Religione a scuola: libertà e cultura

13/08/2009

Egregio Direttore,
i giudici amministrativi del TAR del Lazio, con la sentenza 7076, hanno stabilito che frequentare l’ora di religione non può portare crediti aggiuntivi e che gli insegnanti di religione non possono partecipare a pieno titolo agli scrutini. In questo modo agli studenti viene impedito il diritto-dovere di essere valutati nella materia da loro scelta.
Infatti l’insegnamento della religione cattolica è curriculare, anche se facoltativo. Tale insegnamento non ha un obiettivo confessionale-catechetico, ma di tipo culturale, in quanto il cattolicesimo da duemila anni segna la storia dell’ Italia. Perciò, in sede di scrutinio, non si valuta la fede, ma la cultura. In Italia scelgono di frequentare l’ora di religione cattolica il 91% degli studenti e fra loro anche non credenti, stranieri appartenenti ad altre religioni, che però ritengono importante conoscere le radici religiose della nazione che li ospita, in un’ottica di integrazione.
Mi domando, perciò, perchè continuino a sorgere difficoltà con tale insegnamento?
Fintanto che la religione abita solo nelle coscienze individuali, essa è accettata; ma quando la religione produce storia e cultura, lì nascono i problemi.
Poniamoci una domanda: la Cattedrale e il Battistero di Parma o di qualsiasi altra città, sono opere della fede o opere dell’arte? Naturalmente, tutte e due. Per chi crede saranno prima di tutto opere della fede, mentre per chi non crede saranno, semplicemente, meravigliose opere d’arte. E lo studente che non le conosce e non le studia, non avrà accresciuto la sua libertà, bensì il suo non sapere.
Lo stesso dicasi per la Bibbia. Ognuno è libero di crederci o meno, ma se una persona vuole essere veramente colta, la deve leggere, studiare e conoscere, senza per questo sentirsi mortificato nella sua laicità. L’ignorare, infatti, non è mai un buon servizio reso alla scienza e alla libertà.
Cordiali saluti,

lombatti_mar24