’apertura quasi quotidiana di grandi supermercati – ha detto -. E’ ovvio che per le piccole botteghe diventa sempre più dura sopravvivere. Mi auguro che l’amministrazione futura investa di più sul turismo, che ancora oggi rimane il vero motore di Salso: ad oggi si è detto tanto e concluso nulla».
«Quello che manca in questo quartiere – ha detto Teresa De Mattheis, residente nella zona – è la manutenzione delle strade, che sono piene di buche e la scarsa vigilanza: ci sono tanti immigrati e una donna anziana come me non si sente sicura»…. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 18/03/2011

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18/03/2011
h.10.30

Sulla Gazzetta, “Anziani e giovani uniti dalla musica”. Il coro del Regio entusiasma. Il sindaco: «L’Italia si fa ogni giorno» In platea i parmigiani insigniti dell’onorificenza della Repubblica.
Si legge: “Una chiusura in grande stile per i due giorni di celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Ieri pomeriggio all’auditorium Paganini il Comune di Parma e il Teatro Regio, nell’ambito del programma coordinato dal Comitato provinciale per i festeggiamenti della ricorrenza, hanno voluto dedicare ai parmigiani insigniti delle onorificenze al merito della Repubblica italiana un concerto del coro del Teatro Regio, diretto dal maestro Martino Faggiani.
Accanto al sindaco Pietro Vignali, tutte le più alte cariche delle istituzioni cittadine, dal prefetto Luigi Viana, al questore Salvatore Longo, al procuratore della Repubblica Gerardo La Guardia e al presidente del Tribunale di Parma Roberto Piscopo. Presenti anche molti esponenti della giunta comunale, le alte cariche militari, nonché il direttore dell’Unione parmense industriali, Cesare Azzali e il presidente della Camera di com­mercio Andrea Zanlari. Ma il vero protagonista, come sempre, è stato il coro del teatro Regio, che ha interpretato liriche di Giuseppe Verdi e Goffredo Mameli, con l’immancabile «Canto degli italiani», meglio conosciuto come inno di Mameli, eseguito ben due volte, con il coinvolgimento della platea che, in piedi, ha cantato con il coro.
La forza trascinante del canto corale ha dato corpo anche alle liriche di Verdi, molte delle quali divenute inno di libertà e unità come «Gli arredi festivi» e «Va’ pensiero» dal Nabucco, «Si ridesti il Leon di Castiglia» da Ernani e le due versioni (1847 e 1865) di «Patria oppressa» da Macbeth. In platea, i parmigiani insigniti delle onorificenze al merito della Repubblica italiana, circa cinquecento, entusiasti dell’esecuzione, ma anche delle introduzioni storico-musicali alle liriche che il maestro Faggiani ha regalato conquistando l’attenzione del pubblico: «Verdi è stato tra i pochi compositori – ha detto il maestro Faggiani – ad aderire da subito, in modo pieno e spont­neo, agli ideali del Risorgimento ». «Concludiamo le celebrazioni – ha detto il sindaco Pietro Vignali – dopo due giorni intensi ed emozionanti che hanno avuto il loro culmine con la restituzione alla città della statua restaurata di Garibaldi e l’incontro con la pronipote dell’eroe dei due mondi, Anita Garibaldi. L’Italia però la dobbiamo continuare a fare tutti i giorni, con il rinnovo della politica, la ripresa dell’economia e il welfare: le sfide non mancano e le possiamo vincere solo se uniti ». Ma i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia non finiscono con i due giorni di eventi speciali appena conclusi, come ha ricordato il prefetto Luigi Viana: «Tutto questo anno servirà alla rievocazione e alla celebrazione dei momenti più importanti che hanno con­tribuito a formare il Paese».
Sulla Gazzetta: “E’ ufficiale: Matteo Orlandi si candida”. “L’assessore: «Con me una squadra giovane e un programma per una città nuova»”. Si legge: “Matteo Orlandi sarà il candidato sindaco della lista civica «Cambiare Salsomaggiore»: la scelta, con consenso unanime, è stata fatta dal coordinamento del gruppo. Già da tempo girava il nome dell’assessore uscente, e promotore della stessa «Cambiare Salsomaggiore»: adesso arriva l’ufficialità.
«La decisione di andare da soli è stata necessaria in quanto a due mesi dalle elezioni quasi nessuna delle forze in campo ha presentato un accenno di programma – spiega Orlandi -. Noi, invece, abbiamo concentrato il lavoro su questo: siamo felici di avere da molti mesi un programma innovativo, e lo vogliamo mettere a disposizione. La proposta di Cambiare Salsomaggiore è di apertura perché invitiamo le altre forze politiche e sociali della città a seguirci in questo percorso di forte cambiamento».
Non è quindi escluso che altre liste possano affiancarsi e appoggiare la candidatura di Orlandi. «Abbiamo le idee per una città nuova, sia come proposte sia come modo di amministrare e rapportarsi con i cittadini. Alla base c’è molta partecipazione ma allo stesso tempo la volontà di seguire i progetti in modo deciso e obiettivo, senza logiche clientelari o di simpatie, cercando solo il bene per tutta la città. Abbiamo davanti anni difficili, compresa la complicata situazione delle Terme, e ogni cittadino dovrà accettare qualche sacrificio per il rilancio. Se però sapremo unire le forze su una nuova visione di città, come quella che propone Cambiare Salsomaggiore, è davvero possibile iniziare a invertire la rotta». Orlandi sottolinea la «soddisfazione di avere alle spalle una squadra forte, giovane (età media 40 anni), di persone esperte in tanti settori e che si rivolgono alla politica in modo nuovo, senza preconcetti. Ho accettato la candidatura perché credo in questo gruppo, che non guarda al passato ma solo al futuro, e che è formato da cittadini che amano profondamente Salso. Dobbiamo guardare avanti: la Salso di una volta è andata e non tornerà più, bisogna aggiornare il turismo ai tempi correnti e proporre nuove soluzioni. Le nostre idee vanno in questa direzione e sono pubbliche, disponibili a tutti».
«In questi 16 mesi da assessore ho avuto la possibilità di imparare i meccanismi complessi dell’apparato comunale, aumentando l’esperienza già accumulata al Parco dello Stirone. Ho studiato i punti di debolezza, cercando soluzioni che possano rendere l’ente più efficiente; è un aspetto essenziale in una città-azienda come la nostra, e sono convinto che uno dei primi obiettivi sia proprio una profonda revisione della struttura amministrativa – conclude Or­landi -. Adesso la corsa è iniziata, siamo pronti per metterci a disposizione per cambiare Salso. La lista di candidati è quasi pronta e siamo aperti a nuove adesioni di persone volenterose e interessate al nostro progetto». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 16/03/2011

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16/03/2011
h.09.00

“La Regione diventerà socia delle Fiere di Parma”. L’ingresso sarà possibile grazie a un aumento di capitale da 3 milioni di euro.
Si legge sulla Gazzetta, “Dopo le polemiche politiche e le lunghe trattative ieri è arrivato, a sorpresa, l’annuncio ufficiale: la regione Emilia-Romagna entrerà nei prossimi mesi in qualità di socio pubblico nella proprietà delle Fiere di Parma sottoscrivendo interamente un aumento di capitale a lei riservato di 3 milioni di euro. La proprietà oggi è suddivisa fra due soci pubblici, il Comune e la Provincia, entrambi detentori del 34,19% delle azioni, e due privati, l’Unione parmense degli industriali e Cariparma-Credit Agricole e l’ingresso della Regione avverrà con una «diluizione» delle quote di tutti gli altri soci.
Il percorso di ingresso della Regione nel capitale della Fiera cittadina è stato avviato ieri con la firma di un protocollo d’intesa con il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e il sindaco Pietro Vignali, che è finalizzato a «perseguire – come dice una nota della Regione – obiettivi comuni di cooperazione per lo sviluppo e il sostegno dell’attività fieristica». La Regione poi si pone l’obiettivo di valorizzare le peculiarità della Fiera di Parma «con particolare riguardo alla sua centralità nei comparti agroalimentare, meccano- alimentare e dell’antiquariato». Il numero di azioni che sarà attribuito alla Regione verrà determinato in base ad una perizia di stima redatta da un soggetto terzo. Inoltre, Comune e Provincia, in base al protocollo, discuteranno con la Regione le condizioni per un eventuale patto di sindacato e di voto tra i soci pubblici delle Fiera per adottare linee decisionali e di governance comuni.
Il presidente della Fiera Franco Boni preferisce ancora essere prudente, anche se non nasconde la soddisfazione per la firma del protocollo d’intesa: «Ci sono ancora diversi passaggi da compiere prima di poter dire che la Regione diventerà nostra socia, ma questo è un passo fondamentale ed è frutto di un equilibrio di posizioni fra le varie necessità che auspico possa essere confermato anche nelle prossime fasi in modo che si concretizzi l’arrivo di nuove risorse nelle casse di una Fiera come la nostra che è in una fase di grande sviluppo».
«Alla fine di un lungo percorso – dice il sindaco Pietro Vignali ­abbiamo accettato la proposta della Regione di entrare nelle Fiere di Parma, ma con la necessaria sottolineatura che Parma deve essere sostenuta come il polo fieristico agroalimentare regionale. Ben venga dunque – conclude Vignali – l’ingresso della Regione, ma dovrà servire soprattutto a valorizzare le peculiarità specifiche della nostra Fiera».
“E’ un passo senz’altro molto positivo e siamo contenti di que­sto passaggio – afferma in una nota il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli – per il quale abbiamo lavorato. Ritengo importante per Parma aprirsi a una collaborazione forte con la Regione, anche in un’ottica di rafforzamento delle autonomie locali, per poter meglio competere a livello internazionale; in particolare per il nostro settore principe, l’agroalimentare».
Commenti positivi anche dai due soci privati. Per il presidente dell’Upi Giovanni Borri «L’ingresso della Regione nel capitale delle Fiere di Parma costituisce l’atto finale di un processo di apertura e di leale collaborazione con la regione da cui ci auspichiamo possano derivare in futuro scelte condivise che rafforzino le stru­ture e la capacità operativa del nostro ente fieristico dando adeguato sostegno e riconoscimento all’ottimo lavoro di questi anni e alla sua posizione di leadership nel settore alimentare e del modernariato ». Cariparma, in una nota «Valuta positivamente questo ulteriore rafforzamento della compagine sociale di Fiere di Parma, già fortemente coesa nel promuovere un ingente ed atteso piano di investimenti. L’accordo quadro con la regione favorira’ la sua ulteriore affermazione come hub fieristico dell’agroalimentare regionale e nazionale».
Sempre sulla Gazzetta, “Vedelago, dove il rifiuto diventa una risorsa”. Nell’impianto trevigiano si recuperano materiali altrimenti destinati all’incenerimento.
Si legge: “Città della speranza”, recita la scritta sotto al cartello di Vedelago. La speranza, forse, in un mondo non soffocato dai rifiuti, visto che è proprio nel comune trevigiano che esiste il «Centro riciclo Vedelago», un impianto di stoccaggio e selezione meccanica dei rifiuti finalizzato al recupero dei materiali. Una realtà all’avanguardia a livello internazionale, che esporta la propria tecnologia in Europa e nel mondo, e che ieri mattina il comitato Gestione corretta rifiuti di Parma ha voluto far visitare a un’ottantina di parmigiani giunti a bordo di due pullman (fra loro anche studenti di Itis e Ipsia), per dimostrare ciò che va sostenendo da tempo, e cioè che esiste un’alternativa ai termovalorizzatori, e in particolare a quello in costruzione a Ugozzolo, contro il quale il comitato si batte.
Un centro, quello di Vedelago, dove – come ha spiegato la titolare Carla Poli – entrano ogni giorno 100 tonnellate di rifiuti da raccolta differenziata, da imballaggi industriali e da frazione secca residua: il 35% viene subito avviato al mercato, in quanto si tratta di materiali già pronti per essere riutilizzati, mentre il resto va al trattamento, in modo che possa essere recuperato quanto più materiale possibile. In particolare, ciò che normalmente viene considerato non recuperabile e che quindi sarebbe destinato all’incenerimento o alla discarica, viene trasformato in granulato plastico, che può essere utilizzato nell’industria dell’edilizia (dai mattoncini per pavimentazione ai blocchi in calcestruzzo) e per lo stampaggio di materie plastiche (dai pali alle panchine). Il residuo finale è del 3,5%.
«Questo sistema impiantistico, tarato sui vari territori – ha spiegato la Poli – può risolvere il problema rifiuti e si pone come alternativa alla discarica e all’incenerimento, puntando al recupero di materia: una pratica che è incentivata dall’Unione europea ». Può essere un’alternativa ai termovalorizzatori? «Sicuramente sì, a condizione che si faccia una raccolta differenziata anche della frazione residua secca, togliendo i pannoloni».
Per Francesco Barbieri, del comitato Gestione corretta rifiu­ti, «nel 2011 diventa un dovere morale recuperare materia, perché viviamo su un pianeta finito e limitato con risorse finite e limitate. Questo impianto è un tassello importante nel mosaico della sostenibilità». Da solo non è alternativo all’incenerimento, «ma insieme ai mille altri tasselli – dalla riduzione a monte nella produzione di rifiuti alla raccolta differenziata spinta porta a porta, dagli ecoincentivi all’ecodesign – è un tassello molto importante perché ridona vita a quella materia che gli altri bruciano ». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 14/03/2011

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14/03/2011
h.10.00

Pd: «Con Varazzani Comune commissariato»”. «Disastrosa situazione finanziaria: debito di 3500 euro per ogni parmigiano».
Si legge sulla Gazzetta: «Il Comune di Parma è stato di fatto commissariato per debiti». A dirlo è la parlamentare del Partito Democratico, Carmen Motta, che interpreta così il ruolo di Massimo Varazzani, nominato, lo scorso dicembre, presidente dell’holding comunale Stt. «Qui è venuto un commissario – continua la Motta – è stato mandato da Tremonti per dire “tiriamo il freno a mano e salviamo il salvabile”. L’amministrazione Vignali ha fatto le carte false per non ammettere di avere ridotto il Comune in dissesto finanziario ». L’attacco arriva nella sede del circolo Arci Zerbini di via Bixio, durante l’incontro sui conti di piazza Garibaldi, organizzato ieri mattina dal Pd Oltretorrente.
Non è stato più tenero Giorgio Pagliari: «Il Comune di Parma ­ ha detto – è da marzo dello scorso anno che non riesce più a pagare i fornitori. Avevano promesso una stagione di grandi opere. Faranno solo il Ponte a nord, la nuova stazione, la sede Efsa, il social housing. Saltano tutti gli altri, compreso Palaeventi e Wcc. Parma non ha alcuna differenza dai Comuni più indebitati d’Italia».
Il capogruppo del Pd in Consiglio comunale boccia il trasferimento delle azioni Iren a Stt: «E’ come la nonna che vende i gioielli per salvare il nipote. Sono 65 milioni di euro messi in pegno, comunque insufficienti a coprire i debiti. Stt è in condizione pre-fallimentare, senza un intervento straordinario, l’unica soluzione è portare i libri in tribunale ». «Un altro buco colossale è la Stu Pasubio, – continua Pagliari – in cui c’è silenzio e omertà. è stata approvata una delibera con cui, ad appalti e contratti già definitivi, hanno inventato 6.500 metri quadrati in più di costruzione, è una cosa inconcepibile».
Ad assistere all’incontro non ci sono più di venti persone. «Io parlo con tanta gente, ma non c’è la percezione del dramma» – sostiene Carmen Motta, che propone una campagna di comunicazione sui conti comunali. «Il Comune ha creato 35 società partecipate, ma sono mancati controlli e responsabilità – sottolinea Simona Caselli, del direttivo del circolo Pd Oltretor­rente – l’arrivo di Varazzani è sintomatico, che pure è una persona tecnicamente molto brava, perché ha certificato quello che il Pd diceva da tempo, e cioè che la situazione finanziaria era diventata insostenibile. Il debito comunale è di circa 3000 euro per ogni parmigiano. Qui non bisogna prendersela con i debiti, che sono necessari per fare investimenti. Qui bisogna prendersela con chi ha contratto quei debiti non sapendo come ripianarli. è come uno facesse un mutuo sapendo che non se lo può permettere».
Si è parlato anche dei fondi ex metro, dopo che la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso della Regione. «Quel ricorso non avrebbe tolto soldi, li avrebbe fatti arrivare in modo diverso – dice Giorgio Pagliari – Parma doveva avere 172 milioni di euro, non meno della metà. Il sindaco ha gestito male la vicenda. Ha fatto un’aggiudicazione definitiva di gran corsa, sapendo che il Comune non sarebbe mai riuscito a pagare la rata del mutuo di 9 milioni e mezzo ogni anno. Come saranno riassegnate le risorse ora? Se ne deve parlare in Consiglio comunale» insiste Pagliari.
Sulla Gazzetta, “Rifiuti, raccolta differenziata al 47%. I quartieri periferici fanno da traino”. La Sassi: «Obiettivo raggiunto grazie all’estensione del porta a porta».
“La raccolta differenziata, a Parma, cresce. Secondo i dati relativi al 2010, infatti, la città ha raggiunto quota 47% di raccolta differenziata, con punte di eccellenza, nelle zone periferiche, di 77%. Una situazione che va di pari passo con la diminuzione dei rifiuti prodotti, relativamente all’aumento della popolazione, e che fa ben sperare il Comune di Parma. «Non c’è dubbio che su questi risultati abbia influito molto l’estensione ad alcuni quartieri della raccolta porta a porta – commenta l’assessore all’ambiente Cristina Sassi. Proprio per questo il nostro obiettivo è quello di estendere la raccolta spinta a tutta la città, togliendo quindi i cassonetti per l’indifferenziato, che potranno diventare spazi da dedicare a nuovi posti auto migliorando anche l’estetica e il decoro della città».
Scendendo nel dettaglio, a Parma, l’anno scorso, sono stati gettati 104.602.066 chilogrammi di rifiuti. Di questi, 46.081.913 chili sono finiti nella raccolta differenziata, mentre 56.656.058 chili nell’indifferenziata. A questi si devono aggiungere 1.749.671 chili di rifiuti ingombranti, 14.464 chili di farmaci scaduti, 41.275 chili di spray e confezioni particolari, 14.265 chili di pile e 44.420 chili di rifiuti speciali. Scendendo ancora di più nel dettaglio, si sono raccolti 12.009.160 chilogrammi di vetro, plastica e barattolame, a quali si aggiungono 1320 chili di alluminio (materiale riciclabile al 100%), 44.395 chili di batterie, 10.128.010 chili di carta e 3.979.040 chili di cartone. Ma i rifiuti differenziati sono dei più disparati: si sono raccolti 366.780 chilogrammi di ferro, 1.165.260 chilogrammi di inerti, 2.779.700 chili di legno, 70.080 di chili pneumatici e 5.919.124 chili di potature. Una piccola curiosità: il mese in cui i parmigiani hanno prodotto più rifiuti? Novembre 2010, con ben 9.877.162 chilogrammi di spazzatura. Per quanto riguarda l’indifferenziato, invece, nel 2010 sono stati gettati 52.961.278 chilogrammi di rifiuti urbani e si sono raccolti 3.694.780 chilogrammi di rifiuti da spazzamento. Cifre simili a quelle ottenute nel 2009, quando però la popolazione era inferiore di qualche migliaio di abitanti.
L’anno scorso si erano raccolti 103.309.694 chilogrammi di rifiuti totali, di cui 44.453.224 chili destinati alla raccolta differenziata e 56.507.631 chili di indifferenziato. Nel 2007 la raccolta differenziata era ferma a quota 38%. 

                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 11/03/2011

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11/03/2011
h.08.20

Sulla Gazzetta:Termovalorizzatore, esperti a confronto”. “Otto tecnici discuteranno dell’impianto di Ugozzolo”.
Si legge: “Si terrà il 23 marzo alle 14,30 nella sala del consiglio comunale in Municipio la riunione delle commissioni comunali Sanità e Ambiente sul tema del termovalorizzatore che era stata rinviata lo scorso 28 gennaio con un solo giorno di anticipo. Una decisione, quella presa a suo tempo dai presidenti delle due commis­sioni, Giuseppe Pantano per la Sanità e Giampietro Calestani per l’Ambiente, che aveva scatenato la polemica da parte del Comitato per la gestione corretta rifiuti che si oppone da sempre alla realizzazione dell’impianto di Ugozzolo.
E’ stato Giuseppe Pantano a spiegare ieri in una conferenza stampa convocata in Municipio il motivo della convocazione della riunione: «Avevamo detto all’epoca che si trattava di un rinvio e non di un annullamento e abbiamo mantenuto la promessa. C’è voluto un po’ di tempo, ma ora siamo riusciti a fare in modo che ci possa essere un’equa ilustrazione delle posizioni scien­tifiche a favore oppure contrarie ai termovalorizzatori e quindi abbiamo convocato nuovamente la commissione». Una commissione che, precisa lo stesso Pantano, «non vuole essere un momento di giudizio assoluto sull’impianto già in corso di realizzazione di Ugozzolo, ma vuole essere un momento di confronto scientifico fra addetti ai lavori per comprendere meglio le problematiche che ci sono e le soluzioni possibili».
Saranno ben 8 i tecnici che parleranno nella commissione, 4 invitati dal Cgcr, due inviati dall’Istituto superiore di sanità e altrettanti dal progetto Moniter della Regione che controlla l’andamento degli 8 inceneritori in funzione in Emilia-Romagna. I quattro indicati dal comitato sono Ernesto Burgio, coordinatore comitato scientifico Isde, Marco Caldiroli dell’Asl Milano 1, Giuseppe Miserotti, presidente Ordine dei medici di Piacenza e Paola Zambon, responsabile registro tumori del Veneto, mentre per l’Iss parleranno Gaetano Settimo e Giovanni Marsili.
La commissione sarà aperta al pubblico, ma dopo le relazioni dei tecnici potranno intervenire solo consiglieri comunali, membri di Giunta e rappresentanti delle altre istituzioni invitate, che sono l’Iren, la Provincia, l’Ausl di Parma, l’Arpa e l’Ordine dei medici di Parma. «Sarà un momento importante di confronto – ha detto l’assessore al­l’Ambiente Cristina Sassi – che ci auguriamo possa essere utile per tutta la città», mentre il delegato alla Sanità del Comune Fabrizio Pallini sottolinea che «dall’incontro potrebbero uscire anche novità rispetto alle necessità tecniche per ridurre al minimo le emissioni del futuro impianto ».
Sempre sulla Gazzetta, “Minacce a Battei, annullata la presentazione di un libro”. “L’editore: scelta obbligata per garantire l’incolumità dei miei collaboratori”.
“Tra il rosso e il nero, per ora vince il bianco: bandiera bianca sulla copertina di «Nessun dolore ». Il romanzo non s’ha da presentare. L’appuntamento era oggi da Battei di via Cavour ed è stato l’editore-libraio ad annunciarne l’annullamento. «Presento libri da oltre quarant’anni, accogliendo tutte le voci, anche le più lontane dal mio pensiero ­ricorda Antonio Battei – ma per la prima volta mi sono arreso alle numerose telefonate ricevute dai miei collaboratori, affinché, oggi, non si presentasse, nella stessa libreria che dal 1872 accoglie le più svariate espressioni del mondo culturale e politico, un libro. Sì, un libro, “Nessun dolore. Una storia di Casa-Pound” scritto da Domenico Di Tullio e pubblicato da Rizzoli».
Poteva essere un incontro per poche decine di persone. La presentazione, tra il letterario e il sociologico, un paio di applausi, magari qualche dissenso, ma secondo le regole della libertà di pensiero (il profumo delle librerie di solito la ispira) qualche domanda, anche quella che spieghi una buona volta «il fascismo del terzo millennio», perché mai dovrebbe essere meglio dell’altro, qualche libro autografato dall’autore e poi tutti a casa. Invece, è scoppiato il caso: e una censura annunciata vale molta più pubblicità di una presentazione (che forse si terrà lo stesso, anche per non darla vinta alla «dialettica minatoria»). «Mai più avrei pensato a una reazione di questo tipo – prosegue Battei -. Una trentina di telefonate, alcuni fax. A chi non minacciava ho provato a chiedere di venire, invece, perché fosse un confronto civile. Non c’è stato verso. Altri invece minacciavano e basta».
«Triste che chi rivendica la libertà di stampa e la necessità della lotta alla mafia s’impegni in modo così sporco e mafioso per impedire la libera circolazione delle idee – dice Di Tullio -. Io non ho fatto un’apologia dei “santi fascisti”, ma ho scritto un libro che rappresenta la realtà di persone impegnate in lotte sociali: per la casa e l’assistenza sociale, contro i potentati economici. Ho voluto rappresentare un mondo attraverso uno stile e uno spirito piuttosto che per un programma».
Un’opera nata a tavolino, in questo senso. «Mi sono trovato a scrivere il romanzo su espressa indicazione della casa editrice» spiega l’autore. Le copie vendute in quattro mesi sono 15 mila. «Quando i militanti di Casa-Pound sono solo tremila – sottolinea Di Tullio -. Il fatto è che il grande interesse viene proprio da sinistra». E, fintanto che lo si «vieta», da tutto ciò che è tabù. Quella di Parma doveva essere la 22esima presentazione di «Nessun dolore». Nelle altre 21 città dietrofront non ce n’erano stati. «Ci sono stati anche volantinaggi contro, come ad Arezzo, ma poi i ragazzi di CasaPound e quelli di sinistra si sono anche parlati. E’ ciò che vorrei: che fosse un’occasione per un confronto tra persone di idee diverse». Lo stop di oggi ha solo un precedente. «A Palermo. Ma la data sarà recuperata il 23 marzo. Pensare che nel 2006 alla Feltrinelli a Parma ero venuto per il mio “Centri sociali di destra”. Un saggio che non fu contestato; un’opera di narrativa, invece, suscita queste reazioni». E ora, niente presentazione? «Stiamo concordando una nuova data. Mi auguro anche di incontrare qualcuno che ha fatto le telefonate: magari scoprirà qualcosa di nuovo». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 10/03/2011

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10/03/2011
h.09.20

Sulla Gazzetta, “Parma ritrova Piazza Ghiaia con la spesa «a bon marchè»”. Vignali: «E’ il punto d’arrivo di un lungo percorso». Zoni: «Grazie ai commercianti».
Si legge: “Il «D-Day» di Piazza Ghiaia è arrivato ieri dopo un’attesa durata «quattro anni, quattro mesi e 12 giorni», come ricordava a mo’ di monito la scritta su una lavagnetta di uno dei bar che si affacciano sulla piazza. Un periodo lunghissimo, intercorso fra il 25 ottobre del 2006 e ieri, in cui le bancarelle del tradizionale mercato bisettimanale sono state «esiliate» in via Verdi, lontane da quello che è sempre stato il «cuore pulsante» della vita mercatale cittadina, prima all’ingrosso e poi al dettaglio.
Forse non è un caso se è una giornata di sole pieno, anche se ancora con un’arietta frizzante, a salutare il «primo giorno» della «nuova Ghiaia». E se le bancarelle sono lì, quasi come se non se fossero mai andate dalla «Giära», fin dal primo mattino, il «taglio del nastro» delle autorità arriva alle 11, quando la piazza, come ormai non accadeva da troppo tempo, è strapiena di persone che curiosa­no tra le bancarelle. E la cerimonia è informale, rispettando così il «cuore popolare» che batte da sempre nella Ghiaia e che durante tutto il periodo del cantiere era stato tenuto «in ghiacciaia», come quella che c’era nelle vecchie Beccherie demolite per far posto al Lungoparma. Ma ieri «la Ghiaia» è tornata. E ha prevalso su tutti i problemi. Perché finalmente il nuovo pavimento è stato calpestato da centinaia di piedi e non più solo da qualche nostalgico «alla ricerca del tempo perduto».
Una Ghiaia tanto forte da ridurre al minimo anche la cerimonia del taglio del nastro. Nessuna cerimonia pomposa o discorsi interminabili, come è d’uso in queste circostanze. Poche parole, sia da parte del sindaco Pietro Vignali che dell’assessore al Commercio Paolo Zoni, cui è toccato gestire l’ultima parte dell’estenuante «telenovela» avviata nel 2004. Il sindaco ha ricordato che «questo è il punto d’arrivo di un percorso lungo, difficile e travagliato che però ci ha portato a creare le basi per il rilancio della Ghiaia che già oggi si vedono». Con un appuntamento già dato: «Ci rivedremo qui fra un anno per inaugurare anche il comparto della “Ghiaia piccola” di via Romagnosi per il quale partiranno i lavori nelle prossime settimane e che completerà l’intero progetto». L’assessore, invece, dopo «un doveroso ringraziamento ai commercianti e ai residenti per la pazienza dimostrata in questi anni» sottolinea «il colpo d’occhio straordinario offerto dal ritorno del mercato. Certo, resta ancora molto lavoro da fare, ma questa è una tappa importante per ritrovare un luogo storico della città». E poi arriva anche l’annuncio di Albino Guatteri, responsabile di Promo-Ghiaia, la società che gestisce gli spazi commerciali della rinnovata piazza e rappresenta il «nuovo che avanza»: «Stiamo già pensando a iniziative per vivacizzare la piazza il più possibile anche nel resto della settimana». Un altro passo verso la «resurrezione» della Ghiaia, anche se quella «vela» un po’ troppo audace della copertura non piace quasi a nessuno.
A testimoniare la «voglia» che i parmigiani avevano di tornare in una Ghiaia «viva» e non formato «deserto dei tartari» è anche il contrasto tra la vera e propria folla che si accalca fra le bancarelle situate in piazza oppure nelle vie vicini (Pigorini, Carducci e piazzale San Bartolomeo) e la relativa calma che si può vedere fra i banchi «assegnati» al piazzale della Pilotta. Una cornice suggestiva, certo, ma che piace meno ai parmigiani. Perché la Ghiaia è una sola, unica e insostituibile. E allora il «bentornato al mercato» che compare con volantini stampati in formato standardizzato su tutti i negozi attorno alla piazza più cara ai parmigiani non è solo un augurio for­male, ma l’espressione del sentimento di una città. Da ieri Parma e la Ghiaia si sono ritrovati: e anche se non è più «quella di una volta» (l’esempio sono le vetrine troppo anonime dei negozi sotto viale Mariotti), rimane sempre lei: la cara, vecchia Giära dove fare spesa «a bon marchè».
Sempre sulla Gazzetta, “La Gambazza scioglie le riserve: «In corsa per migliorare Busseto»”. “E’ ufficiale a Busseto la candidatura a sindaco di Maria Giovan­na Gambazza, esponente del Pd. Dal 2006 assessore comunale alle politiche sociosanitarie, sarà lei a rappresentare la continuità rispetto all’amministrazione uscente. Il centrosinistra scopre così «le carte» confermando quelle che, ormai da qualche settimana, erano molto più che indiscrezioni.
Di professione coordinatrice sanitaria all’ospedale di Vaio, 49 anni, sposata e madre di una figlia, per dieci anni presidente della locale Pubblica assistenza, sarà alla guida di una lista civica (sostenuta dal centrosinistra appunto) denominata «Busseto città viva – La stagione dell’impegno», una coalizione che, come lei stessa precisa, avrà al suo interno figure della società civile. Ha accettato la candidatura a sindaco «con consapevolezza ed entusiasmo» e con la volontà di «dare vita a progetti nuovi per Busseto mettendo a tutto campo la mia esperienza umana e professionale, col massimo impegno al fine di migliorare la qualità della vita e lo sviluppo della nostra bellissima città che amo e rispetto profondamente. Credo -dice – in una città guidata da un’amministrazione che investa sulla famiglia, sui giovani ma anche sulla sicurezza e sull’assistenza ai nostri anziani. Che sia una comunità partecipe e viva, sostenuta con impegno e competenza, rafforzando i diritti dei cittadini ed investendo nella solidarietà e nel volontariato».
Maria Giovanna Gambazza ha tenuto a ringraziare subito «i tanti cittadini che in questi giorni hanno sollecitato la mia partecipazione attiva a questo progetto.
«Partiamo – afferma – da una base solida: 15 anni di buona amministrazione, coi sindaci Mazzetta prima e Laurini poi». Proprio con Laurini ha lavorato in questi ultimi 5 anni come assessore. «Anni molto produttivi – dichiara – che mi hanno permesso di acquisire la giusta esperienza per affrontare con impegno ed ottimismo la nuova legislatura, continuando sulla linea di lavoro già intrapresa». Rivela quindi che «in questa prima fase che precede il rinnovo dell’amministrazione stiamo già lavorando per strutturare un’«officina delle idee» ascoltando i cittadini per definire ed elaborare un programma che sappia esprimere valori ed interpretare le esigenze». […]”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 08/03/2011

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08/03/2011
h.11.00

Sulla Gazzetta, Unità d’Italia: a Parma la notte tricolore”: Il prefetto Viana: «Concerto “risorgimentale” al Regio, musei aperti e iniziative per le scuole».
Si legge: “Una notte bianca. Ma anche rossa e verde: tricolore, insomma. Il ricco calendario di eventi con cui Parma si appresta a celebrare solennemente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia prenderà il via già mercoledì 16, per proseguire nella notte e trovare coronamento nel giorno del compleanno del Belpaese: il 17 marzo. Eventi, spettacoli, aperture straordinarie dei musei, iniziative con le scuole, sono solo alcuni degli appuntamenti organizzati dalla Prefettura, dal Comitato provinciale per le celebrazioni del 150°, dal Comune e dalla Provincia di Parma, che ieri sono stati presentati a palazzo Rangoni. «Un programma ricco di iniziative di alta valenza storico istituzionale, che poi proseguiranno nel corso di tutto il 2011 – spiega il prefetto Luigi Viana -. Il momento clou sarà la “Notte tricolore”, durante la quale, tra le altre cose, si terrà un importante concerto di musiche risorgimentali al Teatro Regio: alle 23, infatti, si esibirà la banda musicale della Marina militare, diretta dal maestro Antonio Barbagallo. Un evento importante: voglio ringraziare anche Fondazione Cariparma che lo ha sostenuto ». I biglietti-invito saranno a disposizione della cittadinanza oggi, domani e mercoledì alla biglietteria del Teatro Regio, e il concerto sarà trasmesso in diretta su Tv Parma: «E’ per noi un grande onore suonare in questa occasione a Parma – ha spiegato il maestro Barbagallo -. Proporremo celebri brani di Verdi e Rossini, la sinfonia di Nabucco, il preludio di Attila, l’allegro finale della sinfonia di Guglielmo Tell e alcuni brani di Ponchielli e Novaro».
Giovedì 17, invece, all’Audito­rium Paganini, si esibirà il coro del Teatro Regio sotto la direzione del maestro Martino Faggiani, per un concerto dedicato alle persone insignite di onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: «E’ con grande entusiasmo che collaboriamo alle celebrazioni – dichiara il sovrintendente del Teatro Regio Mauro Meli -. Ad esibirsi a Parma una delle migliori bande e uno dei migliori cori del nostro Paese».
Una festa fortemente sentita, quella che ci si prepara a cele­brare: «Il significato di queste cerimonie è grande. L’Unità d’Italia ha rappresentato un traguardo importante, in grado di rendere realtà quella che prima era solo un’idea – sostiene il sindaco Pietro Vignali -. Ci sono valori di quel periodo che vanno recuperati. 150 anni fa l’Italia è stata creata, oggi qualcosa in Italia va rifatto, in termini di politica, economia, welfare e federalismo ».
Tanti gli appuntamenti che partiranno nel pomeriggio di mercoledì 16, con la restituzione alla città della statua di Garibaldi. Ma numerose saranno anche le iniziative in tutta la provincia: «Moltissimi i comuni che non hanno voluto mancare questa occasione, nonostante le ristrettezze economiche del periodo ­ricorda il presidente della Pro­vincia Vincenzo Bernazzoli. Noi, nello specifico, metteremo in piedi un progetto di indagini, progettualità ed eventi legato alla Reggia di Colorno, e, il 21 marzo, commemoreremo la prima seduta del consiglio provinciale di Parma con uno speciale consiglio monotematico, aperto dall’esibizione del Coro delle voci bianche della Corale Verdi. Il cartellone estivo degli eventi, Estate fuori città, inoltre, si rifarà al tema di fondo dell’Unità d’Italia». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 07/03/2011

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07/03/2011
h.08.40

Sulla Gazzetta, “I conti in tasca alla politica”.
“Dai senatori che prendono quasi 16 mila euro netti al mese, ai consiglieri di quartiere che «lavorano» gratis”.
Si legge: “Quelli che percepiscono di più, ovviamente, sono i parlamentari, e in particolari i senatori, che ogni mese si portano a casa mediamente quasi 16 mila euro, al netto di tutte le ritenute. Quelli che prendono di meno sono i consiglieri di quartiere, per i quali proprio nel 2010 è stato abolito il gettone di presenza e che quindi non intascano nulla. Ma fra questi due estremi ci sono numerose altre categorie di politici, dal Comune alla Provincia, alla Regione, che ogni mese percepiscono indennità varie e rimborsi connessi al proprio mandato. La «Gazzetta» ha provato a riepilogare questi costi della politica, calcolando – categoria per categoria – quanto mensilmente lo Stato e gli enti locali versano ai rappresentanti del popolo.
L’importo netto totale percepito da un senatore è dato dalla somma di più voci. Oltre all’indennità di carica, pari a 5.613,59 euro, viene riconosciuta una diaria mensile di 4003,11 euro (decurtata per ogni giorno di assenza qualora vi siano votazioni). C’è poi un importo forfettario di 4.678,36 euro mensili a titolo di rimborso delle spese per lo svolgimento del mandato parlamentare. Inoltre, per le spese telefoniche i senatori hanno a disposizione 4.150 euro all’anno (345,83 al mese). Per quanto riguarda le spese di trasporto, usufruiscono di tessere di libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima e aerea, oltre a un rimborso forfettario annuo di 15.379,37 euro (vale a dire 1.281,61 al mese) per le spese di trasferimento dalla propria residenza all’aeroporto più vicino e dall’aeroporto di Roma a Palazzo Madama.
L’importo netto dell’indennità mensile di un deputato ammonta a 5.486,58 euro, cui vanno aggiunti una diaria mensile di 3.503,11 euro (decurtata per ogni giorno di assenza in caso di votazioni), 3.690 euro a titolo di rimborso delle spese inerenti al rapporto fra eletto ed elettore, 3.098,74 euro annuali di spese telefoniche (cioè 258,23 al mese), 3.323,70 euro al trimestre di spese di trasporto (pari a 1.107,90 euro al mese) per i trasferimenti dalla propria residenza all’aeroporto più vicino e dall’aeroporto di Roma a Montecitorio. Come per i senatori, anche i deputati dispongono di tessere di libera circolazione e quindi non pagano i biglietti di treni, aerei e traghetti, né i pedaggi autostradali.
Il presidente della Regione percepisce 5.491,14 euro netti di indennità di carica e di funzione, cui si aggiunge un rimborso forfettario di 2.277,02 euro per le riunioni istituzionali e 455,40 euro di rimborso per le missioni. Identico per gli assessori regionali l’importo dei rimborsi per le riunioni e per le missioni, mentre l’indennità totale netta ammonta a 4.740,65 euro. Il netto mensile percepito da un consigliere regionale a titolo di indennità di carica è di 3.389,76 euro, per il resto il rimborso forfettario è sempre di 2.277,02 euro. Specifiche indennità di funzione – in aggiunta a quella di carica ­sono previste per i consiglieri che rivestono ruoli particolari, come presidente e vicepresidente dell’assemblea, presidente e vicepresidente di commissione, capogruppo.
Presidente della Provincia e sindaco percepiscono indennità praticamente identiche. Niente rimborsi, anche se ovviamente possono contare su assistenti e auto blu a carico dei rispettivi enti. Gli assessori provinciali guadagnano un po’ di più dei colleghi del Comune e lo stesso vale per i presidenti dei rispettivi consigli. Chi chiede l’aspettativa, dedicandosi quindi a tempo pieno al proprio incarico, percepisce poco meno del doppio rispetto a chi non la chiede. Consiglieri provinciali e consiglieri comunali non ricevono alcuna indennità di carica, ma solo un gettone di presenza per ogni seduta a cui partecipano. I presidenti dei consigli di quartiere percepiscono una piccola indennità mensile di poco più di 300 euro netti, mentre i consiglieri di quartiere «lavorano» gratis: una modifica al testo unico degli enti locali, introdotta l’anno scorso, ha infatti abolito il gettone di presenza per questa categoria. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 03/03/2011

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03/03/2011
h.10.20

Sulla Gazzetta, “I politici in coro: «Salveremo la Fincuoghi», Bernazzoli: «Pronto un piano, aspettiamo la decisione del Tribunale di Modena».
Su legge: “Un grido d’allarme che fa discutere. Carlo Berni, sindaco di Bedonia, da un paio di giorni sta richiamando a gran voce l’attenzione delle istituzioni sulla delicata vicenda dell’industria di ceramica Fincuoghi a Borio di Bedonia: «Bisogna evitarne il fallimento, o la montagna muore», le caustiche dichiarazioni del primo cittadino in un’intervista pubblicata ieri sulla Gazzetta di Parma, all’indomani di un avviso a pagamento a tutta pagina da parte dell’Amministrazione comunale di Bedonia che metteva nero su bianco i timori e le preoccupazioni sul futuro del settore ceramico in quell’area. 270 i lavoratori coinvolti (a cui vanno aggiunti quelli dell’indotto) che rischiano il posto: e senza lavoro, la montagna, rischierebbe un ulteriore spopolamento.
L’unità produttiva di Bedonia è ferma dal dicembre 2008, i lavoratori sono in cassa integrazione a zero ore; la chiusura definitiva sarebbe un colpo troppo duro per la vallata. Ha il suono di una sveglia il richiamo di Berni, volto a ridestare il mondo istituzionale, politico e le organizzazioni di categoria. Un imprenditore c’è, disposto a investire 20 milioni di euro per mantenere in funzione lo stabilimento, potenziandone addirittura l’occupazione, ma Berni chiede certezze, dal Tribunale di Modena vuole risposte in tempi brevi.
Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia, questa mattina presenterà alla stampa l’accordo siglato qualche giorno fa per il salvataggio della Fincuoghi, di cui è parte importante Soprip spa, l’Agenzia per lo sviluppo che effettuerà un significativo investimento insieme ad un’altra società: «Siamo in un momento delicatissimo – dichiara -, quello in cui il Tribunale di Modena deve prendere una decisione in base alla quale noi sapremo se l’azienda sarà ammessa al concordato e quindi potremo avviare un progetto di rilancio, oppure se sarà portata al fallimento e cesserà la produzione. Per il rispetto che dobbiamo a quei trecento lavoratori che rischiano il posto di lavoro, e a quella montagna, a cui dedichiamo grande attenzione, dobbiamo fare tutto il possibile in queste ore perché nulla rimanga intentato e perché questa vicenda vada a finire nel miglior modo possibile».
Luigi Giuseppe Villani, consigliere regionale del Pdl, in proposito aggiunge: «Credo che in questo caso la politica abbia un ruolo decisivo. La scomparsa di quell’azienda sarebbe un danno irreparabile, e bisogna fare di tutto perché questo non avvenga e perché il Tribunale agisca consapevole del risvolto sociale della sua decisione. C’è un soggetto che si propone come un importante investitore, per di più in una zona montana: non lo si può ignorare. Venerdì sarà a Parma il ministro Sacconi: sicuramente mi farò portavoce, con lui, di questa difficile situazione».
Tavolo in Regione Gabriele Fer­rari, consigliere regionale del Pd, commenta così la vicenda: «Abbiamo presentato due settimane fa, in accordo anche con il sindaco Berni, la richiesta dell’apertura di un tavolo alla Regione. Tavolo che è stato convocato per il 9 marzo. è una situazione delicata, complessa e di fondamentale importanza per il territorio, ma rispetto alla quale l’assessore regionale ha già da tempo avviato i contatti. L’abbiamo seguita da vicino fino a questo momento e continueremo a farlo, nell’intenzione di arrivare al più presto a una soluzione utile». Ottimismo o pessimismo sono parole che al consigliere regionale del Pd non piacciono: «In politica si badi al realismo. Ora è fondamentale impegnarsi al massimo per raggiungere l’obiettivo».
Sostengono la richie­sta di un incontro urgente giunta da Berni, la senatrice Albertina Soliani e l’onorevole Carmen Motta del Pd: «Appoggiamo la richiesta sia con la task force sulle crisi industriali presso il ministero dello Sviluppo economico, sia con la commissione industria del Senato – dichiarano -, allo scopo di sollecitare una soluzione positiva al gravissimo problema occupazionale dell’Appennino». Un impegno corale e senza sto­natura alcuna, quindi, quello che emerge dalle diverse dichiarazioni raccolte. L’obiettivo condiviso è mantenere in vita un’azienda che, in fondo, è il muscolo ef­fettivo di un’intera valle”. 

                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 02/03/2011

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02/03/2011
h.08.50

Sulla Gazzetta, Bonsu:
«Pestato, insultato e costretto a fare flessioni nudo». Drammatica ricostruzione in aula: «Un agente mi disse: “negro di m…, vorrei spaccarti la faccia”».
Si legge: “E’ minuto, quasi sopraffatto da quel completo grigio che non riesce a regalargli qualche anno in più. Sembra un adolescente, Emmanuel Bonsu, nonostante i suoi 25 anni. Ma quel guscio di fragilità nasconde una forza che non ti aspetti. E’ il suo giorno al processo: deve raccontare come quel 29 settembre 2008 sia uscito di casa per andare alla scuola serale e sia rientrato molte ore dopo con un occhio tumefatto ed escoriazioni su tutto il corpo. Parla lentamente, mette in fila i fotogrammi del passato. Quel pomeriggio arriva in anticipo rispetto all’inizio delle lezioni, così decide di sedersi su una panchina del parco ex Eridania, a pochi passi dall’Itis. «Improvvisamente ho sentito un rumore dietro di me e uno mi ha afferrato le mani, dicendomi: “fermati, fermati”. Poi sono arrivati altri due signori, ero spaventatissimo, perché non sapevo cosa volessero, così mi sono divincolato e ho cominciato a correre verso la scuola. C’era anche uno con la pistola».
«Signori» e «signore»: li chiamerà così per tutta l’udienza, perché nessuno dei vigili urbani, tutti in borghese, si qualificherà durante il blitz al parco. Tanto da fargli pensare a balordi pronti ad aggredirlo. «Ho cominciato a scappare verso la scuola – dice, rispondendo alle domande del pm Roberta Licci – poi ho perso l’equilibrio e ho tentato di aggrapparmi alla rete di recinzione, ma loro mi hanno tirato giù e messo a terra. Quello con la pistola mi teneva il piede sulla testa. C’era anche una signora, con una giacca legata in vita, che mi bloccava una gamba. Continuavano a colpirmi, poi mi hanno ammanettato e qualcuno mi ha tirato, facendomi strisciare la faccia e la gamba sull’asfalto ».
Il tono è pacato. La voce venata dall’amarezza più che dalla rabbia anche quando i ricordi bruciano. Con le manette ai polsi, Bonsu viene portato alla macchina che i vigili urbani avevano parcheggiato davanti alla scuola «Giordani», a pochi passi dal parco. «Uno si è messo in sella alla mia bici, io gli ho detto “cosa fai?” e lui mi ha dato un colpo al fianco. Poi mi hanno caricato in macchina. Quello con gli occhiali era furioso, perché diceva che nel divincolarmi gli avevo rovinato il braccialetto che gli aveva regalato la sua donna. E’ andato via, poi è tornato dopo 5 minuti e mi ha gridato: “negro di m…, ti vorrei spaccare la faccia”. E fuori dalla macchina c’era un altro con la giacca marrone che mi diceva che dovevo sempre rispondere di sì alle domande che mi facevano ».
Sguardi smarriti in aula. Il racconto di quel pomeriggio sta diventando uno spaccato d’orrore. La mamma di Bonsu scuote la testa. Il padre, seduto su una panca davanti alla porta aperta dell’aula, può percepire solo alcuni frammenti delle dichiarazioni di quel figlio che non mostra alcuna paura. Dal Ghana l’hanno portato a Parma otto anni fa, l’hanno sostenuto negli studi: ora è iscritto alla facoltà di Scienze politiche. «Ma non è più come prima, anche se alcuni dolori sono spariti: faccio fatica ad uscire di casa», dice rispondendo all’avvocato Lorenzo Trucco, che lo segue insieme alla collega maria Rosaria Nicoletti.
Sono stati i genitori a dargli la forza di denunciare. Di mettere nero su bianco ogni minuto di quel pomeriggio senza fine. «Quando sono arrivato al comando dei vigili – pro­segue Bonsu – mi hanno messo in una cella». «Ma lei era ferito, non le hanno dato nulla per medicarsi?», gli chiede il giudice Paolo Scippa. E la risposta pare surreale, ma la na­turalezza del ragazzo fa pensare che sia assolutamente vera. «Hanno cercato qualcosa negli armadi, ma si vede che non hanno trovato nulla e allora mi hanno offerto da bere qualcosa d’alcolico: “così ti passa il dolore”, mi hanno detto».
Strappato da quella panchina al parco e portato al comando senza un perché. Era un’operazione anti­droga, peccato però che Bonsu non c’entrasse nulla e che abbia avuto il sospetto di essere finito in un’operazione di polizia solo quando gli sono state messe le manette. «Mi dicevano: “devi dire cosa hai fatto”. Ma io non capivo, non avevo fatto nulla». E per convincerlo a parlare, ogni mezzo (o quasi) è buono. «In cella mi hanno fatto spogliare completamente e mi hanno fatto fare dei piegamenti. Po imi hanno chiesto di compilare un foglio, ma mi sono rifiutato e allora mi hanno colpito ancora». Insistono, vogliono che confessi. «Un agente con la maglia a maniche corte mi ha dato una bottiglia di plastica in testa. Altri ridevano. E quello con gli occhiali ha detto: “Da tempo aspettavo questo momento”». Lo stesso agente che poco dopo si fa scattare da un collega la foto ricordo. L’immagine con il «trofeo». «Si è seduto vicino a me e mi ha chiesto di sorridere mentre un altro scattava. Non è venuta bene, così ne hanno fatta un’altra».
Quattro ore nel comando in via Del Taglio. Fino all’arrivo dei genitori. Bonsu è una maschera di dolore. «Stavamo facendo un’operazione, e vostro figlio è caduto», si sentono dire. L’unica «spiegazione », oltre alla riconsegna degli effetti personali. Chiusi in una busta intestata a «Emanuel negro».
Su Polis: “Proposta dal direttivo, gruppo del Pdl in Consiglio”. Si legge: “Prove tecniche di fine civismo. Se non è questo, poco ci manca. Il sogno di Elvio Ubaldi si sta arenando nelle secche delle casse comunali. Una coalizione larga, larghissima che comprende buona parte dell’arco costituzionale: centro, destra, scontenti della sinistra. E poi, ancora bocciofile, associazioni. Tutti insieme nel calderone: obiettivo dichiarato, il governo della città di Parma senza il giogo dei partiti, senza i dicktat della politica. Nel Pdl c’è chi ora avanza la proposta di formare un gruppo autonomo e indipendente all’interno del consiglio comunale. La maggioranza non corre pericoli, Vignali può dormire sonni tranquilli. Niente di traumatico, ma il civismo parmigiano, ora, boccheggia.
Un direttivo provinciale estremamente tecnico quello che si è svolto nei giorni scorsi in casa Pdl. Al centro del dibattito il momento non propriamente felice che sta attraversando il comune di Parma. A relazionare il vice sindaco della città ducale Paolo Buzzi; ad ascoltare e intervenire il gotha dei berluscones parmigiani. Chi si aspettava strali politici verso i vertici è andato a casa a bocca asciutta. È forse calma apparente in attesa del grande botto, forse un patto non scritto per andare a soccorrere una città che versa in un momento di particolare difficoltà.
L’impressione è quella che sia arrivato il momento dei distinguo, delle visioni differenti dal progetto iniziale. Scricchiolii, fruscii. Suoni feltrati. A tenere banco il nuovo cambio al vertice della mega holding comunale Stt. Massimo Varazzani ha parlato chiaro: non tutto quello che è stato promesso in sede di campagna elettorale sarà fattibile. E allora la grandeur sta declinando verso la parsimonia obbligata da una crisi difficilmente prevedibile. Il dilemma della Lega – Ma ora è anche tempo di decisioni, le elezioni amministrative sono alle porte. Si voterà in sei comuni del parmense. In linea di massima, i candidati a sindaco per quanto riguarda il centrosinistra sono già stati designati. I pidiellini sono ancora al palo. Che cosa stanno aspettando? Chi è che tiene le briglia strette nel centrodestra? È la Lega Nord, decisiva in tutte le situazioni. Roberto Corradi, segretario provinciale del Carroccio, più volte interpellato ha chiesto tempo. Il tempo necessario per capire se le urne, il 15 maggio, saranno aperte solo per le comunali o se gli aventi diritto si dovranno esprimere anche per il governo nazionale. Ma intanto il tempo passa.
Diversa la situazione cittadina. La Lega per lungo tempo ha osteggiato il primo cittadino sperando di poter far parte di quella che, ai tempi della grandeur, era indicata come una invincible armada. Ma ora, nel momento in cui le venature si stanno allargando, il Carroccio si defila, assumendo un profilo basso. Anche in questo caso aspettano notizie da Roma?”.

                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 01/03/2011

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01/03/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta, “Varazzani: avanti solo con le opere sostenibili”. Congelato il progetto della nuova questura «Non ci sono i soldi e la permuta non basta».
“Il nuovo percorso per riequilibrare il sistema delle società partecipate è sul tavolo. Massimo Varazzani, presidente di Stt, ne marca i contorni con linee nette. «Fino ad oggi non è stato realizzato un piano industriale complessivo – dichiara il manager – in questo momento, grazie alle azioni di Iren, abbiamo il patrimonio, ma ci manca il tempo. E questo me lo devono dare banche e fornitori: se loro mi seguiranno sarò in grado di presentare un piano che avrà una durata di cinque o sei anni. Non prometto nulla, ma devo dire che tutti i segnali a mia disposizione sono positivi. In caso contrario, non saprei come venirne fuori».
Dopo il passaggio in Consiglio comunale, Varazzani torna a parlare in commissione congiunta di Bilancio e Controllo su istituzioni. E mette subito in chiaro che l’operazione «trasparenza» avviata dopo la sua nomina passa sul confine tra le opere che si fanno e quelle da congelare. «Realizzeremo la nuova stazione, anche se non la finiremo completamente all’interno perchè al momento mancano i soldi del secondo stralcio – puntualizza il presidente di Stt – poi la sede dell’Authority, la Scuola europea e il Ponte a Nord. Inoltre realizzeremo il progetto dell’Housing sociale: abbiamo consegnato tre milioni al fondo gestito da Polaris che, va detto, è una realtà italiana e lavora secondo il diritto italiano». Per le altre opere, lo dice chiaramente Varazzani, «vedremo se arriveranno i soldi: in caso contrario io non faccio null’altro». Dunque, almeno per ora, non si realizza «la nuova questura: non si possono fare permute con le spa. Il Comune non può finanziare venti milioni in cambio di un immobile, ovvero la vecchia questura, che solo quando sarà riqualificato consentirà un ritorno economico: ma nel frattempo i soldi chi li mette? Io inizio i lavori solo se mi danno il denaro o una fideiussione: altrimenti stanno fermi».
Una boccata d’ossigeno di liquidità, Varazzani, la individua poi nei 70 milioni che dovrebbero arrivare a Parma dopo la rinuncia alla metropolitana («Scelta molto saggia di questa amministrazione», dice il presidente di Stt). «Vediamo cosa succede dopo il ricorso della Regione – aggiunge Varazzani – ma alte fonti ministeriali mi dicono che i finanziamenti dovrebbero arrivare ad aprile: se sarà così, trenta milioni sono destinati a noi: impiegheremo 15 milioni per la stazione e 15 per l’housing sociale».
Non fornisce altri numeri, Va­razzani: per un quadro più chiaro fissa un appuntamento con la commissione stessa fra un paio di mesi. Si limita a dire che il debito di Stt ammonta a 8 milioni su 35 milioni di capitale: il resto è relativo alle partecipate della holding (Stu Authority, Stu Stazione, Casadesso, Parmabitare, Metro­parma, Città delle scienze e Alfa).
Nel frattempo, Varazzani, non concede deroghe: «Sono molto rispettoso dell’azionista, ma io realizzo solo ciò che condivido. Non si possono indebitare le generazioni future oltre misura per opere che la città non si può permettere». E poi promette che tutte le «verifiche del caso saranno eseguite: se emergeranno elementi per intentare azioni di responsabilità le proporrò all’azionista, al quale spetta la decisione finale».
Un altro punto, Varazzani, lo fissa senza ambiguità: «La strada dei bond l’abbiamo definitivamente abbandonato». Quindi il nodo Spip: «Quanto a Spip2 – spiega il presidente di Stt – è stato fatto qualche preliminare con valori in perdita: a breve dovrebbero entrare 800 mila euro nelle casse della società. Quanto a Spip3 confermo la lettera di intenti dell’Unione parmense degli industriali. Naturalmente vedremo di ottenere il massimo prezzo possibile, ma va messo in conto un necessario sacrificio economico: dei 68 milioni a bilancio, i 12 milioni di capitalizzazione ce li possiamo dimenticare. Cercheremo di avvicinarci il più possibile al prezzo di acquisto, ovvero quei 56 milioni spesi per un prato che va urbanizzato. Un’operazione folle pagata tutta a debito: anche qui vedremo se ci saranno responsabilità ». A quando risale questa operazione? chiede Mario Variati della maggioranza. A cavallo tra il 2006 e 2007, risponde il vicesindaco Paolo Buzzi.
Sempre sulla Gazzetta nelle pagine di Salsomaggiore, “Ricca, un «civico» per il centrodestra?”. Durante l’ultima riunione del direttivo del Pd non sarebbe emersa nessuna indicazione. Elezioni amministrative: anche il centrodestra alla ricerca di un candidato «civico»?
Se da tempo l’intenzione del centrosinistra, in particolare del Pd (o almeno di una sua parte) sarebbe quella di puntare su un nome della società «civile», anche da parte dello schieramento opposto, si potrebbe andare verso questa direzione. Nei giorni scorsi era circolato il nome del professor Carlo Nizzani, docente al Paciolo di Fidenza; adesso circolerebbe quello di Luigi Ricca, generale dei carabinieri in congedo. Attualmente Ricca ricopre la carica di presidente del Rotary di Salso.
Al momento comunque lo stallo all’interno del centrodestra sarebbe determinato in particolare dalla difficoltà di trovare una convergenza fra Pdl e Lega nord, sia programmatica che di nomi.
Fra i nomi «politici» rimarrebbe in pole position quello di Giovanni Carancini, segretario della Lega nord di Salso ed assessore a Fidenza, seguito da quello di Lupo Barral (consigliere comunale del Pdl) mentre starebbe riscuotendo consensi anche la possibile candidatura di Isabella Pezzani, noto avvocato salsese.
Anche sul fronte del centrosinistra le acque sarebbe agitate. Il Pd sta lavorando su tre fronti: l’individuazione del candidato, il programma per la città, la formazione delle liste.
Anche durante l’ultima riunione del direttivo, però non sarebbe emerso alcun nome definitivo, anche se sembrerebbe confermata la direzione di andare verso un civico. Fra i papabili Daniela Isetti, dirigente della Federazione ciclistica italiana.
All’interno del centrosinistra però ci sarebbero alcune «frizioni » fra il Pd e la parte più a sinistra. Tant’è che Sinistra ecologia e libertà, Italia dei valori e Comunisti Italiani, che nelle scorse settimane avevano dato vita all’«Unione della Sinistra per Salsomaggiore», avrebbero l’intenzione di correre da soli. Il candidato unitario potrebbe essere Elena Francani, coordinatrice del Club Unesco di Salso.
Sul versante invece delle liste civiche, a giorni dovrebbe essere ufficializzata la scelta di «Cambiare Salsomaggiore » che dovrebbe essere quella di correre con un proprio candidato, probabilmente il promotore Matteo Orlandi.
Come pure a breve dovrebbe essere ufficializzata la nascita della lista di imprenditori ed albergatori locali che non è escluso possa correre da sola. 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 28/02/2011

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28/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, Ambulanti: «Pilotta vietata? Atto cervellotico e immotivato». «Ora la piazza è degradata. Il mercato può solo migliorarla».
Si legge: “La decisione di non concedere provvisoriamente piazzale della Pilotta per una parte delle bancarelle del mercato bisettimanale? «Un atto cervellotico e immotivato, non supportato da alcuna valutazione logica e razionale e che ha come unica conseguenza non la salvaguardia dei beni architettonici, ma la cancellazione di un patrimonio: il mercato, non solo degli ambulanti, ma di tutta la città». Sono parole durissime quelle che Roberto Quintavalla, presidente dell’Anva Confesercenti di Parma (l’associazione dei venditori ambulanti) usa nei confronti di Carla Di Francesco, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici, ovvero l’ufficio del ministero per i Beni culturali dal quale nei giorni scorsi è arrivato un secco «no» alla concessione ­anche se temporanea e solo per due mattine alla settimana – del cortile della Pilotta per ospitare 45 banchi. Il motivo del rifiuto: il mercato sarebbe «incompatibile con la destinazione culturale del bene».
Nella propria lettera, Quintavalla non nega che sia giusto che la piazza sia oggetto di tutela e che la soprintendenza, in quanto proprietaria dell’area, possa decidere come questa debba essere utilizzata. Ma proprio per questi motivi contesta alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici lo stato in cui si trova attualmente piazzale della Pilotta: «Il degrado di questa piazza – attacca – è sotto gli occhi di tutti: una pavimentazione che non permette ai pedoni di attraversarla; dislivelli che dopo alcune ore di pioggia formano pozze che danno l’idea dell’acqua alta di Venezia; portici ridotti a vespasiani e adibiti al commercio e uso di droga». A fronte di questa situazione, continua, la presenza di un mercato «ne qualificherebbe e migliorerebbe l’uso». E non solo perché le bancarelle fanno rivivere una zona altrimenti poco frequentata, ma anche perché «il mercato rappresenta un patrimonio storico e culturale della città». E ricorda che gli ambulanti in piazzale della Pilotta ci sono stati più volte in passato, «senza peraltro creare alcun danno diretto o indiretto al patrimonio artistico».
Sempre sulla Gazzetta, “La Lega: «Togliete a Ferrari la delega alla montagna»”. Si legge: “Il consigliere provinciale Massimiliano Cavatorta, ha presentato all’ordine del giorno del consiglio provinciale, la richiesta di revoca della delega allo sviluppo della Montagna al vice presidente Pier Luigi Ferrari.
La richiesta è motivata dal fatto che «Ferrari ha in consegna tale, delega dal precedente mandato, cioè dal 6 luglio 2004, e ancora oggi, nonostante sette anni di gestione di tale incarico ci si debba confrontare con l’attuale stato della Montagna parmense ed in par­ticolare della Montagna est: ritardi strutturali, difficoltà di accesso alle reti di comunicazione globale, scarsa produttività delle risorse pubbliche a disposizione».
Cavatorta con la sua richiesta vuole essere stimolo di un rinnovamento, un ricambio generazio­nale, al fine di conferire «una maggiore vitalità alla delega per lo sviluppo della montagna; cosicché tramite una più concreta gestione di tale incarico, la Montagna possa avere una nuova spinta allo sviluppo. Sviluppo che deve essere scopo primario per porre freni allo spopolamento e abbandono che ora sta vivendo l’Appennino parmense». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 24/02/2011

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24/02/2011
h.09.20

Sulla Gazzetta, «
Per realizzare il Wcc occorre trovare 30 milioni di euro». L’attuazione del quartiere dedicato agli anziani possibile solo con risorse certe.
Si legge: «Per poter andare avanti con il progetto del Welfare community center occorre trovare almeno 30 milioni di euro». A dire queste parole è stato il sindaco Pie­tro Vignali, che ha confermato ieri quanto aveva già detto martedì sera nella trasmissione televisiva «Parma Europa» di TeleDucato. Il primo cittadino spiega che «non dico che non si farà più, ma le mutate condizioni economiche anche delle finanze del Comune e delle sue partecipate rendono necessario il fatto che si trovino fondi senza ricorrere a nuovi debiti».
I problemi per la realizzazione del Wcc, progetto sul quale il Comune aveva puntato più di un anno fa per la realizzazione di un quartiere in cui avrebbero dovuto sorgere le nuove strutture assistenziali per gli anziani a fianco di impianti sportivi e di zone residenziali oltre che di centri per l’aggregazione giovanile, vanno fatti risalire alla mancanza di compratori per gli immobili ex-Iraia, oggi di proprietà dell’Asp Ad personam. Si tratta, in particolare, del Romanini e dell’ex Stuard, di Villa Parma e del palazzo di fronte al Tribunale dove hanno sede gli uffici amministrativi oltre ad alcuni altri immobili di minor valore. Un patrimonio valutato 36 milioni di euro e da cui sarebbe dovuto arrivare il contributo pubblico per la realizzazione dell’opera da parte dell’associazione di cooperative che ha partecipato al bando di gara per il Wcc e che però non ha manifestato l’intenzione di acquistare questo patrimonio.
A quel punto, avrebbe dovuto subentrare Stt, garantendo l’acquisto degli immobili per poi «girare» il denaro ai realizzatori, ma i noti problemi finanziari della holding comunale hanno impedito di fatto la concretizzazione di questo progetto.
L’assessore ai Servizi sociali Lorenzo Lasagna, in prima linea sulla realizzazione del Wcc, non nega che «le parole del sindaco non sono una novità, visto che sapevamo che l’accordo a 3 fra Comune, ex-Iraia e Asp incontrava delle difficoltà per l’attua­zione. A questo punto dovremo fare una verifica della situazione, anche perché tengo a sottolineare che in realtà la vendita degli immobili potrebbe anche essere attuata in modo frazionato, visto che non c’è la necessità immediata dei 36 milioni di euro. E per questo dovrà essere fatta un’attenta valutazione per capire se la strada pensata a suo tempo è ancora percorribile trovando nuove forme per il repe­rimento dei fondi necessari. E’ chiaro però che per andare avanti si dovrà dimostrare la sostenibilità finanziaria».
L’assessore però chiarisce che «se capiremo che il Wcc non è più sostenibile non potremo aspettare oltre e quindi andrà trovata una strada alternativa per garantire servizi e assistenza agli anziani in linea con le nuove direttive regionali. E dunque andrà presentato un progetto alternativo che sia sostenibile non solo economica­mente, ma anche e soprattutto dal punto di vista dell’incremento dei posti disponibili previsto dal Wcc, visto che abbiamo 300 anziani in lista di attesa per entrare nelle strutture». Lasagna conclude con una «stoccata» all’opposizione: «Voglio però ribadire che il progetto presentato dalla minoranza non può essere l’alternativa, semplicemente perché porterebbe a una riduzione dei posti disponibili e questo non è pensabile in proiezione futura».
Il gruppo del Pd ha invece diffuso ieri una nota in cui scrive: «Apprendiamo, da notizie televisive, che il sindaco ha annunciato, in tono sostanzialmente ufficiale, l’accantonamento del progetto del Wcc di via Budellungo. Siamo contenti per la città e siamo contenti di aver reso a quest’ultima, con la nostra battaglia, un servizio evitandole quel cronicario. Ribadiamo la nostra disponibilità ad avviare un confronto serio e costruttivo perché la città ha bisogno di una risposta e di un nuovo modello di welfare basato sui principi che hanno ispirato la nostra proposta».
Su tutti i giornali l’esposto di Arrigo Allegri e Pietro De Angelis: per legge, la rete dell’acqua calda doveva restare proprietà comunale”. Ricorso alla Corte dei Conti: “Illeciti sul teleriscaldamento”. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 23/02/2011

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23/02/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta, Revisori, la minoranza attacca:
«Atto nullo, ricorreremo al Tar». L’opposizione: «Uno strappo istituzionale finalizzato a pagare i debiti di Stt».
Si legge: «Uno strappo istituzionale gravissimo, un vero e proprio colpo di mano». I consiglieri di opposizione marchiano «come un atto nullo» la delibera per la nomina di revisori dei conti, approvata lunedì in consiglio comunale solo con i voti della maggioranza, dopo che il presidente del Consiglio aveva sciolto la seduta. E ne chiedono l’annullamento: «Vogliamo rieleggere l’intero collegio dei revisori: in caso contrario presenteremo ricorso al Tar – dicono all’unisono Giorgio Pagliari del Pd, Marco Ablondi di Rifondazione, Gabriella Biacchi di Ap-Av e altri consiglieri – Si tratta di un atto dovuto per il ripristino della legalità ».
A ricostruire quanto accaduto comincia Pagliari: ricorda che nell’ultima conferenza dei capigruppo «gli accordi erano di discutere la delibera in un’ipotetico consiglio da fissare il primo marzo» e che «prima della seduta di lunedì avevo dato la mia disponibilità per un consiglio straordinario giovedì o venerdì ».
La cronaca è nota: la maggioranza, l’altroieri, ha nominato Vincenzo Piazza e Pier Luigi Pernis nuovi revisori (manca, appunto, il terzo membro, la cui nomina spetta alla minoranza) dopo che il presidente del Consiglio Elvio Ubaldi aveva già sciolto la seduta. «Sono state calpestate le regole del funzionamento degli organi istituzionali: un fatto grave e clamoroso – aggiunge Pagliari – Lunedì il presidente del Consiglio – l’unico ad avere la competenze di aprire e chiudere il consiglio comunale ­aveva sciolto la seduta: dunque, un nuovo consiglio non poteva avere luogo senza una preventiva convocazione con il relativo ordine del giorno. Nessuno in quel momento, nemmeno il vicepresidente, aveva la competenza di riaprire la seduta o convocarne una nuova».
I toni si fanno sempre più duri. «Lo strappo – aggiunge Pagliari ­rappresenta una linea amministrativa che da un lato è sempre più appiattita sul modello delle prevaricazioni romane e dall’altro sconta la necessità di coprire le falle finanziarie». Il motivo è presto detto: «Tutta questa operazione era finalizzata all’assunzione di una delibera approvata in Giunta questa mattina (ieri per chi legge, ndr): ovvero una variazione di bilancio di tre milioni di euro per pagare una certa società, la Polaris, creditrice di Stt che aveva perso la pazienza e che minacciava gli atti conseguenti. Ora, visto che in questo momento anche uno sternuto rischia di determinare il crac di Stt, questa Giunta ha perso ogni minimo senso di lucidità».
L’opposizione ha annunciato di aver già chiesto un incontro al prefetto e di chiederlo a breve al procuratore: «Quindi abbiamo inviato una lettera al segretario generale del Comune – e per conoscenza alla Corte dei conti, al prefetto e al procuratore – invitandolo a non dare esecuzione a questo atto nullo. Inoltre presenteremo un ricorso al Tar perchè ieri sera sono stati lesi i diritti dei consiglieri comunali e offesa la sovranità popolare».
Su Polis: “Libia a fuoco, imprese in fuga”. La Bonatti gestisce dieci impianti nel deserto sahariano. Pizzarotti attende una commessa a Tripoli da 3,5 miliardi. L’anno scorso in nove mesi esportazioni per oltre 16 milioni di euro”.
Dalle pagine di Salso: “Mancano i soldi, niente Miss Italia”. Nel fine settimana ultimo tentativo di Tedeschi: chiederà a Miren e Rai un super sconto.
Si legge: “Manca solo l’ufficialità, ma il di­vorzio tra Salso e Miss Italia è ormai certo: la rottura tra la città termale e il concorso dei Mirigliani, infatti, non è mai stata così vicina. A testimoniarlo è l’assenza della manifestazione tra le voci inserite nel bilancio di previsione del 2011, presentato lunedì nel corso del consiglio comunale. Per la prima volta, infatti, nell’elenco dei progetti finanziati dall’amministrazione mancano i circa 600 mila euro che tradizionalmente il comune termale ha destinato alla kermesse.
L’assenza del concorso di bel­lezza tra le voci di spesa sembra quindi mettere il punto ad un lun­go tavolo di trattative triangolare che ha visto coinvolti l’amministrazione, Rai e Miren, la società che gestisce il concorso presieduta dalla patronne Patrizia Mirigliani.
La discussione relativa al mantenimento o meno della manifestazione a Salso, iniziata nei mesi scorsi, ha messo in evidenza da subito forti aspetti di criticità, in primis quello di natura economica. Non a caso il sindaco Massimo Tedeschi, alla luce della mancanza di fondi per sostenere gli elevati costi della manifestazione – che in totale sfiorano i due milioni di euro – più volte si era lasciato andare ad un’affermazione che suonava come una battuta: «Se Rai e Miren ci regalano Miss Italia di certo non la buttiamo via, altrimenti non potremo sostenere i costi della manifestazione».
Nonostante la grave crisi economica, Tedeschi non perde la speranza di poter mantenere a Salso Miss Italia. «Stando ai numeri -afferma – il Comune quest’anno non può permettersi il concorso. Ma i giochi non sono chiusi: a breve incontrerò alcuni dirigenti Rai con cui spero di trovare un accordo, cioè di strappare Miss Italia ad un prezzo molto ribassato. Se così fosse, Provincia e Regione dovranno aiutarci».
D’altronde non è possibile ignorare il malcontento che da tempo si respira in città: quasi tutte le categorie economiche e turistiche della città, infatti, non «appoggiano» più la manifestazione, non riconoscendo in essa un valido strumento di rilancio e promozione della città. L’unico spiraglio aperto è l’incontro che a fine settimana vedrà di fronte il primo cittadino salsese, Patrizia Mirigliani e i dirigenti Rai per quella che sarà la decisione ufficiale: scopo della riunione è capire se i giochi sono davvero fatti o se sarà possibile per Salsomaggiore riuscire a strappare il concorso di bellezza ad un prezzo irrisorio. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 22/02/2011

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22/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, “Via libera all’operazione Iren-Stt”. “Lungo braccio di ferro sul trasferimento delle azioni. Compatto Impegno per Parma, minoranza critica”.
Si legge: “Quello di ieri è stato un consiglio comunale infuocato e interminabile con il «veleno» nella coda, rappresentato dalla dura contrapposizione fra il capogruppo di Impegno per Parma Gianfranco Zannoni e il presidente del consiglio comunale El­vio Ubaldi sulla votazione per i revisori dei conti di cui riferiamo a parte che ha visto la seduta sciolta da quest’ultimo e «riaperta » dal suo vice vicario Franco Cattabiani. Ma a tenere banco per oltre quattro ore è stata la contestata (dall’opposizione) delibera che porta al conferimento a Stt di oltre 52 milioni di azioni Iren di proprietà del Comune e a Parma infrastrutture di altre 20 milioni di azioni, tutte a un valore nominale di 1,3 euro per azione e poi approvata con 23 sì e 16 no.
La delibera è passata con il voto compatto dei consiglieri di Pdl e Ipp, mentre contro, oltre alla minoranza, hanno votato anche Ubaldi e Carmelo La Mantia (misto).
Il vicesindaco Paolo Buzzi ha parlato di «un intervento necessario per consentire alle due società di portare avanti il proprio programma di interventi in modo compiuto e senza nessuna perdita di valore del patrimonio immobiliare ». Per la maggioranza hanno parlato in favore di un «atto importante di responsabilità per il futuro della città» Boscarato, Coli, Michelotti, Bertorelli, Agoletti («ma vogliamo che in futuro tutti gli atti che riguardano queste società ripassino dal consiglio comunale») e Zannoni che ha descritto l’operazione come «una scelta dovuta a fronte di difficoltà che nessuno nega, ma alle quali non vogliamo soccombere per portare avanti il nostro programma di opere a favore della città». Moine (Pdl) ha invece parlato «di un’operazione di doverosa chiarezza a fronte di una situazione che è oggettivamente grave, ma di fronte alla quale compiamo oggi un atto di responsabilità».
Agguerrito anche il fronte dei «no» alla delibera. Per Ubaldi «così si impegna tutto il restante patrimonio del Comune per salvare una società come Stt che è diventata uno strumento di corruzione, nel senso che ha alterato le normali regole amministrative, creando un enorme debito senza controllo e non producendo fin qui nulla di concreto». Per Pagliari (Pd) «questa delibera è l’ammissione che le nostre denunce sulla bancarotta del Comune erano fondate. E ora si va avanti con un’operazione che è l’ultima alternativa e che sarebbe per noi possibile votare solo a fronte delle dimissioni di una Giunta che ha gonfiato a dismisura il debito senza mai ammetterlo». Contrari anche Ablondi (Prc) che ha criticato «il silenzio assoluto del sindaco, che è eloquente sull’ammissione degli errori compiuti » e Guarnieri (Ap-Av) che ha parlato di «un sindaco silente che lascia parlare su una scelta peantissima per il futuro della città e che lascia quindi forti dubbi anche per questo». «No» alla delibera anche da La Mantia, mentre anche Mantelli, Massari, Ca­selli, Iotti, Biacchi, Pizzigoni e Torreggiani avevano espresso dure critiche al documento.
Sempre sulla Gazzetta, «Rafforzamento patrimoniale indispensabile». «Possibile interessamento per l’area Spip 3 da parte dell’Upi».
Si legge: «Quella che intendo compiere in Stt è un’azione di trasparenza e di rigore che, se necessario, comporterà anche azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori che avessero compiuto eventuali scorrettezze ». Sono le parole di Massimo Varazzani, il presidente di Stt che ieri, per la prima volta, si è presentato in consiglio comunale a relazionare sui suoi primi due mesi di guida della holding delle partecipate comunali.
Varazzani ha difeso a spada tratta l’operazione contenuta nella delibera votata ieri con cui il Comune conferisce a Stt una parte delle azioni Iren di sua proprietà: «Voglio chiarire che scegliendo questa strada non si attua nessuna svendita del patrimonio comunale, perché Stt è al 100% di proprietà del Comune. Si tratta però di un rafforzamento patrimoniale che consentirà di evitare svalutazioni selvagge del patrimonio immobiliare delle partecipate che comporterebbero una perdita di valore per tutta la città». Varazzani ha parlato di «una scelta che mio consentirà di chiedere alle banche creditrici delle varie società un allungamento del debito esistente. E in ogni caso ribadisco con forza che ogni intervento eventuale su queste azioni ripasserà da questo consiglio comunale ».
Ma il presidente di Stt, oltre a difendere l’operazione contenuta nella delibera preparata dalla Giunta, non ha mancato anche di lanciare bordate pesanti sulla situazione che si è trovato a dover gestire: «Per quanto mi riguarda ho suggerito questa operazione perché sono assolutamente contrario alla strada scelta in precedenza che era quella dell’emissione di “bond”, che altro non sono che ulteriori debiti aggiuntivi a quelli già esistenti».
Per quanto riguarda i dati del bilancio Stt, Varazzani ha ricordato che «quello del 2010 sarà il primo bilancio vero della società, ma in questo momento non ho elementi per poter dare altri numeri che non siano quelli elencati nella mia relazione, vale a dire che servono non meno di 60 milioni di rafforzamento patrimoniale, che i debiti sono di oltre 190 milioni di euro e il patrimonio immobiliare che risulta iscritto ha una valore di oltre 234 milioni di euro». L’alto dirigente ha però sottolineato che «in realtà il Comune ha molti più strumenti di controllo su Stt di quanti io non ne abbia sui bilanci delle società che sono all’interno della holding. E per questo ho incaricato un esperto di Roma che ho già utilizzato in passato in altre occasioni di effettuare le perizie che servono per stabilire il reale valore degli immobili e anche la consistenza dei debiti esistenti» Varazzani ha però ammesso che «se l’idea iniziale di Stt era sicuramente buona, è altrettanto evidente che ci sono problemi nel conto economico e quello che non va è che in realtà non sia stato attivato nessun sistema di controllo reale che consenta di avere in tempi brevi la situazione economica delle società che nel tempo sono state conferite a Stt. E’ poi altrettanto chiaro che il patrimonio immobiliare è stato eroso dalla crisi nei suoi valori e che è pressoché totalmente ipotecato, ma se lo si volesse vendere agli attuali valori di mercato oppure darlo in garanzia avremmo una perdita secca pesantissima non più recuperabile, mentre con la garanzia delle azioni di Iren c’è il progetto di un rafforzamento patrimoniale». Infine Varazzani ha annunciato che «il nostro obiettivo sarà di focalizzarsi su alcune cose da completare, come la sede Efsa, la stazione, il ponte a Nord, la scuola europea e l’edilizia sociale».
Alla fine della seduta Varazzani ha poi annunciato a sorpresa: «Ho ricevuto una telefonata in cui mi è stato riferito che il consiglio direttivo dell’Unione industriali ha deliberato favorevolmente in ordine alla messa allo studio di un’ipotesi di acquisizione dell’in tera area Spip 3. E per domani (oggi per chi legge ndr) si attende la formalizzazione da parte dell’Upi di una lettera di intenti, non impegnativa, in quanto soggetta alle verifiche di compatibi­lità e convenienza da parte dell’Upi stessa». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 21/02/2011

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21/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, “La maggioranza pronta a votare i suoi revisori”. “Impegno per Parma dovrebbe decidere due dei tre nomi per sostituire i dimissionari”.
Si legge: “Sarà la riunione di maggioranza in programma prima del Consiglio comunale di oggi a individuare i nomi dei due revisori dei conti che proprio alla maggioranza spetta indicare. E anche se l’opposizione – come sembra probabile – non sceglierà oggi il terzo revisore che per prassi ha diritto di nominare, la maggioranza andrà comunque avanti e voterà, nella seduta di oggi, solo due dei tre revisori. Sembra questo l’orientamento che il gruppo di Impegno per Parma sarebbe intenzionato a seguire nel consiglio in programma per le 15.30, nel cui ordine del giorno c’è appunto la sostituzione dei revisori dei conti dimissionari.
Il collegio dei revisori dei conti, infatti, può validamente operare anche solo con due dei tre membri di cui si compone. Era già successo in passato, in occasione delle dimissioni di un componente, e quindi – fanno sapere da ambienti di maggioranza – potrebbe benissimo accadere di nuovo. Ovviamente non per un periodo prolungato, ma per il tempo strettamente necessario perché l’opposizione compia la propria scelta e indichi il nome del terzo componente. Quindi il Consiglio comunale di oggi potrebbe trovarsi a votare (a scrutinio segreto, come è previsto in questi casi) solo per due dei tre revisori. Alla base di questa volontà di accelerare i tempi c’è la necessità di non ritardare l’approvazione di una serie di delibere che, prima di essere approvate, necessitano del vaglio dei revisori.
I nomi dei papabili della maggioranza ci sono già: si tratta di otto-dieci professionisti, individuati nel corso della riunione di maggioranza tenutasi sabato. Sarà fra loro che, nel vertice di maggioranza di oggi, saranno scelti i due che entreranno nel collegio dei revisori. I prescelti ­fanno sapere dal municipio – dovranno avere alcune caratteristiche ben precise: la prima è una consolidata esperienza nell’ambito degli enti pubblici o comunque partecipati dal pubblico; la seconda è quella di godere di indiscusso prestigio in ambito professionale; la terza (che non è vincolante, ma che sarebbe comunque gradita) è quella della vicinanza politica rispetto all’attuale Amministrazione comunale.
Per quanto riguarda la minoranza, questa aveva espresso la propria contrarietà a procedere oggi con la nomina, in quanto avrebbe necessitato di più tempo per individuare il nome. Ma se la maggioranza procederà all’elezione dei propri due revisori, non è escluso che anche l’opposizione possa accelerare i tempi e indicare fin da subito il proprio prescelto.
Sempre nella seduta di oggi, poi, il Consiglio comunale sarà chiamato a votare la delibera che determinerà il contestato passaggio di azioni (per un valore di circa 94 milioni di euro) dal Comune a Stt e a Parma infrastrutture.
Sempre sulla Gazzetta, “La delibera sul passaggio delle azioni Iren a Stt”. “Approderà oggi in Consiglio comunale la delibera per il trasferimento di quasi 72 milioni e mezzo di azioni di Iren dal Comune alle due società parteci­pate Stt e Parma infrastrutture.
Valore complessivo del pacchetto azionario: oltre 94 milioni di euro, stando alla quotazione attuale del titolo, che è di circa 1,3 euro per azione.
La delibera, oggetto di aspre contestazioni da parte dell’opposizione, secondo le intenzioni dell’Amministrazione risponde alla logica di rafforzare patrimonialmente le due partecipate (di cui il Comune è azionista unico), garantendo liquidità a breve termine per realizzare le opere strategiche previste, senza dover liquidare beni patrimoniali a prezzi bassi in un periodo di crisi immobiliare come quello attuale.
E’ nella stessa delibera che queste motivazioni vengono messe nero su bianco. La scelta di rafforzare la dotazione patrimoniale del gruppo, si legge nel documento, «rappresenta il presupposto essenziale per riequilibrare i rapporti con il sistema bancario e in generale con i creditori », ma anche per «consentire la prosecuzione del programma di realizzazione delle opere affidate alle società operative ». Senza trascurare un altro aspetto considerato particolarmente importante: quello di «realizzare la dismissione dei beni immobili destinati al mercato in tempi più lunghi e a condizioni che ne salvaguardino il valore intrinseco, altrimenti non conseguibile in caso di vendite in tempi brevi». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 18/02/2011

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18/02/2011
h.08.20

Sulla Gazzetta, «77 milioni per rafforzare Stt e Parma Infrastrutture», Maggioranza e opposizione si confrontano. L’Udc chiede verifiche.
Si legge: Un «rafforzamento patrimoniale » di circa 77 milioni di euro in azioni Iren, destinato a Stt e Parma Infrastrutture per consentire alle partecipate di completare il programma delle opere pubbliche. Il provvedimento è contenuto in una delibera discussa ieri dalle commissioni Patrimonio e Bilancio, che arriverà in Consiglio lunedì prossimo.
L’ha illustrata il vicesindaco Paolo Buzzi: «Viste le congiunture economiche – ha spiegato – e la necessità di risorse per realizzare opere pubbliche strategiche, il Comune intende rafforzare il patrimonio delle società e garantire la liquidità che serve per completare i progetti». Non essendo possibile erogare direttamente contributi ed essendo il patrimonio delle società non immediatamente «spendibile», («Perchè ancora da realizzare», ha spiegato Buzzi), l’unica soluzione è mettere a disposizione di Stt e Parma Infrastrutture il patrimonio delle azioni Iren.
In particolare saranno cedute a Stt 8.700.000 azioni libere e 43.500.000 vincolate, e a Parma Infrastrutture 6.217.703 azioni libere e 14.000.000 vincolate, l’equivalente, in soldoni, di circa 19 milioni di euro per Parma Infrastrutture e poco meno di 58 milioni di euro per Stt.
Un’operazione che per Buzzi non solo è necessaria, ma che non ci sono motivi per non mettere in atto: «Si svolge – ha spiegato – nel pieno rispetto dei patti parasociali siglati con i soci di Iren, e per loro non cambierà nulla; al Comune resteranno i dividendi e sarà sempre il Consiglio comunale ad avere l’ultima parola in caso di vendita o alienazioni delle quote». «Inoltre – ha aggiunto l’assessore al Bilancio Gianluca Broglia – Varazzani (presi­dente di Stt, ndr) ha assicurato che le azioni non verranno toccate».
Tutto a posto allora? Per l’opposizione no. Secondo Massimo Iotti, Pd, è «un’operazione da acqua alla gola, che non risolverà nulla. Quando avremo venduto anche le azioni Iren cosa resterà? Non sarà l’ultimo soccorso che dovremo dare alle partecipate ». Per Marco Ablondi, Rc, è «Il tentativo di salvare una società in coma», mentre per Carmelo La Mantia è una delibera che dando concretezza ai programmi delle due partecipate «cambierà completamente l’operatività e la gestione delle opere pubbliche, che non saranno più in capo al Comune».
Non è però solo la minoranza ad esprimere qualche perplessità. «Come gruppo Udc abbiamo qualche dubbio – ha commentato Matteo Agoletti a margine dell’incontro -; non tanto sulla delibera, quanto su come le partecipate, stando al piano investimenti, spenderanno questi soldi. Dovremo discuterne all’interno della maggioranza prima del 21; chiederemo verifiche, rassicurazioni e la possibilità di fare alcune modifiche, su cui il Comune deve avere ancora voce in capitolo».
Sempre sulla Gazzetta, “Bilanci del Comune La Corte dei Conti rinvia la discussione”. Delegazione composta da sindaco, assessore Broglia e tecnici dai giudici contabili.
Si legge: “E’ stata rinviata la decisione della Corte dei Conti di Bologna sulla regolarità dei bilanci del comune di Parma che doveva essere presa ieri dopo i rilievi mossi nei mesi scorsi dall’organismo contabile dello Stato all’ente locale.
Una nota del Comune informa infatti che «una delegazione del Comune composta dal sindaco Pietro Vignali, dall’assessore al Bilancio Gianluca Broglia, dal segretario generale Michele Pinzuti e dal direttore del settore finanze Cristiano Annovi, si è recata volontariamente e su propria ri­chiesta, a Bologna alla Corte dei conti per ribadire, anche a voce, al collegio dei giudici contabili quanto contenuto in una lettera in risposta ai rilievi mossi dalla Corte stessa sul conto preventivo 2010. Il Comune ha risposto puntualmente – prosegue la nota – alle domande dei giudici che alla fine hanno richiesto una relazione scritta su quanto affermato, in modo da riassumere tutte le spiegazioni fornite. Una relazione che verrà mandata nel corso della prossima settimana e che di fatto rimanda la discussione. Di Parma i giudici bolognesi ne riparleranno più avanti, una volta acquisita e analizzata anche la relazione. La presenza del sindaco e dell’assessore Broglia all’incontro – conclude il Comune – testimonia la grande fiducia e rispetto per l’operato dell’organo di vigilanza». 


                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 17/02/2011

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17/02/2011
h.10.00

Sulla Gazzetta,
“Bilancio, la Corte dei Conti «giudica» il Comune” Oggi saranno valutate le risposte dell’amministrazione ai rilievi dei giudici.
Si legge: “I numeri del bilancio di previsione 2010 del Comune saranno setacciati oggi dalla Corte dei Conti. I giudici si riuniranno in camera di consiglio per giudicare la memoria difensiva inviata dall’amministrazione e firmata dal dirigente Cristiano Alinovi: il plico risponde ai rilievi mossi dai magistrati contabili a proposito del documento economico.
E’ cosa nota: in un documento inviato il 31 gennaio scorso, la Corte dei Conti aveva parlato di «elusione del patto di stabilità interno» citando «la concessione di credito» di 6,5 milioni di euro fatto dal comune alla Stu Authority (a questo proposito l’istruttoria era stata avviata dopo l’esposto della minoranza in consiglio comunale). Quindi «l’utilizzo di entrate da plusvalenze da alienazioni di beni» per raggiungere «l’equilibrio di bilancio di parte corrente». Poi i giudici contabili avevano fatto riferimento «al crescente ricorso a forme di indebitamento indiretto attraverso le società partecipate per il finanziamento della spesa corrente in violazione dell’articolo 119 della Costituzione » e infine «all’esistenza di lettere di patronage» a favore di Casadesso, It city e Spip «non evidenziate nei dati di bilancio».
Quattro eccezioni a cui il Comune ha risposto inviando una memoria difensiva: e oggi, analizzato il plico, i giudici contabili vergheranno un verbale da inviare al Comune: in questa fase, come trapela dal Municipio, sembra che i giudici contabili, qualora non ritenessero convincenti le motivazioni dell’amministrazione, dovrebbero limitarsi ad inviare una sorta di diffida, senza comminare alcuna sanzione.
Oggi, inoltre, in Municipio sarà convocata la commissione congiunta di Bilancio e Partecipate: all’esame dei consiglieri comunali la delibera che determina il trasferimento di un consistente pacchetto azionario di Iren dal Comune a Stt e a Parmainfrastrutture. Il testo sarà illustrato dal vicesindaco Paolo Buzzi. Il documento poi, come già fissato, sarà discusso in coniglio comunale lunedì: lo stesso giorno in cui si terrà l’assemblea dei soci di Stt, che a questo punto rimarrà aperta fino all’approvazione (salvo improbabili sorprese) della delibera. Nel civico consesso potrebbe essere presente il presidente della holding, Massimo Varazzani, anche se – come chiesto e ottenuto dall’opposizione – non avrà la possibilità di interloquire con i consiglieri. Lunedì, contrariamente a quanto ipotizzato in un primo momento, non si discuterà la delibera per la nomina del nuovo collegio dei revisori: il bando per la presentazione delle candidature scade sabato e probabilmente non ci sono i tempi tecnici per portare la delibera in consiglio comunale quarantotto ore dopo.
Su Polis, “Traversetolo, la miccia Pazzoni. E io scendo ancora in campo” Spiega: “Chi ha fatto il Papa non può accontentarsi di fare il cappellano”. É in rotta di collisione con il candidato ufficiale del Pd, Ginetto Mari.
Si legge. “Mandati da sindaco a trecentosessanta gradi non si cancellano con un colpo di spugna. Alberto Pazzoni, di professione sindaco di Traversetolo, deve scendere dallo scranno più alto della capitale della pedemontana. «Sono un sindaco amato dalla popolazione – spiega – I recenti sondaggi confermano quella che è sempre stata la mia percezione». Pezzo importante nello scacchiere del Pd provinciale, Pazzoni, si gode gli ultimi mesi da sindaco. «Abbiamo ancora tre mesi da amministrare. Sono un tempo lunghissimo. I progetti da portare a termine sono tanti. Fatto questo, lascerò il mio ufficio. Io sono sempre stato un Pd di cuore, molto legato al partito e alle sue strategie. Ma…».
Ma chi si illude che Pazzoni scelga un buen retiro, magari con una pila di libri gialli e una pipa in radica, si sbaglia. «No. Non penso che sia corretto nei confronti dei cittadini che per due mandati mi hanno scelto come sindaco – continua, è un fiume in piena – Scenderò sicuramente in campo. Continuerò a fare politica. Le porte che si aprono non necessariamente sboccano a Traversetolo, c’è anche Roma, per esempio», ride di gusto.
Inutile girarci intorno, Pazzoni è un sindaco ingombrante, per sua stessa ammissione. «Penso che qualora mi presentassi in qualche lista, certamente non vorrei ruoli amministrativi. Perchè? Faccio un esempio. Se arrivasse una personalità importante a Traversetolo, secondo voi, chi andrebbe a cercare?».
Non aspetta nemmeno la risposta: per lui è scontata. «Ma non lo dico io. In questi dieci anni, penso, di aver contribuito in maniera determinante alla crescita della mia Traversetolo – continua – . Ho lavorato senza badare all’orologio, senza nemmeno guardare festività e ricorrenze. Ho dato molto al paese. Ecco vorrei che questo modo di portare avanti le sorti di Traversetolo non venga perso. In questo senso che i paese ha ancora bisogno della mia presenza. Certo è che chi ha fatto il papa, non si accontenta di fare il cappellano».
Butta lì questa metafora con fare sornione. Una frase che gira per l’aere del paese fino a che incoccia con il vero bersaglio: Ginetto Mari. È proprio lui, ex sindaco del pre Pazzoni, il candidato ufficiale della coalizione di centrosinistra. Il partito democratico punta sulla continuità. Con Mari, sembrerebbe non cambiare nulla. Apparentemente. Ma anche Mari è una personalità ingombrante, un pezzo di storia del paese, una tessera importante nel mosaico del potere del parmense. C’è chi giura che nel cortile della capitale pedemontana, due galli di quella stazza proprio non ci possono stare.
E allora? E allora non è un caso vedere nelle trattorie del comprensorio i due avversari delle ultime amministrative, Pazzoni, appunto, e Clemente Pedrona, che venerdì prossimo presenterà ufficialmente la sua lista civica. Non v’è dubbio che avere tra i candidati un ex primo cittadino della portata di Pazzoni, alzerebbe notevolmente il peso specifico in termini squisitamente numerici.
Tutta da decifrare anche la situazione di Gianni Bellini, assessore uscente in quota al partito socialista. L’importanza di Bellini risiede nel peso della delega consegnatogli da Pazzoni ad inizio mandato: il commercio. Nella città del mercato più grande e importante del territorio, questa delega conferisce un prestigio maggiore rispetto a tutti gli altri assessorati. Voci di corridoio lo darebbero un po’ in uggia rispetto alla leadership targata Mari. L’ipotesi più accreditata darebbe Bellini transfuga verso un’altra lista meno “bloccata” (ancora Pedrona?). Non è peregrina nemmeno la variante “corro da solo”: in questo caso sarebbe proprio lui a proporsi come sindaco ai cittadini di Traversetolo. Ancora più ingarbugliata la situazione nelle file del centrodestra. Dopo aver parlato
di Pedrona, tutta da definire la formazione delle liste della destra e della lega Nord. Le polveri sono caricate. Manca poco, un cerino o forse anche meno, per dare inizio ai fuochi artificiali a Traversetolo. O “La Piccola Parigi”, come direbbe Pazzoni… 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 16/02/2011

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15/02/2011
h.09.30

Su Polis, “I bilanci del Comune attendono il verdetto della Corte dei Conti”. “La sezione Controllo di Bologna ha dubbi sulla gestione finanziaria di Vignali. Broglia: “Abbiamo risposto a tutto. Si vedrà chi ha ragione”.
Si legge: “Domani a Bologna i magistrati della sezione Controllo della Corte dei Conti si riuniranno per giudicare lo stato delle finanze del Comune di Parma. I giudici contabili avevano sollevato diversi rilievi al documento di programmazione finanziaria per l’anno passato, dando tempo al Comune di rispondere entro lo scorso 10 febbraio. Domani il giudizio definitivo. Il verdetto della Corte dei conti arriverà in quella che l’assessore comunale al Bilancio Gianluca Broglia chiama «Settimana di Passione». Se i giudici contabili ritireranno i loro rilievi sulla gestione del bilancio 2010, per il Comune sarà una sorta di assoluzione da tutte le accuse degli ultimi giorni, perché anche se l’operazione che ha portato alle dimissioni del Collegio dei revisori è successiva, comunque i sistemi dell’anno passato non sono diversi da quelli per l’anno in corso.
Viceversa, una condanna a Bologna dopo le scosse telluriche degli ultimi giorni metterebbe in panne la Giunta Vignali; del resto c’è già chi ha adombrato la nomina di un commissario al posto degli amministratori eletti. La Corte dei conti stabilirà se la gestione finanziaria del Comune di Parma, organizzata non su un solo bilancio come nella maggior parte dei municipi, ma su una rete con al centro il bilancio dell’ente e attorno i bilanci di società controllate che si sorreggono vicendevolmente, sia corretta o scorretta, se ha ragione Broglia a difendere i suoi metodi finanziari innovativi o hanno ragione i tanti che vedono nell’indebitamento di piazza Garibaldi e succursali la possibilità di un default definitivo.
La Corte dei Conti ha contestato alcune irregolarità. C’è una sospetta elusione del patto di stabilità, che sarebbe stato aggirato cedendo crediti ad alcune sue società partecipate, in particolare passando un credito fruttifero di 6 milioni e mezzo di euro alla Stu Autorità, così da riclassificare la spesa. Sotto la lente anche l’utilizzo di entrate da plusvalenze da alienazione di beni patrimoniali per il raggiungimento dell’equilibrio del bilancio della spesa corrente, alienazioni fatte sempre a società partecipate già dal 2007. I giudici contestano poi forme di indebitamento indiretto attraverso le partecipate, di nuovo per finanziare la spesa corrente. Il Comune avrebbe infine dovuto considerare debiti gli impegni presi con istituti di credito attraverso fidejussioni a favore di Casadesso, It.City e Spip, ma non lo ha fatto.
L’assessore al Bilancio Gianluca Broglia ha risposto punto su punto ed è convinto che i rilievi della Corte dei conti non siano fondati. L’operazione sul patto di stabilità non è mai stata fatta, così come non sono state fatte le cessioni per alienazioni per sostenere la spesa correte. Per le plusvalenze è stata seguita alla lettera la norma in materia in vigore dal 2003. L’errata contabilizzazione delle lettere di patronage per Casadesso, It.City e Spip, infine, sarebbe una questione del tutto marginale che non cambia la solidità del bilancio di piazza Garibaldi. «Siamo tranquilli e sicuri di avere ragione su tutto – afferma Broglia alla vigilia del verdetto –. Avviene tutti gli anni e per moltissimi Comuni che la Corte dei conti chieda chiarimenti, li abbiamo dati e ci daranno ragione».
Sulla Gazzetta, “L’ex sindaco Bernardini al lavoro per una lista civica”. Si legge: “A San Secondo cresce il fermento in vista delle elezioni amministrative. Se i partiti, di fatto, non hanno ancora ufficializzato nulla, è in piena attività anche il civismo. Da qualche settimana è stata ufficializzata la nascita del movimento civico «Progettiamo San Secondo» che ha per coordinatore Roberto Longari. Alla presentazione di una lista civica sta anche lavorando l’ex sindaco Roberto Bernardini con il gruppo di ex amministratori che gli sono rimasti al fianco fino al commissariamento di un anno fa. Fra questi anche l’ex assessore Massimiliano Dall’Argine: «Crediamo sia necessario spendersi in prima persona per il futuro della nostra comunità, senza fare riferimento a partiti politici porremo come fondamento della nostra azione amministrativa la Costituzione della Repubblica, da 60 anni fondamentale garanzia per tutti i cittadini italiani. Vogliamo anche impegnarci per la partecipazione ai referendum per l’acqua pubblica, che un’assurda decisione del governo sembra volerli fissare per il 12 giugno. Nel programma – ha proseguito – porremo una forte attenzione agli altri beni comuni come il suolo, proponendo una moratoria per la classificazione di nuove aree, per la tutela ambientale, privilegiando la manutenzione del patrimonio edilizio esistente. Privilegeremo i rapporti con le associazioni di volontariato. Su questi temi ci confronteremo con i cittadini e con i partiti che vorranno incontrarci a partire dal Pd».
Un aspetto non secondario visto che il Pd, di fatto, ha giocato un ruolo determinante nella caduta, un anno fa, della giunte Bernardini. Una voce insistente, che circola in paese, vedrebbe in Filippo Carraro (ex assessore della giunta Bernardini, ed ex assessore provinciale di Rifondazione), passato in «quota» Pd un possibile «papabile» alla carica di sindaco. Ma al momento si tratta, appunto, di voci. 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 15/02/2011

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14/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta,
“Comune, depositata la delibera per salvare il patrimonio di Stt”. “Il testo sarà discusso nel consiglio comunale che si terrà lunedì prossimo”.
Si legge: “La delibera che determina il passaggio di quote azionarie di Iren dal Comune a Stt, necessario per ricapitalizzare la società e far fronte alla situazione debitoria, è stata depositata ieri mattina. Ora, dunque, il percorso individuato dall’amministrazione comunale per uscire dalle secche in cui si era arenata dopo le dimissioni del collegio dei revisori è chiaro. Per oggi alle 13 è stata convocata la conferenza dei capigruppo, organismo che fisserà la prossima seduta del consiglio comunale lunedì: in quell’occasione dovrebbe essere presente anche il presidente di Stt Massimo Varazzani.
Nel civico consesso la Giunta porterà dunque in discussione la delibera senza la firma dei revisori dei conti: del resto il sindaco Pietro Vignali aveva già dichiarato che il nulla osta dei contabili, per questo specifico documento, non sarebbe stato necessario. E l’approfondimento di ieri eseguito con esperti in materia, evidentemente, non lo ha indotto a cambiare linea. L’opposizione, al contrario, è ancora al lavoro per verificare se la procedura è corretta. Si andrà comunque allo scontro. Il testo della delibera è già nelle mani dei consiglieri: oltre 52 milioni di azioni (di cui 8,7 milioni libere e 43,5 milioni bloccate) passeranno dal Comune a Stt. E circa 14 milioni di azioni (di cui oltre 6 milioni libere e 14 milioni bloccate) saranno trasferite dal Comune a Parma infrastrutture. Le azioni vengono cedute alle due società partecipate in nuda proprietà (l’usufrutto a favore del Comune), nonchè con piena proprietà dal prossimo giugno per quelle libere, da giugno 2015 per quelle bloccate. La materia è piuttosto complicata e, c’è da scommetterlo, in consiglio si scontreranno anche pareri contrapposti di esperti.
La firma dei revisori dei conti, invece, è necessaria per portare in consiglio comunale la variazione di bilancio che recepisce il trasferimento di tre milioni di euro dal Comune a Stt per avviare il progetto di housing sociale. E per questa ragione, sempre ieri mattina, la Giunta ha depositato la delibera per la nomina del nuovo collegio dei revisori. Documento, anche quest’ultimo, che la Giunta ha intenzione di discutere nel consiglio di lunedì prossimo, sempre che i consiglieri di maggioranza e quelli di minoranza abbiano individuato i candidati: ne spettano due ai primi e uno agli altri. E’ assai probabile che anche in questo caso si andrà allo scontro frontale: l’amministrazione vuole accorciare i tempi per approvare la variazione di bilancio, l’opposizione ha tutta l’intenzione di approfondire le dimissioni del vecchio collegio”.
Sempre sulla Gazzetta, “Primarie del Pd: Rossi stravince a Borgotaro”. “Il neo candidato sindaco: «Straordinario risultato per tutto il centrosinistra»”.
Si legge: «Un risultato straordinario, per tutto il centrosinistra borgotarese ». Così si è espresso ieri mattina, Diego Rossi, il vincitore delle primarie, organizzate dal Pd e svoltesi domenica nel capoluogo.
«Oltre duemila cittadini – ha proseguito il candidato sindaco -, che in una “normale” domenica di febbraio, decidono di partecipare attivamente ad una consultazione politica, sono, a mio avviso, un evento bellissimo ed eccezionale. Evidentemente è stato capito il messaggio di apertura, partecipazione, democrazia, che si era voluto trasmettere con la scelta delle primarie come strumento per scegliere il candidato- sindaco. Dobbiamo ringraziare tutti gli amici, i sostenitori, i tantissimi cittadini che, in queste settimane, ci hanno seguito ed aiutato, nel fare informazione e nel far comprendere l’importanza della partecipazione a questo momento».
«Personalmente – ha proseguito Rossi – voglio ringraziare innanzitutto Claudio Barilli, con il quale mi sono confrontato, nella massima lealtà, correttezza e stima reciproca, partendo dall’ottima collaborazione, che, in questi cinque anni, trascorsi insieme nella giunta Oppo, abbiamo costruito. Claudio ha svolto un ruolo importante, sia politico che amministrativo: dovremo continuare a coltivare insieme il nostro percorso. Sono sicuro che ci riusciremo. Voglio poi ringraziare i tanti amici, i tanti cittadini, che hanno voluto esprimermi una fiducia così grande e significativa. Ora so che inizia, per me, la parte più difficile di questo lavoro, ma con l’aiuto di tanti, riuscirò a portarlo avanti, con l’obiettivo di costruire la squadra giusta, per vincere quella che è la competizione più importante, ossia le amministrative del prossimo maggio».
Infine un’ultima osservazione: «Credo – dice Rossi – che questa partecipazione così numerosa, sul confronto tra due assessori della giunta uscente, sia stata aiutata anche da un giudizio positivo sull’azione che, complessivamente, l’amministrazione uscente ha saputo realizzare nei cinque anni trascorsi». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 14/02/2011

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14/02/2011
h.09.00

Sulla Gazzetta, “Un mare di donne in Piazza: «Dignità»”. In migliaia con la sciarpa bianca: «Mai vista una folla così».
Si legge: “Un piccolo popolo di sciarpe bianche (simbolo della manifestazione), donne, uomini, giovani e meno giovani, mamme, lavoratrici, italiane e straniere; ieri migliaia di persone, anche a Parma, sono scese in piazza per aderire alla manifestazione nazionale «Se non ora quando?».
L’obiettivo? Ribadire la dignità delle donne, messa a rischio dagli ultimi fatti di cronaca, dal «Rubygate» alle feste di Arcore.
Ieri mattina piazza Garibaldi è stata invasa da migliaia di persone (7 mila per gli organizzatori, tra i 3 mila e i 3.500 secondo le prime stime della Questura), per una manifestazione che voleva essere trasversale. «Non ci aspettavamo una tale partecipazione – ha detto Patrizia Maestri, Cgil -. In piazza ci sono donne di tutte le età, di tutte le estrazioni.
Anche Cgil, Cisl e Uil, sono unite con un obiettivo comune. E’ la dimostrazione che tanta gente vuole un Paese diverso». Un Paese dove uomini e donne abbiano gli stessi diritti, dove le donne non debbano scegliere tra carriera a maternità: «Ogni giorno ­ha ricordato Vanda Lauro, ginecologa – sempre più donne ricorrono all’aborto per paura di perdere il lavoro. Sembra che l’unica professione possibile per una donna oggi sia la prostituzione.
Protestiamo per difendere la dignità delle donne». Inevitabile il collegamento alla situazione nazionale e agli scandali che hanno coinvolto Silvio Berlusconi, da cui la richiesta dei manifestanti delle sue dimissioni e di un maggiore rispetto per le istituzioni, per le persone, per l’etica.
Sul piccolo palco allestito davanti al Comune, tra discorsi più o meno improvvisati, letture e citazioni, si sono alternate studentesse, donne comuni, rappresentanti di associazioni, attrici («Credevano ci saremmo limitate a lamentarci un po’ l’8 di marzo – ha esordito Franca Tragni – invece, quando meno te lo aspetti, una donna che pensa ti fa una sorpresa: Cucù! »), e ancora Lorenza Dodi, Carmen Motta e Albertina Soliani.
«Mai vista una Parma così», ha commentato la senatrice che tra gli applausi ha ricordato come «Ogni popolo si merita il governo che tollera. Noi abbiamo tollerato troppo a lungo».
Un «noi» che per Maria Teresa Guarnieri non ha colore politico: «Diranno che questa è una manifestazione di parte – ha commentato -: sì, dalla parte delle donne, dei giovani e del nostro Paese». La manifestazione si è conclusa poco dopo mezzogiorno con il corteo di manifestanti che da piazza Garibaldi ha raggiunto il monumento al Partigiano: «In ricordo di Mirka Polizzi – ha spiegato Lucia Mirti – a cui dedichiamo questa manifestazione e che oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) è qui insieme a noi».
Sulla Gazzetta, “Revisori, Comune al lavoro per uscire dall’«impasse»”. L’obiettivo è approvare entro una settimana la delibera sul passaggio di azioni Iren a Stt.
Si legge: “Ventiquattro ore dopo la bufera provocata dalla dimissioni del collegio dei revisori, in Comune si traccia il percorso che porti la Giunta definitivamente fuori da un passaggio amministrativo assai critico.
In un clima di scontro aperto tra maggioranza e opposizione, l’obiettivo è approvare in consiglio comunale, in tempi brevi, la delibera che determina il trasferimento di un pacchetto azionario di Iren dal Comune (60 milioni di euro il valore) alla partecipate Stt e Parma infrastrutture. Un’operazione che dovrebbe avvenire entro lunedì prossimo, giorno in cui è fissata l’assemblea dei soci di Stt proprio per registrare il passaggio delle azioni: un passaggio necessario, come ha spiegato l’altroieri il presidente Massimo Varazzani, per aumentare il patrimonio della holding, non svendere i propri beni e ottenere nuova liquidità per fronteggiare la situazione debitoria.
I tempi sono stretti: in Comune, già da questa mattina, si depositerà la delibera in questione e il sindaco valuterà la possibilità di convocare un consiglio comunale d’urgenza: nel caso in cui esistano i requisiti, l’assemblea civica potrebbe riunirsi nel giro di un paio di giorni. In caso contrario (ipotesi più probabile) la conferenza dei capigruppo, che dovrebbe essere convocata dal presidente del Consiglio tra oggi e domani, fisserà la data del prossimo consiglio: poichè devono passare almeno cinque giorni, i consiglieri non saranno convocati prima di lunedì e a quel punto l’assemblea dei soci di Stt resterà aperta il tempo necessario a recepire la delibera approvata.
Altra questione: si può portare in consiglio tale documento senza la firma dei revisori dei conti? In Comune, sia il sindaco Pietro Vignali, sia lo stesso presidente Massimo Varazzani assicurano che il nulla osta del collegio non è necessario.
L’opposizione, in queste ore, sta verificando se l’operazione determinata dalla delibera rappresenti una variazione patrimoniale e come tale comporti una variazione di bilancio. Se così fosse servirebbe la firma dei revisori. Ora, poichè l’ipotesi più probabile è che prevalga la linea del Comune, fra una settimana il passaggio dovrebbe essere completato. Anche perchè, dopo la riunione in Municipio di sabato pomeriggio, la maggioranza sembra aver digerito i mal di pancia provocati dalle dimissioni dei revisori e tutti i consiglieri di Impegno per Parma – salvo sorprese – dovrebbero sostenere la «ricetta» presentata dallo stesso Varazzani.
Poi sul tappeto resta il nodo della nomina di un nuovo collegio dei revisori: servono tre professionisti, due indicati dalla maggioranza e uno dall’opposizione. In questo caso i tempi potrebbero allungarsi di una decina di giorni perchè il meccanismo di nomina è piuttosto complicato ed è disciplinato dal regolamento per il funzionamento del Consiglio.
Ad esempio, sembra che la civica assemblea debba prima discutere le dimissioni dei revisori uscenti, recepirle e poi, in seconda battuta, dare il via alla procedura di nomina: da quel momento i curricula dei candidati dovranno rimanere a disposizione dei consiglieri per diversi giorni. In ogni caso, mentre il sindaco è già al lavoro per individuare due nuovi revisori, la minoranza – al momento ­sembra intenzionata a chiedere ad Angelo Anedda di rimanere. Una cosa è certa: per determinare il passaggio di tre milioni di euro dal Comune a Stt, per iniziare il progetto dell’housing sociale, serve la firma del nuovo collegio in calce alla variazione di bilancio. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 11/02/2011

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11/02/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, Metrò, il sindaco: la Regione vuole danneggiare Parma”. Vignali sul ricorso di Bologna alla Consulta: così rischiamo di perdere tutti i fondi.
Si legge: «La presa di posizione della Regione con il suo ricorso alla Corte Costituzionale contro l’accordo per la suddivisione dei fondi prima destinati alla metropolitana di Parma è motivata soltanto dalla volontà di causare un danno alla nostra città».
A lanciare questo inequivocabile «j’accuse» è stato ieri in consiglio comunale il sindaco Pietro Vignali, rispondendo a due interrogazioni di tenore opposto presentate da Giuseppe Pantano (Ipp) e Franco Torreggiani (Pd) su un tema che, a distanza di alcuni mesi dall’annuncio dell’abbandono del progetto da parte del Comune e a pochi giorni dalla sentenza della Corte costituzionale sul ricorso presentato dalla Regione contro l’accordo stipulato fra Comune e Governo per la ripartizione dei 172 milioni deliberati dal Cipe, torna a infiammare il dibattito sulla questione.
A innescare la polemica è stata un’interrogazione di Pantano che ha chiesto al sindaco «perché la Regione sia pronta a danneggiare il proprio territorio pur di far prevalere la propria parte politica. Il ricorso alla Corte costituzionale, che dovrebbe essere discusso il 22 febbraio, se sarà accolto riattiverà tutta la procedura per la metropolitana, rimettendo in gioco i fondi per un’opera che non si farà più e togliendo la certezza dell’arrivo a Parma della metà dei 172 milioni di euro con un danno evidente perché è chiaro a tutti che difficilmente a Parma si vedrebbe un euro di questi fondi. E’ evidente in questo modo che la Regione considera poco o per niente le nostre esigenze».
Opposta la versione di Franco Torreggiani: «L’azione della Regione è volta al ripristino della legalità a fronte di un comune di Parma che sta cercando di aggirare la sentenza della Corte facendosi accreditare prima del 22 febbraio i fondi previsti. E’ un’evidente scorrettezza, ma deve essere anche chiaro che se la Regione avrà ragione tutti i 172 milioni torneranno a Parma, e toccherà a Stato e Regione definirne la nuova destinazione».
Il sindaco Pietro Vignali ha replicato che «non può essere certo il comune di Parma ad avere il potere di aggirare o rinviare una sentenza della Corte costituzionale. Però deve essere chiaro che un “sì” al ricorso della Regione porterebbe a una situazione di “impasse” totale, con la quasi certa perdita dei 60-70 milioni di fondi destinati a Parma, visto che gli 86 milioni assegnati ai porti sono già stati stanziati con una legge votata dal Parlamento. Per questo non c’è nessuna illegalità nella nostra azione. Caso mai, al contrario, c’è contradditorietà nell’azione della Regione che, dopo aver ostacolato in ogni sede istituzionale il progetto della nostra metropolitana, ora che via abbiamo rinunciato fa un ricorso proprio perché lo stesso progetto venga di fatto ripristinato. E l’unico esito sarà quello di penalizzare Parma in modo pesante».
«Le dichiarazioni del sindaco e di Parma civica sono da incompetenti sul piano amministrativo, da arroganti sul piano politico e un’offesa, oltre che un danno gigantesco, per la città che dicono di voler difendere».
E’ durissima la replica che l’assessore regionale ai Trasporti Alfredo Peri fa rispetto alle accuse lanciate alla Regione dal sindaco Pietro Vignali ieri in consiglio comunale e ribadite da una nota di Parma civica.
«Un sindaco che ha deciso di buttare via come minimo 30 milioni tra contenzioso e soldi già spesi e ha rinunciato a metà del finanziamento complessivo dopo aver firmato dei contratti – aggiunge Peri – non ha nessun titolo per dire che la Regione non sta facendo gli interessi di Parma. Al contrario, la Regione ha fatto ricorso alla Corte perché ritiene che le risorse programmate su Parma debbano essere mantenute interamente su Parma, per progetti che servano alla comunità. E’ quanto prevede la Legge obiettivo, sulla quale le norme costituzionali impongono l’intesa tra Stato e Regione».
Altrettanto dura la presa di posizione di Parma civica contro la Regione: «Il ricorso della Regione -dice il comunicato – ha l’evidente scopo di mettere in difficoltà l’Amministrazione facendo perdere alla nostra città le risorse per rea­lizzare opere alternative alla metro come il piano di edilizia sociale, scuole, strutture per gli anziani. Infatti quello che dice Peri è evidentemente falso: come farebbe Parma a riavere tutti i soldi quando parte di questi sono già stati assegnati ai porti? L’effetto di quel ricorso sarebbe quindi evidente: far perdere 60 milioni a Parma. In ogni caso, – è la conclusione – gli uomini del Pd dimostrano ancora una volta di essere contro Parma e la sua gente». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 10/02/2011

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10/02/2011
h.08.20

Sulla Gazzetta, San Prospero: mini tangenziale anti traffico”. L’idea proposta dall’assessore Aiello: lunga poco più di un chilometro, costerà 2 milioni.
“Il Comune ha pronta una soluzione per togliere San Prospero dalla «morsa» del traffico di attraversamento. E’ una «tangenzialina » a due corsie larga come la via Emilia e lunga poco più di un chilometro che dovrebbe scorrere parallela alla ferrovia Milano-Bologna congiungendosi alla via Emilia con due rotatorie, una già presente all’altezza di via Viazza in direzione Reggio e l’altra da costruire poco prima dell’ingresso alla frazione per chi arriva da Parma.
A presentare l’idea, che proprio in queste settimane sta arrivando alla stesura del progetto preliminare è stato ieri pomeriggio l’assessore ai Lavori pubblici Giorgio Aiello per rispondere alle critiche venute dalla conferenza stampa tenuta in mattinata dal Pd di cui leggete a fianco il resoconto. «Si tratta di un’idea praticabile in tempi relativamente brevi, sia dal punto di vista realizzativo che finanziario e che andrebbe a dare la risposta più attesa alle richieste dei residenti di San Prospero, vale a dire l’allontanamento dal paese del traffico della via Emilia».
L’idea del Comune nasce, come sottolinea ancora Aiello «dalla considerazione che il progetto della via Emilia bis, che rappresenterà la soluzione definitiva per togliere il traffico da tutto il vecchio tracciato della statale nel nostro Comune, avrà sicuramente tempi molto lunghi per la realizzazione. E questo sia perché mancano le risorse, che sarebbero di competenza dell’Anas, sia perché il progetto prevede complesse realizzazioni tecniche. Per questo ritengo che difficilmente la via Emilia bis possa diventare realtà prima di 8-10 anni e dunque occorre trovare una soluzione praticabile, sulla linea di quelle che stiamo pensando, in collaborazione con la Provincia, per il Botteghino e Corcagnano».
Il costo della «mini-tangenziale », che sarebbe a carico del Comune, sarebbe attorno ai 2 milioni di euro. L’unico problema. come sottolinea Aiello, «è la presenza di un capannone che interferisce in un punto con il tracciato che è stato pensato, ma nei prossimi giorni incontrerò i proprietari valutando la possibilità di un suo spostamento di alcuni metri, che è tecnicamente possibile, che potrebbe risultare conveniente anche per loro, a fronte di una visibilità dell’insediamento notevolmente superiore». Per quanto riguarda i tempi, considerato che si deve anche arrivare al progetto preliminare, si parla di un paio d’anni, quindi entro la fine del 2012, per vedere la «tangenzialina » realizzata.
Aiello respinge le critiche del Pd sul disinteresse del Comune verso San Prospero: «Non parlo di urbanistica perché non è un settore di mia competenza, ma per quanto riguarda le opere pubbliche sono previsti nuovi marciapiedi, un’area verde davanti alla chiesa, mentre le fogne sono già state in buona parte realizzate. Quanto poi alla “tangenzialina”, è un’opera fattibile e sul suo tracciato non ci sono previsioni di insediamenti. Di questi tempi ritengo che si debba pensare a soluzioni praticabili e realistiche, piuttosto che a grandi opere non finanziate. E in ogni caso la “tangenzialina” non interferirebbe sull’eventuale futura costruzione della via Emilia bis».
Sempre sulla Gazzetta, Il Pd: «Situazione drammatica» «Ci vorrebbe l’elicottero per collegare San Prospero con Parma – dice Franco Torreggiani, consigliere comunale del Pd ­. La situazione è drammatica. Da anni diciamo che la via Emilia bis è un’opera urgente e necessaria per sgravare di traffico la parte est della città». «L’amministrazione non solo ha dimenticato questo progetto – continua Torreggiani – ma ha autorizzato un’espansione urbanistica a San Prospero fuori misura, di 122.800 metri quadrati, che aumenterà il traffico e l’inquinamento di auto e mezzi pesanti ». Il partito democratico torna alla carica sul progetto di via Emilia bis, con una conferenza stampa nella mattina di ieri nel circolo Parma est del partito: «In orario di punta ci vogliono 15 minuti per fare 3 chilometri. – dice Bruno Bazzani, iscritto al Pd e residente a San Prospero, che nel 2007 ha raccolto 8.000 firme per costruire l’asse di traffico lontano dai centri abitati -. La situazione è insostenibile. è già un dramma adesso. Con i nuovi insediamenti lo sarà ancora di più». «Sulla carta ci sono 71.000 metri quadrati di superficie per strutture “produttive”, 46.100 metri quadrati di “direzionale-ricettivo-commerciale” – continua Torregiani – l’amministrazione comunale usa l’urbanistica per fare quadrare i conti di spesa corrente, invece di creare uno sviluppo ordinato della città. Vorrei mandare un “telegramma” all’assessore ai lavori pubblici Giorgio Aiello – continua il consigliere del Pd- pare che voglia realizzare una circonvallazione a San Prospero: rischia il ridicolo a farla, perché qui il problema è più generale, riguarda tutta la via Emilia est, compresa la mancata chiusura dell’anello della tangenziale». «Non ha senso uno sviluppo urbanistico selvaggio senza infrastrutture» aggiunge Giorgio Pagliari, capogruppo del Pd in consiglio comunale. «Ci sono tante lettere di cittadini sulla stampa che si lamentano – dice Ermes Gandolfi, responsabile del Pd nel quartiere Lubiana – la via Emilia bis è sul tavolo da anni. L’amministrazione non solo non ha portato avanti gli impegni, ma anzi, pensa ad aumentare il traffico su una strada che ormai non regge più». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 09/02/2011

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09/02/2011
h.09.20

Sulla Gazzetta, «Ricorreremo al Tar contro gli aumenti Tep». Il Movimento nuovi consumatori: «Tariffe eccessive».
“Il Movimento nuovi consumatori annuncia un ricorso al Tar per bloccare gli aumenti gli aumenti delle tariffe Tep, decisi a fine 2010 da Comune e Provincia. Aumenti che – scrive il presidente del movimento, Filippo Greci – «sembrano davvero eccessivi e privi di giustificazioni valide per le tasche del cittadino- consumatore che ancora una volta viene costretto a pagare senza tanti complimenti».
Il Comune di Parma, aggiunge il Movimento dei nuovi consumatori, «vanta un primato da invidia nel panorama nazionale ed è quello riguardante la qualità dei servizi alla persona, che, nonostante la crisi, non sono stati tagliati, ma in alcuni casi anche potenziati. Le plurime motivazioni poste alla base di tali aumenti ed individuate in tagli, crisi economica, tariffe ferme dall’anno 2003, minor introiti Stato/Regioni, seppur all’apparenza genuine e plausibili, in realtà si appalesano alquanto discutibili, tenuto conto di quanto recentemente accaduto proprio in ambito Tep e tenuto conto del primato che Parma detiene, come sopra detto».
Il Movimento fa ovviamente riferimento agli «8,5 milioni di euro depositati dall’ex presidente della Tep Tiziano Mauro, nella Banca MB, istituto di credito milanese che era in amministrazione straordinaria già da un anno e mezzo: investimento che aveva poi portato Mauro alle dimissioni. Ad oggi, nonostante le rassicurazioni politiche del caso, non c’è alcuna certezza sul fatto che Tep potrà effettivamente rientrare in possesso di tale ingente somma che appartiene alla comunità cittadina di Parma. Di pochi giorni fa è la notizia che si è parlato addirittura anche di “premi di risultato” pari ad 30717 euro per l’ex presidente Tep Tiziano Mauro e per il vicepresidente Alessandro Fadda per il risultato di bilancio 2009. Ciò crediamo sia francamente insopportabile per il cittadino- consumatore, al di là o meno della fondatezza di tale premio che agli occhi delle persone, seppur legittimo, appare comunque immorale: non e’ giusto che siano solo i cittadini a pagare e su coloro che provocano i “danni” non venga mai avviata una azione di responsabilità civile. Non e’ giusto che vengano penalizzate sempre le fasce piu’ deboli nel nome dell’incompetenza, della negligenza e dell’imperizia di coloro che amministrano soldi pubblici in maniera piuttosto discutibile».
Per tutte queste ragioni, il Movimento nuovi consumatori comunica «ufficialmente l’intenzione di adire il Tar, al fine di chiedere una sospensiva sugli aumenti tariffari in parola, e contemporaneamente annuncia alla cittadinanza l’intenzione di avviare una class action, essendovene i presupposti, contro coloro che risulteranno responsabili dell’ammanco della somma di 8 milioni di euro in Tep; class action alla quale potrà aderire qualunque cittadino consumatore lo ritenga giusto, dove­roso ed opportuno, presentandosi presso la nostra sede».
Su Polis: “Salso, un arabo vuole le Terme. Per Tabiano una cordata locale”. La Al-Mutabagani Health Services di Jedda ha manifestato interesse per l’acquisizione dell’intera società ma non c’è l’offerta vincolante. Nessuna proposta concreta per lo Zoia, spunta l’ipotesi di riapertura del bando.
“Spunta anche una pista araba nella corsa di Terme verso la privatizzazione. Un “investitore internazionale”, come lo avevano definito i dirigente delle Terme nel loro comunicato di lunedì sera, che ha preso carta e penna e scritto al Comune di Salsomaggiore per manifestare il proprio interesse. Assistito da uno studio commerciale e legale del territorio emiliano, per la precisione di Reggio Emilia, la Al-Mutabagani Health Services, questo il nome della società con sede a Jedda, in Arabia Saudita, interessata all’acquisto, non avrebbe comunque, secondo indiscrezioni, presentato una offerta vincolante. Non avendo in precedenza presentato una manifestazione di interesse, l’investitore non ha infatti potuto accedere alla data room, come invece hanno potuto fare gli altri potenziali acquirenti. Lo stesso investitore avrebbe per la stessa ragione chiesto una dilazione nei tempi, una “pausa” di qualche mese che però nessuno a Salsomaggiore Terme pare in grado di concedere.
Vuoi per la possibile offerta in petrodollari, vuoi per l’incerto destino delle Terme Zoia, per le quali non ci sono attualmente offerte vere e credibili sul tavolo, sono in molti in città a vociferare di un possibile secondo bando o della eventuale riapertura di quello appena concluso. Una ipotesi più che praticabile per la natura della società. Terme di Salsomaggiore e Tabiano è infatti una società per azioni, pur partecipata da Regione Emilia Romagna, Comune di Salsomaggiore e Provincia di Parma, e per questa ragione può muoversi con la libertà prevista per una società privata, effettuando, eventualmente, anche un nuovo sondaggio per la ricerca di investitori.
In ogni caso anche la privatizzazione parziale dell’azienda, ovvero l’ingresso di privati interessati solo a parti della società termale, comporterebbe l’ingresso di fondi freschi che potrebbero essere utilizzati per il rilancio di parti di Terme non acquisite da privati. Un’altra partita che i dirigenti salsesi stanno cercando di giocare.
Se si vocifera di un arabo interessato all’acquisto di Terme spa nella sua interezza, di sicuro per Tabiano la soluzione viene da ben più vicino. Un gruppo di albergatori della zona ha infatti deciso di unirsi per tentare l’acquisizione dello stabilimento che fornisce a loro e a tutti gli altri abitanti della città del respiro il pane quotidiano. Si tratta di una solida pattuglia di piccoli imprenditori, secondo le indiscrezioni capitanata dal pool che gestisce il Grand Hotel Astro, che per avanzare l’offerta si è affidata ad uno studio commerciale di Salsomaggiore. Essendo investitori locali e soprattutto essendo il loro futuro strettamente legato a quello delle Terme, questi potrebbero contare sulla benevolenza degli enti proprietari cui spetterà l’ultima parola.
Mentre il presidente della società Terme di Salsomaggiore e Tabiano spa in collaborazione con il suo staff è impegnato nell’analisi attenta delle offerte arrivate, in città proseguono le polemiche sulla privatizzazione. In particolare è ancora sul piede di guerra il Popolo delle Libertà con il consigliere provinciale Simone Orlandini e il consigliere comunale salsese Lupo Barral. “Siamo partiti da venti manifestazioni di interesse per arrivare a cinque offerte vincolanti – afferma Orlandini – Questo dimostra come si trattasse di una operazione pubblicitaria. Ora attendiamo di sapere quante tra queste offerte andranno effettivamente in porto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il salsese Barral. “Tedeschi e soci devono capire che il mondo gira diversamente dai loro desideri – sostiene il vulcanico consigliere – i privati che sono arrivati finora hanno visto come stanno i conti e poi si sono ritirati, o hanno manifestato interesse solo per quelle realtà che hanno ancora qualche potenzialità. Si rischia però di cedere solo quanto ha ancora qualche potenzialità di recupero: i debiti poi come li paghiamo? Con le promesse elettorali di Tedeschi?”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 08/02/2011

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08/02/2011
h.09.10

Sulla Gazzetta, “Salvatore Longo alla guida della questura”. Arriva da Ferrara dove aveva affrontato il difficile periodo dopo il caso Aldrovandi.
Si legge: “Sbaglia chi pensa che Salvatore Longo venga da un posto tranquillo. Ferrara la è, d’accordo. Ma la sua questura per un po’ non la è stata. Era un «posto di frontiera», dove la fiducia del cittadino s’era fatta molto sottile, dopo la tragedia del diciottenne Federico Aldrovandi, morto durante un controllo delle volanti nel settembre del 2005. Dopo quella data, oltre a difendere la gente dai criminali, i poliziotti hanno dovuto difendere se stessi dalle accuse che, per l’operato di pochi (quattro agenti sono stati condannati in primo grado per eccesso colposo, altri tre per irregolarità nelle indagini), rischiavano di macchiare la divisa di tutti. Questore di Ferrara dal 2008 all’altro ieri, Longo è stato tra quelli che, mettendoci faccia e cuore, sono riusciti a ricostruire un rapporto incrinato. Il nuovo questore di Parma non ne parla volentieri, ma quel passato prossimo è ancora lì, accanto a lui che s’affaccia a un presente tutto da costruire. In questi due anni ha dato prova di grande capacità di dialogo, per ricucire «uno strappo tra istituzioni e istituzione che s’era fatto palpabile. E questo in una città, Ferrara, molto vicina alle istituzioni. Inoltre – aggiunge – da quella tragica esperienza abbiamo tratto nuova linfa per aggiornamenti professionali, per affinare le modalità d’intervento in casi come quello».
Sono le 11, quando Longo si presenta. Ha appena avuto il tempo di incontrare il prefetto Luigi Viana, «che conosco molto bene per le nostre esperienze lavorative torinesi». Nel capoluogo piemontese il nuovo questore ha iniziato la sua carriera da funzionario di Polizia nel 1976; è poi tornato a capo del Gabinetto di polizia scientifica di Piemonte e Valle d’Aosta, per poi dirigere l’Ufficio immigrazione, organizzando il Centro di permanenza temporanea, per diventare capo di gabinetto e infine vicequestore vicario, prima di essere questore di Bergamo dal 2004 al 2008.
«Il prefetto – prosegue Longo ­mi ha parlato in termini entusiastici della collaborazione con il vicario Sanfilippo, in questo periodo ». Un altro nome e volto noto. Claudio Sanfilippo era alla Squadra mobile di Palermo, quando lui dirigeva quella di Catania. Altri «incarichi di frontiera», questa volta meno diplomatici. «Un periodo lontano, ma che lascia ricordi forti». E forse anche nostal­gia in chi ci crede fino in fondo.
Dal sud al nord, questure pic­cole e grandi. Un bagaglio sfaccettato, quello di Longo, 58 anni, catanese, sposato, due figli. «Anche questa è una bella sfida – dice con un sorriso -. I questori, cambiando sede, si rivitalizzano: trovano nuovi spunti ed energie. Si danno nuovi obiettivi». Presto per poterne parlare. «No, non mi va di fare proclami. Prima voglio capire. Ma di certo mi preme molto ottenere la massima collaborazione con le polizie locali».
Che la nuova destinazione gli piaccia lo si capisce a un primo sguardo. «Nel fine settimana sono venuto da turista» confessa. E pochi mesi fa era stato all’inaugurazione della caserma di via Chiavari. «Sono stato colpito da­la logistica dell’Ufficio immigrazione e della centrale operativa» sottolinea. Poi, l’occhio cade sull’orologio. Il vicequestore Sanfilippo e il commissario capo Roberto Cilona seduti al suo fianco annuiscono: in agenda c’è l’incontro con il sindaco. Poi, alle 16, quello con tutti i funzionari, per prendere le misure ai problemi di Parma. E stabilire i nuovi obiettivi”.
Sulla Gazzetta di Salsomaggiore: “Ancora nebbia fitta sulle scelte dei candidati”. “Elezioni amministrative: si potrebbe votare il 15 maggio. Il ministro degli Interni non ha ancora firmato il decreto ma, salvo imprevisti, sarebbe questa la data prescelta, mentre in caso di ballottaggio si andrebbe al 29 maggio.
Quindi mancano circa tre mesi al rinnovo del governo cittadino ma al momento sembra non ci sia nulla di nuovo nel panorama dei «movimenti elettorali», dove regnerebbe, almeno all’apparenza, una sorta di immobilismo. E non è escluso che questo sia dovuto anche al fatto di «conoscere» quale sarà il futuro della privatizzazione delle Terme, iter che dovrebbe concludersi entro la metà di marzo. Comunque al momento la difficoltà maggiore sia per il centro­destra che il centrosinistra sarebbe proprio quella di trovare il candidato sindaco «giusto».
Per il centrosinistra, sfumato il possibile appoggio all’imprenditore Mario Ceriati che si è ritirato dall’agone elettorale, la ricerca si potrebbe concentrare o verso una nuova figura di civico, oppure all’interno del partito stesso. Che però sembrerebbe molto diviso. E il sindaco uscente Massimo Tedeschi? Se non venisse ricandidato, potrebbe formare un sua lista magari portandosi dietro «gli arrabbiati» del Pd e catalizzando su di se anche alcuni esponenti del centro.
La sinistra intanto si sta organizzando ed è nata di recente «L’unione della Sinistra per Sal­somaggiore», formata Sinistra ecologia e libertà, Comunisti italiani e Italia dei valori, che strizzano l’occhio anche a Rifondazione comunista. L’obbiettivo sarebbe quello di correre insieme al Pd ma se non si trovasse una condivisione, allora potrebbero scendere in campo con un proprio candidato . E il movimento dell’assessore Matteo Orlandi «Cambiare Salsomaggiore » cosa farà? Appoggiare il candidato del centrosinistra oppure correre da solo con un proprio candidato magari lo stesso Orlandi?).
Molto frammentario ed incerto anche il panorama del cen­trodestra dove la difficoltà maggiore sarebbe anche qui quella di individuare il candidato (o la candidata) a sindaco. Salvo imprevisti Pdl, Lega nord ed Udc dovrebbero andare uniti, contando anche sull’appoggio del movimento «SalsoTabiano civica » della Mecarelli e magari di altri movimenti civici che potrebbero nascere”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 07/02/2011

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07/02/2011
h.09.50

Due abbandoni del PD oggi sulla Gazzetta.
Termovalorizzatore, la Ferraroni lascia il Pd”. «Documento non in linea con le direttive regionali e non approvato democraticamente».
Si legge: “Cinzia Ferraroni sbatte la porta e lascia il Pd. Il motivo? La presa di posizione dei democratici sul termovalorizzatore: «La risposta più adeguata per la gestione dei rifiuti». Troppo per lei che aveva fondato alcuni anni fa il Comitato gestione corretta dei rifiuti, che aveva raccolto circa 11 mila firme contro l’impianto, e che ne aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia quando, nella primavera del 2007, si era candida a sindaco alla testa di Parmaincomune. Al Pd aveva aderito qualche mese dopo: ieri ne è uscita mandando un lunga lettera ai vertici del partito. «Due anni e mezzo fa mi è stato chiesto di aderire al Pd e io ho accettato per portare il mio contributo culturale su questi temi – dichiara la Ferraroni – La mia speranza era quello di trovare una disponibilità all’ascolto e invece questo argomento è sempre stato un tabù: adesso arriva una presa di posizione del partito che costringe tutti ad avvallare una scelta di questo tipo. Non posso essere d’accordo». La Ferraroni, fin dal 2007, aveva presentato «un percorso virtuoso che affrontasse il tema dei fiuti in assenza di un impianto come l’inceneritore: non se ne è mai parlato».
La Ferraroni dunque rassegna le sue dimissioni dalla direzione regionale, da quella provinciale, dal circolo e dalle altre assemblee. «La decisione non mi trova d’accordo sia nel merito che per la modalità e la tempistica con le quali tale discussione è stata affrontata dall’organo decisionale del partito – scrive nella sua lettera la Ferraroni – Ritengo inoltre che il documento non sia in linea con le direttive politiche del partito regionale che ritiene sufficiente la dotazione impiantistica attuale e che recita ‘Il problema della gestione dei rifiuti non potrà dunque fermarsi all’incenerimento, ma sarà per il futuro indispensabile programmare una società di prevenzione e recupero. Penso che il consenso verso il Pd di Parma sarà pesantemente penalizzato sul territorio dalla pubblicazio­ne di questo documento».
Nella lettera la Ferraroni – che definisce l’impianto «sovradimensionato e funzionale soprattutto ai rifiuti speciali» – lamenta l’assenza «di ascolto negli anni passati delle legittime preoccupazioni degli abitanti del territorio». Solo una settimana fa, aggiunge l’ex democratica, «la discussione è approdata alla direzione provinciale. Ora che l’impianto è in costruzione e i lavori appaltati si è chiesto al massimo organismo dirigente di avvallare le scelte amministrative compiute, utilizzando il “Sistema Marchionne”, per cui altre strade non ce ne sono se non quella del pagamento di pesanti penali (da verificare) in caso di rinuncia». Infine, l’ultima accusa: secondo la Ferraroni «il documento del Pd «non è stato democraticamente approvato».
Sempre sulla Gazzetta,Colorno, riassetto in maggioranza”. Dal prossimo consiglio sarà ufficiale la nascita del «Movimento per la sinistra»
Si legge: “Contrarietà alla linea del Pd a livello nazionale, ma stima nei confronti dell’operato della sezione locale. L’assessore ad Urbanistica, Ambiente e Patrimonio Marco Boschini ha spiegato la scelta di non fare più parte del Pd. «La mia uscita – ha detto – è dovuta alla non condivisione della linea del partito a livello nazionale, soprattutto sulle politiche ambien­tali. Ciò non toglie che a livello locale ci sia stima nei confronti della sezione del Pd. E’ una stima che deriva dal lavoro che l’amministrazione sta portando avanti nei progetti su energia, rifiuti, mobilità e ambiente. Per una questione di rispetto e di coerenza – ha aggiunto Boschini – ho pensato di fare un passo indietro all’interno del partito. Ringrazio il sindaco per la fiducia che continua a dimostrare nei miei confronti per il lavoro che sto svolgendo».
Boschini, che alla tessera del Pd ha rinunciato già dalla fine del 2009, ha parlato della sua uscita dal partito durante un’intervista ad un quotidiano nazionale in qualità di coordinatore dell’«Associazione dei Comuni Virtuosi». Giovedì aveva comunque incassato la piena fiducia da parte del sindaco Michela Canova che aveva dichiarato come Boschini resti un importante assessore di riferimento di cui l’amministrazione non può fare a meno.
Nel frattempo anche il gruppo consiliare «Colorno in Comune. Movimento per la Sinistra» ha chiarito la propria posizione. «Con l’inizio del nuovo anno – è scritto in un comunicato di Mps – il nostro gruppo consiliare ha deciso di riorganizzarsi, anche a seguito dell’adesione a Sinistra Ecologia e Libertà, in base a scelte personali, di due dei nostri tre componenti (Mirko Reggiani e Marco Pezziga, mentre Alessandro Niero sta ancora valutando i passi da compiere ndr). Va però chiarito che non cambiano affatto gli obiettivi e i principi, che hanno caratterizzato la nostra proposta politica all’interno della lista “Colorno in Comune”, guidata dalla sindaco Michela Canova. In occasione della prossima seduta del consiglio comunale sarà comunicata la nuova denominazione del gruppo consiliare che sarà: “Colorno in Comune – Movimento per la Sinistra”; un nome che ben rappresenta l’obiettivo di proporre una sinistra unita». 

                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 04/02/2011

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04/02/2011
h.08.15

Inceneritore, La Curia: «Mai prese posizioni ufficiali»”. Si legge: “La Curia vescovile di Parma non ha mai preso posizioni ufficiali o espresso affermazioni sul tema dell’inceneritore di Parma: è questa la sintesi di un comunicato diffuso ieri dall’ufficio comunicazione della Diocesi con il quale il vescovo, monsignor Enrico Solmi interviene con decisione sull’argomento dopo l’acerrima polemica che ha visto contrapporsi nei giorni scorsi monsignor Pietro Ferri e l’Associazione gestione corretta rifiuti proprio sul tema dell’im­pianto di smaltimento in corso di realizzazione a Ugozzolo.
«Sono apparsi su diversi organi di stampa notizie circa la presunta presa di posizione della Curia vescovile – è l’esordio del comunicato – sulla messa in opera di un inceneritore a Parma. Con il presente comunicato si notifica che questa Curia diocesana, unitamente al vescovo, non ha mai espresso affermazioni di alcun genere al riguardo. La valutazione dei danni alla salute di detto inceneritore è di pertinenza delle amministrazioni preposte e degli organismi che, nella responsabilità delle loro funzioni, sono interpellati su tematiche così gravi».
«Con la disponibilità che è consuetudine del vescovo, – prosegue la nota – più volte sono stati ricevuti i responsabili dei comitati contrari all’inceneritore e con loro si è attuato un dialogo serio e sereno, al quale il vescovo non intende sottrarsi neanche oggi, nei modi e nelle sedi dovute. è patrimonio comune della teologia morale cattolica la considerazione piena e la tutela della salute della vita fisica della persona umana senza in alcun modo contrapporla alla dimensione spirituale. Una conoscenza basilare del magistero conciliare e delle stesse parole del vescovo, la prassi di carità e l’impegno di tanti cattolici, di associazioni, di movimenti, delle Caritas, da quella diocesana a quelle parrocchiali, lo testimoniano. Si auspica, – è la conclusione del comunicato della Diocesi – da parte di tutti, un tono pacato e rispettoso nell’affrontare temi e problemi delicati e l’esclusione di forme violente e volgari che, oltre che offendere il buon gusto e la sensibilità di tanti, non depongono neppure a favore della dignità e serietà di chi le pubblica».
Dalle pagine di Salso, I salsesi interpellati on line: di Miss Italia si può fare a meno. Per il 73% si può rinunciare al concorso Soddisfazione per la nuova piazza Berzieri.
«Sì» alla fine del matrimonio con Miss Italia; piace la nuova piazza Berzieri mentre la copertura del torrente Ghiara è un intervento prioritario.
Questi i risultati di alcuni dei primi quesiti proposti alla cittadinanza attraverso il progetto sperimentale di voto elettronico «Salso 2.0.».
Chiuse le urne virtuali il 31 gennaio, a presentare i risultati sono stati ieri in Municipio il sindaco Massimo Tedeschi, l’assessore all’Innovazione tecnologica Matteo Orlandi e ingegner Andrea Marsiletti, che con il geometra Ticchi dell’Ufficio tecnico, ha curato il progetto.
Hanno votato, con voto palese, i cittadini che si sono registrati via web all’indirizzo www.salso20.it fornendo le proprie generalità, codice fiscale e numero del documento di identità, dati la cui correttezza è stata verificata dall’Ufficio anagrafe. Alle votazioni si sono registrati circa 300 salsesi di cui 210 hanno espresso il loro voto. Pochi, chiaramente, rispetto alla popolazione totale, ma il progetto spera di coinvolgere sempre più cittadini.
Nel quesito di Miss Italia, il 73% dei votanti si è espresso in senso contrario perché «è venuto il momento di voltare pagina ed interrompere il sodalizio che ci lega a questa kermesse»; il 24% si è detto favorevole a «continuare la tradizione».
Per la riqualificazione di Piaz­za Berzieri: il 79% si ritiene sod­disfatto e il 70% la ritiene utile al rilancio della città. Per quanto riguarda la copertura del torrente Ghiara, il 57% la valuta un intervento prioritario mentre la nuova zona wi-fi da realizzare è stata individuata nel parco Mazzini (38% di preferenze).
Indifferenza infine sull’opportunità di dedicare una targa commemorativa a Giorgio Almi­ante sulla casa natale in via Milano: 33% dei salsesi è favorevole; 28% contrario; al 39% la questione «non interessa».
«Nei prossimi giorni comunicheremo i nuovi quesiti – ha an­ticipato Orlandi – e i cittadini stessi potranno proporli. Inoltre apporteremo delle modiche per rendere più veloce l’iter di registra­zione che comunque è sempre aperto. ‘Salso 2.0′ non è solo uno strumento di rilevazione dell’opinione della città ma anche e soprattutto uno strumento di par­tecipazione. I contatti che abbiamo avuto da tutta Italia, e anche dall’Europa, sono un segnale che siamo sulla strada giusta e che il futuro passa attraverso un ruolo ancora più attivo dei cittadini».
«Si è trattato di un accreditamento molto scrupoloso – ha spie­gato Marsiletti -. Non ci sono pre­cedenti di votazioni web aperte al pubblico tanto rigorose e affidabili: 300 persone che si accreditano con le modalità dette e ci mettono la faccia è davvero un ot­timo numero e punto di partenza, tra l’altro destinato a crescere».
«Sia per le modalità di regi­strazione, che per l’innovazione del voto palese e quindi per la massima trasparenza garantita ­ha sottolineato Tedeschi – il progetto Salso 2.0 è stato segnalato dal Governo italiano -. Funzione pubblica come eccellenza a livel­lo nazionale».
«Un riconoscimento di cui siamo orgogliosi. Il voto palese è una scelta di responsabilità: abbiamo chiesto ai cittadini, al pari degli amministratori pubblici, di metterci la faccia sui temi di interesse comune. Ci pare un bel passo in avanti del mondo web. E alla luce di questa prima esperienza, in 3-4 votazioni ci poniamo l’obiettivo delle 1.000 registrazioni». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 03/02/2011

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03/02/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta,Centro islamico, botta e risposta Zorandi-Manfredi”. L’assessore: «Al via la procedura per la trasformazione in luogo di culto»
Il giorno dopo la sentenza del Consiglio di stato che ha dichiarato illegale la procedura seguita dal Comune per la moschea è polemica a distanza fra il segretario comunale della Lega Nord Andrea Zorandi e l’assessore all’Urbanistica Francesco Manfredi, con il leghista che chiede le dimissioni dell’assessore, il quale replica che a Verona l’amministrazione leghista ha seguito le stesse procedure. Il Comune, dal canto proprio, ribadisce, ancora per bocca di Manfredi e dell’assessore ai Servizi Lorenzo Lasagna che già dai prossimi giorni verranno attivate tutte le procedure necessarie per dare continuità legale all’attività del centro islamico, trasformandolo in luogo di culto.
«Come pensiamo di far trionfare la legalità e la sicurezza quando amministratori e gruppuscoli di estremisti si fanno beffe delle leggi dello Stato italiano? », è l’inizio del comunicato di Zorandi che prosegue: «Come cittadini quale considerazione possiamo avere verso amministratori, per esempio l’assessore all’Urbanistica, che spacciano, e il termine non è scelto a caso, per logiche e lecite le scelte e le delibere volute e votate su tema della moschea? Scelte fatte solo per motivi elettorali essendosi spesi sul suo spostamento in campagna elettorale: ricordiamo che sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno, senza mezzi termini, definito illegali la delibera iniziale e tutte quelle consecutive. E qual è la decisione dell’assessore? Cambiamo le regole e i regolamenti che noi stessi abbiamo deliberato: perché io sono “il re” e decido io e voi sudditi pagate le spese.
Ma non solo: pretende di incolpare di tutto questo le leggi approssimative; ma penso che l’assessore sia tenuto a conoscerle le leggi e prima di qualsiasi decisione chiederne eventuali delucidazioni esplicative e inoppugnabili: ma questo sarebbe contrario al senso di onnipotenza che lo pervade. Dato che per due anni ha costretto una intera comunità, quella islamica, a vivere nell’illegalità, dovrebbe rassegnare le dimissioni dal ruolo pubblico che indegnamente ricopre ».
«Tutta questa illegalità – è la replica dell’assessore Manfredi ­esiste solo nella mente di Zorandi, nella realtà vi è esclusivamente una diversa interpretazione del concetto di moschea tra noi e il Consiglio di stato. Peraltro, la nostra interpretazione è quella largamente maggioritaria in Italia. Se sapesse quello di cui parla, Zorandi saprebbe che a Verona, città ben amministrata da leghisti di altro stampo rispetto al suo, la sede della comunità islamica è in un quartiere produttivo e ha come uso quello di “as sociazione culturale”. Proprio come a Parma. E si risparmierebbe, quindi, la triste figura del politico dalla doppia morale: se una cosa la faccio io, è “buona e giusta”, se la fanno gli altri, è “cattiva e illegale”».
Con un proprio comunicato il Comune fa poi sapere che «Il centro culturale islamico di via Campanini è una realtà molto su più fronti, come dimostra il numero di iniziative e progetti finora promossi in collabo­razione con il Comune e altre realtà del nostro territorio. «Domattina (stamattina per chi leg­ge ndr) – dice ancora Francesco Manfredi – il tecnico della comunità islamica depositerà una richiesta di titolo abilitativa in sanatoria, sulla base delle norme del regolamento urbanistico ed edilizio, chiedendo di trasformare l’uso da associazione culturale di tipo religioso a luogo di culto». «Riaffermiamo il ruolo cruciale – spiega per contro l’assessore ai Servizi sociali Lorenzo Lasagna ­che la comunità islamica ha svolto come interlocutore dell’Amministrazione, assieme a molte altre realtà istituzionali e associative, nelle politiche per l’integrazione. L’associazione comunità islamica ha realizzato importanti iniziative di sensibilizzazione dei cittadini musulmani, avvicinandoli ai costumi, alle tradizioni e alle regole della nostra comunità; ha inoltre fatto conoscere alla città la propria cultura, promuovendo anche comportamenti di alto valore civico, come la donazione del sangue, il dialogo tra diverse fedi religiose, i corsi di formazione civica, le campagne di prevenzione sanitaria. L’amministrazione comunale non può permettersi di abbandonare la strada del dialogo e dell’integrazione; manterrà perciò uno stretto legame di collaborazione con l’associazione comunità islamica anche nei mesi a venire».
Sempre sulla Gazzetta, pagina di Salsomaggiore: “Tedeschi: o ci regalano Miss Italia o non ce la possiamo permettere”. Il primo cittadino: «Se i costi rimarranno gli stessi, siamo costretti a rinunciare».
«Se i costi di Miss Italia rimarranno gli stessi dello scorso anno anche Salso, dopo il Veneto, non potrà permettersi di ospitare la manifestazione: se invece gli organizzatori ce la regalassero, non la butteremmo di certo via». Con queste parole il sindaco della città termale Massimo Tedeschi fa il punto della situazione dopo l’affermazione dal governatore del Veneto Luca Zaia, il quale ha detto che la sua Regione non è in grado di sostenere i costi per l’organizzazione delle finali del concorso e che «le poche risorse disponibili verranno usate per servizi utili ai cittadini».
D’altra parte si sa che il sindaco Tedeschi si è impegnato a dare una risposta entro la metà di febbraio all’organizzazione di Miss Italia e farà sapere se il suo Comune può aspirare a mantenere la kermesse a Salso.
«Tutti i Comuni d’Italia – ha spiegato Tedeschi – stanno vivendo un momento di profonda crisi economica a causa dei tagli finanziari apportati dal Governo. Il “no” di Jesolo a Miss Italia non cambia in alcun modo la posizione di Salso: siamo tutti nella stessa barca. Il problema principale è quello della disponibilità limitata di risorse economiche che devono essere spese in un’ot tica che salvaguardi il rapporto qualità-prezzo. L’unica speranza è che venga qualcosa di buono dalla privatizzazione delle Terme e si possa avere così possibilità di investire anche in Miss Italia».
Patrizia Mirigliani, informata delle dichiarazioni del primo cittadino, ha preferito non fare commenti, considerando, forse, l’affermazione come una semplice battuta, e rimandando ogni riflessione a metà febbraio.
Comunque sia, la frase di Tedeschi fa capire la situazione di difficoltà in cui si trova oggi il comune termale, dove nessuno regala niente, tantomeno una manifestazione come Miss Italia. I problemi economici che assillano tutte le amministrazioni comunali sono certamente in primo piano, e il sindaco di Salso si spinge fino a sperare in un regalo per risolverli. Miss Italia e la Rai – che non navigano di certo nell’oro – che ne pensano? Basta aspettare il 15 febbraio. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 01/02/2011

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01/02/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, “E anche per le righe blu arriva un «ritocco» delle tariffe”. “Per gli abbonamenti si passa da cinquanta a sessanta euro mensili”.
Si legge: “Via ai rincari per la sosta nelle righe blu: da lunedì prossimo parcheggiare costerà di più. «Un aumento – si legge in una nota del Comune – che arriva in contemporanea con i rincari degli autobus, a cui è strettamente le­gato, essendo volontà dell’Amministrazione quella di continuare a privilegiare il trasporto pubblico rispetto al privato». L’aumento degli abbonamenti scatterà invece a partire dal 1° marzo.
Legata alla delibera con cui la giunta ha aumentato la tariffa dei bus, lo scorso 23 dicembre è arrivata quindi anche la decisione relativa all’aumento e la riomogenizzazione delle tariffe del piano sosta, che passano da 0,60 a 0,80 euro l’ora e, nelle ztl, a un euro contro gli 0,90 di oggi. Circa gli abbonamenti, invece, si passa da 50 a 60 euro mensili.
«Questo sia per necessarie e comprensibili ragioni di organicità e coordinamento del sistema generale della mobilità, che vedrebbe altrimenti sfavorito il trasporto pubblico nei confronti di quello privato, sia perché le tariffe di Parma, inalterate dal 2003, si trovano a essere le più basse fra le città delle nostre dimensioni», dice l’assessore Davide Mora.
Con l’adeguamento delle tarif­fe si è anche cercato di ricalibrare alcune disomogeneità, con l’obiettivo di conseguire nel 2011 una maggiore semplificazione del sistema delle ztl. Ci saranno quindi alcuni distinguo: nessun aumento per la zona Oltretorrente, per cercare di incrementare il livello di attrattività e permea­bilità della zona in fase di riqualificazione e ridisegno urbanistico, dall’altra per venire incontro alla notevole riduzione di posti auto che si è prodotta, in attesa delle realizzazioni in atto (nuovo parcheggio Kennedy in primis). Inoltre, ci sarà una facilitazione per alcune categorie, come coloro che hanno necessità di accedere e sostare per lavoro (imprese, artigiani e commercianti), a favore dei quali sono stati previsti spe­ciali abbonamenti semestrali (200 euro) e annuali (385 euro) con aumento del 7% rispetto all’attuale unico titolo mensile.
I biglietti già acquistati vanno ad esaurimento, mentre per i residenti rimane valida la gratuità per le prime due macchine, mentre l’abbonamento mensile per la terza auto passa da 15 a 25 euro mensili. I permessi minimi di accesso occasionali in ztl da un’ora passano a due ore, questo perché nella stragrande maggioranza era questa la richiesta. Il costo è di 5 euro.
«Ricordo – conclude Mora ­che il piano di sosta, insieme alle ztl, è un sistema di tutela per la sosta dei residenti, oltre che di abbattimento degli accessi e quindi dello smog. Non è invece come molti pensano un sistema per far cassa, dal momento che per lo più si tratta di titoli gratuiti per i residenti e gli incassi servono per pratiche di mobilità sostenibile e gestione del piano sosta, manutenzione, funzionamento e controlli».
Sempre sulla Gazzetta, Autobus urbani: oggi scattano gli aumenti”. “Il biglietto singolo passa da 1 euro a 1,20 Arrivano il giornaliero e quello da 8 corse”.
Si legge: “Erano stati decisi a fine 2010, congiuntamente da Comune e Provincia sulla base delle indicazioni della Regione, e alla fine sono arrivati. Scattano oggi gli aumenti delle tariffe del trasporto pubblico urbano. E a breve arriveranno anche quelli per il trasporto extraurbano, che potrebbero partire già da marzo.
Gli aumenti sono giustificati in parte con il fatto che le tariffe erano ferme al 2006 (alcune addirittura al 2003), ma soprattutto con i minori trasferimenti del­lo Stato alle regioni in materia di trasporto pubblico. Nel caso dell’Emilia Romagna i tagli ammontano a 70 milioni di euro. A compensare questi minori introiti sono per la maggior parte le risorse stanziate dalla Regione (circa 50 milioni), in parte gli aumenti tariffari.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico urbano, l’aumento percentualmente più rilevante è quello del biglietto giornaliero rilasciato dalle emettitrici dei parcheggi scambiatori, che dà diritto a circolare per tutto il giorno sull’intera rete urbana: in questo caso la tariffa passa da 1,10 a 2 euro, con un incremento di oltre l’80%. Un aumento che, almeno in parte, è conseguenza dell’«abuso» che molti fanno di questa tipologia di biglietto, che viene acquistato non solo da chi effettivamente lascia l’auto nel parcheggio scambiatore, ma anche da automobilisti che si fermano solo per acquistare il biglietto e poi se ne vanno.
Il secondo maggiore incre­mento è quello dei biglietti orari con sovrapprezzo (cioè acquistato sull’autobus), che sale da 1,50 a 2 euro (+33,3%). Anche i titoli di viaggio per il Prontobus salgono sensibilmente (+25% e +20%). Il biglietto classico, ovvero quello di corsa semplice, da un euro passa a 1,20, con un +20% secco. Gli aumenti per gli abbonamenti, invece, variano dal 5,5 al 14%.
Un aspetto importante da tenere presente è che tutti i biglietti a tariffa vecchia già ac­quistati possono essere utilizzati fino al 30 giugno.
Altre novità di rilievo sono la scomparsa del biglietto singolo per anziani (Carta argento), sostituito dall’abbonamento mensile. Addio anche al biglietto da sei corse, sostituito da quello a otto corse. E poi la novità – da tempo attesa – dell’introduzione del biglietto giornaliero, che costa 3 euro. Vengono poi eliminati l’abbonamento mensile per i parcheggi scambiatori e l’ab­bonamento mensile Prontobus per studenti.
Da oggi il parcheggio della Villetta (servito dalle linee 1 e 16) diventa ufficialmente un parcheggio scambiatore, con relative macchinette che emettono i biglietti giornalieri da 2 euro. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 31/01/2011

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31/01/2011
h.09.30

Sulla Gazzetta, «Rivoluzione» nel Decentramento: dal 2012 spariranno i Quartieri. Fecci contrario: «Stiamo lavorando affinchè il governo ci ripensi».
Si legge: “Addio ai Quartieri. L’ultima Finanziaria – approvata dal Parlamento appena un mese fa – ha infatti stabilito che per le città con una popolazione inferiore ai 250mila abitanti, il decentramento venga cancellato. Se non ci sarà un ripensamento da parte del Governo, l’attività dei tredici «parlamentini» che rappresentano le varie zone della nostra città, sarà definitivamente cancellata: dal 2012, quindi, verranno abolite quelle realtà civiche – isti­tuite nel 1979 – che sono diventate l’anello di congiunzione tra l’amministrazione e i cittadini.
A Parma il dibattito sulla riforma del decentramento era in corso già da tempo: molti chiedevano un possibile accorpamento delle circoscrizioni, ma non certo la loro completa abolizione. «E’ veramente un dispiacere – commenta con amarezza Ferdinando Orlandi, presidente del Montanara ­che la Finanziaria proposta dal ministro Tremonti sia andata a colpire l’organizzazione dei quartieri, perché il lavoro portato in questi anni è stato importante, perché abbiamo sempre portato avanti delle proposte che ci provenivano direttamente dai cittadini ».
Concorda Annalisa Andreetti, presidente del Parma Centro: «Non credo che sia una scelta condivisibile, nel senso che la partecipazione parte proprio dal ‘basso’, e quindi dalla prima istituzione che è in contatto con i cittadini, che è il quartiere; sicuramente – prosegue la Andreetti ­è condivisibile una operazione di riorganizzazione e ristrutturazione, ma non secondo queste modalità.
A detta di Mirella Casoni, presidente del Lubiana, «il consiglio di quartiere rappresenta un incontro diretto con la popolazione, dove si riesce a capire e ad ascoltare i bisogni e le necessità che si presentano quotidianamente ».
Secondo Anna Maria Burgio, presidente del San Lazzaro, «la razionalizzazione delle spese andrebbe fatta dall’alto e non invece dal basso, perché così facendo, viene eliminato uno strumento di partecipazione e di conoscenza che porta le esigenze dei cittadini all’attenzione degli amministratori».
Questo il parere dei quartieri, che corrisponde in sostanza al pensiero dell’assessore comunale al Decentramento Fabio Fecci, che già nello scorso mese di ottobre inviò al ministro Tremonti una lettera, mettendo in rilevo il fatto che «i Quartieri sono parte essenziale nel processo di partecipazione dei cittadini alla vita democratica delle Istituzioni, e che le circoscrizioni rappresentano una importante risorsa democratica ed un luogo di partecipazione insostituibile e non un ‘costo della politica’». «Come Amministrazione comunale e come Giunta, – dichiara Fecci – stiamo partecipando al Comitato nazionale del Decentramento al fine di far ripensare il Governo per una riorganizzazione del Decentramento, da attuarsi mediante una riduzione del numero delle circoscrizioni, con una conseguente riduzione del numero dei consiglieri».
Sempre sulla Gazzetta, Libè: «Nel Nuovo Polo i veri responsabili». «Il Nuovo Polo deve essere un’area di responsabili veri che credono nelle regole e nella meritocrazia. Chi aderisce al Nuovo Polo deve mettere da parte il “piacionismo” imperante, che porta la politica a essere guidata solo dall’inseguimento del consenso, e avere il coraggio di scegliere nell’interesse del Paese, anche a costo di risultare impopolare». Lo dichiara il deputato e responsabile Enti locali dell’Udc, Mauro Libè, all’indomani della riunione dei parlamentari del Nuovo Polo organizzata a Todi.
«L’Italia – prosegue l’esponente centrista – ha bisogno di sviluppo, di nuove infrastrutture e di creare lavoro e ricchezza, anche attirando investitori stranieri. In questi anni abbiamo perso molte posizioni rispetto a tutti gli altri Paesi occidentali, le grandi opere non hanno fatto nessun passo avanti e la sbandierata semplificazione di Calderoli, uno dei tanti spot di questo Governo, non ha prodotto nessun risultato concreto. E infatti le imprese straniere, spaventate dalle lungaggini della nostra burocrazia, si tengono lontane dall’Italia. Tutto poi è destinato a peggiorare quando sarà attuato questo federalismo che prevede solo un aumento dell’imposizione fiscale locale. Serve una decisa inversione di tendenza. E il Nuovo Polo deve prefiggersi il compito di stimolarla e guidarla per far uscire il Paese dal tunnel in cui l’ha condotto Berlusconi». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 28/01/2011

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28/01/2011
h.09.30

Sull’Informazione, Inceneritore, salta la commissione”. “Revocata dai capigruppo in attesa di un contraddittorio”.
Si legge: “Revocata a data da destinarsi la commissione consiliare sull’inceneritore. La comunicazione è pervenuta all’Associazione gestione corretta rifiuti poche ore prima dell’appuntamento, suscitando l’amarezza di chi lo aveva a lungo cercato e faticosamente ottenuto. E’ il consigliere di Impegno per Parma Giuseppe Pantano, a seduta già fissata e confermata, a informare gli interessati che i capigruppo, all’unanimità, hanno valutato inopportuna la commissione, in attesa di avere anche un contraddittorio.
Uno stop inspiegabile,a detta dell’Associazione Gcr che si batte per fermare la costruzione del termovalorizzatore a Ugozzolo: «Inutile far notare che i relatori sono stati convocati ufficialmente, hanno preso biglietti aerei, cancellato appuntamenti, si sono resi disponibili alla causa della salute. Inutile sottolineare che la commissione ha avuto tutto il tempo, prima, di definire la necessità di un contraddittorio, ma fino a ieri sera tale eventualità non era nemmeno stata presa in considerazione. E che la stessa commissione ha convocato gli esperti come si legge nella comunicazione, quindi aveva già valutato l’opportunità. Inutile dire che non c’è contraddittorio con dei medici: loro non possono dire bugie, ne opinioni, possono solo raccontare fatti».
La riunione avrebbe preso una “brutta piega”, divenendo una vera e propria “cassa di risonanza” per coloro che dicono no all’impianto e che ora chiedono spiegazioni: «La commissione consiliare è un organo del consiglio comunale, ovviamente è libera di fare e disfare, ma colpisce,crediamo non soltanto noi, questa improvvisa retromarcia, questo correre ai ripari per una serata che si annunciava troppo pubblica, troppo sotto i riflettori, troppo sproporzionata rispetto al solito». La riunione dei capigruppo ha anche negato la diretta televisiva. «Paura di far ascoltare alla gente quello che sta succedendo? Paura delle parole? », si chiede Gcr,che ha già organizzato per questa mattina alle 11 un incontro all’hotel Savoy di via XX Settembre per parlare dell’argomento.
Titolo dell’incontro:“La parola negata”, riferito alla commissione «annullata per evidenti conflitti di interesse con la malattia».
Sempre sull’Informazione:Provincia, dubbi del PdL sul bilancio di previsione”. Previsione di bilancio eccessivamente pessimistica o “furbata”contabile per ritrovarsi, a conti fatti,con un tesoretto in tasca da spendere come meglio si crede? Se lo stanno chiedendo Gian Luca Armellini e Daniele Reverberi, consiglieri del PdL in Provincia, all’indomani della scoperta che, a fronte di una previsione di bilancio 2011 di due milioni, 211mila euro e rotti della riduzione del trasferimento dello Stato all’ente di piazzale della Pace, l’esatta entità del “taglio”sia di 963.800,86 euro,e quindi di meno del 50 per cento di quanto previsto. Il che significa una disponibilità di circa un milione e 200 mila euro per l’Amministrazione di Vincenzo Bernazzoli.
«A questo punto vorremmo proprio sapere – spiegano i due consiglieri azzurri – si sia arrivati ad una stima nel bilancio di previsione tanto pessimistica che, a questo punto sembrerebbe essere stata dettata più da mere ragioni di propaganda politica contro i necessari tagli fatti dal governo sulle spese inutili degli enti pubblici, che da accurati calcoli contabili. Inoltre – continuano Armellini e Reverberi – vorremmo davvero conoscere come si intenda impiegare questo tesoretto, auspicando, prima di tutto, che l’Amministrazione provinciale presenti al più presto una variazione di bilancio che dia conto degli effettivi tagli operati dal governo,con una descrizione dettagliata della destinazione delle maggiori risorse che risulteranno disponibili rispetto alla pessimistica previsione presentata a dicembre 2010».
Risponde l’assessore provinciale al Bilancio Roberto Zannoni: «Il taglio della nostra Provincia si aggirava tra 900mila e 2,2 milioni di euro. Per cautela nel bilancio 2011 è stata prevista la somma maggiore. L’incertezza è dipesa da chi doveva essere chiaro per tempo e non lasciare senza riferimenti certi chi ha scadenze fisse per approvare il bilancio. Nella prossima variazione di bilancio sarà inserita la somma originariamente non prevista. Il consigliere Armellini dimentica che i tagli e la diminuzione di risorse per il nostro ente sono di gran lunga superiori alle cifre in questione». 

                                                                                        Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 26/01/2011

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26/01/2011
h.10.30

Su Polis, Tassa di soggiorno a Parma. il no di Fecci e albergatori. Un danno per il turismo”. Il vice presidente Anci è categorico: “Dobbiamo attirare visitatori, così li respingiamo”. Incerti: “Così si blocca l’economia”.
Si legge: “La proposta è stata accolta dal governo dopo che numerosi sindaci ne avevano caldeggiato l’approvazione: una tassa del cinque per cento su ogni soggiorno in albergo nei principali centri turistici. In buona sostanza, una piccola percentuale del costo di pernottamento andrebbe al comune. Una mossa in direzione del federalismo, almeno queste sono le intenzioni, visto che i proventi dovrebbero essere destinati agli enti locali. L’idea, però, non raccoglie molti consensi a Parma.
Ad essere assolutamente contrario è Fabio Fecci, assessore cittadino alla sicurezza, ex sindaco di Noceto e soprattutto vice presidente vicario di Anci, l’associazione che riunisce le fasce tricolori d’Italia. “Non la ritengo una tassa giusta – tuona Fecci – Il nostro scopo deve essere quello di attirare visitatori, in questo modo rischiamo di respingerli. Decisamente non ha senso. Il turismo è fonte di sicurezza”.
Secondo Fecci, assessore con l’animo da primo cittadino, tanto da essere temibile stopper nella nazionale dei sindaci, il federalismo è cosa buona e giusta, da caldeggiare. Il problema è dove si colpisce. “Sarebbe meglio sbloccare l’addizionale Irpef, come anche l’Anci chiede – prosegue infatti il delegato di Pietro Vignali – Questa sarebbeper i comuni una autonomia in positivo. Tenendola bloccata si premiano invece quanti già in passato avevano aumentato l’addizionale
Irpef, come Bologna, dove è allo 0,7%”. Nei comuni del nostro territorio è in effetti ben più bassa, nel Comune di Parma siamo ad esempio allo 0,4%. “Permettendo agli enti locali di aumentare il prelievo questi potrebbero contare su nuove risorse, mentre i cittadini sarebbero felici di poter finalmente consegnare i loro soldi a quanti effettivamente forniscono loro servizi”.
Non sono solo i politici però ad essere decisamente contrari all’operazione. Anche agli addetti ai lavori l’operazione non è per nulla andata giù.
Emio Incerti ad esempio, titolare della Inc Hotels, tra le maggiori catene alberghiere in città, e presidente provinciale di Federalberghi, è assolutamente contrario. “Il rischio è bloccare una economia che oggi rappresenta il futuro – afferma Incerti – In altri paesi si riduce l’Iva, che in Francia e in Spagna è al 7% contro il 10% da noi. Comprendiamo quindi la grave situazione economica di molti comuni, ma non riteniamo sia la mossa migliore. Se poi proprio si deve fare, mi auguro almeno i soldi siano destinati ad un fondo per il turismo”.
Secondo Incerti il rischio è quello di una vera e propria fuga dei turisti. “Rischiamo di non essere più concorrenziali nei confronti degli altri paesi – prosegue il presidente di Federalberghi – Se andiamo ad inglobare la nuova tassa nelle tariffe attuali, con i margini molto bassi che ci sono, molte aziende rischiano di dover chiudere, se invece facciamo pagare questo balzello ai clienti, l’aumento del prezzo ci rende poco competitivi”.
Sempre secondo il leader nostrano degli albergatori, più che di tasse c’è bisogno di una strategia per il rilancio fatta di eventi e spazi adeguati. “E’ evidente come i fenomeni che più di tutti attirano turisti siano i grandi eventi culturali – assicura Incerti – La mostra del Parmigianino è un esempio in
questo senso. Un altro settore che può garantire presenze è il congressuale, ma per questo servono spazi adeguati. Purtroppo qui da noi sono sempre occupati o troppo piccoli.
Infine, sono da valorizzare gli eventi legati all’enogastronomia. Personalmente intendo rivolgere un plauso e un ringraziamento a questa amministrazione per la bella iniziativa Parma capitale dello sport, un evento importante che va nella direzione giusta”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 25/01/2011

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25/01/2011
h.08.30

Su Polis: Discarica a San Secondo, incontro in Provincia. Scendono in campo anche i No inceneritore”.
Si legge: “Non si placano a San Secondo le polemiche sulla discarica che potrebbe presto sorgere nel comune della Fortanina. L’idea di ricoprire alcune cave presenti nel territorio comunale con rifiuti di diverso genere non ha infatti convinto quasi per nulla i cittadini del luogo che, dopo essersi riuniti in un comitato, hanno incontrato ieri l’assessore all’ambiente della Provincia di Parma Giancarlo Castellani.
Nel corso del summit, durato alcune decine di minuti, gli arrabbiati san secondini lo hanno detto chiaramente: loro non hanno nessuna intenzione di accettare l’arrivo di monnezza da tutta la provincia. Un faccia a faccia duro, un confronto tra uomini della bassa, visto che Castellani
è un fidentino doc, al termine del quale i contestatori si sono detti almeno parzialmente soddisfatti.
“Almeno hanno accettato di incontrarci – afferma il portavoce del Comitato Mario Bolzoni – La procedura non prevede purtroppo la presenza dei comitati dei cittadini durante le riunioni della Conferenza dei servizi”.
Nel frattempo, i ribelli assiepati all’ombra della Rocca dei Rossi incassano la solidarietà del Comitato gestione corretta dei rifiuti. “Il Gcr sosterrà anche la battaglia di San Secondo – affermano i No inceneritore – e Rete Ambiente Parma, che si riunirà all’inizio di febbraio, è pronta a mettersi a disposizione per sostenere i cittadini in questa ennesima lotta per la salute”.
Primo atto fattivo della solidarietà dei No inceneritore, una nota diffusa ieri con pesanti accuse. In particolare, secondo l’associazione, nei siti di stoccaggio san secondini dovrebbero andare a finire i materiali di scarto prodotti dall’inceneritore del Cornocchio prima della sua chiusura e dal nuovo inceneritore dopo la sua apertura. “I cittadini della località della Bassa sono avvertiti – affermano i Gcr – Il loro destino potrebbe essere quello di respirare i residui dei rifi uti inceneriti a Ugozzolo da Iren, per buon pace dell’ex Allodi, che non vedeva alcun problema a chiudere il cerchio con la bacchetta magica, scordandosi delle ceneri. Quando presentiamo il nostro piano alternativo, che prevede comunque un certo quantitativo di residuo da porre in discarica, ma si stratta di materiale stabile ed inerte e assomma a meno di 30 mila tonnellate annue, ci rispondono sempre che non abbiamo discariche e quindi non sapremmo dove metterlo.
Ecco che invece per le ceneri la soluzione si trova, improvvisamente la provincia di Parma si scopre non a discariche zero ma con un nuovo invaso in cui interrare un po’ di schifezze, una modica quantità, 238 mila tonnellate di immondizie. A pochi metri dal paese della Bassa e con i cittadini completamente all’oscuro della vicenda”.
Un vero e proprio giallo, visto che nel replicare alle accuse lo stesso assessore provinciale Giancarlo Castellani è stato più che categorico. “Si tratta di una ipotesi assolutamente infondata – si arrabbia Castellani – Si tratta di accuse frutto di fantasia e malafede”
.
Sempre su Polis, Bertoni: “Il luogo è inadatto, un progetto da cancellare”
I sansecondini hanno da sempre la fama di gente tosta, da perfetti uomini della bassa. Di sicuro coriacei li sono i membri del comitato contro la discarica nelle ex cave, se in poco più di un mese sono riusciti a raccogliere più di mille e in una assemblea in paese sono riusciti a coinvolgere qualche centinaio di persone. Da qualche tempo, i contestatori si sono infatti dati una struttura ed hanno anche scelto un portavoce, Mario Bolzoni, giovane studente che sul tema sembra avere le idee ben chiare. A lui siamo andati a chiedere le ragioni che portano una percentuale così alta dei cittadini del luogo ad osteggiare il progetto.
Da cosa deriva la vostra ostilità alla realizzazione della discarica?
Nel momento in cui si va a toccare un bene comune serve partecipazione, trasparenza e tutela ambientale. Il progetto è stato presentato già compiuto, invece avremmo voluto intervenire in fase di progetto.
Nello specifico quali sono i rischi?
I punti critici su cui è necessario fare chiarezza sono legati alla natura idrogeologica di questi luoghi. Secondo uno studio del 1995, la falda in quella zona si trova ad una profondità molto bassa, tra gli 1 e i 3 metri, esiste quindi un rischio di vulnerabilità per la stessa acqua di falda.
Bisogna poi considerare come la natura abbia già agito per riprendere possesso di quell’ambiente, che può contare attualmente anche sulla presenza anche di alcune specie protette, e un intervento distruggerebbe quel processo già in atto. Infine, per questo tipo di attività, ossia lo spandimento sul suolo a beneficio di agricoltura ed ecologia, ci sono diversi tipi di rifiuti previsti.
Ma ritenete sia necessario un adattamento del progetto o siete totalmente contrari?
Crediamo date le caratteristiche del luogo questo sia inadatto per un progetto di questo tipo di questa entità. Detto questo, la gestione dei rifiuti richiede responsabilità sia da parte delle istituzioni che dei cittadini e una pianificazione accurata, è un problema di cui devono farsi carico. Trovare una soluzione richiede poi il coinvolgimento della popolazione nel suo complesso. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 21/01/2011

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21/01/2011
h.10.00

Su Polis, Salsomaggiore: “Le elezioni spaccano il centrosinistra. Tutta in salita la strada per la vittoria”. “La città è rimasta l’unica fra le quattro più grandi della provincia ad essere governata dal Pd, che ora cerca disperatamente un candidato condiviso con la coalizione. Timori per l’”eretico” Orlandi”.
Si legge: “Il problema è che con lo scorrere del tempo l’invincibile armata si è trasformata in un vascello alla deriva che ogni soffi o di vento porta fuori rotta. La crisi economica e senza dubbio anche qualche responsabilità degli amministratori, a volte non in grado di comprendere l’anima del paese, hanno portato i pidini a fare i conti con un serio rischio di sconfitta in occasione delle prossime amministrative.
Per discutere di questo, ma anche di candidati, programmi e strategie, si è riunita ieri sera l’intera coalizione capitanata dal Partito Democratico nella cittadina termale. Una seduta necessaria ma assai poco partecipata, o almeno con assenze importanti. Innanzitutto non c’era il consigliere di Sinistra ecologia e libertà Alessandro Benvenuti. Ex rifondarolo, Benvenuti è uno che di voti può prenderne parecchi, soprattutto a Tabiano, dove vive e lavora come albergatore. Se dovesse decidere di abbandonare la nave, l’affondamento potrebbe trasformarsi in una colata a picco.
Seconda mancanza che si è fatta sentire, quella di Matteo Orlandi, assessore della giunta Tedeschi attualmente impegnato nella creazione di un nuovo progetto civico. Ufficialmente l’assenza era legata a ragioni familiari, ma visto il percorso che sta seguendo non è detto sia così. Infine, era presente Rifondazione Comunista, ma la strada per un accordo con loro è ancora tutta in salita.
Il nome del candidato prescelto dalla dirigenza, ovvero Mario Ceriati, non è stato pronunciato ufficialmente, ma aleggiava. Sul suo nome convergono i responsabili provinciali e regionali del Partito Democratico, e qualcuno dice si sia sbilanciato perfino il lider maximo Pierluigi Bersani, ma far digerire il nome alla sezione locale non sarà facile, e ancora meno farlo accettare alla coalizione.
Ceriati non si sbilancia. Intervistato dal quotidiano on line parmadaily.it, il diretto interessato, il corteggiatissimo Ceriati, per ora non si pronuncia. “L’unico accordo che in questo momento mi sento di fare è con quei cittadini salsesi che vogliono trovare il modo di far risorgere la nostra città – afferma – In quest’ottica posso tranquillamente garantire che lavorerò con il massimo impegno e senza alcun condizionamento”.
Anche sull’intesa con altri partiti della coalizione di centrosinistra Ceriati rimane vago. “Occorre agire perseguendo l’unico obiettivo che è quello del bene comune, con pragmatismo e attraverso azioni indirizzate allo sviluppo delle iniziative economiche, dell’equilibrio sociale
e della sicurezza di tutti i cittadini da tutelare in tutte le loro diverse esigenze. In sede amministrativa non si esprime un voto politico, ma un gradimento verso coloro che vogliono impegnarsi per il bene della collettività con trasparenza e onestà intellettuale; troppo spesso abbiamo assistito al ribaltamento di questi valori e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
Orlandi spaventa il Piddì Sempre in questi giorni Matteo Orlandi, leader della lista Cambiare Salsomaggiore, ha definito con i suoi collaboratori il programma elettorale. Un passaggio non di poco conto, visto che oramai da definire ci sono solo le alleanze elettorali, passaggio che potrebbe concludersi entro il 2 febbraio prossimo, quando ci sarà il prossimo incontro del gruppo. “Accordi? – afferma l’incerto Orlandi – Tutto è possibile. Vedremo”. Sta di fatto che secondo i soliti bene informati sarebbero in molti all’interno della compagine a vedere bene una corsa solitaria. L’eretico della sinistra termale potrebbe a quel punto fare davvero male al Partito Democratico, raccogliendo i consensi di molti tra i delusi di Massimo Tedeschi.
In conclusione, tanti cocci da raccogliere e una strada, quella verso la vittoria elettorale, tutta in salita”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 20/01/2011

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20/01/2011
h.10.20

Sull’Informazione: “Banca Monte, indaga l’Antitrust”. “Darebbe a Intesa Sanpaolo una posizione dominante”.
Si legge: “L’acquisto da parte di Intesa Sanpaolo di Banca Monte Parma nel mirino dell’Antitrust.
L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha infatti deciso di avviare un’istruttoria sull’operazione di acquisizione di una partecipazione pari ad almeno il 51 per cento del capitale di Banca Monte Parma detenuto a titolo di proprietà da Fondazione Monte di Parma.
Una quota che, come si legge nel documento dell’Antitrust, potrebbe anche aumentare nell’ipotesi in cui «i soci di Banca Monte Parma diversi dalla Fondazione decidano di vendere tutte o parte delle loro azioni a Intesa Sanpaolo.
Secondo le parti – prosegue il documento – la quota del 51 per cento comporterà l’acquisizione,da parte di Intensa Sanpaolo, del controllo esclusivo di Banca Monte».
Un’operazione che secondo l’Autorità avrebbe un impatto potenziale su diversi mercati ricompresi nel settore bancario tradizionale e in altri settori del credito, nel settore del risparmio gestito e in quello assicurativo.
La valutazione «terrà conto non solo degli effetti diretti della concentrazione, ma anche del peculiare contesto concorrenziale che la caratterizza: nelle province di Parma e Piacenza il primo operatore è infatti il gruppo Cariparma-Friuladria, società controllata dal gruppo Crédit Agricole, non qualificabile gruppo Crédit Agricole, non qualificabile quale operatore concorrente a pieno titolo, alla luce dei legami azionari e personali tuttora esistenti con il gruppo Intesa Sanpaolo».
«Alla luce delle analisi sopra riportate – si legge a conclusione del documento – l’Autorità ritiene che vi siano diversi mercati nei quali la realizzazione dell’operazione di concentrazione in esame determina il rischio di costituzione o rafforzamento di una posizione dominante; si tratta dei mercati rilevanti connessi a raccolta bancaria, impieghi alle famiglie consumatrici, impieghi alle famiglie produttrici-Pmi,distribuzione di prodotti del risparmio gestito (fondi comuni di investimento e Gpm e Gpf), nonché alla distribuzione di prodotti assicurativi vita nelle province di Parma e Piacenza».
Il procedimento dovrà dunque verificare se l’operazione determina la creazione o il rafforzamento di una posizione dominante sui mercati provinciali di Parma e Piacenza (relativamente a raccolta bancaria, impieghi, distribuzione di prodotti di risparmio gestito e distribuzione di prodotti assicurativi vita) in grado di eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza.
L’istruttoria si chiuderà entro 60 giorni lavorativi, salvo i 30 giorni per il prescritto parere Isvap.
A metà ottobre Intesa San Paolo, dopo un travagliato periodo di crisi che ha portato alle dimissioni dei vertici, aveva acquistato il 51 per cento dell’istituto dalla Fondazione Monte Parma per 159 milioni di euro e prenotato inoltre un aumento di capitale da 75 milioni di euro.
Sulla Gazza: “C’è l’accordo alla Giavarini. Oggi stipendi e tredicesime”. “Dopo lo sciopero e il presidio, lunga giornata di trattative e intesa in serata”.
Si legge: “Un lungo pomeriggio di estenuanti trattative conclusosi in tarda serata con un accordo che dovrebbe trovare attuazione definitiva nella giornata di oggi. E’ dopo le 20 di ieri che i rappresentati sindacali sono emersi dal piazzale avvolto nella nebbia della Laterizi Giavarini per portare notizie incoraggianti ai sedici operai che nel corso della giornata si sono dati il turno al picchetto istituito dinnanzi all’azienda sansecondina.
«E’ stato trovato un accordo ­hanno annunciato congiuntamente Corrado Turilli della Fillea Cgil, Mauro Toscani della Filca Cisl e Antonio Cuppone della Feneal Uil – nella giornata di domani (oggi per chi legge ndr) l’azienda si impegna a garantire ai lavoratori il pagamento della tredicesima, della retribuzione di dicembre e una parte della cassa integrazione di dicembre. Alla data del 12 febbraio, con il pagamento della cassa integrazione di gennaio, avverrà anche il pagamento della cassa integrazione relativa al mese di novembre e alla seconda parte di dicembre. Siamo riusciti a ottenere anche il ripristino dell’anticipo della cassa integrazione a partire dal mese di gennaio».
Le future mosse dei sindacati e dei lavoratori dipenderanno dall’effettivo concretizzarsi degli accordi. «Aspetteremo sino alle 15 di domani (oggi ndr) consentendo in mattinata soltanto le operazioni di carico, ma non di scarico, dei materiali presenti all’interno del piazzale da parte dei camion che raggiungeranno l’azienda. Tutto questo in attesa che, entro le 15, siano definiti tutti gli accordi e che ci sia mostrata una copia della distinta dei bonifici fatti dall’azienda a favore dei lavoratori. Quando tutto questo ci sarà garantito procederemo con la sospensione del nostro presidio».
L’accordo è arrivato al termine di una giornata di intense trattative. Un primo colloquio tra i rappresentanti sindacali e l’amministratore delegato Giorgio Giavarini è iniziato intorno alle 15 e si è interrotto alle 15.45 per poi riprendere alle 16.30. Alle 18 i rappresentanti sindacali hanno lasciato gli uffici per indire un’assemblea insieme ai lavoratori ai quali è stata presentata una prima proposta da parte della proprietà. Una volta elaborata la controproposta la trattativa è ripresa per terminare dopo le 20 con l’accordo.
Lo sciopero era partito nella giornata di martedì quando i sedici operai in attesa di ricevere i pagamenti avevano istituito un presidio davanti all’ingresso del piazzale della Giavarini impedendo il passaggio dei camion diretti all’azienda. A portare la propria solidarietà ai lavoratori della Giavarini ieri sono stati anche gli esponenti di Rifondazione Comunista Guglielmo Dall’Asta, Pietro Paolo Piro e Francesco Samuele. «Siamo qui per un gesto di solidarietà concreta – ha detto Francesco Sa­muele del dipartimento lavoro di Rifondazione – e non solo per fare una passerella tant’è che siamo rimasti a freddo e alla nebbia con gli operai. La nostra vicinanza si concretizzerà con l’iniziativa ‘Arancia Metalmeccanica’ con la vendita di arance nelle piazze del territorio devolvendo il ricavato a favore degli operai della Giavarini». 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 19/01/2011

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19/01/2011
h.09.40

Sulla Gazzetta, “La Finanza a Infomobility. Prelevati atti e fatture”. “Acquisita dai militari la documentazione sull’attività dal 2006 al 2010”.
Si legge: “Inattesa «visita» ieri mattina alla sede di Infomobility, la società partecipata del Comune che si occupa della gestione della viabilità e del controllo delle righe blu. Due pattuglie di finanzieri, infatti, sono arrivate al m­mento dell’apertura degli uffici e hanno richiesto all’amministratore delegato Arcangelo Merella tutta la documentazione contabile della società dal 2006 fino al 2010. Un vero e proprio «blitz» che, a quanto sembra, è stato compiuto in modo autonomo e avrebbe nel mirino il controllo di tutte le spese effettuate negli ultimi anni da Infomobility per conto del Comune.
Quella a Infomobility è l’ennesima della numerosa serie di «visite » che i militari della Finanza hanno compiuto negli ultimi mesi, per svariati motivi, nelle sedi degli uffici del Comune oppure in quelli di altre controllate, come Stt e Alfa. I finanzieri si sono presentati negli uffici di viale Mentana richiedendo copia dell’intera documentazione contabile della società degli ultimi 5 anni senza un mandato ufficiale della Procura. E per questo non si è trattato di un sequestro, ma di un’acquisizione di veri e propri «faldoni», con decine di scatoloni che sono stati accumulati prima di essere trasportati in via Torelli. Nel mirino ci sarebbero le spese sostenute dalla società per convegni, incontri e materiale divulgativo con le relative giustificazioni.
Almeno per il momento, non risultano ipotesi di reato contestate a qualcuno degli amministratori di Infomobility. L’impressione è che la Guardia di Fi­nanza abbia acquisito la corposa documentazione riguardante la contabilità societaria per valutarne la congruenza in rapporto ad altri filoni di indagine che sono stati aperti nei mesi scorsi e che sono tuttora in corso e che per il momento quella riguardante Infomobility sia ancora un’indagine «conoscitiva».
Quel che è certo è che ieri mattina dalla sede di viale Mentana sono stati trasportati fino alla Guardia di finanza di via Torelli decine e decine di scatoloni stracolmi di documenti. E il fatto che si indaghi su 5 anni di gestione di infomobility fa ritenere che ci possano essere sviluppi anche sul fronte tributario, sul quale la Finanza, come noto, ha piena competenza. L’operatività di Infomobility, intanto, non si è però interrotta anche perché, fatta eccezione per qualche ufficio della contabilità, stabilmente occupato per tutta la giornata dai finanzieri, i dipendenti della società hanno potuto proseguire il loro lavoro senza problemi. Saranno le prossime settimane, forse, a spiegare meglio i motivi di questo «blitz».
Sulla Gazzetta,Neviano, unica certezza: la Lista civica si ripresenterà”. “Solo voci sulle candidature a sindaco di Devincenzi, Ugolotti, Galloni”.
Si legge: “Il sole dei giorni scorsi non è stato ancora sufficiente a fare un po’ di luce in merito alle prossime elezioni comunali. Da dieci anni Neviano è amministrato da una compagine di centro, presentatasi, alle due tornate precedenti, sempre con il nome di Lista civica per Neviano – Insieme per amministrare il futuro. Ed è forse in questo raggruppamento che le cose restano, per il momento, molto nebulose, anzi coperte. Tuttavia, di questa formazione, come futuro candidato sindaco si fanno diversi nomi; poi si disfanno per ricomporsi il giorno dopo e così via. Si parla dell’assessore alla Cultura, Raffaella Devincenzi, così come del vicesindaco, Francesco Ugolotti, ed dell’architetto e assessore al Lavori Pubblici, Marco Galloni. Ma niente di certo e neppure di altamente probabile.
Quello che si sa è che gli incontri continuano, ma nella riservatezza. Ed è, però, sicuro che questa squadra, Lista civica per Neviano, si ripresenterà anche «come logica della continuità del lavoro svolto in questi 10 anni », ha detto il sindaco. Nel Partito democratico, l’ultima e recente riunione avrebbe aperto qualche spiraglio. Il responsabile della zona, Sergio Crippa, ha detto che si sta lavorando intensamente sul programma. Ma, di un’eventuale lista e quindi di candidati specifici ancora non si è parlato.
«Lo si vedrà nel tempo» – ha detto Crippa. Ci potrebbero essere anche degli apparentamenti, «se i programmi saranno condivisibili ». Il Pdl, che da 10 anni, almeno come tale, non è mai stato nella stanza dei bottoni, sta forse pensando di evidenziarsi questa volta? Non si sa ancora. Forse la posizione più sicura, a tutt’oggi, pare sia quella della Lega Nord, coordinata in zona da Massimiliano Cavatorta, Consigliere provinciale, eletto alla ultime elezioni provinciali.
«Non sappiamo ancora se da soli o in abbinamento – ha detto ­ma stiamo lavorando sul territorio per riuscire a portare in comune gente nuova, gente che sappia fare una politica nuova, con idee all’avanguardia». E questa, della Lega Nord, non è una novità per Neviano.
Altre due volte, negli anni Novanta, la Lega Nord fu presente in Consiglio comunale con un consigliere di minoranza. Ma questa volta le aspettative della Lega Nord pare siano un po’ più ambiziose. «E dipende anche da eventuali chiamate a camminare insieme con un passo, però, sincronizzato» ha detto Cavatorta. Quello che è certo è che alle prossime elezioni comunali di Neviano l’elettore andrà nell’urna quasi di sicuramente con tre schede”. 


                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 18/01/2011

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18/01/2011
h.08.50

Sulla Gazzetta, “Rischio amianto, la procura sequestra l’ex scalo merci. Si legge:“Entra la Finanza ed escono gli operai al lavoro. Sono da poco passate le 15,30 quando le Fiam­me gialle si presentano davanti al cantiere dell’ex scalo merci, in viale Fratti, a pochi passi dal Duc. E nel tardo pomeriggio scattano i sigilli su tutta l’area, di proprietà di Stt, la holding del Comune: una superficie di mi­gliaia di metri quadrati su cui dovrà sorgere la nuova questura, il polo pediatrico dell’Ausl, un laboratorio per la creatività gio­vanile, oltre a un centro direzio­nale­commerciale.
Sequestro probatorio, firma­to dal pm Paola Reggiani. Il fa­scicolo aperto dalla procura ipo­tizzerebbe i reati di abuso d’uf­ficio e omissione d’atti d’ufficio legati alle analisi sull’eventuale presenza d’amianto nell’area. Oltre a porre i sigilli al cantiere, i cui lavori sono stati affidati a Mingori-Unieco, la Finanza nei giorni scorsi ha sequestrato an­che vari documenti inerenti i prelievi e gli accertamenti sui materiali dell’area.
Lo scorso ottobre il gruppo Pd in consiglio comunale aveva presentato un’interrogazione in cui chiedeva se era vero che nella zona erano state «rinve­nute significative quantità di eternit e amianto». Non solo. I consiglieri d’opposizione ave­vano anche chiesto copia degli elaborati presentati dalla socie­tà incaricata di effettuare le analisi.
Un caso su cui poi la procura ha acceso i riflettori. E il seque­stro probatorio di ieri insieme alle perquisizioni dei giorni scorsi sono finalizzati alla ricer­ca degli elementi di prova.
«Non comprendiamo i motivi per i quali viene fatta un’azione del genere, dal momento che Stt si è sempre mossa nel pieno ri­spetto della legge circa le analisi e le procedure finalizzate al re­lativo smaltimento della ridot­tissima quantità di ballast, con­tenente amianto, rilevata – sot­tolinea il vicesindaco Paolo Buz­zi -. Ci auguriamo che questo se­questro, dal nostro punto di vista immotivato, venga al più presto revocato, in quanto sta bloccan­do e causando un danno all’ente pubblico. Per questo, Stt, pro­prietaria dell’area, darà incarico a un legale di procedere alla ri­chiesta di dissequestro».
Ma a quali risultati hanno portato le analisi sull’area? E in che modo sono state svolte? So­no le due domande attorno a cui ruota l’inchiesta della procura. «Le analisi sono state condotte da un laboratorio di analisi ac­creditato, lo scorso autunno, e successivamente approfondite e trasmesse a tutti gli enti di competenza. Essendo l’area un ex scalo merci ferroviario, si è registrata la presenza di ballast (pietrisco utilizzato per la for­mazione di massicciate ferro­viarie) – sottolinea Buzzi -. Al­cuni tipi di ballast (quelli im­piegati in tempi non recenti) hanno un contenuto naturale (per composizione della roccia stessa) di amianto. Identica si­tuazione è peraltro rinvenibile in ogni metro delle linee fer­roviarie italiane».
Verifiche che hanno rispetta­to procedure corrette, dice il vi­cesindaco, e «nessun pericolo». «Siamo assolutamente tranquil­li – aggiunge Riccardo Mingori, amministratore di Mingo­ri- Unieco -. Eravamo in attesa della Conferenza dei servizi della provincia per il piano di smal­timento, di cui si è fatto carico Rfi (Rete ferroviaria italiana, ndr)».
Da parte sua, invece, il gruppo Pd, dopo aver denunciato il caso, chiede «che il sindaco riferisca al prossimo consiglio, che l’area venga risanata secondo le regole e che si costruisca solo dopo aver eliminato questo pericolosissimo materiale». I consiglieri, inoltre, «si augurano che questo enne­simo episodio induca la giunta ad atteggiamenti più prudenti, tan­to nell’assunzione delle decisioni, quanto nelle reazioni alle prese di posizione dell’opposizione».
Mentre la procura vuole chia­rire come sono state fatte quelle analisi”. 
Su Polis: Da ogni parmigiano 1.419 €  in tasse pagate agli enti locali”. “Ma la pressione fi scale comunale resta sotto la media”. Si legge: “Buche da riparare, asili da sostenere, vigili da far girare… e io pago, come ripeteva Totò in 47 morto che parla. Tutti paghiamo, ogni parmigiano paga esattamente 1.419 euro all’anno per sostenere le attività di chi li amministra.
A tanto ammonta la pressione fiscale media prevista per l’anno 2010 nel nostro territorio, sommando le undici tasse comunali, le sette provinciali e le quattordici regionali in vigore.
Il conto lo ha fatto il centro studi della Cgia di Mestre. Rispetto alla media nazionale, i parmigiani sborsano 186 euro in più della media nazionale. In fatto di tasse, la Regione Emilia- Romagna è la quarta che raccoglie di più dalle imposte, dopo Lazio, Lombardia e Piemonte.
Fra le Province, la nostra è undicesima.
A livello di comune capoluogo, invece, Parma resta nella parte bassa della classifica. Complessivamente siamo al 34° posto in Italia, su 118 città, per maggior esborso fiscale agli enti locali. Non è solo questione di aliquote più o meno alte, ma di maggiori redditi su cui le tasse sono calcolate: chi paga più tasse, è più ricco.
In Italia i Comuni capoluogo che la Cgia ha classificato come “più esosi” sono quelli laziali, che occupano i primi cinque posti della classifica nazionale riferita al 2010. Al top della graduatoria si trova Rieti, con una pressione tributaria locale pro capite pari a 1.934. Seguono Latina con 1.899 euro e Frosinone con 1.823. Appena fuori dal podio si piazzano Viterbo (1.803 euro) e Roma (1.758). Chiudono la graduatoria nazionale tre Comuni capoluogo del profondo Sud: Messina, con 779 pro capite, Caltanisetta con 711 e Agrigento con 672.
«Nonostante il forte peso che ricade sulle tasche dei cittadini italiani – dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – è utile ricordare che rispetto a cinque anni fa, il livello medio delle tasse locali è diminuito del 14%, grazie all’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Nelle realtà dove si versano più tasse, almeno inlinea teorica, i livelli di reddito sono tra i più elevati e anche la qualità e la quantità dei servizi offerti sono migliori. Insomma, nei territori più ricchi si paga di più, ma si riceve anche di più».
 



                                                                                        
Andrea Marsiletti

Rassegna stampa del 14/01/2011

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