
31/07/2011
h.15.20
Guardacaso nel totale silenzio dei media di Parma, le istituzioni di Reggio Emilia hanno ufficialmente deliberato nei giorni scorsi il nuovo modello per la gestione dei rifiuti prodotti nella loro provincia (leggi il comunicato stampa ufficiale della Provincia di Reggio Emilia per conoscere tutti i dettagli): cancellata la costruzione del nuovo inceneritore e chiuso il vecchio, raccolta porta a porta per metà della popolazione, obiettivo di riciclo al 67,1%, costruzione di un impianto di trattamento meccanico biologico a “freddo”.
Non si tratta di ultimissime innovazione tecnologiche brevettate qualche settimane fa… sono esattamente le stesse cose che il GCR e anche la nostra testata nel suo piccolo sostengono da anni. Né più, né meno. Lo sapevamo già, ma ora è pure certificato che avevamo ragione noi, ma oggi questa consapevolezza è più motivo di rabbia che di narcisistica soddisfazione.
Stiamo parlando di Reggio Emilia, una realtà identica alla nostra a 20 chilometri da Piazza Garibaldi, non di San Francisco o di qualche virtuosa cittadina nordica o improbabile destinazione esotica; i complimenti agli amministratori reggiani sono pertanto d’obbligo. I politici parmigiani, al contrario, sono 7-8 anni che ci favoleggiano che ci vuole a tutti i costi un inceneritore per garantire l’autosufficienza della provincia, che solo un irresponsabile demagogo può sostenere il contrario, che altri metodi di smaltimento stanno scritti nei libri dei sogni mentre loro sono quelli che affrontano e risolvono i problemi concreti della gente con senso di responsabilità…
La decisione di ieri dell’ATO, della Provincia e di tutti i Comuni della provincia di Reggio Emilia sono lì a dimostrare che quelle che ci hanno raccontato erano tutte della balle, nella migliore delle ipotesi propinate per ignoranza, nella peggiore per malafede o per fare degli affari.
E a Parma non solo vogliono fare un inceneritore ma lo vogliono costruire senza una gara d’appalto, senza la concessione edilizia, sovradimensionandolo nelle potenzialità così da renderlo più redditizio, facendo crescere i costi in modo enorme, con mega appalti da 50 milioni di euro per opere civili a cui si presenta un solo partecipante (le cooperative CCC… quelle coinvolte nelle indagini delle tangenti che stanno travolgendo Penati), modificando in corso d’opera il progetto originario in elementi progettuali fondamentali quale il sistema di filtraggio dei fumi, negando i documenti ai cittadini (certamente il Piano economico e finanziario, come noto, ma anche altri come darò evidenza nei prossimi giorni), raccontando frottole alla gente a partire dalle promesse di abbassamento delle tariffe poi smentite. L’elenco delle menzogne sarebbe lunghissimo ma mi fermo qui, anche perché i lettori di ParmaDaily lo conoscono bene.
E c’è di più, per arrivare all’attualità di questi giorni: a Reggio Emilia hanno impostato tutta la strategia di gestione dei rifiuti sul coinvolgimento dei cittadini… qui da noi stanno provando ad inventarsi qualche furbizia per impedire loro di esprimersi con un referendum popolare contro l’inceneritore sebbene previsto dallo Statuto del Comune capoluogo.
Penso che i cittadini di Parma meritino chiarezza sulla destinazione dei soldi delle loro tariffe, sulla congruità degli importi dell’opera, sulle garanzie per la loro salute. Risposte che ormai non gli possono più dare gli amministratori pubblici e un’azienda totalmente privi di credibilità sull’argomento, ma solo la magistratura, sperando essa riesca a fugare ogni dubbio e, se del caso, perché no, a legare qualcuno. Al di là dei principi di giustizia e legalità, la vista di qualcuno in gabbia sarebbe un parziale risarcimento nei confronti dei parmigiani per tutte le balle che gli hanno raccontato in questi anni.
Andrea Marsiletti
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